RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 34 - Testo della
Trasmissione di martedì 3 febbraio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Il rapporto tra etica e
politica: ce ne parla padre Jean-Yves Calvez
CHIESA E SOCIETA’:
Appello
dei vescovi zambiani ai politici a lottare contro la corruzione nel Paese
Il
premier israeliano Sharon ribadisce: essenziale sgomberare alcuni insediamenti
ebraici. Forti proteste in Israele
Il
governo boliviano vara il piano di austerità
3
febbraio 2004
PRESENTATA
OGGI AL PAPA LA NUOVA EDIZIONE DELL’ANNUARIO PONTIFICIO
2004
Presentato stamane al Santo Padre, dal cardinale Angelo
Sodano, il nuovo Annuario pontificio nell’edizione 2004, pubblicato dalla Libreria
editrice vaticana. Presenti all’incontro l’arcivescovo Leonardo Sandri
sostituto della Segreteria di Stato, mons. Vittorio Formenti, incaricato
dell’Ufficio centrale di statistica della Chiesa e il prof. Enrico Nenna con
l’intera équipe che ha curato la redazione. Il servizio di Roberta Gisotti.
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Sarà presto in vendita nelle librerie il nuovo Annuario
Pontificio, fonte preziosa e inesauribile di informazioni sull’universo
cattolico nel mondo. Scorrendo l’indice vi troviamo l’intera gerarchia, la
Curia Romana, gli Istituti maschili e femminili di vita consacrata e le Società
di vita apostolica, le Istituzioni culturali e le puntuali note storiche. “Viva
gratitudine - ha espresso il Papa - a
tutti coloro che hanno collaborato alla nuova edizione dell’opera”.
Ed ogni anno si cercano le novità sull’andamento della
Chiesa nel suo insieme e nei diversi Paesi. Anzitutto è aumentato di 10 milioni
il numero dei battezzati, in totale 1 miliardo 71 milioni, circa il 17% su una
popolazione mondiale di 6 miliardi 212 milioni. Per metà i cattolici vivono in
America, un quarto in Europa (26 %), il resto in Africa (12,8%), in Asia
(10,3%) e in Oceania (0,8%). E passiamo al numero di sacerdoti, sostanzialmente
stabili, poco più 405 mila, meno 9 unità rispetto all’anno prima, ma mentre
salgono i sacerdoti diocesani, (di circa 886 unità) parimenti diminuiscono
quelli religiosi (di 895 unità). In crescita del 3,1% anche i diaconi
permanenti (oltre 30 mila), e del 3,4 i missionari laici (quasi 144 mila), e
dello 0,7% i seminaristi maggiori (circa 113 mila). I candidati al sacerdozio
crescono comunque in Africa del 5,8% e in America del 1,4 % mentre sono in
leggero declino sia in Europa che in Asia. A sostegno dell’attività pastorale
abbiamo poi i religiosi non sacerdoti quasi 55 mila e le religiose circa 783
mila; infine i catechisti poco meno di 2 milioni e 800 mila. Ancora
un’annotazione durante il 2003 Giovanni Paolo II ha creato 30 cardinali e
nominato 175 vescovi.
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IN
UDIENZA DAL PAPA ALCUNI VESCOVI FRANCESI IN
VISITA AD LIMINA
ED UN
GRUPPO DI SEMINARISTI DALL’AUSTRIA
- A
cura di Roberta Gisotti -
Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto anche cinque
presuli francesi delle diocesi di Lyon e Grenoble in visita ad Limina
Apostolorum e 16 candidati al sacerdozio del Seminario Maggiore di Vienna,
accompagnati dal cardinale Christoph Schönborn. Rivolgendosi ai seminaristi
Giovanni Paolo II ha sottolineato che “lo studio e la preghiera, oltre che la
frequenza costante del sacramento della penitenza e la devota partecipazione al
sacrificio eucaristico sono mezzi imprescindibili sulla via della santità”. La
vita in Seminario – ha detto loro – ha lo scopo di sostenervi nella “vostra
amicizia con Cristo” e di guidarvi “nella vostra disponibilità alla sua sequela
nella comunione gerarchica della Chiesa”, che devono essere costantemente
approfondite. Per questo “è importante rinnovare quotidianamente la risposta
personale alla decisiva domanda di Cristo? ‘Mi ami tu?’”, con la dedizione
totale alla sua chiamata.
RIPETETE
OGNI GIORNO IL VOSTRO SI’ AL DIO DELL’AMORE
CON
GIOIA E CONVINZIONE:
COSI’
IERI IL PAPA, DURANTE LA SANTA MESSA PER LA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE,
GIORNATA
MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA
La
Chiesa riscopra la “testimonianza profetica della vita consacrata”, una
ricchezza di “carismi e impegni apostolici”, presente nei “monasteri di
clausura o accanto ai poveri ed emarginati, fra i giovani o all’interno delle
strutture ecclesiali, nelle varie attività apostoliche o in terra di missione”,
in ogni regione del mondo. Questa, in sintesi, l’esortazione espressa ieri
pomeriggio da Giovanni Paolo II, in occasione della festa della Presentazione
del Signore, 8° Giornata Mondiale della Vita Consacrata. La Messa, presieduta
dal Papa e celebrata dal cardinale Eduardo Martinez Somalo, prefetto della
Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita
Apostolica, è stata preceduta dalla tradizionale cerimonia della benedizione
delle candele, comunemente definita “candelora”. Barbara Castelli ha seguito
per noi la cerimonia.
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Nella Basilica Vaticana, avvolta dalle tenebre e
illuminata solo dalla luce fioca di migliaia di candele, la cerimonia della
benedizione dei ceri ha preceduto ieri pomeriggio la Santa Messa per la presentazione
del Signore al Tempio, nella Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Tale
offerta, compiuta da Maria e Giuseppe 40 giorni dopo la nascita di Gesù, trova
pieno e perfetto compimento nel mistero della Passione, Morte e Resurrezione
del Signore. In questa cornice di fede e di speranza, ha ricordato Giovanni
Paolo II, rivolgendosi a quanti “testimoniano i valori della vita consacrata in
ogni regione del mondo”, siete invitati a ribadire “la vostra fedeltà a Dio,
con l’entusiasmo e la generosità di quando pronunciaste per la prima volta i
vostri voti”. Allo stesso modo, ha insistito, l’intera Comunità ecclesiale è
invitata “a riscoprire la ricchezza della testimonianza profetica della vita
consacrata, nella varietà dei suoi carismi e impegni apostolici”.
