RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 32 - Testo della Trasmissione di domenica 1 febbraio 2004

 

Sommario

 

Attività del Papa e della Santa Sede

Nella giornata per la vita oggi all’Angelus Giovanni Paolo II lancia un nuovo forte appello: “non dobbiamo rassegnarci all’aborto”. Il Papa chiede alle istituzioni pubbliche un impegno maggiore in favore delle famiglie - Giovanni Paolo II saluta anche un migliaio di immigrati giunti dal casertano e ringrazia quanti si impegnano a risolvere i loro problemi spesso gravi e causa di tante sofferenze.

 

Oggi in primo piano

Numerose  manifestazioni in Italia per la giornata per la vita: intervista con Carlo Casini.

 

I docenti di medicina delle 5 universita’ di Roma firmano un manifesto per rilanciare l’insegnamento dei metodi naturali di regolazione della fertilità: con noi il prof. Adriano Bompiani.

 

Speranze di pace in Myanmar: proseguono i colloqui tra il regime militare e la minoranza etnica dei karen: ai nostri microfoni  padre Guillaume Artcorena.

 

Nel messaggio per la quaresima, l’esortazione del Papa a non chiudere  gli occhi di fronte alle violenze di cui sono vittime milioni di bambini in tutto il  mondo. La testimonianza di Lucia Castelli, pediatra  in prima linea per il recupero dei bambini soldato in Uganda.

 

Solidarietà per l’Etiopia: l’impegno del VIS, associazione umanitaria  della famiglia salesiana. Intervista con Antonio Raimondi.

 

I vescovi umbri si schierano con i lavoratori delle acciaierie speciali di Terni che rischiano il licenziamento: nostra intervista al vescovo di Terni mons. Vincenzo Paglia

 

“L’ombra della luce”: un’antologia sulla ricerca di dio nei poeti del ‘900: itnervista con padre giambattista Gandolfi.

 

Chiesa e Società

A 50 anni dallo storico discorso a Radio Lussemburgo, nel quale l’abbe Pierre chiedeva una “insurrezione della bontà”, nuovo appello oggi dell’anziano sacerdote per esortare la società francese a non dimenticare i diseredati.

 

Almeno 200 dispersi e oltre 300 persone tratte in salvo. e’ questo il bilancio reso noto dall’Onu sul naufragio del battello recentemente colato a picco sul fiume Congo.

 

Nella chiesa cattedrale di Abu Dhabi, negli Emirarti arabi, il cardinale Crescenzio Sepe ha conferito l’ordinazione episcopale a mon. Paul Hinder, vescovo ausiliare di Arabia.

 

 La ‘preghiera del giornalista’ scritta dall’arcivescovo prelato di Loreto, Angelo Comastri e consegnata ieri al responsabile dell’ufficio stampa del santuario della cittadina marchigiana.

24 ore nel mondo

Due attacchi suicidi in Iraq ad Arbìl contro sedi del partito curdo: 100 i morti. tra le vittime anche due importanti leader curdi - Nuova tragedia durante il pellegrinaggio annuale ai luoghi santi dell’islam: morte almeno 240 persone nella calca vicino alla Mecca

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

1 febbraio 2004

 

 

 

“NON DOBBIAMO RASSEGNARCI AGLI ATTACCHI ALLA VITA UMANA, PRIMO FRA TUTTI L’ABORTO!” : COSI’ IL PAPA OGGI ALL’ANGELUS NELL’ODIERNA GIORNATA PER LA VITA.

 IL PONTEFICE INVITA LE ISTITUZIONI PUBBLICHE AD UNA PIU’ ORGANICA POLITICA

 A FAVORE DELLA FAMIGLIA

 

“Non dobbiamo rassegnarci agli attacchi alla vita umana, primo fra tutti l’aborto!” Con questo grido stamane il Papa all’Angelus in piazza san Pietro ha ricordato la Giornata per la Vita, che si celebra oggi in Italia sul tema “Senza figli non c’è futuro”. Giovanni Paolo II ha invitato le istituzioni pubbliche ad “una più organica politica a favore della famiglia”. Salutati dal Papa un migliaio di immigrati giunti da Caserta. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

**********

“Carissimi Fratelli e Sorelle, non dobbiamo rassegnarci agli attacchi alla vita umana, primo fra tutti l’aborto!”

 

Il Papa nella Giornata per la Vita ribadisce con forza il suo appello rinnovando l’apprezzamento per il sostegno coraggioso che il Movimento per la vita italiano offre a questa causa, ed esortando ogni comunità ecclesiale a sostenerne le iniziative e i servizi:

 

 “Vanno moltiplicati gli sforzi, affinché il diritto alla vita dei bambini non ancora nati sia affermato non contro le madri, ma insieme alle madri”.

 

         “Senza figli non c’è futuro”. Questo il tema della Giornata per la Vita. E il Papa ricorda il messaggio dei Vescovi italiani che mette “in luce le molteplici cause dell’attuale crisi delle nascite”, rilevando che “il contesto culturale e sociale molto spesso non favorisce la famiglia e la missione dei genitori”:

 

“Non pochi coniugi vorrebbero più figli, ma sono quasi costretti a rinunciare per difficoltà economiche. Gli aiuti delle pubbliche istituzioni, pur apprezzabili, risultano spesso insufficienti. Si avverte il bisogno di una più organica politica a favore della famiglia”.

