RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 45 - Testo della Trasmissione di sabato 14 febbraio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Gli ideali cristiani orientino la costruzione della nuova Europa: così, Giovanni Paolo II a 2 mila pellegrini slovacchi, ricevuti in udienza nella festa dei Santi Cirillo e Metodio, patroni della Slovacchia e compatroni d’Europa. A colloquio con il Papa anche il presidente slovacco, Rudolf Schuster

 

Appello del Papa ai giovani nel discorso ai vescovi francesi, ricevuti ieri per la visita ad Limina: Giovanni Paolo II li esorta a superare la cultura dell’immediato e dell’effimero per scoprire la bellezza di vivere il Vangelo con radicalità

 

Consegnato al Papa dal sottosegretario italiano agli esteri, Mario Baccini, il diploma honoris causa che assegna a Giovanni Paolo II il titolo di “ambasciatore” della lingua italiana nel mondo.

 

Rendere sempre più efficace la convenzione di Ottawa per il bando delle mine antiuomo: è l’esortazione dell’ arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio dell’Onu a Ginevra, intervenuto al comitato per l’interdizione dei micidiali ordigni bellici.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’orchestra filarmonica di Lublino eseguirà oggi pomeriggio presso la Chiesa di Santa Maria in Ara Coeli, a Roma, il concerto dal titolo “Il Cantico per la Pace”: ai nostri microfoni Luigi Bobba e Amos Luzzatto

 

Un popolo nato dal Vangelo: un libro sui 60 anni di vita del movimento dei focolari. Con noi Chiara Lubich

 

“Nessuno tocchi Caino” rilancia la campagna per la moratoria delle esecuzioni capitali a partire dal continente africano: intervista con Aldo Ajello e Leonard She Okitundu.

 

CHIESA E SOCIETA’:

A Puebla, in Messico, vigilia di conclusione dell’incontro dei vescovi del Celam

 

Numerose le iniziative in tutto il mondo per celebrare la festa di S. Valentino

 

Nello Sri Lanka le truppe ribelli consegnano 15 minori all’Unicef

 

È morto ieri all’età di 89 anni l’arcivescovo emerito di Durban, mons. Denis Hurley

 

Convegno di studi a Roma, dal 18 al 21 febbraio prossimi, sull’opera di padre Ippolito Marracci, vissuto nel Seicento e grande predecessore degli studi mariologici

 

24 ORE NEL MONDO:

 Nuovo agguato in Iraq: morti almeno 13 soldati americani a Falluja

 

Oggi in Italia seconda giornata della Convention della lista unitaria del centrosinistra

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 febbraio 2004

 

 

GLI IDEALI CRISTIANI ORIENTINO LA COSTRUZIONE DELLA NUOVA EUROPA:

COSI’, GIOVANNI PAOLO II A DUEMILA PELLEGRINI SLOVACCHI,

 RICEVUTI IN UDIENZA NELLA FESTA DEI SANTI CIRILLO E METODIO,

PATRONI DELLA SLOVACCHIA E COMPATRONI DELL’EUROPA.

A COLLOQUIO CON IL PAPA ANCHE IL PRESIDENTE SLOVACCO, RUDOLF SCHUSTER

- Il servizio di Alessandro Gisotti -

 

Gli ideali cristiani continuino a orientare un’Europa libera e solidale, “capace di armonizzare le sue diverse tradizioni culturali e religiose”. Giovanni Paolo II lo ha ribadito stamani ricevendo in Aula Paolo VI duemila pellegrini della Repubblica slovacca guidati dai cardinali Korec e Tomko. Udienza che ha fatto seguito al colloquio del Papa con il presidente slovacco Rudolf Schuster. Il Pontefice ha messo l’accento sull’importanza del pellegrinaggio che avviene nel giorno in cui la Chiesa festeggia i santi Cirillo e Metodio, patroni della Slovacchia e compatroni d’Europa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

**********

(Parole in slovacco)

 

La testimonianza dei Santi Cirillo e Metodio, “grandi apostoli degli slavi” costituisce “un forte richiamo a riscoprire le radici dell’identità europea” del popolo slovacco, radici condivise “con le altre nazioni del Continente”. Il Papa ha sottolineato come l’Europa del Terzo Millennio va “arricchendosi di molteplici apporti culturali”, ma “sarebbe deleterio dimenticare che alla formazione del Continente ha contribuito in modo determinante il Cristianesimo”. Nel processo di integrazione europea, la Slovacchia deve allora offrire il suo significativo apporto facendosi interprete “di quei valori umani e spirituali che hanno dato senso” alla storia del suo popolo.

 

 “E’ indispensabile – ha avvertito – che questi ideali da voi vissuti con coerenza continuino ad orientare un’Europa libera e solidale, capace di armonizzare le sue diverse tradizioni culturali e religiose”. Proprio la fede, ha aggiunto, è “il più ricco e solido patrimonio” della Slovacchia. Il Papa ha così esortato i pellegrini a “custodire integralmente” la fede ed anzi alimentarla “mediante la preghiera, un’adeguata catechesi e una formazione continua”. Essa “non va nascosta, ma proclamata e testimoniata con coraggio e tensione ecumenica e missionaria”. Questo è proprio l’insegnamento dei Santi Cirillo e Metodio, “capostipiti di una scia di numerosi Santi e Sante germogliati lungo i secoli” della storia slovacca, “eroi della fede, alcuni dei quali – ha rammentato – hanno pagato con il sangue la loro fedeltà al Vangelo”. Essere sale della terra e luce del mondo, ha detto ancora, comporta “far risplendere la verità evangelica nelle scelte personali e comunitarie di ogni giorno”. Ma anche mantenere “inalterata l’eredità spirituale dei Santi Cirillo e Metodio contrastando la diffusa tendenza di uniformarsi a modelli omologati e standardizzati”.

 

D’altro canto, il Papa non ha mancato di ricordare le tre visite in terra slovacca: la prima volta nel 1990 poco dopo la caduta del regime comunista, quindi nel 1995 e infine nel settembre dell’anno scorso per il decimo anniversario della proclamazione della Repubblica e dell’istituzione della conferenza episcopale slovacca. E proprio sulla rilevanza di queste visite per il popolo slovacco si è soffermato il cardinale Tomko che prima dell’incontro in Aula Paolo VI ha presieduto, nella Basilica di San Pietro, la Santa Messa per i pellegrini.

