RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 34 - Testo della Trasmissione di martedì 3 febbraio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Presentato questa mattina al Papa l’annuario pontificio 2004 con le ultime statistiche sulla Chiesa: i cattolici nel mondo sono un miliardo e 71 milioni. La metà si trova nel continente americano. Stabile il numero dei sacerdoti : aumentano i diaconi e i missionari laici

 

In udienza dal Papa alcuni vescovi francesi in visita ad Limina ed un gruppo di seminaristi dall’Austria

 

Ripetete ogni giorno il vostro sì al Dio dell’amore con gioia e convinzione: così ieri il Papa, durante la Messa per la Presentazione del Signore, nella  Giornata mondiale della vita consacrata.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

I vescovi del Sudan lanciano un nuovo forte appello di pace: ai nostri microfoni mons. Antonio Menegazzo

 

Bush e Blair annunciano inchieste sulla presenza in Iraq delle armi proibite: il commento di Empedocle Maffia

 

Virus dei polli: muore un altro bambino in Thailandia. Nessun pericolo invece al momento per l’Europa: intervista con il prof. Donato Greco

 

Il rapporto tra etica e politica: ce ne parla padre Jean-Yves Calvez

 

Alla Camera conferenza stampa della Comunità di Sant’Egidio per modificare l’attuale legge sulla cittadinanza italiana: con noi Mario Marazziti.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Urge solidarietà e giustizia”: così i vescovi del Guatemala a conclusione della loro Assemblea plenaria

 

Si terrà a Roma dal 12 al 14 febbraio 2004 presso la Domus Mariae il Convegno nazionale della CEI sul tema “Le sfide dell'educazione”

 

Appello dei vescovi zambiani ai politici a lottare contro la corruzione nel Paese

 

Con l’aiuto dei presuli birmani, prosegue l’attività di Radio Veritas che porta il Vangelo nelle zone più impervie del Myanmar

 

L’università cattolica di Lovanio, in Belgio, ha conferito il dottorato honoris causa ad Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio

 

La fondazione britannica per la protezione del patrimonio ha destinato 3 milioni di euro per il restauro di 20 cattedrali inglesi

 

24 ORE NEL MONDO:

Il premier israeliano Sharon ribadisce: essenziale sgomberare alcuni insediamenti ebraici. Forti proteste in Israele

 

Il governo boliviano vara il piano di austerità

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 febbraio 2004

 

PRESENTATA OGGI AL PAPA LA NUOVA EDIZIONE DELL’ANNUARIO PONTIFICIO 2004

 

Presentato stamane al Santo Padre, dal cardinale Angelo Sodano, il nuovo Annuario pontificio nell’edizione 2004, pubblicato dalla Libreria editrice vaticana. Presenti all’incontro l’arcivescovo Leonardo Sandri sostituto della Segreteria di Stato, mons. Vittorio Formenti, incaricato dell’Ufficio centrale di statistica della Chiesa e il prof. Enrico Nenna con l’intera équipe che ha curato la redazione. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Sarà presto in vendita nelle librerie il nuovo Annuario Pontificio, fonte preziosa e inesauribile di informazioni sull’universo cattolico nel mondo. Scorrendo l’indice vi troviamo l’intera gerarchia, la Curia Romana, gli Istituti maschili e femminili di vita consacrata e le Società di vita apostolica, le Istituzioni culturali e le puntuali note storiche. “Viva gratitudine -  ha espresso il Papa - a tutti coloro che hanno collaborato alla nuova edizione dell’opera”.

 

Ed ogni anno si cercano le novità sull’andamento della Chiesa nel suo insieme e nei diversi Paesi. Anzitutto è aumentato di 10 milioni il numero dei battezzati, in totale 1 miliardo 71 milioni, circa il 17% su una popolazione mondiale di 6 miliardi 212 milioni. Per metà i cattolici vivono in America, un quarto in Europa (26 %), il resto in Africa (12,8%), in Asia (10,3%) e in Oceania (0,8%). E passiamo al numero di sacerdoti, sostanzialmente stabili, poco più 405 mila, meno 9 unità rispetto all’anno prima, ma mentre salgono i sacerdoti diocesani, (di circa 886 unità) parimenti diminuiscono quelli religiosi (di 895 unità). In crescita del 3,1% anche i diaconi permanenti (oltre 30 mila), e del 3,4 i missionari laici (quasi 144 mila), e dello 0,7% i seminaristi maggiori (circa 113 mila). I candidati al sacerdozio crescono comunque in Africa del 5,8% e in America del 1,4 % mentre sono in leggero declino sia in Europa che in Asia. A sostegno dell’attività pastorale abbiamo poi i religiosi non sacerdoti quasi 55 mila e le religiose circa 783 mila; infine i catechisti poco meno di 2 milioni e 800 mila. Ancora un’annotazione durante il 2003 Giovanni Paolo II ha creato 30 cardinali e nominato 175 vescovi.

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IN UDIENZA DAL PAPA ALCUNI VESCOVI FRANCESI IN VISITA AD LIMINA

ED UN GRUPPO DI SEMINARISTI DALL’AUSTRIA

- A cura di Roberta Gisotti -

 

Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto anche cinque presuli francesi delle diocesi di Lyon e Grenoble in visita ad Limina Apostolorum e 16 candidati al sacerdozio del Seminario Maggiore di Vienna, accompagnati dal cardinale Christoph Schönborn. Rivolgendosi ai seminaristi Giovanni Paolo II ha sottolineato che “lo studio e la preghiera, oltre che la frequenza costante del sacramento della penitenza e la devota partecipazione al sacrificio eucaristico sono mezzi imprescindibili sulla via della santità”. La vita in Seminario – ha detto loro – ha lo scopo di sostenervi nella “vostra amicizia con Cristo” e di guidarvi “nella vostra disponibilità alla sua sequela nella comunione gerarchica della Chiesa”, che devono essere costantemente approfondite. Per questo “è importante rinnovare quotidianamente la risposta personale alla decisiva domanda di Cristo? ‘Mi ami tu?’”, con la dedizione totale alla sua chiamata.

