RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
365 - Testo della trasmissione giovedì
30 dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
In udienza dal Papa il
preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Peter-Hans Kolvenbach
I prossimi impegni di Giovanni
Paolo II per l’ultimo giorno del 2004 e il primo del 2005
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
E’ morto a Roma Jacques Dupuis,
filosofo belga e missionario in India dalla fine degli anni ‘40
Si è spento nel pomeriggio di
ieri Eugenio Garin, uno dei padri della filosofia contemporanea
La Chiesa del Cile
organizza una raccolta di fondi in favore delle vittime del maremoto in Asia
In Iraq, 5 morti in agguati e 2 libanesi
rapiti, mentre il governo annuncia l’arresto di un luogotenente di al Zarqawi.
30
dicembre 2004
Questa mattina il Papa ha
ricevuto padre Peter-Hans Kolvenbach, preposito generale della Compagnia di
Gesù (Gesuiti).
In Venezuela, il Papa ha
accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Los Teques,
presentata da monsignor Ramón Ovidio Pérez Morales in conformità al canone 401,
paragrafo 2, del Codice di Diritto Canonico.
Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Freddy Jesús Fuenmayor Suárez, finora
vescovo di Cabimas. Quest’ultimo, è nato a Maracaibo (Venezuela) il 6 novembre
1949 ed ha svolto il suo ministero sacerdotale come vice-parroco, parroco,
responsabile diocesano per la pastorale vocazionale e giovanile. E’ stato
rettore del Seminario Interdiocesano di Caracas. Eletto vescovo di Cabimas il
12 marzo 1994, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 23 aprile successivo.
I PROSSIMI IMPEGNI DI GIOVANNI PAOLO II
Domani Giovanni Paolo II presiederà
i primi vespri della solennità di Maria ss. Madre di Dio e il "Te
deum" di ringraziamento, alle 18.00 nella Basilica vaticana. Il 1°
gennaio, il Papa presiederà in San Pietro la Messa nella solennità di Maria
Santissima Madre di Dio, a partire dalle ore 10.00. “Non lasciarti vincere dal
male ma vinci con il bene il male” è il tema scelto dal Papa per questa 38.ma Giornata Mondiale della Pace.
Domenica 2 gennaio, come di consueto, il Pontefice reciterà l’Angelus di mezzogiorno.
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Apre
la prima pagina il titolo "Non c'è più tempo nemmeno per la pietà",
in riferimento alla tragedia causata dal maremoto nel Sud-Est dell'Asia. I
cadaveri vengono seppelliti senza procedere al riconoscimento; milioni di
persone senza riparo, senza cibo, senza medicinali.
Nelle
estere - in cui si dà il dettagliato resoconto dello
sconvolgente evento - viene pubblicato il Comunicato ufficiale della
Conferenza Episcopale dello Sri Lanka, riguardante le drammatiche conseguenze
del maremoto.
Nelle
vaticane, l'omelia del cardinale Zenon Grocholewski nella Santa Messa celebrata
in occasione del Convegno internazionale, a Roma, sul tema: "Io ti darò
la Maestra - Il coraggio di educare alla scuola di Maria".
Due
pagine dedicate alla celebrazione del Natale nelle diocesi italiane.
Nelle
estere, in rilievo anche l'Iraq: nella città di Sulaimaniya scoperta una fossa
comune contenente sessanta cadaveri.
Nella
pagina culturale, d'apertura un articolo di Fernando Salsano dal titolo "Almanacchi
di ieri, un calendario di oggi".
Nelle
pagine italiane, in riferimento al maremoto nel Sud-Est dell'Asia, in primo
piano un articolo dal titolo "Allarmante aumento dei dispersi; rimpatriati
quattromila turisti". Il Capo dello Stato sottolinea che è prioritario
l'aiuto alle popolazioni colpite.
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30 dicembre 2004
SEMPRE PIU’ DRAMMATICO IL BILANCIO DELLE VITTIME
DEL MAREMOTO
CHE DOMENICA HA TRAVOLTO LE COSTE DELL’OCEANO
INDIANO.
ALL’OPERA LA MACCHINA DEI SOCCORSI INTERNAZIONALI
- A cura di Barbara Castelli -
Con il trascorrere delle ore, la
catastrofe che ha investito il sud-est asiatico assume contorni sempre più
drammatici. Delle oltre 120 mila vittime accertate, più della metà si registrano
in Indonesia, il cui Ministero della sanità riferisce di 79.940 morti. Il
bilancio della furia dello tsunami nello Sri Lanka è salito a 24.297
morti e 4.589 dispersi. L’India, che proprio questa mattina ha lanciato
l’allarme per possibili nuovi muri di acqua, in seguito alle scosse di
assestamento nelle isole Andamane e Nicobare, ha sfondato il tetto dei 13.200
morti. Secondo la polizia e la guardia costiera, Indira Point, una delle isole
più remote delle Nicobare, è stato inghiottito dalle acque. Il premier
thailandese, Thaqsin Shinawatra, intanto, ha lasciato intendere che il bilancio
definitivo dei morti per il maremoto di domenica scorsa potrebbe avvicinarsi a
7.000. E sempre in Thailandia, la presenza di centinaia di cadaveri non ancora
sepolti ha indotto le autorità locali di Phuket a lanciare l’allarme colera e,
quindi, a predisporre ulteriori misure di intervento e profilassi al fine di prevenire
una epidemia.
