RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 35 - Testo della Trasmissione di mercoledì 4 febbraio 2004

 

Sommario                                              

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

No al tradimento, all’usura e alla corruzione pubblica: fermo richiamo di Giovanni Paolo II all’Udienza generale.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Materialismo, individualismo e perdita di ideali: mali della politica nella società contemporanea. Ai nostri microfoni padre Bartolomeo Sorge

 

Acceso dibattito al parlamento francese sul progetto di legge che vieta il velo islamico nelle scuole. Intervista con l’arcivescovo Georges Gilson

 

Convegno a Roma sui metodi naturali di regolazione della fertilità. Ce ne parla Lucietta Scaraffìa

 

Si riaccende in Italia il dibattito sulla qualità televisiva, ad innescare la polemica il programma “Bisturi! Nessuno è perfetto”, in onda su Italia 1. Con noi il dottor Stefano Piccolo e Maria Rita Munizzi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il ruolo delle Chiese per il futuro del Vecchio Continente in primo piano alla riunione del Comitato congiunto del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa e della Conferenza delle Chiese europee

 

Il sito Internet del Vaticano è diventato in assoluto il primo mezzo di trasmissione delle informazioni della Sala Stampa vaticana sull’attività del Papa

 

Segni di speranza nelle Molucche, dopo l’incontro a Londra per la pace nell’arcipelago indonesiano

 

Con lo slogan “Le notizie che contano”, esce rinnovato in contenuti e grafica il mensile “Italia Caritas”

 

All’insegna del binomio cinema e solidarietà arriva nelle sale italiane il film “Amore senza confini” interpretato da Angelina Jolie

 

 

 

24 ORE NEL MONDO:

Alle primarie democratiche negli Stati Uniti vince ancora John Kerry – In Iran continua il braccio di ferro tra riformisti e conservatori – L’Unione di Serbia e Montenegro compie un anno; Marsicanin eletto presidente del parlamento.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 febbraio 2004

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

 

 

 

NO AL TRADIMENTO, ALL’USURA E ALLA CORRUZIONE:

PIAGHE ANCHE DEI NOSTRI TEMPI. IL FERMO RICHIAMO DI GIOVANNI PAOLO II

A PRATICARE I PRECETTI FONDAMENTALI PER ESSERE IN COMUNIONE COL SIGNORE

 

“Chi è degno di stare davanti al Signore?” Da questo interrogativo, tratto dal Salmo 14, è partita stamane la catechesi del Papa all’udienza generale, per ricordarci gli impegni morali della legge biblica. Tra questi alcuni precetti in particolare per combattere tre piaghe anche dei nostri tempi: il tradimento, l’usura e la corruzione. Il Servizio di Roberta Gisotti

 

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Se in molte culture religiose per essere ammessi davanti alla Divinità è richiesta soprattutto “la purità rituale esteriore”, per il cristiano – ha detto il Papa - è invece “la purificazione della coscienza” ad avere priorità. E il salmista ci aiuta indicandoci le qualità per “coniugare fede e vita, preghiera e impegno esistenziale, adorazione e giustizia sociale”. Anzitutto tre impegni etici personali: “seguire la via dell’integrità morale, della pratica della giustizia” e “della sincerità perfetta nel parlare”. Poi tre doveri nei confronti del prossimo: “eliminare la calunnia del linguaggio, evitare ogni azione che possa nuocere al fratello, frenare  gli insulti contro chi vive accanto a noi ogni giorno”. Quindi due scelte di tipo sociale: “disprezzare il malvagio” e  “onorare chi teme Dio”. Infine tre precetti di coscienza tanto attuali e validi anche oggi per dire ‘no’ al giuramento tradito “anche nel caso in cui ne seguano conseguenze dannose”, ‘no’ all’usura e ‘no’ alla corruzione, “altro impegno – ha ammonito il Santo Padre – da sapere praticare con rigore anche nel nostro tempo.”

 

“Essere fedeli alla parola data; non praticare l’usura, piaga che anche ai nostri giorni è una infame realtà, capace di strangolare la vita di molte persone, ed infine evitare ogni corruzione nella vita pubblica.”

 

“Chi agisce nel modo indicato dal Salmista – ha concluso il Papa - resterà saldo per sempre” Un Salmo – ha raccomandato – che “deve essere scritto nel cuore, annotato nelle memoria”, “giorno e notte”

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NOMINE

 

In Perú, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Chimbote, presentata da mons. Luís Armando Bambarén Gastelumendi, per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato suo successore lo spagnolo mons. Ángel Francisco Simón Piorno, finora vescovo di Cajamarca. Il Santo Padre ha nominato vescovo di Huacho, l’italiano mons. Antonio Santarsiero, finora vescovo prelato di Huarí. Ha inoltre nominato vescovo di Huaraz, il peruviano mons. José Eduardo Velásquez Tarazona, finora vescovo coadiutore di Tacna y Moquegua ed amministratore apostolico di Huacho. Il Pontefice ha nominato vescovo prelato di Huarí l’italiano mons. Ivo Baldi Gaburri, finora vescovo di Huaraz.