**********

 

Giovanni Paolo II ha proclamato nel 1980 i Santi Cirillo e Metodio compatroni d’Europa insieme con san Benedetto. A loro aggiunse  nel 1999 tre donne: santa Caterina da Siena, santa Brigida di Svezia e santa Teresa Benedetta della Croce al secolo Edith Stein. Ma sulla figura di Cirillo e Metodio ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti.

 

**********

Cirillo e Metodio, fratelli, nascono a Tessalonica, l’odierna Salonicco in Grecia all’inizio del IX secolo. Il padre era un magistrato e aveva in mente per loro una brillante carriera.  I due fratelli però scelgono un’altra strada:  sono attirati dalla vita monastica e vogliono dedicarsi allo studio e alla preghiera nel silenzio e nella pace di una cella. Ma anche i loro progetti durano ben poco: la Chiesa li invia in missione tra i popoli slavi. Da questo momento la fatica, i contrasti, le accuse e le persecuzioni non li abbandonano più. Il loro scopo è uno solo: annunciare Cristo agli slavi. Cercano di adattare il messaggio del Vangelo alla cultura e alla mentalità di questi popoli. Traducono così la Bibbia in  slavo, inventando i caratteri chiamati poi cirillici, e celebrano la liturgia in questa lingua: l’unità della fede è intatta pur nella diversità della sua espressione. Ma parte del clero occidentale osteggia i due fratelli che vengono calunniati, accusati di scisma ed eresia. Metodio è imprigionato e passa in carcere ben tre anni. Cirillo, più fragile, muore per gli stenti. I Papi li difendono e appoggiano in pieno la loro riforma: prima Adriano II, poi Giovanni VIII che consacra Metodio vescovo in Moravia. Poco prima di morire, all’età di 42 anni, era l’869, Cirillo eleva la sua preghiera a Dio: “quelli che mi hai dato, te li restituisco come tuoi – disse – guidali ora con la tua forte destra, proteggili all’ombra delle tue ali” e “raccogli tutti nell’unità”.

 

Giovanni Paolo II, con la lettera apostolica “Egregiae virtutis” del 31 dicembre 1980, li proclama insieme a san Benedetto, patroni d’Europa, perché – afferma – Cirillo e Metodio “giustamente…sono considerati non solo gli apostoli degli slavi ma anche i padri della cultura tra tutti questi popoli… per i quali i primi scritti della lingua slava non cessano di essere il punto fondamentale di riferimento nella storia della loro letteratura”. Il Papa ricorda che l’Europa è “frutto dell’azione di due correnti di tradizioni cristiane”, quella occidentale, diffusa in particolare da san Benedetto, e quella orientale promossa da Cirillo e Metodio. Giovanni Paolo II conclude la lettera apostolica scrivendo: “sparisca ciò che divide le Chiese come pure i popoli e le nazioni; e le diversità di tradizioni e di cultura dimostrino invece il reciproco completamento di una comune ricchezza”.

**********

 

 

APPELLO DEL PAPA AI GIOVANI NEL DISCORSO AI VESCOVI FRANCESI,

RICEVUTI IERI POMERIGGIO PR LA VISITA AD LIMINA:

GIOVANNI PAOLO II LI ESORTA A SUPERARE LA CULTURA

DELL’EFFIMERO PER SCOPRIRE LA BELLEZZA DEL VANGELO

 

“La vita di fede e la pratica sacramentale non possono ridursi ad un emozione del momento, né possono costituire un’attività tra le altre dell’esistenza”:  gli educatori aiutino i giovani a discernere tra le priorità. Sono i giovani il centro del discorso del Papa ad un nuovo gruppo di vescovi francesi in visita “ad Limina Apostolorum”. Giovanni Paolo II ricorda con emozione la Giornata Mondiale della Gioventù di Parigi e offre ai presuli suggerimenti per un’efficace pastorale giovanile. Ce ne parla Paolo Ondarza:

 

**********

“E’ una “cultura dell’immediato e dell’effimero, poco favorevole all’introspezione, alla maturazione interiore e al discernimento morale” quella che vede crescere i giovani. Una società – scrive il Papa – caratterizzata da famiglie, “sempre più disgregate”,   da una “soggettività esacerbata, da una sfrenata libertà di costumi, e da “comportamenti a volte distruttivi”: aspetti “che rendono il giovane particolarmente fragile”, portandolo a pensare che non esista “un bene o un male oggettivo”.  A minacciare la serenità delle nuove generazioni – indica ancora il Santo Padre – “la crescita della disoccupazione”. 

 

Giovanni Paolo II invita “i presuli a contribuire al pieno sviluppo” dei giovani generosi per natura, “pronti ad impegnarsi per giuste cause e desiderosi del bene”. Ma “l’aspetto sociale non deve far dimenticare l’obbiettivo primario dell’intervento pastorale: condurre i giovani a Cristo”. Tra le priorità educative additate dal Papa alle comunità diocesane: la famiglia, che “è opportuno aiutare e sostenere” nei delicati rapporti genitori-figli “in particolare nella fase adolescenziale”; la scuola  dove ragazzi cattolici e non fanno “l’esperienza di capitale importanza educativa” del “vivere insieme” .  A tal fine il Santo Padre ricorda la necessità di presbiteri di qualità ben formati e dalla “condotta spirituale e morale esemplare”, sollecitando le famiglie e gli educatori ad incentivare nuove vocazioni religiose. 

 

Con lo stesso vigore Giovanni Paolo II raccomanda ai vescovi francesi la cura dei giovani che si preparano al matrimonio. “La Chiesa- scrive –  indica un cammino progressivo nella relazione d’amore tra uomo e donna, proponendo l’ideale della castità; virtù quest’ultima che ricorda come il matrimonio e la famiglia si costruiscono su un legame forte e su un impegno definitivo, non solo sull’aspetto affettivo, che non può costituire la sola base della vita coniugale”. “La formazione” di sacerdoti e laici – conclude Giovanni Paolo II – non può consistere in un apprendistato tecnico e scientifico. Consta fondamentalmente in un’educazione umana integrale”. 

