RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 35 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 4 febbraio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Convegno a Roma sui metodi naturali di regolazione
della fertilità. Ce ne parla Lucietta Scaraffìa
CHIESA E SOCIETA’:
Segni
di speranza nelle Molucche, dopo l’incontro a Londra per la pace
nell’arcipelago indonesiano
Alle primarie democratiche negli Stati
Uniti vince ancora John Kerry – In Iran continua il braccio di ferro tra
riformisti e conservatori – L’Unione di Serbia e Montenegro compie un anno;
Marsicanin eletto presidente del parlamento.
4
febbraio 2004
NO AL TRADIMENTO, ALL’USURA E ALLA CORRUZIONE:
PIAGHE ANCHE DEI NOSTRI TEMPI. IL FERMO RICHIAMO DI GIOVANNI PAOLO II
A PRATICARE I PRECETTI FONDAMENTALI PER ESSERE IN COMUNIONE COL SIGNORE
“Chi è degno di stare davanti al Signore?” Da questo
interrogativo, tratto dal Salmo 14, è partita stamane la catechesi del Papa
all’udienza generale, per ricordarci gli impegni morali della legge biblica.
Tra questi alcuni precetti in particolare per combattere tre piaghe anche dei
nostri tempi: il tradimento, l’usura e la corruzione. Il Servizio di Roberta
Gisotti
**********
Se in molte culture religiose per essere ammessi davanti
alla Divinità è richiesta soprattutto “la purità rituale esteriore”, per il
cristiano – ha detto il Papa - è invece “la purificazione della coscienza” ad
avere priorità. E il salmista ci aiuta indicandoci le qualità per “coniugare
fede e vita, preghiera e impegno esistenziale, adorazione e giustizia sociale”.
Anzitutto tre impegni etici personali: “seguire la via dell’integrità morale,
della pratica della giustizia” e “della sincerità perfetta nel parlare”. Poi
tre doveri nei confronti del prossimo: “eliminare la calunnia del linguaggio,
evitare ogni azione che possa nuocere al fratello, frenare gli insulti contro chi vive accanto a noi
ogni giorno”. Quindi due scelte di tipo sociale: “disprezzare il malvagio”
e “onorare chi teme Dio”. Infine tre
precetti di coscienza tanto attuali e validi anche oggi per dire ‘no’ al
giuramento tradito “anche nel caso in cui ne seguano conseguenze dannose”, ‘no’
all’usura e ‘no’ alla corruzione, “altro impegno – ha ammonito il Santo Padre –
da sapere praticare con rigore anche nel nostro tempo.”
“Essere fedeli alla parola data; non praticare
l’usura, piaga che anche ai nostri giorni è una infame realtà, capace di
strangolare la vita di molte persone, ed infine evitare ogni corruzione nella
vita pubblica.”
“Chi agisce nel modo indicato dal Salmista – ha concluso
il Papa - resterà saldo per sempre” Un Salmo – ha raccomandato – che “deve
essere scritto nel cuore, annotato nelle memoria”, “giorno e notte”
**********
NOMINE
In Perú, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Chimbote, presentata da mons. Luís Armando
Bambarén Gastelumendi, per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha
nominato suo successore lo spagnolo mons. Ángel Francisco Simón Piorno, finora vescovo di Cajamarca. Il Santo
Padre ha nominato vescovo di Huacho, l’italiano mons. Antonio Santarsiero, finora vescovo prelato di Huarí. Ha
inoltre nominato vescovo di Huaraz, il peruviano mons. José Eduardo Velásquez
Tarazona, finora vescovo coadiutore di
Tacna y Moquegua ed amministratore apostolico di Huacho. Il Pontefice ha
nominato vescovo prelato di Huarí l’italiano mons. Ivo Baldi Gaburri, finora vescovo di Huaraz.
In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Cahors, presentata da mons. Maurice Gaidon, per
sopraggiunti limiti d’età.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l'Iraq, con le dichiarazioni
del Segretario di Stato Usa sull'intervento armato.
Nelle vaticane, la catechesi e
la cronaca dell'udienza generale.
Una pagina sulle celebrazioni
svoltesi nelle Diocesi italiane in occasione della Giornata per la Vita.
Nelle estere, Burundi:
dall'Irlanda fondi per la missione di pace come omaggio alla memoria del Nunzio
Apostolico assassinato; annunciato un arresto per l'omicidio.
Uganda: in fiamme un campo
profughi, ventimila persone senza ricovero.
Nella pagina culturale, un
articolo di Clotilde Paternostro su una mostra di acqueforti ed acquetinte di
Pablo Picasso allestita alla Mole Vanvitelliana di Ancona.
Nelle pagine italiane, Ddl
Gasparri: Governo in difficoltà in aula alla Camera; il testo ritorna in
commissione.
Rai: polemiche e tensioni non
aiutano l'azienda; scontro tra presidente e tre consiglieri.
