RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 47 - Testo della
Trasmissione di lunedì 16 febbraio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Insediamento ieri del nuovo arcivescovo di
Bologna, mons. Carlo Caffarra
L’Unicef denuncia il drammatico fenomeno dello
sfruttamento minorile in Paraguay
Ancora
violenza in Iraq morti 5 iracheni, tra cui un bambino e un soldato americano
Un
palestinese ucciso nella striscia di Gaza
Proteste
dei deputati riformisti in Iran in vista delle elezioni di venerdì.
16
febbraio 2004
NON E’
POSSIBILE PENSARE ALLA CIVILTA’ EUROPEA SENZA LA RICCHEZZA CULTURALE E
SPIRITUALE DELL’ORIENTE. IL TEOLOGO GESUITA MARKO RUPNIK COMMENTA
LE
PAROLE DEL PAPA IERI ALL’ANGELUS
Un’Europa
che respira “con due polmoni: quello dell’Occidente e quello
dell’Oriente”.Giovanni Paolo II è tornato ieri durante l’Angelus domenicale ad
un tema a lui caro, parlando dei santi Cirillo e Metodio, “apostoli dei popoli
slavi e Patroni d’Europa insieme con san Benedetto”: “come è impossibile – ha
detto – pensare alla civiltà europea senza l’opera e l’eredità benedettina,
così non si può prescindere dall’azione evangelizzatrice e sociale dei due
santi fratelli di Salonicco”. Il Papa ha ricordato che “in questi mesi sono
coinvolti nel processo di integrazione del Continente alcuni Paesi dell’est
europeo dove operarono i santi Cirillo e Metodio. Sono Nazioni – ha precisato –
portatrici di una specifica ricchezza culturale e spirituale”. Ma qual è la
caratteristica peculiare della tradizione orientale? Sergio Centofanti lo ha
chiesto al teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik, direttore del Centro di
ricerche “Ezio Aletti”, che studia e promuove il rapporto tra Oriente ed Occidente
in riferimento alle problematiche dell’uomo di oggi.
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R. – Mi sembra che l’Est sia portato più a vivere la fede
come sentimento, assolutamente al di là di sentimento inteso solo nel senso
psicologico, ma proprio come una comprensione che passa attraverso il cuore.
Per questo motivo, mi sembra che l’Est si fidi più della liturgia che di una
teologia elaborata accademicamente, come succede spesso fuori dell’Europa
dell’Est. Dall’altro lato, quello che è specifico della tradizione bizantina è
un’accentuazione teologica significativa secondo una visione trinitaria,
personalista, e una visione più compenetrata di Spirito Santo, di
pneumatologia; allo stesso tempo, mi sembra che culturalmente sia anche vero
che un po’ tutto il centro-est Europa viva più nella dimensione dell’arte che
dei sistemi logici, complessi della riflessione.
D. – Qual è il contributo della tradizione occidentale?
R. – Se l’Occidente, con Francesco d’Assisi, elabora li
Presepe, dove c’è tutto, dal pizzaiuolo al fabbro al quartiere della cittadina
eccetera, questo significa che c’è una sottolineatura dell’Incarnazione, del
mistero che si incarna in modo capillare: nessuna cosa può più esistere come se
Cristo non fosse venuto. Ecco, questo sconvolgimento della storia o coinvolgimento
nella storia con l’Incarnazione è certamente una sottolineatura significativa.
E allo stesso tempo è anche un processo di inculturazione, tant’è vero che –
per esempio – un altro pilastro dell’Occidente, Ignazio di Loyola, promuove una
spiritualità esperienziale, dove è importante l’esperienza personale di Dio,
non solo un cristianesimo culturale, però questa esperienza spirituale in
qualche modo deve nutrire la riflessione intellettuale, socio-politica, persino
economica e via dicendo ...
D. – Quale la sintesi di queste due tradizioni?
R. – Io penso che oggi sia talmente evidente che l’Europa,
con queste due anime, ha un urgente bisogno di incontro, non di scontro né di
venirsi incontro con pregiudizi, ma di un incontro che si converta in un’esplosione
della creatività. Si parte da un riconoscimento reciproco. Io penso che se c’è
un’esperienza religiosa autentica nell’Oriente come in Occidente, si deve
manifestare in questo principio religioso del riconoscimento dell’altro.
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AL VIA DOMANI A MOSCA LA VISITA DEL CARDINALE WALTER
KASPER.
SUL CLIMA E LE SPERANZE DI UN RINNOVATO DIALOGO ECUMENICO,
LA TESTIMONIANZA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DELLA DIOCESI
DELLA
MADRE DI DIO A
MOSCA, TADEUSZ KONDRUSIEWICZ
All’insegna del dialogo ecumenico prende il via domani a
Mosca la visita del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio
Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Il porporato è stato
invitato dalla conferenza dei presuli cattolici della Federazione russa. Nei
prossimi giorni, è previsto un incontro con il metropolita di Smolensk e
Kaliningrad, Kirill, presidente del Dipartimento per le relazioni
ecclesiastiche estere del Patriarcato di Mosca. Per una testimonianza sui
sentimenti con i quali i fedeli vivono questo importante momento, Alessandro Gisotti
ha raggiunto telefonicamente nella capitale russa mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo metropolita della diocesi della Madre
di Dio a Mosca:
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R. – Questa visita è molto, molto importante. Pensate che
l’ultima visita del presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei
cristiani risale a quattro anni fa; noi aspettavamo qualche responsabile per il
dialogo ecumenico, e ora finalmente arriva il cardinale Kasper. Questo incontro
con il cardinale è di grandissima importanza per i vescovi russi, ma anche per
i sacerdoti, per i religiosi e le religiose e per i nostri fedeli, è un segno
di speranza per tutti noi.