Mentre la macchina della
solidarietà internazionale prosegue celermente la sua opera nelle aree
disastrate, si sarebbe risolta positivamente la vicenda di padre Ferdinando
Severi, il missionario francescano disperso nei giorni scorsi a Meulaboh, la
città più colpita dallo tsunami in
tutta l’Indonesia. Lo conferma mons. Anicetus Sinaga, coadiutore dell’arcivescovo
di Medan, al microfono di Andrea Sarubbi:
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R. – Padre Ferdinando è ancora
vivo, ma al momento è custodito dai militari: il governo indonesiano teme che i
ribelli separatisti di Aceh possano fargli del male.
D. – Quindi, nonostante il
maremoto e la disperazione, la violenza ad Aceh continua…
R. – Continua ancora, perché i
ribelli hanno bisogno di cibo e lo cercano dovunque. Vogliono rubare anche gli
aiuti appena inviati dal governo. Durante una loro razzia, una chiesa dei
metodisti è stata bruciata ed il pastore con la moglie sono stati uccisi.
D. – Cosa sta facendo la vostra
diocesi di Medan per la gente di Aceh?
R. – Abbiamo mandato un gruppo
di volontari per portare alla popolazione il cibo e tutte le cose di cui hanno
bisogno. Ma abbiamo paura che non siano riusciti ad arrivare ad Aceh: i ponti,
infatti, sono distrutti, e così anche le strade, e gli stessi ribelli ne stanno
ostacolando il viaggio. Comunque, stiamo facendo tutto il possibile per aiutare
i nostri connazionali.
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Come abbiamo accennato, tutta la
comunità internazionale si sta mobilitando generosamente per portare soccorsi
di prima necessità alle popolazioni colpite. In questi primi giorni dopo il
maremoto, comunque, è stata fondamentale l’opera delle popolazioni locali, che
si sono prodigate per soccorrere le vittime. La testimonianza dalla Thailandia
di Maurizio Blondet, inviato di Avvenire, al microfono di Fabio Colagrande:
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La gente del posto è colpita
come e molto più dei turisti, in un certo senso. Però è vero che i turisti
italiani sopravvissuti ci hanno detto che i primi, reali soccorsi li hanno
avuti dalla popolazione locale. Spontanea-mente: gente che non aveva soldi per
pagare, non è stata abbandonata, è stata rivestita, nutrita anche, nelle prime
ore ... E’ vero che il turismo è stato sconvolto e ci sono 10 mila disoccupati.
Questo è un Paese dove non c’era previdenza sociale. Persino le cure mediche,
qui, non sono gratuite. Ma operare anche i turisti, senza la certezza di essere
pagati – e l’hanno fatto – è un atto interessante da parte del governo thailandese.
Un atto, diciamo, degno di nota.
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In prima linea nei soccorsi, le
agenzie delle Nazioni Unite, tra cui l’Acnur, l’Alto Commissariato per i
Rifugiati, che con il suo personale ha iniziato subito ad operare sul terreno.
Giancarlo La Vella ne ha parlato con Laura Boldrini, portavoce dell’Organismo
ONU in Italia:
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R. – Normalmente, l’Alto
Commissariato non opera a sostegno delle vittime di disastri naturali, ma data
l’entità di questo cataclisma abbiamo immediatamente messo a disposizione
quanto avevamo nei nostri depositi locali. Abbiamo a disposizione aiuti di
prima necessità, che già sono stati distribuiti a circa 20 mila persone.
Questa, in qualche modo, è la risposta immediata, perché, ovviamente, per far
arrivare aiuti da fuori ci vorrà più tempo.
D. – Laura Boldrini, questo è
ancora il momento in cui c’è bisogno di testimonianze anche per capire bene
come questa tragedia immane abbia provocato quanto stiamo vedendo giorno per
giorno in televisione. Che cosa vi hanno raccontato i vostri operatori in loco?
R. – Intanto, devo dire che i
nostri operatori sono stati anche duramente colpiti nei loro affetti. Molti
colleghi, specialmente nello Sri Lanka, hanno perso familiari, amici, in questa
catastrofe. Cosa ci dicono? Che è imperativo agire subito, perché il livello di
distruzione è enorme, è inimmaginabile.
D. – La comunità internazionale
era preparata e reagire ad un evento del genere, forse il più catastrofico
degli ultimi 100 anni?
R. – La comunità internazionale
non può essere preparata a reagire a questa catastrofe di dimensioni
spropositate, però c’è stata una grande risposta da parte di molti Paesi del
mondo. Certo è che il lavoro è immane. Abbiamo capito che queste dimensioni
sono veramente al di là della portata di una singola organizzazione, c’è
bisogno di unire le forze con tutti gli attori.
