RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 41 - Testo della Trasmissione di martedì 10 febbraio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa ha incontrato questa mattina il vice primo ministro e ministro della Difesa del Kuwait  Jaber Moubarak Al‑Hamad Al‑Sabah.

 

Annunciato per il 19 febbraio il Concistoro ordinario pubblico per sei nuove canonizzazioni.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Le iniziative di questi giorni per la celebrazione, domani a Lourdes, della XII Giornata del Malato nel 150.mo dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. Dal dibattito sui temi della salute l’appello per una bioetica aperta al trascendente

 

Il dramma delle Foibe: un massacro occultato da non dimenticare. Intervista con Augusto Sinagra

 

Giovanni Palatucci presto beato: conclusa la fase diocesana del processo di canonizzazione  per il questore di Fiume che salvò la vita a migliaia di ebrei: ai nostri microfoni il postulatore don Gianfranco Zuncheddu

 

In Iran la lista dei candidati per le legislative del 20 febbraio esclude i più popolari deputati riformisti. Intanto l’ayatollah Khamenei, chiama il popolo a partecipare domani alle manifestazioni per il 25.mo della rivoluzione islamica: con noi padre Justo Lacunza.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Fratel Ignacio Garcia Alonso, 63 anni, dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, è stato ucciso a colpi di arma da taglio in Burkina Faso

 

Celebrati oggi in Zimbabwe i funerali del vescovo di Gweru, Francis Xavier Mugadzi

 

Conclusa a Kabul la Conferenza dell’Onu contro la droga

 

Oggi si è svolta a Gulu, in Uganda, la visita della Commissione per i diritti umani del Senato italiano

 

Un concerto per coro e orchestra dedicato al “Cantico dei cantici”: a proporlo, per il giorno di San  Valentino, le Acli e le comunità ebraiche italiane come metafora del rispetto delle diverse identità.

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq almeno 45 morti e oltre 150 feriti per l’esplosione a sud di Baghdad

 

 Ad Haiti le forze governative riprendono il controllo della località portuale di Saint Marc.

 

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 febbraio 2004

 

IN UDIENZA DAL PAPA IL VICE PRIMO MINISTRO DEL KUWAIT

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto stamani lo sceicco Jaber Moubarak Al‑Hamad Al‑Sabah, vice primo ministro e ministro della Difesa del Kuwait. Il Paese arabo ha un’estensione territoriale di 17mila e 800 chilometri quadrati, poco più della Regione italiana Lazio. Gli abitanti sono circa 2 milioni, di cui circa 150 mila di religione cattolica. La Chiesa del Kuwait è articolata in due circoscrizioni ecclesiastiche.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto un gruppo di presuli francesi al termine dalla visita ad Limina.

 

In Ucraina, Giovanni Paolo II ha dato il suo assenso all’elezione fatta dal Sinodo della Chiesa cattolica ucraina del reverendo Vasyl Semeniuk, protosincello dell’Eparchia di Ternopil-Zboriv, a vescovo ausiliare della medesima Eparchia, assegnandogli in pari tempo la sede titolare di Castra severiana.

 

Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Guatemala mons. Bruno Musarò, arcivescovo di Abari, finora nunzio apostolico in Madagascar, in Maurizio e nelle Seychelles e delegato Apostolico nelle Isole Comore e a La Réunion.

 

Negli Stati Uniti, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Portland, presentata da mons. Joseph John Gerry, per sopraggiunti limiti di età. Il Santo Padre ha nominato suo successore mons. Richard Joseph Malone, finora vescovo di Aptuca ed Ausiliare di Boston.

 

Sempre negli Stati Uniti, il Pontefice ha accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliare della diocesi di Madison, presentata da mons. George O. Wirz, per sopraggiunti limiti d’età.

 

 

ANNUNCIATO PER IL 19 FEBBRAIO IL CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO

PER SEI NUOVE CANONIZZAZIONI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Saranno sei i Beati, quattro uomini e due donne, sulla cui canonizzazione i cardinali si esprimeranno nel Concistoro ordinario pubblico convocato per giovedì 19 febbraio, alle ore 11, nella Sala Clementina in Vaticano.

 

Ecco un loro breve profilo biografico. Don Luigi Orione, fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza e della Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità, vissuto tra la fine del 1870 e i primi quattro decenni del Novecento e protagonista di una vita interamente spesa a favore del riscatto sociale dei più poveri. Di vent’anni più giovane, padre Annibale Maria di Francia, messinese, fu l’apostolo della preghiera e dell'azione in favore delle vocazioni: azione che continua nell’opera dei Padri Rogazionisti del Cuore di Gesù e delle Suore Figlie del Divino Zelo, entrambi congregazioni da lui fondate. Sarà Santo anche Giuseppe Manyanet y Vives, il sacerdote spagnolo fondatore della Congregazione dei Figli della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe e delle Missionarie Figlie della Sacra Famiglia di Nazareth. Promosse la costruzione della Chiesa della Santa Famiglia a Barcellona su progetto di Antonio Gaudì. Dalla Spagna al Libano, che vedrà canonizzato Nimatullah al Hardini, monaco e sacerdote dell'Ordine libanese maronita e padre spirituale di San Charbel. Nato agli inizi dell’Ottocento, fu beatificato da Giovanni Paolo II il 10 maggio del ’98.