=======ooo=======
4
febbraio 2004
IL MATERIALISMO, L’INDIVIDUALISMO E LA PERDITA DI
IDEALI. SONO QUESTI I TASSELLI FRAGILI DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA ANALIZZATI
IERI NELLA CONFERENZA,
INCENTRATA SUI MALI DELLA POLITICA, DAL GESUITA PADRE
BARTOLOMEO SORGE
-
Intervista con padre Bartolomeo Sorge -
“La politica è malata. Ha ancora senso impegnarsi in
politica?” Questo il tema della conferenza, tenutasi ieri a Roma, in occasione
dell’apertura ufficiale della “Scuola di politica e del territorio Praxis” che
ha la finalità di valorizzare il senso della partecipazione civica ed il legame
con il territorio. All’incontro è intervenuto il gesuita padre Bartolomeo
Sorge, profondo conoscitore della situazione italiana e internazionale, che ha
analizzato al microfono di Amedeo Lomonaco, i punti deboli dell’attuale
scenario politico:
**********
R. – In questa svolta storica che stiamo vivendo dopo la
fine delle ideologie, la politica ha ormai perso la tensione morale, la
tensione ideale. E se manca l’ideale cadiamo nel pragmatismo, nella burocrazia,
in una politica senza anima. Questa è la grave situazione in cui ci troviamo.
D. – La prorompente diffusione di valori materiali e la
contemporanea perdita di ideali strutturano una cultura basata
sull’individualismo. E’ questo l’iter del processo che conduce al decadimento
del senso politico teso al bene comune?
R. – Questo è proprio il problema numero uno della
situazione di oggi. C’è stata l’illusione diffusa che la fine del socialismo
reale abbia significato la vittoria del neo-liberismo, la forma ultima del
capitalismo classico. Il Papa nella Centesimus annus, dice giustamente
che non è così. Il pericolo è che questa logica del mercato diventi l’unico
modo, l’unico parametro per giudicare la bontà delle scelte. Questo è
gravissimo perché costituisce una forma di materialismo strisciante che
praticamente abbatte tutti gli ideali.
D. – L’integrità politica è un obiettivo sempre
realizzabile oppure a volte diventa inevitabile scendere a dei compromessi?
R. – Ci possono essere dei momenti di fragilità e di
debolezza. Siamo tutte creature umane. Però l’importante è che ci sia questa
tensione che nasce da una visione della politica intesa come servizio. Molta
gente demonizza il potere, ma senza potere non si fa nulla. Se devo cambiare le
cose, devo avere il potere di cambiarle. Allora, qual è l’insegnamento sociale
della Chiesa su questo punto? Il potere è un mezzo, non è un fine. Quindi il
potere è uno strumento necessario per fare politica. Ma la politica è
finalizzata al potere, si capovolge tutto e si pregiudica la costruzione di un
mondo nuovo. E’ fondamentale, quindi, ribadire il primato dell’etica nella
politica che utilizza il potere per lo sviluppo dell’uomo e la giustizia dei
popoli.
D. – I processi di globalizzazione in atto possono favorire
una presa di coscienza globale ed una partecipazione politica collettiva?
R. – La globalizzazione non è né un bene né un male; se
noi riusciremo ad orientare i processi di mondializzazione al servizio
dell’uomo, potremmo godere dei frutti straordinari. Se invece questo processo è
lasciato alla logica individualistica e neo-liberista, i pericoli sono molto
gravi: può nascere una nuova, grave forma di colonialismo: un colonialismo
culturale che sarebbe peggiore di quello economico che abbiamo conosciuto in
passato.
D. – Quali sono gli obbiettivi, le finalità, le proposte
didattiche della scuola di politica e del territorio “Praxis”?
R. – Credo che sia un’iniziativa provvidenziale, perché
siamo tutti impreparati di fronte ai cambiamenti inediti dei nostri tempi.
Abbiamo bisogno di formazione ed il fatto che si vadano moltiplicando luoghi di
formazione della nuova classe dirigente e della coscienza dei cittadini, è un
fatto assolutamente necessario.
**********
AL PARLAMENTO FRANCESE IL PROGETTO DI LEGGE
SUL DIVIETO DEI SEGNI ESTERIORI DELLA RELIGIONE NELLE SCUOLE: LA PROTESTA DELLE
DONNE MUSULMANE
CHE VOGLIONO
PORTARE IL VELO ISLAMICO. CRITICHE ANCHE DAI VESCOVI FRANCESI
-
Intervista con mons. Georges Gilson -
E’ da
ieri pomeriggio all’esame del Parlamento francese il progetto di Legge sul
divieto dei segni esteriori della religione nelle scuole: ci si riferisce in
particolare al caso di un centinaio di ragazze che chiedono di poter
frequentare gli istituti coprendosi il capo col velo islamico. E’ stato il
primo ministro Jean-Pierre Raffarin ad aprire il dibattito all’Assemblea
nazionale. Il voto è previsto per il 10 febbraio. Il testo del progetto di
Legge, però, ha sollevato un’ondata di polemiche in Francia, suscitando la
protesta di molti musulmani, ma anche critiche da parte dei vescovi francesi.
Alcuni di essi stanno compiendo la visita ‘ad Limina’ a Roma proprio in questi
giorni; in questa occasione, Gabrielle de Jasay, della nostra redazione
francese, ha incontrato mons. Georges Gilson, arcivescovo di Sens et Auxerre,
che ci spiega le sue riserve:
**********
R. – MOI JE SOUHAITE D’ABORD
CLAIREMENT QU’AVANT DE VOTER UNE LOIS...