 

“Il nucleo familiare, che scaturisce dal matrimonio – ha proseguito Giovanni Paolo II -  è la cellula fondamentale della società. Al suo interno, come in un nido rassicurante, va sempre promossa, difesa e protetta la vita” e la Giornata per la Vita “richiama tutti a questo fondamentale dovere”.

 

Il Papa quindi ha affidato le famiglie a Maria  perché “fidando nell’aiuto divino, si impegnino a realizzare con gioia e dedizione la loro stupenda missione per dare all’umanità un futuro ricco di speranza”.

 

Infine Giovanni Paolo II si è rivolto  affettuosamente ad un migliaio di giovani immigrati giunti  dal Casertano e accompagnati dai sacerdoti di questa diocesi: gli immigrati in questi giorni hanno partecipato a Roma  alla prima giornata europea di mobilitazione contro le politiche dell’apartheid verso migranti e rifugiati:

 

“Saluto di cuore i numerosi giovani immigrati, che provengono dalla diocesi di Caserta, e quanti si impegnano a risolvere i loro problemi spesso gravi, che sono causa di tante sofferenze e disagi”.

***************

 

 

 

======o0o======

 

OGGI IN PRIMO PIANO

1 febbraio 2004

                                                                                                            

 

 

NUMEROSE  MANIFESTAZIONI IN ITALIA PER LA GIORNATA PER LA VITA

- Intervista con Carlo Casini -

 

Tantissime le iniziative in Italia per l’odierna Giornata per la Vita: tra le altre quella di oggi pomeriggio alle 16.00 all’ex PalaEur di Roma. Una vera e propria festa con attori, cantanti e testimonianze di famiglie. L’incontro sarà concluso da un momento di preghiera presieduto dal cardinale Camillo Ruini. Ma sul tema della Giornata di quest’anno “Senza figli non c’è futuro”, ascoltiamo il commento del presidente del Movimento per la vita italiano Carlo Casini, al microfono di Dorotea Gambardella.

 

**********

R. – Proviamo ad immaginare che improvvisamente non nasca più nemmeno un figlio: non ci sarebbe davvero più futuro! Il che vuol dire che la garanzia della storia e di un senso della storia sono i figli. C’è poi un’altra considerazione che possiamo fare: i problemi economici si stanno addensando sulle nostre teste, perché non nascono abbastanza bambini e spesso non nascono anche per ragioni di carattere morale. Basti pensare che sono stati praticati 4 milioni e 202 mila aborti legali fino alla fine del 2001. Questo significa che una città più grande di Roma è scomparsa. Se non ci fossero stati, non avremmo oggi il problema della scarsità di nascite e non ci sarebbe il grande problema delle pensioni. Infatti non ci sono più giovani dai quali prelevare una parte degli stipendi per mantenere gli anziani. Ma soprattutto questo tema “Senza figli non c’è futuro” ci invita a meditare sul mistero delle generazioni e sul mistero del figlio. Il figlio in definitiva è inteso come freccia di speranza verso il futuro.

 

D. – Che cosa dovrebbe fare, secondo lei, lo Stato per sostenere le famiglie?

 

R. – C’è tutta una politica familiare da fare. Fortunatamente, da qualche tempo,  se ne ricomincia a parlare e riguarda gli sgravi fiscali, il sostegno delle nuove coppie che si sposano e quindi il problema della casa, dei tempi di lavoro e cioè di coordinare il lavoro con i bisogni della famiglia. Credo che ci sia, però, anche un problema educativo. Penso che sia compito dello Stato difendere la famiglia come nucleo fondamentale della società e dello Stato, come dice la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e che questo soprattutto signifi

 

chi che bisogna educare alla famiglia, educare al rispetto della vita. Cosa, questa, che non si vede: non si vede nei libri di testo, nelle scuole e soprattutto non si vede nei mass media.

 

D. – In Italia, c’è un tasso di natalità abbastanza basso. Secondo lei, perché?

 

R. – Certamente dipende dalla insufficienza delle politiche familiari. Basta fare il confronto con Paesi come la Svezia, la Norvegia o la stessa Francia, che da anni fanno una politica di sostegno alla famiglia, dove – sebbene sempre insufficienti – i tassi di natalità sono certamente migliori di quelli italiani. Credo che ci sia stata una così rapida trasformazione della società e soprattutto una diffusione di modelli consumistici, edonistici, materialistici, che hanno veramente scioccato questo nostro Paese. C’è la paura del figlio, coloro che si sposano pensano di più a fare carriera, ad avere più denaro e successo e non a continuare il loro amore attraverso i figli, che nascono, crescono e garantiscono il futuro.  

 

D. – Quali sono le vostre speranze?

 

R. – Questa Giornata per la Vita, come tutte quelle precedenti ha una storia che va ricordata: è stata istituita all’indomani della legge 194 del ’78, quella cioè che permette l’aborto, per dimostrare – disse allora un documento della Chiesa italiana – che la Chiesa non si rassegna e non si rassegnerà mai. Noi quindi speriamo che non ci si rassegni mai!

