RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 42 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 11 febbraio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Possibile lo scambio dei
prigionieri militari e politici tra il governo colombiano e la guerriglia
Si è tenuto a Multan, in Pakistan, un incontro tra musulmani e
cristiani
Appello in favore
dell’Africa da parte di un cartello di associazioni umanitarie
Nuovo
attentato kamikaze a Baghdad: morte 47 reclute irachene davanti al quartier
generale del nuovo esercito nazionale
Violenti
scontri nella striscia di Gaza: i soldati israeliani uccidono 12 palestinesi.
11
febbraio 2004
LA SOFFERENZA NON LEGITTIMA IL
DIRITTO DI SOPPRIMERE UNA PERSONA:
COSI’ IL PAPA ALL’UDIENZA
GENERALE, NELL’ODIERNA
GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
Nessuno ha diritto di sopprimere una persona che soffre.
Il pensiero ed il cuore del Papa stamane, all’Udienza generale in Vaticano,
sono volati nel Santuario mariano di Lourdes, dove si celebra oggi la XII
Giornata mondiale del malato. Una ricorrenza che per consuetudine coincide con
la memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes. Inoltre quest’anno cade il
150 anniversario della proclamazione, nel 1854, del Dogma dell’Immacolata, e
soli 4 anni dopo nel 1858 la Vergine Maria, apparve a Bernadette Soubirous, rivelando
di essere l’Immacolata Concezione. Il servizio di Roberta Gisotti:
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“Unita a quella di Cristo, l’umana sofferenza diventa mezzo
di salvezza”: Giovanni Paolo II ha spiegato che “dal paradosso della Croce
scaturisce la risposta ai nostri più inquietati interrogativi. Cristo soffre
per noi e con noi.
“Ad uno sguardo semplicemente umano – ha aggiunto – il dolore e la malattia
possono apparire realtà assurde”
Quando
però – ha aggiunto - ci si lascia illuminare dalla luce del Vangelo, si riesce
a coglierne il profondo significato salvifico”. Ecco che la Giornata mondiale
del malato rappresenta “un forte richiamo a riscoprire l’importante presenza
dei sofferenti nella comunità cristiana” “L’esistenza umana è sempre un dono –
ha ribadito il Santo Padre – anche quando è segnata da patimenti fisici di ogni
genere; un dono da valorizzare per la Chiesa e per il mondo”, e “nessuno ha diritto
di sopprimere” un essere umano “a causa della sofferenza”.
“Certo chi soffre non deve essere mai lasciato solo……… E’ un grande atto
d’amore prendersi cura di chi soffre”
Da qui l’apprezzamento del Papa per coloro che “con
semplicità e spirito di servizio si pongono accanto ai malati cercando di
alleviarne le sofferenze e, in quanto possibile, di liberarli dalle infermità
grazie ai progressi dell’arte medica”.Infine l’invocazione alla Vergine
immacolata di Lourdes per lenire il dolore ed asciugare le lacrime e compiere
la volontà divina
“A te
affidiamo i malati, gli anziani, le persone sole; sii di sostegno di quanti
ogni giorno alleviano le pene dei fratelli”
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L’ODIERNA
XII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO CELEBRATA A LOURDES
NEL
150.MO ANNIVERSARIO DELLA PROCLAMAZIONE
DEL
DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE.
OGGI
POMERIGGIO MESSA PER I MALATI IN VATICANO PRESIEDUTA
DAL
CARDINALE CAMILLO RUINI. LA BENEDIZIONE DEL
PAPA
AL TERMINE DELLA CELEBRAZIONE
L’odierna XII
Giornata mondiale del Malato viene celebrata a Lourdes nel 150.mo anniversario
della proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre 1854. Dopo
due giorni dedicati a momenti di preghiera e all’incontro tra vescovi e operatori
sanitari dell’Europa sulle nuove sfide della bioetica, questa mattina la cittadina
di Lourdes si è stretta intorno al cardinale Javier Lozano Barragan, inviato speciale
del Papa, per la lettura del messaggio di Giovanni Paolo II. Ricordiamo che 4
anni dopo la proclamazione del dogma, l’11 febbraio del 1858 la Vergine Maria
apparve per la prima volta a Bernadette, definendosi l’Immacolata Concezione.
Da Lourdes, padre Gianfranco Grieco:
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La città santuario di Lourdes, capitale del mondo del
dolore, rivive in questi giorni la consegna che Giovanni Paolo II le ha
affidato sin dall’alba del suo Pontificato. Questa consegna, rinnovata anche
stamani durante l’udienza generale, è stata seguita qui in diretta a Lourdes.
“Noi – ha detto il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio
Consiglio per la Pastorale della salute e inviato speciale del Papa alle
giornate di Lourdes che ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica conclusiva
- non siamo per una bioetica chiusa, orizzontale, noi siamo per una bioetica aperta,
verticale, che guarda al trascendente”.
Sono 25 mila i fedeli giunti a Lourdes, molti pellegrini
italiani, francesi e spagnoli e oltre 2 mila i sacerdoti che hanno concelebrato
questa mattina. Canti e preghiere sono stati dedicati ai temi dell’Europa
cristiana e alla pace in Terra Santa e nel mondo intero.
Da Lourdes, per la Radio Vaticana, padre Gianfranco
Grieco.
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Oggi pomeriggio, nella Basilica di San Pietro, il
cardinale vicario Camillo Ruini presiederà una celebrazione eucaristica per gli
ammalati dell’UNITALSI e i pellegrini dell’Opera Romana Pellegrinaggi. Al
termine della Messa, Giovanni Paolo II impartirà la solenne benedizione. La nostra
emittente seguirà l’avvenimento in radiocronaca diretta, a partire dalle 16.25,
con commento in italiano, sui 585 kHz dell’onda media e i 105 MHz della
modulazione di frequenza.