“Ripetete ogni giorno il vostro “sì” al Dio
dell’Amore con gioia e convinzione. Nell’intimità del monastero di clausura o
accanto ai poveri ed emarginati, fra i giovani o all’interno delle strutture
ecclesiali, nelle varie attività apostoliche o in terra di missione, Iddio vi
vuole fedeli al suo amore e tutti dediti al bene dei fratelli”.
In un mondo in cui l’avidità e la violenza ammutoliscono i
più deboli e spezzano la vita di tanti innocenti, i consacrati sono, dunque,
chiamati ad essere un lievito di speranza, annunciando il Vangelo con sempre
rinnovato slancio agli uomini e alle donne del nostro tempo.
“Cristo
vi chiama a conformarvi sempre più a Lui, che per amore si è fatto obbediente,
povero e casto. Continuate a dedicarvi con passione all’annuncio e alla
promozione del suo Regno”.
Pensando “all’eterno disegno della salvezza”, il Papa non
ha mancato di far riferimento a Maria, “primo e alto modello di ogni persona
consacrata”. “Lasciatevi guidare da Lei - ha esortato il Pontefice - ricorrete
al suo aiuto con umile confidenza, specialmente nei momenti della prova”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
"Ripetete ogni giorno il vostro 'sì' al Dio dell'Amore con gioia e
convinzione": Giovanni Paolo II celebra la festa della Presentazione del Signore,
VII Giornata Mondiale della Vita Consacrata.
Sempre in prima, un articolo di
Umberto Santarelli dal titolo "Una lezione alta e concreta di
realismo": il discorso del Papa alla Rota Romana.
Nelle vaticane, una pagina
dedicata alle celebrazioni svoltesi nelle diocesi italiane in occasione della
Giornata per la vita.
Nelle estere, non si fermano in
Iraq i sanguinosi attacchi; anche in Gran Bretagna, dopo gli Stati
Uniti, sarà istituita una commissione d'inchiesta sull'operato dei
servizi segreti riguardo alle armi di sterminio.
Nella pagina culturale, un
articolo di Cosimo Semeraro su Roger Aubert (che compie 90 anni), tra i
massimi esponenti della cultura cattolica di questa epoca.
Per l'"Osservatore
libri", un approfondito contributo di Giovanni Marchi sulla ristampa anastatica
della "Storia del teatro italiano" di Mario Apollonio.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la vicenda dei pacchi-bomba
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3
febbraio 2004
RAFFORZARE
LE SPERANZE DI PACE IN SUDAN: COSI’ I VESCOVI DEL PAESE AFRICANO
IN UNA
LETTERA PASTORALE CHE RIBADISCE L’IMPEGNO DELLA CHIESA SUDANESE
IN
FAVORE DELLA POPOLAZIONE AFFLITTA DALLA GUERRA CIVILE.
AI
NOSTRI MICROFONI, LA TESTIMONIANZA DI MONS. ANTONIO MENEGAZZO,
AMMINISTRATORE
APOSTOLICO DELLA DIOCESI SUDANESE DI EL OBEID
Non c’è
alternativa alla pace se non la pace stessa: è quanto sottolineano i presuli del Sudan, in una lettera pastorale
firmata a Nairobi nei giorni scorsi. Un documento che esorta tutti i sudanesi
ad impegnarsi nel processo di pace, che sembra finalmente consolidarsi nel
Paese africano afflitto da una guerra civile lunga 20 anni. Il 7 gennaio
scorso, infatti, è stato siglato - in Kenya - uno storico accordo tra il
governo di Khartoum e i ribelli del Sud Sudan per la spartizione delle risorse
petrolifere. Un atto che dovrebbe favorire la stabilità del martoriato Paese.
La nostra missione, affermano i vescovi, è quella di curare le ferite della
società sudanese, favorendo la riconciliazione e il rispetto reciproco. Nella
lettera si pone inoltre l’accento sulla difficile condizione dei tanti sfollati
a causa del conflitto, che meritano di tornare alle loro terre d’origine. La
Chiesa, affermano ancora i presuli, s’impegnano “a partecipare con lo Stato” al
“rinnovamento del sistema legale per la salvaguardia del rispetto della dignità
umana e dei diritti di tutti i sudanesi”. Ma come sta vivendo la popolazione
del Sudan questo momento storico? Ecco la testimonianza di mons. Antonio
Menegazzo, amministratore apostolico della diocesi sudanese di El Obeid,
raggiunto telefonicamente in Sudan da Alessandro Gisotti:
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R. –
Stanno vivendo questo momento veramente con grande speranza, perché ormai essendo
in guerra da 20 anni tutto il popolo, sia cristiani che musulmani, è stanco.
D. – Nella lettera pastorale si assicura l’impegno della
Chiesa in favore della società sudanese. Quale sarà, dunque, il ruolo della
Chiesa in questa nuova fase storica del Sudan?
R. – Noi, come Chiesa, abbiamo questo compito: prima di
tutto preparare i nostri fedeli al ritorno. Si tratta dei profughi che
avrebbero voglia di tornare nei loro villaggi al sud. Dobbiamo prepararli
spiritualmente e pastoralmente. Poiché qui nel nord sono stati a contatto con
il mondo musulmano, molti valori tradizionali e tribali forse sono andati persi
e tornando al loro Paese senz’altro troveranno la difficoltà di adattarsi di
nuovo alla vita che conducevano prima dell’inizio della guerra. Mentre quelli
del sud devono saper ricevere la gente del nord, cercare di aiutarli a
ritornare alle loro case. Quasi tutte le famiglie hanno sofferto moltissimo e
molti hanno perso qualcuno in guerra. C’è ormai nel cuore un forte astio. Lo
sforzo della Chiesa è quello di far capire ai cristiani il dovere della riconciliazione
e del perdono.