*********

 

 

I DOCENTI DI MEDICINA DELLE 5 UNIVERSITA’ DI ROMA FIRMANO UN MANIFESTO PER RILANCIARE L’INSEGNAMENTO DEI METODI NATURALI DI REGOLAZIONE

DELLA FERTILITA’, LA CUI ATTENDIBILITA’ E’ STATA AMPIAMENTE DIMOSTRATA

- Intervista col prof. Adriano Bompiani -

 

Un manifesto per rilanciare  l'insegnamento dei metodi naturali di regolazione della fertilità' è stato firmato ieri dai docenti delle cinque facoltà di  medicina delle università romane: Cattolica, La Sapienza I e II, Tor Vergata e Campus Biomedico. Il documento chiede che nel mondo universitario venga riconosciuta  ai metodi naturali ''quella dignità scientifica ormai ampiamente dimostrata dall'evidenza''. I docenti ricordano il preoccupante declino della natalità e affermano che oggi “la fertilità stessa è percepita spesso in modo contrastante, come una malattia da cui difendersi o come un diritto da pretendere ad ogni costo”. Anche il Papa nei giorni scorsi, lanciando un appello in favore dei metodi naturali nel rispetto del disegno di Dio sulla coppia umana, aveva parlato dell’affermarsi di una mentalità divisa tra la paura della procreazione e la tendenza a dominare e manipolare la vita.  Ma l’attenzione ai metodi naturali viene solo dai cattolici? Fabio Colagrande lo ha chiesto al prof. Adriano Bompiani, primo firmatario del manifesto:

 

 

**********

R. – No, non è semplicemente preoccupazione dei cattolici, non è solamente della Chiesa. Ci sono anche altre associazioni culturali, ci sono anche altre religioni. C’è una certa attenzione. Quindi si tratta di far maturare un po’ tutte queste forze che sono positive per poter ripristinare questa concezione un po’ naturalistica dell’esercizio della procreazione. Talvolta noi vediamo, quasi ormai con una parità numerica, che non vengono in questi centri semplicemente delle coppie per una convinzione religiosa, ma anche con un messaggio ecologico, cioè portano un messaggio di rispetto per se stessi, per la propria corporeità, per la volontà di non venire a contatto con sostanze strane.

 

D. – Nonostante questo i metodi naturali di regolazione della fertilità restano però minoritari. Qualcuno dice che sono poco affidabili...

 

R. – Il concetto di metodo comporta già di per se stesso che debba essere usato con la piena conoscenza. Poi deve essere usato secondo il rigore che questo comporta. Il problema dei metodi naturali non è tanto la determinazione del periodo fecondo dal periodo non fecondo della donna, perché su questo ormai ci sono delle indicazioni di ordine statistico che sono maturate in 25 anni di conoscenze, ma c’è anche la necessità della astensione periodica nei periodi fecondi se non si vogliono avere figli. E’ lì il punto più delicato. Se non vi sono delle motivazioni molto profonde, vissute da ambedue i membri della coppia in questo senso, evidentemente ci si mette nella circostanza prevista, anche se non voluta, di poter far fallire il metodo.

 

D. – Quindi, molte coppie, magari non conoscendo i metodi naturali, sono ricorse immediatamente alla provetta. A volte ci sono anche dei motivi di guadagno...

 

R. – Certamente. In tutta la questione della tecnologia c’è sempre questa situazione di interesse economico.

*********

 

NEL MESSAGGIO PER LA QUARESIMA, L’ESORTAZIONE DEL PAPA A NON CHIUDERE

 GLI OCCHI DI FRONTE ALLE VIOLENZE DI CUI SONO VITTIME MILIONI

DI BAMBINI IN TUTTO IL  MONDO. LA TESTIMONIANZA DI LUCIA CASTELLI, PEDIATRA

 IN PRIMA LINEA PER IL RECUPERO DEI BAMBINI SOLDATO IN UGANDA

 

“Ci sono minori che sono feriti profondamente dalla violenza degli adulti”, l’umanità “non può chiudere gli occhi di fronte a un dramma così preoccupante”.  Nel Messaggio per la Quaresima, Giovanni Paolo II ha messo l’accento sulla condizione di tanti bambini, che sono vittime dell’egoismo degli adulti. Il Papa ha ricordato il flagello dell’Aids così devastante per le giovani generazioni del continente africano e, ancora, i bambini arruolati a combattere, spesso in una delle tante guerre che mortificano il futuro dell’Africa. Una piaga profonda, che però può, deve essere sanata. Fabio Colagrande ha raggiunto telefonicamente a Kitgum, nel nord dell’Uganda, Lucia Castelli, medico-pediatra, responsabile e coordinatrice per l’Avsi del programma di recupero degli ex bambini soldato ugandesi:

 

**********

R. – La situazione qui, nel Nord Uganda, è una situazione di conflitto che dura da 17 anni; ci sono dei gruppi di guerriglieri che rapiscono i bambini e li fanno diventare bambini soldato. E’ un problema, purtroppo, in questo momento a lungo termine. Lavoro qui dal 1997 per un progetto di recupero per coloro che riescono a scappare perché, grazie al cielo, più o meno la metà dei bambini rapiti riesce a scappare e a tornare indietro. Si parla di 25 mila bambini rapiti. In quest’ultimo anno siamo stati aiutati dalla Comunità europea con un progetto di recupero che ha permesso di far tornare a scuola e di dare corsi di formazione professionale e aiuto sanitario, psicologico a 1.500 bambini. Il lavoro che noi facciamo è molto insieme alla famiglia, insieme alla comunità. Una delle grandi forze della comunità africana è proprio questa: nessun bambino è stato rifiutato dalla sua famiglia tornando indietro, anche se era stato due-tre anni con i ribelli, anche se era diventato lui stesso un ribelle, magari aveva bruciato le case dei villaggi vicini a casa sua, portato via lui stesso altra gente, ucciso persone ... Le esperienze a cui vanno incontro sono veramente molto drammatiche, ma dall’altra parte è anche pieno di speranza il cammino che noi facciamo con loro.