 

 

RIPETETE OGNI GIORNO IL VOSTRO SI’ AL DIO DELL’AMORE

CON GIOIA E CONVINZIONE:

COSI’ IERI IL PAPA, DURANTE LA SANTA MESSA PER LA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE,

GIORNATA MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA

 

La Chiesa riscopra la “testimonianza profetica della vita consacrata”, una ricchezza di “carismi e impegni apostolici”, presente nei “monasteri di clausura o accanto ai poveri ed emarginati, fra i giovani o all’interno delle strutture ecclesiali, nelle varie attività apostoliche o in terra di missione”, in ogni regione del mondo. Questa, in sintesi, l’esortazione espressa ieri pomeriggio da Giovanni Paolo II, in occasione della festa della Presentazione del Signore, 8° Giornata Mondiale della Vita Consacrata. La Messa, presieduta dal Papa e celebrata dal cardinale Eduardo Martinez Somalo, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, è stata preceduta dalla tradizionale cerimonia della benedizione delle candele, comunemente definita “candelora”. Barbara Castelli ha seguito per noi la cerimonia.

 

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Nella Basilica Vaticana, avvolta dalle tenebre e illuminata solo dalla luce fioca di migliaia di candele, la cerimonia della benedizione dei ceri ha preceduto ieri pomeriggio la Santa Messa per la presentazione del Signore al Tempio, nella Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Tale offerta, compiuta da Maria e Giuseppe 40 giorni dopo la nascita di Gesù, trova pieno e perfetto compimento nel mistero della Passione, Morte e Resurrezione del Signore. In questa cornice di fede e di speranza, ha ricordato Giovanni Paolo II, rivolgendosi a quanti “testimoniano i valori della vita consacrata in ogni regione del mondo”, siete invitati a ribadire “la vostra fedeltà a Dio, con l’entusiasmo e la generosità di quando pronunciaste per la prima volta i vostri voti”. Allo stesso modo, ha insistito, l’intera Comunità ecclesiale è invitata “a riscoprire la ricchezza della testimonianza profetica della vita consacrata, nella varietà dei suoi carismi e impegni apostolici”.

 

“Ripetete ogni giorno il vostro “sì” al Dio dell’Amore con gioia e convinzione. Nell’intimità del monastero di clausura o accanto ai poveri ed emarginati, fra i giovani o all’interno delle strutture ecclesiali, nelle varie attività apostoliche o in terra di missione, Iddio vi vuole fedeli al suo amore e tutti dediti al bene dei fratelli”.

 

In un mondo in cui l’avidità e la violenza ammutoliscono i più deboli e spezzano la vita di tanti innocenti, i consacrati sono, dunque, chiamati ad essere un lievito di speranza, annunciando il Vangelo con sempre rinnovato slancio agli uomini e alle donne del nostro tempo.

 

“Cristo vi chiama a conformarvi sempre più a Lui, che per amore si è fatto obbediente, povero e casto. Continuate a dedicarvi con passione all’annuncio e alla promozione del suo Regno”.

        

Pensando “all’eterno disegno della salvezza”, il Papa non ha mancato di far riferimento a Maria, “primo e alto modello di ogni persona consacrata”. “Lasciatevi guidare da Lei - ha esortato il Pontefice - ricorrete al suo aiuto con umile confidenza, specialmente nei momenti della prova”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Ripetete ogni giorno il vostro 'sì' al Dio dell'Amore con gioia e convinzione": Giovanni Paolo II celebra la festa della Presentazione del Signore, VII Giornata Mondiale della Vita Consacrata.

Sempre in prima, un articolo di Umberto Santarelli dal titolo "Una lezione alta e concreta di realismo": il discorso del Papa alla Rota Romana.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata alle celebrazioni svoltesi nelle diocesi italiane in occasione della Giornata per la vita. 

 

Nelle estere, non si fermano in Iraq i sanguinosi attacchi; anche in Gran Bretagna, dopo gli Stati Uniti, sarà istituita una commissione d'inchiesta sull'operato dei servizi segreti riguardo alle armi di sterminio. 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Cosimo Semeraro su Roger Aubert (che compie 90 anni), tra i massimi esponenti della cultura cattolica di questa epoca.

Per l'"Osservatore libri", un approfondito contributo di Giovanni Marchi sulla ristampa anastatica della "Storia del teatro italiano" di Mario Apollonio.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda dei pacchi-bomba

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 febbraio 2004

 

 

RAFFORZARE LE SPERANZE DI PACE IN SUDAN: COSI’ I VESCOVI DEL PAESE AFRICANO

IN UNA LETTERA PASTORALE CHE RIBADISCE L’IMPEGNO DELLA CHIESA SUDANESE

IN FAVORE DELLA POPOLAZIONE AFFLITTA DALLA GUERRA CIVILE.

AI NOSTRI MICROFONI, LA TESTIMONIANZA DI MONS. ANTONIO MENEGAZZO,

AMMINISTRATORE APOSTOLICO DELLA DIOCESI SUDANESE DI EL OBEID

 

Non c’è alternativa alla pace se non la pace stessa: è quanto sottolineano i  presuli del Sudan, in una lettera pastorale firmata a Nairobi nei giorni scorsi. Un documento che esorta tutti i sudanesi ad impegnarsi nel processo di pace, che sembra finalmente consolidarsi nel Paese africano afflitto da una guerra civile lunga 20 anni. Il 7 gennaio scorso, infatti, è stato siglato - in Kenya - uno storico accordo tra il governo di Khartoum e i ribelli del Sud Sudan per la spartizione delle risorse petrolifere. Un atto che dovrebbe favorire la stabilità del martoriato Paese. La nostra missione, affermano i vescovi, è quella di curare le ferite della società sudanese, favorendo la riconciliazione e il rispetto reciproco. Nella lettera si pone inoltre l’accento sulla difficile condizione dei tanti sfollati a causa del conflitto, che meritano di tornare alle loro terre d’origine. La Chiesa, affermano ancora i presuli, s’impegnano “a partecipare con lo Stato” al “rinnovamento del sistema legale per la salvaguardia del rispetto della dignità umana e dei diritti di tutti i sudanesi”. Ma come sta vivendo la popolazione del Sudan questo momento storico? Ecco la testimonianza di mons. Antonio Menegazzo, amministratore apostolico della diocesi sudanese di El Obeid, raggiunto telefonicamente in Sudan da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Stanno vivendo questo momento veramente con grande speranza, perché ormai essendo in guerra da 20 anni tutto il popolo, sia cristiani che musulmani, è stanco.