 

In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Cahors, presentata da mons. Maurice Gaidon, per sopraggiunti limiti d’età.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'Iraq, con le dichiarazioni del Segretario di Stato Usa sull'intervento armato.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Una pagina sulle celebrazioni svoltesi nelle Diocesi italiane in occasione della Giornata per la Vita.

 

Nelle estere, Burundi: dall'Irlanda fondi per la missione di pace come omaggio alla memoria del Nunzio Apostolico assassinato; annunciato un arresto per l'omicidio.

Uganda: in fiamme un campo profughi, ventimila persone senza ricovero.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Clotilde Paternostro su una mostra di acqueforti ed acquetinte di Pablo Picasso allestita alla Mole Vanvitelliana di Ancona.

 

Nelle pagine italiane, Ddl Gasparri: Governo in difficoltà in aula alla Camera; il testo ritorna in commissione.

Rai: polemiche e tensioni non aiutano l'azienda; scontro tra presidente e tre consiglieri.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 febbraio 2004

 

 

 

IL MATERIALISMO, L’INDIVIDUALISMO E LA PERDITA DI IDEALI. SONO QUESTI I TASSELLI FRAGILI DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA ANALIZZATI IERI NELLA CONFERENZA,

INCENTRATA  SUI MALI DELLA POLITICA, DAL GESUITA PADRE BARTOLOMEO SORGE

- Intervista con padre Bartolomeo Sorge -

 

“La politica è malata. Ha ancora senso impegnarsi in politica?” Questo il tema della conferenza, tenutasi ieri a Roma, in occasione dell’apertura ufficiale della “Scuola di politica e del territorio Praxis” che ha la finalità di valorizzare il senso della partecipazione civica ed il legame con il territorio. All’incontro è intervenuto il gesuita padre Bartolomeo Sorge, profondo conoscitore della situazione italiana e internazionale, che ha analizzato al microfono di Amedeo Lomonaco, i punti deboli dell’attuale scenario politico:

 

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R. – In questa svolta storica che stiamo vivendo dopo la fine delle ideologie, la politica ha ormai perso la tensione morale, la tensione ideale. E se manca l’ideale cadiamo nel pragmatismo, nella burocrazia, in una politica senza anima. Questa è la grave situazione in cui ci troviamo.

 

D. – La prorompente diffusione di valori materiali e la contemporanea perdita di ideali strutturano una cultura basata sull’individualismo. E’ questo l’iter del processo che conduce al decadimento del senso politico teso al bene comune?

 

R. – Questo è proprio il problema numero uno della situazione di oggi. C’è stata l’illusione diffusa che la fine del socialismo reale abbia significato la vittoria del neo-liberismo, la forma ultima del capitalismo classico. Il Papa nella Centesimus annus, dice giustamente che non è così. Il pericolo è che questa logica del mercato diventi l’unico modo, l’unico parametro per giudicare la bontà delle scelte. Questo è gravissimo perché costituisce una forma di materialismo strisciante che praticamente abbatte tutti gli ideali.

 

D. – L’integrità politica è un obiettivo sempre realizzabile oppure a volte diventa inevitabile scendere a dei compromessi?

 

R. – Ci possono essere dei momenti di fragilità e di debolezza. Siamo tutte creature umane. Però l’importante è che ci sia questa tensione che nasce da una visione della politica intesa come servizio. Molta gente demonizza il potere, ma senza potere non si fa nulla. Se devo cambiare le cose, devo avere il potere di cambiarle. Allora, qual è l’insegnamento sociale della Chiesa su questo punto? Il potere è un mezzo, non è un fine. Quindi il potere è uno strumento necessario per fare politica. Ma la politica è finalizzata al potere, si capovolge tutto e si pregiudica la costruzione di un mondo nuovo. E’ fondamentale, quindi, ribadire il primato dell’etica nella politica che utilizza il potere per lo sviluppo dell’uomo e la giustizia dei popoli.

 

D. – I processi di globalizzazione in atto possono favorire una presa di coscienza globale ed una partecipazione politica collettiva?

 

R. – La globalizzazione non è né un bene né un male; se noi riusciremo ad orientare i processi di mondializzazione al servizio dell’uomo, potremmo godere dei frutti straordinari. Se invece questo processo è lasciato alla logica individualistica e neo-liberista, i pericoli sono molto gravi: può nascere una nuova, grave forma di colonialismo: un colonialismo culturale che sarebbe peggiore di quello economico che abbiamo conosciuto in passato.

 

D. – Quali sono gli obbiettivi, le finalità, le proposte didattiche della scuola di politica e del territorio “Praxis”?

 

R. – Credo che sia un’iniziativa provvidenziale, perché siamo tutti impreparati di fronte ai cambiamenti inediti dei nostri tempi. Abbiamo bisogno di formazione ed il fatto che si vadano moltiplicando luoghi di formazione della nuova classe dirigente e della coscienza dei cittadini, è un fatto assolutamente necessario.