 

D. – Quindi un messaggio, nonostante tutto, di fiducia: è possibile restituire questi bambini ad una vita normale?

 

R. – E’ possibile se non si è da soli. Chiunque di noi, quando ha un problema, da solo non può uscirne. E quello che mi sembra importante testimoniare è che la nostra presenza qui da loro è una speranza e una possibilità di recupero, ed è questo quello che chiedono. Chiunque, anche se è stato maltrattato, mutilato, se ha perso i genitori ... il desiderio di vivere è dentro ciascuno di noi. Ed è proprio il messaggio del Papa che parla dell’egoismo degli adulti che forse ci deve colpire di più, perché siamo noi adulti, spesso, che non diamo speranza ai bambini in qualsiasi parte del mondo. In questa parte del mondo, che è dilaniata dalla guerra, l’unica speranza può essere veramente in una compagnia nella quotidianità e in quello che loro possono fare; farli ritornare ad una normalità di vita pur nell’anormalità della situazione. E’ per questo che noi lavoriamo molto con le scuole, che permettiamo loro di ritornare in famiglia e che facciamo in modo, insomma, che abbiano una vita il più possibile adeguata alla loro condizione di bambini.

**********

 

 

SPERANZE DI PACE IN MYANMAR: PROSEGUONO I COLLOQUI

TRA IL REGIME MILITARE E LA MINORANZA ETNICA DEI KAREN

Intervista con padre Guillaume Artcorena

 

Speranze di pace in Myanmar, ex Birmania: uno dei leader della guerriglia Karen, un gruppo etnico minoritario nel Paese, ha detto che i negoziati in corso con il regime militare birmano andranno avanti. Prima di siglare un accordo però – ha aggiunto – ci vorranno da 6 a 12 mesi. I Karen lottano da oltre 50 anni contro il regime militare del Myanmar. Attualmente hanno sospeso i combattimenti ma senza firmare un formale cessate il fuoco. Sulla situazione abbiamo sentito padre Guillaume Arotcarena  direttore della rivista “Eglises d’Asie”. L’intervista è di Gabrielle de Jasay.

 

**********

R. – LA REBELLION KAREN A ETE FONDEE A LA FIN DES ANNEES QUARANTE ...

La ribellione dei Karen è iniziata alla fine degli anni Quaranta; nata come milizia a protezione della popolazione Karen contro la Birmania, appena dichiarata indipendente, che in realtà voleva ‘sbarazzarsi’ dei Karen, filo-inglesi prima e anti-giapponesi poi, pur restando pro-inglesi ... Sono in maggioranza cristiani, sostanzialmente battisti, che avevano formato queste milizie di protezione. Poco a poco, nel corso degli anni, sono diventati un esercito ribelle che ha messo in grave difficoltà l’esercito regolare birmano.

 

D. – Quali sono le rivendicazioni dei Karen?

 

R. – CE QU’IL REVENDIQUENT C’EST DE NE PAS ETRE AVALES ...

Non vogliono essere fagocitati dalla maggioranza birmana buddhista: i Karen, come ogni altra minoranza birmana, sono stati repressi dall’esercito birmano. Migliaia di persone sono state costrette a fuggire, poi c’è stata l’ondata dei lavori forzati ai quali sono state costrette le minoranze, tra cui in particolare i Karen.

 

D. – Alla fine, i Karen e i democratici di Aung Saan Suu Kyi si sono alleati contro la giunta, anche se i loro interessi sono agli estremi opposti ...

 

R. – C’EST PARADOXAL, MAIS VOUS SAVEZ TOUT CE QUI EST CONTRE LA JUNTE ...

E’ paradossale, ma si sa che tutto quello che è contro la giunta si può alleare. Nel 1991, quando Aung Saan Suu Kyi aveva vinto le elezioni, era stata posta agli arresti domiciliari, la dirigenza dei democratici era stata estromessa da Rangoon ed era andata a rifugiarsi dai Karen. Il governo cosiddetto ‘legittimo’ della Birmania formato dai democratici della Lega è stato protetto, accolto dal governo Karen in esilio. Ma questo significa che gli interessi dei ribelli Karen e quelli della Lega nazionale per la democrazia combaciano? Non ne sono poi tanto sicuro, perché Aung Saan Suu Kyi stessa ha affermato a più riprese che voleva un Birmania centralizzata: questo era stato già il sogno di suo padre, che è il Padre dell’indipendenza birmana.

 

D. – Lei pensa che vi siano delle possibilità, di un cambiamento in Birmania?

 

R. – CE SONT D’ABORD DES MILITAIRES; JE CROIS QU’IL TIENNENT LA BIRMANIE ...

I militari credo che tengano ben salde le redini della Birmania. Credo che la comunità internazionale possa fare molto per allentare un po’ la presa della giunta militare dal potere. Accade infatti che anche se legalmente non esiste commercio tra la Birmania e i grandi del mondo, il Paese riceve forti aiuti dalla Cina e in maniera meno evidente ma pur sempre efficace dai Paesi dell’Asean, come la Thailandia, la Malaysia ... Quel che è certo è che la Lega nazionale per la democrazia è stata eletta nel 1991 con l’82% dei voti; è opinione comune che, se oggi si potessero tenere elezioni libere, si raggiungerebbe lo stesso risultato. La Birmania è un Paese ricchissimo non solo per le risorse del sottosuolo,  ma anche ricchissimo di umanità, perché questo è un popolo che non si piega nonostante la repressione. Il mio auspicio è che questo popolo possa ritrovare un giorno la libertà cui ha diritto!