 

D. – Nella lettera pastorale si assicura l’impegno della Chiesa in favore della società sudanese. Quale sarà, dunque, il ruolo della Chiesa in questa nuova fase storica del Sudan?

 

R. – Noi, come Chiesa, abbiamo questo compito: prima di tutto preparare i nostri fedeli al ritorno. Si tratta dei profughi che avrebbero voglia di tornare nei loro villaggi al sud. Dobbiamo prepararli spiritualmente e pastoralmente. Poiché qui nel nord sono stati a contatto con il mondo musulmano, molti valori tradizionali e tribali forse sono andati persi e tornando al loro Paese senz’altro troveranno la difficoltà di adattarsi di nuovo alla vita che conducevano prima dell’inizio della guerra. Mentre quelli del sud devono saper ricevere la gente del nord, cercare di aiutarli a ritornare alle loro case. Quasi tutte le famiglie hanno sofferto moltissimo e molti hanno perso qualcuno in guerra. C’è ormai nel cuore un forte astio. Lo sforzo della Chiesa è quello di far capire ai cristiani il dovere della riconciliazione e del perdono.

 

D. – Quali sono le sfide più urgenti oggi per il popolo del Sudan?

 

R. – Penso che il Sudan debba impegnarsi con tutte le forze e con tutti i mezzi - perché ormai hanno firmato un accordo sulla divisione della ricchezza, che sarebbe il petrolio – affinché la ricchezza sia usata onestamente, senza ruberie, per la base sociale: l’istruzione, la sanità, i mezzi di trasporto e così via.

 

D. – C’è un appello che vuole rivolgere alla comunità internazionale, il cui ruolo certamente è importante per il futuro del Sudan?

 

R. – Ormai la pace è irreversibile. Penso che nessuno, né il governo, né i movimenti di liberazione avrà il coraggio di tornare indietro e ricominciare la guerra. L’aiuto internazionale è però necessario durante questo periodo ad interim, di 6 anni dal momento della firma della pace fino al referendum nel sud, che dovrebbe scegliere o separazione completa o continuare a vivere con il governo del nord. Ci sono ancora tante divisioni e quindi una presenza internazionale è necessaria, perché la pace sia realmente consistente e duratura.     

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BUSH E BLAIR ANNUNCIANO INCHIESTE SULLA VERIDICITA’ DEI DOSSIER

SULLE ARMI IRACHENE CHE MOTIVAVANO L’ATTACCO

- Intervista con Empedocle Mafia -

 

Ieri il presidente americano, George Bush, e oggi il premier britannico, Tony Blair, hanno espresso la volontà che venga finalmente fatta luce sulla reale esistenza negli arsenali iracheni delle armi di distruzione di massa. Saranno avviate inchieste sulla veridicità delle informazioni di intelligence che motivarono l’attacco anglo-americano all’Iraq. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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“Impedire a Saddam Hussein di fare un uso scellerato dei letali agenti chimici e biologici, di armi nucleari”. Questa la parola d’ordine che nel marzo scorso fece scattare la seconda guerra del Golfo, della quale ancor oggi vediamo le drammatiche conseguenze. Il regime del rais è stato definitivamente rimosso, ma sulle armi di sterminio in suo possesso nessuna certezza, solo ipotesi; neanche sui famigerati gas soffocanti che Baghdad utilizzò contro le inermi popolazioni curde del nord del Paese. In questi mesi le cronache dall’Iraq parlano giornalmente di violenze e vittime: anche nelle ultime ore si registra la morte di due iracheni ieri a Kirkuk, dopo la visita del vice segretario alla difesa statunitense Paul Wolfowitz; altri  tre poliziotti sono stati vittime di un attentato a Karbala e si segnala il lancio di due razzi su una base militare americana all'aeroporto di Baghdad, fortunatamente senza causare vittime. Ma ad esse si sono aggiunte anche le polemiche che, sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna, le opposizioni di Bush e Blair hanno messo in piedi contro una guerra che forse poteva essere evitata. Downing Street poco fa ha annunciato ufficialmente, per voce  del ministro degli esteri Straw, un’inchiesta sulla attendibilità delle informazioni di intelligence fornite all’epoca. Parlando stamani davanti alle commissioni parlamentari, Blair aveva motivato la decisione con l’esigenza da fare chiarezza su una questione che rischia di ingarbugliarsi: “Ritengo che ci siano dei problemi aperti – ha detto il premier – soprattutto il modo in cui le prove di intelligence sono state raccolte, valutate ed utilizzate dal governo”.

 

Tuttavia la commissione non si occuperà delle conclusioni politiche tratte dal governo, così come invece chiesto dal Partito liberal-democratico. ''Non sta ad una commissione – ha sottolineato il premier – valutare la decisione politica di andare in guerra contro l'Iraq. Saddam Hussein aveva intenzione di sviluppare armi di sterminio e questo giustifica la nostra decisione di agire – ha concluso Blair, rispondendo alle obiezioni dei parlamentari. Una decisione, dunque, presa in linea con quella di ieri del presidente americano Bush che si è dichiarato favorevole ad una commissione d’inchiesta sugli arsenali di Saddam Hussein. Ma, a sua volta perché il Capo della Casa Bianca ha optato per questa svolta? Ci risponde, da Washington, il giornalista Empedocle Maffia, esperto questioni americane:

 

R. – Intanto, perché il presidente Bush non ha più potuto sopportare l’ondata di richieste che venivano dal Paese - non soltanto dal mondo politico, ma anche dalla società americana - di capire che cosa non ha funzionato. Perché una guerra che era stata motivata con l’esistenza di armi di distruzione di massa si è compiuta e dopo molti mesi di queste armi non c’è più traccia ed esponenti della stessa Cia, del servizio di Controspionaggio americano, come anche il Congresso, hanno detto che quelle armi in Iraq non si troveranno.