D. – Guardando al dialogo ecumenico, qual è il clima che
si vive in questo momento a Mosca tra cattolici ed ortodossi?
R. – Durante la Settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani, un mese fa, i nostri fratelli ortodossi sono stati nelle nostre
cattedrali; anche a San Pietroburgo è stata organizzata una bella preghiera
alla quale hanno partecipato anche rappresentanti delle altre Chiese o comunità
cristiane, oltre agli ortodossi: questo è importante. Ricordiamo che per le
celebrazioni in occasione del 25.mo di pontificato di Giovanni Paolo II, nella
nostra cattedrale a Mosca è stata presente una delegazione del Patriarcato di
Mosca con belle parole di apprezzamento del servizio reso dal Santo Padre.
Questi sono segni molto importanti!
D. – Quali sono le sue attese, quali le aspettative per
questa visita del cardinale Kasper?
R. – Ogni cammino, per lungo che sia, inizia da un primo,
piccolo passo. Noi preghiamo proprio per questo: ieri abbiamo pregato in
cattedrale e preghiamo ogni giorno, per dare un impulso per lo sviluppo di
questi rapporti.
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UDIENZA
Nel corso della mattinata,
Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza un gruppo di presuli francesi in
visita ad limina, guidati dal cardinale Jean‑Marie Lustiger, arcivescovo di
Parigi.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con la situazione in Iraq,
dove persistono cruenti episodi di violenza.
Nelle vaticane, all'Angelus -
all'indomani della festa dei Santi Cirillo e Metodio - Giovanni Paolo II ha
sottolineato che l'Europa è un laboratorio di giustizia e di pace, scaturito
dall'incontro tra Vangelo e culture.
Il servizio dell'inviato Francesco Maria Valiante
sull'ingresso in Diocesi dell'Arcivescovo di Bologna.
Nelle estere, riguardo alla
questione nucleare si evidenzia che l'Iran ha ribadito di non voler
rinunciare a produrre uranio arricchito, e che respinge le accuse degli
Stati Uniti di volersi dotare di armi atomiche.
Nella pagina culturale, un
articolo di Marco Testi sul romanzo di William Faulkner "Gli invitti"
Una monografica dal titolo
"Cinquant'anni di televisione in Italia": i contributi di Mario
Gabriele Giordano, Franco Patruno, Giuseppe Costa, Domenico Volpi.
Nelle pagine italiane, in
rilievo il tema dell'economica: lotta al carovita e all'evasione fiscale;
fissate le linee-guida per il 2004.
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16 febbraio 2004
CON
L’IMPEGNO PER UNA RINNOVATA EVANGELIZZAZIONE
E L’APPROVAZIONE
DI UN DOCUMENTO SUL FUTURO DELL’AMERICA LATINA,
SI
SONO CONCLUSE IERI IN MESSICO
LE
CELEBRAZIONI PER IL 25.MO ANNIVERSARIO DELLA CONFERENZA DEL CELAM A PUEBLA
-
Servizio di Maurizio Salvi -
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Dopo
quattro giorni di lavori la gerarchia cattolica dell’America Latina ha messo a
punto un documento, in cui s’impegna a rivedere il processo di evangelizzazione
di fronte ad un fenomeno di diserzione silenziosa dei fedeli. A questo fine la
Chiesa cattolica latinoamericana chiede a Giovanni Paolo II di convocare una
conferenza generale del Consiglio episcopale per la fine del 2005 o l’inizio
del 2006 a Quito, in Ecuador, o in Vaticano.
Per quanto riguarda, invece, l’esame del panorama politico della
regione vescovi e cardinali riuniti a Puebla hanno criticato il progetto di
area di libero commercio
delle Americhe. Al riguardo, il vescovo uruguayano mons. Pablo Galimberti di
Vietri, ha affermato che è stato detto un “no” all’Alca perché “essa mette in
pericolo le economie fragili dei popoli dell’America Latina. Quello che respingiamo
come Celam – ha aggiunto – è che l’Alca considera l’essere umano come un
semplice consumatore che vale solo per la sua fase produttiva”. Ricordando che
già 25 anni fa la Chiesa denunciava l’aumento del divario tra ricchi e poveri,
il Celam constata che oggi non vi sono solo i poveri sotto il profilo economico
ma anche sotto quello educativo, dell’accesso ai servizi di base e alle tecnologie.
Da parte sua il
cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia,
ha avvertito in una conferenza sulle sfide di Puebla, che è urgente ribadire
con forza i principi morali nel rispetto della vita e della famiglia.
Maurizio Salvi, per
la Radio Vaticana.
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FESTEGGIA
I SETTE SECOLI DELLA SUA APPROVAZIONE L’ORDINE DEI SERVI DI MARIA:
IL SUO
CARISMA, LA DIFFUSIONE DELLA CONOSCENZA DELLA VERGINE
-
Intervista con padre Franco Azzalli -
Settecento anni fa, l’11 febbraio del 1304, Papa Benedetto
XI approvava, con la Bolla Dum Levamus, l’Ordine dei Servi di Maria. Tra
gli scopi dei Serviti figura la diffusione della conoscenza della Vergine.
