RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 41 - Testo della
Trasmissione di martedì 10 febbraio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Annunciato
per il 19 febbraio il Concistoro ordinario pubblico per sei nuove
canonizzazioni.
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Il dramma
delle Foibe: un massacro occultato da non dimenticare. Intervista con Augusto
Sinagra
CHIESA E SOCIETA’:
Celebrati
oggi in Zimbabwe i funerali del vescovo di Gweru, Francis Xavier Mugadzi
Conclusa a Kabul la
Conferenza dell’Onu contro la droga
In
Iraq almeno 45 morti e oltre 150 feriti per l’esplosione a sud di Baghdad
Ad Haiti
le forze governative riprendono il controllo della località portuale di Saint
Marc.
10 febbraio 2004
IN UDIENZA DAL PAPA IL VICE
PRIMO MINISTRO DEL KUWAIT
Giovanni Paolo II ha ricevuto
stamani lo sceicco Jaber Moubarak Al‑Hamad Al‑Sabah, vice primo
ministro e ministro della Difesa del Kuwait. Il Paese arabo ha un’estensione
territoriale di 17mila e 800 chilometri quadrati, poco più della Regione
italiana Lazio. Gli abitanti sono circa 2 milioni, di cui circa 150 mila di religione
cattolica. La Chiesa del Kuwait è articolata in due circoscrizioni ecclesiastiche.
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattinata, il
Papa ha ricevuto un gruppo di presuli francesi al termine dalla visita ad
Limina.
In Ucraina, Giovanni Paolo II ha
dato il suo assenso all’elezione fatta dal Sinodo della Chiesa cattolica
ucraina del reverendo Vasyl Semeniuk, protosincello dell’Eparchia di
Ternopil-Zboriv, a vescovo ausiliare della medesima Eparchia, assegnandogli in
pari tempo la sede titolare di Castra severiana.
Il Papa ha nominato nunzio
apostolico in Guatemala mons. Bruno Musarò, arcivescovo di Abari, finora nunzio
apostolico in Madagascar, in Maurizio e nelle Seychelles e delegato Apostolico
nelle Isole Comore e a La Réunion.
Negli Stati Uniti, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Portland, presentata da mons. Joseph John Gerry, per
sopraggiunti limiti di età. Il Santo Padre ha nominato suo successore mons.
Richard Joseph Malone, finora vescovo di Aptuca ed Ausiliare di Boston.
Sempre negli Stati Uniti, il
Pontefice ha accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliare della diocesi di
Madison, presentata da mons. George O. Wirz, per sopraggiunti limiti d’età.
ANNUNCIATO
PER IL 19 FEBBRAIO IL CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO
PER
SEI NUOVE CANONIZZAZIONI
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Saranno sei i Beati, quattro uomini e due donne, sulla cui
canonizzazione i cardinali si esprimeranno nel Concistoro ordinario pubblico
convocato per giovedì 19 febbraio, alle ore 11, nella Sala Clementina in
Vaticano.
Ecco un loro breve profilo biografico. Don Luigi Orione,
fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza e della Congregazione
delle Piccole Suore Missionarie della Carità, vissuto tra la fine del 1870 e i
primi quattro decenni del Novecento e protagonista di una vita interamente
spesa a favore del riscatto sociale dei più poveri. Di vent’anni più giovane,
padre Annibale Maria di Francia, messinese, fu l’apostolo della preghiera e
dell'azione in favore delle vocazioni: azione che continua nell’opera dei Padri Rogazionisti del Cuore
di Gesù e delle Suore Figlie del Divino Zelo, entrambi congregazioni da lui
fondate. Sarà Santo anche Giuseppe Manyanet y Vives, il sacerdote
spagnolo fondatore
della Congregazione dei Figli della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe e
delle Missionarie Figlie della Sacra Famiglia di Nazareth. Promosse
la costruzione della Chiesa della Santa Famiglia a Barcellona su progetto di
Antonio Gaudì. Dalla Spagna al Libano, che vedrà canonizzato Nimatullah al Hardini, monaco e sacerdote
dell'Ordine libanese maronita e padre spirituale di San Charbel. Nato agli inizi
dell’Ottocento, fu beatificato da Giovanni Paolo II il 10 maggio del ’98.
E’ una
vita breve e sofferta, segnata dalla morte dei 4 figli, ma anche ricca di opere
di carità quella che segna la nobile cremonese Costanza Cerioli, vissuta tra il
1816 e il 1865. Dopo la morte del marito, trova conforto nella fede cristiana e
si mette al servizio degli umili e degli orfani della campagna. Nel 1857,
formula i voti di povertà, obbedienza e castità e il gruppo da lei fondato
diviene l’Istituto
dei religiosi e delle religiose della Sacra Famiglia. Costanza cambia il nome in quello di suor Paola Elisabetta. Infine, la Beata Gianna Beretta Molla, morta a 39
anni, nel 1962, dopo aver scelto di sacrificare la propria vita pur di dare
alla luce la sua quarta figlia, Gianna Emanuela.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la tragica
notizia dell'assassinio - in Burkina Faso - di fratel Ignazio Garcia
Alonso, dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
Sempre in prima, un articolo
dal titolo “11 febbraio 1929 - 18 febbraio 1984: due tappe significative”.