Intanto, mi auguro che – ovviamente – prima di votare una
legge ci si metta attorno ad un tavolo e si compia una riflessione razionale.
Allora, qual è il problema? Si tratta di un problema essenzialmente religioso,
con la paura di un Islam del quale non sappiamo ancora troppo bene come
integrarlo nella nostra popolazione e nell’insieme della nostra società?
Oppure, il problema è la rimonta del laicismo e la volontà di stabilire
tassativamente che la religione sia un fatto privato, della singola coscienza, mentre però la religione ha uno status
pubblico? Non si sa più, in realtà, di cosa si stia parlando ...
D. – Non teme lei, forse, che questo progetto di Legge possa avere
risvolti controproducenti?
R. – J’AIMERAI QUE ON
DEFINISSE MIEUX! PAR EXEMPLE, QU’EST-CE QU’ON DIT...
Vorrei che le definizioni fossero un po’ più precise. Per
esempio, noi abbiamo ovviamente conosciuto – in Algeria, ma anche in altri
Paesi – per quanto riguarda l’Islam, il pericolo della ‘politicizzazione’ della
pratica religiosa, e noi – soprattutto dopo la Rivoluzione francese – mai
potremo accettare una cosa del genere nel nostro Paese! E trovo che sia
assolutamente normale che il potere politico dica: ‘Attenzione, esiste un
pericolo di politicizzazione della religione, ma non nella Chiesa cattolica!’.
Ora, invece, si è fatto di tutta l’erba un fascio, e sono state messe sullo
stesso piano tutte le confessioni religiose... No! Esiste, forse, un pericolo
nel mondo musulmano e come tale bisogna affrontarlo!
D. – Pensa che si sia persa l’occasione di riflettere più
profondamente?
R. – TOUT A FAIT. JE PENSE
QUE...
Di fatti. Credo che nessuno abbia l’intenzione di
introdurre la poligamia nel nostro Paese e nemmeno l’assoggettamento della
donna all’uomo. Ora, io non sono favorevole al velo; ma se dovessi scegliere
tra il velo e la pubblicità che dei perizoma si vede nelle riviste o
addirittura nelle strade, mi chiedo: dov’è il pudore, dove il rispetto della donna?
Dobbiamo quindi essere molto coraggiosi per farci dire dai nostri amici
musulmani: ‘ascoltate, voi occidentali, siete stati voi i primi a distruggere
il rispetto della donna!’ Allora, perché non lavorare insieme? Il problema che
invece attualmente mi fa veramente paura è che si farà una Legge, sì, ma il
velo della laicità nasconderà il problema
vero, che è un problema di integrazione e di accettazione interculturale in una
società francese in evoluzione.
**********
CONVEGNO
A ROMA SUI METODI NATURALI DI REGOLAZIONE DELLA FERTILITA’, SPESSO IGNORATI O
TRASCURATI NEI PROGRAMMI DI INFORMAZIONE SANITARIA
- Intervista con Lucietta
Scaraffìa -
Diffondere
i metodi naturali di regolazione della fertilità: è l’intenzione del
“manifesto” sottoscritto sabato scorso durante un convegno a Roma dai docenti
di Medicina delle 5 Università della capitale. La validità dei metodi naturali,
come il “metodo Billings” per riconoscere i periodi fecondi e non fecondi della
donna - affermano - è stato ampiamente dimostrato in oltre 25 anni di esperienza. Motivi culturali ed economici però - è stato
detto - sono alla base della scarsa attenzione data a questi metodi e parlarne
nei Paesi occidentali sembra quasi un tabù. In proposito Fabio Colagrande ha
sentito il parere della storica Lucietta Scaraffìa, intervenuta al Convegno di
Roma.
**********
R. – Infatti, non se ne parla. C’è un grande silenzio nei
media su questo tema. Un silenzio che è iniziato più o meno dopo il dibattito
intorno all’Umanae vitae. Un dibattito che aveva visto quasi tutti i
giornali occidentali schierarsi su posizioni molto critiche contro il rifiuto
della Chiesa di usare i mezzi farmaceutici tecnici di controllo delle nascite.
Invece, non si è mai parlato del fatto che nell’Umanae vitae c’era una
proposta che era quella di utilizzare altri metodi di controllo delle nascite.
E a questi altri metodi non è mai stata data alcuna credibilità e alcuna
diffusione.
D. – In Italia, in questo momento, la situazione è la
stessa?
R. – Sì, anche se è cambiata totalmente la situazione
storica da quella del ’68 e adesso si può vedere che non hanno risposto alle
aspettative utopiche con cui erano stati diffusi e propagandati. Mi ricordo
ancora le propagande dell’Aied degli anni ’60-’70, in cui si diceva che con la
pillola si sarebbe rinsaldata la fedeltà di coppia e il matrimonio ne avrebbe
tratto giovamento. Ora, tutti sappiamo che c’è stato un aumento enorme di
divorzi ed un calo di matrimoni. Quindi, c’è stata una delusione rispetto alle
aspettative, ma nessuno va a verificare se ci sia stata veramente una
realizzazione del promesso. L’altro punto che dovremmo tener presente è l’altra
faccia degli anticoncezionali, la fecondazione assistita, cioè la sterilità.