D. – Quali sono le sfide più urgenti oggi per il popolo
del Sudan?
R. – Penso che il Sudan debba impegnarsi con tutte le
forze e con tutti i mezzi - perché ormai hanno firmato un accordo sulla
divisione della ricchezza, che sarebbe il petrolio – affinché la ricchezza sia
usata onestamente, senza ruberie, per la base sociale: l’istruzione, la sanità,
i mezzi di trasporto e così via.
D. – C’è un appello che vuole rivolgere alla comunità
internazionale, il cui ruolo certamente è importante per il futuro del Sudan?
R. – Ormai la pace è irreversibile. Penso che nessuno, né
il governo, né i movimenti di liberazione avrà il coraggio di tornare indietro
e ricominciare la guerra. L’aiuto internazionale è però necessario durante
questo periodo ad interim, di 6 anni dal momento della firma della pace fino al
referendum nel sud, che dovrebbe scegliere o separazione completa o continuare
a vivere con il governo del nord. Ci sono ancora tante divisioni e quindi una
presenza internazionale è necessaria, perché la pace sia realmente consistente
e duratura.
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BUSH E BLAIR ANNUNCIANO INCHIESTE SULLA VERIDICITA’ DEI DOSSIER
SULLE
ARMI IRACHENE CHE MOTIVAVANO L’ATTACCO
-
Intervista con Empedocle Mafia -
Ieri
il presidente americano, George Bush, e oggi il premier britannico, Tony Blair,
hanno espresso la volontà che venga finalmente fatta luce sulla reale esistenza
negli arsenali iracheni delle armi di distruzione di massa. Saranno avviate
inchieste sulla veridicità delle informazioni di intelligence che motivarono
l’attacco anglo-americano all’Iraq. Il servizio di Giancarlo La Vella:
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“Impedire a Saddam Hussein di fare un uso scellerato dei
letali agenti chimici e biologici, di armi nucleari”. Questa la parola d’ordine
che nel marzo scorso fece scattare la seconda guerra del Golfo, della quale
ancor oggi vediamo le drammatiche conseguenze. Il regime del rais è stato
definitivamente rimosso, ma sulle armi di sterminio in suo possesso nessuna
certezza, solo ipotesi; neanche sui famigerati gas soffocanti che Baghdad
utilizzò contro le inermi popolazioni curde del nord del Paese. In questi mesi
le cronache dall’Iraq parlano giornalmente di violenze e vittime: anche nelle
ultime ore si registra la morte di due iracheni ieri a Kirkuk, dopo la visita
del vice segretario alla difesa statunitense Paul Wolfowitz; altri tre poliziotti sono stati vittime di un
attentato a Karbala e si segnala il lancio di due razzi su una base militare
americana all'aeroporto di Baghdad, fortunatamente senza causare vittime. Ma ad
esse si sono aggiunte anche le polemiche che, sia negli Stati Uniti che in Gran
Bretagna, le opposizioni di Bush e Blair hanno messo in piedi contro una guerra
che forse poteva essere evitata. Downing Street poco fa ha
annunciato ufficialmente, per voce del
ministro degli esteri Straw, un’inchiesta sulla attendibilità delle
informazioni di intelligence fornite all’epoca. Parlando stamani davanti alle commissioni
parlamentari, Blair aveva motivato la decisione con l’esigenza da fare
chiarezza su una questione che rischia di ingarbugliarsi: “Ritengo che ci siano
dei problemi aperti – ha detto il premier – soprattutto il modo in cui le prove
di intelligence sono state raccolte, valutate ed utilizzate dal
governo”.
Tuttavia la commissione non si
occuperà delle conclusioni politiche tratte dal governo, così come invece
chiesto dal Partito liberal-democratico. ''Non sta ad una commissione – ha
sottolineato il premier – valutare la decisione politica di andare in guerra
contro l'Iraq. Saddam Hussein aveva intenzione di sviluppare armi di sterminio
e questo giustifica la nostra decisione di agire – ha concluso Blair, rispondendo
alle obiezioni dei parlamentari. Una decisione, dunque, presa in linea con
quella di ieri del presidente americano Bush che si è dichiarato favorevole ad
una commissione d’inchiesta sugli arsenali di Saddam Hussein. Ma, a sua volta
perché il Capo della Casa Bianca ha optato per questa svolta? Ci risponde, da
Washington, il giornalista Empedocle Maffia, esperto questioni americane:
R. – Intanto, perché il presidente Bush non ha più potuto
sopportare l’ondata di richieste che venivano dal Paese - non soltanto dal
mondo politico, ma anche dalla società americana - di capire che cosa non ha
funzionato. Perché una guerra che era stata motivata con l’esistenza di armi di
distruzione di massa si è compiuta e dopo molti mesi di queste armi non c’è più
traccia ed esponenti della stessa Cia, del servizio di Controspionaggio
americano, come anche il Congresso, hanno detto che quelle armi in Iraq non si
troveranno.
D. – La questione delle armi di distruzione di massa
dell’Iraq è una questione che si dibatte da tempo, sin dall’inizio della
guerra. Perché proprio adesso un annuncio del genere?
R. –
Non c’è dubbio che questo annuncio faccia parte della campagna elettorale
presidenziale. I cittadini statunitensi vogliono capire perché l’America abbia
offerto al mondo uno spettacolo disastroso, quello di dare una giustificazione
ad una guerra, che poi si è rivelata falsa, e giustificare ancora la guerra
senza una giustificazione ufficiale. D’altro canto, i democratici hanno ben
capito – e questa è una sorpresa per tutta la politica americana – che proprio
il problema della sicurezza, il problema della risposta dell’America al terrorismo,
non è più una nicchia sicura per il presidente Bush, ma può essere un arco attraverso
il quale può essere attaccato anche in campagna presidenziale. Se mettiamo assieme
tutti questi elementi vediamo perché Bush abbia dovuto realisticamente prendere
atto di una circostanza politica, e cioè la sua politica rispetto all’Iraq
ormai sotto accusa, e abbia cercato con l’accordo verso quest’inchiesta di
limitare i danni elettorali.