Nelle vaticane, una pagina
dedicata alle Lettere pastorali dei vescovi italiani.
Nelle estere, in rilievo la
nuova strage che ha insanguinato il tormentato territorio: un’autobomba ha
provocato 45 morti e 150 feriti.
L’intervento della Santa Sede
durante i lavori della 52.ma sessione della Commissione dello Sviluppo Sociale;
l’intervento - svolto dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore
permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite - è sul
tema: “L’adozione di politiche familiari all’altezza delle sfide attuali sarà
garanzia per l’avvenire della democrazia”.
Nella pagina culturale, un
contributo di Clotilde Paternostro su una mostra di opere dello scultore
Francesco Messina, allestita presso il Museo Omero di Ancona.
Per l’“Osservatore libri”, un
approfondito articolo di Danilo Veneruso sul volume - a cura di P.
Pecorari - dal titolo “Italia economica. Tempi e fenomeni del cambiamento
(1861-1963)”.
Nelle pagine italiane, in
rilievo i temi della giustizia e delle riforme.
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10 febbraio 2004
LE
INIZIATIVE DI QUESTI GIORNI PER LA CELEBRAZIONE DOMANI A LOURDES
DELLA
12.MA GIORNATA DEL MALATO, NEL 150.MO ANNO
DALLA
PROCLAMAZIONE DEL DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE.
DAL
DIBATTITO SUI TEMI DELLA SALUTE L’APPELLO
PER
UNA BIOETICA APERTA AL TRASCENDENTE
La
cittadella mariana di Lourdes rivive in questi giorni la sua storia, lunga,
secolare, tutta cristiana. Domani, 11 febbraio nel 150.mo anno dalla proclamazione
del dogma dell’Immacolata Concezione da parte di Papa Pio IX, si celebra la
12.ma Giornata mondiale del malato. A Lourdes la Madonna apparve 4 anni dopo la
proclamazione del dogma. Apparve per la prima volta l’11 febbraio del 1858 alla
piccola Bernardette Subirou e nell’apparizione si definì proprio l’Immacolata
Concezione. A Lourdes padre Gianfranco Grieco ha seguito le iniziative di ieri
e di questa mattina e in particolare il dibattito sui temi della salute guidato
dalla riflessione del cardinale Lozano Barragan.
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La Chiesa cattolica è per una bioetica aperta verso il
trascendente. I temi trattati sono stati ampi: dall’eutanasia, all’aborto,
all’Aids. Si è guardato soprattutto ai Paesi dell’Occidente “avanzato”, come
può essere il Belgio, la stessa Francia, dove è in corso un dibattito in
Parlamento sull’eutanasia. Il tema dell’eutanasia non è stato ancora approvato
e il cardinale Barbarin di Lione ha detto che l’importante è che “i cattolici
combattano fino alla fine, anche se forse si perderà questa battaglia”. Il tema
dell’eutanasia è stato affrontato anche dal vescovo di Bruges, mons. Roger, che
ha portato ai presuli presenti e agli addetti ai lavori tutta l’esperienza, drammatica,
che il Belgio cerca di portare avanti negli ospedali laici. Gli ospedali cattolici hanno detto giustamente
‘no’ all’eutanasia ma viene effettuata negli ospedali civili.
Si pone un problema pastorale, quando un presbitero, un
diacono, viene chiamato ad assistere un ammalato che sceglie di morire per un
momento di preghiera, un momento di ascolto, un momento di consiglio. Dal punto
di vista pastorale, in che modo la Chiesa deve rispondere, proponendo anche un
nuovo vademecum per quanto riguarda la morte senza dolore, la morte di una
persona che sceglie l’eutanasia? Tra le iniziative, suggestiva è stata ieri
sera la processione mariana, con la fiaccolata e la recita del Santo Rosario in
più lingue. A guidarla è stato il cardinale Barbarin, che oltre ad essere
arcivescovo di Lione, è anche responsabile della pastorale della salute in
tutta la Francia. Oggi pomeriggio, dopo una riflessione teologica-medica, cioè sulle applicazioni
nel campo della biogenetica, ci saranno anche alcune riflessioni sul rapporto
Immacolata Concezione e malati a Lourdes. Protagonista è la grotta di
Masabielle, dove è apparsa la Madonna alla piccola veggente, meta di continui
pellegrinaggi.
Da Lourdes, per la radio Vaticana, padre Gianfranco
Grieco.