Dinanzi a quanti sono colpiti dalla malattia, la Chiesa
tende concretamente le proprie braccia. Secondo i dati contenuti nell’Annuario
Statistico della Santa Sede 2001, sono 36.805 le strutture sanitarie gestite
dalla Chiesa nel mondo. La parte più consistente è rappresentata dagli
ambulatori, ben 16.224 distribuiti nei cinque continenti. A seguire, i centri
per gli anziani, gli invalidi e gli handicappati, che nel mondo contano 14.537
unità. Al terzo posto, invece, si attestano gli ospedali: delle 5.304 strutture
esistenti, 1.931 sono presenti in America, 1.288 in Europa, 1.059 in Asia, 848
in Africa e 178 in Oceania. Non meno importanti, i lebbrosari, presenti nel
mondo con 740 centri.
20
ANNI FA GIOVANNI PAOLO II FIRMAVA LA LETTERA APOSTOLICA “SALVIFICI DOLORIS”,
SUL SENSO CRISTIANO DELLA SOFFERENZA UMANA
Esattamente 20 anni fa, l’11
febbraio del 1984, nell’Anno Santo della Redenzione, Giovanni Paolo II firmava
la lettera apostolica “Salvifici Doloris”, sul senso cristiano della
sofferenza umana. Ce ne parla Sergio Centofanti:
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Il Papa parte dalla domanda che si pone ogni essere umano:
perché il male? Perché il dolore? E sottolinea subito che ogni spiegazione
appare insufficiente e inadeguata.
“L’uomo, nella sua sofferenza – scrive – rimane un mistero intangibile”
. Ma “Cristo ci fa entrare nel mistero e ci fa scoprire il perché della sofferenza”
rispondendo dalla Croce. Tuttavia – precisa Giovanni Paolo II - a volte
c'è bisogno “di un lungo tempo, perché questa risposta cominci ad essere …
percepibile”. La sua risposta è innanzitutto una chiamata:
“Cristo non spiega in astratto
le ragioni della sofferenza, ma prima di tutto dice: ‘Seguimi!’. Vieni! prendi
parte con la tua sofferenza a quest'opera di salvezza del mondo, che si compie
per mezzo della mia sofferenza! Per mezzo della mia Croce. Man mano che
l'uomo prende la sua croce, unendosi spiritualmente alla Croce di Cristo,
si rivela davanti a lui il senso salvifico della sofferenza. …E allora l'uomo
trova nella sua sofferenza la pace interiore e perfino la gioia spirituale”.
La risposta sta quindi nell’amore: Gesù “ benché
innocente, si addossa le sofferenze di tutti gli uomini, perché si addossa i
peccati di tutti” e in questo modo, traendo il bene anche dal male, vince
l'artefice del male, che è Satana. “La Croce di Cristo è diventata una
sorgente, dalla quale sgorgano fiumi d'acqua viva”. Tutti vi possono
attingere. Così “ soffrire significa
diventare …particolarmente aperti all'opera delle forze salvifiche di Dio, offerte
all'umanità in Cristo”.
Fonte di gioia diventa allora “il superamento del senso
d'inutilità della sofferenza” che “non solo consuma l'uomo dentro se
stesso, ma sembra renderlo un peso per gli altri.... La scoperta del senso
salvifico della sofferenza in unione con Cristo trasforma questa sensazione
deprimente”. Il dolore vissuto con Gesù
serve veramente alla salvezza dei fratelli e delle sorelle.”Non
solo quindi è utile agli altri, ma per di più adempie un servizio insostituibile”.
Nella “lotta ‘cosmica’ tra le
forze spirituali del bene e del male – scrive il Papa - le sofferenze umane,
unite con la sofferenza redentrice di Cristo, costituiscono un particolare
sostegno per le forze del bene, aprendo la strada alla vittoria di queste
forze salvifiche”. E’ il paradosso del Vangelo: “le sorgenti della forza divina
sgorgano proprio in mezzo all'umana debolezza”.
Inoltre, nota il Pontefice, “nella sofferenza si
nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l'uomo a
Cristo, una particolare grazia”. Ad essa debbono la loro profonda conversione
molti Santi, come ad esempio San Francesco d'Assisi o Sant'Ignazio di Loyola.
Nella sofferenza l’uomo diventa completamente
nuovo. Dice ancora il Papa:
“Allorché questo corpo è
profondamente malato, totalmente inabile e l'uomo è quasi incapace di vivere e
di agire, tanto più si mettono in evidenza l'interiore maturità e grandezza
spirituale, costituendo una commovente lezione per gli uomini sani e
normali”.
La sofferenza – quindi -
è anche una chiamata a manifestare la grandezza morale dell'uomo, la sua
maturità spirituale. Di ciò hanno dato la prova, nelle diverse
generazioni, i martiri ….Ma “bisogna dare testimonianza di questa gloria –
afferma Giovanni Paolo II - anche a numerosi altri uomini, che a volte, pur senza
la fede in Cristo, soffrono e danno la vita per la verità e per una giusta
causa”.
Tuttavia – leggiamo nella
lettera apostolica - è nella risurrezione che l’uomo trova “una luce
completamente nuova, che lo aiuta a farsi strada attraverso il fitto buio delle
umiliazioni, dei dubbi, della disperazione e della persecuzione”.
Quindi il Papa ricordando la parabola del buon Samaritano
afferma che non è lecito restare indifferenti di fronte a chi soffre. Buon
Samaritano è ogni uomo sensibile alla sofferenza altrui, …è… colui
che porta aiuto nella sofferenza, di qualunque natura essa sia. E proprio
su questo farsi prossimi agli altri verterà il giudizio finale secondo le
parole di Gesù : “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose
a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”.
Infine il Papa rivolge un appello a tutti coloro che soffrono:
“Proprio a voi, che siete deboli, chiediamo che
diventiate una sorgente di forza per la Chiesa e per l'umanità. Nel
terribile combattimento tra le forze del bene e del male, di cui ci offre
spettacolo il nostro mondo contemporaneo, vinca la vostra sofferenza in unione
con la Croce di Cristo!”