 

E’ una vita breve e sofferta, segnata dalla morte dei 4 figli, ma anche ricca di opere di carità quella che segna la nobile cremonese Costanza Cerioli, vissuta tra il 1816 e il 1865. Dopo la morte del marito, trova conforto nella fede cristiana e si mette al servizio degli umili e degli orfani della campagna. Nel 1857, formula i voti di povertà, obbedienza e castità e il gruppo da lei fondato diviene l’Istituto dei religiosi e delle religiose della Sacra Famiglia. Costanza cambia il nome in quello di suor Paola Elisabetta. Infine, la Beata Gianna Beretta Molla, morta a 39 anni, nel 1962, dopo aver scelto di sacrificare la propria vita pur di dare alla luce la sua quarta figlia, Gianna Emanuela.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina la tragica notizia dell'assassinio - in Burkina Faso - di fratel Ignazio Garcia Alonso, dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Sempre in prima, un articolo dal titolo “11 febbraio 1929 - 18 febbraio 1984: due tappe significative”.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata alle Lettere pastorali dei vescovi italiani.

 

Nelle estere, in rilievo la nuova strage che ha insanguinato il tormentato territorio: un’autobomba ha provocato 45 morti e 150 feriti.

L’intervento della Santa Sede durante i lavori della 52.ma sessione della Commissione dello Sviluppo Sociale; l’intervento - svolto dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite - è sul tema: “L’adozione di politiche familiari all’altezza delle sfide attuali sarà garanzia per l’avvenire della democrazia”.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Clotilde Paternostro su una mostra di opere dello scultore Francesco Messina, allestita presso il Museo Omero di Ancona.

Per l’“Osservatore libri”, un approfondito articolo di Danilo Veneruso sul volume - a cura di P. Pecorari - dal titolo “Italia economica. Tempi e fenomeni del cambiamento (1861-1963)”. 

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi della giustizia e delle riforme.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 febbraio 2004

 

LE INIZIATIVE DI QUESTI GIORNI PER LA CELEBRAZIONE DOMANI A LOURDES

DELLA 12.MA GIORNATA DEL MALATO, NEL 150.MO ANNO

DALLA PROCLAMAZIONE DEL DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE.

DAL DIBATTITO SUI TEMI DELLA SALUTE L’APPELLO

PER UNA BIOETICA APERTA AL TRASCENDENTE

 

 

La cittadella mariana di Lourdes rivive in questi giorni la sua storia, lunga, secolare, tutta cristiana. Domani, 11 febbraio nel 150.mo anno dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione da parte di Papa Pio IX, si celebra la 12.ma Giornata mondiale del malato. A Lourdes la Madonna apparve 4 anni dopo la proclamazione del dogma. Apparve per la prima volta l’11 febbraio del 1858 alla piccola Bernardette Subirou e nell’apparizione si definì proprio l’Immacolata Concezione. A Lourdes padre Gianfranco Grieco ha seguito le iniziative di ieri e di questa mattina e in particolare il dibattito sui temi della salute guidato dalla riflessione del cardinale Lozano Barragan.

 

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La Chiesa cattolica è per una bioetica aperta verso il trascendente. I temi trattati sono stati ampi: dall’eutanasia, all’aborto, all’Aids. Si è guardato soprattutto ai Paesi dell’Occidente “avanzato”, come può essere il Belgio, la stessa Francia, dove è in corso un dibattito in Parlamento sull’eutanasia. Il tema dell’eutanasia non è stato ancora approvato e il cardinale Barbarin di Lione ha detto che l’importante è che “i cattolici combattano fino alla fine, anche se forse si perderà questa battaglia”. Il tema dell’eutanasia è stato affrontato anche dal vescovo di Bruges, mons. Roger, che ha portato ai presuli presenti e agli addetti ai lavori tutta l’esperienza, drammatica, che il Belgio cerca di portare avanti negli ospedali laici.  Gli ospedali cattolici hanno detto giustamente ‘no’ all’eutanasia ma viene effettuata negli ospedali civili.

 

Si pone un problema pastorale, quando un presbitero, un diacono, viene chiamato ad assistere un ammalato che sceglie di morire per un momento di preghiera, un momento di ascolto, un momento di consiglio. Dal punto di vista pastorale, in che modo la Chiesa deve rispondere, proponendo anche un nuovo vademecum per quanto riguarda la morte senza dolore, la morte di una persona che sceglie l’eutanasia? Tra le iniziative, suggestiva è stata ieri sera la processione mariana, con la fiaccolata e la recita del Santo Rosario in più lingue. A guidarla è stato il cardinale Barbarin, che oltre ad essere arcivescovo di Lione, è anche responsabile della pastorale della salute in tutta la Francia. Oggi pomeriggio, dopo una riflessione  teologica-medica, cioè sulle applicazioni nel campo della biogenetica, ci saranno anche alcune riflessioni sul rapporto Immacolata Concezione e malati a Lourdes. Protagonista è la grotta di Masabielle, dove è apparsa la Madonna alla piccola veggente, meta di continui pellegrinaggi.