 

D. – La questione delle armi di distruzione di massa dell’Iraq è una questione che si dibatte da tempo, sin dall’inizio della guerra. Perché proprio adesso un annuncio del genere?

 

R. – Non c’è dubbio che questo annuncio faccia parte della campagna elettorale presidenziale. I cittadini statunitensi vogliono capire perché l’America abbia offerto al mondo uno spettacolo disastroso, quello di dare una giustificazione ad una guerra, che poi si è rivelata falsa, e giustificare ancora la guerra senza una giustificazione ufficiale. D’altro canto, i democratici hanno ben capito – e questa è una sorpresa per tutta la politica americana – che proprio il problema della sicurezza, il problema della risposta dell’America al terrorismo, non è più una nicchia sicura per il presidente Bush, ma può essere un arco attraverso il quale può essere attaccato anche in campagna presidenziale. Se mettiamo assieme tutti questi elementi vediamo perché Bush abbia dovuto realisticamente prendere atto di una circostanza politica, e cioè la sua politica rispetto all’Iraq ormai sotto accusa, e abbia cercato con l’accordo verso quest’inchiesta di limitare i danni elettorali.

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VIRUS DEI POLLI: MORTI ALTRI DUE BAMBINI IN THAILANDIA.

NESSUN ALLARME PER IL MOMENTO IN EUROPEA

- Intervista con il dottor Donato Greco -

 

La Germania ha tirato questa mattina un sospiro di sollievo. Le due donne ricoverate ieri in un ospedale di Amburgo di ritorno da un viaggio in Thailandia con i sintomi dell’influenza aviaria, non sono affette dalla patologia. I test hanno escluso l'infezione. L’allarme resta comunque alto. Da questa mattina i maggiori esperti mondiali sono riuniti nella sede della Fao, a Roma, per fare il punto della situazione.

 

Intanto il numero delle vittime continua a crescere: questa mattina sono morti a Bangkok altri due bambini di 4 e 7 anni, portando a 12 i decessi attribuibili alla patologia. Col numero dei morti, cresce anche l’area interessata: il virus è arrivato anche in Indonesia, dove però non è segnalato ancora nessun caso di contagio umano. E nel Sud-est asiatico cresce la paura per un ulteriore espandersi della malattia; le autorità australiane hanno deciso di sequestrare o distruggere, a partire da domani, ogni prodotto di pollame e uova a bordo di navi in arrivo dai 10 Paesi asiatici colpiti dall'epidemia.

 

La Commissione europea ha invece messo ai voti del Comitato europeo per la catena alimentare, la cui riunione è in corso da ieri a Bruxelles - il bando delle importazioni di pollame, carni e prodotti derivati dalla Cina e dalla Corea del Sud. Ma perché l’allarme è così alto anche in Europa. Fabio Colagrande lo ha chiesto al dottor Donato Greco, direttore del Centro nazionale di Epidemiologia dell’Istituto Superiore della Sanità:

 

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R. - Di fatto, è un problema un po’ amplificato dai mass media perché limitato alla popolazione dei polli, alla popolazione aviaria e non ha nessuna caratteristica umana. Però, purtroppo, come noto, questo virus ha colpito parecchie persone che allevano i polli facendo anche numerosi morti. Il timore è che il virus dell’influenza umana, che è quello che è in giro nel nostro Paese, in qualche modo prenda dei caratteri genici da questo virus dei polli e diventi un nuovo virus verso il quale noi non abbiamo al momento strumenti di prevenzione.

 

D. – Professore, quali sono i sintomi? Ci si può infettare in seguito a uno stretto contatto con uccelli infetti?

 

R. – I sintomi sono quelli propri dell’influenza. Tosse, febbre, patologie respiratorie, qualche volta patologie addominali. Normalmente è una malattia che passa senza conseguenze, in alcuni casi può evolvere in una polmonite anche violenta sappiamo che ci sono stati vari morti.

 

D. - L’influenza aviaria avrebbe fatto 12 vittime: non è chiaro, però, se il virus si trasmetta da uomo a uomo…

 

R. – Finora è molto chiaro che non si trasmette da uomo a uomo. Non solo, l’analisi genetica del virus isolato anche nelle persone che l’hanno contratto dai polli, dimostra che ha tutte le caratteristiche tipiche dei virus aviari. Quindi non ancora un virus umanizzato. Quindi,direi che ci troviamo davanti a sfortunati incidenti, in cui dai polli la malattia è passata all’uomo, però non è ancora un virus umanizzato.

 

D. – E’ sicuro continuare a mangiare questa carne?

 

R. - Sicuramente sì, per due buoni motivi. Prima di tutto perché l’Italia già non importava pollame in quanto è autosufficiente; almeno su questo facciamo da noi, produciamo abbastanza polli per tutto il nostro mercato. Praticamente non importiamo niente da quelle zone. Il secondo motivo è che le carni non sono infette. Questo virus colpisce l’apparato gastro-intestinale del pollo, ma la carne non è assolutamente infetta. Tra l’altro la cottura in ogni caso garantirebbe la sicurezza di questi alimenti.

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LA SFIDA DELL’ETICA ALLA POLITICA

- Intervista con padre Jean.Yves Calvez -

 

Etica e politica: se ne sta parlando molto in questi giorni in seguito ad avvenimenti nazionali e internazionali non sempre ispirati alla trasparenza e alla legalità. Di questa tematica parlerà questa sera a Roma il padre gesuita Bartolomeo Sorge durante una conferenza dal titolo “La politica è malata. Ha ancora senso impegnarsi in politica?”. Hélène Destombes, della nostra redazione francese, ha affrontato questo argomento con padre Jean-Yves Calvez, professore di etica politica al Centro Sevres di Parigi, già provinciale dei gesuiti in Francia ed ex direttore della rivista “Etudes”.