Non è facile dire al proprio corpo di non volere un figlio per 20 anni e poi
volerlo subito. E’ molto più difficile da ottenere. Si è, dunque, sviluppata la
fecondazione assistita e proprio per quello sono nati tutti i problemi di
bioetica, che noi ben sappiamo. E’ una strada molto pericolosa, che Paolo VI
nell’Umanae vitae aveva intravisto profeticamente.
D. – Il dibattito che è nato in Italia, in occasione della
formazione della Legge per regolare la fecondazione assistita, secondo lei ha
fatto emergere ancora delle contraddizioni? Si parla ad esempio, in maniera
insistente, del diritto ad avere un figlio…
R. – Sì, del diritto che è diventato una specie di diritto
naturale e del fatto, di nuovo, che le donne si sono pronunciate chiamandola
“una Legge contro le donne”, come se avere un figlio fosse un affare solo delle
donne, come se non fosse un affare di tutta una società.
D. – Il Papa nel suo messaggio ai partecipanti al vostro
Convegno ha detto che si assiste al consolidarsi di una mentalità, che da un
lato appare intimorita di fronte alla responsabilità della procreazione, e
dall’altro vorrebbe dominare e manipolare la vita. Come trovare un equilibrio,
secondo lei?
R. – Forse partendo anche dall’analisi degli effetti che
hanno avuto su di noi 30 anni di pianificazione delle nascite. Vedere i costi.
Noi abbiamo quest’idea della modernità come di un percorso in progresso, tutto
in acquisto, in miglioramento, invece tutte le acquisizioni moderne hanno dei
costi che noi non vogliamo mai vedere. Quindi, fermarci a vedere i costi ci
porta a riflettere di più sulle nostre scelte.
**********
ACCESE
POLEMICHE IN ITALIA SULLA QUALITA’ TELEVISIVA INNESCATE DAL PROGRAMMA “BISTURI! NESSUNO E’ PERFETTO”, IN
ONDA SU ITALIA 1
- Intervista con il dottor Stefano
Piccolo e Maria Rita Munizzi -
Si riaccende il dibattito sulla qualità dei programmi
radio tv. L’ultima idea che ha innescato la polemica è ”Bisturi! Nessuno è
perfetto” in onda su Italia 1, reality show che offre la possibilità ai
concorrenti di trasformare il proprio aspetto anche grazie alla chirurgia
estetica. Gli ospiti vengono ripresi dalle telecamere prima, durante e dopo
l’intervento, quindi si assiste alle reazioni. Una dura critica, a questo tipo
di televisione, è stata espressa dall’Osservatorio sui Diritti dei Minori.
Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Stefano Piccolo medico
chirurgo plastico e Maria Rita Munizzi presidente del Movimento italiano genitori.
**********
R. – Ci sono arrivate tantissime segnalazioni di mamme indignate
dinanzi a questo episodio televisivo. Si tratta di un tipo di trasmissione, a
nostro avviso, del tutto inadatto ad una fascia di prima serata. Non ha senso
pensare che sia facile modificare il proprio aspetto fisico, risolvere
problematiche alle volte veramente molto gravi, spettacolarizzandole.
D. – Ma la chirurgia estetica può diventare anche un
gioco?
R. – Non è un gioco. Io sono un medico oltre che una mamma
di cinque bambini e mi rendo conto di come effettivamente si debba ricorrere
all’intervento estetico per ragioni di grave disagio psichico: il non
riconoscersi nel proprio corpo, il non riconoscersi in una sorta di deformità.
Ma non è la norma, cioè non è che tutte le ragazze che si vedono il naso un po’
storto, alla fine possono ricorrere a questo metodo per vedersi migliori.
D. – Dott. Piccolo, quali sono i rischi della
spettacolarizzazione di questa scienza medica?
R. – I rischi sono tanti. Prima di tutto quello di far
pensare alla gente che questo tipo di applicazione medica sia una sorta di
toccasana per ogni problema. Che persone che all’inizio si presentano così
tristi, così problematiche, poi con l’intervento, per miracolo, risolvano ogni
problema della propria vita. E’ un modo sbagliato di affrontare questo tipo di
argomento. D’altra parte le persone possono poi essere tentate di accostarsi a
questo tipo di trattamento con un’eccessiva superficialità.
D. – Quindi, che cosa si può fare?
R. –
Sfruttando ad ogni costo, per ragioni di interesse aziendale, il piano della
chirurgia estetica in questa forma “baracconesca” ci si dovrebbe anche preoccupare
di controbilanciare questa medicina-spettacolo con della sana e costruttiva
informazione scientifica, imparziale, disinteressata, corretta e comprensibile,
soprattutto, a tutti.