 

Da Lourdes, per la radio Vaticana, padre Gianfranco Grieco.

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IL DRAMMA DELLE FOIBE:

UN MASSACRO OCCULTATO DA NON DIMENTICARE

- Intervista con Augusto Sinagra -

 

 

“Non esistono tragedie di serie A e tragedie di serie B”. Così il vicepresidente del Consiglio italiano, Gianfranco Fini, ha ricordato oggi la tragedia delle Foibe e degli esuli giuliano-dalmati che fece seguito alla Firma del trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947. Già il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, aveva invitato ieri il Paese a “fare memoria  con dolore e rispetto”. E tra oggi e domani alla Camera i gruppi  parlamentari sceglieranno se istituire o meno la proposta di  legge su una giornata della memoria: un’iniziativa per non dimenticare un doloroso, troppo a lungo taciuto, capitolo della storia d’Italia in cui migliaia di uomini, bollati dai loro connazionali come “nemici del popolo”, furono uccisi a coppie, legati sull’orlo delle voragini carsiche e falciati a raffiche di mitragliatrice.

 

Una carneficina che colpì ex fascisti, ma anche antifascisti, e che fu un intreccio di odi diversi: etnico, nazionale e ideologico. Ma perché tali atrocità sono state dimenticate? Paolo Ondarza ha intervistato Augusto Sinagra, docente di diritto delle Comunità europee all’Università “La Sapienza” di Roma e promotore della giornata della memoria per i martiri delle foibe.

 

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R. – Penso che sia stata dimenticata per diverse ragioni. Una, secondo me, è di tipo schizofrenico e riguarda la nazione italiana. Intendo dire che nel ’15-’18 avevamo vinto e si era convinti che avevamo perso; nel ’40-’45 abbiamo perso e siamo ancora tutti convinti che abbiamo vinto. E allora, ricordare che si erano perse le province di Zara, di Fiume, di Pola, l’Alto Isonzo, il Sabotino e quant’altro, ricordare che c’era stata una pulizia etnica, un genocidio, un danno della presenza autoctona italiana, faceva ricordare che allora forse la guerra era stata persa. E poi, ci sono altri motivi: la complicità dei governi di allora con l’opposizione comunista per cui si cercava di mantenere buoni rapporti. Direi anche che il partito comunista italiano era in qualche modo moralmente complice di quello che era avvenuto e ha avuto tutte le ragioni e tutto l’interesse per calare il silenzio, anzi per favorire il falso storico! Il dizionario della lingua italiana di Carlo Salinari alla voce ‘foibe’ riporta che si trattava di cavità carsiche dove i nazisti uccidevano le proprie vittime. Cioè, è un falso storico totale! Non mi pare che i governi e neanche il governo di centrodestra, abbiano avuto cura di porsi  questo problema, finora.

 

D. – Avvocato Sinagra, ricordare perché?

 

R. – Ricordare per ricostruire una memoria comune, ricordare per contribuire ad un risultato di pacificazione nazionale, il che significa raggiungere una  verità storica, innanzitutto. Ricordare per restituire la verità a chi è stato derubato della verità. Perché tanti italiani non andarono lì per il gusto di farsi ammazzare. Anche se erano i combattenti della Divisione X, erano italiani!

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GIOVANNI PALATUCCI PRESTO BEATO:

CONCLUSA OGGI LA FASE DIOCESANA DEL PROCESSO DI CANONIZZAZIONE

PER IL QUESTORE DI FIUME CHE SALVO’ LA VITA A MIGLIAIA DI EBREI

- Ai nostri microfoni il postulatore Don Gianfranco Zuncheddu -

 

 

Nel 59.mo anniversario del sacrificio di Giovanni Palatucci, ultimo questore italiano di Fiume, morto nel lager di Dachau dopo aver salvato la vita a migliaia di ebrei durante l’occupazione nazista della Riviera Adriatica, questa mattina alla Questura di Trieste è stata scoperta una targa alla memoria, benedetta dal vescovo Eugenio Ravignani. Intanto nel Palazzo del Vicariato a Roma si è chi,usa alla presenza del cardinale vicario Camillo Ruini, l’inchiesta diocesana del processo di canonizzazione, avviata il 9 ottobre 2002. Il cardinale Ruini ha voluto esaltare in Palatucci “la soprannaturale carità di Dio e l’amore del prossimo”, ricordandolo quale “testimone del sacrificio anche cruento della Chiesa cattolica nell’immane contesa che contrappose sul piano ideologico, politico e militare il nazifascismo e le potenze alleate”. Al microfono di A.V., il postulatore della causa di canonizzazione, don Gianfranco Zuncheddu, ci parla di Giovanni Palatucci:

 

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“Il Tribunale del Vicariato ha ascoltato 41 testimoni, molti dei quali hanno vissuto con Palatucci e di cui alcuni sono ebrei. Durante la Shoah, Giovanni Palatucci è stato la “mano di Dio” per 6-7 mila ebrei, che ha strappato in sette anni – dal ’37 al ’44 – ai forni crematori, operando in semplicità e da buon laico cristiano. A soli 35 anni ha dato la vita, immolandosi a Dachau”.