**********

 

 

CONSEGNATO AL PAPA DAL SOTTOSEGRETARIO ITALIANO AGLI ESTERI, MARIO BACCINI, IL DIPLOMA HONORIS CAUSA CHE ASSEGNA A GIOVANNI PAOLO II

IL TITOLO DI “AMBASCIATORE” DELLA LINGUA ITALIANA NEL MONDO

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Giovanni Paolo II “ambasciatore” della lingua italiana nel mondo. Il titolo, assegnato al Papa dall’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia, è contenuto nel “Diploma di lingua italiana per stranieri” rilasciato honoris causa a Karol Wojtyla e consegnato ieri sera al Pontefice nel corso di una udienza privata in Vaticano. A recarlo al Papa, è stato il sottosegretario italiano agli Esteri, Mario Baccini, presidente della Commissione Nazionale per la Promozione della Cultura Italiana all'Estero.

 

“Il diploma – si legge in un comunicato - costituisce il dono più significativo inviato a Giovanni Paolo II dagli Istituti Italiani di Cultura, al termine delle manifestazioni promosse in quaranta città del mondo nel XXV anniversario del Pontificato”. Le manifestazioni, intitolate “La mia seconda patria”, si svolte nell’arco del 2003, curate dal giornalista Piero Schiavazzi.  

 

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Dijon, presentata per raggiunti limiti di età dall’arcivescovo Michel Coloni. Al suo posto, il Pontefice ha nominato arcivescovo Metropolita di Dijon il sacerdote Roland Minnerath, dell’arcidiocesi di Strasburgo, finora professore di Storia ecclesiastica presso la Facoltà Teologica dell’Università Statale di Strasburgo. Il neo presule, 58 anni, ha perfezionato i propri studi a Roma laureandosi in Diritto canonico e in Diritto civile e poi nella Facoltà di Teologia di Strasburgo, dove ha conseguito un secondo dottorato in Teologia e una “maîtrise” in Storia. Dopo l’ordinazione sacerdotale, mns. Minnerath ha prestato servizio nel servizio diplomatico della Santa Sede, lavorando anche nelle Rappresentanze pontificie di Brasile e Germania.

 

In Argentina, il Santo Padre ha nominato vescovo di San Justo mons. Baldomero Carlos Martini, finora vescovo di San Francisco. Il 65.enne presule, dopo gli studi a Cordoba, ha frequentato in Spagna un corso di Pastorale liturgica presso la Pontificia Università di Salamanca. Tornato in patria, si è sempre dedicato alla cura delle anime. Il 2 dicembre 1988 fu nominato vescovo di San Francisco, ricevendo la consacrazione episcopale il 5 febbraio dell’anno successivo.

 

In Ecuador, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo ordinario militare per l’Ecuador mons. Miguel Angel Aguilar Miranda, finora vescovo di Guaranda. Il presule, 65 anni, dopo gli studi filosofici e teologici ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel ‘65 ed è stato incardinato nell’arcidiocesi di Quito, dove ha svolto diversi ministeri pastorali, alla nomina episcopale avvenuta nel 1991. E’ membro della Commissione per la Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale e dal 1996 è responsabile del Dipartimento per la pastorale dei santuari.

 

Sempre in Ecuador, il Pontefice ha nominato vescovo di Ibarra, il gesuita mons. Julio César Terán Dutari, finora vescovo titolare di Orrea ed ausiliare di Quito. Il presule ha 71 anni ed è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1950. Ha ottenuto la licenza in Umanità classiche e il Dottorato in filosofia nella Pontificia Università cattolica dell'Ecuador. Come sacerdote si è dedicato prevalentemente alla docenza, in veste di professore di filosofia nell'Università Cattolica dell'Ecuador nella quale, tra l’altro, è stato per due periodi (1985-1995) rettore. Dopo l’ordinazione episcopale, mons. Dutari ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali quello di direttore del Dipartimento di ecumenismo della Conferenza episcopale ecuadoriana e presidente dell'Istituto teologico-pastorale della stessa Conferenza.

 

Ancora in Ecuador, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Azogues, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Clímaco Jacinto Zarauz Carrello. Al suo posto, il Santo Padre ha nominato Vescovo mons. Carlos Aníbal Altamirano Argüello, finora Ausiliare di Quito. Il presule ha 62 è stato ordinato sacerdote nel 1966. E’ stato a Roma dal 1981 al 1983, dove ha frequentato la Pontificia Università Gregoriana ottenendo la licenza in missionologia. E’ stato nominato vescovo il 3 gennaio 1994.

 

 

RENDERE SEMPRE PIU’ EFFICACE LA CONVENZIONE DI OTTAWA

PER IL BANDO DELLE MINE ANTIUOMO: E’ L’ESORTAZIONE DELL’ ARCIVESCOVO

SILVANO MARIA TOMASI, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE

PRESSO L’UFFICIO DELL’ONU A GINEVRA, INTERVENUTO AL COMITATO

PER L’INTERDIZIONE DEI MICIDIALI ORDIGNI BELLICI

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“Non dobbiamo permettere che le vittime delle mine antiuomo divengano anche vittime dell’oblio e della discriminazione”: è l’esortazione dell’osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio Onu di Ginevra, l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, che in questi giorni è intervenuto alla riunione del comitato permanente di esperti della Convenzione sull’interdizione delle mine antiuomo. Il diplomatico vaticano ha messo l’accento proprio sulla necessità di rendere sempre più efficace la Convenzione di Ottawa per il bando dei terribili ordigni.

 

 “Le vittime delle mine antiuomo - ha proseguito – sono testimoni innocenti di uno sbagliato approccio alla sicurezza”. Quindi, ha rilevato come un gran numero di Stati abbia ora compreso che queste armi “oltre che inumane e devastanti sono anche inutili”. Il presule ha, così, sottolineato come debba essere garantita la solidarietà nei confronti di queste vittime innocenti, che hanno il diritto di partecipare all’elaborazione di politiche tese alla loro riabilitazione e reintegrazione nella società. La Santa Sede, ha affermato, guarda con fiducia alla prossima conferenza internazionale di Nairobi per la revisione ed il rafforzamento della Convenzione.