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E’ partito ieri sera per l’Indonesia, una delle zone più
colpite dal maremoto, un convoglio di aiuti di
Save the Children. La portavoce italiana dell’organiz-zazione, Emanuela
Salvatori, descrive la situazione nel capoluogo della provincia indonesiana di
Aceh, al microfono di Giada Aquilino:
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R. – Banda Aceh è una città di
fatto rasa al suolo e sommersa dall’acqua. Sembra che l’80 per cento circa
degli edifici sia crollato: purtroppo alcuni nostri operatori locali sono
morti. Nonostante ciò, il team – sia locale, sia internazionale di Save The
Children – si è comunque attivato con questo primo convoglio di aiuti di
cibo da distribuire ai bambini e alle famiglie dell’area. Tutta la provincia
conta circa un milione e mezzo di persone e almeno 500 mila abitanti sono stati
coinvolti da questo disastro.
D. – Dopo le prime polemiche
sugli aiuti, la macchina internazionale della solidarietà è ormai in moto,
dagli Stati Uniti all’Europa. In base alle esigenze che avete riscontrato sul
terreno, come dovrebbero essere destinati questi aiuti?
R. – Le prime attività che vanno
svolte riguardano la messa in sicurezza dei sopravvissuti, quindi un veloce
allestimento di strutture di accoglienza e una immediata assistenza di tipo
sanitario. Poi, l’invio di kit giusti con – per esempio – le indicazioni
tradotte nelle lingue del posto: uno dei problemi che emerge è infatti quello
della comprensione linguistica. Dunque, è bene che la macchina degli aiuti sia
organizzata al meglio.
D. – Quale iniziativa ha
approntato Save The Children per questa emergenza?
R. – Con tutte le agenzie di Save
The Children del mondo, abbiamo attivato una raccolta di fondi. È possibile
quindi procedere con delle donazioni a Save The Children-Italia, informandosi
sul nostro sito www.savethechil-dren.it/donazioni
oppure telefonando al numero 06/4807001.
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Anche oggi, dopo le drammatiche
testimonianze dalle zone colpite, cerchiamo una riflessione sul mistero della
sofferenza. Ascoltiamo, al microfono di Luca Collodi, il cardinale Severino
Poletto, arcivescovo di Torino:
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Io
credo che di fronte a questi eventi il primo, fondamentale atteggiamento
dell’uomo, anziché tirare in ballo Dio, sia di riconoscere i propri limiti. Si
deve avere un atteggiamento di grande umiltà, che ammetta che l’uomo non è
ancora arrivato, se mai arriverà, a scoprire tutte le leggi della natura e
quindi anche prepararsi a prevenire eventuali conseguenze negative che le leggi
della natura possono provocare, come il maremoto terribile di questi giorni,
che ci fa piangere centinaia di migliaia di morti. Credo che Dio, Creatore
dell’universo e quindi anche Creatore dell’uomo e autore delle leggi della
natura, abbia affidato, in un certo qual senso, la terra dove ha messo l’uomo
alla operosità dell’uomo stesso. Quindi, l’uomo ha il dovere di conoscere l’ambiente
naturale in cui vive, ha il dovere di scrutare le leggi della natura fin dove
gli è possibile e naturalmente cercare di rapportarsi con le leggi della natura
prevenendo, là dove può, tutte le possibili conseguenze negative. Naturalmente,
abbiamo anche il dovere di creare nel mondo, e quindi tra tutta l’umanità,
condizioni di vita giuste, anche sicure, soprattutto per tante nazioni povere.
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DIALOGO ECUMENICO E INTERRELIGIOSO, RAPPORTO CON
IL MONDO LAICO,
LO STATO DELL’EVANGELIZZAZIONE:
UN BILANCIO DELLA VITA DELLA CHIESA NEL 2004
- Intervista con padre Giampaolo Salvini -
Le
ultime notizie che conserviamo nella memoria sull’attività della Chiesa nel
mondo, in questa fine d’anno, riguardano certamente le centinaia di sacerdoti,
religiosi, religiose e membri di organismi cattolici di solidarietà che in
queste ore stanno spendendosi in prima linea per alleviare le sofferenze di chi
ha sfiorato la morte nel Sudest asiatico. Ma i fronti lungo i quali il Papa e
la Chiesa universale hanno operato nel 2004 sono diversi, ampi e complessi.
Padre Gianpaolo Salvini, direttore di Civiltà Cattolica, traccia un bilancio di
questa attività, a partire dai cambiamenti ecclesiali più evidenti in questo
inizio di millennio. L’intervista è di Giovanni Peduto:
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R. – La Chiesa sembra sempre più
consapevole del fatto che la sua forza sta nella debolezza. In un mondo in cui
assistiamo ad un continuo scontro tra poteri, la Chiesa si fa forte del
messaggio evangelico di cui è portatrice, nonché dell’azione silenziosa di
tanti cristiani in difesa dell’uomo, della donna, della pace, di ogni libertà,
cominciando da quella religiosa. Ed è una voce ascoltata, cominciando da quella
del Papa, che è pure simbolo di questo parlare da una posizione di debolezza.