**********
=======ooo=======
4
febbraio 2004
IL
RUOLO DELLE CHIESE PER IL FUTURO DEL VECCHIO CONTINENTE IN PRIMO PIANO
ALLA
RIUNIONE DEL COMITATO CONGIUNTO DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
D’EUROPA E DELLA CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE.
L’ORGANISMO ECUMENICO, CHE SI E’ RIUNITO IN
QUESTI GIORNI IN POLONIA,
SI E’
ANCHE SOFFERMATO SULLA NUOVA COSTITUZIONE EUROPEA
KAMIEN
SLANSKI.= Lo stato dell’ecumenismo in Europa, il contributo delle Chiese
cristiane alla Convenzione e la preparazione della terza Assemblea ecumenica
europea. Questi i temi principali affrontati dal comitato congiunto del
Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e della Conferenza delle
Chiese europee (Kek) nel corso di un incontro, che si è svolto a Kamien Slanski
in Polonia, dal 29 gennaio al primo febbraio. “Un’Europa politica unita con le
Chiese divise sarebbe insopportabile” ha affermato il vescovo Amédée Grab,
presidente della Ccee aprendo un intenso dibattito sulla situazione
dell’ecumenismo in Europa. “Divisioni a livello teologico – si legge in un
comunicato congiunto dei due organismi – hanno spesso la propria radice in
motivi storici, culturali, giurisdizionali, psicologici. Per questo occorre
intensificare la collaborazione e proseguire con serietà e profondità i
dialoghi”. Riguardo alla Convenzione europea, i membri del Comitato hanno
espresso “soddisfazione” per l’art. 51 della bozza del Trattato sul
riconoscimento giuridico delle Chiese e la libertà religiosa. Tuttavia,
affermano, permane “la domanda sul perché ci sia una sorta di ‘allergia’ al
riconoscere il fatto storico della presenza del Cristianesimo come elemento
costitutivo della storia del continente”. Per dare un contributo efficace al
futuro dell’Europa, è allora necessario che le Chiese “trovino punti d’accordo
sui temi che ancora oggi le vedono divise”. D’altro canto, sulla scorta del
recente documento sul dialogo islamo-cristiano, il Comitato si impegna a
“rispondere in modo adeguato alle sfide poste dalla presenza dell’Islam nel
nostro continente”. Nell’incontro, è stato infine avviato l’iter di
preparazione della Terza assemblea ecumenica europea, che avrà per tema “Cristo
è la luce del futuro”. (A.G.)
IL SITO INTERNET DELLA SANTA SEDE, PRIMO MEZZO DI
COMUNICAZIONE SULL’ATTIVITA’ DEL PAPA. NEL 2003, SONO STATI 22 MILIONI
GLI
ACCESSI DA TUTTO IL MONDO ALLE PAGINE WEB DELLA SALA STAMPA VATICANA
CITTA’
DEL VATICANO.= Il sito Internet del Vaticano (www.vatican.va) è diventato in
assoluto il primo mezzo di trasmissione delle informazioni della Sala Stampa
vaticana sull’attività del Papa. Secondo dati forniti dall'Ufficio Internet
della Santa Sede – resi noti dal Vatican Information Service – nel corso del
2003 vi sono stati quasi 22 milioni di accessi alle pagine web della Sala
Stampa, con una media di 59.667 consultazioni al giorno. Il mese con maggior
traffico è stato marzo con quasi 3.6 milioni di richieste ed una media di 116
mila accessi al giorno. Relativamente alla provenienza, le richieste di
consultazione giungono soprattutto dall’America del Nord, seguita da Europa, America
del Sud ed Asia. Per quanto riguarda i contatti da parte dei singoli Paesi, in
testa ci sono gli Stati Uniti, poi Italia, Germania, Regno Unito, Canada,
Spagna, Brasile e Francia. Le parole più ricercate sono: “Vatican”, “Vaticano”,
“News”, “Information” e “Press service”. I giorni di maggiore attività sono il
giovedì e venerdì. Nel 2003, il Vatican Information Service ha raggiunto il più
alto numero di abbonamenti: 15.916. Oltre il 54 per cento degli abbonati ha
scelto la lingua inglese, il 28,34 per cento lo spagnolo, oltre l’8 per cento
il francese e la lingua italiana. (A.G.)
SEGNI
DI SPERANZA NELLE MOLUCCHE, DOPO L’INCONTRO A LONDRA
PER LA PACE NELL’ARCIPELAGO INDONESIANO. UN
COMITATO INTERRELIGIOSO
LAVORERA’ PER IL DIALOGO E LA RICONCILIAZIONE
JAKARTA.= La pace è difficile, ma
possibile nelle Molucche martoriate dal conflitto civile. Nei giorni scorsi, si
è tenuto a Londra un incontro per incoraggiare il processo di ricostruzione e
riconciliazione nell’arcipelago indonesiano a maggioranza musulmana. L’incontro
– informa l’agenzia di stampa AsiaNews – è stato sponsorizzato
dall’Organizzazione internazionale islamico-cristiana per la ricostruzione e la
riconciliazione e dal ministero britannico degli Esteri. Rappresentanti del
governo locale, partiti belligeranti, capi religiosi e responsabili dei gruppi
cristiani e musulmani provenienti dalla regione hanno partecipato al dialogo.