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Con forte rilievo, apre la prima pagina il titolo "Per un'Europa unita, libera e solidale offrite la vostra storia di fede": il paterno abbraccio di Giovanni Paolo II ai pellegrini slovacchi giunti a Roma nel giorno della Festa dei santi Cirillo e Metodio per ricambiare il Viaggio Apostolico del settembre 2003.

 

Nelle vaticane, nel discorso al settimo gruppo di presuli della Conferenza Episcopale Francese, il Papa ha sottolineato l'esigenza da parte della comunità diocesana di porre un'attenzione sempre più grande ai luoghi educativi dove i giovani forgiano la loro esistenza: la famiglia e la scuola. Una pagina in occasione dell'ingresso in diocesi dell'arcivescovo di Bologna.

 

Nelle estere, in rilievo l'Iraq, dove è stata perpetrata un'altra strage, questa volta a Falluja. L'intervento della Santa Sede al Comitato di esperti della Convenzione sull'interdizione delle mine antiuomo; il titolo dell'intervento è "Porre in essere un efficace programma di assistenza per le vittime delle mine antiuomo".

 

Nella pagina culturale, un articolo di Antonio Russo sull'opera di Armando Rigobello dal titolo "L'estremità interiore".

 

Nelle pagine italiane, Cgil, Csil e Uil chiedono politiche di sviluppo economico e la difesa dei salari.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

14 febbraio 2004

 

 

“IL CANTICO PER LA PACE”: CONCERTO ALL’ARA COELI OGGI POMERIGGIO

PER RIFLETTERE SULL’AMORE TRA I POPOLI

- Con noi Luigi Bobba e Amos Luzzatto -

 

L’orchestra filarmonica di Lublino eseguirà oggi pomeriggio presso la Chiesa di Santa Maria in Ara Coeli, a Roma, il concerto dal titolo “Il Cantico per la Pace”. L’iniziativa, che si propone come momento di scambio fra culture, è stata promossa dalle Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) e dall’Unione Comunità Ebraiche Italiane, con il patrocinio della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma. La nostra emittente trasmetterà il concerto a partire dalle ore 18 fino alle 20.30 circa, con radiocronaca in diretta dalla Chiesa di Santa Maria in Ara Coeli. Gli ascoltatori della zona di Roma possono sintonizzarsi sulla modulazione di frequenza  di 105 MHz e sull’onda media di 585 kHz. Il servizio è di Dorotea Gambardella.

 

**********

(musica)

 

Un incontro in musica tra la cultura ebraica e cristiana. Un concerto “Il Cantico per la Pace” per riflettere sul significato più profondo dell’amore, inteso soprattutto come amore fra i popoli. Da qui la scelta di musicare il Cantico dei cantici, nel quale il colloquio d’amore tra uomo e donna diventa il simbolo del dialogo tra le culture nel rispetto delle diverse identità. Ma sul valore di quest’iniziativa, ascoltiamo il commento del presidente delle Acli, Luigi Bobba:

 

R. - In un tempo così difficile, di conflitti, di difficoltà, riandare ad un testo d’amore è un modo per dare un segnale di speranza per la pace.

 

D. – Musica e dialogo interreligioso: è un binomio un po’ inusuale…

 

R. – Un compositore cattolico che ha lavorato su un testo in ebraico antico, Cristian Carrara, e dall’altro lato Luis Bakalov, un ebreo che ha musicato una Messa cattolica. Come dire che le religioni possono essere una grande forza per la costruzione della pace. Ma questo dialogo, però, non nasce semplicemente da uno spontaneo volersi bene, non c’è una visione romanzata della pace. La pace è una costruzione difficile. Ma dedicare un momento, attraverso i toni delicati della musica di due grandi attori come Claudia Koll e Flavio Bucci, è un modo di immettere delle parole che forse non arriverebbero al cuore e alle orecchie di tanti.

 

(musica)

 

Pace è tensione, ha detto Amos Luzzatto, presidente dell’Unione comunità ebraiche italiane, proprio per ribadire che l’evento non intende dare una visione romantica della pace, né che l’arte vuole sostituirsi alla politica. Sentiamo:

 

R. – La pace è un anelito ad una soluzione della tensione, pur sapendo che ne verranno altre. La vita umana è all’interno di una cornice di tensioni. Gli esseri viventi con i loro conflitti, con le loro contraddizioni, con le loro tensioni devono trovare il modo di entrare in rapporto l’uno con l’altro, non sognando un rapporto privo di tensioni, ma sognando un rapporto che dalle tensioni passi all’amore fra le persone.

 

(musica)

**********

 

 

 

“UN POPOLO NATO DAL VANGELO”

PRESENTATO IERI IN CAMPIDOGLIO IL VOLUME CHE

RIPERCORRE I 60 ANNI DI VITA DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI

- Con noi, Chiara Lubich -

 

“Questo voglio testimoniare: che è Dio l’autore, l’attore di quest’Opera”. Con queste parole lapidarie di Chiara Lubich, fondatrice e Presidente dei Focolari,  si è conclusa la presentazione, avvenuta ieri pomeriggio in Campidoglio del volume “Un popolo nato dal Vangelo”, edito dalle Paoline. La prima pubblicazione, in 600 pagine, che ripercorre i 60 anni di storia del Movimento dei Focolari, ora diffuso in oltre 180 Paesi che coinvolge nell’unico progetto di contribuire a comporre in unità la famiglia umana,  milioni di aderenti e simpatizzanti non solo cattolici, ma anche di diverse Chiese, religioni e non credenti. Sono intervenuti: il Segretario del Pontificio Consiglio per i laici, il vescovo Joseph Clemens, il sindaco di Roma Walter Veltroni e il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Servizio di Carla Cotignoli:

 

*********

E’ una nota di speranza che è risuonata ieri nella storica sala della Protomoteca in Campidoglio, gremita da un pubblico attento, tra cui molte autorità civili e religiose, rappresentanti di altre Chiese e dell’Islam. I vari interventi hanno ben testimoniato la forza dell’azione dello Spirito Santo che – come ha detto mons. Clemens - suscita “la creatività, il dinamismo e la varietà dei carismi nella Chiesa”. Degli inizi sotto i bombardamenti a Trento, tra i più poveri e abbandonati, ha fatto cenno il sindaco di Roma Walter Veltroni, ricordando come “Chiara e le sue prime compagne miravano a risolvere il problema sociale della città”.