 

Si apre ora il processo vero e proprio per riconoscere Beato il Servo di Dio Palatucci. Le testimonianze raccolte verranno trasferite alla Congregazione per le Cause dei Santi che dovrà pronunciarsi in merito. Palatucci è stato martirizzato nel lager di Dachau, sottolinea il postulatore …

 

“Era un cristiano e l’essere cristiano lo portava a salvare gli ebrei per comando divino, di amore e di carità”.

 

Palatucci rappresenta tutti quei cristiani accomunati al tragico destino degli ebrei nella persecuzione nazi-fascista e nello sterminio. Un segno, nel tempo dell’orrore, dell’affratellamento ebraico-cristiano. Ancora don Zuncheddu:

 

“Certamente Palatucci è un ecumenista ante litteram, che non ha guardato cioè alla differenza di religione, andando contro le leggi razziali del ’38. Palatucci è stato veramente un salvatore, perché ha obbedito soltanto alla sua coscienza di cristiano. E’ per questo che oggi gli ebrei non lo dimenticano e lo hanno già nominato – attraverso l’espressione della Knesset israeliana – “giusto fra le nazioni”. Gli ebrei non lo dimenticheranno mai. La Chiesa, a livello mondiale, vorrebbe proporre la figura di questo giovane che a soli 35 anni è stato capace di dare la sua vita per salvare gli altri. Noi cristiani attendiamo questo pronunciamento, che senz’altro ci sarà, così che Palatucci possa essere additato come una luce, come un esempio al mondo d’oggi, dove i valori sembrano essere veramente molto sbiaditi. Palatucci senz’altro li riporterà in luce”.

 

Altre cerimonie dedicate a Palatucci sono in programma per i prossimi giorni in diverse città italiane. Il 16 febbraio a Roma sarà consegnata, presso l'Istituto superiore di Polizia, una borsa di studio dedicata al martire e sarà piantato nel cortile dell’edificio un ulivo proveniente da Gerusalemme.

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VENTICINQUE ANNI FA, CON L’AVVENTO AL POTERE DELL’AYATOLLAH

KHOMEINI, NASCEVA IN IRAN LA REPUBBLICA ISLAMICA

- Intervista con padre Justo Lacunza Balda -

 

 

Una data spartiacque per l’Iran ma anche per i rapporti tra il mondo islamico e l’occidente: l’11 febbraio di 25 anni fa, saliva al potere l’ayatollah Khomeini. Aveva così inizio l’esperienza della Repubblica islamica, di fatto una teocrazia che in base al principio del “velayat-e faqih” affida al capo religioso il controllo sulle leggi e sulle istituzioni dello Stato. Per un’analisi sul significato e l’eredità della rivoluzione khomeinista, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Justo Lacunza Balda, preside del Pontificio istituto di studi arabi e d’islamistica:

 

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R. – Innanzitutto c’è un cambiamento profondo e fondamentale delle linee politiche dell’Iran. Si passa da un governo sotto lo scià della Persia ad una Repubblica islamica. L’arrivo di Khomeini comporta un cambiamento profondo delle istituzioni e degli aspetti sociali, economici, culturali e religiosi di tutto il Paese. Viene instaurata la Repubblica islamica dell’Iran che significa che l’Islam è il punto di appoggio e il polo intorno al quale si costruiscono le identità sociali, culturali, religiose ed anche istituzionali di questo Paese.

 

D. – Quali furono le caratteristiche del messaggio di Khomeini, che per anni in esilio a Parigi seppe efficacemente far uso di filmati e registrazioni audio per diffondere in Iran il suo pensiero?

 

R. – Penso che furono due: la necessità di risvegliare le coscienze dei musulmani in modo tale da prendere l’islam sul serio e restaurare il governo islamico soprattutto nella visione sciita della storia della religione e della fede. Per costruire una società islamica è necessario avere dei dirigenti, dei leader, dei politici, che siano esperti, dotti, grandi conoscitori dell’islam e dell’islam sciita. Sotto questo profilo, dunque, Khomeini avvia una grande trasformazione, una rivoluzione islamica all’interno dell’istituzione.

 

D. – Si può dire che il fondamentalismo islamico, come lo conosciamo oggi, affonda le sue radici nella rivoluzione khomeinista?