Celebri i Santuari dell’Ordine: quello dell’Annunziata a Firenze, di Santa
Maria della Grazie a Udine, di Monte Berico a Vicenza e il Santuario di
Pietralba nel suggestivo scenario delle Dolomiti. Oggi, i Serviti sono circa un
migliaio, con oltre 160 case sparse in tutti i continenti. Ma sulla nascita dei
Servi di Maria ascoltiamo padre Franco Azzalli, presidente dell’Istituto
storico dell’Ordine. L’intervista è di Giovanni Peduto:
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R. – L’Ordine dei
Servi di Maria ha una nascita caratteristica: nasce nella prima metà del ‘200 a
Firenze, attraverso la scelta di sette laici fiorentini appartenenti all’Arte
mercantile, che partecipavano già ad un movimento laicale. E’ in questa
esperienza che i sette laici maturano la decisione di consacrarsi a Dio. Si
rivolgono al vescovo che li prende sotto la sua protezione e li manda, per
qualche tempo, in una sua proprietà a 18 km da Firenze, a Monte Senario, dove
il gruppo si consolida. Si arriva quindi all’11 febbraio 1304, quando Papa
Benedetto XI, domenicano, eletto da quattro mesi, emana la Bolla Dum levamus,
con la quale approva definitivamente tutta la legislazione dei Servi di Maria.
Da questo momento, i Servi di Maria sono a titolo pieno nella Chiesa.
D. – Qual è il
carisma dei Servi di Maria?
R. – Il carisma dei Servi di Maria
è proprio nell’origine e nel nome. L’origine, come dicevo, è particolare: è
probabilmente l’unico Ordine religioso fondato non da una o due persone, ma da
una comunità. Paolo VI, nel 1974, ricevendo i partecipanti al Capitolo
generale, disse una frase bellissima che ora cito: “I sette fratelli, non è
vero?, si sono consacrati alla Madonna “insieme”. Fenomeno – credo – unico
nella storia della Chiesa, che un Ordine religioso nasca da una piccola comunità
di anime fraterne”. Quindi, la prima caratteristica è certamente la vita
fraterna, caratteristica di tutti gli istituti religiosi: ma noi l’abbiamo nel
Dna! La seconda caratteristica è quella di essere, per l’appunto, Servi di Maria:
il nostro è un riferirci alla Madonna come ispirazione, come motivo della
nostra esistenza, del nostro servizio nella Chiesa. Tra l’altro, è interessante
perché dall’inizio, dalle origini, i Servi di Maria si ispirano ad alcuni
episodi della vita di Maria, in particolare all’Annunciazione. Ed era
interessante, in quel periodo, perché veniva messa in crisi la fede
nell’incarnazione di Cristo. Il sottolineare l’Annunciazione voleva dire
proprio la carnalità di Cristo. E sottolineare il fatto che Maria non aveva
opposto un suo metodo al metodo di Dio:
l’obbedienza.
D. – Quale
messaggio volete dare al mondo di oggi, a 700 anni dalla vostra approvazione
definitiva?
R. – Il messaggio è
semplice. Il priore generale in questa occasione ha scritto una lettera a tutti
i frati dell’Ordine che si intitola “A 700 anni dall’approvazione, uno sguardo
verso il futuro”. Noi abbiamo la certezza di proporre il carisma della
fraternità come un punto fermo per la ripresa della vita, oggi, in questo mondo
così frammentato e molto spesso tendente all’individualismo. In questa vita, la
figura di Maria, proprio come colei che non oppone un suo progetto al progetto
di Dio, è certamente una guida per i cristiani: noi crediamo, umilmente, di
poter dare questo servizio alla Chiesa.
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IL
CANTICO DEI CANTICI, FONTE DI VARIOPINTA ISPIRAZIONE NELL’ARTE
SABATO
IL CONCERTO A ROMA DEDICATO ALLA PACE
- Intervista con mons. Gianfranco
Ravasi -
Grande successo di pubblico e di
critica per il concerto “Il Cantico per
la Pace”, organizzato sabato a Roma dall’Associazione cristiana lavoratori
italiani (Acli) e dall’Unione comunità ebraiche italiane (Ucei). La
manifestazione ha tratto ispirazione da “Il Cantico dei cantici”, nel quale il
dialogo tra due innamorati diventa metafora dell’incontro tra i popoli. Il
testo biblico, tuttavia, nel corso dei secoli, è stato oggetto di diverse
interpretazioni, come sottolinea mons. Gianfranco Ravasi, prefetto della
Biblioteca Ambrosiana, intervistato da Antonella Palermo.
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R. – Il Cantico dei
Cantici è da leggere sicuramente in chiave umana, senza, tuttavia, esaurire lì
il discorso. Il Cantico dei Cantici, infatti, è di sua natura un testo che
esalta l’amore umano come segno di tutto l’amore nella sua grandezza, nella sua
possibilità di trascendenza e così via. Ma il punto di partenza rimane sempre
Lui e Lei. Se volessimo usare una battuta di Pascal potremmo dire: ‘Se esiste
l’amore, esiste Dio’. Se c’è - cioè - nella creatura questa capacità di
donazione totale e compiuta, così come viene rappresentata in queste 1.250
parole ebraiche, ebbene, noi abbiamo la possibilità di comprendere anche il mistero
dell’amore tra Dio e la sua creatura, ma non partire dal contrario, cancellando
l’amore umano e dicendo: ‘Esiste soltanto questo amore mistico’.