 

Sull’avventura, finora inedita, nei Paesi dell’ex regime socialista nell’Europa orientale, iniziata negli anni ’60, si è soffermato mons. Josef Clemens che ne ha evidenziato lo spirito: i focolarini, tutti medici, non erano partiti per andare “contro” un regime. “C’era in loro solo l’amore per Gesù morto in croce che gridava al Padre il suo abbandono”, “un amore concreto a servizio dell’uomo - ha aggiunto - che ha fatto breccia nei cuori”.

 

Mentre il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’’Egidio nel suo ampio intervento dal profilo storico, ha toccato un punto cruciale: la domanda crescente sul ruolo della donna nella Chiesa. “Chiara mostra con la sua storia -  ha affermato - come ci sia una via per darvi risposta: è con la crescita dello spazio carismatico che cresce anche quello della donna”.

 

Perché questo volume, firmato da Enzo Fondi e Michele Zanzucchi, ha per titolo: Un popolo nato dal Vangelo? Ilario Rocha lo ha chiesto alla stessa Chiara Lubich:

 

R. – Perché proprio questo è il Movimento: è un popolo – così lo definisce il Papa – che è nato dal Vangelo. Infatti, nei primi tempi, quando è sorto, nei rifugi, a Trento, a causa della guerra, le mie prime compagne ed io portavamo con noi solo un piccolo Vangelo ed eravamo spinte, dal carisma che il Signore mi aveva messo in cuore, a leggerlo, a viverlo, a tradurlo in pratica. Tutto è nato proprio dal Vangelo, tutto è venuto fuori da lì. Quello è il nostro libro di fondazione!

 

D. – Una donna che oggi ha un grande influsso sulla Chiesa è un fatto rilevante. Come vede lei questo?

 

R. – Lo vedo molto normale, perché in questo ultimo tempo è venuto a galla il profilo mariano della Chiesa. Noi sappiamo che c’è un profilo petrino della Chiesa, quello formato dalla gerarchia, ma poi c’è anche un profilo mariano della Chiesa. Cioè Maria – come afferma il teologo Urs Von Balthasar e il Papa stesso - non era presente soltanto all’inizio della Chiesa, ma si fa presente lungo i secoli in vari modi. C’è uno stretto legame, ad esempio, tra Maria e i carismi che lo Spirito Santo ha mandato sulla terra: nel passato hanno formato tante famiglie religiose, adesso questi nuovi carismi formano invece tanti movimenti. Siccome lo Spirito Santo è libero, può dare il carisma ad un uomo ed anche ad una donna. Quando una donna si trova ad averlo, per forza lo deve far ‘funzionare’ e diventa responsabile di quel qualcosa che il carisma suscita, di quel movimento… E’ logico, quindi, non è una cosa strana.

 

D. – Qual è il segreto per arrivare a questa età con tanta vitalità, tanto più come leader spirituale di migliaia di persone nella Chiesa, nelle altre Chiese e anche nelle altre religioni?

 

R. – E’ il carisma stesso che ti rende ‘viva’, perché il carisma non solo ti illumina, ma suscita sempre cose nuove o da rinnovare e ti spinge a farlo, perché c’è dentro di te qualche cosa di molto forte. E questo ti mantiene anche in vita ad una certa età. Poi c’è il fatto anche che ho cominciato col viverlo il Vangelo, e poi l’ho insegnato agli altri. E si sa che oggi i testimoni sono più ascoltati dei maestri, ed ecco perché mi vedono leader spirituale migliaia di persone nella Chiesa, ma anche nelle altre Chiese e religioni.

**********

                                                                                   

 

RIPARTE LA CAMPAGNA PER LA MORATORIA DELLE ESECUZIONI CAPITALI

- Intervista con Aldo Ajello e Leonard She Okitundu -

 

“Nessuno tocchi Caino” rilancia la campagna per la moratoria delle esecuzioni capitali a partire dal continente africano. Il progetto è stato illustrato a Roma nel corso di una conferenza internazionale per fare il punto sulla posizione degli Stati membri dell’ONU circa l’abolizione della pena di morte nel mondo. La Conferenza dovrà decidere su un progetto biennale di rilancio della campagna a partire dall'Africa, per un costo previsto di un milione di euro, per iniziative sui media e pubblicitarie, conferenze e missioni. Il servizio è di Stefano Leszczynski:

 

**********

La situazione della pena di morte nel mondo, ha ricordato il segretario generale di “Nessuno tocchi Caino”, Sergio D'Elia, è radicalmente e favorevolmente cambiata negli ultimi dieci anni: nel 1993, i Paesi che la mantenevano erano 97, oggi sono 62. Tuttavia, nel solo 2002, sono state eseguite 4.069 esecuzioni in ben 32 Stati. Il triste primato dell’efficienza in quest’ambito spetta alla Cina e all’Iran, dove avviene l'85 per cento del totale mondiale delle esecuzioni. “Per nessuno tocchi Caino” è di importanza strategica puntare sulla pulsione abolizionista di molti Paesi africani. Il commento di Aldo Ajello, inviato speciale dell’Unione Europea nella regione dei Grandi Laghi:

 

“L’idea che noi abbiamo dell’Africa è quella di un continente completamente disastrato in cui si susseguono genocidi, massacri, colpi di Stato e così via. E’ anche vero, però, che l’Africa è il Paese dove si applica meno che altrove la pena di morte. Quindi ci sono molti Paesi tra abolizionisti e o Paesi che hanno una moratoria di diritto o di fatto. Quindi dal punto di vista dell’area dei Paesi del Terzo Mondo è certamente il continente più vicino alle idee che noi abbiamo sull’abolizione della pena di morte”.