 

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R. – L’ACCUMULATION D’UN CERTAIN NOMBRE D’EVENEMENTS DE CE GENRE ...

L’assommarsi di un certo numero di avvenimenti di questo tipo turba a tal punto che alla fine ci si sente veramente a disagio. Il risultato sicuramente è una perdita di credibilità della politica, anche perché esiste una certa continuità in questi eventi. Ci sono fatti – in un certo senso – più banali, come quello che sta avvenendo ora in Francia al signor Juppé o molti altri casi simili. Non è che io li voglia in qualche modo minimizzare, ma  credo che altri eventi abbiano una portata più importante. Penso in particolare a tutto ciò che riguarda la guerra in Iraq; in questo caso non si tratta  ‘semplicemente’ di una storia di soldi ‘messi da parte’ per un partito politico: è una situazione molto più grave, perché riguarda una guerra e la destabilizzazione di un Paese intero che – sono d’accordo – stava malissimo, però tutto questo è legato anche ad un atteggiamento piuttosto arrogante nei riguardi del diritto internazionale e ha implicato una sorta di indebolimento delle Nazioni Unite.

 

D. – Pensa che oggi sia pura utopia pensare che gli uomini politici possano essere integerrimi?

 

R. – NON: IL Y EN A QUI SONT TRES INTEGRES – DIEU MERCI! ...

No! Ce ne sono di integri, ringraziando Dio! Però ho l’impressione che più di un governo e più di un uomo politico abbiano agito in maniera piuttosto leggera. Penso che il livello dell’etica di fondo, dell’etica pubblica abbia ceduto parecchio sotto il ‘peso’ del consumismo, delle facilitazioni che offre il mondo attuale ...

 

D. – La politica sarebbe diventata, quindi, in qualche modo una sorta di prodotto di ‘marketing’ ...

 

R. – OUI, C’EST TOUT A FAIT VRAI. ELLE L’EST TRES LARGEMENT, MAIS C’EST ...

Sì, è verissimo, lo è fortemente, ma è la conseguenza di atteggiamenti che riguardano tutto il consumismo in generale!

 

D. – Il fatto che la magistratura sia indipendente ha sicuramente avuto il suo peso nel moltiplicarsi di scandali politici ...

 

R. – DISONS QUE LES MAGISTRATS ONT, AUJOURD’HUI, DES MOYENS QUE ...

Diciamo che i magistrati hanno oggi a loro disposizione dei mezzi che prima non avevano; all’apparenza, vi sono molte più questioni fiscali, di ordine finanziario che sono perseguite. Ne parlavo, tempo fa, proprio con un giudice che mi diceva che non c’è da stupirsi, perché oggi, con il denaro elettronico, si possono seguire determinati ‘affari’ in maniera molto più probante di prima!

 

D. – Cosa possiamo sperare dal mondo politico?

 

R. – QU’ILS FASSENT DES EXAMENS DE CONSCIENCE. ...

Che si faccia un serio esame di coscienza. Credo che se non ci sarà questo resteremo alla mercè di queste situazioni  e la perdita di credibilità dei politici non potrà che aumentare. Ora è molto importante che si torni ad atteggiamenti più integri da parte di uomini che si candidano a cariche politiche.

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ALLA CAMERA CONFERENZA STAMPA DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

PER MODIFICARE L’ATTUALE LEGGE SULLA CITTADINANZA ITALIANA

- Intervista con Mario Marazziti -

 

Riformare la legge sulla cittadinanza italiana. Con questo obbiettivo si è svolta stamani alla sala stampa della Camera dei deputati a Roma la conferenza stampa promossa dalla Comunità di sant’Egidio, “Bambini d’Italia, proposte di legge per la cittadinanza italiana degli immigrati”. Tra i relatori il portavoce di Sant’Egidio Mario Marazziti, il presidente Udc alla Camera Luca Volontè e il capogruppo Udc alla Commissione Affari Costituzionali Giampiero D’Alia. All’iniziativa era legata la manifestazione in piazza Montecitorio di immigrati e italiani contro l’attuale normativa in materia di cittadinanza.

 

Sotto accusa in particolare la concessione di questa ai minori solo dopo il raggiungimento della maggiore età e agli adulti solo dopo dieci anni di permanenza nel territorio. La Comunità di Sant’Egidio vorrebbe ridurre a sei anni per i maggiorenni i tempi di attesa ed estendere la cittadinanza a tutti i bambini i cui genitori sono presenti in Italia da almeno due anni.  Diamo la parola a Mario Marazziti che definisce quella italiana “una legge tra le più restrittive tra quelle adottate nell’Unione Europea”. L’intervista è di Paolo Ondarza.

 

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R. – Perché è una legge pensata per quando l’Italia era un Paese di emigrazione e voleva reintegrare i cittadini italiani, figli di emigrati, che tornavano in Italia, e quindi basata sul diritto di sangue. Oggi, invece, abbiamo una nuova realtà: abbiamo centinaia di migliaia di bambini nati e che crescono in Italia e che vanno a scuola in Italia e che sono identificati, dalle leggi, come se fossero stranieri. Abbiamo quindi un fatto nuovo e dobbiamo cominciare ad usare il diritto di suolo.

 

D. – Quali sono i problemi pratici per un bambino che si sente cittadino italiano ma che in realtà non lo è?

 

R. – Anzitutto il primo problema pratico è per la propria identità: si pensa italiano ma non viene riconosciuto come tale. Questo per la crescita e per lo sviluppo del bambino stesso è distruttivo. Succede poi che deve andare in vacanza, in terza media, ad imparare l’inglese all’estero insieme a tutti i compagni di classe e non può ottenere il permesso per andare all’estero.

 

D. – Ecco, questo discorso è veramente sentito dai bambini oppure è un discorso un po’ più da adulti in favore dei bambini?

 

R. – E’ un problema fondamentale per l’identità di una persona. Anzitutto riduce il rischio di intolleranza e di razzismo. Non può essere usato l’argomento “tu sei straniero, tu sei diverso”.