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UN MASSACRO OCCULTATO DA NON DIMENTICARE
- Intervista con Augusto Sinagra -
“Non esistono tragedie di serie
A e tragedie di serie B”. Così il vicepresidente del Consiglio italiano,
Gianfranco Fini, ha ricordato oggi la tragedia delle Foibe e degli esuli giuliano-dalmati
che fece seguito alla Firma del trattato di pace di Parigi del 10 febbraio
1947. Già il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, aveva invitato ieri il
Paese a “fare memoria con dolore e
rispetto”. E tra oggi e domani alla Camera i gruppi parlamentari sceglieranno se istituire o meno la proposta di legge su una giornata della memoria:
un’iniziativa per non dimenticare un doloroso, troppo a lungo taciuto, capitolo
della storia d’Italia in cui migliaia di uomini, bollati dai loro connazionali
come “nemici del popolo”, furono uccisi a coppie, legati sull’orlo delle
voragini carsiche e falciati a raffiche di mitragliatrice.
Una carneficina che colpì ex
fascisti, ma anche antifascisti, e che fu un intreccio di odi diversi: etnico,
nazionale e ideologico. Ma perché tali atrocità sono state dimenticate? Paolo
Ondarza ha intervistato Augusto Sinagra, docente di diritto delle Comunità
europee all’Università “La Sapienza” di Roma e promotore della giornata della
memoria per i martiri delle foibe.
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R. – Penso che sia stata dimenticata per diverse ragioni.
Una, secondo me, è di tipo schizofrenico e riguarda la nazione italiana.
Intendo dire che nel ’15-’18 avevamo vinto e si era convinti che avevamo perso;
nel ’40-’45 abbiamo perso e siamo ancora tutti convinti che abbiamo vinto. E
allora, ricordare che si erano perse le province di Zara, di Fiume, di Pola,
l’Alto Isonzo, il Sabotino e quant’altro, ricordare che c’era stata una pulizia
etnica, un genocidio, un danno della presenza autoctona italiana, faceva
ricordare che allora forse la guerra era stata persa. E poi, ci sono altri motivi:
la complicità dei governi di allora con l’opposizione comunista per cui si
cercava di mantenere buoni rapporti. Direi anche che il partito comunista italiano
era in qualche modo moralmente complice di quello che era avvenuto e ha avuto
tutte le ragioni e tutto l’interesse per calare il silenzio, anzi per favorire
il falso storico! Il dizionario della lingua italiana di Carlo Salinari alla
voce ‘foibe’ riporta che si trattava di cavità carsiche dove i nazisti
uccidevano le proprie vittime. Cioè, è un falso storico totale! Non mi pare che
i governi e neanche il governo di centrodestra, abbiano avuto cura di
porsi questo problema, finora.
D. – Avvocato Sinagra, ricordare perché?
R. – Ricordare per ricostruire una memoria comune,
ricordare per contribuire ad un risultato di pacificazione nazionale, il che
significa raggiungere una verità
storica, innanzitutto. Ricordare per restituire la verità a chi è stato
derubato della verità. Perché tanti italiani non andarono lì per il gusto di
farsi ammazzare. Anche se erano i combattenti della Divisione X, erano italiani!
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GIOVANNI
PALATUCCI PRESTO BEATO:
CONCLUSA
OGGI LA FASE DIOCESANA DEL PROCESSO DI CANONIZZAZIONE
PER IL
QUESTORE DI FIUME CHE SALVO’ LA VITA A MIGLIAIA DI EBREI
- Ai
nostri microfoni il postulatore Don Gianfranco Zuncheddu -
Nel 59.mo anniversario del sacrificio di Giovanni
Palatucci, ultimo questore italiano di Fiume, morto nel lager di Dachau dopo
aver salvato la vita a migliaia di ebrei durante l’occupazione nazista della
Riviera Adriatica, questa mattina alla Questura di Trieste è stata scoperta una
targa alla memoria, benedetta dal vescovo Eugenio Ravignani. Intanto nel
Palazzo del Vicariato a Roma si è chi,usa alla presenza del cardinale vicario
Camillo Ruini, l’inchiesta diocesana del processo di canonizzazione, avviata il
9 ottobre 2002. Il cardinale Ruini ha voluto esaltare in Palatucci “la
soprannaturale carità di Dio e l’amore del prossimo”, ricordandolo quale
“testimone del sacrificio anche cruento della Chiesa cattolica nell’immane contesa
che contrappose sul piano ideologico, politico e militare il nazifascismo e le
potenze alleate”. Al microfono di A.V., il postulatore della causa di
canonizzazione, don Gianfranco Zuncheddu, ci parla di Giovanni Palatucci:
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“Il Tribunale del Vicariato ha ascoltato 41 testimoni,
molti dei quali hanno vissuto con Palatucci e di cui alcuni sono ebrei. Durante
la Shoah, Giovanni Palatucci è stato la “mano di Dio” per 6-7 mila ebrei, che
ha strappato in sette anni – dal ’37 al ’44 – ai forni crematori, operando in
semplicità e da buon laico cristiano. A soli 35 anni ha dato la vita, immolandosi
a Dachau”.
Si
apre ora il processo vero e proprio per riconoscere Beato il Servo di Dio Palatucci.