 

Sorprendente negli ultimi anni lo sforzo intrapreso dalla Repubblica Democratica del Congo sulla strada dell’affermazione dei diritti umani e del processo di democratizzazione nel Paese. Sentiamo Leonard She Okitundu, ambasciatore itinerante del presidente congolese Joseph Kabila:

 

“LA PEINE CAPITALE FAIT PARTIE...

La pena capitale fa parte dell’ordinamento penale della Repubblica Democratica del Congo come strumento per la repressione del crimine. Ma, già dal 1997, anno dell’ascesa al potere del presidente Laurent Desiré Kabila si è acceso nel Paese un grande dibattito sulla questione della pena di morte, che è poi sfociato in una moratoria di fatto delle esecuzioni. Ciò che noi ora vogliamo è di far sì che il Governo decreti una moratoria da sottoporre all’Assemblea Nazionale, affinché si possa avere in RDC una moratoria di diritto. Una cosa che risulterebbe di estrema importanza per il ruolo che la repubblica Democratica del Congo vuole svolgere alla guida della campagna abolizionista in tutto il continente Africano.

**********

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

14 febbraio 2004

 

 

A PUEBLA, IN MESSICO, VIGILIA DI CONCLUSIONE DELL’INCONTRO

 DEI VESCOVI DEL CELAM, IN PREPARAZIONE DELLA QUINTA CONFERENZA GENERALE SUGLI SQUILIBRI DELLA GLOBALIZZAZIONE

- A cura di Maurizio Salvi -

 

**********

PUEBLA. = Con una celebrazione nella basilica di Guadalupe, a Città del Messico, si chiudono domani i lavori del Celam. I vescovi latinoamericani sono riuniti in questi giorni a Puebla per preparare la quinta Conferenza generale, incentrata sugli squilibri della globalizzazione. Padre David Gutierres, segretario esecutivo per le comunicazioni del Celam, ha sottolineato come in questa fase praticamente nessun governo della regione è in grado di assicurare benessere e giustizia sociale alla sua popolazione. E’ per questo – ha detto – che il divario tra ricchi e poveri è sempre più grande al punto da avere facilitato lo scoppio di severi conflitti sociali. Il prelato ha attirato anche l’attenzione sull’esistenza in America Latina di regimi di sinistra che si denominano democratici, ma che in realtà vedono la Chiesa come la coscienza dei popoli a cui si deve mettere un silenziatore. Nella dichiarazione si condannano in generale tutti quei regimi che si approfittano delle necessità crescenti e della povertà della gente per raggiungere il potere. Di fronte a questo scenario la Chiesa cattolica propone di sostenere i gruppi e le comunità colpiti dalla povertà non solo con un lavoro assistenziale, ma attraverso l’educazione e la disponibilità di piani di formazione al lavoro. Oggi i lavori continuano con una giornata accademica in cui intervengono i cardinali Alfonso Lopez Trujillo, Aloisio Lorscheider e Dario Castrillon Hoyos. La chiusura è prevista per domani, con una solenne concelebrazione nella basilica di Guadalupe per commemorare i 25 anni della prima visita pastorale di Giovanni Paolo II in Messico.

**********

 

 

NUMEROSE LE INIZIATIVE IN TUTTO IL MONDO PER CELEBRARE

LA FESTA DI S. VALENTINO. UN LIBRO DI PADRE LUCIANO CANONINI,

FRANCESCANO DELLA PORZIUNCOLA, FA LUCE SULL’INIZIO DELLA TRADIZIONE

CHE VUOLE IL SANTO PATRONO DEGLI INNAMORATI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

**********

ROMA. = Una cena romantica con un doveroso ricettario ad hoc, una puntata al cinema per un film sentimentale - dove spesso i primi ad uscirne malconci sono proprio i sentimenti - l’immancabile carrellata di pareri “esperti” su cosa sia l’amore. E poi tonnellate di cioccolatini, fiori e pensierini e qualche stravaganza nemmeno troppo originale, come il record di durata di baci, da relegare in una pagina del Guinnes. Mai come oggi nel mondo - e più non solo nei Paesi di tradizione cristiana – la festa di San Valentino sembra essere diventata proprietà di un universale marchio di fabbrica che riesce ad accomunare - sotto il nome di un personaggio dai nebulosi contorni storici - lingue, costumi e credenze tra le più lontane fra loro. Dagli Stati Uniti alle Filippine, le iniziative che cercheranno di consumare e far consumare il 14 febbraio all’insegna di un grande cuore rosso sono di una vastità enciclopedica. Lungi dal voler entrare nel merito, sono ancora in molti coloro che si chiedono chi sia stato realmente S. Valentino e perché venga considerato il patrono dei fidanzati. Le scarse fonti concordano su alcuni punti: umbro di nascita, Valentino divenne il primo vescovo della sua città, Terni, alla fine del terzo secolo. Subì il martirio a Roma, ad opera dell’imperatore Aureliano, e fu seppellito dapprima sulla via Flaminia e quindi le sue spoglie traslate nella città d’origine. Una leggenda racconta che il vescovo fu il primo a benedire il matrimonio tra un legionario pagano e una giovane cristiana. Ma passando alla storia, nel suo libro fresco di stampa intitolato “Valentino, Santo per una dote?”, padre Luciano Canonici, frate della Basilica della Porziuncola di Assisi, fa risalire al 1465 la dichiarazione pubblica riguardante San Valentino patrono dei fidanzati. Papa Paolo II, scrive il religioso, autorizzando la fondazione dell’Arciconfraternita della SS. Annunziata, che doveva procurare la dote per le fanciulle nubili, diede il via a una tradizione che si trasformò presto in una festa devozionale e il 14 febbraio “che - spiega padre Canonici -  era, com’è oggi, quasi ovunque dedicato a San Valentino di Terni” divenne “la festa del confermato fidanzamento in pubblico”. A Terni, dove oggi il problema dei lavoratori delle acciaierie ruba spazio ai romanticismi, il vescovo Vincenzo Paglia invita alla collaborazione reciproca: “E’ bello vedere, nelle difficoltà di oggi, una solidarietà così forte, che evidenzia il cuore caldo di Terni, quello di San Valentino”, vivo e pulsante dopo 17 secoli. (A.D.C.)

