RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 38 - Testo della Trasmissione di sabato 7 febbraio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Riorganizzare le parrocchie e valorizzare i diversi carismi di associazioni e movimenti: così il Papa ai vescovi francesi delle diocesi di Lione e Clermont, per rispondere ai cambiamenti in atto

 

L’incoraggiamento del Santo Padre per una riforma dell’Onu capace di restituirgli autorità morale e politica, nel saluto al presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Julien Robert Hunte, oggi in Vaticano.

 

Messaggio di Giovanni Paolo II al Vescovo di Terni, mons. Vincenzo Paglia, in occasione del VI Incontro Internazionale dei Vescovi e dei Sacerdoti amici di Sant’Egidio, in corso a Roma.

 

Dal 19 al 22 febbraio si terrà in Vaticano la X Assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita.

 

Il cordoglio del Pontefice per le vittime dell’attentato ieri nelle metropolitana di Mosca.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il dramma dei bambini soldato arruolati con la forza per combattere nel nord dell’Uganda: intervista con Giulio Albanese

 

Reimparare l’uso dei media nella famiglia che cambia volto: ce ne parla il prof. Vittorino Andreoli

 

Dopo il grande successo di pubblico riprende domani nella città di Andria, in Puglia, il musical su Madre Teresa di Calcutta: ai nostri microfoni Michele Paulicelli e Giada Nobile.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello del cardinale Telesphore Toppo affinché le violenze dei gruppi fondamentalisti indù non intacchino la missione della Chiesa indiana

 

Lunga e articolata denuncia inviata alla 60.ma sessione della commissione Onu per i diritti umani da Pax Christi International, riguardante il difficile avanzamento del processo di pace e di riconciliazione nei Grandi Laghi

 

E’ perfettamente riuscito l’intervento chirurgico operato, nella Repubblica Dominicana, su una bimba di due mesi nata bicefala

 

Nel 50.mo della canonizzazione, ha fatto tappa a Savona l’urna con le ceneri di San Domenico Savio, in viaggio verso il Santuario di Lecce dedicato al giovane Santo

 

E’ dedicato alla “sosta”, momento essenziale del pellegrinaggio, il Convegno teologico, che celebra, da domani a mercoledì prossimo ,il  70.mo anniversario di attività dall’Opera Romana Pellegrinaggi.

 

24 ORE NEL MONDO:

Dopo l’attentato a Mosca, gara di solidarietà per gli oltre 100 feriti ricoverati negli ospedali. Ancora ignota la causa dell’esplosione.

 

Elezioni il 20 febbraio in Iran.

 

Negli Stati Uniti, la nomina della Commissione di inchiesta sulle armi di distruzione di massa irachene non ha sedato le polemiche.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 febbraio 2004

 

 

RIORGANIZZARE LE PARROCCHIE E VALORIZZARE I CARISMI,

 IN SPIRITO DI COMUNIONE MISSIONARIA: SONO LE VIE INDICATE DAL PAPA, NELL’INCONTRO CON I VESCOVI FRANCESI DI LIONE E CLERMONT, PER INCORAGGIARE LO SFORZO INTRAPRESO DALLE DUE DIOCESI DI FRONTE AI CAMBIAMENTI IN ATTO

 

La riorganizzazione delle parrocchie, la valorizzazione dei diversi carismi anche attraverso l’esperienza delle associazioni o dei movimenti ecclesiali, l’essenziale spirito della comunione missionaria: sono queste le vie che il Papa ha indicato ai fedeli francesi per la “riscoperta dell’identità propria della Chiesa diocesana”. Lo ha fatto  ricevendo questa mattina in Vaticano i vescovi delle province ecclesiastiche di Lione e Clermont, a conclusione della loro visita ad Limina. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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“Una situazione difficile dovuta alla mancanza di sacerdoti e alla secolarizzazione della mentalità”: è la condizione di cui ha parlato il Papa con i vescovi francesi. Giovanni Paolo II ha sottolineato il coraggio con cui le diocesi “si sforzano di preparare l’avvenire”, in cui il numero dei pastori sarà ancora più assottigliato. Una riflessione importante sulla vita e sul ruolo delle parrocchie è stata avviata in molte regioni francesi. Lo ha riconosciuto Giovanni Paolo II apprezzando l’impegno a creare “nuove parrocchie meno numerose ma meglio concepite”, anche in relazione all’evoluzione demografica e alla crescente urbanizzazione. L’impegno da parte dei pastori e dei fedeli a “valutare insieme” il cammino da intraprendere è il primo passo per la riscoperta della diocesi che – ha ricordato il Papa – è “un’entità viva, una realtà umana e spirituale, una famiglia di comunità, rappresentate dalle parrocchie e dalle altre realtà ecclesiali presenti sul territorio”. Alla base di tutto c’è quella comunione missionaria che dà valore alle differenze e in virtù della quale lavorano insieme preti e laici. Ripensare implicazioni e ruoli di ognuno, all’interno dell’essenziale impegno evangelico, fa parte della riscoperta della vera natura della Chiesa stessa che – ha sottolineato Giovanni Paolo II – “non è né un’amministrazione né un’impresa ma una realtà spirituale”.

 

Il Papa ha ricordato poi la disponibilità di tanti sacerdoti che si sono messi al servizio di altre diocesi più carenti di pastori e  “la lunga tradizione missionaria dei cattolici di Francia”. Ha ricordato anche il ministero che i diaconi permanenti onorano, l’esercizio della carità di tanti fedeli, l’impegno di quei laici che offrono la loro testimonianza cristiana nei più diversi campi delle attività sociali: dalla economia alla cultura. Giustizia e solidarietà – ha spiegato il Papa- sono vie attraverso le quali si promuove un tipo di “relazioni umane che rispettano e onorano la dignità di ogni persona in tutte le dimensioni”.  “Per essere fedeli al senso della missione che è una necessità vitale per la Chiesa e anche l’espressione della sua identità più profonda” – ha ribadito Giovanni Paolo II – è opportuno anche aprirsi a dimensioni nuove, prestando molta attenzione a nuovi fenomeni sociali e a tutti i moderni areopaghi”.