D. – Il Cantico dei
Cantici ha ispirato molti artisti. Quali sono secondo lei le più belle opere
d’arte nate da questa ispirazione?
R. – Il Cantico dei
Cantici è segnato dall’eros, cioè dalla bellezza, dal sentimento, dalla
passione, dalla fantasia, dalla tenerezza, e questo ha stimolato molto l’arte,
ma dovrei dire che l’ha stimolata in modo particolare lungo due traiettorie. La
prima traiettoria è quella squisitamente letteraria. Il Cantico dei Cantici è
stato ripreso tante volte da angolature diverse, è stato alla base anche di una
poesia amorosa e di una poesia mistica: pensiamo allo stupendo Cantico spirituale
di Giovanni Della Croce. L’altro filone, invece, è rappresentato soprattutto
dalla musica. Palestrina, ad esempio, compone 29 mottetti sul Cantico dei
Cantici. Devo, inoltre, dire che se all’interno della storia della pittura il
Cantico dei Cantici non è entrato in maniera particolarmente significativa, è
entrato, tuttavia, in un pittore ebreo moderno come Marc Chagall, che ha
dedicato parecchie tele al Cantico dei Cantici, di grande fragranza, di grande
spiritualità ma anche di forte sensualità, cercando perciò di esprimere molto
bene le tre dimensioni che sono le tre grandi dimensioni dell’esperienza umana
d’amore: primo, la sessualità. La sessualità è buona: Dio crea l’uomo, maschio
e femmina, quindi l’attrazione tra i due è sicuramente oggetto di una
benedizione divina. Poi abbiamo il secondo momento, che è il momento dell’eros,
cioè della contemplazione estetica dell’altro, estatica, anche; e alla fine c’è
l’amore. L’amore che, però, è donazione totale, compiuta.
D. – E’ possibile,
secondo lei, leggere queste pagine della Bibbia come un Cantico in lode della
pace?
R. – Tutte le volte
che ci sono due innamorati nel mondo, c’è anche la pace. La donna del Cantico
dei Cantici porta un nome simbolico, che deriva dalla radice ‘shalom’, che vuol
dire pace. C’è poi una dichiarazione che la donna ripete due volte, una
dichiarazione d’amore pura, totale, assoluta. Questa frase è il segno della
vera pace, pace personale, pace della comunità quando insieme ci si ritrova e
insieme ci si dona, ci si appartiene, si riconosce che si ha un tessuto comune
di umanità.
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COMMOZIONE
NEL MONDO DELLO SPORT PER LA MORTE DI MARCO PANTANI. OGGI L’AUTOPSIA PER
STABILIRE LA CAUSA DEL DECESSO
- Intervista
con mons. Carlo Mazza -
La stampa internazionale continua a dedicare le prime pagine alla morte
di Marco Pantani avvenuta in solitudine sabato scorso in un residence di
Rimini. Intanto lo sport italiano si chiede il perché di questa dolorosa
scomparsa, mentre amici e tifosi del Pirata si affollano nel portare fiori e
pensieri d’affetto sui luoghi dove l’atleta è vissuto. Oggi all’Ospedale di Rimini ci sarà l’autopsia che darà forse la risposta
sulla causa della morte. Intanto i concittadini si sono stretti al dolore dei
genitori di Pantani, che, appena rientrati dall’estero, si sono recati
all’ospedale di Rimini a portare l’ultimo saluto al figlio. Ma la morte di
Pantani è un evento su cui meditare per capire che cos’è diventato oggi lo
sport. Luca Collodi ne ha parlato con mons. Carlo Mazza, responsabile
dell’Ufficio Sport e Tempo libero della Cei:
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R. – E’ un evento
che ci fa riflettere profondamente sullo sport, su quelle attività non sportive
che purtroppo inondano lo sport italiano. Io credo che ci sia un deficit di
umanità. Ho sempre avvertito questa carenza. Certamente, di fronte a questo
evento di Pantani dobbiamo pur renderci conto che se lo sport vuole essere
umano, ha bisogno di gente esperta di umanità, persone vere che fanno il bene
vero e autentico dell’atleta. Questo manca.
D. – Come possiamo
ricordare la figura del campione, dell’uomo Marco Pantani?
R. – Ecco, la prima
cosa è che mi piacerebbe ricordarlo come campione, per quello che ha saputo
offrire agli sportivi. Ieri nella mia Messa ho fatto pregare i fedeli perché in
qualche modo la preghiera fosse un ‘risarcimento’ per quello che lui ha dato a
tantissime folle: una gioia incredibile, una gioia immensa; sappia – l’atleta –
prendere modello da lui per quanto riguarda – appunto – questi aspetti. Secondo:
dobbiamo sempre distinguere ciò che è il gesto sportivo, l’abilità sportiva, i
grandi talenti sportivi da ciò che sportivo non è; tutte quelle intromissioni
del farmaco e del denaro che prima o poi distruggono lo sport. Terzo: dobbiamo
far crescere persone che abbiano la vocazione dello sport pulito, modello anche
per i ragazzi e per i giovani. Che lo sport in qualche modo dia forza alle
persone per riuscire nella vita, anche quando perdono. Questo è l’anno europeo
dell’educazione attraverso lo sport, e in tutto questo dobbiamo in qualche modo
non arrenderci di fronte a nessun evento. Noi, come Conferenza episcopale
italiana, faremo un grande pellegrinaggio in Terra Santa, dal 21 al 25 aprile:
ecco, vorremmo che questo pellegrinaggio assumesse anche questa simbologia,
ovvero di dare allo sport la sua funzione umana e umanizzante.