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AL PARLAMENTO FRANCESE IL PROGETTO DI LEGGE SUL DIVIETO DEI SEGNI ESTERIORI DELLA RELIGIONE NELLE SCUOLE: LA PROTESTA DELLE DONNE MUSULMANE

CHE VOGLIONO PORTARE IL VELO ISLAMICO. CRITICHE ANCHE DAI VESCOVI FRANCESI

- Intervista con mons. Georges Gilson -

 

E’ da ieri pomeriggio all’esame del Parlamento francese il progetto di Legge sul divieto dei segni esteriori della religione nelle scuole: ci si riferisce in particolare al caso di un centinaio di ragazze che chiedono di poter frequentare gli istituti coprendosi il capo col velo islamico. E’ stato il primo ministro Jean-Pierre Raffarin ad aprire il dibattito all’Assemblea nazionale. Il voto è previsto per il 10 febbraio. Il testo del progetto di Legge, però, ha sollevato un’ondata di polemiche in Francia, suscitando la protesta di molti musulmani, ma anche critiche da parte dei vescovi francesi. Alcuni di essi stanno compiendo la visita ‘ad Limina’ a Roma proprio in questi giorni; in questa occasione, Gabrielle de Jasay, della nostra redazione francese, ha incontrato mons. Georges Gilson, arcivescovo di Sens et Auxerre, che ci spiega le sue riserve:

 

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R. – MOI JE SOUHAITE D’ABORD CLAIREMENT QU’AVANT DE VOTER UNE LOIS...

Intanto, mi auguro che – ovviamente – prima di votare una legge ci si metta attorno ad un tavolo e si compia una riflessione razionale. Allora, qual è il problema? Si tratta di un problema essenzialmente religioso, con la paura di un Islam del quale non sappiamo ancora troppo bene come integrarlo nella nostra popolazione e nell’insieme della nostra società? Oppure, il problema è la rimonta del laicismo e la volontà di stabilire tassativamente che la religione sia un fatto privato,  della singola coscienza, mentre però la religione ha uno status pubblico? Non si sa più, in realtà, di cosa si stia parlando ...

 

D. – Non teme lei, forse, che questo progetto di Legge possa avere risvolti controproducenti?

 

R. – J’AIMERAI QUE ON DEFINISSE MIEUX! PAR EXEMPLE, QU’EST-CE QU’ON DIT...

Vorrei che le definizioni fossero un po’ più precise. Per esempio, noi abbiamo ovviamente conosciuto – in Algeria, ma anche in altri Paesi – per quanto riguarda l’Islam, il pericolo della ‘politicizzazione’ della pratica religiosa, e noi – soprattutto dopo la Rivoluzione francese – mai potremo accettare una cosa del genere nel nostro Paese! E trovo che sia assolutamente normale che il potere politico dica: ‘Attenzione, esiste un pericolo di politicizzazione della religione, ma non nella Chiesa cattolica!’. Ora, invece, si è fatto di tutta l’erba un fascio, e sono state messe sullo stesso piano tutte le confessioni religiose... No! Esiste, forse, un pericolo nel mondo musulmano e come tale bisogna affrontarlo!

 

D. – Pensa che si sia persa l’occasione di riflettere più profondamente?

 

R. – TOUT A FAIT. JE PENSE QUE...

Di fatti. Credo che nessuno abbia l’intenzione di introdurre la poligamia nel nostro Paese e nemmeno l’assoggettamento della donna all’uomo. Ora, io non sono favorevole al velo; ma se dovessi scegliere tra il velo e la pubblicità che dei perizoma si vede nelle riviste o addirittura nelle strade, mi chiedo: dov’è il pudore, dove il rispetto della donna? Dobbiamo quindi essere molto coraggiosi per farci dire dai nostri amici musulmani: ‘ascoltate, voi occidentali, siete stati voi i primi a distruggere il rispetto della donna!’ Allora, perché non lavorare insieme? Il problema che invece attualmente mi fa veramente paura è che si farà una Legge, sì, ma il velo della laicità nasconderà  il problema vero, che è un problema di integrazione e di accettazione interculturale in una società francese in evoluzione.

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CONVEGNO A ROMA SUI METODI NATURALI DI REGOLAZIONE DELLA FERTILITA’, SPESSO IGNORATI O TRASCURATI NEI PROGRAMMI DI INFORMAZIONE SANITARIA

- Intervista con Lucietta Scaraffìa -

 

 

             Diffondere i metodi naturali di regolazione della fertilità: è l’intenzione del “manifesto” sottoscritto sabato scorso durante un convegno a Roma dai docenti di Medicina delle 5 Università della capitale. La validità dei metodi naturali, come il “metodo Billings” per riconoscere i periodi fecondi e non fecondi della donna - affermano - è stato ampiamente dimostrato in oltre 25 anni di esperienza.  Motivi culturali ed economici però - è stato detto - sono alla base della scarsa attenzione data a questi metodi e parlarne nei Paesi occidentali sembra quasi un tabù. In proposito Fabio Colagrande ha sentito il parere della storica Lucietta Scaraffìa, intervenuta al Convegno di Roma.

 

 

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R. – Infatti, non se ne parla. C’è un grande silenzio nei media su questo tema. Un silenzio che è iniziato più o meno dopo il dibattito intorno all’Umanae vitae. Un dibattito che aveva visto quasi tutti i giornali occidentali schierarsi su posizioni molto critiche contro il rifiuto della Chiesa di usare i mezzi farmaceutici tecnici di controllo delle nascite. Invece, non si è mai parlato del fatto che nell’Umanae vitae c’era una proposta che era quella di utilizzare altri metodi di controllo delle nascite. E a questi altri metodi non è mai stata data alcuna credibilità e alcuna diffusione.