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RESTITUIRE ALL’ONU IL RISPETTO INTERNAZIONALE E LA SUA FUNZIONE ORIGINARIA

DI ORGANISMO PER LA SOLUZIONE DEI PROBLEMI MONDIALI.

L’AUSPICIO DI GIOVANNI PAOLO II AL PRESIDENTE DI TURNO

DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Ristrutturare le Nazioni Unite per restituirle al loro ruolo originario di autorevole organismo sovranazionale, in grado di trovare soluzioni comuni ai problemi mondiali. E’ con questo auspicio, e insieme un incoraggiamento, che Giovanni Paolo II ha accolto questa mattina in Vaticano il presidente di turno della 58.ma sessione dell’Assemblea generale dell’Onu, il 64.enne Julian Robert Hunte, ministro degli Esteri, del Commercio estero e dell’aviazione civile dell’isola caraibica di Santa Lucia.

 

Nel ribadire come la Santa Sede consideri l’Organizzazione delle Nazioni Unite “uno strumento significativo per la promozione del bene comune universale”, il Papa ha sottolineato come la ristrutturazione in atto dell’Onu “non solo assicurerà una effettiva superiore istanza per la giusta risoluzione dei problemi internazionali, ma farà anche sì che le Nazioni Unite diventino un’autorità morale sempre più rispettata dalla comunità internazionale”. Gli Stati, ha concluso il Pontefice, “devono considerare tale obiettivo come un preciso obbligo morale e politico, che richiede prudenza e determinazione”.

 

 

“VI E’ PIU’ GIOIA NEL DARE CHE NEL RICEVERE”:

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE ALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

 

L’amore ai poveri continui ad essere il segno distintivo della Comunità di Sant’Egidio. E’ l’invito che il Papa rivolge al vescovo di Terni, mons. Vincenzo Paglia, nel suo messaggio in occasione del VI Incontro Internazionale dei vescovi e dei sacerdoti amici di Sant’Egidio, in corso a Roma.

 

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Ognuno sappia farsi “prossimo” di chi si trova nel bisogno e sperimenterà così la verità delle parole della Bibbia: “vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. Così il Papa rivolgendo il suo saluto alla Comunità di Sant’Egidio. “Un’associazione – si legge nel messaggio del Pontefice – che da 36 anni svolge un apprezzato servizio di evangelizzazione e di carità nella città di Roma e in altre località dell’Europa, dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia”. Un servizio “particolarmente prezioso in questo momento storico – sottolinea il Papa -  in cui si avverte l’urgenza di annunciare il Vangelo della carità ad ogni popolo, superando ostacoli e incomprensioni, oggi drammaticamente presenti”. A tal proposito, Giovanni Paolo II definisce “molto opportuno” il tema - “Il Vangelo della Carità” - su cui si è incentrata la riflessione del VI Incontro Internazionale dei Vescovi e dei Sacerdoti. Opportuno – spiega – perché in esso si riconosce “il messaggio di speranza che deve essere recato soprattutto ai poveri, ancora molto numerosi nonostante il diffuso benessere esistente in vari Paesi”. Quindi, ricordando le parole del suo predecessore, Giovanni XXIII: “La Chiesa è di tutti, ma in special modo dei poveri”, il Papa invita ad implorare “quella sapienza evangelica che ci fa comprendere il vincolo d’amore che lega i poveri a Gesù e ai suoi discepoli”. Infatti, sottolinea, Cristo “usa il termine “fratello” per indicare sia i discepoli, sia i poveri, quasi stringendoli in un unico circolo d’amore”. Ciò implica che per “il discepolo di Cristo, il povero è un fratello da accogliere e da amare, non un estraneo al quale dedicare, all’occorrenza, solo qualche momento d’attenzione”. “I poveri – scrive infine il Papa – sono anche i nostri “maestri”, poiché ci fanno capire quel che siamo davanti a Dio: mendicanti di amore e di salvezza”.

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NEL X ANNIVERSARIO DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA,

SI SVOLGERA’ DAL 19 AL 22 FEBBRAIO, IN VATICANO,  LA X ASSEMBLEA GENERALE.

SUL TEMA “LA DIGNITA’ DELLA PROCREAZIONE UMANA

E LE TECNOLOGIE RIPRODUTTIVE: ASPETTI ANTROPOLOGICI ED ETICI”

 

         Nel X anniversario della fondazione della Pontificia Accademia per la vita (Pav), dal 19 al 22 febbraio si svolgerà, presso i locali dell'Aula Nuova del Sinodo in Vaticano, la X Assemblea Generale dell’Accademia istituita da Giovanni Paolo II. Il primo giorno sarà completamente dedicato alla celebrazione della ricorrenza, con una rilettura dei primi dieci anni di attività della Pav, un ricordo dello scienziato genetista, prof. Jérôme Lejeune, che ne è stato il primo presidente, e una sintesi degli insegnamenti di Giovanni Paolo II sulla vita umana. La giornata si concluderà con un concerto per coro ed orchestra, diretto dal maestro mons. Marco Frisina, nell'Aula Paolo VI. Al centro degli appuntamenti dei giorni successivi c’è, invece, il tema scelto per la riflessione di quest’anno: "la dignità della procreazione umana e le tecnologie riproduttive: aspetti antropologici ed etici". La prospettiva sarà sempre quella pluridisciplinare, con approfondimenti dal punto di vista scientifico, antropologico, teologico, etico e giuridico.