Le testimonianze raccolte verranno trasferite alla Congregazione per le Cause
dei Santi che dovrà pronunciarsi in merito. Palatucci è stato martirizzato nel
lager di Dachau, sottolinea il postulatore …
“Era un cristiano e l’essere cristiano lo portava a
salvare gli ebrei per comando divino, di amore e di carità”.
Palatucci
rappresenta tutti quei cristiani accomunati al tragico destino degli ebrei
nella persecuzione nazi-fascista e nello sterminio. Un segno, nel tempo
dell’orrore, dell’affratellamento ebraico-cristiano. Ancora don Zuncheddu:
“Certamente Palatucci è un ecumenista ante litteram, che
non ha guardato cioè alla differenza di religione, andando contro le leggi
razziali del ’38. Palatucci è stato veramente un salvatore, perché ha obbedito
soltanto alla sua coscienza di cristiano. E’ per questo che oggi gli ebrei non
lo dimenticano e lo hanno già nominato – attraverso l’espressione della Knesset
israeliana – “giusto fra le nazioni”. Gli ebrei non lo dimenticheranno mai. La
Chiesa, a livello mondiale, vorrebbe proporre la figura di questo giovane che a
soli 35 anni è stato capace di dare la sua vita per salvare gli altri. Noi
cristiani attendiamo questo pronunciamento, che senz’altro ci sarà, così che
Palatucci possa essere additato come una luce, come un esempio al mondo d’oggi,
dove i valori sembrano essere veramente molto sbiaditi. Palatucci senz’altro li
riporterà in luce”.
Altre cerimonie dedicate a Palatucci sono in programma per
i prossimi giorni in diverse città italiane. Il 16 febbraio a Roma sarà
consegnata, presso l'Istituto superiore di Polizia, una borsa di studio
dedicata al martire e sarà piantato nel cortile dell’edificio un ulivo
proveniente da Gerusalemme.
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VENTICINQUE
ANNI FA, CON L’AVVENTO AL POTERE DELL’AYATOLLAH
KHOMEINI,
NASCEVA IN IRAN LA REPUBBLICA ISLAMICA
-
Intervista con padre Justo Lacunza Balda -
Una data
spartiacque per l’Iran ma anche per i rapporti tra il mondo islamico e
l’occidente: l’11 febbraio di 25 anni fa, saliva al potere l’ayatollah Khomeini.
Aveva così inizio l’esperienza della Repubblica islamica, di fatto una
teocrazia che in base al principio del “velayat-e faqih” affida al capo
religioso il controllo sulle leggi e sulle istituzioni dello Stato. Per
un’analisi sul significato e l’eredità della rivoluzione khomeinista,
Alessandro Gisotti ha intervistato padre Justo Lacunza Balda, preside del
Pontificio istituto di studi arabi e d’islamistica:
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R. –
Innanzitutto c’è un cambiamento profondo e fondamentale delle linee politiche
dell’Iran. Si passa da un governo sotto lo scià della Persia ad una Repubblica
islamica. L’arrivo di Khomeini comporta un cambiamento profondo delle
istituzioni e degli aspetti sociali, economici, culturali e religiosi di tutto
il Paese. Viene instaurata la Repubblica islamica dell’Iran che significa che
l’Islam è il punto di appoggio e il polo intorno al quale si costruiscono le
identità sociali, culturali, religiose ed anche istituzionali di questo Paese.
D. – Quali furono le caratteristiche del messaggio di
Khomeini, che per anni in esilio a Parigi seppe efficacemente far uso di
filmati e registrazioni audio per diffondere in Iran il suo pensiero?
R. – Penso che furono due: la necessità di risvegliare le
coscienze dei musulmani in modo tale da prendere l’islam sul serio e restaurare
il governo islamico soprattutto nella visione sciita della storia della religione
e della fede. Per costruire una società islamica è necessario avere dei
dirigenti, dei leader, dei politici, che siano esperti, dotti, grandi
conoscitori dell’islam e dell’islam sciita. Sotto questo profilo, dunque, Khomeini
avvia una grande trasformazione, una rivoluzione islamica all’interno
dell’istituzione.
D. – Si può dire che il fondamentalismo islamico, come lo
conosciamo oggi, affonda le sue radici nella rivoluzione khomeinista?
R. – Direi che, con la rivoluzione, il fondamentalismo
inteso come una corrente, come una tempesta, riceve una grande accelerazione,
una grande spinta. però l’imam Khomeini non è il punto di partenza. Khomeini
appoggia un’altra visione del fondamentalismo. Il suo fondamentalismo non fa
soltanto riferimento ai testi ma anche all’ordine pubblico. Fa riferimento alla
morale pubblica e alla prassi politica religiosa e culturale, nonché economica
internazionale. Viene tradotto l’Islam attraverso le istituzioni. E pone un
grande problema: come abbinare, da una parte, il potere politico istituzionale
e, dall’altra parte, l’autorità islamico-culturale nella situazione odierna
degli Stati nazione.