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I PATTI LATERANENSI HANNO SEGNATO UNA SVOLTA DI
PORTATA STORICA
NEI
RAPPORTI TRA CHIESA E ITALIA PER IL BENEFICIO DI TUTTA LA POPOLAZIONE:
COSI’ IL PAPA OGGI HA RICORDATO IL 75°
ANNIVERSARIO DEL TRATTATO
CHE HA
SEGNATO LA NASCITA DELLO STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO
-
Intervista con il cardinale Achille Silvestrini -
“I
Patti Lateranensi hanno segnato una svolta positiva, di portata storica, nei
rapporti tra Chiesa e Stato in Italia, aprendo la strada ad una proficua collaborazione
a servizio e beneficio di tutta la popolazione”. E’ quanto ha detto stamane il
Papa al termine dell’udienza generale, ricordando che oggi ricorre il 75°
anniversario della stipulazione del Trattato e del Concordato tra la Santa Sede
e lo Stato Italiano. L’11 febbraio del 1929 nasceva dunque lo Stato della Città
del Vaticano con una superficie di 44 ettari: oggi vi abitano circa 500 persone.
Ma sull’importanza dei Patti Lateranensi ascoltiamo il cardinale Achille
Silvestrini, che ha partecipato 20 anni fa alla Revisione del Concordato.
L’intervista è di Giovanni Peduto.
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R. – Indubbiamente, l’Accordo del 1929 che conteneva un Trattato
e un Concordato, chiudeva una vertenza dolorosa che si era rivelata al momento
dell’unità d’Italia, con la conquista da parte delle truppe del Regno d’Italia
dello Stato Pontificio e definitivamente di Roma, nel 1870. Il Papa si trovava
senza la sua indipendenza. E’ vero che c’era stata la legge delle Guarentigie,
che riconosceva al Papa una soggettività internazionale e immunità personali,
però mancava la sovranità territoriale e mancavano anche i mezzi per poter
esercitare questa sua ‘indipendenza’. Il Papato l’aveva sempre avuta: era una
questione millenaria, cominciata al tempo dei Longobardi! E allora questa
situazione, che si trascinava dal 1870, si è conclusa nel 1929. Nel 1929 furono
firmati dal cardinal Gasparri e da Benito Mussolini tre documenti: un Trattato
che riconosceva la sovranità del Papa sullo Stato della Città del Vaticano: è
un territorio piccolo e, come disse Pio XI: “Tanto per poggiare i piedi”,
insomma, grande circa mezzo chilometro
quadrato ... Nello stesso tempo, riconosceva una serie di prerogative che erano
garantite dall’Italia in modo che lo Stato potesse funzionare come Stato indipendente.
L’altro documento era il Concordato tra la Chiesa e lo Stato italiano, che
stabiliva alcune cose importanti tra cui il riconoscimento del matrimonio canonico
e un trattamento particolare per gli enti ecclesiastici. Poi c’erano anche
altre cose: per esempio l’insegnamento della religione nelle scuole di ogni
ordine e grado. Il terzo documento era la Convenzione finanziaria con cui lo
Stato italiano dava alla Santa Sede il compenso finanziario che era stato già
previsto dalla legge delle Guarentigie: era una specie di riparazione
finanziaria per la perdita dei mezzi di funzionamento dello Stato. Indubbiamente,
i Patti Lateranensi hanno dimostrato una grande solidità, tant’è vero che la
Costituente, nel 1947, li inserì nell’articolo 7 della Costituzione dove si
dice che la Chiesa e lo Stato sono indipendenti e sovrani, ciascuno nel proprio
ordine. Questo provocò una forte discussione, ma la maggioranza della
Costituente, specialmente del partito democratico cristiano e del partito
comunista, votò per l’articolo 7, insieme con altri gruppi.
D. – Alcuni criticano l’esistenza dello Stato della Città
del Vaticano: cosa rispondere?
R. – Risponderei questo: era il minimo che poteva essere
richiesto, come indipendenza internazionale del Papato, della Santa Sede. Noi
l’abbiamo visto durante la guerra. Durante la seconda guerra mondiale, questo
piccolo Stato è riuscito a salvarsi anche durante l’occupazione di Roma: i
tedeschi hanno rispettato questa realtà sovrana della Santa Sede, e il Papa ha
potuto esercitare anche il suo ministero di soccorso proprio in virtù
dell’esistenza di questo Stato. Credo fosse il minimo che si potesse riconoscere,
e anche si è rivelato estremamente utile nella storia, sia nei momenti di
emergenza sia durante i periodi ‘tranquilli’.
D. – Eminenza, una sua riflessione sugli attuali rapporti tra Stato italiano e Chiesa ...
R. - Direi che questo ventennio già ha dimostrato una
condizione molto serena di questi rapporti. I benefici della revisione del
Concordato già si vedono in questo clima positivo.
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RINUNCE
E NOMINE
Il Santo Padre ha accolto oggi la
rinuncia, presentata per raggiunti limiti di età, dal cardinale Eduardo
Martínez Somalo all'incarico di prefetto della Congregazione per gli Istituti
di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ed ha nominato prefetto del
medesimo Dicastero mons. Franc Rodé, finora arcivescovo di Ljubljana.
Il Papa, inoltre, ha accolto la rinuncia, presentata
sempre per raggiunti limiti di età dal cardinale Jan Pieter Schotte
all'incarico di segretario generale del Sinodo dei Vescovi ed ha chiamato a
succedergli mons. Nikola Eterović, arcivescovo di Sisak, finora nunzio
apostolico in Ucraina.
Il
Santo Padre ha nominato quindi vescovo di Chiquinquirá (Colombia) monsignor
Luis Felipe Sánchez Aponte, del clero della diocesi di Garagoa, finora vicario
generale della diocesi e direttore dell'Istituto Diocesano di pastorale ministeriale.