**********

 

 

SOLIDARIETA’ PER L’ETIOPIA: L’IMPEGNO DEL VIS,

ASSOCIAZIONE UMANITARIA  DELLA FAMIGLIA SALESIANA

- Intervista con Antonio Raimondi -

 

Progetti di sviluppo e sostegno a distanza. Queste le direttive dell’impegno del Vis in Etiopia, il Paese africano vittima lo scorso anno di una delle più drammatiche emergenze di carestia e siccità. Presente in Etiopia fin dal 1975, oggi il Vis, il volontariato internazionale per lo sviluppo, un organismo non governativo legato alla famiglia salesiana, è impegnato nella realizzazione di infrastrutture e nell’educazione di base e professionale. Maria Di Maggio ha sentito per noi Antonio Raimondi, presidente del Vis, di ritorno da un viaggio in Etiopia.

 

**********

R. – Noi abbiamo visitato le zone dove il Vis opera da diversi anni. Lo scorso anno abbiamo lavorato molto per l’emergenza cibo per l’Etiopia. Per fortuna il raccolto quest’anno è stato buono, abbondante, e quindi stiamo riprendendo i nostri progetti di riabilitazione e sviluppo: riabilitazione attraverso la costruzione di ottanta pozzi in altrettanti villaggi e sviluppo attraverso l’avvio di scuole di formazione professionale.

 

D. – Qual è l’atteggiamento della popolazione locale?

 

R. – La popolazione locale quest’anno, come ho già detto prima, poiché il raccolto è stato abbondante, è un pò più fiduciosa. Però, non dimentichiamo che la denutrizione è un fatto cronico in Etiopia. Ci sono anche quest’anno 7 milioni di persone, su una popolazione di 70 milioni, a rischio, a livello nutrizionale, perché l’Etiopia non riesce mai a coprire neppure l’80 per cento del proprio fabbisogno cerealicolo. Un fatto è certo, c’è bisogno di riforme più strutturali. Comunque, il popolo etiope è un popolo di grande professionalità e noi cerchiamo di renderlo protagonista del proprio autosviluppo.

 

D. – Qual è l’immagine che porta con sé di quest’ultimo viaggio?

 

R. – Quando abbiamo messo la prima pietra di questa nuova scuola professionale in un quartiere di Addis Abeba, dove noi abbiamo già una grande scuola primaria, i 1100 bambini che erano di fronte a me mi guardavano con uno sguardo intenso, con uno sguardo speranzoso e fiducioso. Infatti, finita la scuola primaria, l’alfabetizzazione, avranno fra le varie possibilità anche quella di accedere ad un corso professionale, un corso che darà loro un mestiere per potersi guadagnare la vita onestamente e contribuire allo sviluppo del proprio Paese.

 

D. – Quindi, i giovani come risorsa per il futuro dell’Etiopia?

 

R. – Questa è una verità assoluta, per l’Etiopia, per l’Africa, per tutto il sud del mondo.

**********

 

I VESCOVI UMBRI SI SCHIERANO CON I LAVORATORI DELLE ACCIAIERIE SPECIALI

DI TERNI CHE RISCHIANO IL LICENZIAMENTO

Intervista con mons. Vincenzo Paglia

 

La Chiesa umbra si schiera con i lavoratori delle acciaierie speciali di Terni, circa 900 con l’indotto, che rischiano il posto. I proprietari del gruppo tedesco  Thyssen Krupp hanno infatti deciso la chiusura del reparto magnetico delle acciaierie. Il 6 febbraio sarà sciopero. I vescovi, in una nota, lanciano un pressante appello al governo italiano e alla multinazionale tedesca perché scongiurino la chiusura degli impianti: occorre superare – dicono – le logiche puramente utilitaristiche. Ma ascoltiamo il vescovo di Terni, mons. Vincenzo Paglia, intervistato da Francesca Sabatinelli:

 

*********

R. – Ciò che sta accadendo è una delle ferite più gravi che si abbattono su questa città direi da 40-50 anni a questa parte. Non possiamo ovviamente né tacere, né subire una decisione presa senza il minimo tavolo di trattativa. Il Papa quando venne qui il 19 marzo del 1981 disse ai lavoratori: ho molto apprezzato la forte, indomita volontà di continuare con determinazione e con saggezza a difendere il vostro lavoro e la sua dignità. A me pare che queste parole risuonino in tutta la loro forza anche oggi.

 

D. – Mons. Paglia, lei quindi appoggia pienamente la protesta che è stata attuata dai lavoratori delle acciaierie?

 

R. – Io non posso non stare accanto a 900 persone, quindi 900 famiglie, che difendono il proprio posto di lavoro. Credo che sia necessario da parte del governo italiano come anche da parte di quello tedesco e della dirigenza della Thyssen Krupp di tenere presente questa situazione umana e sociale. Mi pare saggia la decisione, da parte della presidenza del Consiglio di ascoltare i sindacati, i politici, i lavoratori di Terni martedì prossimo per vedere le soluzioni di questa gravissima decisione presa unilateralmente dalle maestranze tedesche su uno stabilimento italiano.