 

 

ALTRE UDIENZE E RINUNCIA

 

Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto anche: l’arcivescovo di Bologna, mons. Carlo Caffarra e l’arcivescovo Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici; Wilfrid-Guy Licari, ambasciatore del Cananda e Francisco A. Alba, ambasciatore delle Filippine, ambedue in visita di congedo.

 

Il Santo Padre ha inoltre accettato stamane la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Torit, nel Sudan, presentata mons. Paride Taban per raggiunti limiti di età.

 

 

TELEGRAMMA DI CORDOGLIO PER LE VITTIME DELL’ATTENTATO A MOSCA

 

Giovanni Paolo II ha inviato un telegramma di cordoglio alla Russia per le vittime dell’attentato di ieri alla metropolitana di Mosca. Il Papa si è detto “profondamente addolorato per la tragica notizia” ed ha espresso i suoi sentimenti di “vivo cordoglio ai familiari delle vittime”. “Nell’affidare alla misericordia del Signore le anime di questi defunti, come pure tutte le vittime della violenza”, il Santo Padre ha invocato su coloro che sono stati colpiti da un “così drammatico evento” la sua benedizione apostolica. Il telegramma è stato inviato a nome del papa dal segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, al nunzio apostolico a Mosca, mons. Antonello Mennini.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina la Russia, con un articolo all'indomani della strage compiuta nella metropolitana di Mosca. Il telegramma di cordoglio del Santo Padre. 

 

Nelle vaticane, nel discorso al VI gruppo di presuli della Conferenza episcopale francese, Giovanni Paolo II ha ricordato con forza che i cattolici di Francia hanno una lunga tradizione missionaria. "Non dimenticate - ha esortato il Papa - le contrade dove i vostri predecessori hanno portato il Vangelo".

Il messaggio di Giovanni Paolo II al vescovo di Terni-Narni-Amelia, in occasione del VI Incontro internazionale dei vescovi e dei sacerdoti amici della Comunità di Sant'Egidio.

L'omelia del cardinale Jean-Louis Tauran nella Concelebrazione Eucaristica, a Catania, per la festa della Patrona Sant'Agata.

 

Nelle estere, riguardo all'Iraq, si evidenzia l'istituzione, negli Usa, di una Commissione d'inchiesta indipendente sulle armi di sterminio. Il vice presidente del Governo italiano in visita a Nassiriya.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Barbara Tagliolini su due mostre a Roma che ricordano i cent'anni dell'apertura al pubblico di Villa Borghese.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi della giustizia e del terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 febbraio 2004

                                                                                                                                          

 

IL DRAMMA DEI BAMBINI SOLDATO ARRUOLATI CON LA FORZA

 PER COMBATTERE NEL NORD DELL’UGANDA

- La testimonianza del padre Giulio Albanese -

 

Non si placa l’ondata di violenza nel nord dell’Uganda dove imperversano le bande di ribelli del sedicente Esercito di Resistenza del Signore di Joseph Kony composte in massima parte di “bambini soldato”. L’ultima strage di mercoledì, nel campo profughi di Abìa, ha causato oltre 80 morti e l’incendio di tutte le capanne. Ma cosa spinge questi bambini, reclutati con la forza e costretti a combattere, a compiere tante efferatezze? Ci risponde dall’Uganda il padre Giulio Albanese, testimone mercoledì scorso della strage di Abìa, al microfono di Roberto Piermarini:

 

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R. – Ci sono due ipotesi. La prima è che vengano somministrate delle sostanze stupefacenti ai bambini. E’ il caso per esempio dei bambini soldato del Ruf, del Fronte Unito Rivoluzionario in Sierra Leone. Ma nel caso del Lord’s Resistance Army, di questa compagine armata fondata da Koni, stando alle testimonianze che abbiamo raccolto, pare che vengano sottoposti a delle sedute di ipnosi collettiva. Sta di fatto che i bambini quando combattono, non combattono in uno stato di razionalità e di fatto commettono crimini inauditi. Io stesso ho visto delle scene terribili. Ho visto bambini tagliati a pezzi, donne con mutilazioni difficili da descrivere. Si tratta di un dramma, a mio avviso, che fa appello alla coscienza di ogni uomo e donna di buona volontà, indipendentemente dal fatto che si tratti di missionari, operatori umanitari, politici o diplomatici.

 

D. – Di chi sono le responsabilità di questi eccidi che avvengono in Uganda?

 

R. – Direi che la responsabilità numero uno ricade innanzitutto e soprattutto sul fondatore del Lord’s Resistance Army, Joseph Koni, un pazzo visionario al soldo di Karthoum. Sappiamo che si trova attualmente in una delle basi dell’Lra, sul Sudan al confine con l’Uganda. Questo signore è libero di passare il confine ogni giorno da mattina a sera. E finchè non ci sarà davvero la volontà da parte del governo sudanese di consegnarlo alla giustizia internazionale, credo che sarà impossibile parlare davvero di pace, anche se non escludo l’ipotesi di una trattativa negoziale, ma questo con le frange del movimento che sembrano essere più disponibili alla resa.

 

D. – Perché viene protetto dalle autorità sudanesi Koni?

 

R. – Lra è armato dal 1994 dal governo sudanese in funzione antiugandese. Per quale motivo? Perché il governo di Kampala in questi anni ha appoggiato l’Esercito di liberazione popolare del Sudan di John Garan. E’ per questo che la società civile, sia ugandese che sudanese, Chiese in testa, ha chiesto proprio che la questione della guerra nel nord Uganda fosse inserita nelle trattative tra il governo di Karthoum e l’Spla di Garan, perché in effetti la vera soluzione a questo conflitto non sta tanto in Uganda, quanto nel vicino Sudan.