 

R. – Direi che, con la rivoluzione, il fondamentalismo inteso come una corrente, come una tempesta, riceve una grande accelerazione, una grande spinta. però l’imam Khomeini non è il punto di partenza. Khomeini appoggia un’altra visione del fondamentalismo. Il suo fondamentalismo non fa soltanto riferimento ai testi ma anche all’ordine pubblico. Fa riferimento alla morale pubblica e alla prassi politica religiosa e culturale, nonché economica internazionale. Viene tradotto l’Islam attraverso le istituzioni. E pone un grande problema: come abbinare, da una parte, il potere politico istituzionale e, dall’altra parte, l’autorità islamico-culturale nella situazione odierna degli Stati nazione.

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CHIESA E SOCIETA’

10 febbraio 2004

 

TRAGICA MORTE DI UN RELIGIOSO IN AFRICA:

LO SPAGNOLO FRATEL IGNACIO GARCIA ALONSO, 63 ANNI, UCCISO DA SCONOSCIUTI

NEL COLLEGIO DEI FRATELLI DELLE SCUOLE CRISTIANE CHE DIRIGEVA DA ANNI

 

BOBO DIOULASSO (BURKINA FASO). = Un’altra morte violenta di un membro della Chiesa Cattolica insanguina l’Africa. Fratel Ignacio Garcia Alonso, 63 anni, dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, è stato ucciso a colpi di arma da taglio nel suo ufficio di direttore del Collegio del suo Istituto ha nella località di Bobo Dioulasso, in Burkina Faso. E' quanto rende noto l'agenzia missionaria Fides, spiegando che i responsabili dell'omicidio sono fuggiti senza lasciare traccia. L'episodio è avvenuto intorno alle ore 13 del 6 febbraio, ma solo oggi è stata diffusa la notizia, riferita dall’agenzia Fides. Fratel Ignacio è stato ritrovato senza vita, colpito più volte al cranio con un machete. Il religioso, molto conosciuto in questa regione del Burkina Faso, era di nazionalità spagnola. Aveva trascorso più di 40 anni come missionario in Marocco, Niger e nell’attuale Paese che lo ospitava. Nello stesso Collegio di cui era da poco direttore, aveva prestato servizio come insegnante negli anni Settanta. I funerali si svolgeranno oggi e Fratel Ignacio sarà sepolto a Toussiana, circa 50 km da Bobo Dioulasso. (A.D.C.)

 

 

CELEBRATI OGGI IN ZIMBABWE I FUNERALI DEL VESCOVO DI GWERU,

FRANCIS XAVIER MUGADZI. IL PRESULE E’ MORTO ALL’ETA’ DI 73 ANNI

 

MUVONDE (ZIMBABWE). = Si è spento venerdì scorso, nell’ospedale della missio-ne di Muvonde nei pressi di Mvuma, monsignor Francis Xavier Mugadzi di 73 anni, dal 1988 vescovo di Gweru, località dello Zimbabwe centrale. La notizia è stata diffusa ieri dalla Conferenza episcopale locale. Una Messa da requiem verrà celebrata oggi nella cattedrale di Santa Teresa a Gweru. Domani, il feretro verrà accompagnato nella missione di Driafontein, dove verrà tumulato dopo una celebrazione eucaristica. Monsignor Mugadzi nasce a San Raphael, vicino alla missione di Gokomere. Dopo aver compiuto studi da insegnante, entra nel Seminario di maggiore di Chishawasha, nei pressi di Harare. Ordinato sacerdote nel 1964, si prodiga in diverse missioni nella diocesi di Gweru e nel 1976 venne nominato rettore del Seminario minore di Chikwingzha. Tre anni più tardi, ricopre lo stesso ruolo nel Seminario maggiore di Chishawasha. Nel 1981 viene nominato segretario nazionale per l’educazione della Conferenza episcopale dello Zimbabwe. (A.D.C.)

 

 

CONCLUSA A KABUL LA CONFERENZA DELL’ONU CONTRO LA DROGA.

EMERSO UN QUADRO ALLARMANTE, CHE VEDE L’AFGHANISTAN AL PRIMO POSTO

NELLA PRODUZIONE MONDIALE DI OPPIO.

IL PREMIER KARZAI CHIEDE AIUTI INTERNAZIONALI

 

KABUL. =  La coltivazione di oppio in Afghanistan nel 2003 ha rag-giunto una produzione che si stima intorno a 3600 tonnellate, il sei per cento in più del 2002, e si prevede per l’anno in corso un ulteriore aumento. L’allarme arriva da Kabul e a lanciarlo è lo stesso presidente afgano, Hamid Karzai, durante due giorni di conferenza organizzata dall’Onu, per lo studio e la lotta del fenomeno droga e crimine (Unodc). Il premier afgano - ha ricordato - come i pro-venti dei traffici di droga servano a finanziare il terrorismo. Ha chiesto quindi aiuti internazionali per combattere il narcotraffico. Secondo quanto emerge dalle dichiarazioni del presidente Karzai, l’oppio prodotto in Afghanistan equivale a due terzi di tutta la produzione mondiale, per un valore complessivo stimato intorno ai 2 miliardi di euro. Il dato preoccupante è che la produzione non solo continua ad aumentare ma si starebbe estendendo, a causa della diffusa povertà e della mancanza di alternative di sopravvivenza, anche ad aree in passato non interessate alla coltivazione. Il fenomeno, dopo la sconfitta del regime dei Talebani, sembrava essere diminuito, perché il governo aveva provveduto a distruggere i laboratori di produzione. Ma dopo appena due anni, l’Afghanistan è risultato di nuovo il maggior produttore di oppio, da cui si ricava l’eroina. (F.C.)