 

D. – In Italia, in questo momento, la situazione è la stessa?

 

R. – Sì, anche se è cambiata totalmente la situazione storica da quella del ’68 e adesso si può vedere che non hanno risposto alle aspettative utopiche con cui erano stati diffusi e propagandati. Mi ricordo ancora le propagande dell’Aied degli anni ’60-’70, in cui si diceva che con la pillola si sarebbe rinsaldata la fedeltà di coppia e il matrimonio ne avrebbe tratto giovamento. Ora, tutti sappiamo che c’è stato un aumento enorme di divorzi ed un calo di matrimoni. Quindi, c’è stata una delusione rispetto alle aspettative, ma nessuno va a verificare se ci sia stata veramente una realizzazione del promesso. L’altro punto che dovremmo tener presente è l’altra faccia degli anticoncezionali, la fecondazione assistita, cioè la sterilità. Non è facile dire al proprio corpo di non volere un figlio per 20 anni e poi volerlo subito. E’ molto più difficile da ottenere. Si è, dunque, sviluppata la fecondazione assistita e proprio per quello sono nati tutti i problemi di bioetica, che noi ben sappiamo. E’ una strada molto pericolosa, che Paolo VI nell’Umanae vitae aveva intravisto profeticamente.

 

D. – Il dibattito che è nato in Italia, in occasione della formazione della Legge per regolare la fecondazione assistita, secondo lei ha fatto emergere ancora delle contraddizioni? Si parla ad esempio, in maniera insistente, del diritto ad avere un figlio…

 

R. – Sì, del diritto che è diventato una specie di diritto naturale e del fatto, di nuovo, che le donne si sono pronunciate chiamandola “una Legge contro le donne”, come se avere un figlio fosse un affare solo delle donne, come se non fosse un affare di tutta una società.

 

D. – Il Papa nel suo messaggio ai partecipanti al vostro Convegno ha detto che si assiste al consolidarsi di una mentalità, che da un lato appare intimorita di fronte alla responsabilità della procreazione, e dall’altro vorrebbe dominare e manipolare la vita. Come trovare un equilibrio, secondo lei?

 

R. – Forse partendo anche dall’analisi degli effetti che hanno avuto su di noi 30 anni di pianificazione delle nascite. Vedere i costi. Noi abbiamo quest’idea della modernità come di un percorso in progresso, tutto in acquisto, in miglioramento, invece tutte le acquisizioni moderne hanno dei costi che noi non vogliamo mai vedere. Quindi, fermarci a vedere i costi ci porta a riflettere di più sulle nostre scelte.

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ACCESE POLEMICHE IN ITALIA SULLA QUALITA’ TELEVISIVA INNESCATE DAL  PROGRAMMA “BISTURI! NESSUNO E’ PERFETTO”, IN ONDA SU ITALIA 1

- Intervista con il dottor Stefano Piccolo e Maria Rita Munizzi -

 

 

Si riaccende il dibattito sulla qualità dei programmi radio tv. L’ultima idea che ha innescato la polemica è ”Bisturi! Nessuno è perfetto” in onda su Italia 1, reality show che offre la possibilità ai concorrenti di trasformare il proprio aspetto anche grazie alla chirurgia estetica. Gli ospiti vengono ripresi dalle telecamere prima, durante e dopo l’intervento, quindi si assiste alle reazioni. Una dura critica, a questo tipo di televisione, è stata espressa dall’Osservatorio sui Diritti dei Minori. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Stefano Piccolo medico chirurgo plastico e Maria Rita Munizzi presidente del Movimento italiano genitori. 

 

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R. – Ci sono arrivate tantissime segnalazioni di mamme indignate dinanzi a questo episodio televisivo. Si tratta di un tipo di trasmissione, a nostro avviso, del tutto inadatto ad una fascia di prima serata. Non ha senso pensare che sia facile modificare il proprio aspetto fisico, risolvere problematiche alle volte veramente molto gravi, spettacolarizzandole.

 

D. – Ma la chirurgia estetica può diventare anche un gioco?

 

R. – Non è un gioco. Io sono un medico oltre che una mamma di cinque bambini e mi rendo conto di come effettivamente si debba ricorrere all’intervento estetico per ragioni di grave disagio psichico: il non riconoscersi nel proprio corpo, il non riconoscersi in una sorta di deformità. Ma non è la norma, cioè non è che tutte le ragazze che si vedono il naso un po’ storto, alla fine possono ricorrere a questo metodo per vedersi migliori.

 

D. – Dott. Piccolo, quali sono i rischi della spettacolarizzazione di questa scienza medica?

 

R. – I rischi sono tanti. Prima di tutto quello di far pensare alla gente che questo tipo di applicazione medica sia una sorta di toccasana per ogni problema. Che persone che all’inizio si presentano così tristi, così problematiche, poi con l’intervento, per miracolo, risolvano ogni problema della propria vita. E’ un modo sbagliato di affrontare questo tipo di argomento. D’altra parte le persone possono poi essere tentate di accostarsi a questo tipo di trattamento con un’eccessiva superficialità.