Ne è segno anche la grazia e l’angoscia del martirio che ancora oggi affrontano
tanti cristiani.
D. – Come vede oggi il confronto
con l’Islam?
R. – E’ un argomento di moda,
reale ma anche esagerato nella presentazione che se ne fa. In realtà è il
terrorismo islamico che l’ha reso di moda, ma il terrorismo è opera di pochi,
che si servono della religione per creare fanatici anziché servire la concezione
di un Dio misericordioso e di pace. Il confronto è necessario, reso indispensabile
anche dalle migrazioni, ma va condotto con serenità comprendendo le reali difficoltà
reciproche di mentalità e favorendo gli elementi di moderazione e di dialogo.
D. – E il rapporto con il mondo
laico e la laicità?
R. – E’ un rapporto meno
“asimmetrico” di prima, quando solo i cattolici parlavano di dialogo senza che
i laici raccogliessero l’invito. Oggi c’è un sincero interesse anche da parte
di molti laici più illuminati, tuttavia non mancano manifestazioni di laicismo
radicale assai anticattolico e individualistico. Ma la Chiesa non è soggetta a
nessun assedio, se mai è circondata da indifferenza. E una sana laicità giova
certamente anche alla Chiesa.
D. – Oggi il cristiano è
chiamato a testimoniare di più la sua identità?
R. – Il dialogo non va cercato
impoverendo la propria identità, ma rafforzandola, senza integralismi, in modo
da presentarsi al confronto forti delle proprie convinzioni. Ma anche certi che
tutti abbiamo da imparare qualcosa dagli altri, che non vanno solo temuti, respinti
o accettati passivamente. Altrimenti il dialogo non ha senso.
D. – Il cristianesimo vissuto in
Africa, America Latina, Asia, cosa offre alla Chiesa?
R. – Il cristianesimo in questi
continenti ha una vitalità che sembra alle volte un po’ spenta nella vecchia
Europa, che appare intenta soprattutto a difendere ciò che ha e quanto ha
accumulato dal lungo lavoro passato. E il confronto con le grandi religioni del
mondo o con i grandi problemi sociali, nei quali mostrare che il cristianesimo
sa trasformare un mondo spesso ingiusto, si svolgerà certamente nei Paesi
nuovi, che sono il futuro anche della Chiesa.
D. – Cosa auspica per la Chiesa
per il 2005?
R. – Di essere sempre più libera
per annunciare la Buona Novella di un Dio che ci ha salvati e che ci vuol bene.
Di avere ancora uomini e donne che danno tutto se stessi, sino alla vita, per
testimoniare al mondo che questo è vero. Sto pensando a persone come Annalena
Tonelli e altri come lei, che fanno grande la Chiesa e dicono che vale la pena
di vivere la propria fede fino in fondo.
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IMMOBILIZZATO
DALLA DISTROFIA MUSCOLARE, DAVA CONFORTO AI MALATI
SCRIVENDO
CON LA FRONTE. A 25 ANNI DALLA MORTE DI LUIGI ROCCHI,
UN LIBRO
NE RACCOGLIE GLI SCRITTI PIU’ BELLI
-
Intervista don Rino Ramaccioni -
Scriveva
più di 20 lettere al giorno con un dispositivo posto sulla fronte, dando
conforto a migliaia di malati che si rivolgevano a lui attraverso il “Messaggero
di Sant’Antonio”. A 25 anni dalla morte, il libro “Ali spezzate … ali portanti”
ricorda Luigi Rocchi, detto Luigino, marchigiano di Tolentino immobilizzato per
27 anni dalla distrofia muscolare progressiva, ma attivo nella fede e nella
solidarietà. Il testo raccoglie i suoi scritti più belli. Al microfono di
Roberta Moretti, don Rino Ramaccioni, amico di Luigino e postulatore della
causa della sua Beatificazione:
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R. – Andava a trovarlo il
cardinale Tonini, che allora era vescovo di Macerata. “Io faccio una domanda.
Dico: Luigi, ma tu ami la croce?”. Mi risponde subito: “No, per niente!”. Sono
rimasto un po’ così. Poi ho detto: “Ma come fai? Sul letto ci stai sempre, non
ti muovi ...”. “Gesù Cristo – mi risponde – non amava la croce. E’ un attentato
all’amore di Dio, la croce. Lui ha pregato per evitarla. Ci ha pianto, ci ha
sudato sangue, si è sentito perfino abbandonato”. E io insisto: “Ma sul letto
ci stai, non ti muovi mai ... come fai, con questa croce?”. Mi risponde: “Proprio
come Gesù: non voglio amare la croce ma voglio amare la gente a costo della
croce, perché nella vita quando c’è un perché si accetta ogni come.
Il mio perché è alleviare la sofferenza degli altri. Come? Non ho più le mani,
scrivo con la fronte, e scrivo lo stesso”.
D. – Lei che conosceva Luigi,
non ha mai visto un attimo di sconforto?