L’Assemblea ha istituito un organo consultivo denominato “Comitato delle
Molucche” e un certo numero di gruppi di lavoro. L’Assemblea ha anche precisato
i compiti del “Comitato Interreligioso”, nato nel 2003 e composto da 6 membri,
2 rappresentanti per ogni gruppo religioso: la Chiesa protestante molucca, la
diocesi cattolica di Amboina e il consiglio del Clero Islamico. Il Comitato ha
il compito di insegnare i valori di ciascuna fede promuovendo una pacifica e
rispettosa convivenza. Gli scontri etnico religiosi nelle Molucche
iniziati nel gennaio del 1999 hanno provocato migliaia di vittime e profughi.
(A.G.)
CON LO SLOGAN “LE
NOTIZIE CHE CONTANO”, ESCE RINNOVATO
IN
CONTENUTI E GRAFICA IL MENSILE “ITALIA CARITAS”
ROMA.=
“Le notizie che contano”. Si apre all’insegna di questo slogan la nuova
stagione di “Italia Caritas”, la rivista mensile della Caritas Italiana. Il
numero di gennaio-febbraio 2004, in uscita in questi giorni, presenta una
struttura interna e una veste grafica completamente rinnovate. Sobrietà ed
essenzialità, come da tradizione, ma anche un ampliamento del numero di pagine
(da 32 a 48), l’introduzione del colore, l’avvio di nuove rubriche. L’obiettivo
è offrire ai lettori contenuti più
incisivi, opinioni sempre più qualificate e dati sempre più capaci di sondare i
fenomeni sociali. Nel primo numero debuttano anche nuove rubriche e nuovi spazi
informativi. (A.G.)
ALL’INSEGNA
DEL BINOMIO CINEMA E SOLIDARIETA’ ARRIVA
NELLE SALE ITALIANE IL FILM
“AMORE SENZA CONFINI”
INTERPRETATO DA ANGELINA
JOLIE.
PARTE DEI PROVENTI SARA’ DESTINATA ALLA FORNITURA DI LATTE
AI BAMBINI NEI CAMPI
PROFUGHI DEL CONTINENTE AFRICANO. L’INIZIATIVA
E’ PROMOSSA DALL’ALTO COMMISSARIATO DELL’ONU PER I RIFUGIATI
- A cura di Luca Pellegrini
-
**********
ROMA. = Uno spettatore, un biglietto, un film ed un poco
di latte per la vita di un bambino. Sette euro e mezzo si paga un biglietto.
Una di quelle monete è devoluta per una iniziativa umanitaria senza frontiere e
che lega, sorprendentemente, cinema e solidarietà. L’operazione si chiama
“Latte per la vita” ed è stata fortemente perseguita dalla Eagle Pictures
e dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (UNHCR) - con il sostegno di
Anec (Associazione nazionale esercenti cinema) e di Anem (Associazione
nazionale esercenti multiplex) -, in occasione dell’uscita italiana di Amore senza confini - Beyond Borders di
Martin Campbell, con Angelina Jolie e Clive Owen. Perché andando al cinema si
può aiutare un bimbo affamato? Perché si potrà contribuire alla fornitura di
latte terapeutico ai bambini che giungono nei campi profughi in gravi
condizioni di salute. Il fatto è che questo film racconta inizio e morte di un
forte legame affettivo sullo sfondo di ambienti particolarmente drammatici e
dolorosi. Al di là della semplicistica storia d’amore che nasce tra un
coraggioso medico che opera nel volontariato, in situazioni “al limite” e la ricca
americana interpretata da Angelina Jolie, è interessante seguire in modo così
romanzesco, quasi d’appendice, l’evoluzione del carattere della ragazza che
prende contatto, negli anni, con gli inferni dell’Etiopia devastata dalla fame
e dalla corruzione, della Cambogia in mano ad un branco di folli dittatori e
della Cecenia strangolata dalla guerra civile. Dimostrando ancora una volta che
la donna, anche nelle situazioni estreme, possiede un intuito maggiore,
un’attenzione più feconda, un’adattabilità eccezionale. E che può essere non
solo la Lara Croft del videogioco, ma anche l’eroina di una realtà altrettanto
pericolosa ove in gioco c’è la sopravvivenza di bambini, donne, uomini veri e
non virtuali.