**********

 

 

POSITIVI PASSI IN AVANTI NELLA DRAMMATICA QUESTIONE DEI BAMBINI SOLDATO.

NELLO SRI LANKA LE TRUPPE RIBELLI CONSEGNANO 15 MINORI ALL’UNICEF.

ANCHE IN BURUNDI 29 PICCOLI GUERRIGLIERI SONO STATI “CONGEDATI”

 

KILINOCHCHI. = Sono stati riconsegnati all’Unicef quindici minori arruolati nelle file delle “Tigri per la liberazione della patria tamil”, i ribelli che dal 1983 combattono nello Sri Lanka, in nome della minoranza etnica tamil contro la maggioranza cingalese, per ottenere l’indipendenza dei territori settentrionali ed orientali del Paese asiatico. Stando al sito dei guerriglieri, “Tamilnet”, la cerimonia di riconsegna si è svolta nella città di Kilinochchi. In attesa di rintracciare le proprie famiglie, i 15 ragazzini resteranno nel centro di prima accoglienza per bambini-soldato dell’agenzia delle Nazioni Unite. Lo scorso 31 gennaio, le “Tigri” avevano riconsegnato all’Unicef altri 10 piccoli guerriglieri. E un passo in avanti, nella drammatica questione dei bambini-soldato, si registra anche in Burundi, dove 29 dei seimila minori utilizzati dalle diverse fazioni in lotta sono stati “congedati” ieri. Si tratta di un piccolo risultato concreto che s’innesta in un vasto progetto di smobilitazione, iniziato a gennaio e realizzato con la collaborazione dell’Unicef. Secondo le stime dei responsabili, tale progetto coinvolgerà circa 3.500 bambini impiegati nell’esercito governativo, nelle truppe ribelli e nelle file delle milizie civili filogovernative, più note come “guardiani della pace”. (D.G.)

 

 

È MORTO IERI ALL’ETA’ DI 89 ANNI L’ARCIVESCOVO EMERITO DI DURBAN,

MONS. DENIS HURLEY. IL PRESULE ERA STATO TRA I PIU’ ACCESI OPPOSITORI ALL’APARTHEID E UNO DEI PIU’ GIOVANI TRA I VESCOVI PARTECIPANTI

AL CONCILIO VATICANO II

 

DURBAN. = Ha celebrato la Messa del mattino e poco dopo è stato colto da un malore. Si è spento così mons. Denis Hurley, l’89.enne arcivescovo emerito di Durban, in Sudafrica, che negli anni Cinquanta era stato tra i più accesi oppositori all’apartheid: il regime politico che in Sudafrica favoriva, anche sul piano legale e giuridico, la segregazione dei neri rispetto ai bianchi. Membro della Congregazione degli Oblati di Maria Immacolata, mons. Durban divenne vescovo ausiliare nel 1946, in seguito partecipò ai lavori del Concilio Vaticano II. Un avvenimento che il presule aveva definito “entusiasmante, perché ha compiuto il grande passaggio verso una teologia centrata sul mistero di Cristo ed ha sviluppato l’idea della Chiesa come Popolo di Dio”. Ma il suo impegno contro l’apartheid, come disse egli stesso, “ha avuto origine da prima del Concilio, dagli anni di studio a Roma, all’Angelicum e alla Gregoriana, sotto l’influenza degli studi della dottrina sociale e del tomismo, nel clima di cambiamento sociale di quegli anni”. Non a caso, il piano pastorale di mons. Hurley, come è ricordato nel libro “A portrait by friends”, che raccoglie ricordi e testimonianze di quanti lo hanno conosciuto, era denominato “servire l’umanità”. (D.G.)

 

 

CONVEGNO DI STUDI A ROMA, DAL 18 AL 21 FEBBRAIO PROSSIMI,

SULL’OPERA DI PADRE IPPOLITO MARRACCI, VISSUTO NEL SEICENTO

E GRANDE PREDECESSORE DEGLI STUDI MARIOLOGICI

 

ROMA. = Un convegno di approfondimento sull’opera di un grande precursore degli studi mariologici, padre Ippolito Marracci. Ad organizzare il 14.mo Colloquio internazionale di Mariologia sul tema “L’Immacolata Madre di Dio nel Seicento” - che si svolgerà a Roma dal 18 al 21 febbraio nella Sala Baldini, in Piazza Campitelli – sono l’Associazione mariologica interdisciplinare italiana (AMI), l’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio e la Parrocchia di S. Maria in Portico in Campitelli. Due le ricorrenze che rendono ancor più attuale il convegno: il 150.mo anniversario della promulgazione del Dogma dell'Immacolata Concezione e il quarto centenario della nascita del teologo. Nato il 18 febbraio 1604, Ippolito Marracci fu uomo dallo straordinario spessore culturale: la sua ingente opera mariologica, in parte ancora inedita, comprende 115 opere, di cui 84 pervenute a noi e 29 pubblicate. Il programma del Colloquio prevede, tra gli altri temi che saranno affrontati: la figura dell’Immacolata Madre di Dio nel contesto storico-culturale barocco, l’apporto teologico e testimoniale di Ippolito Marracci allo sviluppo della dottrina dell’Immacolata Concezione, l’Immacolata nell’iconografia del Seicento europeo, prospettive anglicane per un incontro ecumenico sull’Immacolata Concezione della Madre di Gesù. (A.D.C.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

14 febbraio 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Nuovo agguato all’alba di oggi contro gli iracheni alleati delle forze statunitensi in Iraq: a Falluja, 50 chilometri ad ovest di Baghdad, un gruppo di guerriglieri ha attaccato a colpi di mortaio un commissariato di polizia e un edificio che ospita autorità locali. Il drammatico bilancio del grave episodio di violenza è di almeno ventitre morti e di oltre 30 feriti.