 

D. – Mons. Paglia, intanto lei e il sindaco di Terni, come Fondazione San Valentino, avete deciso di assicurare in qualche modo il vostro appoggio a questi lavoratori...

 

R. – Incomincia il mese dedicato a San Valentino, primo vescovo di Terni. E come facciamo noi a festeggiare un patrono senza tener conto di quello che oggi la città sta vivendo? Ecco perché il premio “San Valentino” pari a 15 mila euro sarà devoluto quest’anno, all’aiuto per i lavoratori che rischiano di perdere il loro posto di lavoro.

**********

 

 

“L’OMBRA DELLA LUCE”: UN’ANTOLOGIA SULLA RICERCA DI  DIO

NEI POETI DEL ’900

- Intervista con padre Gianbattista Gandolfi -

 

La ricerca di Dio nel Novecento: quando i poeti parlano di Dio. Si intitola “l’ombra della Luce” ed è una raccolta antologica edita da Ancora sulle pagine più belle della poesia italiana contemporanea dedicate alla meditazione sul trascendente. Il servizio è di Paolo Ondarza.

 

**********

(musica)

 

Pur nelle contraddizioni, nelle asprezze del secolo appena trascorso che ha visto nascere ideologie atee e profeti della morte di Dio, ha abitato costante nel cuore dell’uomo quell’anelito al trascendente, all’Altro, con la “a” maiuscola, in una parola a Dio. La raccolta “L’ombra della luce”, una selezione di oltre 70 poeti, ripropone i nomi più famosi e presenta ricchezze inaspettate tra i minori, spesso sconosciuti al grande pubblico. Sentiamo il curatore, padre Gianbattista Gandolfi:

 

R. – “L’ombra della luce” è questa corsa, questa ricerca da parte dell’uomo nei confronti di Dio, che è la luce dell’uomo stesso.

 

D. – Nonostante la società italiana sia sempre più secolarizzata i poeti sentono ancora quell’anelito profondo a Dio ...

 

R. – Io credo che intanto risentano della cultura di origine, che è appunto una cultura cristiana. Sono persone che a volte si sono smarrite per la strada, ma che hanno come fondamento, alla base, proprio questo rapporto con Dio.

 

D. – Che ritratto di Dio emerge dalle pagine da lei prese in esame?

 

R. – Certamente non tutti i poeti hanno un contatto con il Dio dei cristiani. Qualcuno non sembra credere profondamente, ma nello stesso tempo, parlando con Dio afferma: “Sforzati di esistere”. Per esempio Montale passa dal “male di vivere” dovuto alla divina indifferenza, alla richiesta dell’Altro, che lo porta addirittura ad una specie di invocazione.

 

D. – Si tratta di un Dio solo ricercato o anche trovato?

 

R. – Da moltissimi poeti certamente è trovato. Alcuni non lo trovano nella sua pienezza, tanto che si sentono fuori della Chiesa. Però ci sono alcuni poeti che veramente fanno professione di fede.

 

 

(musica)

**********

 

=====o0o=====

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

1 febbraio 2004

                                                                                                            

 

 

A 50 ANNI DALLO STORICO DISCORSO A RADIO LUSSEMBURGO, NEL QUALE L’ABBE PIERRÈ CHIEDEVA UNA “INSURREZIONE DELLA BONTÀ”, NUOVO APPELLO OGGI DELL’ANZIANO SACERDOTE PER ESORTARE LA SOCIETÀ FRANCESE A NON DIMENTICARE I DISEREDATI

 

PARIGI. = “Passate all’azione, perché la nostra inerzia non diventi un crimine contro la nostra umanità”. E’ lo storico appello lanciato il primo febbraio 1954 da l’Abbè Pierre, dai microfoni di Radio Lussemburgo. Dopo 50 anni il fondatore della comunità di Emmaus esorterà oggi, dalla suggestiva spianata del Trocadero davanti alla Torre Eiffel, la società francese a non dimenticare i diseredati. In un Paese che conta quasi 4 milioni di poveri, per l’anziano sacerdote diventa fondamentale “ritrovare il legame tra le persone che hanno poche motivazioni per vivere e quelle che pensano di avere tutto”. Erano certo altri tempi ed un’altra Francia quando il quarantenne Abbè Pierre chiedeva “un insurrezione della bontà”. Era un Paese che si stava ancora risollevando con grande fatica dalla guerra e migliaia di persone senza fissa dimora erano accampate nelle bidonville distanti pochi chilometri dal centro di Parigi. Mezzo secolo è servito alla Francia per affermarsi come una delle nazioni più prospere al mondo ma in questo scenario. Secondo l’Abbé Pierre, restano molti poveri a ricordare alla società francese che la solidarietà deve costituire un impegno primario. (A.L.)