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VIRUS
DEI POLLI: MORTI ALTRI DUE BAMBINI IN THAILANDIA.
NESSUN
ALLARME PER IL MOMENTO IN EUROPEA
-
Intervista con il dottor Donato Greco -
La
Germania ha tirato questa mattina un sospiro di sollievo. Le due donne ricoverate
ieri in un ospedale di Amburgo di ritorno da un viaggio in Thailandia con i
sintomi dell’influenza aviaria, non sono affette dalla patologia. I test hanno
escluso l'infezione. L’allarme resta comunque alto. Da questa mattina i
maggiori esperti mondiali sono riuniti nella sede della Fao, a Roma, per fare
il punto della situazione.
Intanto
il numero delle vittime continua a crescere: questa mattina sono morti a
Bangkok altri due bambini di 4 e 7 anni, portando a 12 i decessi attribuibili
alla patologia. Col numero dei morti, cresce anche l’area interessata: il virus
è arrivato anche in Indonesia, dove però non è segnalato ancora nessun caso di
contagio umano. E nel Sud-est asiatico cresce la paura per un ulteriore espandersi
della malattia; le autorità australiane hanno deciso di sequestrare o
distruggere, a partire da domani, ogni prodotto di pollame e uova a bordo di
navi in arrivo dai 10 Paesi asiatici colpiti dall'epidemia.
La
Commissione europea ha invece messo ai voti del Comitato europeo per la catena
alimentare, la cui riunione è in corso da ieri a Bruxelles - il bando delle
importazioni di pollame, carni e prodotti derivati dalla Cina e dalla Corea del
Sud. Ma perché l’allarme è così alto anche in Europa. Fabio Colagrande lo ha
chiesto al dottor Donato Greco, direttore del Centro nazionale di Epidemiologia
dell’Istituto Superiore della Sanità:
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R. - Di fatto, è un problema un po’ amplificato dai mass
media perché limitato alla popolazione dei polli, alla popolazione aviaria e
non ha nessuna caratteristica umana. Però, purtroppo, come noto, questo virus
ha colpito parecchie persone che allevano i polli facendo anche numerosi morti.
Il timore è che il virus dell’influenza umana, che è quello che è in giro nel
nostro Paese, in qualche modo prenda dei caratteri genici da questo virus dei
polli e diventi un nuovo virus verso il quale noi non abbiamo al momento
strumenti di prevenzione.
D. – Professore, quali sono i sintomi? Ci si può infettare
in seguito a uno stretto contatto con uccelli infetti?
R. – I sintomi sono quelli propri dell’influenza. Tosse,
febbre, patologie respiratorie, qualche volta patologie addominali. Normalmente
è una malattia che passa senza conseguenze, in alcuni casi può evolvere in una
polmonite anche violenta sappiamo che ci sono stati vari morti.
D. - L’influenza aviaria avrebbe fatto 12 vittime: non è
chiaro, però, se il virus si trasmetta da uomo a uomo…
R. – Finora è molto chiaro che non si trasmette da uomo a
uomo. Non solo, l’analisi genetica del virus isolato anche nelle persone che
l’hanno contratto dai polli, dimostra che ha tutte le caratteristiche tipiche
dei virus aviari. Quindi non ancora un virus umanizzato. Quindi,direi che ci
troviamo davanti a sfortunati incidenti, in cui dai polli la malattia è passata
all’uomo, però non è ancora un virus umanizzato.
D. – E’ sicuro continuare a mangiare questa carne?
R. - Sicuramente sì, per due buoni motivi. Prima di tutto
perché l’Italia già non importava pollame in quanto è autosufficiente; almeno
su questo facciamo da noi, produciamo abbastanza polli per tutto il nostro
mercato. Praticamente non importiamo niente da quelle zone. Il secondo motivo è
che le carni non sono infette. Questo virus colpisce l’apparato
gastro-intestinale del pollo, ma la carne non è assolutamente infetta. Tra
l’altro la cottura in ogni caso garantirebbe la sicurezza di questi alimenti.
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LA SFIDA DELL’ETICA ALLA POLITICA
- Intervista con padre Jean.Yves Calvez -
Etica e
politica: se ne sta parlando molto in questi giorni in seguito ad avvenimenti
nazionali e internazionali non sempre ispirati alla trasparenza e alla legalità.
Di questa tematica parlerà questa sera a Roma il padre gesuita Bartolomeo Sorge
durante una conferenza dal titolo “La politica è malata. Ha ancora senso
impegnarsi in politica?”. Hélène Destombes, della nostra redazione francese, ha
affrontato questo argomento con padre Jean-Yves Calvez, professore di etica
politica al Centro Sevres di Parigi, già provinciale dei gesuiti in Francia ed
ex direttore della rivista “Etudes”.
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R. – L’ACCUMULATION D’UN
CERTAIN NOMBRE D’EVENEMENTS DE CE GENRE ...
L’assommarsi di un certo numero di avvenimenti di questo
tipo turba a tal punto che alla fine ci si sente veramente a disagio. Il
risultato sicuramente è una perdita di credibilità della politica, anche perché
esiste una certa continuità in questi eventi. Ci sono fatti – in un certo senso
– più banali, come quello che sta avvenendo ora in Francia al signor Juppé o
molti altri casi simili. Non è che io li voglia in qualche modo minimizzare,
ma credo che altri eventi abbiano una
portata più importante. Penso in particolare a tutto ciò che riguarda la guerra
in Iraq; in questo caso non si tratta
‘semplicemente’ di una storia di soldi ‘messi da parte’ per un partito
politico: è una situazione molto più grave, perché riguarda una guerra e la
destabilizzazione di un Paese intero che – sono d’accordo – stava malissimo,
però tutto questo è legato anche ad un atteggiamento piuttosto arrogante nei
riguardi del diritto internazionale e ha implicato una sorta di indebolimento
delle Nazioni Unite.