 

 

OGGI SI È SVOLTA A GULU, IN UGANDA, LA VISITA DELLA COMMISSIONE

PER I DIRITTI UMANI DEL SENATO ITALIANO. SODDISFATTI I MISSIONARI

CHE CHIEDONO SOLUZIONI NEGOZIATE PER RISOLVERE LA GUERRA CIVILE

CHE DILANIA IL PAESE DA 15 ANNI

 

GULU. = Con grande soddisfazione di un gruppo di missionari dell’Arlpi, Acholi religius leader’s peace iniziative, è stata accolta oggi a Gulu, in Uganda, una delegazione della “Commissione per i diritti umani del Senato italiano”, impegnata a trovare una soluzione negoziata alla crisi che sconvolge il nord dell’Uganda. Il ricordo corre inevitabilmente al massacro di due giorni fa, perpetrato da parte dei ribelli, sempre nel nord dell’Uganda e nel quale sono morti 15 civili e 5 guerriglieri. Anche all’attacco nel campo profughi, mercoledì scorso, che ha provocato 50 morti e una settantina di feriti. Per non parlare del numero incalcolabile di persone rapite, soprattutto bambini. La missione parlamentare, composta dai senatori Enrico Pianetta, Antonio Iovene e Alessandro Forlani, si è riunita con i rappresentanti del Vicariato di Gulu per discutere la situazione. Dopo la presentazione dettagliata della situazione, ai senatori sono state illustrate alcune proposte concrete indirizzate alla comunità internazionale. L’auspicio espresso da padre Guido Oliana, Superiore Provinciale dei comboniani a Kampala, è che l’Italia si faccia interprete di un popolo dilaniato e che le iniziative negoziali vengano sostenute in sede europea e presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. (F.C.)

 

 

UN CONCERTO PER CORO E ORCHESTRA DEDICATO AL “CANTICO DEI CANTICI”:

A PROPORLO, PER IL GIORNO DI SAN VALENTINO,

LE ACLI E LE COMUNITA’ EBRAICHE ITALIANE

COME METAFORA DEL RISPETTO DELLE DIVERSE IDENTITA’

 

ROMA. = Una serata di grande spettacolo e di musica dal vivo ispirato dai versi del Poema d’amore per eccellenza, il Cantico dei Cantici. Teatro dell’evento, il prossimo 14 febbraio, sarà la chiesa romana di S. Maria in Ara Coeli. A proporre per il giorno di S. Valentino questo concerto per coro e orchestra sono le Acli, Associazioni cristiane lavoratori italiani, in collaborazione con l’Unione comunità ebraiche italiane (Ucei). Ma numerosi saranno anche i contributi artistici: la lettura teatrale del testo del Cantico eseguita dagli attori Flavio Bucci e Claudia Koll. Altamente simbolica, tanto per gli ebrei quanto per i cristiani, sarà la presenza dell’Orchestra sinfonica di Lublino, diretta dal maestro Flavio Emilio Scogna, l’adesione all’iniziativa di Luis Bacalov, già Premio Oscar per la colonna sonora del film Il Postino. Acli e Ucei, si legge nel comunicato di presentazione dell’evento, “hanno scelto il poema dell’amore per eccellenza come simbolo dell’incontro con l’altro, dove il colloquio d’amore sponsale tra l’uomo e la donna diventa metafora di dialogo nel rispetto delle diverse identità . “Un evento per continuare a gettare ponti - ha affermato Bobba, presente oggi alla conferenza stampa di presentazione - perché non abbiamo dimenticato il terrorismo internazionale, la guerra in Iraq, Nassirya, i recenti sondaggi sull’antisemitismo... E davanti a questi fatti siamo sempre più convinti che occorra continuare a preparare la pace, attraverso momenti e percorsi  di conoscenza, di scambio, di reciprocità tra le persone, i popoli, le culture, le religioni.”

 

 

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24 ORE NEL MONDO

10 febbraio 2004

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Un tragico incidente ha colpito, stamani, gli Emirati Arabi: un aereo appartenente ad una compagnia iraniana è precipitato poco dopo il decollo causando la morte di almeno 43 passeggeri. Lo rileva l’emittente televisiva del Paese arabo aggiungendo che cinque persone sono sopravvissute al drammatico impatto avvenuto a Sharjah, l’emirato a Nord-Est della capitale Dubai.