 

Esattamente 15 anni fa le truppe sovietiche si ritiravano dall’Afghanistan ponendo fine ad una guerra che ha fortemente destabilizzato gli equilibri politici dell’ex Unione Sovietica. Su questa ricorrenza ascoltiamo il nostro servizio:

 

**********

L’Afghanistan, l’antico Stato musulmano di importanza strategica per il dominio dell’Asia meridionale fin dai tempi di Alessandro Magno, è stato teatro dal 1979 al 1989 di una sanguinosa guerra nella quale morirono almeno 14 mila soldati sovietici e oltre mezzo milione di afghani. E questo conflitto segnò una irrimediabile frattura tra il mondo islamico afghano e l’impero sovietico. La guerra in Afghanistan si trasformò ben presto in un lungo, estenuante stillicidio. A partire dal 1985, anno dell’avvento al potere a Mosca di Mickail Gorbaciov, le vicende del conflitto furono strettamente legate agli eventi di portata storica in corso nell’Urss. Il nuovo corso politico fu segnato infatti da una svolta epocale nel dicembre del 1988 quando Gorbaciov annunciò la rinuncia alla difesa militare degli altri regimi comunisti. Era la fine della cosiddetta “dottrina Breznev”, che aveva reso possibile nel 1968 l’occupazione della Cecoslovacchia. Dopo il ritiro dell’esercito russo, il Paese asiatico ha vissuto il dramma della guerra civile e successivamente è stato teatro, nel 2002, dell’intervento militare americano contro il regime talebano. Oggi l’Afghanistan, continua ad essere colpito dal dramma della violenza: questa mattina un soldato statunitense è rimasto ucciso e altri nove feriti per l’esplosione di una mina nella città di Ghazni, nel Sud-Est del Paese. Dall’inizio dell’intervento in Afghanistan sono morti 111 soldati americani.

**********

 

La famiglia del presidente di Haiti, Jean Bertrand Aristide, ha lasciato il Paese per cercare rifugio in Florida, mentre si aggrava la crisi politica. I gruppi dell’opposizione moderata hanno convocato per domani una nuova manifestazione a Port-au-Prince. Il segretario di Stato americano, Powell, ha lanciato un appello ad entrambe le parti: al governo, perché eviti “l’uso indiscriminato della forza”, e all’opposizione, perché cerchi soluzioni pacifiche.

 

In Iran prosegue la protesta dei deputati riformisti contro le esclusioni decise dal Consiglio dei guardiani, la corte costituzionale controllata dai conservatori. Secondo la stampa, 550 candidati alle parlamentari del 20 febbraio hanno rinunciato a concorrere. Altri 120 deputati hanno presentato le proprie dimissioni, respinte dal presidente del Parlamento.

 

Speranze di riunificazione per Cipro. Dopo tre giorni di intensi negoziati a New York, infatti, greco ciprioti e turco ciprioti hanno accettato di riprendere i colloqui sulla base del piano Annan entro il prossimo maggio, data d'ingresso nell'Unione Europea della Repubblica cipriota, ad eccezione della “Repubblica turca di Cipro Nord”. Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, aveva posto le due parti  in causa davanti a un aut aut: accettare o respingere il suo piano per la ripresa dei negoziati. 

 

In Sudan il governo di Khartoum ha dichiarato di aver riaperto i corridoi umanitari per permettere alle agenzie internazionali di portare assistenza alla popolazione del Darfur, regione nell’ovest del Sudan, dove centinaia di migliaia di civili sono in fuga dai combattimenti tra esercito e ribelli. Secondo le stime di alcune agenzie oltre tre milioni di sudanesi sono rimasti isolati, negli ultimi mesi, in questa zona arida e semidesertica a causa delle violenze e dell’insicurezza.

 

Il Nepad, il nuovo Partenariato per lo Sviluppo dell’Africa, sta diventando una realtà operativa. Ieri, infatti, è stato annunciato a Kigali che Ghana, Rwanda, Kenya ed Isole Mauritius saranno i primi quattro Paesi africani che otterranno una certificazione di buon governo attraverso una garanzia continentale, studiata per attirare investimenti dai Paesi ricchi.

 

Il centro sinistra prova a ricompattarsi in vista delle Europee. Al Palalottomatica di Roma, oggi seconda giornata di lavori, dopo l'apertura ieri del segretario dei Ds, Piero Fassino, e del leader della Margherita, Francesco Rutelli. Giuliano Amato ha detto che l'impegno di unità dei partiti dell'ulivo va oltre le elezioni europee. Il presidente del Consiglio Berlusconi, da parte sua, replica intervenendo via telefono al seminario di “Liberal” a Todi: alle Europee è sicuro di battere la lista Prodi. Il servizio di Alessandro Guarasci:

 

**********

"Non siamo la destra della sinistra". Dal Palalottomatica, Giuliano Amato indica quale percorso, secondo lui, l'Ulivo dovrà seguire. Il suo discorso infiamma la platea e fa sperare al popolo ulivista di battere la Casa delle Libertà. Poi un appoggio incondizionato a Prodi.  Per Livia Turco dei DS bisogna far di tutto per appianare le disuguaglianze che il governo Berlusconi ha creato all'interno del Paese. Da Arturo Parisi, vicepresidente della Margherita, un messaggio tranquillizzante a quei partiti del Centrosinistra che non hanno aderito alla lista unitaria. E il leader della Margherita, Francesco Rutelli, fa notare che questa iniziativa non scioglie i partiti, ma semmai dà il via ad una federazione. Nel pomeriggio alle 17 l'intervento più atteso: quello di Romano Prodi.

**********

 

La Cina ha confermato quattro nuovi focolai di influenza aviaria. Tre casi sono stati individuati la provincia meridionale del Guangdong, e uno nella confinante regione di Guangxi. Sale a così 34 il numero di focolai confermati nel Paese asiatico. E secondo la Fao e l’Organizzazione mondiale della sanità ci vorranno mesi, se non anni, per sradicare il virus dell’influenza dei polli dal Vietnam. Ieri la Banca mondiale aveva indicato di essere pronta a concedere un prestito di 10 milioni di dollari al governo di Hanoi, ma secondo la Fao questa cifra permetterà solo di riavviare l’allevamento del pollame.

 

         

=======ooo=======