 

D. – Quindi tra bambini stessi può avvenire questo?

 

R. – Senz’altro. C’è un rischio di intolleranza tra bambini. Al tempo stesso riguarda un fattore di identità fondamentale: se io amo tutte le cose del luogo in cui vivo, perché poi – quando sono più grande – devo pensarmi come fossi un estraneo e perché quando vado nel Paese di origine dei miei genitori, del quale non so parlare neanche la lingua, dove pensarmi come di quel luogo ed amare quelle cose delle quali non ne so niente? E’ una situazione completamente irrazionale.

 

D. – In che modo convincere chi ancora fosse un po’ perplesso rispetto a questo discorso della cittadinanza italiana ai bambini immigrati?

 

R. – Intanto le maestre sono convinte che loro siano italiani e loro sono convinti di essere italiani, hanno solo paura che gli altri li trattino da stranieri. Si pensi che sarà la prima generazione d’italiani, magari multicolore, ancora più appassionati di noi per essere cittadini italiani.

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CHIESA E SOCIETA’

3 febbraio 2004

 

 

  “URGE SOLIDARIETA’ E GIUSTIZIA”: COSI’ I VESCOVI DEL GUATEMALA

A CONCLUSIONE DELLA LORO ASSEMBLEA PLENARIA

 

CITTA’ DEL GUATEMALA.= Appello ai fedeli per un impegno più costante ed incisivo per mettere in pratica i principi delle fede e per un aiuto materiale e spirituale alle fasce più deboli. Lungo queste direttrici si sviluppa il messaggio conclusivo elaborato dalla plenaria dei vescovi del Guatemala, conclusasi nei giorni scorsi, intitolato “Urge solidarietà e giustizia”. I presuli invitano a impegnarsi contro la povertà diffusa, l’insicurezza, la crisi dello stato di diritto, la perdita della stima nei confronti della dignità della persona e la minaccia alla vita”. Di fronte a tale scenario i vescovi del Guatemala chiedono alle autorità di “rispondere alle attese della popolazione attraverso azioni coraggiose, volte al superamento della violenza e delle disuguaglianze sociali”. Ai vertici istituzionali i presuli chiedono di percorrere “un cammino di giustizia e di solidarietà per il futuro della nazione” e segnalano che “il Paese oggi esige un impegno di tutti che deve garantire il benessere fisico e spirituale di ciascun guatemalteco”. Date tali premesse, la Conferenza episcopale (Ceg) invita le diverse comunità cristiane, i catechisti, i movimenti e le parrocchie ad uno “sforzo congiunto a sostegno della missione” ed ad una “mobilitazione per una chiamata alla fede cristiana. Una fede che ha molti testimoni nel Paese”. (D.D.)

 

 

LE SFIDE EDUCATIVE IN PRIMO PIANO NEL CONGRESSO NAZIONALE

 PROMOSSO, DAL 12 AL 14 FEBBRAIO A ROMA, DALLA COMMISSIONE EPISCOPALE

 PER L’EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L’UNIVERSITA’

 

ROMA.= Si terrà a Roma dal 12 al 14 febbraio 2004 presso la Domus Mariae il Convegno nazionale sul tema “Le sfide dell'educazione”, promosso dalla Commissione episcopale per l'educazione cattolica, la scuola e l'università in sinergia con l'Ufficio nazionale per l'educazione, la scuola e l'università e il Servizio nazionale per il progetto culturale. La sessione inaugurale si aprirà alle ore 16 del 12 febbraio prossimo con il saluto di mons. Angelo Bagnasco, segretario della Commissione episcopale per l'educazione cattolica, la scuola e l'università. Nel pomeriggio il cardinale vicario Camillo Ruini, presidente della Cei, terrà una prolusione su "Educare oggi: sfide e compiti della Chiesa in Italia alla luce dell'antropologia cristiana". Rivolto ad un selezionato numero di partecipanti, il Convegno focalizzerà l'attenzione sui risultati dei quattro Seminari preparatori svolti nel 2003, le cui tematiche saranno oggetto delle relazioni principali affidate al prof. Cesare Scurati (Manipolazione, artificializzazione, educazione), al prof. Italo Fiorin (La costruzione dell'identità e l'educazione), a don Guglielmo Malizia (Economia, lavoro, educazione) e a mons. Sergio Lanza (Interculturalità ed educazione). Ciascuna tematica sarà ulteriormente approfondita in delle commissioni di studio. (A.G.)

 

 

APPELLO DEI VESCOVI ZAMBIANI AI POLITICI A

 LOTTARE CONTRO LA CORRUZIONE NEL PAESE

 

LUSAKA.= “Una situazione in cui l'80 per cento della popolazione non dispone di alcun mezzo produttivo per soddisfare i propri bisogni non può che essere descritta come crisi. Chiediamo al governo di fare tutto il possibile per alleviare le sofferenze della nostra gente; nel bilancio dello Stato bisogna dare la massima priorità al sociale e all'aiuto per i poveri": lo ha detto monsignor Telesphore Mpundu,vescovo della diocesi di Mpika e presidente della Conferenza episcopale zambiana (Zec) riassumendo per la stampa le riflessioni dell'ultima seduta plenaria della Zec. E’ quanto riferisce l’agenzia missionaria MISNA. Oltre che all'allarmante livello di povertà diffuso nel Paese, i vescovi hanno fatto riferimento anche alla campagna anticorruzione varata lo scorso anno dall'attuale presidente, Levy Mwanawasa, e che sta toccando gran parte della classe dirigente legata all' ex-capo di Stato Frederick Chiluba al governo dal 1991 al 2001. “Questa campagna moralizzatrice è una sfida anche per la Chiesa - ha detto monsignor Mpundu - che ha il dovere di formare a livello personale e spirituale la nuova classe dirigente, ricordandole che lo scopo principale della politica è il bene del Paese e del popolo". Dopo 10 anni di governo, l'ex-presidente Chiluba ha lasciato la presidenza nel dicembre del 2001 a Levy Mwanawasa. Proprio quest'ultimo, nel luglio del 2002, in un'infuocata arringa tenuta di fronte al parlamento, denunciò un gigantesco giro di corruzione, accusando l'ex-presidente e molti dei suoi più stretti collaboratori di aver sottratto, complessivamente, una cifra pari a circa 80 milioni di dollari.