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10 febbraio 2004
TRAGICA MORTE DI UN RELIGIOSO IN AFRICA:
LO
SPAGNOLO FRATEL IGNACIO GARCIA ALONSO, 63 ANNI, UCCISO DA SCONOSCIUTI
NEL
COLLEGIO DEI FRATELLI DELLE SCUOLE CRISTIANE CHE DIRIGEVA DA ANNI
BOBO
DIOULASSO (BURKINA FASO). = Un’altra morte violenta di un membro della Chiesa
Cattolica insanguina l’Africa. Fratel Ignacio Garcia Alonso, 63 anni,
dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, è stato ucciso a colpi di
arma da taglio nel suo ufficio di direttore del Collegio del suo Istituto ha
nella località di Bobo Dioulasso, in Burkina Faso. E' quanto rende noto
l'agenzia missionaria Fides, spiegando che i responsabili dell'omicidio sono
fuggiti senza lasciare traccia. L'episodio è avvenuto intorno alle ore 13 del 6
febbraio, ma solo oggi è stata diffusa la notizia, riferita dall’agenzia Fides.
Fratel Ignacio è stato ritrovato senza vita, colpito più volte al cranio con un
machete. Il religioso, molto conosciuto in questa regione del Burkina Faso, era
di nazionalità spagnola. Aveva trascorso più di 40 anni come missionario in
Marocco, Niger e nell’attuale Paese che lo ospitava. Nello stesso Collegio di
cui era da poco direttore, aveva prestato servizio come insegnante negli anni
Settanta. I funerali si svolgeranno oggi e Fratel Ignacio sarà sepolto a Toussiana,
circa 50 km da Bobo Dioulasso. (A.D.C.)
CELEBRATI
OGGI IN ZIMBABWE I FUNERALI DEL VESCOVO DI GWERU,
FRANCIS XAVIER MUGADZI. IL PRESULE E’ MORTO
ALL’ETA’ DI 73 ANNI
MUVONDE
(ZIMBABWE). = Si è spento venerdì scorso, nell’ospedale della missio-ne di
Muvonde nei pressi di Mvuma, monsignor Francis Xavier Mugadzi di 73 anni, dal
1988 vescovo di Gweru, località dello Zimbabwe centrale. La notizia è stata
diffusa ieri dalla Conferenza episcopale locale. Una Messa da requiem verrà
celebrata oggi nella cattedrale di Santa Teresa a Gweru. Domani, il feretro
verrà accompagnato nella missione di Driafontein, dove verrà tumulato dopo una
celebrazione eucaristica. Monsignor Mugadzi nasce a San Raphael, vicino alla
missione di Gokomere. Dopo aver compiuto studi da insegnante, entra nel
Seminario di maggiore di Chishawasha, nei pressi di Harare. Ordinato sacerdote
nel 1964, si prodiga in diverse missioni nella diocesi di Gweru e nel 1976
venne nominato rettore del Seminario minore di Chikwingzha. Tre anni più tardi,
ricopre lo stesso ruolo nel Seminario maggiore di Chishawasha. Nel 1981 viene
nominato segretario nazionale per l’educazione della Conferenza episcopale
dello Zimbabwe. (A.D.C.)
CONCLUSA
A KABUL LA CONFERENZA DELL’ONU CONTRO LA DROGA.
EMERSO UN QUADRO ALLARMANTE, CHE
VEDE L’AFGHANISTAN AL PRIMO POSTO
NELLA PRODUZIONE MONDIALE DI
OPPIO.
IL PREMIER KARZAI CHIEDE AIUTI
INTERNAZIONALI
KABUL.
= La coltivazione di oppio in
Afghanistan nel 2003 ha rag-giunto una produzione che si stima intorno a 3600
tonnellate, il sei per cento in più del 2002, e si prevede per l’anno in corso
un ulteriore aumento. L’allarme arriva da Kabul e a lanciarlo è lo stesso
presidente afgano, Hamid Karzai, durante due giorni di conferenza organizzata
dall’Onu, per lo studio e la lotta del fenomeno droga e crimine (Unodc). Il
premier afgano - ha ricordato - come i pro-venti dei traffici di droga servano
a finanziare il terrorismo. Ha chiesto quindi aiuti internazionali per
combattere il narcotraffico. Secondo quanto emerge dalle dichiarazioni del
presidente Karzai, l’oppio prodotto in Afghanistan equivale a due terzi di
tutta la produzione mondiale, per un valore complessivo stimato intorno ai 2
miliardi di euro. Il dato preoccupante è che la produzione non solo continua ad
aumentare ma si starebbe estendendo, a causa della diffusa povertà e della
mancanza di alternative di sopravvivenza, anche ad aree in passato non
interessate alla coltivazione. Il fenomeno, dopo la sconfitta del regime dei
Talebani, sembrava essere diminuito, perché il governo aveva provveduto a
distruggere i laboratori di produzione. Ma dopo appena due anni, l’Afghanistan
è risultato di nuovo il maggior produttore di oppio, da cui si ricava l’eroina.
(F.C.)