 

Ancora violenze in Iraq. Almeno 45 persone sono morte ed oltre 150 sono rimaste ferite per l’esplosione di un’autobomba davanti ad una stazione di polizia a Iskandariya, 40 chilometri a Sud di Baghdad. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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“L’autobomba è stata parcheggiata fuori dalla stazione di polizia”, ha detto un agente precisando che l’esplosione ha fatto crollare parte del commissariato e della sede del vicino tribunale. L’incremento delle “capacità operative” della guerriglia in Iraq, preoccupa i servizi segreti italiani. Un’evoluzione della situazione, legata anche al contesto internazionale, aumenta infatti il livello di rischio per il contingente italiano dislocato nel Paese arabo. A rilevarlo è la relazione semestrale al Parlamento dei Servizi di informazione che descrive un quadro di pericolo nell’area, sia per le forze della coalizione che per la popolazione civile, e attribuisce gli attentati degli ultimi mesi a guerriglieri iracheni ma anche “ad elementi islamici oltranzisti provenienti dall'estero”. In Iraq si deve intanto registrare un nuovo, eccellente arresto. Le forze americane hanno catturato Muhsin Khadr al-Khafaji, il cosiddetto “3 di quadri” che occupava il 48.mo posto nella lista dei 55 iracheni ricercati del vecchio regime di Saddam Hussein. L’esercito statunitense ha offerto 16 milioni e mezzo di dollari per la cattura di 5 uomini accusati di pianificare la guerriglia, confermando anche l’esistenza di un documento in cui emerge che Al Qaeda sta pianificando una guerra tra le comunità sciita e sunnita irachene.

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Ad Haiti non si arrestano gli scontri tra oppositori del governo e sostenitori del capo di Stato, Jean Bertrand Aristide. La polizia ha ripreso il controllo della località portuale di Saint Marc, nel nord del Paese. Nel corso di questa operazione sono morti due rivoltosi ed il bilancio complessivo delle vittime è salito ad almeno 42 persone. Sulla delicata situazione dell’isola ci riferisce Maurizio Salvi:

 

 

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Dopo aver subito l’occupazione di Les Gonaives, la quarta città del Paese, e varie altre località, il governo ha organizzato ora una controffensiva che per il momento ha permesso di sottrarre all’opposizione la località di Saint Marc. Radio, televisione e giornali assicurano che la situazione è sull’orlo dell’anarchia, soprattutto perché fautori ed oppositori di Aristide sembrano avere forze equivalenti. L’emergenza è, però, grande e per questo l’Onu, la Francia e gli Stati Uniti hanno ammonito ieri le parti ad abbandonare la lotta armata e a sedersi ad un tavolo delle trattative per cercare una soluzione negoziata.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Secondo gli osservatori, Haiti rischia il 33.mo colpo di Stato in 200 anni di indipendenza. Della gravità della situazione, Debora Donnini ha parlato con Emilia Ceolan, coordinatrice per America centrale e Caraibi del Movimento Laici America Latina:

 

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R. – Parlare di colpo di Stato vuol dire che non ci sono solo le forze di opposizione ma c’è qualcosa che scricchiola anche all’interno della parte del Parlamento favorevole ad Aristide. Altrimenti si parlerebbe solo di ribellione e non di colpo di Stato. Può darsi, quindi, che ci sia un fronte ampio e che si tenti con la forza di destituire Aristide.

 

D. – Che cosa rappresenta Aristide per Haiti?

 

R. – Aristide rappresentava la speranza di un processo democratico. Purtroppo il suo governo deluso proprio per le riforme, per le possibilità per la popolazione e per il processo democratico. Oggi in Haiti non c’è più fiducia neanche nelle elezioni.

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Un nuovo coinvolgimento internazionale nella crisi mediorientale. E’ questo l’obiettivo della visita in Europa del premier palestinese Ahmed Qurei, detto Abu Alà, che incontrerà oggi pomeriggio, a Roma, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Nel complesso scenario israeliano si deve inoltre registrare l’esame della Corte suprema del ricorso, da parte di organizzazioni per la difesa dei diritti umani, contro il muro al confine con la Cisgiordania. In Israele, intanto, sono buone le condizioni di salute del premier Ariel Sharon, dopo l’operazione di urgenza per l’estrazione di calcoli ai reni.

 

Il presidente del Consiglio italiano, Berlusconi, è giunto a Sirte per una breve visita in Libia, nel corso della quale avrà una serie di colloqui con il leader libico Muammar Gheddafi. Quella di Berlusconi è la prima visita di un premier occidentale in Libia dopo l’apertura di Tripoli sulla questione delle armi di distruzione di massa.

 

Il Consiglio dei Guardiani, la Corte costituzionale iraniana controllata dai conservatori, ha reso nota oggi la lista definitiva degli oltre 5 mila candidati ammessi alle legislative del prossimo 20 febbraio. Più di 2.500 candidati, su un totale di 8.144, sono stati esclusi dalle liste per le consultazioni e tra questi la maggior parte degli esclusi sono deputati riformisti. Ma quali ripercussioni avrà la decisione del Consiglio dei Guardiani sul futuro democratico dell’Iran? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale del quotidiano “Sole 24 Ore”, in partenza per Teheran:

 

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R. – Siamo davanti alla fase finale di quel periodo di riforme iniziato nel ’97, con l’elezione alla presidenza della Repubblica islamica di Mohammad Khatami. L’esclusione in massa dei candidati riformisti è praticamente la conclusione di una sorta di “golpe bianco”, di colpo di Stato strisciante, che mette in luce la lotta di potere feroce che c’è stata all’interno della leadership iraniana.