D. – Pensa che oggi sia pura utopia pensare che gli uomini
politici possano essere integerrimi?
R. – NON: IL Y EN A QUI SONT
TRES INTEGRES – DIEU MERCI! ...
No! Ce ne sono di integri, ringraziando Dio! Però ho
l’impressione che più di un governo e più di un uomo politico abbiano agito in
maniera piuttosto leggera. Penso che il livello dell’etica di fondo, dell’etica
pubblica abbia ceduto parecchio sotto il ‘peso’ del consumismo, delle
facilitazioni che offre il mondo attuale ...
D. – La politica sarebbe diventata, quindi, in qualche
modo una sorta di prodotto di ‘marketing’ ...
R. – OUI, C’EST TOUT A FAIT
VRAI. ELLE L’EST TRES LARGEMENT, MAIS C’EST ...
Sì, è verissimo, lo è fortemente, ma è la conseguenza di
atteggiamenti che riguardano tutto il consumismo in generale!
D. – Il fatto che la magistratura sia indipendente ha
sicuramente avuto il suo peso nel moltiplicarsi di scandali politici ...
R. – DISONS QUE LES MAGISTRATS
ONT, AUJOURD’HUI, DES MOYENS QUE ...
Diciamo che i magistrati hanno oggi a loro disposizione
dei mezzi che prima non avevano; all’apparenza, vi sono molte più questioni
fiscali, di ordine finanziario che sono perseguite. Ne parlavo, tempo fa,
proprio con un giudice che mi diceva che non c’è da stupirsi, perché oggi, con
il denaro elettronico, si possono seguire determinati ‘affari’ in maniera molto
più probante di prima!
D. – Cosa possiamo sperare dal mondo politico?
R. – QU’ILS FASSENT DES
EXAMENS DE CONSCIENCE. ...
Che si faccia un serio esame di coscienza. Credo che se
non ci sarà questo resteremo alla mercè di queste situazioni e la perdita di credibilità dei politici non
potrà che aumentare. Ora è molto importante che si torni ad atteggiamenti più integri
da parte di uomini che si candidano a cariche politiche.
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ALLA CAMERA CONFERENZA STAMPA DELLA COMUNITA’
DI SANT’EGIDIO
PER MODIFICARE L’ATTUALE LEGGE SULLA CITTADINANZA ITALIANA
-
Intervista con Mario Marazziti -
Riformare la legge sulla cittadinanza italiana. Con questo
obbiettivo si è svolta stamani alla sala stampa della Camera dei deputati a
Roma la conferenza stampa promossa dalla Comunità di sant’Egidio, “Bambini
d’Italia, proposte di legge per la cittadinanza italiana degli immigrati”. Tra
i relatori il portavoce di Sant’Egidio Mario Marazziti, il presidente Udc alla
Camera Luca Volontè e il capogruppo Udc alla Commissione Affari Costituzionali Giampiero D’Alia. All’iniziativa era
legata la manifestazione in piazza Montecitorio di immigrati e italiani contro
l’attuale normativa in materia di cittadinanza.
Sotto accusa in particolare la concessione di questa ai
minori solo dopo il raggiungimento della maggiore età e agli adulti solo dopo
dieci anni di permanenza nel territorio. La Comunità di Sant’Egidio vorrebbe
ridurre a sei anni per i maggiorenni i tempi di attesa ed estendere la
cittadinanza a tutti i bambini i cui genitori sono presenti in Italia da almeno
due anni. Diamo la parola a Mario Marazziti
che definisce quella italiana “una legge tra le più restrittive tra quelle
adottate nell’Unione Europea”. L’intervista è di Paolo Ondarza.
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R. – Perché è una legge pensata per quando l’Italia era un
Paese di emigrazione e voleva reintegrare i cittadini italiani, figli di
emigrati, che tornavano in Italia, e quindi basata sul diritto di sangue. Oggi,
invece, abbiamo una nuova realtà: abbiamo centinaia di migliaia di bambini nati
e che crescono in Italia e che vanno a scuola in Italia e che sono identificati,
dalle leggi, come se fossero stranieri. Abbiamo quindi un fatto nuovo e
dobbiamo cominciare ad usare il diritto di suolo.
D. – Quali sono i problemi pratici per un bambino che si
sente cittadino italiano ma che in realtà non lo è?
R. – Anzitutto il primo problema pratico è per la propria
identità: si pensa italiano ma non viene riconosciuto come tale. Questo per la
crescita e per lo sviluppo del bambino stesso è distruttivo. Succede poi che
deve andare in vacanza, in terza media, ad imparare l’inglese all’estero
insieme a tutti i compagni di classe e non può ottenere il permesso per andare
all’estero.
D. – Ecco, questo discorso è veramente sentito dai bambini
oppure è un discorso un po’ più da adulti in favore dei bambini?
R. – E’ un problema fondamentale per l’identità di una
persona. Anzitutto riduce il rischio di intolleranza e di razzismo. Non può essere
usato l’argomento “tu sei straniero, tu sei diverso”.
D. – Quindi tra bambini stessi può avvenire questo?
R. – Senz’altro. C’è un rischio di intolleranza tra
bambini. Al tempo stesso riguarda un fattore di identità fondamentale: se io
amo tutte le cose del luogo in cui vivo, perché poi – quando sono più grande –
devo pensarmi come fossi un estraneo e perché quando vado nel Paese di origine
dei miei genitori, del quale non so parlare neanche la lingua, dove pensarmi
come di quel luogo ed amare quelle cose delle quali non ne so niente? E’ una
situazione completamente irrazionale.
D. – In che modo convincere chi ancora fosse un po’
perplesso rispetto a questo discorso della cittadinanza italiana ai bambini
immigrati?