 

D. – Le responsabilità internazionali a quello che sta avvenendo in Uganda?

 

R. – Io credo che la comunità internazionale debba smettere di stare alla finestra a guardare, anche perché di nefandezze ed orribili crimini in questi anni ne sono stati compiuti a bizzeffe: oltre 120 mila morti, oltre 25 mila bambini sequestrati. E poi, bisogna ammetterlo, è difficile riuscire a monitorare e a capire quello che sta succedendo nelle zone rurali infestate dai ribelli. Quindi, quando avvengono uccisioni è difficile molte volte venire a sapere e raccogliere queste informazioni e queste notizie. Proprio ieri sera abbiamo parlato con una donna, la quale è venuta a piedi da una missione che si trova a circa 50 km dall’Ira, la missione di Alìwa, e ci diceva che lì c’è un campo profughi, dove ogni giorno la gente è costretta ad uscire fuori dal campo in cerca di cibo, perché si tratta di un campo fuori dal circuito delle agenzie umanitarie. Ebbene ogni volta che la gente esce fuori in cerca di cibo rischia la vita. Molte volte, uomini, donne – soprattutto donne – non tornano al campo perché vengono uccise da questi ribelli.

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REIMPARARE L’USO DEI MEDIA NELLA FAMIGLIA CHE CAMBIA VOLTO

- Intervista con il prof. Vittorino Andreoli -

 

“I media hanno una dimensione morale”: questa è una delle frasi centrali del messaggio di Giovanni Paolo II per la XXVIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, messaggio pubblicato il 24 gennaio scorso. La riflessione del Papa pone al centro la famiglia secondo il modello che ne offrono i media, soprattutto in televisione: famiglia chiamata ad assumersi la responsabilità di educare ad un uso sano dei media stessi. La posta in gioco, sottolinea il Papa, è alta, perché ogni attacco al valore fondamentale della famiglia è un attacco al bene autentico dell’umanità. Su questo non facile rapporto tra nucleo familiare e uso dei mezzi della comunicazione sociale, ecco il parere dello psichiatra Vittorino Andreoli, docente all’Università di Verona, intervistato da Antonella Palermo:

 

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R. – In un momento in cui la famiglia ha bisogno di modelli e di sostegno, darne in un’ottica televisiva un’immagine ancora peggiore effettivamente è come voler diffondere un messaggio senza speranza, e quindi di accettazione passiva. Sarebbe il caso di essere molto più attenti nel descrivere le dinamiche della famiglia. Anche se tutto questo, però, non ci deve far dimenticare che la famiglia sta attraversando una grossa fase di cambiamento e che il mondo dei media dà anche una spinta, porta nuove problematiche e anche nuovi bisogni a ciascun componente della famiglia.

 

D. – Lei scrive che ognuno di noi è dotato di una “centrale di produzione televisiva”. Come interagisce questa centrale con quella rappresentata dal televisore?

 

R. – Vede, il nostro “televisore” interno è la fantasia, una fonte di produzione al cui interno si trova una grande forza che è il desiderio. Il desiderio è la capacità che ciascuno di noi ha di immaginarsi diverso da com’è adesso, in questo momento, nel futuro. E ciò permette all’uomo di spingersi lontano, fino all’eterno, se vogliamo. Il desiderio ha bisogno di questo grande spazio. Ora, questa piccola centrale di produzione della fantasia finisce però per essere occupata dallo strapotere di quest’altro mezzo, il televisore. E allora, cosa accade? Al grande desiderio proiettato nel tempo, si sostituisce il desiderio “spot”. Lo spot che dice: “Tu, adolescente, esci subito, comprati questo perché se non ce l’hai, non hai senso!”.

 

D. – Secondo lei, quanto siamo dipendenti dalla televisione?

 

R. – Io non credo che debba essere demonizzata, la televisione. A me pare che ciò su cui dobbiamo oggi imporci e occuparci molto più attivamente è del “come” poter usare questi strumenti senza danno. Per esempio, e prima di tutto, parlo del poter scegliere: non è possibile che ormai dei programmi televisivi sappiamo cosa sono e cosa rappresentano solo nel momento in cui li consumiamo. Bisognerebbe ci fosse la possibilità di esserci preparati, quasi. E poi, un richiamo alla famiglia: insomma, il televisore dovrebbe anche essere usato come strumento per il gruppo-famiglia, invece che essere parcellizzato un televisore in ogni stanza!

 

D. – Si dice sempre che la televisione di un tempo era migliore, o quanto meno più garbata e meno violenta di quella di oggi ...

 

R. – Era una televisione completamente diversa: non si può aver la nostalgia di quella televisione, se non in una considerazione storica. Ciò che non è accettabile, oggi, è fare in modo che la televisione sia tutta legata e condizionata dalla pubblicità e che quindi non sia altro che un “vendere utenti” a coloro che poi hanno il problema di commercializzare dei prodotti. Siamo in qualche modo pedine che vengono vendute ai vari inserzionisti. Questo è assolutamente inaccettabile!