**********
=======ooo=======
4
febbraio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Il Partito democratico
statunitense si stringe attorno a John Kerry, e si avvia a sceglierlo quale
proprio candidato da opporre a George Bush nella corsa alla Casa Bianca di
novembre prossimo. Vincitore anche nelle elezioni primarie di ieri che si sono
svolte in sette Stati del sud, il senatore del Massachussetts si è affermato
nettamente in Missouri, Delaware, Arizona e Nord Dakota e di misura nel New
Mexico. John Edwards ha invece vinto in Nord Carolina e l’ex generale Wesley
Clark ha avuto la meglio in Oklahoma. Subito dopo la vittoria Kerry, anche se
manca ancora il voto in altri importanti Stati, ha subito anticipato i motivi
del confronto col presidente Bush. Il servizio di Elena Molinari:
**********
“George W. Bush farà la fine del padre” ha detto il senatore
del Masschusetts. Anche Bush senior – ha aggiunto - è stato presidente per un
mandato e poi è stato battuto da un democratico”. Kerry, eroe della guerra del
Vietnam si è intascato il Missouri, l’Arizona e il Nord Dakota con ampi margini;
ha poi vinto in Delaware, dove il senatore Joe Lieberman aveva puntato tutte le
sue chance, tanto che Lieberman ha appena annunciato la decisione di ritirarsi
dalla corsa. E proprio nel giorno del voto in ben sette Stati dell’Unione per
il candidato democratico alle presidenziali del 2 novembre, Bush è apparso più
che mai vulnerabile: i sondaggi danno il presidente al minimo storico della sua
popolarità, ben sotto il 50 per cento e battibile. La percezione delle
difficoltà di Bush hanno indotto i democratici ad intensificare gli attacchi e
Kerry e Clark, che hanno impeccabili credenziali militari, accusano il
presidente di essersi rifugiato nella Guardia nazionale per evitare la guerra
del Vietnam.
Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.
**********
Il premier australiano, Howard, ha ammesso per la prima
volta, che le informazioni dell’intelligence sull’armi di distruzione di massa
in Iraq potrebbero essere errate. Nonostante i dubbi crescenti per il mancato
ritrovamento delle armi, il premier australiano, ha dichiarato di non essere imbarazzato
per aver deciso di entrare in guerra, “perché l’intelligence non è una scienza
esatta”. Su questa delicata questione, dopo il presidente americano George
Bush, anche il premier britannico Tony Blair ha annunciato, ieri, l’apertura di
una commissione di inchiesta che valuti gli eventuali errori compiuti dallIntelligence
britannica.
Successo della diplomazia, nel nuovo round di colloqui tra
le due Coree apertosi ieri a Seul: i rappresentanti sudcoreani hanno infatti convinto
il Nord a riprendere i negoziati sulla questione nucleare. Al secondo round di
colloqui a 6, in programma a Pechino dal 25 febbraio, parteciperanno anche
Stati Uniti, Giappone, Cina e Russia. Positivo il commento di Washington, che
proprio in questi giorni aveva inviato in Asia i sottosegretari di Stato Kelly
ed Armitage.
Senza molte speranze di successo, si è aperto ieri a
Belfast il dialogo tra i principali partiti dell’Irlanda del nord. Punto di
partenza dei negoziati, gli accordi del Venerdì Santo di 6 anni fa.
In Medio Oriente cresce l’opposizione al primo ministro
israeliano, Ariel Sharon, per il suo piano di smantellamento delle colonie nei
Territori palestinesi, che contempla anche la possibilità di affidare all’Anp
l’amministrazione delle città arabe nello Stato ebraico. Si deve inoltre
registrare oggi l’incontro tra il capo
dello staff del premier israeliano e quello palestinese per preparare il
Vertice, previsto la prossima settimana, tra Sharon e il primo ministro
palestinese Ahmed Qureia, detto Abu Ala.
Soddisfatto degli ultimi sviluppi nel processo di pace
mediorientale si è detto l’arcivescovo di Canterbury, il dott. Rowan Williams,
che ha appena concluso un viaggio in Israele e nei territori palestinesi, dove
ha incontrato il presidente israeliano Katsav e quello palestinese Arafat. In
particolare il primate della Comunione Anglicana ha commentato positivamente le
proposte di Sharon riguardo l’evacuazione degli insediamenti ebraici nella Striscia
di Gaza. Ascoltiamo il dott. Williams al microfono di Philippa Hitchen.
**********
R. – I’M
VERY GRATEFUL THAT THESE STEPS…
Sono molto contento che si facciano dei passi avanti
perchè il negoziato non è facilitato quando ci sono fatti che cambiano in
continuazione i termini della trattativa.
D. – Qual è stato il suo messaggio
per i leader politici israeliani e palestinesi?
R.
– I WOULD SAY PUT REAL INVESTMENT…
Di fare un investimento concreto
su una vita normale in Israele e in Palestina, perché al momento entrambe le
parti vivono livelli di stress, di anormalità e di rischio che stanno
profondamente danneggiando le persone, individualmente e socialmente. Quindi di
vedere come poter trasformare Israele in un Paese che non deve vivere dietro un
filo spinato e come rendere i territori palestinesi un luogo dove le persone
possano portare avanti il loro lavoro e sviluppare le proprie condizioni di
vita.
D. – E qual è il suo messaggio ai
leader occidentali e a tutti coloro che stanno cercando di lavorare per la pace
nella regione?
R.
– MY MESSAGE…
Il mio messaggio è quello di
rendere l’Autorità palestinese un governo effettivo che possa dare sicurezza,
benessere e stabilità. Perché se tutto questo non succede - ed al momento
l’Autorità sta vacillando - le possibilità per una normalizzazione della
situazione si assottigliano. Le persone sono profondamente consapevoli, in
Israele ed in Palestina, che tante persone nel mondo pregano per questa
terra. Ed io mi sono trovato a pronunciare
più di una volta in quei luoghi quella
“preghiera per la pace di Gerusalemme” che troviamo nei salmi. Dobbiamo
renderci conto che pregare per la pace di Gerusalemme adesso è come pregare per
la pace del mondo.