R. – Intanto le maestre sono convinte che loro siano
italiani e loro sono convinti di essere italiani, hanno solo paura che gli
altri li trattino da stranieri. Si pensi che sarà la prima generazione
d’italiani, magari multicolore, ancora più appassionati di noi per essere cittadini
italiani.
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3
febbraio 2004
“URGE SOLIDARIETA’ E GIUSTIZIA”: COSI’ I VESCOVI DEL GUATEMALA
A
CONCLUSIONE DELLA LORO ASSEMBLEA PLENARIA
CITTA’
DEL GUATEMALA.= Appello ai fedeli per un impegno più costante ed incisivo per
mettere in pratica i principi delle fede e per un aiuto materiale e spirituale
alle fasce più deboli. Lungo queste direttrici si sviluppa il messaggio
conclusivo elaborato dalla plenaria dei vescovi del Guatemala, conclusasi nei
giorni scorsi, intitolato “Urge solidarietà e giustizia”. I presuli invitano a
impegnarsi contro la povertà diffusa, l’insicurezza, la crisi dello stato di
diritto, la perdita della stima nei confronti della dignità della persona e la
minaccia alla vita”. Di fronte a tale scenario i vescovi del Guatemala chiedono
alle autorità di “rispondere alle attese della popolazione attraverso azioni
coraggiose, volte al superamento della violenza e delle disuguaglianze
sociali”. Ai vertici istituzionali i presuli chiedono di percorrere “un cammino
di giustizia e di solidarietà per il futuro della nazione” e segnalano che “il
Paese oggi esige un impegno di tutti che deve garantire il benessere fisico e
spirituale di ciascun guatemalteco”. Date tali premesse, la Conferenza
episcopale (Ceg) invita le diverse comunità cristiane, i catechisti, i
movimenti e le parrocchie ad uno “sforzo congiunto a sostegno della missione”
ed ad una “mobilitazione per una chiamata alla fede cristiana. Una fede che ha
molti testimoni nel Paese”. (D.D.)
LE
SFIDE EDUCATIVE IN PRIMO PIANO NEL CONGRESSO NAZIONALE
PROMOSSO, DAL 12 AL 14 FEBBRAIO A ROMA, DALLA
COMMISSIONE EPISCOPALE
PER L’EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L’UNIVERSITA’
ROMA.= Si terrà a Roma dal 12 al
14 febbraio 2004 presso la Domus Mariae il Convegno nazionale sul tema
“Le sfide dell'educazione”, promosso dalla Commissione episcopale per
l'educazione cattolica, la scuola e l'università in sinergia con l'Ufficio
nazionale per l'educazione, la scuola e l'università e il Servizio nazionale
per il progetto culturale. La sessione inaugurale si aprirà alle ore 16 del 12
febbraio prossimo con il saluto di mons. Angelo Bagnasco, segretario della
Commissione episcopale per l'educazione cattolica, la scuola e l'università.
Nel pomeriggio il cardinale vicario Camillo Ruini, presidente della Cei,
terrà una prolusione su "Educare oggi: sfide e compiti della Chiesa in Italia alla luce
dell'antropologia cristiana". Rivolto ad un selezionato numero di
partecipanti, il Convegno focalizzerà l'attenzione sui risultati dei quattro
Seminari preparatori svolti nel 2003, le cui tematiche saranno oggetto delle
relazioni principali affidate al prof.
Cesare Scurati (Manipolazione, artificializzazione, educazione),
al prof. Italo Fiorin
(La costruzione dell'identità e l'educazione), a don Guglielmo Malizia (Economia, lavoro,
educazione) e a mons. Sergio Lanza
(Interculturalità ed educazione). Ciascuna tematica sarà ulteriormente
approfondita in delle commissioni di studio. (A.G.)
APPELLO
DEI VESCOVI ZAMBIANI AI POLITICI A
LOTTARE CONTRO LA CORRUZIONE NEL PAESE
LUSAKA.= “Una situazione in cui
l'80 per cento della popolazione non dispone di alcun mezzo produttivo per
soddisfare i propri bisogni non può che essere descritta come crisi. Chiediamo
al governo di fare tutto il possibile per alleviare le sofferenze della nostra
gente; nel bilancio dello Stato bisogna dare la massima priorità al sociale e
all'aiuto per i poveri": lo ha detto monsignor Telesphore Mpundu,vescovo
della diocesi di Mpika e presidente della Conferenza episcopale zambiana (Zec)
riassumendo per la stampa le riflessioni dell'ultima seduta plenaria della Zec.
E’ quanto riferisce l’agenzia missionaria MISNA. Oltre che all'allarmante
livello di povertà diffuso nel Paese, i vescovi hanno fatto riferimento anche
alla campagna anticorruzione varata lo scorso anno dall'attuale presidente,
Levy Mwanawasa, e che sta toccando gran parte della classe dirigente legata
all' ex-capo di Stato Frederick Chiluba al governo dal 1991 al 2001. “Questa
campagna moralizzatrice è una sfida anche per la Chiesa - ha detto monsignor
Mpundu - che ha il dovere di formare a livello personale e spirituale la nuova
classe dirigente, ricordandole che lo scopo principale della politica è il bene
del Paese e del popolo". Dopo 10 anni di governo, l'ex-presidente Chiluba
ha lasciato la presidenza nel dicembre del 2001 a Levy Mwanawasa. Proprio
quest'ultimo, nel luglio del 2002, in un'infuocata arringa tenuta di fronte al
parlamento, denunciò un gigantesco giro di corruzione, accusando
l'ex-presidente e molti dei suoi più stretti collaboratori di aver sottratto,
complessivamente, una cifra pari a circa 80 milioni di dollari.