OGGI SI È SVOLTA A GULU, IN
UGANDA, LA VISITA DELLA COMMISSIONE
PER I DIRITTI UMANI DEL SENATO
ITALIANO. SODDISFATTI I MISSIONARI
CHE CHIEDONO SOLUZIONI NEGOZIATE
PER RISOLVERE LA GUERRA CIVILE
CHE DILANIA IL PAESE DA 15 ANNI
GULU. =
Con grande soddisfazione di un gruppo di missionari dell’Arlpi, Acholi religius
leader’s peace iniziative, è stata accolta oggi a Gulu, in Uganda, una
delegazione della “Commissione per i diritti umani del Senato italiano”,
impegnata a trovare una soluzione negoziata alla crisi che sconvolge il nord
dell’Uganda. Il ricordo corre inevitabilmente al massacro di due giorni fa,
perpetrato da parte dei ribelli, sempre nel nord dell’Uganda e nel quale sono
morti 15 civili e 5 guerriglieri. Anche all’attacco nel campo profughi,
mercoledì scorso, che ha provocato 50 morti e una settantina di feriti. Per non
parlare del numero incalcolabile di persone rapite, soprattutto bambini. La
missione parlamentare, composta dai senatori Enrico Pianetta, Antonio Iovene e
Alessandro Forlani, si è riunita con i rappresentanti del Vicariato di Gulu per
discutere la situazione. Dopo la presentazione dettagliata della situazione, ai
senatori sono state illustrate alcune proposte concrete indirizzate alla
comunità internazionale. L’auspicio espresso da padre Guido Oliana, Superiore
Provinciale dei comboniani a Kampala, è che l’Italia si faccia interprete di un
popolo dilaniato e che le iniziative negoziali vengano sostenute in sede
europea e presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. (F.C.)
UN
CONCERTO PER CORO E ORCHESTRA DEDICATO AL “CANTICO DEI CANTICI”:
A
PROPORLO, PER IL GIORNO DI SAN VALENTINO,
LE
ACLI E LE COMUNITA’ EBRAICHE ITALIANE
COME
METAFORA DEL RISPETTO DELLE DIVERSE IDENTITA’
ROMA.
= Una serata di grande spettacolo e di musica dal vivo ispirato dai versi del
Poema d’amore per eccellenza, il Cantico dei Cantici. Teatro dell’evento, il
prossimo 14 febbraio, sarà la chiesa romana di S. Maria in Ara Coeli. A
proporre per il giorno di S. Valentino questo concerto per coro e orchestra
sono le Acli, Associazioni cristiane lavoratori italiani, in collaborazione con
l’Unione comunità ebraiche italiane (Ucei). Ma numerosi saranno anche i
contributi artistici: la lettura teatrale del testo del Cantico eseguita dagli
attori Flavio Bucci e Claudia Koll. Altamente simbolica, tanto per gli ebrei
quanto per i cristiani, sarà la presenza dell’Orchestra sinfonica di Lublino,
diretta dal maestro Flavio Emilio Scogna, l’adesione all’iniziativa di Luis
Bacalov, già Premio Oscar per la colonna sonora del film Il Postino. Acli e Ucei, si legge nel comunicato di
presentazione dell’evento, “hanno scelto il poema dell’amore per eccellenza
come simbolo dell’incontro con l’altro, dove il colloquio d’amore sponsale tra
l’uomo e la donna diventa metafora di dialogo nel rispetto delle diverse
identità . “Un evento per continuare a gettare ponti - ha affermato Bobba,
presente oggi alla conferenza stampa di presentazione - perché non abbiamo
dimenticato il terrorismo internazionale, la guerra in Iraq, Nassirya, i
recenti sondaggi sull’antisemitismo... E davanti a questi fatti siamo sempre
più convinti che occorra continuare a preparare la pace, attraverso momenti e
percorsi di conoscenza, di scambio, di
reciprocità tra le persone, i popoli, le culture, le religioni.”
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10 febbraio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Un tragico incidente ha colpito, stamani, gli Emirati Arabi: un
aereo appartenente ad una compagnia iraniana è precipitato poco dopo il decollo
causando
la morte di almeno 43 passeggeri. Lo rileva l’emittente televisiva del Paese
arabo aggiungendo che cinque persone sono sopravvissute al drammatico impatto avvenuto
a Sharjah, l’emirato a Nord-Est della capitale Dubai.