**********
In Iran si avvicinano le elezioni legislative del 20
febbraio, ma non accenna a diminuire la tensione tra riformisti e conservatori,
dopo che il Consiglio dei Guardiani ha bocciato circa 2.500 candidature di
riformisti. L’ala moderata, guidata dal presidente Kathami, aveva chiesto la
riammissione della gran parte dei candidati o lo spostamento della data
elettorale, ma gli ayatollah hanno respinto qualsiasi richiesta. Il governo ha,
dunque, fissato per domani il termine ultimo entro il quale gli organi
conservatori devono risolvere il problema delle candidature riformiste
bocciate. Ma ci sono effettivamente spazi per un’intesa? Giancarlo La Vella lo
ha chiesto al giornalista iraniano Anmad Rafat:
*********
R. – Io credo che lo spazio per ogni manovra sia molto
ridotto. Anche la decisione drastica presa dal partito di maggioranza Mohammad
Reza Khatami, fratello del presidente, che ha deciso di non partecipare alle
elezioni ed ha invitato la gente a boicottarle evidenzia come non ci siano neanche
i tempi materiali per fare una campagna elettorale e per partecipare alle
elezioni.
D. – Queste elezioni che ormai si faranno non rischiano di
tramutarsi proprio in una vittoria dei riformisti?
R. – Ma, sicuramente alle elezioni vinceranno, per
l’assenza dei riformisti, i conservatori. Questo porterà ad un rinsaldamento
del rapporto tra i riformisti e la popolazione che criticava i riformisti di
non agire contro i conservatori per portare avanti le riforme stesse. E
pertanto, secondo molti commentatori politici, porterebbe ad una modifica delle
forme di battaglia in Iran e cioè a dire dal basso e non più d’alto, il che
significa non dentro le istituzioni ma fuori le istituzioni.
*********
Il primo anniversario dell’Unione Serbia e Montenegro e
l’elezione del presidente del parlamento. Sono questi i principali tasselli
dell’attuale scenario politico del Paese dei Balcani. Il nostro servizio:
**********
L’Unione Serbia e Montenegro compie un anno: i nostalgici
la giudicano troppo debole, gli indipendentisti troppo ingombrante, i montenegrini
sono sempre pronti ad accusare Belgrado di prepotenza e i serbi a stigmatizzare
come eccessive le pretese di Podgorica. Ma non mancano i consensi espressi
dalla comunità internazionale. All’Unione Europea, che aveva sponsorizzato il
nuovo progetto geopolitico, piacciono infatti le scuse rivolte dal presidente
montenegrino a Croazia e Bosnia per i conflitti balcanici degli anni ’90. E la
Nato, inoltre, approva l’atteggiamento cooperativo del ministro della difesa,
Boris Tadic, sulla riforma delle forze armate. Il matrimonio però sembra più di
facciata che di sostanza. La lunga crisi che in Serbia è seguita all’uccisione,
nel marzo scorso, del primo ministro Zoran Djindic, ha infatti dirottato
l’attenzione dei politici di Belgrado sul fronte interno. E sul versante
politico Dragan Marsicanin, membro del partito democratico serbo è stato eletto
presidente del parlamento con 128 voti a favore su 250 seggi. Decisivi sono
stati i 22 voti del Partito socialista serbo di Slobodan Milosevic.
**********
“Nuovi attacchi di matrice islamica nel sudest asiatico
sono inevitabili”. L’allarme viene dai rappresentanti di 25 Paesi, che oggi
hanno partecipato ad una riunione sulla lotta al terrorismo nell’isola
indonesiana di Bali. Secondo il governo australiano, la Jemaah Islamiyah sta
ancora reclutando militanti nella regione, al fine di creare uno Stato islamico
indipendente.
Il padre della bomba atomica pachistana, Abdul Qadir Khan,
si è assunto la piena responsabilità della fuga di tecnologie nucleari a Libia,
Iran e Corea del Nord. Lo ha dichiarato stamattina la tv del Pakistan,
precisando che lo scienziato ha avanzato una richiesta di clemenza al
presidente Musharraf.
In Thailandia un altro bimbo è morto per il virus
responsabile dell’influenza aviaria che sta diffondendosi negli allevamenti
asiatici. In Vietnam il governo di Hanoi continua, intanto, a procedere a
eliminazioni mirate di animali e non a un abbattimento generale per evitare il
propagarsi dell’infezione. La linea dall’esecutivo vietnamita è stata illustrata
oggi dal direttore del dipartimento di veterinaria del ministero
dell’Agricoltura e dello sviluppo rurale.
Nuova offensiva dei ribelli nel nord Uganda. I
guerriglieri del sedicente Esercito di resistenza del Signore hanno
sequestrato ieri numerosi bambini nel corso di due attacchi avvenuti non
lontano dal capoluogo di Gulu. In uno di questi, è stato messo a ferro e fuoco
un villaggio abitato da contadini, le cui case sono state saccheggiate ed
incendiate.