 

 

CON L’AIUTO DEI PRESULI BIRMANI, PROSEGUE L’ATTIVITA’ DI RADIO VERITAS

CHE PORTA IL VANGELO NELLE ZONE PIU’ IMPERVIE DEL MYANMAR

 

RANGOON.= Grazie alle frequenze di Radio Veritas Asia, il Vangelo giunge anche alle popolazioni delle montagne del Myanmar. Una zona aspra e isolata dell’ex Birmania, abitata da un numero rilevante di cristiani e da diversi gruppi etnici  minoritari, che possono ascoltare la “Buona Novella” in lingua birmana e nelle altre da loro utilizzate. Il successo ottenuto dalla Radio, ha spinto i vescovi del Myanmar a devolvere all’emittente radiofonica il ricavato delle offerte, che saranno raccolte nella Giornata Mondiale per le Comunicazioni. È un segno di riconoscenza per l’opera dei sacerdoti e dei laici birmani, che dal 1978 gestiscono i programmi della radio, contribuendo alla missione di evangelizzazione in aree, che spesso rimangono per mesi isolate. Di recente si è riunita la conferenza dei vescovi birmani, che hanno espresso il loro apprezzamento per le trasmissioni di Radio Veritas. Il Myanmar è governato da una giunta militare che concede limitata libertà religiosa. In un Paese a maggioranza buddista, i cattolici sono 600 mila in tutto, su 51 milioni di abitanti. (F.C)

 

 

L’UNIVERSITA’ CATTOLICA DI LOVANIO CONFERISCE LA LAUREA HONORIS CAUSA

AL FONDATORE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO, ANDREA RICCARDI

 

LOVANIO.= L’università Cattolica di Lovanio, in Belgio, ha conferito il dottorato honoris causa ad Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio. Il titolo accademico è stato concesso per i meriti di Riccardi “nel campo della ricerca della pace, della riconciliazione e del dialogo”. Il riconoscimento è stato assegnato a Riccardi nel corso di una manifestazione denominata “pace e dialogo” svoltasi nell'aula magna dell'Università cattolica di Lovanio. Oltre al fondatore della Comunità di Sant'Egidio uguale titolo è stato conferito a Marguerite Barankitse, fondatrice delle “Maison Shalom”' e della casa “L'oasi di pace” in Burundi ed a padre Emile Shoufani, palestinese e cittadino israeliano, direttore del collegio di Nazareth. In occasione dell'iniziativa e' stata allestita una mostra sul tema “artigiani di pace” ed è stata celebrata una messa dal cardinale Godfried Danneels, arcivescovo di Bruxelles. (A.G.)

 

 

STANZIATI TRE MILIONI DI EURO PER IL RESTAURO DI 20 CATTEDRALI INGLESI:

E’ L’INIZIATIVA PROMOSSA DALLA FONDAZIONE BRITANNICA

 PER LA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO

 

LONDRA. = La Fondazione britannica per la protezione del patrimonio ha destinato 3 milioni di euro per il restauro di 20 cattedrali inglesi. Gli interventi più rilevanti interesseranno gli storici edifici di Salisbury, Durham, Liverpool e Coventry. Ma il contributo più corposo sarà destinato alla cattedrale di Lincoln, che risale al 13.mo secolo, già in restauro del quale si prevede la fine entro il 2006. Un'altra parte dei contributi sarà destinata per la ristrutturazione dell’antica cattedrale di Salisbury, che fu eretta intorno al 1220 durante il regno di Enrico III ed ospita affreschi di Constable e di Turner. Richard Halsey della Fondazione per la protezione del patrimonio ha affermato che “le cattedrali sono il cuore delle città storiche, che si sono sviluppate attorno ad esse”. Ha aggiunto: “Sono importanti, non solo per il loro interesse architettonico e spirituale, ma anche per i capolavori artistici ed artigianali che esse contengono”. (F.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 febbraio 2004

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

In Israele continua lo scontro politico all’interno della maggioranza, dopo le dichiarazioni del premier Sharon sullo smantellamento degli insediamenti ebraici nella Striscia di Gaza e parte della Cisgiordania. Sharon, inoltre, in una dichiarazione all’Agenzia France Presse, ha addirittura affermato che si potrebbe concedere l’amministrazione palestinese a città arabe in territorio israeliano. Graziano Motta:

 

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In varie dichiarazioni alla stampa, Sharon sostiene che questa separazione unilaterale è cruciale per la sopravvivenza di Israele. Risponde, cioè, a indifferibili ragioni di sicurezza e di difesa, visto che non è stato possibile per l’Autorità palestinese smantellare quadri e infrastrutture dei gruppi impegnati nella lotta armata contro Israele e quindi non è potuta decollare la road-map. Ci sono altri grossi ostacoli: contro di essi si sono pronunciati non solo il Consiglio dei coloni che intende opporsi sul terreno, ma anche i partiti nazionalista e religioso, pronti a lasciare la coalizione di governo. Sharon prevede quindi di formare una nuova maggioranza con i laburisti e in proposito si è già pronunciato a favore il capogruppo parlamentare – la deputata Dàlia Yitzhik – e ci sono voci di un’intesa di massima già raggiunta tra Peres e Sharon, che così neutralizerebbero la discussa iniziativa di pace del deputato laburista Yossi Beilin e dell’esponente palestinese Yosser Abed Rabbo, per una soluzione definitiva della crisi.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Presentata ieri a Washington dal presidente Bush la Finanziaria del 2005 che prevede l’aumento del 7% delle spese militari. Paolo Mastrolilli:

 