 

D. – Quindi, che cosa si può fare?

 

R. – Sfruttando ad ogni costo, per ragioni di interesse aziendale, il piano della chirurgia estetica in questa forma “baracconesca” ci si dovrebbe anche preoccupare di controbilanciare questa medicina-spettacolo con della sana e costruttiva informazione scientifica, imparziale, disinteressata, corretta e comprensibile, soprattutto, a tutti.

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CHIESA E SOCIETA’

4 febbraio 2004

 

 

IL RUOLO DELLE CHIESE PER IL FUTURO DEL VECCHIO CONTINENTE IN PRIMO PIANO

ALLA RIUNIONE DEL COMITATO CONGIUNTO DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA E DELLA CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE.

 L’ORGANISMO ECUMENICO, CHE SI E’ RIUNITO IN QUESTI GIORNI IN POLONIA,

SI E’ ANCHE SOFFERMATO SULLA NUOVA COSTITUZIONE EUROPEA

 

KAMIEN SLANSKI.= Lo stato dell’ecumenismo in Europa, il contributo delle Chiese cristiane alla Convenzione e la preparazione della terza Assemblea ecumenica europea. Questi i temi principali affrontati dal comitato congiunto del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e della Conferenza delle Chiese europee (Kek) nel corso di un incontro, che si è svolto a Kamien Slanski in Polonia, dal 29 gennaio al primo febbraio. “Un’Europa politica unita con le Chiese divise sarebbe insopportabile” ha affermato il vescovo Amédée Grab, presidente della Ccee aprendo un intenso dibattito sulla situazione dell’ecumenismo in Europa. “Divisioni a livello teologico – si legge in un comunicato congiunto dei due organismi – hanno spesso la propria radice in motivi storici, culturali, giurisdizionali, psicologici. Per questo occorre intensificare la collaborazione e proseguire con serietà e profondità i dialoghi”. Riguardo alla Convenzione europea, i membri del Comitato hanno espresso “soddisfazione” per l’art. 51 della bozza del Trattato sul riconoscimento giuridico delle Chiese e la libertà religiosa. Tuttavia, affermano, permane “la domanda sul perché ci sia una sorta di ‘allergia’ al riconoscere il fatto storico della presenza del Cristianesimo come elemento costitutivo della storia del continente”. Per dare un contributo efficace al futuro dell’Europa, è allora necessario che le Chiese “trovino punti d’accordo sui temi che ancora oggi le vedono divise”. D’altro canto, sulla scorta del recente documento sul dialogo islamo-cristiano, il Comitato si impegna a “rispondere in modo adeguato alle sfide poste dalla presenza dell’Islam nel nostro continente”. Nell’incontro, è stato infine avviato l’iter di preparazione della Terza assemblea ecumenica europea, che avrà per tema “Cristo è la luce del futuro”. (A.G.)

 

 

IL SITO INTERNET DELLA SANTA SEDE, PRIMO MEZZO DI COMUNICAZIONE SULL’ATTIVITA’ DEL PAPA. NEL 2003, SONO STATI 22 MILIONI

GLI ACCESSI DA TUTTO IL MONDO ALLE PAGINE WEB DELLA SALA STAMPA VATICANA

 

CITTA’ DEL VATICANO.= Il sito Internet del Vaticano (www.vatican.va) è diventato in assoluto il primo mezzo di trasmissione delle informazioni della Sala Stampa vaticana sull’attività del Papa. Secondo dati forniti dall'Ufficio Internet della Santa Sede – resi noti dal Vatican Information Service – nel corso del 2003 vi sono stati quasi 22 milioni di accessi alle pagine web della Sala Stampa, con una media di 59.667 consultazioni al giorno. Il mese con maggior traffico è stato marzo con quasi 3.6 milioni di richieste ed una media di 116 mila accessi al giorno. Relativamente alla provenienza, le richieste di consultazione giungono soprattutto dall’America del Nord, seguita da Europa, America del Sud ed Asia. Per quanto riguarda i contatti da parte dei singoli Paesi, in testa ci sono gli Stati Uniti, poi Italia, Germania, Regno Unito, Canada, Spagna, Brasile e Francia. Le parole più ricercate sono: “Vatican”, “Vaticano”, “News”, “Information” e “Press service”. I giorni di maggiore attività sono il giovedì e venerdì. Nel 2003, il Vatican Information Service ha raggiunto il più alto numero di abbonamenti: 15.916. Oltre il 54 per cento degli abbonati ha scelto la lingua inglese, il 28,34 per cento lo spagnolo, oltre l’8 per cento il francese e la lingua italiana. (A.G.)