R. – Mai scoraggiato, però mi
confidava: “Don Rino, guarda, io ho due mani che non sono adatte neanche per
scacciarmi una mosca dal naso. Lo vedo che ho bisogno di tutto. Però, mi metto
nelle mani di Dio: gli offro tutto e sono contento lo stesso”. Scherzava e, per
esempio, diceva: “Ti adoro mio Dio e ti amo con tutto il cuore, ti ringrazio di
avermi creato. Oddio, anche se ti sono scappato un po’ male, lavoro bene lo
stesso”.
D. – Tra le lettere raccolte in
questo volume, ce n’è qualcuna particolarmente significativa?
R. – C’è una lettera rivolta al
cardinale Tonini per ringraziarlo di avere mandato una piccola offerta con cui
lui comprava i francobolli, perché la famiglia era povera. Dice: “Io vorrei
ringraziare Iddio, ma tante volte non mi vengono le parole perché mi ha dato la
vita che è una cosa veramente bella, solo che ho dei malanni ... Il Padreterno
mi smonta di qua per rimontarmi di là ... Io sono contento che sia così, perché
in Paradiso basta avere un piccolo posto, magari dietro alla porta, no?”. Ecco,
un uomo impegnato socialmente, un uomo che non voleva mai comunicare la sua sofferenza
agli altri.
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ALLESTITA A OSTIA, DALLA CARITAS DI ROMA,
UNA STRUTTURA DI ACCOGLIENZA PER I SENZA DIMORA
DELLA CAPITALE
- Intervista con Gennaro di Cicco -
Oltre 6000 persone a Roma vivono
in strada e con il freddo la situazione diventa più difficile. Per far fronte
all’emergenza, la Caritas di Roma ha promosso l’apertura di una nuova struttura
di accoglienza ad Ostia presso i locali dello Stabilimento balneare “L’Arca”.
Dal 28 dicembre fino ad aprile 2005 saranno disponibili 30 posti per donne e
bambini. Gennaro di Cicco, responsabile delle strutture Caritas dei senza
dimora, al microfono di Francesca Smacchia:
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R. - E’ uno stabilimento
balneare che la Caritas normalmente, d’estate, offre a categorie sociali deboli
tipo anziani e bambini. Il grande salone, che d’estate accoglie per il pranzo,
è stato trasformato in un dormitorio, quindi sono stati organizzati 30 posti
letto con relativi piccoli letti per eventuali bambini ed ora, in questo
giorni, con la collaborazione del Comune di Roma stiamo provvedendo ad
installare anche una tenda per gli uomini, gli adulti indigenti.
D. – Qual è la situazione oggi
di queste persone povere che non hanno una casa, che mancano delle cose più
necessarie?
R. –
Soprattutto in questo periodo del Natale, c’è questa atmosfera di festa dalla
quale queste persone vengono soltanto sfiorate perché vivono per la strada.
Vivono in luoghi anche di grosso transito, ma nel più completo isolamento ed
abbandono: l’obiettivo della Caritas con le istituzioni è quello di garantire
una vicinanza, diciamo quell’apporto che normalmente viene offerto da una
famiglia. Il pretesto, il più delle volte, è l’accoglienza, la coperta, il
bicchiere di latte caldo che viene dato dai nostri volontari di notte, ma
l’obiettivo principale è quello di creare un ponte, una relazione che poi ci
permetta di capire quale sia la causa che ha portato queste persone per la
strada e, eventualmente, tentare di rimuoverla.
D. – Si parla di barboni e di
senza tetto ma anche di nuovi poveri; chi sono e come si diventa senza dimora?
R. – Oggi giorno è sempre più
facile finire per la strada laddove vengono meno i mezzi di sussistenza, o si
perde un lavoro o l’alloggio, laddove, soprattutto, manca una rete familiare e
amicale di supporto. Probabilmente, dovremmo fare uno sforzo congiunto. Le istituzioni,
le realtà del volontariato, la realtà ecclesiale: tentare di offrire, insieme,
un maggiore senso di accoglienza ma soprattutto delle maggiori disponibilità
operative all’accoglienza.
D. – Ci sono degli elementi in
comune fra le città italiane e quelle europee quando si parla di persone che
non hanno né una casa né da magiare?
R. – Sì, elementi in comune
diciamo che ci sono soprattutto a livello di numeri. Noi facciamo parte di un
coordinamento europeo e vediamo che i numeri sono in aumento un po’
dappertutto. Probabilmente, quello che ci differenzia è che in altre capitali
europee è molto più massiccio, presente l’intervento dell’istituzione, qui da
noi ancora un po’ meno. Direi che il valore aggiunto è dato dal volontariato.
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30 dicembre 2004
È MORTO A ROMA JACQUES DUPUIS, FILOSOFO BELGA E
MISSIONARIO IN INDIA
DALLA FINE DEGLI ANNI ‘40. ORDINARIO DI TEOLOGIA
SISTEMATICA ALLA GREGORIANA DI ROMA, AVEVA RIVESTITO IL RUOLO DI CONSULTORE PRESSO
IL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
ROMA. = Jacques Dupuis, teologo
belga, è morto a Roma il 28 dicembre scorso, all’età di 81 anni. Oggi a Roma le
cerimonie per il suo funerale, presso la Pontifica Università Gregoriana.