Sempre oggi Giovanni Paolo II ha nominato ausiliare
dell’arcidiocesi di México, Messico, padre Antonio Ortega Franco, della
Congregazione degli Oratoriani, moderatore del Segretariato per i Laici e
parroco nella medesima arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di
Lete.
Il
Pontefice ha poi nominato membro ordinario della Pontificia Accademia per la
Vita il dr. Patricio Ventura‑Junca Tobar, professore di pediatria nella
Facoltà di medicina della Pontificia Universidad Católica de Chile e
direttore del Centro de Bioética della medesima Università (Cile).
Infine
il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di
Springfield in Massachusetts (U.S.A.), presentata da monsignor Thomas L. Dupré,
in conformità al canone 401§ 2 del Codice di Diritto Canonico.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Con accento toccante, apre la
prima pagina il titolo "A Te affidiamo i malati, gli anziani, le persone
sole": Giovanni Paolo II in pellegrinaggio spirituale ai piedi della Madonna
di Lourdes celebra la Giornata Mondiale del Malato.
Nelle vaticane, la catechesi e
la cronaca dell'udienza generale.
L'omelia del Cardinale Lozano
Barragan, Inviato Speciale del Papa, in occasione della Celebrazione
Eucaristica presieduta a Lourdes.
Nelle estere, in Iraq è stata
perpetrata un'altra strage; le nascenti istituzioni di difesa irachene sono
bersaglio di spietati attacchi.
Per la rubrica dell'
"Atlante geopolitico", un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo
"Nucleare: verso la ripresa del dialogo con Pyongyang".
Nella pagina culturale, in
grande rilievo la notizia della morte - a 102 anni - di Luigi Maria Personè,
"decano" dei collaboratori del "L'Osservatore Romano". Un
toccante ricordo di Claudio Toscani dal titolo "Nei suoi itinerari e nei
suoi scritti un'Europa di personaggi e di paesaggi.
Una monografica in occasione
dei duecento anni dalla morte di Immanuel Kant: i contributi di Armando
Rigobello e di Angelo Marchesi.
Nelle pagine italiane, in primo
piano l'approvazione, da parte della Camera, della legge sulla procreazione
assistita.
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11
febbraio 2004
VIA
LIBERA DELLA CAMERA IERI ALLA LEGGE CHE REGOLA LA FECONDAZIONE ASSISTITA
-
Intervista con Luisa Santolini -
Con 277 sì, 222 no e 3 astenuti, l’Aula di Montecitorio ha
definitivamente approvato ieri sera, a voto segreto, la legge sulla procreazione
assistita. Il provvedimento, il cui testo era stato modificato l’11 dicembre in
Senato, ha avuto il via libera grazie al sì di Forza Italia, Alleanza
Nazionale, Udc, Udeur e Lega. Si sono, invece, opposti i Ds, il Prc, i Verdi,
il Pdci, lo Sdi, il Nuovo Psi ed il Pri. La Margherita si è pronunciata in modo
non uniforme. Moderata soddisfazione è stata espressa dalla Chiesa italiana.
Il testo, che prevede la procreazione assistita solo per
risolvere problemi di sterilità o infertilità, vieta il ricorso alla
fecondazione eterologa. Solo coppie formate da persone maggiorenni di sesso
diverso, sposate o conviventi, in età potenzialmente fertile ed entrambe
viventi, potranno ricorrere alle tecniche di procreazione. La legge, inoltre,
assicura il diritto a nascere del concepito. I bambini che nasceranno
dall’applicazione di queste tecniche saranno figli legittimi della coppia o
acquisiranno lo status di figli riconosciuti della madre o della coppia stessa.
Sono vietate, infine, la sperimentazione sugli embrioni e la clonazione umana.
Sul testo approvato, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Luisa
Santolini, presidente del Forum delle Famiglie.
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R. – Non possiamo che accogliere con favore questa
approvazione che, finalmente, rende giustizia a un far west che era veramente
inaccettabile. Una legge, quindi, che non è una legge cattolica - come ben si
sa - ma è una legge che, comunque, limita i danni della fecondazione assistita
e finalmente riconosce una dignità al bambino che deve venire al mondo.
D. – Quindi quali sono i punti salienti che questa legge
tocca?
R. – In
primo luogo non ci sono soltanto i diritti degli adulti, ma anche del bambino
concepito. Questa rappresenta una novità culturale straordinaria. In secondo luogo,
il bambino ha diritto a una sua identità e, quindi, conosce chi è suo padre,
chi è sua madre: ha una famiglia e un luogo di appartenenza, quindi
un’identità. Terzo, non è una realtà da strumentalizzare e sugli embrioni non
si faranno più sperimentazioni e non ci saranno più embrioni congelati. Queste
mi sembrano delle conquiste veramente straordinarie, che non possiamo non
sottolineare.
D. – Certamente è una vittoria ma ci sono ancora dei
rischi in agguato?
R. – A questo punto la legge è legge dello Stato e, quindi,
il ministro Sirchia deve ora fare i decreti attuativi. Noi vigileremo perché
rispettino lo spirito della legge. Il rischio è che le opposizioni a queste
legge, che sono trasversali, si organizzino per fare dei referendum abrogativi
e per cercare di non rendere la legge applicabile così com’è. Toccherà, quindi,
a noi dare risposte come società civile, che ha a cuore il futuro dei nostri
figli, dare delle risposte coerenti. Mi auguro che non ci siano guerre di
religione, ma il clima non è certo dei migliori.
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11
febbraio 2004
POSSIBILE
LO SCAMBIO DI PRIGIONIERI MILITARI E POLITICI
TRA IL
GOVERNO COLOMBIANO E LA GUERRIGLIA. LA CHIESA LOCALE INVITA LE PARTI
A
PORRE GRANDE ATTENZIONE ALLE RISPETTIVE RICHIESTE NEGOZIALI
BOGOTA’.