 

 

SEGNI DI SPERANZA NELLE MOLUCCHE, DOPO L’INCONTRO A LONDRA

 PER LA PACE NELL’ARCIPELAGO INDONESIANO. UN COMITATO INTERRELIGIOSO

 LAVORERA’ PER IL DIALOGO E LA RICONCILIAZIONE

JAKARTA.= La pace è difficile, ma possibile nelle Molucche martoriate dal conflitto civile. Nei giorni scorsi, si è tenuto a Londra un incontro per incoraggiare il processo di ricostruzione e riconciliazione nell’arcipelago indonesiano a maggioranza musulmana. L’incontro – informa l’agenzia di stampa AsiaNews – è stato sponsorizzato dall’Organizzazione internazionale islamico-cristiana per la ricostruzione e la riconciliazione e dal ministero britannico degli Esteri. Rappresentanti del governo locale, partiti belligeranti, capi religiosi e responsabili dei gruppi cristiani e musulmani provenienti dalla regione hanno partecipato al dialogo. L’Assemblea ha istituito un organo consultivo denominato “Comitato delle Molucche” e un certo numero di gruppi di lavoro. L’Assemblea ha anche precisato i compiti del “Comitato Interreligioso”, nato nel 2003 e composto da 6 membri, 2 rappresentanti per ogni gruppo religioso: la Chiesa protestante molucca, la diocesi cattolica di Amboina e il consiglio del Clero Islamico. Il Comitato ha il compito di insegnare i valori di ciascuna fede promuovendo una pacifica e rispettosa convivenza. Gli scontri etnico religiosi nelle Molucche iniziati nel gennaio del 1999 hanno provocato migliaia di vittime e profughi. (A.G.)

 

CON LO SLOGAN “LE NOTIZIE CHE CONTANO”, ESCE RINNOVATO

 IN CONTENUTI E GRAFICA IL MENSILE “ITALIA CARITAS”

 

ROMA.= “Le notizie che contano”. Si apre all’insegna di questo slogan la nuova stagione di “Italia Caritas”, la rivista mensile della Caritas Italiana. Il numero di gennaio-febbraio 2004, in uscita in questi giorni, presenta una struttura interna e una veste grafica completamente rinnovate. Sobrietà ed essenzialità, come da tradizione, ma anche un ampliamento del numero di pagine (da 32 a 48), l’introduzione del colore, l’avvio di nuove rubriche. L’obiettivo è offrire ai lettori  contenuti più incisivi, opinioni sempre più qualificate e dati sempre più capaci di sondare i fenomeni sociali. Nel primo numero debuttano anche nuove rubriche e nuovi spazi informativi. (A.G.)

 

 

ALL’INSEGNA DEL BINOMIO CINEMA E SOLIDARIETA’ ARRIVA

NELLE SALE ITALIANE IL FILM “AMORE SENZA CONFINI”

INTERPRETATO DA ANGELINA JOLIE.

 PARTE DEI PROVENTI SARA’ DESTINATA ALLA FORNITURA DI LATTE

AI BAMBINI NEI CAMPI PROFUGHI DEL CONTINENTE AFRICANO. L’INIZIATIVA

 E’ PROMOSSA DALL’ALTO COMMISSARIATO DELL’ONU PER I RIFUGIATI

- A cura di Luca Pellegrini -

 

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ROMA. = Uno spettatore, un biglietto, un film ed un poco di latte per la vita di un bambino. Sette euro e mezzo si paga un biglietto. Una di quelle monete è devoluta per una iniziativa umanitaria senza frontiere e che lega, sorprendentemente, cinema e solidarietà. L’operazione si chiama “Latte per la vita” ed è stata fortemente perseguita dalla Eagle Pictures e dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (UNHCR) - con il sostegno di Anec (Associazione nazionale esercenti cinema) e di Anem (Associazione nazionale esercenti multiplex) -, in occasione dell’uscita italiana di Amore senza confini - Beyond Borders di Martin Campbell, con Angelina Jolie e Clive Owen. Perché andando al cinema si può aiutare un bimbo affamato? Perché si potrà contribuire alla fornitura di latte terapeutico ai bambini che giungono nei campi profughi in gravi condizioni di salute. Il fatto è che questo film racconta inizio e morte di un forte legame affettivo sullo sfondo di ambienti particolarmente drammatici e dolorosi. Al di là della semplicistica storia d’amore che nasce tra un coraggioso medico che opera nel volontariato, in situazioni “al limite” e la ricca americana interpretata da Angelina Jolie, è interessante seguire in modo così romanzesco, quasi d’appendice, l’evoluzione del carattere della ragazza che prende contatto, negli anni, con gli inferni dell’Etiopia devastata dalla fame e dalla corruzione, della Cambogia in mano ad un branco di folli dittatori e della Cecenia strangolata dalla guerra civile. Dimostrando ancora una volta che la donna, anche nelle situazioni estreme, possiede un intuito maggiore, un’attenzione più feconda, un’adattabilità eccezionale. E che può essere non solo la Lara Croft del videogioco, ma anche l’eroina di una realtà altrettanto pericolosa ove in gioco c’è la sopravvivenza di bambini, donne, uomini veri e non virtuali.