 

D. – Si può leggere quindi come un fallimento della linea riformista, più morbida, di Khatami?

 

R. – Si tratta di un fallimento che, però, aveva già avuto dei segnali importanti e negativi negli ultimi due anni. Dopo la riconferma elettorale del 2000, le elezioni municipali dello scorso anno erano state ampiamente disertate da un elettorato ormai disilluso, perché i più importanti passi chiesti dai riformisti per cambiare le leggi della Repubblica islamica erano stati respinti dall’apparato conservatore, che ha in mano tutte le leve del potere.

 

D. – Il 20 febbraio, come si presenterà la compagine riformatrice alle elezioni?

 

R. – Nel fronte riformatore ci sono da due componenti principali. Una è rappresentata dai sostenitori diretti di Khatami e forma il fronte riformista più morbido. Il fronte riformista più radicale è invece rappresentato da Mohammad Reza Khatami, fratello del presidente, che non si presenterà alle elezioni e dalle quali gran parte dei suoi candidati è stata esclusa. E’ quindi presumibile che il 20 febbraio ci sarà una bassissima affluenza al voto e probabilmente i conservatori si accaparreranno la maggior parte dei seggi, chiudendo il cerchio intorno all’ala riformista del potere.

 

D. – Dopo il voto, che a questo punto appare sbilanciato, come cambierà la presidenza Khatami?

 

R. – La presidenza Khatami è arrivata, anch’essa, alla sua fase finale. Il prossimo anno ci saranno nuove elezioni presidenziali e sarà difficile che ritroveremo Khatami sulla scena. Quindi pure quel tentativo di vernice di democrazia degli ultimi anni, credo, è andato a vuoto.

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La Corea del Nord ha negato oggi di aver ricevuto dal Pakistan tecnologia per lo sviluppo di armamenti nucleari. La scorsa settimana, in una confessione alle televisioni pakistane, il maggior esperto atomico di Islamabad aveva confermato di aver fornito le sue conoscenze a Libia, Iran e Corea del Nord:

 

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Il ministero degli Esteri di Pyongyang ha definito una “pura” bugia la presunta acquisizione di tecnologie nucleare dal Pakistan ed ha accusato gli Stati Uniti di aver gonfiato la notizia per far sembrare plausibili le accuse americane relative ad un programma nordcoreano per la lavorazione dell’uranio. La Corea del Nord smentisce, quindi, la confessione dello scienziato ed eroe nazionale pachistano, Abdul Qadeer Khan, al quale i pachistani attribuiscono il merito del successo del locale programma nucleare, sviluppato in aperta contrapposizione a quello del tradizionale nemico del Pakistan, l’India. Da tempo Washington sospettava un flusso di informazione sulla tecnologia nucleare dal Pakistan alla Corea del Nord. Nell’ottobre del 2003 gli Stati Uniti accusarono direttamente Pyongyang, fornendo le prove del programma nucleare nordcoreano che sarebbe stato perseguito in violazione degli accordi bilaterali del ’94 tra Pyongyang e Washington.

 

Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.

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Secondo i sondaggi, il senatore John Kerry  sembra avviato a raccogliere oggi in Virginia e nel Tennessee le sue prime vittorie di queste primarie al Sud. Si tratta delle consultazioni elettorali che designeranno il candidato democratico alla Casa Bianca. Intanto il presidente Bush, in visita nello Stato del Missouri, ha assicurato ai suoi elettori che l’economia americana si sta riprendendo grazie a un calo delle imposte.

 

“Non c’è ancora molto tempo per arrivare ad un accordo finale sul progetto di unificazione e per permettere a Cipro di entrare unita nell'Unione Europea”. E’ la dichiarazione del segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan rilasciata prima dell’incontro, previsto oggi, a New York, con il leader turco-cipriota, Rauf Denktash, ed il presidente greco-cipriota, Tassos Papadopoulos.

 

Nuovo massacro in Uganda. I ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore hanno massacrato almeno 10 civili – 30 secondo altre fonti – in un attacco sferrato due giorni fa nel villaggio di Ojuru, nel  nord del Paese.

 

L’Etiopia continua ad essere teatro di sanguinosi combattimenti che stanno sconvolgendo soprattutto l’area occidentale del Paese, non lontana dal confine con il Sudan. Il controllo e lo sfruttamento delle terre sono i motivi degli scontri che hanno causato, nel solo mese di dicembre scorso, la morte di almeno 100 persone.

 

Caso Parmalat. Nel registro degli indagati della Procura di Milano risultano iscritte sette banche e i relativi funzionari. L'accusa ipotizzata è concorso in aggiotaggio.  Nel frattempo l’imprenditore Calisto Tanzi ha potuto lasciare stamani il carcere di San Vittore per trasferirsi al penitenziario di Parma.

 

 

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