= La Chiesa colombiana ritiene possibile il raggiungimento della firma di un
accordo umanitario fra il governo del presidente Alvaro Uribe e le Forze armate
rivoluzionarie della Colombia (Farc) per lo scambio di prigionieri. Alludendo
alle posizioni nette espresse dal capo dello Stato colombiano nel suo
intervento a Strasburgo, mons. Luis Augusto Castro, membro della Commissione
guidata dalla Chiesa per mediare tra le due sponde avversarie, ha detto che “il
presidente ha messo in chiaro con molta enfasi le difficoltà che lui vede
rispetto all'accordo”, anche se ciò “non vuole dire che egli sia contrario”
all’iniziativa. “Bisogna prendere molto seriamente quello che dice il
presidente”, ha aggiunto il rappresentante della Chiesa cattolica, tuttavia è
necessario “prendere molto sul serio gli argomenti della guerriglia”. Da tempo,
le Farc hanno chiesto ad Uribe di nominare una Commissione per trattare i
termini di uno scambio fra decine di uomini politici, agenti e militari e
centinaia di guerriglieri. Ma il capo dello Stato ha risposto che, prima, il
movimento armato clandestino deve accettare “la grande condizione di sospendere
le azioni violente”. (A.D.C.)
IN
FRANCIA, L’ASSEMBLEA NAZIONALE HA APPROVATO A LARGA MAGGIORANZA
LA
LEGGE CHE VIETA L’USO DEI SIMBOLI RELIGIOSI NELLE SCUOLE PUBBLICHE.
L’ESAME
DEL PROVVEDIMENTO PASSA ORA AL SENATO
PARIGI. = Con una maggioranza schiacciante (494 voti a
favore, 36 contro, 31 astensioni), l'Assemblea nazionale francese ha approvato
ieri la legge, fortemente sostenuta dal presidente Jaques Chirac, che mette al
bando dalle scuole pubbliche il velo islamico e tutti gli altri simboli
religiosi “ostensibles”, cioè ostentati. L’esame del provvedimento si sposta
ora al Senato, a partire dal 3 marzo prossimo. Se, come previsto, anche dalla
seconda Camera uscirà il sì alla legge, che da molto tempo sta sollevando dure
critiche da parte della folta comunità musulmana francese, non solo i veli
islamici, ma anche le kippe ebraiche, le croci cristiane esibite in modo
vistoso, come pure i turbanti sikh non avranno più cittadinanza in classe, a
partire dal prossimo anno scolastico. Al voto di approvazione dato dal partito
di maggioranza di centrodestra, si sono uniti compatti i socialisti, dopo
l'accettazione di due importanti emendamenti. Primo, le procedure disciplinari
saranno decise soltanto dopo una effettiva impossibilità di “dialogo” con le
studentesse che indossano il velo. Secondo, la verifica tra un anno
dell'impatto effettivo della legge, difesa oltre che dal capo di Stato francese
anche dal governo Raffarin, in nome della rigida separazione Stato-Chiesa in
vigore in Francia dal 1905. “La Repubblica e la laicità escono oggi rafforzati dal
vostro lavoro – ha affermato dopo il voto Raffarin – perché è una legge di
chiarimento, che rassicura”. Anche l'ex-ministro socialista Jean Glavany ha
insistito sulla necessità della legge anti-velo, definendola “emancipatrice e
protettrice per tutte le donne”. I deputati comunisti, lasciati liberi di
votare secondo coscienza, si sono divisi. In maggioranza hanno preso però
posizione, al pari dei centristi dell'Udf, contro una legge che, sostengono,
“non integra ma discrimina” e “non risponde all'estrema diversità delle
situazioni”. (A.D.C.)
IN AFGHANISTAN
È COMINCIATO IL PROGRAMMA DI ASSISTENZA PROMOSSO DALL’UNICEF PER IL
REINTEGRO NELLA SOCIETA’ DI MIGLIAIA DI BAMBINI SOLDATO
BADAHKHAN. = L’organismo dell’Onu per l’infanzia e
l’istruzione (Unicef) si è impegnato in un progetto di aiuto per migliaia di
bambini–soldati che popolano l’Afghanistan. Si prevede che entro la fine
dell’anno almeno cinquemila degli ottomila minorenni costretti a combattere,
saranno assistiti per favorirne il pieno recupero nella società. Per i primi
due mila, nella provincia nord orientale del Badahkhan, il programma è già cominciato. L’Unicef, dopo aver
identificato i piccoli ex combattenti li assisterà con adeguati controlli
medici e psicologici. “La maggior parte di loro ha perduto molti anni di scuola
e dunque tutti i partecipanti al programma riceveranno un ‘istruzione di base’.
Seguiranno le province di Kunduz, Taloqan, Baghlan e poi gli altipiani
centrali. Infine, ai bambini saranno
spiegati i rischi connessi alle mine anti-uomo e quelli legati alla
droga, essendo l’Afghanistan il maggior produttore di oppio al mondo.(F.C)
INAUGURATA,
IN COREA DEL SUD, UNA CASA DI ACCOGLIENZA PER DONNE IMMIGRATE PROVENIENTI DA
PAESI DELL’ASIA, SPESSO VITTIME DI VIOLENZE
O DI
SFRUTTAMENTO.
LA
STRUTTURA E’ GESTITA DA UNA DIOCESI CATTOLICA
SEUL. = E’ grave, in Corea del Sud, il problema delle
donne immigrate provenienti da altri paesi dell’Asia, vittime della
prostituzione, o di abusi e violenze all’interno delle famiglie. Per questo si
è mobilitato il Centro per la pastorale dei Migranti “Mosè”, dislocato nella
diocesi di Taejon, che ha inaugurato di recente una Casa di accoglienza per
donne immigrate. Molte di queste donne, provenienti da Filippine, Bangladesh,
Cina ed altri paesi, sposano uomini coreani, specialmente nelle aree rurali.