Membro della Compagnia di Gesù dal 1941, Jacques Dupuis, dopo aver preso i
primi voti nel 1943, viene ordinato sacerdote nel 1954. Parte per l’India nel
1949, e qui studia Bengali, Teologia ed Induismo. Laureatosi in Teologia alla
Gregoriana nel 1960, viene nominato ordinario di Teologia sistematica presso la
stessa Università nel 1984. l’anno dopo e fino al 1995, riveste il ruolo di
consultore presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. Professore
emerito della Gregoriana dal 1998, tra le sue più importanti pubblicazioni
resta l’ultimo suo libro, pubblicato nel 2002 con il titolo: “Christianity and
the Religions: from Confrontation to Dialogue”. (S.C.)
È morto eugenio garin,
uno dei padri della filosofia contemporanea.
Direttore della rivista
‘rinascimento’ e autore di LIBRI di NOTevole
importanza, aveva
insegnato alle università di firenze e cagliari
FIRENZE. = Si è spento nel
pomeriggio di ieri, nella sua abitazione fiorentina dove già viveva da molti
anni, Eugenio Garin, uno dei padri della filosofia contemporanea, nato a Rieti
nel 1909. Ad assistere Garin nei suoi ultimi giorni, solo gli allievi ed i suoi
collaboratori: la moglie Maria era scomparsa nel 1998. La notizia giunge solo
ora, a causa dell’intenzione degli allievi, che hanno scelto di comunicare
l’avvenimento solamente ad esequie avvenute. Dopo essersi laureato in Filosofia
nel 1929, dal 1931 Eugenio Garin aveva insegnato nei licei scientifici di
Palermo e Firenze, per poi passare alla cattedra universitaria di Filosofia morale
e di Storia della filosofia nelle Università di Cagliari e Firenze. Dal 1974 al
1984, ha insegnato Storia del pensiero del Rinascimento presso la Scuola
Normale di Pisa, di cui era professore emerito. Accademico dei Lincei, oltre ad
essere stato direttore della rivista “Rinascimento”, tra le sue opere -
capisaldi della storiografia internazionale – si annoverano “L’umanesimo
italiano”, “Medioevo e Rinascimento”, “La cultura filosofica del Rinascimento
italiano”, “Rinascita e rivoluzione”, “Cronache di filosofia italiana”,
“Intellettuali italiani del ventesimo secolo”. (S.C.)
la
chiesa del cile ORGANIZZA una raccolta di fondi in favore delle vittime
del maremoto nel Sud-est
asiatico. attivato anche un conto corrente,
in favore dI caritas
internationalis
Santiago
del Cile. = La Chiesa cilena ha
indetto una raccolta di fondi in tutte le parrocchie della nazione in aiuto
delle vittime del maremoto dello scorso 26 dicembre in Sri Lanka, India,
Indonesia, Tailandia, Malesia, Maldive, Myanmar, Bangladesh e Somalia. La
colletta si protrarrà per tutto il mese di gennaio. Caritas Cile ha attivato un
conto corrente presso la Banca del Cile (000-00117-01). Il ricavato sarà
trasmesso alla Caritas Internationalis. La colletta cilena si unisce
alla catena di solidarietà organizzata da Caritas India e Caritas Sri Lanka
allo scopo di coordinare gli interventi e poter offrire risposte immediate alle
necessità più urgenti degli scampati. Nell’eventualità che possano prodursi
nuovi maremoti, Caritas India e Caritas Sri Lanka stanno lavorando
all’evacuazione ed al soccorso delle persone che si trovano ancora nelle zone
colpite. Sono state sfollate nella diocesi di Guntur circa 10 mila persone,
tuttora alloggiate nelle parrocchie. Più di 9 mila persone sono alloggiate
nella diocesi di Nellore, dove quasi una ventina di paesi sono sommersi, e 8
mila persone nella diocesi di Vijayawad, con 17 paesi sommersi. (S.C.)
educare guardando a
maria: all’UNIVERSITA’ salesiana, una conferenza
per presentare il ruolo
della madonna, non solo discepola
ma anche educatrice di
Gesù, prima, e dell’umanità, poi
ROMA. = “Il coraggio di educare
alla scuola di Maria” è il titolo della Conferenza organizzata dalla Pontificia
facoltà di Scienze dell'educazione Auxilium, che termina oggi al Salesianum
di Roma. “La realizzazione di questo convegno – afferma la Superiora generale
dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Antonia Colombo -
intende promuovere l’approfondimento ed il rilancio dell’educazione mariana,
nell’ottica di un’educazione integrale”. Lo spirito del Convegno è stato quello
di reinterpretare la devozione per la Madonna come un “aiuto per l'uomo in
cammino verso la conquista della sua pienezza” e presentare Maria non solo come
discepola, ma anche educatrice di Gesù, prima, e dell’umanità, poi. Circa 250 i
partecipanti, tra suore e laici provenienti dai cinque continenti, oltre che
relatori esperti in teologia, antropologia e pedagogia. “Il ruolo di Maria,
come di tutte le madri”, ha osservato suor Marchi, relatrice alla Conferenza,
“non si esaurisce con la gravidanza e la nascita del figlio, ma prosegue nel
compito di farlo diventare persona umana adulta, soggetto consapevole e libero
dell'esistenza”. “Nella tradizione cristiana – secondo quanto emerso
dall’intervento di sor Marcella Farina – Maria emerge come discepola del Figlio,
sua compagna generosa nell'opera di salvezza”. In particolar, “Maria si rivela
grande nella accettazione gioiosa del suo essere creatura, cioè nel suo senso
della vita, e accoglie liberamente il progetto di Dio sulla propria vita e lo
porta a pieno compimento, impegnando tutte le sue risorse personali: questo è
il suo senso di responsabilità”. (S.C.)