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IN UNA PREZIOSA MISCELA DI MUSICHE E PAROLE RIPRENDE,

A PARTIRE DA DOMANI SERA AD ANDRIA, IL MUSICAL SU MADRE TERESA

- Interviste con Michele Paulicelli e Giada Nobile -

 

La storia di Madre Teresa di Calcutta sarà riproposta da domani sera ad Andria, in Puglia, nell’ambito del tour musicale che toccherà, fino alla fine di marzo, altre città tra le quali anche Milano, Ancona e Lugano. Il musical intende recuperare teatralmente sentimenti cantati, ballati e mimati della vita della suora dal sari bianco bordato di blu. Ma immergiamoci subito nelle musiche dello spettacolo e ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:

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(musica)

 

Tra suggestivi giochi di luce, coinvolgenti coreografie e musiche che creano ricche ed amene ambientazioni, riprende il tour musicale su Madre Tersa di Calcutta, proclamata Beata da Giovanni Paolo II lo scorso 19 ottobre. Dalla straordinaria vita della suora, raccontata in musica e prosa dalla compagnia di Michele Paulicelli, emergono gli aspetti più semplici e umili, quali l’amore per i poveri, il valore della diversità tra gli uomini ed il sorriso gioioso nell’affrontare la miseria. Ma il genere religioso trova nel musical un’adeguata cornice? Risponde Michele Paulicelli, autore delle musiche dell’opera dedicata a Madre Teresa.

 

R. – Sembrerebbe di sì, almeno dai risultati che otteniamo da qualche anno. Non è vero che il musical ha bisogno solo dell’effimero. Si possono raccontare anche delle cose profonde, delle cose spirituali.

 

D. – Come nasce l’idea di un musical su Madre Teresa?

 

R. – Le idee nascono quasi sempre per caso, per magia o per qualcosa che si ha dentro. Nel 2000, in una delle ultime repliche di Forza Venite Gente, il musical sulla vita di San Francesco, lanciai questa cosa istintivamente. Mi chiesero che cos’altro avessi in cantiere ed io risposi: “Un musical su Madre Teresa”. Quella risposta ha poi scatenato molto interesse sui giornali, in televisione... E così ho pensato fosse il caso di farlo veramente.

 

D. – Quale immagine di Madre Teresa vuole trasmettere il musical?

 

R. – L’immagine della gioia, dell’amore, della semplicità, dell’umiltà. Questi temi si prestano attraverso la musica, la musica pop, la musica rock a raccontare  con semplicità valori veramente profondi come quelli di Madre Teresa.

 

D. – Quali progetti editoriali sono collegati a questo lavoro?

 

R. – A breve pubblicheremo l’intera opera musicale ed anche le basi con la parte in prosa. Sarà legata anche ad un libro, che racconterà tutta l’esperienza di Madre Teresa.

 

D. – Siamo partiti da San Francesco nel 1981 con Forza Venite Gente e ora siamo arrivati a quest’ultimo lavoro su Madre Teresa. C’è qualche altra straordinaria figura per il futuro?

 

R. – Ce ne sono tante... Adesso proseguiamo con il musical che è in tournee quest’anno in Italia ed in Europa. Quindi, a breve penso maturerà un’altra idea. Manca il titolo...

 

D. – Non ne vogliamo ancora parlare...

 

R. – No, ancora no.

 

Ma cosa significa interpretare Madre Teresa? Ascoltiamo Giada Nobile, l’attrice che ha vestito i suoi panni nella precedente tournée. 

 

R. – Non è stato facile, fin dall’inizio. Ho sempre cercato di trovare qualcosa che potesse aiutarmi ad immedesimarmi nel personaggio. La prima persona a cui mi sono ispirata è stata mia nonna, con cui ho vissuto tutta la sua vecchiaia. La lentezza dei suoi movimenti, il suo modo di camminare, di mangiare mi aiuta tutte le sere a salire sul palco.  

D. – Cosa ha portato nella tua vita questa esperienza? In qualche modo ti ha cambiato? 

R. – Sì, assolutamente. Mi ha portato ad un cambiamento molto forte: alla fede. Sicuramente c’è qualcosa in me di diverso e di speciale, che ho trasmesso anche alla mia famiglia.

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

7 febbraio 2004

 

 

LA CHIESA INDIANA NON SI LASCERA’ SCORAGGIARE NE’ IMPAURIRE DALLE VIOLENZE

CHE L’HANNO COLPITA, MA CONTINUERA’ A PROMUOVERE LA PACE NELLA SOCIETA’:

QUESTO L’APPELLO DEL CARDINALE TOPPO, NEOPRESIDENTE DEI VESCOVI INDIANI,

ALLE COMUNITA’ CATTOLICHE DEL PAESE

 

GUWAHATI. = Le violenze dei gruppi fondamentalisti indù non devono intaccare la missione della Chiesa. Anzi, sono una prova alla quale dover rispondere con il coraggio della fede. Suona così l’appello indirizzato alla Chiesa indiana dal cardinale Telesphore Toppo, neopresidente della Conferenza episcopale locale, che riunisce le comunità cattoliche di tre riti presenti nel Paese (latino, siro-malabarese e siro-malankarese). In una visita nel Nordest del Paese - dove le martoriate province di Assam, Nagaland, Maghalaya, sono sconvolte da conflitti interetnici - il porporato, riferisce l’agenzia Fides, ha invitato la Chiesa a continuare “la sua opera senza paura, nonostante le atrocità subite e l’opposizione di alcuni settori della società”. Nella nota inviata alla Fides, il cardinale Toppo ha espresso preoccupazione per i recenti incidenti e gli attacchi subiti dal personale e da strutture cattoliche in tutto il Paese, e soprattutto per la campagna lanciata da alcuni gruppi per screditare la Chiesa cattolica agli occhi dell’opinione pubblica. “Questi eventi ci hanno scioccato ma non demoralizzato”, ha affermato il presidente dei vescovi indiani. “La Chiesa continuerà a svolgere un ruolo positivo per il cambiamento nella società”. Nel suo appello, il cardinale ha invitato clero e laici a camminare e lavorare insieme, assumendo su di sé la “responsabilità di portare la pace e promuovere l’amore nella società”. (A.D.C.)