Ma, riferisce l’Agenzia Fides, incontrano molte difficoltà nella comunicazione
con i familiari, faticano a inserirsi nel contesto linguistico e culturale,
avvertono le differenze razziali, in molti casi subiscono violenza domestica,
fisica e psicologica o finiscono nel giro della prostituzione. Il Centro
diocesano “Mosè”, che da un anno si occupa della cura pastorale di immigrati e
itineranti, ha deciso di aprire la casa di accoglienza, dopo alcuni mesi di
monitoraggio del territorio. Anna Bae Hyeon-mi, responsabile della struttura,
si è detta convinta che la casa “contribuirà a consolare ed educare le
immigrate, cosicché possano riacquistare fiducia nella società, riappropriarsi
della loro dignità e umanità, reinserirsi nel tessuto sociale e lavorativo”. La
struttura non solo provvederà a fornire vitto e alloggio alle donne vittime di
abusi, ma promuoverà anche diverse attività di formazione, tra le quali
l’insegnamento della lingua coreana e la fornitura di consulenza legale
gratuita. (A.D.C.)
SI È TENUTO A MULTAN, IN PAKISTAN,
UN INCONTRO TRA MUSULMANI E CRISTIANI.
INVOCATO DALLE DUE COMUNITA’ UN
IMPEGNO COMUNE PER LA CONVIVENZA PACIFICA
MULTAN.
= Condannare il terrorismo, pregare insieme e diffondere un messaggio di tolleranza e armonia. Questo
il proposito dell’incontro tra i leader musulmani e cristiani, tenutosi in
occasione della Conferenza episcopale del Pakistan, presso la sede della
diocesi di Multan. Tra i partecipanti, il noto ulama Qari Mohammad Hanif
Jalandhri e il vescovo di Multan, Andrei Francis, presidente della Commissione
per il dialogo interreligioso. Hanno condiviso la lettura di alcuni brani della
Bibbia e del Corano, ma hanno discusso anche dell’ultimo attentato compiuto da
due estremisti islamici: il 15 gennaio scorso hanno lanciato due granate nella
libreria della Bibly Society a Karaki, ferendo quindici persone. I
numerosi fedeli cristiani e musulmani si sono uniti nel pronunciare insieme
l’invocazione, attribuita a San Francesco di Assisi: “Signore, fa di me uno
strumento della tua pace”. A conclusione della preghiera comune, sono state
accese fiaccole in segno di pacificazione e i leader religiosi hanno elevato
preghiere per ottenere una reale armonia nella società nella speranza di una
convivenza fra le diverse comunità religiose.(F.C)
RIDUZIONE DELLA VENDITA E DELL’USO ILLEGALE DI
ARMI
E
PIENO RISCONOSCIMENTO DEL CONTINENTE QUALE INTERLOCUTORE POLITICO:
QUESTE
ALCUNE DELLE PROPOSTE CONTENUTE IN UN APPELLO IN FAVORE DELL’AFRICA
DA
PARTE DI UN CARTELLO DI ASSOCIAZIONI UMANITARIE
ROMA. = Oggi è più che mai urgente rimuovere quegli
ostacoli che rallentano, e spesso impediscono, autentici progressi in Africa:
cambiamenti ai quali anela profondamente il cuore del continente. Questo, in
sintesi, il contenuto di un appello che verrà presentato domani pomeriggio a
Roma, presso la Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati, nell’ambito del
convegno “Per l’Africa che vuole cambiare”. L’iniziativa, intitolata “Una
grande politica per l’Africa che vuole cambiare”, è stata
promossa da un cartello di organizzazioni impegnate da anni sul campo: Amref,
Associazione ong italiane, Campagna Sdebitarsi, Chiama l'Africa, Emergency,
C'era una volta, Focsiv, Missionari Comboniani e Terre des Hommes Italia.
L’Africa è un continente che vuole spiccare il volo, tuttavia la società civile
continua a non essere rappresentata e ascoltata. I governi occidentali, il
mondo dell’informazione, le istituzioni internazionali – si afferma in un
comunicato – privilegiano il dialogo con gli organi ufficiali e i governi,
anche quando questi ostacolano le politiche di sviluppo e soffocano le istanze
di democrazia delle popolazioni e delle comunità locali. Alla luce di queste
considerazioni, i promotori dell’appello ricordano il diritto dei Paesi
africani di proteggere i loro mercati e i loro prodotti e invocano la riduzione
della vendita e dell’uso illegale di armi, nonché la messa al bando dell’uso o
dell’importazione illegale di “risorse insanguinate” provenienti dall'Africa
(diamanti, petrolio, legno). (B.C.)
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11
febbraio 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Ancora il tragico resoconto di un attentato omicida in
Iraq. Sono 47 i morti e una trentina i feriti per l’esplosione, questa mattina
presto, a Baghdad di un’autobomba davanti al centro reclutamento del quartier
generale del nuovo esercito iracheno. Non cessano le violenze nonostante le
speranze di normalizzazione. Un annuncio in tal senso sembrava potesse essere
la conferma del fatto che proprio da oggi l’Iraq ha il posto di osservatore
presso l’Organizzazione mondiale del commercio. Lo statuto è stato riconosciuto
a Baghdad grazie all’accordo raggiunto durante la riunione dei 146 Paesi membri
dell’OMC in corso a Ginevra. La richiesta era stata avanzata a novembre dal
Consiglio di governo iracheno. Ma
continua a imporsi la logica della violenza di cui è doveroso tentare di capire
le strategie. Roberto Piermarini ha intervistato Guido Olimpio, esperto di
terrorismo del quotidiano Il Corriere della Sera:
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R. - La strategia è abbastanza chiara ed evidente: da una
parte, colpire chi vuole collaborare con la coalizione alleata e, dall’altra,
seminare il caos, sparare nel mucchio e creare le condizioni per una guerra civile
all’interno dell’Iraq. Questo perché si vuole paralizzare assolutamente
qualsiasi meccanismo di normalizzazione, che sappiamo dovrebbe portare nel giro
di qualche mese o forse in un anno all’instaurazione di un governo. Ora, chi
organizza gli attentati, queste stragi indiscriminate, punta proprio a bloccare
la normalizzazione. Del resto ci sono stati anche dei segnali precisi. Il
gruppo filo Al Qaeda ha detto: “Bisogna impedire che ci sia una
normalizzazione. Bisogna agire adesso, creare le condizioni per una guerra
civile perché non si sa se tra quattro mesi ci sarà chi è disposto a uccidere
anche i propri figli”.