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16
febbraio 2004
LA DIFESA DELLA DIGNITÀ UMANA, LA
PACIFICA CONVIVENZA CITTADINA
ED IL VALORE DELLA FEDE CRISTIANA.
SONO QUESTI I TEMI CENTRALI
DEL DISCORSO PRONUNCIATO IERI DAL
NUOVO ARCIVESCOVO DI BOLOGNA,
MONS. CARLO CAFFARRA, NEL GIORNO
DEL SUO INSEDIAMENTO
- A
cura di Stefano Andrini -
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BOLOGNA. = “Il mio primo augurio è che il popolo bolognese
possa sempre progredire nelle vie del benessere spirituale e materiale,
custodendo quella grande tradizione di fede, di civiltà e di cultura che lo hanno
reso grande”. Con queste parole il nuovo arcivescovo, mons. Carlo Caffarra, si
è rivolto alla gremitissima piazza Maggiore in occasione del suo ingresso in
diocesi. Dopo una prima tappa alla parrocchia di Gallo Ferrarese, mons.
Caffarra ha ricevuto un secondo, festante benvenuto dai giovani che lo hanno
accolto con canti e musiche. Poco dopo in piazza il vicario generale mons.
Claudio Stagni e il sindaco Giorgio Guazzaloca hanno indirizzato
all’arcivescovo il saluto della Chiesa petroniana e della città. “Oh, amata
città di Bologna – ha detto nel suo primo discorso mons. Caffarra – vengo oggi
a te per aiutare ogni tuo abitante a contemplare e a vivere il mistero di
Cristo, poiché è stato il suo atto redentivo a ridare definitivamente all’uomo
la dignità e il senso della sua vita”. “Al Santo Padre – ha affermato nel corso
della Messa nella cattedrale di San Pietro – va la mia profonda gratitudine per
tutti i segni di stima e di affetto, il più grande dei quali reputo l’avermi
chiamato a servire la Chiesa petroniana”. E rivolgendosi ai fedeli ha concluso:
“Dico a tutti i credenti, senza nessuna distinzione: aiutate il vescovo a
servire il Vangelo per la redenzione dell’uomo. Nessuno, per nessuna ragione,
si senta escluso! Punti di vista ed esperienze diverse, quando non mettono in
questione la dottrina della fede da credere o da applicare alla vita morale,
sono ricchezze per la Chiesa”.
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L’UNICEF
DENUNCIA IL DRAMMATICO FENOMENO
DELLO SFRUTTAMENTO
MINORILE IN PARAGUAY
ASUNCIÓN. = Oltre 240 mila minori privi di
protezione e sfruttati, a volte, fino alla schiavitù. E’ questo il drammatico
scenario del Paraguay denunciato da María Jesús Conde, la
consigliera per la protezione dell’infanzia in America Latina e dell’Unicef nei
Caraibi. Ma la
situazione potrebbe addirittura essere più grave di quanto prospettato dalla
signora Conde, visto che un censimento realizzato nel Paese sudamericano, nel
2002, ha
rivelato l’esistenza di almeno 285 mila minori lavoratori. Secondo l’Unicef nella
sola capitale paraguayana, Asunción, ci sono non meno di 6 mila bambini sfruttati e, in tutto il Paese, i
minori ridotti in condizione
di schiavitù sono almeno 600. Ma ancor più grave è la situazione nelle
zone rurali, in particolare al confine con l’Argentina e il Brasile. Il
funzionario del Fondo per l’infanzia ha chiesto al governo paraguayano di
attivarsi affinché “vengano messi in moto dispositivi di protezione” per
l’infanzia e di recupero dei bambini lavoratori, spesso abusati dagli
sfruttatori e non di rado dipendenti dall’uso di sostanze stupefacenti. (A.L.)
“NON LASCIATECI SOLI: LA
SITUAZIONE È TERRIBILE E ABBIAMO BISOGNO DI AIUTO”. E’ L’ACCORATO APPELLO
LANCIATO DALL’ARCIVESCOVO DI LUBANGO, MONS. ZACARIAS KAMWENHO, PER SOLLECITARE
L’INVIO DI AIUTI UMANITARI IN ANGOLA
COSENZA.
= La malaria, la tubercolosi, l’aids e la povertà. Sono questi i drammi di uno
Stato, l’Angola, dove la speranza di vita non supera i 45 anni e le persone più
fortunate vivono con un dollaro al giorno. Delineando questo allarmante
scenario l’arcivescovo di Lubango, mons. Zacarias Kamwenho, ha lanciato un appello per promuovere l’intervento della
comunità internazionale in favore della stremata popolazione del Paese
africano. Mons. Kamwenho, in questi giorni a Cosenza per ringraziare l’Associazione
“Spezza il pane” che ha consentito l’acquisto di un fuoristrada da destinare
alla diocesi angolana, ha sottolineato come nel Paese manchino strutture
fondamentali quali scuole, ospedali, pozzi e alloggi per i missionari. “La
guerra conclusasi due anni fa – ha aggiunto – ha portato devastazione e
determinato l’insorgenza di gravi epidemie”. La diocesi di Lubango comprende
quattro province nelle quali vivono oltre due milioni e mezzo di persone.
(A.L.)