 

 

RAFFORZARE IL PROCESSO DI PACE NELLA REGIONE DEI GRANDI LAGHI,

FAVORENDO LA CRESCITA DELLE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE E SMANTELLANDO

LA RETE DI INTERESSI DELLE FAZIONI POLITICHE E DELLE BANDE RIBELLI:

LO CHIEDE PAX CHRISTI INTERNATIONAL ALLA COMMISSIONE ONU

PER I DIRITTI UMANI

 

KINSHASA. = Mancanza di democrazia e di istituzioni democratiche, immaturità della classe politica, mal governo e corruzione, mancato rispetto degli accordi e del diritto internazionale, impunità dei crimini e del clientelismo politico, saccheggio delle risorse naturali da parte di un’elite politico-militare, assenza di eserciti nazionali capaci di assicurare la sicurezza della popolazione e l’integrità delle frontiere, proliferazione e commercio illecito delle armi leggere. E’ una lunga e articolata denuncia quella contenuta nella relazione inviata alla 60.ma sessione della Commissione ONU per i diritti umani da Pax Christi International, riguardante il difficile avanzamento del processo di pace e di riconciliazione nei Grandi Laghi. I conflitti che affliggono i Paesi della regione (Congo RD, Rwanda, Burundi, Uganda) hanno causato milioni di morti e di profughi, e provocato “gravi conseguenze sul piano umano, economico, politico, sociale e ambientale”, si legge nel documento dell’organizzazione umanitaria cattolica. Per riportare la pace nella regione, Pax Christi International chiede alla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite di adottare una risoluzione che spinga, tra l’altro, la comunità internazionale a continuare gli sforzi in aiuto al processo di pacificazione nazionale, ad assicurare la sicurezza delle frontiere per sradicare il commercio illecito di armi leggere; accelerare gli sforzi e sostenere la capacità della MONUC (Missione delle Nazioni Unite in Congo) di imporre condizioni di sicurezza in Congo, disarmando le fazioni in lotta. Inoltre, nella relazione si chiede la creazione di un Tribunale penale internazionale per i Grandi Laghi e di subordinare l’invio degli l’aiuto per lo sviluppo dei Paesi della regione alla creazione di meccanismi di buon governo e all’implementazione di serie politiche per la riduzione della povertà. (A.D.C.)

 

 

E’ PERFETTAMENTE RIUSCITO L’INTERVENTO CHIRURGICO OPERATO,

NELLA REPUBBLICA DOMINICANA, SU UNA BIMBA DI DUE MESI NATA BICEFALA.

SI TRATTA DEL DELLA PRIMA OPERAZIONE AL MONDO CONCLUSA CON SUCCESSO

IN UN CASO DEL GENERE

 

SANTO DOMINGO. = E’ riuscita la delicatissima operazione chirurgica su Rebeca Martinez, la bimba di due mesi nata con due teste nella Repubblica Dominicana. L’intervento per l'asportazione della parziale seconda testa è durato circa dieci ore, compiuto da una equipe internazionale di 18 medici nel Cure International di Santo Domingo. I medici sono riusciti ad asportare con successo il “cervello parassita” con cui la piccola, Rebeca Martinez, era venuta al mondo. Si è trattato del primo intervento del genere mai compiuto con successo su neonati. In tutti gli altri rari casi, i neonati bicefali erano morti nel giro di poche ore. La testa asportata, hanno detto i medici, apparteneva a una sorella siamese della piccola che non si sarebbe sviluppata normalmente. L'intervento si presentava ad alto rischio, poiché le due teste avevano vene e arterie comuni. L'organismo della bimba “ha reagito perfettamente bene” all’operazione, ha dichiarato Santiago Hazim, direttore del Centro medico di ortopedia di Santo Domingo. “In nessun momento dell’operazione – ha spiegato - la piccola è stata in pericolo” ed attual-mente le sue funzioni risultano stabili. L’equipe che ha eseguito l’operazione era diretta da Jorge Lazarref, direttore del Dipartimento di neurochirurgia pediatrica dell’Università della California, lo stesso specialista che nell’agosto 2002 aveva separato con successo due sorelle siamesi guatemalteche, Maria Teresa e Maria de Jésus Quiej Alvarez, unite dalla testa dalla nascita.

 

 

NEL 50.MO DELLA CANONIZZAZIONE,

HA FATTO TAPPA A SAVONA L’URNA CON LE CENERI DI SAN DOMENICO SAVIO,

IN VIAGGIO VERSO IL SANTUARIO DI LECCE DEDICATO AL GIOVANE.