D. – Quindi, Al Qaeda è sempre più forte in Iraq?
R. – In realtà, usiamo, al solito, questa etichetta. Si sa
che è operativo un gruppo che più che altro si ispira ad Al Qaeda, non ne fa
parte necessariamente. Si è associato ad Al Qaeda. Questo gruppo è formato e
guidato da un giordano di origine palestinese e l’aspetto inquietante è che ha
reclutato kamikaze in Italia.
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Secondo la televisione israeliana l'intensità del sisma
che ha colpito oggi Israele e i territori è stata di 5 gradi sulla scala
Richter. Le scosse sono state sentite con forza in Israele, nei territori
palestinesi e in Giordania. A Gerusalemme il sisma ha causato l'interruzione
dei lavori parlamentari, dopo che i servizi di sicurezza della Knesset hanno
individuato crepe nel soffitto del parlamento. Il sisma è stato sentito anche a
Gaza, dove erano in corso dalle prime ore di questa mattina scontri fra
l'esercito israeliano e elementi armati palestinesi. Sono rimasti uccisi dodici
palestinesi, tra cui il figlio del segretario generale di al-Fatah nella
striscia di Gaza Ahmed Hilles, noto anche come Abu Maher.
Intanto, il
premier palestinese Ahmed Qrei, noto come Abu Ala, si trova in Italia, tappa del suo tour in Europa. Dopo
l’incontro ieri con il presidente del Consiglio, Berlusconi, oggi
l’appuntamento è al Quirinale con il presidente Ciampi. Domani sarà ricevuto in
udienza in Vaticano dal Papa. Abu Ala ha chiesto che Israele fermi le azioni
militari contro i civili palestinesi e blocchi la costruzione del muro che
saccheggia il territorio palestinese. Inoltre il premier ha chiesto all’Unione
Europea di assumere un ruolo particolare per il rilancio del processo di pace
in Medio Oriente. Ascoltiamolo nella dichiarazione raccolta ieri
sera da Giancarlo La
Vella, a conclusione dell’incontro con Berlusconi:
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Abbiamo parlato con Berlusconi della difficile situazione
nei Territori e del dramma del popolo palestinese. Apprezzo l’impegno
dell’Italia per il nostro popolo e per la pace in Medio Oriente. Alla base
della sofferenza del popolo palestinese ci sono le azioni militari del governo
israeliano contro i civili, così come la costruzione del muro, che saccheggia
letteralmente i nostri territori. C’è ora l’esigenza di riportare il processo
di pace sui binari più giusti, attraverso la riattivazione del ruolo dei Paesi
del quartetto e dei Paesi dell’Unione Europea, perché riportare la pace in
Medio Oriente vuol dire alleviare la sofferenza del popolo palestinese. Ed in
questo senso i colloqui con l’Italia sono utili e costruttivi.
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Nel discorso per il
25esimo anniversario della rivoluzione
iraniana, il presidente Mohammad
Khatami ha attaccato coloro che, sulla scena politica del Paese, “non capiscono i tempi e le richieste
del popolo, non considerano alcun diritto
per il voto popolare e credono di poter
decidere per il popolo”. Khatami si è rivolto ad una grande folla sulla Piazza
Azadi, che significa libertà, di Teheran, in occasione della consueta manifestazione annuale per l'anniversario
della caduta dello Scià. Ma rispetto agli anni scorsi, il suo discorso è
stato più breve e caratterizzato da
toni molto accesi. Nei giorni scorsi
Khatami aveva già pubblicamente attaccato il Consiglio dei Guardiani, la corte
costituzionale iraniana dominata dai conservatori, che ha bocciato migliaia di
candidature alle elezioni politiche del 20 febbraio, comprese quelle di
un'ottantina dei più popolari deputati riformisti già in carica.
Sull'evoluzione dell'influenza
dei polli e le eventuali conseguenze sulla salute dell'uomo, si riuniranno
domani a Bruxelles, i ministri della sanità dell'Ue. Lo ha annunciato il
commissario europeo alla sanità, Byrne. L'epidemia, nella forma del virus H5N1
ha già provocato la morte di una ventina di persone in Vietnam e in Thailandia.
L'Europa ha già chiuso le frontiere a tutti i prodotti provenienti dai paesi
del sud-est asiatico dove sono stati accertati focolai di influenza aviaria.
Altri sette nuovi focolai sospetti sono stati confermati in Cina dove, dunque,
salgono a 45, ma non ci sono implicazioni per l’uomo. Anche per il caso denunciato
negli Stati Uniti, nel Delaware, le autorità escludono il rischio per l’uomo.
Comunque, dopo Giappone e Singapore anche l'Indonesia ha sospeso le importazioni
di pollame dagli Stati Uniti.
Si è fatto strada anche nel sud
degli Stati Uniti il senatore democratico John Kerry. Ieri ha vinto le primarie
in Virginia e nel Tennessee, in questa lunga corsa in vista del voto
presidenziale di novembre. Kerry, senatore del Massachussetts, ha accumulato quasi un quarto dei
voti necessari a conquistare la nomination democratica e la doppia vittoria di
ieri ha cancellato le speranze dei suoi due rivali meridionali, il senatore
della North Carolina, John Edwards, e l’ex generale Wesley Clark, nativo
dell’Arkansas, che infatti ha fatto sapere di abbandonare la competizione. L’ex
governatore del Vermont, Howard Dean, si era tenuto ai margini delle consultazioni
di ieri, per puntare tutto sul Wisconsin martedì prossimo.