CON
L’AIUTO DEI PRESULI BIRMANI, PROSEGUE L’ATTIVITA’
DI RADIO VERITAS
CHE
PORTA IL VANGELO NELLE ZONE PIU’ IMPERVIE DEL MYANMAR
RANGOON.= Grazie alle frequenze di Radio Veritas Asia,
il Vangelo giunge anche alle popolazioni delle montagne del Myanmar. Una zona
aspra e isolata dell’ex Birmania, abitata da un numero rilevante di cristiani e
da diversi gruppi etnici minoritari,
che possono ascoltare la “Buona Novella” in lingua birmana e nelle altre da
loro utilizzate. Il successo ottenuto dalla Radio, ha spinto i vescovi del
Myanmar a devolvere all’emittente radiofonica il ricavato delle offerte, che
saranno raccolte nella Giornata Mondiale per le Comunicazioni. È un segno di
riconoscenza per l’opera dei sacerdoti e dei laici birmani, che dal 1978
gestiscono i programmi della radio, contribuendo alla missione di evangelizzazione
in aree, che spesso rimangono per mesi isolate. Di recente si è riunita la
conferenza dei vescovi birmani, che hanno espresso il loro apprezzamento per le
trasmissioni di Radio Veritas. Il Myanmar è governato da una
giunta militare che concede limitata libertà religiosa. In un Paese a
maggioranza buddista, i cattolici sono 600 mila in tutto, su 51 milioni di
abitanti. (F.C)
L’UNIVERSITA’ CATTOLICA DI LOVANIO CONFERISCE LA LAUREA HONORIS CAUSA
AL
FONDATORE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO, ANDREA RICCARDI
LOVANIO.= L’università Cattolica di Lovanio, in Belgio, ha
conferito il dottorato honoris causa ad Andrea Riccardi, fondatore della
Comunità di Sant'Egidio. Il titolo accademico è stato concesso per i meriti di
Riccardi “nel campo della ricerca della pace, della riconciliazione e del
dialogo”. Il riconoscimento è stato assegnato a Riccardi nel corso di una
manifestazione denominata “pace e dialogo” svoltasi nell'aula magna
dell'Università cattolica di Lovanio. Oltre al fondatore della Comunità di
Sant'Egidio uguale titolo è stato conferito a Marguerite Barankitse, fondatrice
delle “Maison Shalom”' e della casa “L'oasi di pace” in Burundi ed a padre
Emile Shoufani, palestinese e cittadino israeliano, direttore del collegio di
Nazareth. In occasione dell'iniziativa e' stata allestita una mostra sul tema
“artigiani di pace” ed è stata celebrata una messa dal cardinale Godfried
Danneels, arcivescovo di Bruxelles. (A.G.)
STANZIATI TRE MILIONI
DI EURO PER IL RESTAURO DI 20 CATTEDRALI INGLESI:
E’ L’INIZIATIVA
PROMOSSA DALLA FONDAZIONE BRITANNICA
PER LA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO
LONDRA. = La
Fondazione britannica per la protezione del patrimonio ha destinato 3 milioni
di euro per il restauro di 20 cattedrali inglesi. Gli interventi più rilevanti
interesseranno gli storici edifici di Salisbury, Durham, Liverpool e Coventry.
Ma il contributo più corposo sarà destinato alla cattedrale di Lincoln, che
risale al 13.mo secolo, già in restauro del quale si prevede la fine entro il
2006. Un'altra parte dei contributi sarà destinata per la ristrutturazione
dell’antica cattedrale di Salisbury, che fu eretta intorno al 1220 durante il
regno di Enrico III ed ospita affreschi di Constable e di Turner. Richard
Halsey della Fondazione per la protezione del patrimonio ha affermato che “le
cattedrali sono il cuore delle città storiche, che si sono sviluppate attorno
ad esse”. Ha aggiunto: “Sono importanti, non solo per il loro interesse
architettonico e spirituale, ma anche per i capolavori artistici ed artigianali
che esse contengono”. (F.C.)
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3
febbraio 2004
-
A cura di Salvatore Sabatino -
In
Israele continua lo scontro politico all’interno della maggioranza, dopo le
dichiarazioni del premier Sharon sullo smantellamento degli insediamenti
ebraici nella Striscia di Gaza e parte della Cisgiordania. Sharon, inoltre, in
una dichiarazione all’Agenzia France Presse, ha addirittura affermato che si
potrebbe concedere l’amministrazione palestinese a città arabe in territorio
israeliano. Graziano Motta:
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In varie dichiarazioni alla stampa, Sharon sostiene che
questa separazione unilaterale è cruciale per la sopravvivenza di Israele.
Risponde, cioè, a indifferibili ragioni di sicurezza e di difesa, visto che non
è stato possibile per l’Autorità palestinese smantellare quadri e
infrastrutture dei gruppi impegnati nella lotta armata contro Israele e quindi
non è potuta decollare la road-map. Ci sono altri grossi ostacoli: contro di
essi si sono pronunciati non solo il Consiglio dei coloni che intende opporsi
sul terreno, ma anche i partiti nazionalista e religioso, pronti a lasciare la
coalizione di governo. Sharon prevede quindi di formare una nuova maggioranza
con i laburisti e in proposito si è già pronunciato a favore il capogruppo
parlamentare – la deputata Dàlia Yitzhik – e ci sono voci di un’intesa di massima
già raggiunta tra Peres e Sharon, che così neutralizerebbero la discussa
iniziativa di pace del deputato laburista Yossi Beilin e dell’esponente palestinese
Yosser Abed Rabbo, per una soluzione definitiva della crisi.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Presentata
ieri a Washington dal presidente Bush la Finanziaria del 2005 che prevede
l’aumento del 7% delle spese militari. Paolo Mastrolilli:
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“La nostra nazione resta in guerra. Ci siamo impegnati a
lungo termine per combattere i terroristi e continueremo la lotta fino alla sua
inevitabile conclusione che è la loro distruzione”. Con queste parole il
presidente Bush ha giustificato il bilancio presentato al Congresso, che
prevede di spendere 2 mila e 400 miliardi di dollari nel prossimo anno fiscale.