MODELLO DI VIRTU’ FIN DA ADOLESCENTE, MORI’ A 14 ANNI NEL 1857

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

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SAVONA. = Con la recita del Santo Rosario ed una Messa presieduta dal Vescovo Domenico Calcagno, si celebra oggi pomeriggio a Savona, nella Parrocchia di Sant’Ambrogio, l’arrivo dell’urna con le ceneri di San Domenico Savio, di cui ricorre quest’anno il 50.mo della canonizzazione. Per l’occasione, l’urna del Santo, custodita nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, a Torino, toccherà diverse città italiane, in un pellegrinaggio che avrà come destinazione finale il Santuario di Lecce, a lui dedicato. Particolarmente caro ai giovani, che guardano a lui come a un modello di santità cristiana, vissuta e testimoniata in modo maturo, San Domenico Savio, morto appena quindicenne a causa della sua salute cagionevole, traccia a soli sette anni quello che sarà il progetto della sua breve vita. In occasione della prima Comunione, promette: “Mi confesserò molto sovente e mi comunicherò tutte le volte che il confessore mi darà licenza. Voglio santificare i giorni festivi. I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non i peccati”. Quattro promesse che Domenico rinnova anche il giorno della proclamazione del dogma dell’Immacolata, l’8 dicembre 1854. A testimoniarlo è lo stesso San Giovanni Bosco, che due mesi prima aveva accolto il ragazzino, ormai dodicenne, nell’Oratorio di Torino. Ed è proprio dopo aver ascoltato una predica di Don Bosco sulla santità, che Domenico inizia a desiderare ardentemente di diventare santo. Di carattere mite e allegro, s’impegna molto nello studio, nell’aiutare i compagni insegnando loro il catechismo, si prodiga per i malati. Nove mesi prima di morire, il 9 marzo 1857, fonda la Compagnia dell’Immacolata, di cui scrive il regolamento, che testimonia un’alta spiritualità per un adolescente di 14 anni. Fu canonizzato da Pio XII il 12  giugno 1954. La sua devozione si è ormai diffusa in tutto il mondo, anche per essere il più giovane dei santi confessori non martiri.

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“SOSTARE LUNGO IL CAMMINO. IL PELLEGRINAGGIO IN UN MONDO CHE CAMBIA”

QUESTO IL TEMA CENTRALE  DEL CONVEGNO NAZIONALE TEOLOGICO,

PROMOSSO DALL’ OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI,

CHE SI TERRA’ A ROMA DA DOMANI FINO A MERCOLEDì PROSSIMO

 

ROMA. = È  dedicato alla “sosta”, momento essenziale del pellegrinaggio, il convegno teologico curato dall’Opera Romana Pellegrinaggi, che celebra da domani a mercoledì prossimo, presso la Domus Pacis, il suo 70.mo anniversario di attività. Dopo il “camminare” e la “meta”, la sosta rappresenta un elemento necessario per la riflessione in un mondo che sta cambiando. Questo il tema dell’incontro, che a partire dalla presentazione iniziale del cardinale vicario Camillo Ruini, occuperà le riflessioni del teologo mons. Bruno Forte su “Il tempo come splendore di Dio e la sosta come esperienza spirituale”. Sono previsti momenti di approfondimento sul significato del riposo di Dio nel settimo giorno e sul contesto e il significato del “fermarsi” in alcune figure bibliche. La mattina di mercoledì 11 febbraio, giorno conclusivo, l’incontro ospiterà una tavola rotonda sul tema “Il deserto nella città”. Un confronto che vedrà impegnati il sociologo Francesco Alberoni, il teologo mons. Carlo Mazza, lo storico Andrea Riccardi e la vaticanista del TG5, Marina Ricci. Nel pomeriggio, i partecipanti saranno invitati a raggiungere la Basilica vaticana per l’annuale celebrazione dedicata alla Madonna di Lourdes, presieduta dal Papa. Infine, in occasione dei 70 anni dell’Opera Romana Pellegrinaggi, il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ha organizzato per lunedì 9, alle ore 18, un concerto del Coro Polifonico di Santa Cecilia presso l’Auditorium romano “Parco della Musica”. (F.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

7 febbraio 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Intensificare gli sforzi nella lotta contro la minaccia terroristica. E’ la determinazione espressa in una telefonata dal presidente russo Putin e da quello statunitense Bush, il giorno dopo il tragico attentato alla metropolitana di Mosca, a pochi passi dal Cremlino. Per il momento il bilancio è di 39 morti ed oltre cento feriti. Sulle reazioni della popolazione di Mosca a questo tragico episodio, ascoltiamo il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Dopo la paura è l’ora della rabbia e della commozione. I moscoviti hanno iniziato tra loro una straordinaria gara di solidarietà. Centinaia sono le persone in fila per ore negli ospedali per donare il proprio sangue. Tantissimi sono poi i fiori all’ingresso e sui binari delle fermate “Avtozavodskaja” e “Paviletskaja”. Le televisioni continuano a mostrare le testimonianze dei sopravvissuti. L’impatto emotivo sulla gente è certamente forte. La stampa ha sottolineato che ieri i soccorsi sono stati una volta tanto efficienti, niente di paragonabile al caos avvenuto durante la crisi del teatro della Dubrovka nell’autunno 2002. Il quotidiano “Izvestija” pubblica i consigli di uno psicologo nel caso un lettore fosse presente ad un attentato: cosa fare e cosa non fare. “Basayev ha attaccato sotto terra”, titola invece il giornale “Kommersant”, certo della matrice islamico - cecena dell’attentato. Al riguardo il muftì ceceno, Akhmad Shamayev, ha condannato la strage, porgendo le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime. “Nessuna causa – ha detto – può giustificare il terrorismo e l’uccisione di civili inermi”. Le indagini, intanto, vanno avanti. Un uomo è stato fermato, ma poi rilasciato. Assomigliava alla foto-identikit diffusa dalla polizia. Gli inquirenti non hanno ancora sciolto il dubbio se a provocare l’esplosione sia stata una bomba o una kamikaze. La prima ipotesi resta, però, la più probabile.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Alla fine è stato messo nero su bianco. Il presidente statunitense Bush ha firmato l’ordine che istituisce ufficialmente la commissione d'inchiesta indipendente sulle presunte armi di distruzione di massa irachene. Ma il provvedimento non è bastato a sedare le polemiche. Ce lo conferma Paolo Mastrolilli:

 