Ancora violenze in Iraq. Almeno 45 persone sono morte ed
oltre 150 sono rimaste ferite per l’esplosione di un’autobomba davanti ad una
stazione di polizia a Iskandariya, 40 chilometri a Sud di Baghdad. Il servizio
di Amedeo Lomonaco:
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“L’autobomba è stata parcheggiata
fuori dalla stazione di polizia”, ha detto un agente precisando che
l’esplosione ha fatto crollare parte del commissariato e della sede del vicino
tribunale. L’incremento delle “capacità operative” della guerriglia in Iraq,
preoccupa i servizi segreti italiani. Un’evoluzione della situazione, legata
anche al contesto internazionale, aumenta infatti il livello di rischio per il
contingente italiano dislocato nel Paese arabo. A rilevarlo è la relazione semestrale
al Parlamento dei Servizi di informazione che descrive un quadro di pericolo
nell’area, sia per le forze della coalizione che per la popolazione civile, e
attribuisce gli attentati degli ultimi mesi a guerriglieri iracheni ma anche
“ad elementi islamici oltranzisti provenienti dall'estero”. In Iraq si deve
intanto registrare un nuovo, eccellente arresto. Le forze americane hanno
catturato Muhsin Khadr al-Khafaji, il cosiddetto “3 di quadri” che occupava il
48.mo posto nella lista dei 55 iracheni ricercati del vecchio regime di Saddam
Hussein. L’esercito statunitense ha offerto 16 milioni e mezzo di dollari per
la cattura di 5 uomini accusati di pianificare la guerriglia, confermando anche
l’esistenza di un documento in cui emerge che Al Qaeda sta pianificando una
guerra tra le comunità sciita e sunnita irachene.
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Ad Haiti non si arrestano gli scontri tra oppositori del governo e
sostenitori del capo di Stato, Jean Bertrand Aristide. La
polizia ha ripreso il controllo della località portuale di Saint Marc, nel nord
del Paese. Nel corso di questa operazione sono morti due rivoltosi ed il
bilancio complessivo delle vittime è salito ad almeno 42 persone. Sulla
delicata situazione dell’isola ci riferisce
Maurizio Salvi:
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Dopo aver subito l’occupazione di Les Gonaives, la quarta
città del Paese, e varie altre località, il governo ha organizzato ora una
controffensiva che per il momento ha permesso di sottrarre all’opposizione la
località di Saint Marc. Radio, televisione e giornali assicurano che la
situazione è sull’orlo dell’anarchia, soprattutto perché fautori ed oppositori
di Aristide sembrano avere forze equivalenti. L’emergenza è, però, grande e per
questo l’Onu, la Francia e gli Stati Uniti hanno ammonito ieri le parti ad abbandonare
la lotta armata e a sedersi ad un tavolo delle trattative per cercare una
soluzione negoziata.
Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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Secondo gli osservatori, Haiti
rischia il 33.mo colpo di Stato in 200 anni di indipendenza. Della gravità
della situazione, Debora Donnini ha parlato con Emilia Ceolan, coordinatrice
per America centrale e Caraibi del Movimento Laici America Latina:
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R. – Parlare di colpo di Stato vuol dire che non ci sono
solo le forze di opposizione ma c’è qualcosa che scricchiola anche all’interno
della parte del Parlamento favorevole ad Aristide. Altrimenti si parlerebbe
solo di ribellione e non di colpo di Stato. Può darsi, quindi, che ci sia un
fronte ampio e che si tenti con la forza di destituire Aristide.
D. – Che cosa rappresenta Aristide per Haiti?
R. – Aristide rappresentava la speranza di un processo
democratico. Purtroppo il suo governo deluso proprio per le riforme, per le
possibilità per la popolazione e per il processo democratico. Oggi in Haiti non
c’è più fiducia neanche nelle elezioni.
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Un nuovo coinvolgimento
internazionale nella crisi mediorientale. E’ questo l’obiettivo della visita in
Europa del premier palestinese Ahmed Qurei, detto Abu Alà, che incontrerà oggi
pomeriggio, a Roma, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Nel
complesso scenario israeliano si deve inoltre registrare l’esame della Corte
suprema del ricorso, da parte di organizzazioni per la difesa dei diritti
umani, contro il muro al confine con la Cisgiordania. In Israele, intanto, sono
buone le condizioni di salute del premier Ariel Sharon, dopo l’operazione di
urgenza per l’estrazione di calcoli ai reni.
Il presidente del Consiglio italiano, Berlusconi, è giunto
a Sirte per una breve visita in Libia, nel corso della quale avrà una serie di
colloqui con il leader libico Muammar Gheddafi. Quella di Berlusconi è la prima
visita di un premier occidentale in Libia dopo l’apertura di Tripoli sulla
questione delle armi di distruzione di massa.
Il Consiglio dei Guardiani, la Corte costituzionale
iraniana controllata dai conservatori, ha reso nota oggi la lista definitiva
degli oltre 5 mila candidati ammessi alle legislative del prossimo 20 febbraio.
Più di 2.500 candidati, su un totale di 8.144, sono stati esclusi dalle liste
per le consultazioni e tra questi la maggior parte degli esclusi sono deputati
riformisti. Ma quali ripercussioni avrà la decisione del Consiglio dei
Guardiani sul futuro democratico dell’Iran? Giada Aquilino lo ha chiesto ad
Alberto Negri, inviato speciale del quotidiano “Sole 24 Ore”, in partenza per
Teheran:
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R. – Siamo davanti alla fase finale di quel periodo di
riforme iniziato nel ’97, con l’elezione alla presidenza della Repubblica
islamica di Mohammad Khatami. L’esclusione in massa dei candidati riformisti è
praticamente la conclusione di una sorta di “golpe bianco”, di colpo di Stato
strisciante, che mette in luce la lotta di potere feroce che c’è stata
all’interno della leadership iraniana.