Una giornalista americana residente a Mosca è scomparsa
mentre si trovava in Ossezia del Nord, ai confini con la Cecenia. L'ambasciata
Usa ha denunciato ufficialmente la scomparsa della giornalista alle autorità
giudiziarie e al ministero degli esteri, senza fornire l’identità ma spiegando
che si sono perse le tracce della giornalista dall’8 febbraio.
Otto agenti della polizia spagnola partono oggi per Guantanamo, la base americana
a Cuba dove sono i detenuti della guerra americana in Afghanistan, per riportare
in patria l'unico cittadino spagnolo
arrestato dai militari Usa due anni fa in Afghanistan per i suoi presunti
legami con Al Qaeda. Il trasferimento di Ahmad, 29 anni originario di Ceuta,
enclave spagnola in territorio
marocchino, si dice sia stato ottenuto
dal premier spagnolo, Josè Maria Aznar, durante la sua recente visita negli
Stati Uniti.
Una terza conferenza internazionale sulla ricostruzione
dell'Afghanistan si terrà il 31 marzo e il primo aprile a Berlino. La
conferenza, che sarà al livello di ministri degli esteri, ha lo scopo di porre
le basi politiche e finanziarie per il futuro del paese centroasiatico,
continuando il processo avviato con le precedenti riunioni internazionali
tenutesi nel 2001 e 2002 sempre in Germania, presso Bonn. Di recente il
segretario dell'Onu, Annan, ha chiesto un ruolo maggiore della comunità
internazionale in Afghanistan denunciando il rischio che fallissero i tentativi
di normalizzazione in corso nel Paese e sottolineando con toni allarmistici le
guerre tra fazioni, l'aumento del traffico di stupefacenti, il dilagare della
criminalità organizzata. E proprio oggi è giunta notizia che un attentato
kamikaze a Khost, città à al confine con il Pakistan, ha ucciso un alto
responsabile dell'intelligence locale.
Ad Haiti corpi
speciali della polizia, con l'appoggio di elicotteri, sono impegnati a
fronteggiare le migliaia di oppositori
che sono insorti in armi per indurre alle dimissioni il presidente
Jean-Bertrand Aristide, che considerano responsabile della grave crisi
economica dell'isola caraibica. Dopo mesi di manifestazioni di piazza, nei
giorni scorsi gli insorti hanno conquistato diverse città, alcune di queste
tornate sotto il contro delle forze governative. Come ci riferisce nel servizio
Maurizio Salvi:
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La
controffensiva organizzata dal governo ha avuto nelle ultime ore un certo
successo e fonti giornalistiche hanno confermato che reparti speciali della
polizia, hanno ripreso il controllo di tre località:Saint Marc, Grand Goave e
Dondon, che l’opposizione armata aveva sottratto al controllo ufficiale.
Secondo le stesse fonti, gli uomini del presidente Jean Bertrand Aristide
stanno studiando la strategia per riconquistare anche Les Gonaives, città di
200 mila abitanti, da cui giovedì è partita la crisi, mentre hanno imposto uno
stretto controllo ufficiale su Cap-Haitien, seconda città del Paese. Alle forze
governative ha senza dubbio giovato un certo disorientamento che si è diffuso
fra le file dell’opposizione. Molti aderenti al cosiddetto Gruppo dei 184, che
criticano il capo dello Stato, non se la sono sentita di ratificare la
strategia dei gruppi militari che hanno basato la loro offensiva sull’uso delle
armi e sulla tattica della terra bruciata. Ma neppure la situazione del
presidente Aristide è semplice, se si considera che fonti politiche negli Stati
Uniti hanno affermato che non vi sarà soluzione alla crisi haitiana senza una
profonda modifica della formula di governo, con la possibilità anche che lo
stesso capo dello Stato faccia un passo indietro. Washington ha peraltro
chiesto ai propri connazionali di abbandonare, se possono, Haiti.
Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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In Italia un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti
del finanziere Sergio Cragnotti è stata emessa nell'ambito dell'inchiesta sul
dissesto della Cirio. Le ordinanze di custodia cautelare, emesse dalla procura
di Roma, riguardano anche il figlio Andrea ed il genero Filippo Fucile. Cragnotti
da circa un anno e mezzo è sotto inchiesta con l’accusa di bancarotta
fraudolenta nell'ambito del crac della Cirio che ha spazzato via i risparmi di
molti investitori. In precedenza aveva lavorato in alcune delle società
italiane più note.
Il presidente algerino Bouteflika ha chiesto al Parlamento
europeo di inviare dei suoi rappresentanti affinchè, “a nome dell'Unione
Europea verifichino lo svolgimento delle prossime elezioni presidenziali e
attestino la validità dei loro risultati”. In una lettera al presidente
dell'Europarlamento Pat Cox, Bouteflika ricorda che le elezioni fissate ad
aprile “rivestono una grande importanza” e rappresentano una “grande occasione
di iscrivere la pratica democratica nelle tradizioni politiche algerine”.
Bouteflika ammette che ''i cittadini algerini
manifestano una certa indifferenza, quasi una sfiducia nelle elezioni
anche perché non sono sempre state irreprensibili”.
A parlare di Europa torna il
presidente della Repubblica, Ciampi, in una lettera al presidente della
commissione affari costituzionali del Parlamento europeo. “Il 2003 è stato
l'anno dell'incompiutezza e delle divisioni, il 2004 deve essere l'anno della
ritrovata serenità, della capacità di completare insieme l'edificazione
dell'Europa”. E' quanto scrive Ciampi ricordando che il rinnovamento ed il rafforzamento
delle istituzioni sono “diventati oggi indifferibili per governare un'Unione di
ampliate dimensioni, cui fanno capo sempre maggiori responsabilità”.
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