“TURISMO,
RISORSA DI SVILUPPO E DI ARMONIA SOCIALE”. E’ IL TITOLO
DEL
CONVEGNO ANNUALE PROMOSSO DALL’UFFICIO NAZIONALE DELLA CEI
PER LA
PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT NELL'AMBITO
DELLA
BORSA INTERNAZIONALE DEL TURISMO IN CORSO A MILANO
- A
cura di Fabio Brenna -
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MILANO.=
Il turismo può diventare elemento propulsore di lotta contro la povertà e per
l’armonia sociale. E’ la convinzione di mons. Michael Blum, sottosegretario del
Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti. Lo scorso anno il
movimento turistico ha spostato 715 milioni di persone, costituendo l’11 per
cento dell’economia mondiale e dando lavoro a più di 200 milioni di individui.
L’attività turistica segna già per l’80 per cento dei Paesi in via di sviluppo
una delle maggiori entrate. Il passo successivo allora è dare corpo a quel
bisogno già diffuso – come ha osservato ancora mons. Blum – di dare cioè
un’anima al turismo, alla voglia di conoscere e di condividere propria del
viaggiatore, che entra con occhi e cuore aperto a conoscere la realtà di un
popolo al di là delle apparenze turistiche. Giovanni Paolo II stesso, nel suo
messaggio per la Giornata mondiale del turismo, si dice convinto che il turismo
può diventare elemento propulsore di lotta contro la povertà, per la creazione
di impieghi e per l’armonia sociale, e invita perciò i viaggiatori a rendersi
conto di quale sia il divario fra Paesi poveri e Paesi ricchi. Nel corso del
Convegno è stata portata anche l’esperienza di uno dei maggiori tour operator
italiani, che ha riscontrato questa volontà del turista di diventare
viaggiatore, ed ha comunicato di stare predisponendo programmi opportuni
all’interno della propria programmazione turistica, che tengano dunque anche
conto delle realtà più povere del pianeta e che diano spazio alla capacità
locale per sviluppare il tessuto turistico di un Paese e per dare forza
all’economia locale. Nel corso del Convegno è stato poi presentato
l’Osservatorio sul turismo religioso-culturale, che si propone di favorire il
dialogo e l’interazione fra tutti quei soggetti che operano per un turismo
sostenibile, culturale e religioso. L’Osservatorio è costituito dalla Cei, la
Conferenza episcopale italiana, che collabora in sinergia con l’Università
degli Studi Milano, Bicocca.
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INDIVIDUATA
LA GALASSIA PIÙ LONTANA DALLA TERRA. LO ANNUNCIA UNA SQUADRA
DI ASTROFISICI AMERICANI PRECISANDO CHE LA
SENSAZIONALE SCOPERTA
E’ AVVENUTA GRAZIE A DUE POTENTI TELESCOPI
- A
cura di Flaminia Caldani -
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LOS ANGELES. = Una
squadra di astrofisici ha rivelato di aver individuato una piccola galassia che
dista circa 13 miliardi di anni luce dalla Terra. “Da questa enorme distanza -
spiega l’astronomo Richard Ellis del California Institute of Technology - la
luce che ci perviene è stata emessa quando l’universo era nato da poco, cioè da
circa 750 milioni di anni”. “La scoperta della più piccola e lontana delle
galassie – ha aggiunto l’astronomo Robert Kirshner – consente di dare un
prezioso sguardo alle prime stelle che hanno cominciato a illuminare
l’universo”. La galassia, ufficialmente ancora senza nome, è stata scoperta
grazie a due potenti telescopi, uno posizionato nello spazio e l’altro alle
Hawaii. L’osservazione della galassia è stata resa possibile da un effetto
naturale di amplificazione della luce, provocata da un ammasso di sistemi
stellari, che devia e moltiplica l’intensità della luce emessa da oggetti
lontanissimi. Secondo i dati forniti dagli astrofisici la galassia, molto più
piccola della Via Lattea, ha un diametro di circa centomila anni luce. I
risultati della ricerca dell’equipe internazionale sono stati resi pubblici
durante l’annuale riunione dell’American Association per il progresso della
scienza in corso a Seattle.
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16
febbraio 2004
- A cura di Fausta Speranza –
In diversi
attentati in Iraq sono rimasti uccisi quattro adulti ed un bambino iracheni e
un soldato statutinitensi. Diversi i feriti, tra cui altri due bambini.
Intanto, sul piano delle prospettive politiche, l'autorità religiosa sciita fa
sapere di aver preparato soluzioni alternative nel caso l'Onu giudicasse
ufficialmente impossibile organizzare elezioni in Iraq prima del 30 giugno
prossimo, come chiede l'ayatollah Al Sistani. Lo ha annunciato il suo
rappresentante nella città santa di Garbala, affermando che in questo momento
si attende il pronunciamento dell’Onu. Resta l'accordo firmato il 15 novembre
scorso tra la coalizione e il Consiglio di governo provvisorio che prevede la
designazione di un'assemblea transitoria,
che sceglierà un governo provvisorio in carica
fino alle elezioni generali previste a fine 2005, dopo l'elaborazione di
una Costituzione da sottoporre a referendum. Da parte sua, il ministro iracheno
per la pianificazione territoriale, al-Hafedh, ha detto oggi che il 28-29
febbraio prossimi si terrà ad Abu Dhabi una conferenza internazionale per
cominciare a convogliare i 15 miliardi di dollari che la comunità
internazionale ha promesso per la ricostruzione dell'Iraq.