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Il presidente della Commissione sarà un democratico, l’ex senatore ed ex governatore della Virginia, Chuck Robb, e con lui lavorerà anche il senatore repubblicano McCain. I democratici hanno, però, criticato la Commissione, perché pensano che il presidente cerchi solo una copertura. Secondo l’ordine firmato dal capo della Casa Bianca, infatti, il Rapporto conclusivo sulle indagini dovrà essere presentato il 31 marzo del 2005 e cioè dopo le elezioni di novembre. Il mandato poi sarà allargato anche a Corea del Nord, Libia ed Iran. Intanto, secondo l’ultimo sondaggio pubblicato ieri dall’agenzia At, il gradimento del capo della Casa Bianca è sceso al 47 per cento. E’ un dato allarmante, perché è lo stesso livello a cui si trovava il padre in questo periodo 12 anni fa, prima di perdere le elezioni contro Clinton.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Continua a rinforzare la sua posizione John Kerry, senatore democratico candidato alle presidenziali americane di novembre. Nelle consultazioni di questo fine settimana nello stato del Michigan gli analisti prevedono un’altra vittoria, anche grazie al sostegno ufficiale di  Dick Gephardt, ex candidato uscito di scena nelle votazioni di gennaio. Attese per sabato e domenica le assemblee elettorali anche nel nordovest dello stato di Washington e nel Maine.

 

Ancora odio e violenze in Medio Oriente. Almeno 10 persone sono infatti rimaste uccise stamani, a Gaza, nel corso di un raid compiuto da soldati israeliani contro una vettura a bordo della quale si trovavano alcuni militanti della Jihad Islamica. Tra le vittime c’è un bambino di 11 anni che si stava recando a scuola. Su questo tragico episodio di violenza ci riferisce Graziano Motta:

 

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Evidentemente, in base a precise informazioni dello spionaggio, alcuni elicotteri israeliani si sono levati in volo su Gaza e individuata l’automobile di Aziz a-Shami, familiare del capo della Jihad islamica ed esponente lui stesso del movimento, hanno lanciato un missile che l’ha colpita in pieno, provocandone l’incendio. Ma sia Aziz che due sue guardie del corpo sono stati soltanto feriti. Aziz a-Shami viene accusato di strette implicazioni in numerosi attacchi anti-israeliani e attentati suicidi e di complicità nell’assassinio di almeno tre soldati. Qualche ora prima, sempre a Gaza, si era aperto il processo contro tre palestinesi, accusati di avere teso il 15 ottobre scorso un’imboscata ad un convoglio di diplomatici e funzionari degli Stati Uniti, uccidendone tre. Fonti americane hanno espresso sorpresa per non essere state avvertite del processo, quando due giorni fa, avevano reso noto di avere imposto una taglia per la cattura dei colpevoli, dopo che per mesi avevano sollecitato invano notizie. Il primo ministro palestinese Abu Ala è atteso, lunedì prossimo, in Italia, per intensificare l’opposizione alla barriera di sicurezza e di separazione dai Territori, eretta da Israele.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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In Iran le elezioni si terranno il prossimo 20 febbraio. Lo ha assicurato il presidente Khatami in un messaggio alla guida suprema iraniana, l’Ayatollah Khamenei, pur constatando che gli organi conservatori non hanno eseguito i suoi ordini di riesaminare con più indulgenza le candidature riformiste per le legislative.

 

Rimane forte la preoccupazione nel mondo per l’evoluzione dell’influenza dei polli, che in Asia ha già ucciso 18 persone. In Cina la televisione di Stato ha intanto annunciato che nel Paese sono stati scoperti tre nuovi focolai del virus.

 

Cambio al vertice per la Spd, il partito socialdemocratico tedesco. Il cancelliere tedesco Gerhard  Schröder ha annunciato ieri di voler cedere la presidenza a Franz Müntefering, attuale capogruppo al Bundestag, la camera bassa del parlamento. Nel corso di una conferenza stampa Schroeder ha detto che proporrà Müntefering alla presidenza in un congresso straordinario del partito a fine marzo. Per l’opposizione è il primo segno del tracollo del governo tedesco. Per un commento alla decisione di Schröder, Paolo Ondarza ha raggiunto telefonicamente a Berlino Francesca Sforza, inviata del quotidiano “La Stampa”.

 

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R. – Il cancelliere ha scelto, spiegando questo suo gesto, con l’impossibilità di tenere insieme due uffici di così grave responsabilità.

 

D. – Ha detto, anche, di volersi dedicare alle riforme in un momento storico tra i più importanti dal dopoguerra ad oggi in materia di riforme…

 

R. – E’ importantissimo per la Germania riformare e riformare soprattutto alcuni settori come quello dello stato sociale o delle politiche fiscali. E’ difficile farlo per questo cancelliere, perché si trova a fare i conti con riforme, invece, molto impopolari.

 

D. – L’opposizione in particolare definisce la scelta di Schröder come l’inizio della fine del governo rossoverde….

 

R. – Diciamo che l’opposizione fa il suo gioco. Chi pensa, invece, che Schröder ha finito il suo corso, non conosce il personaggio.

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Caso Parmalat. La Procura della Repubblica di Parma ha ottenuto il sequestro di un conto con almeno un paio di milioni di euro a Montecarlo. La scoperta è il frutto di una delle tante rogatorie avviate all’estero. E’ intanto previsto per lunedì prossimo il trasferimento di Calisto Tanzi al carcere di Parma.

 

E’ stato ristabilito nelle ultime ore l’ordine a Les Gonaives, la quarta città di Haiti occupata giovedì dai ribelli armati che si oppongono al governo del presidente Aristide. Negli scontri tra esercito e insorti sono morte almeno 11 persone.

 

Stanno per arrivare al porto di Lampedusa oltre 120 immigrati avvistati questa mattina a circa 40 miglia a Sud Est dall’isola delle Pelagie. “Gli immigrati – ha detto il Comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa, Michele Niosi - stanno tutti bene”.

 

 

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