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24 ORE NEL MONDO

4 febbraio 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Il Partito democratico statunitense si stringe attorno a John Kerry, e si avvia a sceglierlo quale proprio candidato da opporre a George Bush nella corsa alla Casa Bianca di novembre prossimo. Vincitore anche nelle elezioni primarie di ieri che si sono svolte in sette Stati del sud, il senatore del Massachussetts si è affermato nettamente in Missouri, Delaware, Arizona e Nord Dakota e di misura nel New Mexico. John Edwards ha invece vinto in Nord Carolina e l’ex generale Wesley Clark ha avuto la meglio in Oklahoma. Subito dopo la vittoria Kerry, anche se manca ancora il voto in altri importanti Stati, ha subito anticipato i motivi del confronto col presidente Bush. Il servizio di Elena Molinari:

 

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“George W. Bush farà la fine del padre” ha detto il senatore del Masschusetts. Anche Bush senior – ha aggiunto - è stato presidente per un mandato e poi è stato battuto da un democratico”. Kerry, eroe della guerra del Vietnam si è intascato il Missouri, l’Arizona e il Nord Dakota con ampi margini; ha poi vinto in Delaware, dove il senatore Joe Lieberman aveva puntato tutte le sue chance, tanto che Lieberman ha appena annunciato la decisione di ritirarsi dalla corsa. E proprio nel giorno del voto in ben sette Stati dell’Unione per il candidato democratico alle presidenziali del 2 novembre, Bush è apparso più che mai vulnerabile: i sondaggi danno il presidente al minimo storico della sua popolarità, ben sotto il 50 per cento e battibile. La percezione delle difficoltà di Bush hanno indotto i democratici ad intensificare gli attacchi e Kerry e Clark, che hanno impeccabili credenziali militari, accusano il presidente di essersi rifugiato nella Guardia nazionale per evitare la guerra del Vietnam.

 

Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana. 

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Il premier australiano, Howard, ha ammesso per la prima volta, che le informazioni dell’intelligence sull’armi di distruzione di massa in Iraq potrebbero essere errate. Nonostante i dubbi crescenti per il mancato ritrovamento delle armi, il premier australiano, ha dichiarato di non essere imbarazzato per aver deciso di entrare in guerra, “perché l’intelligence non è una scienza esatta”. Su questa delicata questione, dopo il presidente americano George Bush, anche il premier britannico Tony Blair ha annunciato, ieri, l’apertura di una commissione di inchiesta che valuti gli eventuali errori compiuti dallIntelligence britannica.

 

Successo della diplomazia, nel nuovo round di colloqui tra le due Coree apertosi ieri a Seul: i rappresentanti sudcoreani hanno infatti convinto il Nord a riprendere i negoziati sulla questione nucleare. Al secondo round di colloqui a 6, in programma a Pechino dal 25 febbraio, parteciperanno anche Stati Uniti, Giappone, Cina e Russia. Positivo il commento di Washington, che proprio in questi giorni aveva inviato in Asia i sottosegretari di Stato Kelly ed Armitage.

 

Senza molte speranze di successo, si è aperto ieri a Belfast il dialogo tra i principali partiti dell’Irlanda del nord. Punto di partenza dei negoziati, gli accordi del Venerdì Santo di 6 anni fa.

 

In Medio Oriente cresce l’opposizione al primo ministro israeliano, Ariel Sharon, per il suo piano di smantellamento delle colonie nei Territori palestinesi, che contempla anche la possibilità di affidare all’Anp l’amministrazione delle città arabe nello Stato ebraico. Si deve inoltre registrare  oggi l’incontro tra il capo dello staff del premier israeliano e quello palestinese per preparare il Vertice, previsto la prossima settimana, tra Sharon e il primo ministro palestinese Ahmed Qureia, detto Abu Ala.

 

Soddisfatto degli ultimi sviluppi nel processo di pace mediorientale si è detto l’arcivescovo di Canterbury, il dott. Rowan Williams, che ha appena concluso un viaggio in Israele e nei territori palestinesi, dove ha incontrato il presidente israeliano Katsav e quello palestinese Arafat. In particolare il primate della Comunione Anglicana ha commentato positivamente le proposte di Sharon riguardo l’evacuazione degli insediamenti ebraici nella Striscia di Gaza. Ascoltiamo il dott. Williams al microfono di Philippa Hitchen.

 

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R. – I’M VERY GRATEFUL THAT THESE STEPS…

Sono molto contento che si facciano dei passi avanti perchè il negoziato non è facilitato quando ci sono fatti che cambiano in continuazione i termini della trattativa.

 

D. – Qual è stato il suo messaggio per i leader politici israeliani e palestinesi?

 

R. – I WOULD SAY PUT REAL INVESTMENT…

Di fare un investimento concreto su una vita normale in Israele e in Palestina, perché al momento entrambe le parti vivono livelli di stress, di anormalità e di rischio che stanno profondamente danneggiando le persone, individualmente e socialmente. Quindi di vedere come poter trasformare Israele in un Paese che non deve vivere dietro un filo spinato e come rendere i territori palestinesi un luogo dove le persone possano portare avanti il loro lavoro e sviluppare le proprie condizioni di vita.

 

D. – E qual è il suo messaggio ai leader occidentali e a tutti coloro che stanno cercando di lavorare per la pace nella regione?