 

 

ALMENO 200 DISPERSI E OLTRE 300 PERSONE TRATTE IN SALVO. E’ QUESTO IL BILANCIO RESO NOTO DALL’ONU SUL NAUFRAGIO DEL BATTELLO RECENTEMENTE COLATO A PICCO SUL FIUME CONGO

 

KINSHASA. = Nella Repubblica democratica del Congo è di almeno 200 dispersi il drammatico bilancio, ancora provvisorio, del naufragio di un traghetto incendiatosi sul fiume Congo. Lo hanno reso noto, ieri, fonti delle Nazioni Unite precisando che il tragico incidente si è verificato lunedì scorso. Durante la navigazione - hanno raccontato dei testimoni - alcune scintille prodotte dai motori fuoribordo hanno raggiunto dei fusti di carburante e in pochi attimi l’imbarcazione, con a bordo oltre 500 passeggeri, è stata avvolta dalle fiamme. Secondo la prima ricostruzione delle missione Monuc delle Nazioni Unite, i sopravvissuti al grave incidente sarebbero circa 300. “La situazione è grave – ha riferito la portavoce dell’Onu, Alex Essome – e non possiamo confermare il numero esatto di vittime”. La piena riapertura del fiume Congo alla navigazione era stata festeggiata, lo scorso mese di agosto, con l’arrivo a Kisangani, capoluogo della provincia orientale, di un convoglio partito varie settimane prima dalla capitale Kinshasa. (A.L.)

 

 

NELLA CHIESA CATTEDRALE DI ABU DHABI, NEGLI EMIRARTI ARABI, IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE HA CONFERITO L’ORDINAZIONE EPISCOPALE A MON. PAUL HINDER, VESCOVO AUSILIARE DI ARABIA

 

ABU DHABI. = Nella suggestiva cornice della chiesa cattedrale di Abu Dhabi, il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale Crescenzio Sepe, ha conferito venerdì scorso, alla presenza di 8 mila fedeli, l’ordinazione episcopale a mons. Paul Hinder, nominato il 12 dicembre 2003 vescovo ausiliare di Arabia.  “Si tratta di un evento di straordinario significato ecclesiale”, ha detto il cardinale Sepe nell’omelia pronunciata durante il rito solenne. Il vicariato apostolico di Arabia, affidato ai Cappuccini ed istituito il 28 giugno 1889, è la più estesa circoscrizione ecclesiastica del mondo: comprende 6 nazioni (Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar, Yemen), 42.250.000 abitanti, di cui 1.400.000 cattolici, 40 sacerdoti, 21 parrocchie e 68 religiose. Il nuovo vescovo ausiliare di Arabia è nato a Lanterswill – Steherenberg, il 22 aprile 1942 e dal 2001 ha ricoperto la carica di definitore Generale dell’ordine dei frati minori cappuccini. (A.L.)

 

 

LA ‘PREGHIERA DEL GIORNALISTA’ SCRITTA DALL’ARCIVESCOVO PRELATO DI LORETO, ANGELO COMASTRI E CONSEGNATA IERI AL RESPONSABILE DELL’UFFICIO STAMPA DEL SANTUARIO DELLA CITTADINA MARCHIGIANA

 

LORETO. = “O Maria, la tua giovane vita è stata segnata da una notizia impensata e impensabile, che è diventata la Buona Notizia per tutta l’umanità”. Con queste parole inizia la “Preghiera del Giornalista”, scritta dall’arcivescovo prelato di Loreto, Angelo Comastri, e presentata nell’ambito della giornata marchigiana dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), svoltasi a Servigliano nel giorno della ricorrenza di San Francesco di Sales. In occasione dell’incontro prenatalizio con l’arcivescovo Comastri, i giornalisti gli chiesero di scrivere una “Preghiera del Giornalista” che ieri è stata consegnata al responsabile dell’Ufficio stampa del Santuario di Loreto. L’orazione contiene invocazioni che gli operatori dei mezzi di comunicazione e informazione dovrebbero sempre tenere presenti: “Aiutaci, o Maria – recita una di queste – a raccontare sempre la verità con lo stile sapiente della carità per allargare la casa della speranza”. La preghiera si conclude con un passo altrettanto significativo: “Donna della bella Notizia, aiuta noi giornalisti a non vendere mai la nostra libertà al calcolo dell’interesse o del potere, affinché diamo acqua pulita alla gente che desidera costruire un mondo migliore”. (A.L.)

 

 

=======ooo=======

 

24 ORE NEL MONDO

1 febbraio 2004

 

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

 

Altri sanguinosi attacchi suicidi in Iraq. Ad essere prese di mira le sedi dei due partiti curdi ad Arbil, nel nord del Paese: un centinaio i morti, tra cui due importanti personalità politiche locali. Intanto è arrivato a Baghdad il vice-segretario alla difesa statunitense Paul Wolfowitz. La cronaca delle ultime ore, nel servizio di Salvatore Sabatino:

 

**********

Almeno 100 i morti causati da due attacchi suicidi avvenuti ad Arbil, nel nord del Paese, in questa ennesima domenica di sangue. A diffondere il numero delle vittime è stato poco fa Mohammad Ihsan, ministro per i diritti  umani nel governo regionale curdo. Gli attentati sono avvenuti nel momento in cui centinaia di persone affollavano le sedi dei partiti curdi per l'inizio della Festa del sacrificio - Eid- che dura quattro giorni. Ad essere presa di mira la sede del Partito democratico del Kurdistan e quella dell'Unione democratica del Kurdistan, le principali forze politiche dell’etnia. Tra le vittime ci sarebbero anche il  governatore di Arbil, Akram Mintik e il vice-primo ministro della  regione, Sami Abdul Rahman. Le due personalità stavano salutando i presenti quando il kamikaze suicida si è avvicinato a loro e si è fatto esplodere. Ma la giornata di sangue non si conclude qui: una ventina di iracheni hanno perso la vita nell'esplosione di un deposito di munizioni avvenuta questa notte nella zona amministrata dalla Polonia a sud della capitale irachena.