La Casa Bianca ha intenzione di aumentare gli investimenti nel settore militare
del 7 per cento, senza contare i soldi necessari all’occupazione dell’Iraq, e
vuole cominciare a schierare in Alaska i primi intercettori per lo scudo
missilistico, già entro la prossima estate. Quindi, vuole aumentare le spese
per la sicurezza interna del 10 per cento e iniziare a finanziare i progetti
per le missioni spaziali sulla Luna e su Marte. Il presidente poi ha varato
anche una discussa riforma sanitaria che costerà 534 miliardi di dollari, cioè
circa 140 in più del previsto. Tutto questo ha già provocato un deficit di
bilancio, valutato in 521 miliardi, e secondo i critici della Casa Bianca nel
futuro potrebbe danneggiare seriamente l’economia nazionale. Bush ha risposto a
queste accuse, dicendo che la ripresa economica, facendo aumentare le entrate
del fisco, dimezzerà il deficit nel giro di 5 anni. Ha aggiunto che lo stato di
guerra in cui si trova il Paese giustifica le spese richieste.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Sempre negli Stati Uniti, iniziano questa mattina le
votazioni in 7 Stati per la nomination del candidato democratico alle prossime
elezioni presidenziali del 2 novembre.
Si voterà in Arizona, Delaware, Missouri, Oklahoma e Sud Carolina, New Mexico e
Sud Dakota. Superfavorito il senatore John Kerry, vincitore delle due
precedenti consultazioni. I risultati verranno resi noti già questa sera.
Elezioni libere e trasparenti. E’ l’appello lanciato dagli
Stati Uniti all’Iran, sotto tensione per la bocciatura di migliaia di candidati
dell’opposizione alle prossime legislative del 20 febbraio. Intanto le autorità
iraniane hanno vietato la prima manifestazione di studenti dall'inizio della
crisi politica preelettorale - prevista per venerdi prossimo - adducendo
problemi alla circolazione cittadina.
Passiamo
all’Irlanda del Nord. Riprendono oggi a Belfast le consultazioni tra il governo
britannico ed irlandese da una parte ed i vari partiti del Nord Irlanda
dall’altra, per una revisione dell’accordo di pace del “Venerdì santo”, firmato
a Belfast nel 1998. Da Dublino ci riferisce Enzo Farinella:
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Dopo le elezioni politiche dello scorso novembre per il
rinnovo dell’assemblea del Nord Irlanda non c’è ancora alcun accordo per la
formazione del nuovo esecutivo. I democratici Unionisti di Ian Pasley, i grandi
vincitori del contesto politico, vorrebbero rinegoziare il Trattato ed escludere
dall’esecutivo i nazionalisti dello Sinn Fein di Gerry Adams, perché ancora
legati secondo loro ai paramilitari dell’Ira. Questi ultimi rispondono che le
armi dell’Ira tacciono dal 1994 e che grandi progressi verso la normalizzazione
sono stati ottenuti nello scorso governo di coalizione tra Unionisti e
Nazionalisti, anche se ancora rimane molto da fare nei settori della
smilitarizzazione del territorio, della riforma della polizia e nel campo dei
diritti umani. Tutti i partiti a favore dell’accordo di pace, inclusi i due governi
inglese ed irlandese e lo stesso partito Sinn Fein, dicono che il Trattato non
deve essere toccato nei suoi punti sostanziali e quindi nella collaborazione
paritaria tra Unionisti e Nazionalisti.
Da Dublino, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.
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Prospettive
di risoluzione della crisi nucleare nordcoreana. Una nuova tornata negoziale è
stata fissata per il 25 febbraio. Di oggi l’annuncio del Giappone, uno dei sei
Paesi, insieme con Corea del Nord, Stati Uniti, Cina, Corea del sud e Russia
che prenderà parte nuovamente al tavolo dei lavori dopo la prima fase di colloqui
avuti nell’agosto scorso.
Il
Governo boliviano ha lanciato ieri il nuovo piano economico per il 2004. Un
documento all’insegna dell’austerità, che ha sollevato dure critiche da parte
sia degli imprenditori che dei sindacati. Il nostro servizio:
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Sono
passati poco più di 100 giorni dal suo insediamento, ed il presidente boliviano
Carlos Mesa è già nell’occhio del ciclone per il suo piano finanziario 2004. Un
documento che prevede la liberalizzazione dei prezzi dei combustibili e due
nuove imposte - una su quanti hanno patrimoni superiori ai 50.000 dollari e
l'altra sulle operazioni finanziarie. Come ha spiegalo lo stesso Mesa le nuove
misure economiche consentiranno maggiori introiti per 220 milioni di dollari,
così da poter ridurre dall'8,5 al 6,8% del Pil il cronico deficit fiscale dello
Stato.
Durissime
le critiche degli imprenditori, che si sono lamentati perchè toccherà a loro pagare
i maggiori costi, mentre la Centrale operaia boliviana ha annunciato che si
esamineranno possibili mobilitazioni perché ''il piano non consente alcun nuovo
posto di lavoro''. Indebolita, dunque, la posizione del neo-presidente che, pur
continuando ad avere il 78% dei consensi della popolazione, non ha alle spalle
alcuna forza politica. La situazione di incertezza del Paese preoccupa non poco
gli Stati Uniti, che temono che finisca per prendere il posto di Mesa, anche se
democraticamente, il leader dei “cocaleros” Evo Morales, il più popolare dei
politici boliviani.
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L’Esercito del Burundi ha annunciato oggi di aver
arrestato un ribelle delle Forze Nazionali di Liberazione che sarebbe implicato
nell’assassinio del nunzio apostolico Michael Courtney, ucciso il 29 dicembre
scorso nei pressi di Bujumbura. Finora il gruppo guerrigliero ha sempre negato
qualsiasi coinvolgimento nell’omicidio del nunzio.
Proseguono
le indagini sull’invio di plichi esplosivi alle istituzioni europee ed italiane.
Due nuovi pacchi, indirizzati al presidente della Repubblica italiana, Carlo
Azeglio Ciampi e al sindaco di Elmas Giuseppe Collu, sono stati intercettati
negli ultimi giorni di gennaio. Intanto questa mattina è stato fermato Luca
Farris, un giovane coinvolto nella vicenda.
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