 

R. – MY MESSAGE…

Il mio messaggio è quello di rendere l’Autorità palestinese un governo effettivo che possa dare sicurezza, benessere e stabilità. Perché se tutto questo non succede - ed al momento l’Autorità sta vacillando - le possibilità per una normalizzazione della situazione si assottigliano. Le persone sono profondamente consapevoli, in Israele ed in Palestina, che tante persone nel mondo pregano per questa terra.  Ed io mi sono trovato a pronunciare più di una volta in quei luoghi  quella “preghiera per la pace di Gerusalemme” che troviamo nei salmi. Dobbiamo renderci conto che pregare per la pace di Gerusalemme adesso è come pregare per la pace del mondo.

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In Iran si avvicinano le elezioni legislative del 20 febbraio, ma non accenna a diminuire la tensione tra riformisti e conservatori, dopo che il Consiglio dei Guardiani ha bocciato circa 2.500 candidature di riformisti. L’ala moderata, guidata dal presidente Kathami, aveva chiesto la riammissione della gran parte dei candidati o lo spostamento della data elettorale, ma gli ayatollah hanno respinto qualsiasi richiesta. Il governo ha, dunque, fissato per domani il termine ultimo entro il quale gli organi conservatori devono risolvere il problema delle candidature riformiste bocciate. Ma ci sono effettivamente spazi per un’intesa? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al giornalista iraniano Anmad Rafat:

 

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R. – Io credo che lo spazio per ogni manovra sia molto ridotto. Anche la decisione drastica presa dal partito di maggioranza Mohammad Reza Khatami, fratello del presidente, che ha deciso di non partecipare alle elezioni ed ha invitato la gente a boicottarle evidenzia come non ci siano neanche i tempi materiali per fare una campagna elettorale e per partecipare alle elezioni.

 

D. – Queste elezioni che ormai si faranno non rischiano di tramutarsi proprio in una vittoria dei riformisti?

 

R. – Ma, sicuramente alle elezioni vinceranno, per l’assenza dei riformisti, i conservatori. Questo porterà ad un rinsaldamento del rapporto tra i riformisti e la popolazione che criticava i riformisti di non agire contro i conservatori per portare avanti le riforme stesse. E pertanto, secondo molti commentatori politici, porterebbe ad una modifica delle forme di battaglia in Iran e cioè a dire dal basso e non più d’alto, il che significa non dentro le istituzioni ma fuori le istituzioni.

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Il primo anniversario dell’Unione Serbia e Montenegro e l’elezione del presidente del parlamento. Sono questi i principali tasselli dell’attuale scenario politico del Paese dei Balcani. Il nostro servizio:

 

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L’Unione Serbia e Montenegro compie un anno: i nostalgici la giudicano troppo debole, gli indipendentisti troppo ingombrante, i montenegrini sono sempre pronti ad accusare Belgrado di prepotenza e i serbi a stigmatizzare come eccessive le pretese di Podgorica. Ma non mancano i consensi espressi dalla comunità internazionale. All’Unione Europea, che aveva sponsorizzato il nuovo progetto geopolitico, piacciono infatti le scuse rivolte dal presidente montenegrino a Croazia e Bosnia per i conflitti balcanici degli anni ’90. E la Nato, inoltre, approva l’atteggiamento cooperativo del ministro della difesa, Boris Tadic, sulla riforma delle forze armate. Il matrimonio però sembra più di facciata che di sostanza. La lunga crisi che in Serbia è seguita all’uccisione, nel marzo scorso, del primo ministro Zoran Djindic, ha infatti dirottato l’attenzione dei politici di Belgrado sul fronte interno. E sul versante politico Dragan Marsicanin, membro del partito democratico serbo è stato eletto presidente del parlamento con 128 voti a favore su 250 seggi. Decisivi sono stati i 22 voti del Partito socialista serbo di Slobodan Milosevic.

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“Nuovi attacchi di matrice islamica nel sudest asiatico sono inevitabili”. L’allarme viene dai rappresentanti di 25 Paesi, che oggi hanno partecipato ad una riunione sulla lotta al terrorismo nell’isola indonesiana di Bali. Secondo il governo australiano, la Jemaah Islamiyah sta ancora reclutando militanti nella regione, al fine di creare uno Stato islamico indipendente.

 

Il padre della bomba atomica pachistana, Abdul Qadir Khan, si è assunto la piena responsabilità della fuga di tecnologie nucleari a Libia, Iran e Corea del Nord. Lo ha dichiarato stamattina la tv del Pakistan, precisando che lo scienziato ha avanzato una richiesta di clemenza al presidente Musharraf.

 

In Thailandia un altro bimbo è morto per il virus responsabile dell’influenza aviaria che sta diffondendosi negli allevamenti asiatici. In Vietnam il governo di Hanoi continua, intanto, a procedere a eliminazioni mirate di animali e non a un abbattimento generale per evitare il propagarsi dell’infezione. La linea dall’esecutivo vietnamita è stata illustrata oggi dal direttore del dipartimento di veterinaria del ministero dell’Agricoltura e dello sviluppo rurale.

 

Nuova offensiva dei ribelli nel nord Uganda. I guerriglieri del sedicente Esercito di resistenza del Signore hanno sequestrato ieri numerosi bambini nel corso di due attacchi avvenuti non lontano dal capoluogo di Gulu. In uno di questi, è stato messo a ferro e fuoco un villaggio abitato da contadini, le cui case sono state saccheggiate ed incendiate.