 

Ed in questo clima ad alta tensione c’è da segnalare una visita a sorpresa nel Paese mediorientale: è quella del vice segretario alla Difesa americano Paul Wolfowitz, arrivato questa mattina a Baghdad. Si tratta del suo terzo viaggio in Iraq dalla fine del conflitto. Il numero due del Pentagono è arrivato dalla Germania, dove ha fatto visita alle truppe statunitensi che si dispiegheranno in Iraq nel quadro di un previsto imponente avvicendamento.

  

 Salvatore Sabatino, per la Radio Vaticana

 

**********

 

La festa islamica si trasforma in tragedia. Sarebbero almeno 244 le persone morte calpestate nella calca del pellegrinaggio musulmano dell'Haj in Arabia Saudita. La notizia è stata confermata da fonti ospedaliere. Il bilancio è, comunque, provvisorio. Il servizio di Amedeo Lo Monaco:

 

**********

 

Calpestati e uccisi dalla folla: è questa la drammatica scena della strage avvenuta stamani a Mina, a pochi chilometri dalla Mecca, durante la tradizionale cerimonia della lapidazione del demonio, momento culminante dello Haj, l’annuale pellegrinaggio sui luoghi santi dell’Islam. Secondo quanto ha affermato un portavoce del ministero dell’Interno saudita la ressa e gli incidenti che hanno causato la morte dei pellegrini, sono scoppiati quando i fedeli hanno proceduto secondo il rito alla lapidazione di una stele che simboleggia Satana. Il pellegrinaggio dell’Haj, obbligatorio una volta nella vita per ogni musulmano, ha raccolto da qualche giorno alle pendici del monte Arafat, presso La Mecca, oltre due milioni di pellegrini.

 

La lapidazione delle steli, che vede centinaia di migliaia di fedeli musulmani transitare nella valle di Mina, è sempre stato un rito ad alto rischio e durante i cinque giorni del pellegrinaggio, si sono verificati altri drammatici episodi: nel 1997, 343 persone sono morte in un incendio, e nel 1998, 199 sono decedute travolte dalla folla. L’incidente più sanguinoso è avvenuto nel luglio del 1990 quando 1426 pellegrini sono morti perché calpestati durante una gigantesca calca in un tunnel di Mina.

 

**********

 

Torna a crescere l’allarme terrorismo nei cieli d’Europa. Gli avvertimenti dell’intelligence americana circa possibili attacchi suicidi su velivoli provenienti da Francia o Gran Bretagna, hanno indotto ieri le compagnie di bandiera dei due Paesi ad annullare ben 5 voli con destinazione statunitense. A causa di una non meglio precisata minaccia terroristica, è stata cancellata la tratta Glasgow – Los Angeles della compagnia aerea americana Continental. 

 

E ieri pomeriggio negli Stati Uniti si sono vissuti momenti di tensione. Un piccolo aereo da turismo in New Jersey è entrato in uno spazio aereo interdetto per consentire il decollo da Filadelfia dell'AirForceOne con a bordo il presidente. George W. Bush. Due caccia della U.S. Air Force si sono levati in volo e raggiunto il piccolo aeroplano, hanno intimato al pilota di atterrare all'aeroporto di Medford. L'uomo è stato subito fermato, ma non  pareva essere animato da intenzioni ostili verso il presidente.

    

Sempre più grave la crisi istituzionale in Iran. Almeno 117 deputati hanno rassegnare le loro dimissioni nel corso di una seduta plenaria del parlamento di Teheran. I deputati protestano contro la bocciatura in massa delle candidatura di esponenti riformatori alle prossime elezioni politiche del 20 febbraio. Il presidente del parlamento iraniano Mehdi Karroubi ha chiesto alla Guida suprema,  l'ayatollah Ali Khamenei, di intervenire nuovamente nella crisi.

 

E’ ancora alta la tensione in Medio Oriente dopo l’attentato di mercoledì a Gerusalemme, che ha causato la morte di 11 israeliani. Le truppe di Tel Aviv questa mattina hanno compiuto un raid nella città cisgiordana di Gerico. Durante uno scontro a fuoco è rimasto ucciso un militante palestinese dei Tanzim.Secondo Saeb Erekat, uno dei ministri del gabinetto palestinese, durante l’operazione sarebbe stata demolita una casa.

 

L’esercito algerino ha neutralizzato un gruppo integralista islamico armato, facente capo al Gruppo salafita per la predicazione ed il combattimento. Gli uomini tentavano di passare la frontiera con il Mali. Durante l’operazione è stata sequestrata una grande quantità di armi leggere e pesanti. La notizia è stata confermata dallo Stato maggiore di Algeri, che non ha però diffuso informazioni circa il numero di integralisti uccisi.

 

Cresce in Estremo Oriente l’allarme per l’influenza aviaria, che ha causato fino a questo momento la morte di 10 persone e l’abbattimento di milioni di polli. L'Organizzazione mondiale della sanità ritiene “possibile” che le due ragazze  vietnamite morte nei giorni scorsi, siano state contagiate dal loro fratello. Sarebbe questo il primo contagio tra umani. Intanto sempre in Vietnam il virus avrebbe già contagiato i maiali. A lanciare l’allarme è la Fao, che ha comunque precisato che non vi sono al momento prove scientifiche.

 

 

 

=======ooo=======