D. – Si può leggere quindi come un fallimento della linea
riformista, più morbida, di Khatami?
R. – Si tratta di un fallimento che, però, aveva già avuto
dei segnali importanti e negativi negli ultimi due anni. Dopo la riconferma
elettorale del 2000, le elezioni municipali dello scorso anno erano state
ampiamente disertate da un elettorato ormai disilluso, perché i più importanti
passi chiesti dai riformisti per cambiare le leggi della Repubblica islamica
erano stati respinti dall’apparato conservatore, che ha in mano tutte le leve
del potere.
D. – Il 20 febbraio, come si presenterà la compagine
riformatrice alle elezioni?
R. – Nel fronte riformatore ci sono da due componenti
principali. Una è rappresentata dai sostenitori diretti di Khatami e forma il
fronte riformista più morbido. Il fronte riformista più radicale è invece
rappresentato da Mohammad Reza Khatami, fratello del presidente, che non si
presenterà alle elezioni e dalle quali gran parte dei suoi candidati è stata esclusa.
E’ quindi presumibile che il 20 febbraio ci sarà una bassissima affluenza al
voto e probabilmente i conservatori si accaparreranno la maggior parte dei
seggi, chiudendo il cerchio intorno all’ala riformista del potere.
D. – Dopo il voto, che a questo punto appare sbilanciato,
come cambierà la presidenza Khatami?
R. – La presidenza Khatami è arrivata, anch’essa, alla sua
fase finale. Il prossimo anno ci saranno nuove elezioni presidenziali e sarà
difficile che ritroveremo Khatami sulla scena. Quindi pure quel tentativo di
vernice di democrazia degli ultimi anni, credo, è andato a vuoto.
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La Corea del Nord ha negato oggi di aver ricevuto dal
Pakistan tecnologia per lo sviluppo di armamenti nucleari. La scorsa settimana,
in una confessione alle televisioni pakistane, il maggior esperto atomico di
Islamabad aveva confermato di aver fornito le sue conoscenze a Libia, Iran e
Corea del Nord:
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Il ministero degli Esteri di Pyongyang ha definito una
“pura” bugia la presunta acquisizione di tecnologie nucleare dal Pakistan ed ha
accusato gli Stati Uniti di aver gonfiato la notizia per far sembrare
plausibili le accuse americane relative ad un programma nordcoreano per la
lavorazione dell’uranio. La Corea del Nord smentisce, quindi, la confessione
dello scienziato ed eroe nazionale pachistano, Abdul
Qadeer Khan, al quale i
pachistani attribuiscono il merito del successo del locale programma nucleare,
sviluppato in aperta contrapposizione a quello del tradizionale nemico del
Pakistan, l’India. Da tempo Washington sospettava un flusso di informazione
sulla tecnologia nucleare dal Pakistan alla Corea del Nord. Nell’ottobre del
2003 gli Stati Uniti accusarono direttamente Pyongyang, fornendo le prove del
programma nucleare nordcoreano che sarebbe stato perseguito in violazione degli
accordi bilaterali del ’94 tra Pyongyang e Washington.
Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.
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Secondo i sondaggi, il senatore John Kerry sembra avviato a raccogliere oggi in
Virginia e nel Tennessee le sue prime vittorie di queste primarie al Sud. Si
tratta delle consultazioni elettorali che designeranno il candidato democratico
alla Casa Bianca. Intanto il presidente Bush, in visita nello Stato del
Missouri, ha assicurato ai suoi elettori che l’economia americana si sta
riprendendo grazie a un calo delle imposte.
“Non c’è ancora molto tempo per arrivare ad un accordo
finale sul progetto di unificazione e per permettere a Cipro di entrare unita
nell'Unione Europea”. E’ la dichiarazione del segretario generale delle Nazioni
Unite Kofi Annan rilasciata prima dell’incontro, previsto oggi, a New York, con
il leader turco-cipriota, Rauf Denktash, ed il presidente greco-cipriota,
Tassos Papadopoulos.
Nuovo massacro in Uganda. I ribelli dell’Esercito di Resistenza
del Signore hanno massacrato almeno 10 civili – 30 secondo altre fonti – in un
attacco sferrato due giorni fa nel villaggio di Ojuru, nel nord del Paese.
L’Etiopia continua ad essere teatro di sanguinosi
combattimenti che stanno sconvolgendo soprattutto l’area occidentale del Paese,
non lontana dal confine con il Sudan. Il controllo e lo sfruttamento delle
terre sono i motivi degli scontri che hanno causato, nel solo mese di dicembre
scorso, la morte di almeno 100 persone.
Caso Parmalat. Nel registro degli indagati della Procura
di Milano risultano iscritte sette banche e i relativi funzionari. L'accusa
ipotizzata è concorso in aggiotaggio.
Nel frattempo l’imprenditore Calisto Tanzi ha potuto lasciare stamani il
carcere di San Vittore per trasferirsi al penitenziario di Parma.
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