Un palestinese è stato ucciso oggi a Rafah,
nella striscia di Gaza vicino al confine con l'Egitto, dal fuoco dell'esercito
israeliano. Tensione anche al valico di Erez, dove un operaio è morto
schiacciato in una calca di 6 mila persone, mentre cercava di superare il check
point per andare a lavorare in Israele. Sul fronte politico, l’estrema destra
cerca un piano alternativo allo sgombero degli insediamenti proposto dal
premier Sharon: per questo motivo, il ministro dei Trasporti, Lieberman, ha
contattato i 10 ministri del Likud. Intanto, ha suscitato polemiche fra
israeliani e palestinesi lo smottamento di pietre alla base della Spianata delle Moschee di
Gerusalemme, in prossimità del Muro del Pianto. Secondo una prima
ricostruzione, è una conseguenza immediata del terremoto che ha interessato la
zona la settimana scorsa e dell'ondata di maltempo di due giorni fa. Ma le due
parti si scambiano accuse. Da una parte, si chiamano in causa scavi
archeologici condotti dalle autorità israeliane alla base meridionale ed
occidentale della Spianata. E, dall’altra, l’ente per la protezione dei beni
islamici in Palestina per i lavori di ristrutturazione sotto la Moschea al-Aqsa, nelle cosidette
Stalle di re Salomone.
In Iran non si placa la protesta dei deputati riformisti
in relazione alle decisioni prese dal Consiglio dei Guardiani in vista delle
elezioni politiche di venerdì prossimo. I parlamentari, vicini al presidente
Khatami, denunciano che, in almeno 155
dei 290, distretti i candidati conservatori non avranno sfidanti perché
i loro avversari riformisti sono stati esclusi dalla corsa proprio con le bocciature
decretate dall’organismo conservatore al momento delle candidature. Lo
schieramento conservatore vicino all’ayatollah non potrà che ottenere la
maggioranza assoluta nell’assemblea legislativa in base al calcolo dei
riformisti. Giada Aquilino ha chiesto ad Alberto Zanconato, corrispondente
dell’Ansa a Teheran, di spiegare come si è arrivati a questo calcolo:
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R. – Ci sono arrivati tenendo conto delle bocciature delle
candidature dei riformisti da parte del Consiglio dei Guardiani, che è un
organismo conservatore ma non eletto. Ha escluso dalla competizione elettorale
quasi un terzo dei candidati, in maggior parte riformisti. E questi riformisti
sostengono che per 132 seggi in 109 circoscrizioni sono stati eliminati dal
Consiglio dei Guardiani tutti i candidati riformisti e che, quindi, già lì è
sicuro che i conservatori vinceranno. Se si aggiunge semplicemente la
circoscrizione di Teheran, dove la maggior parte dei riformisti ha deciso di
boicottare le elezioni, si arriva appunto facilmente a questi 155 seggi che,
comunque, sono il minimo che i conservatori potranno controllare. Secondo altre
stime, dovrebbero arrivare anche ad un numero molto maggiore di seggi.
D. – In pratica, la maggioranza risulterebbe già
assegnata. Che significato ha questo dato?
R. – Era una tendenza di cui già si era a conoscenza da
diversi mesi. Già si diceva che la maggior parte degli elettori iraniani,
delusi per gli ostacoli posti al processo di riforme, avrebbero disertato in
massa le urne come già fecero un anno fa per le elezioni municipali sempre in
segno di protesta. A questo si è aggiunto, poi, la bocciatura dei candidati
riformisti, sicuramente i più popolari. A questo punto, dunque, è dato per
scontato che ci sia un’astensione di massa e con una forte astensione sono
favoriti i conservatori.
D. – A pochissimi giorni dal voto, che clima si respira a
Teheran?
R. – Dal punto di vista popolare, della gente comune, si
respira un’aria soprattutto di rassegnazione e di apatia.
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La Libia è pronta
ad accogliere nuove ispezioni nucleari. Mohamed El Baradei, direttore
dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha annunciato stamattina che
tornerà a Tripoli la settimana prossima, per fare il punto sullo smantellamento
del programma atomico avviato da Gheddafi.
Un ex esponente
della guerriglia albanese, attualmente comandante locale del corpo di
protezione civile del Kosovo, è stato arrestato oggi con l'accusa di crimini di guerra, insieme con altri tre ex
guerriglieri dell'Uck. Ad arrestarli sarebbe stata la polizia internazionale
delle Nazioni Unite che, però, non ha rilasciato dichiarazioni. L’arresto sta
suscitando particolare scalpore in Kosovo a causa della notorietà del
personaggio, accusato di aver compiuto crimini nei confronti di albanesi e
sospettato di collaborazionismo con le autorità serbe. Gli episodi risalgono
alla guerra nel 1999 che vide impegnata anche la Nato contro l'esercito jugoslavo di Milosevic. Alla fine del
conflitto, la guerriglia albanese, Uck, venne disarmata e trasformata nel corpo
di protezione civile.
Sei Paesi, tra cui
l'Italia, hanno scritto una lettera alla Commissione Europea per chiedere il
rispetto del Patto di stabilità e di crescita, senza discriminazioni, per tutti
i Paesi. La lettera è firmata dai primi ministri di: Italia, Portogallo,
Spagna, Polonia, Estonia ed Olanda. Dopo la decisione, a novembre scorso,
dell’Ecofin di congelare i provvedimenti contro Francia e Germania per il
deficit, la Commissione Ue ha deciso di presentare un ricorso alla Corte di
giustizia europea, che ha fatto sapere che si pronuncerà con procedura
accelerata al massimo entro sei mesi. Il tema dell’economia, intanto, secondo
le dichiarazioni del ministro degli esteri inglese, sarà al centro del prossimo
incontro al vertice tra Inghilterra, Francia e Germania, fissato mercoledì
prossimo a Berlino e definito polemicamente il vertice del Direttorio.