a ragusa, fino al 31 dicembre,
Il Convegno nazionale di pax christi,
dal tema: “mediterraneo –
mare di mezzo, babele o pentecoste?”.
il coordinatore nazionale,
tonino dEll’olio: “non la separazione garantirà la pace, ma il dialogo; Ci
auguriamo che il Mediterraneo sia ‘presidiato’ da un clima di dialogo e non
dalla forza delle armi”
RAGUSA.
= “Mediterraneo – mare di mezzo, Babele o Pentecoste?”. Con questo titolo è
iniziato ieri a Ragusa il Convegno nazionale di Pax Christi Italia, che durerà
fino a domani 31 dicembre. “La Sicilia, dove quest’anno si svolge il nostro
Convegno – ha spiegato il coordinatore nazionale, Tonino Dell’Olio – è terra di
confine”: una zona con una “vocazione al dialogo con i popoli del Mediterraneo
che può diventare modello per l’Italia e per l’Europa”. Il convegno – ha
aggiunto – “si pone in continuità con la campagna lanciata tempo addietro da
Pax Christi, ‘ponti e non muri’, per fermare la costruzione del muro in
Cisgiordania: non la separazione garantirà la pace, ma il dialogo. Ci auguriamo
che il Mediterraneo sia ‘presidiato’ da un clima di dialogo e non dalla forza
delle armi”, ha affermato Dell’Olio. Il Convegno nazionale di Pax Christi
Italia terminerà con la marcia per la pace di fine anno, organizzata in
collaborazione con la diocesi di Ragusa, la Caritas Italiana e l’Ufficio
Problemi sociali e lavoro, giustizia e pace della Conferenza episcopale italiana.
Tema di questa 37. ma edizione, quello indicato dal Santo Padre per la Giornata
mondiale della pace del primo gennaio 2005: “Non lasciarti vincere dal male, ma
vinci con il bene il male” (Rm 12, 21). (S.C.)
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30 dicembre 2004
- A cura di Roberta Moretti e Rita
Anaclerio -
Continua
il triste bilancio di sangue in Iraq. Venticinque guerriglieri sono stati
uccisi ieri dalle forze americane, mentre oggi un convoglio USA è stato investito
dall’esplosione di un ordigno. Al centro dell’attenzione rimane comunque il
tema della sicurezza, in prossimità delle elezioni in Iraq. Nuovo arresto tra
le fila di al Zarqawi. Il servizio di Rita Anaclerio:
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C’è fermento nei Paesi
mediorientali, in vista delle elezioni del prossimo 30 gennaio. E’ stata
fissata, infatti, per il 6 dello stesso mese ad Amman, la riunione dei ministri
degli Esteri dei Paesi confinanti il territorio iracheno. A darne notizia è il
ministro degli Esteri giordano, Hani Moulki. Potrebbe boicottare l’incontro il
ministro iraniano Kamal Kharazi, a causa delle accuse di ingerenza negli affari
iracheni rivoltagli dal re di Giordania. Questa conferenza permetterà di
valutare, tra le altre cose, la situazione della sicurezza in Iraq e dei Paesi limitrofi
in vista delle elezioni. Su questo tema si è espresso anche il presidente americano
George W. Bush, il quale ha affermando che la sua amministrazione farà tutto
quanto in suo potere per garantire un clima di sicurezza. Intanto, ancora una
giornata di sangue in Iraq. Un ordigno è scoppiato oggi nel distretto di Hourrajab,
nella parte sud di Baghdad, al passaggio di un convoglio militare USA.
L’esplosione ha distrutto tre jeep delle forze americane. A riferirlo, testimoni
locali anche se non si hanno ancora informazioni di eventuali vittime o feriti.
E’ stato confermato, inoltre, che le forze americane hanno ucciso ieri in
combattimento 25 guerriglieri a Mosul. Nello scontro, è morto anche un soldato americano.
Ancora incerta la sorte dei due uomini d’affari libanesi sequestrati ieri nella
capitale irachena bagnata, inoltre, dal sangue di quattro funzionari della sicurezza
e dell’esercito e di un poliziotto, uccisi in due agguati separati avvenuti a Baghdad
e Baquba. Buone notizie, invece, sul fronte delle operazioni antiterroristiche.