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“La nostra nazione resta in guerra. Ci siamo impegnati a lungo termine per combattere i terroristi e continueremo la lotta fino alla sua inevitabile conclusione che è la loro distruzione”. Con queste parole il presidente Bush ha giustificato il bilancio presentato al Congresso, che prevede di spendere 2 mila e 400 miliardi di dollari nel prossimo anno fiscale. La Casa Bianca ha intenzione di aumentare gli investimenti nel settore militare del 7 per cento, senza contare i soldi necessari all’occupazione dell’Iraq, e vuole cominciare a schierare in Alaska i primi intercettori per lo scudo missilistico, già entro la prossima estate. Quindi, vuole aumentare le spese per la sicurezza interna del 10 per cento e iniziare a finanziare i progetti per le missioni spaziali sulla Luna e su Marte. Il presidente poi ha varato anche una discussa riforma sanitaria che costerà 534 miliardi di dollari, cioè circa 140 in più del previsto. Tutto questo ha già provocato un deficit di bilancio, valutato in 521 miliardi, e secondo i critici della Casa Bianca nel futuro potrebbe danneggiare seriamente l’economia nazionale. Bush ha risposto a queste accuse, dicendo che la ripresa economica, facendo aumentare le entrate del fisco, dimezzerà il deficit nel giro di 5 anni. Ha aggiunto che lo stato di guerra in cui si trova il Paese giustifica le spese richieste.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Sempre negli Stati Uniti, iniziano questa mattina le votazioni in 7 Stati per la nomination del candidato democratico alle prossime elezioni  presidenziali del 2 novembre. Si voterà in Arizona, Delaware, Missouri, Oklahoma e Sud Carolina, New Mexico e Sud Dakota. Superfavorito il senatore John Kerry, vincitore delle due precedenti consultazioni. I risultati verranno resi noti già questa sera.

 

Elezioni libere e trasparenti. E’ l’appello lanciato dagli Stati Uniti all’Iran, sotto tensione per la bocciatura di migliaia di candidati dell’opposizione alle prossime legislative del 20 febbraio. Intanto le autorità iraniane hanno vietato la prima manifestazione di studenti dall'inizio della crisi politica preelettorale - prevista per venerdi prossimo - adducendo problemi alla circolazione cittadina.

Passiamo all’Irlanda del Nord. Riprendono oggi a Belfast le consultazioni tra il governo britannico ed irlandese da una parte ed i vari partiti del Nord Irlanda dall’altra, per una revisione dell’accordo di pace del “Venerdì santo”, firmato a Belfast nel 1998. Da Dublino ci riferisce Enzo Farinella:

 

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Dopo le elezioni politiche dello scorso novembre per il rinnovo dell’assemblea del Nord Irlanda non c’è ancora alcun accordo per la formazione del nuovo esecutivo. I democratici Unionisti di Ian Pasley, i grandi vincitori del contesto politico, vorrebbero rinegoziare il Trattato ed escludere dall’esecutivo i nazionalisti dello Sinn Fein di Gerry Adams, perché ancora legati secondo loro ai paramilitari dell’Ira. Questi ultimi rispondono che le armi dell’Ira tacciono dal 1994 e che grandi progressi verso la normalizzazione sono stati ottenuti nello scorso governo di coalizione tra Unionisti e Nazionalisti, anche se ancora rimane molto da fare nei settori della smilitarizzazione del territorio, della riforma della polizia e nel campo dei diritti umani. Tutti i partiti a favore dell’accordo di pace, inclusi i due governi inglese ed irlandese e lo stesso partito Sinn Fein, dicono che il Trattato non deve essere toccato nei suoi punti sostanziali e quindi nella collaborazione paritaria tra Unionisti e Nazionalisti.

 

Da Dublino, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.

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Prospettive di risoluzione della crisi nucleare nordcoreana. Una nuova tornata negoziale è stata fissata per il 25 febbraio. Di oggi l’annuncio del Giappone, uno dei sei Paesi, insieme con Corea del Nord, Stati Uniti, Cina, Corea del sud e Russia che prenderà parte nuovamente al tavolo dei lavori dopo la prima fase di colloqui avuti nell’agosto scorso.

 

Il Governo boliviano ha lanciato ieri il nuovo piano economico per il 2004. Un documento all’insegna dell’austerità, che ha sollevato dure critiche da parte sia degli imprenditori che dei sindacati. Il nostro servizio:

 

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Sono passati poco più di 100 giorni dal suo insediamento, ed il presidente boliviano Carlos Mesa è già nell’occhio del ciclone per il suo piano finanziario 2004. Un documento che prevede la liberalizzazione dei prezzi dei combustibili e due nuove imposte - una su quanti hanno patrimoni superiori ai 50.000 dollari e l'altra sulle operazioni finanziarie. Come ha spiegalo lo stesso Mesa le nuove misure economiche consentiranno maggiori introiti per 220 milioni di dollari, così da poter ridurre dall'8,5 al 6,8% del Pil il cronico deficit fiscale dello Stato.

 

Durissime le critiche degli imprenditori, che si sono lamentati perchè toccherà a loro pagare i maggiori costi, mentre la Centrale operaia boliviana ha annunciato che si esamineranno possibili mobilitazioni perché ''il piano non consente alcun nuovo posto di lavoro''. Indebolita, dunque, la posizione del neo-presidente che, pur continuando ad avere il 78% dei consensi della popolazione, non ha alle spalle alcuna forza politica. La situazione di incertezza del Paese preoccupa non poco gli Stati Uniti, che temono che finisca per prendere il posto di Mesa, anche se democraticamente, il leader dei “cocaleros” Evo Morales, il più popolare dei politici boliviani. 

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L’Esercito del Burundi ha annunciato oggi di aver arrestato un ribelle delle Forze Nazionali di Liberazione che sarebbe implicato nell’assassinio del nunzio apostolico Michael Courtney, ucciso il 29 dicembre scorso nei pressi di Bujumbura. Finora il gruppo guerrigliero ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento nell’omicidio del nunzio.

 

Proseguono le indagini sull’invio di plichi esplosivi alle istituzioni europee ed italiane. Due nuovi pacchi, indirizzati al presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi e al sindaco di Elmas Giuseppe Collu, sono stati intercettati negli ultimi giorni di gennaio. Intanto questa mattina è stato fermato Luca Farris, un giovane coinvolto nella vicenda.

 

 

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