Ancora
molto critica la situazione ad Haiti, dove ieri è fallita per rischi di violenza
la marcia organizzata dall’opposizione. Il governo, intanto, non è riuscito a ristabilire
la sua autorità a Les Gonaives, quarta città del Paese, nonostante l’impiego di
tutte le forze disponibili. Alta è la preoccupazione per la situazione
umanitaria. Il servizio è di Barbara Castelli.
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Dopo aver rinunciato due volte
alla protesta di piazza, l’opposizione che contesta il presidente Jean Bertrand
Aristide è riuscita ieri a radunare nel centro della capitale, Port au Prince,
alcune migliaia di persone. I manifestanti, tuttavia, non hanno potuto marciare
per i rischi di gravi violenze. A complicare i problemi sul terreno, dopo
l’esodo negli Stati Uniti della famiglia presidenziale, apparentemente per una
semplice vacanza, ci sono l’ex capo delle milizie paramilitari Fraph,
Jean-Jodel Chamblain, e l’ex commissario di polizia, Guy Philippe, coinvolto in
un tentativo di colpo di stato nel 2000. Questi ultimi, infatti, hanno
annunciato di essersi uniti ai ribelli armati del Fronte di resistenza rivoluzionario
dell’Artibonite. Con il passare delle ore, dunque, la crisi haitiana diventa
sempre più complessa, con il rischio che il braccio di ferro fra Aristide e
l’opposizione si trasformi in guerra civile.
Per ora il governo, che non è in grado di riprendere il controllo della
quarta città, Les Gonaives, sfrutta le difficoltà dell’opposizione. Né la
Piattaforma democratica né il Gruppo dei 184 condividono, infatti,
l’uso,previsto dagli altri, della violenza armata per rovesciare il capo dello
Stato. Cresce, infine, l’emergenza sanitaria ed alimentare. Le importazioni
dalla Repubblica dominicana, infatti, sono state interrotte mentre gli insorti
a Les Gonaives e i sostenitori del governo a Cap Haitien non lasciano entrare
gli aiuti umanitari.
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Sono iniziati oggi a Islamabad i colloqui tra
Pakistan e India destinati a definire il quadro del 'dialogo globale' che
verterà su tutti i problemi esistenti
tra i due Paesi, compresa la spinosa questione del Kashmir. L'incontro, dopo
due anni e mezzo di tensioni, si svolge
nel ministero degli Esteri pachistano. Definita l'agenda per le trattative,
mercoledì prossimo vi sarà un incontro a più alto livello, fra i sottosegretari
dei rispettivi Paesi.
All’interno del Pakistan fa discutere
l’annuncio del giornale in lingua inglese, Dawn, secondo il quale il cosiddetto
padre della bomba atomica pakistana, Khan, sarebbe stato colto da un infarto e
si troverebbe in gravi condizioni. Le autorità smentiscono categoricamente
l'informazione e affermano che si tratta di un falso. Khan ufficialmente è stato perdonato dal presidente Musharraf per
il suo coinvolgimento nella vendita di tecnologia nucleare ad altri Paesi.
Secondo il sindaco
di Mosca, ci sono forse ancora da nove a 13 corpi sotto le macerie dell'aquapark
di Mosca, crollato sabato per ragioni ancora sconosciute. Attualmente il
bilancio ufficiale parla di 28 morti, fra cui sei bambini, ma potrebbe dunque
arrivare a più di 35. I soccorritori hanno ripreso stamane l'opera di sgombero
delle macerie dopo il crollo del tetto di vetro, metallo e cemento che ha fatto
anche oltre 100 feriti, di cui 25 bambini. Le autorità, pur non essendo in
grado di fornire una ragione chiara dell’accaduto, continuano ad escludere con
decisione un atto terroristico.
In Perù il
presidente del consiglio dei ministri, Carlos Ferrero, ha annunciato, ieri
sera, a Lima la conformazione di un nuovo governo caratterizzato dall'ingresso
di personalità dichiarate indipendenti,
nell’intento di superare la crisi politica che da tempo affligge il presidente
Alejandro Toledo. Tra le novità della composizione, che in ogni caso non ha cambiato i responsabili di interni,
difesa e esteri, si nota che alla guida del Ministero dell'economia è tornato
Pedro Pablo Kuczynski, conosciuto come 'Ppk', che aveva abbandonato l'incarico
per i disordini legati alle privatizzazioni del luglio 2002.
Squadre di tecnici
dell''Istituto de Interconexion electrica (Isa) stanno cercando oggi di
raggiungere una zona del dipartimento colombiano di Antioquia, dove un attacco
della guerriglia ha abbattuto due tralicci dell'alta tensione lasciando senza
luce 130.000 abitanti di undici municipi. L'attentato e' stato attribuito dal
comandante della polizia di Antioquia alle Forze armate rivoluzionarie della
Colombia, note come Farc. La capacità di intervento dei tecnici e' rallentata,
si e' appreso, per l'esistenza di sentieri su cui sono state disseminate mine antiuomo
denominate 'quiebrapatas'
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