Il governo iracheno ha annunciato l’arresto di un membro eminente della
rete al Zarqawi, un iracheno di 26 anni, responsabile dei contatti con la rete
di al Qaida di Osama bin Laden.
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Si è tenuta a Roma, a Villa
Madama, la conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi. Gli aiuti umanitari per la tragedia nel Sudest asiatico, la finanziaria
e il patto di stabilità sono alcuni dei punti toccati dal premier. Il servizio
di Rita Anaclerio:
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Il maremoto in Asia è ormai “una
sfida globale alla solidarietà umana”. Con queste parole il presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi ha aperto la conferenza stampa di fine anno, che si
è svolta oggi a Villa Madama. E’ stata l’occasione, per il premier, di fare un
primo bilancio degli interventi italiani nelle zone colpite dal maremoto.
L’Italia – ha sottolineato Berlusconi – si è attivata da subito. Già la sera
del 26 dicembre, sono decollati due aerei da Milano e Roma. Finora ci sono
stati 31 voli per il ponte aereo e sono 3.900 le persone riportate in Italia di
cui 195 sono straniere”. Berlusconi ha fornito ancora cifre per illustrare
l’azione dell’Italia nelle zone colpite dal disastro. “Attualmente, sono oltre
60 i funzionari dei vari Ministeri attivi nella zona.
L’Italia ha anche predisposto tre ospedali da campo che sono già attivi”. Stando alle parole del premier, il governo
studierà inoltre l’ipotesi di ampliare gli sgravi fiscali nel caso di adozioni
a distanza vista la tragedia che ha colpito il Sudest asiatico. Altro punto
fondamentale toccato alla conferenza stampa è stata l’approvazione da parte del
Senato della legge Finanziaria. “Credo che il 2005 possa essere l’anno della
svolta. Il governo sta lavorando ad un provvedimento detto ‘di competitività’,
che tende a sostenere l’attività delle imprese, le esportazioni e i consumi”.
Non è mancata, infine, l’accusa di “atteggiamento anti-italiano” che il premier
ha rivolto al centrosinistra a causa degli interventi, presso i commissari dell’Unione Europea, per contrastare le richieste che
il governo italiano sta facendo per modificare in meglio il Patto di stabilità.
Patto che – ha precisato il premier – senza dubbio ha funzionato per la
stabilità ma non per la crescita. L’Europa ha avuto una crescita che è la metà
di quella degli USA e un quarto di Paesi come la Cina. C’è quindi qualcosa che
non funziona”.
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Ancora crisi politica in
Ucraina. La Corte suprema di Kiev ha respinto i primi tre ricorsi presentati
dal candidato filo-russo, Viktor Yanukovic, contro il ballottaggio presidenziale
di domenica scorsa, vinto secondo i dati ufficiali dal leader dell’opposizione
filo-occidentale, Viktor Yushchenko. Ieri, i sostenitori del neopresidente
avevano assediato l’edificio del governo di Kiev, dov’era in programma un Consiglio
dei ministri presieduto dal premier Yanukovic. Ma il leader dell’opposizione
pensa già di affidare la guida dell’esecutivo alla “pasionaria” della
rivoluzione arancione, Julia Timoshenko.
Accordo in Medio Oriente. Il
capo dell’opposizione laburista, Shimon Peres, sarà “vice del primo ministro”
nel gabinetto guidato dal premier israeliano, Ariel Sharon. Lo ha annunciato
questa mattina l’Ufficio del capo del partito conservatore Likud. La carica di
“vice del premier” aggira la legge fondamentale dello Stato ebraico che prevede
soltanto il ruolo di “vice premier”, attualmente ricoperto dal conservatore,
Ehud Olmert. L’accordo rimuove l’ultimo ostacolo al varo di un governo di unità
nazionale, che dovrebbe portare avanti il progressivo ritiro delle truppe
israeliane dalla Striscia di Gaza. E proprio nel campo profughi di Khan Younis,
nel settore meridionale della Striscia, ieri 5 palestinesi sono stati uccisi in
un’incursione delle forze israeliane.
Si riaccende la tensione in
Arabia Saudita. Sette militanti islamici sono morti la scorsa notte in un raid
della polizia a Ryad. Gli uomini sarebbero legati alle due autobombe esplose
ieri nel centro della capitale, accanto al Ministero degli interni e ad una
base delle forze speciali saudite senza provocare vittime. Durante l’incursione
di stanotte sono rimasti gravemente feriti quattro agenti della sicurezza.
Sono stati arrestati i tre
uomini che la notte di Natale avrebbero ucciso suor Christiane Philippon,
missionaria della Congregazione di Nostra Signora degli Apostoli che da 20 anni
operava in Ciad. I fermati rischiano la pena di morte e attualmente si trovano
agli arresti presso la Gendarmeria nazionale nella capitale, in attesa di
essere chiamati a deporre di fronte al giudice. Suor Philippon è stata uccisa
in un’imboscata sulla strada tra N’Djamena e Sahr, nel sud del Paese.
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