RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
364 - Testo della trasmissione mercoledì
29 dicembre 2004
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
“Dare di più a chi ha avuto di
meno”: convegno dei Salesiani in corso a Frascati fino al 30 dicembre
Veglia di preghiera la notte di
Capodanno nella cattedrale di Termoli
La violenza insanguina
ancora l’Iraq. Un nuovo attentato nella notte a Baghdad ha causato una trentina
di vittime
Nuove
tensioni in Ucraina
Insediato
il nuovo governo romeno
Italia:
via libera definitivo del Senato alla manovra finanziaria 2005.
29 dicembre 2004
IL PENSIERO ED IL CUORE DI GIOVANNI PAOLO II
ACCANTO ALLE POPOLAZIONI COLPITE
DAL MAREMOTO:
L’ULTIMA UDIENZA GENERALE DI QUESTO ANNO 2004
Il pensiero ed il cuore di Giovanni Paolo II accanto alle popolazioni
colpite dal maremoto nel Sud Est asiatico. Parlando stamane alle migliaia di
pellegrini riuniti nell’Aula Paolo VI per l’ultima udienza generale di questo
anno 2004, il Papa ha rivolto un accorato appello alla solidarietà verso milioni
di persone sofferenti per questa tragedia. Il servizio di Roberta Gisotti:
**********
“Un’immane catastrofe, che
ha colpito in particolare l’India, l’Indonesia, lo Sri Lanka e la Thailandia” e
di cui “le notizie che continuano a giungere dall’Asia mostrano sempre più la
vastità”. Giovanni Paolo II, fortemente in pena per la tragedia che ha investito
il Sud Est asiatico, ha invitato “tutti i credenti e gli uomini di buona
volontà” “nel clima natalizio di questi giorni” “a contribuire generosamente a
questa grande opera di solidarietà verso popolazioni già duramente provate ed
esposte ora al rischio di epidemie”. Il Santo Padre ha sottolineato “che la
comunità internazionale e molte organizzazioni umanitarie si sono rapidamente
mobilitate per i soccorsi” e che “così stanno facendo anche numerose
istituzioni caritative della Chiesa.” Da parte sua, ha assicurato di essere
“vicino con l’affetto e la preghiera” alle popolazioni colpite, “specialmente a
quanti sono feriti e senza tetto”, affidando “alla misericordia divina le
innumerevoli persone che hanno perso la vita”.
Il Papa ha poi rivolto un altro importante invito nell’ambito della sua
catechesi dedicata oggi al mistero dell’Incarnazione:
“Continuiamo a sostare davanti al Presepe”.
Soffermiamoci, dunque, davanti al Presepe perché “in questa tradizionale
rappresentazione della Natività l’eterno e onnipotente Creatore” ci parla
attraverso Suo Figlio, “Signore dell’Universo che si è fatto bambino per
incontrare l’uomo”. La riflessione del Santo Padre è partita dalla Lettera agli
Ebrei: “Molte volte e in diversi modi Dio ha parlato ai nostri Padri per mezzo
dei profeti; oggi, invece, parla a noi per mezzo del Figlio”. Nella Notte Santa
Iddio ha dunque rivolto “all’umanità di ogni tempo e luogo la sua definitiva
Parola di salvezza.” “Il Figlio unigenito del Padre facendosi uomo ha posto la
sua dimora tra noi. A Lui apriamo le porte del cuore, perché ci accompagni ora
e lungo tutto l’anno che tra poco inizierà”: questo l’augurio finale di
Giovanni Paolo II.
**********
Sono state 48 le Udienze generali in questo Anno 2004. E in queste
occasioni Giovanni Paolo II ha ricevuto oltre mezzo milione di pellegrini
(504.600), ai quali aggiungere: altri 200 mila fedeli (197.200) accolti nelle
Udienze speciali; più di mezzo milione (523.000), che hanno partecipato alle
celebrazioni liturgiche ed oltre 1 milione (1.007.000), che hanno assistito
alle recite dell’Angelus e del Regina Coeli. In tutto 2 milioni e 231.800
persone, che hanno potuto beneficiare nel corso del 2004 di un incontro
pubblico con il Santo Padre.
Da rilevare ancora che in 26 anni di pontificato il Santo Padre ha tenuto
1160 Udienze generali, ricevendo oltre 17 milioni e 600 mila fedeli
(17.642.800).
TUTTA LA
CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI PARTECIPA
AL DOLORE
ED ALLA SOFFERENZA DELLE POPOLAZIONI COLPITE DAL MAREMOTO:
CON QUESTE PAROLE IL CARDINALE SEPE ASSICURA
PREGHIERA E AIUTI
Tutta la Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli partecipa a questo drammatico evento, al dolore
ed alla sofferenza delle popolazioni colpite dal terribile maremoto: con queste
parole il cardinale Sepe, prefetto
della Congregazione stessa ha assicurato la preghiera e ha spiegato che
attraverso le realtà ecclesiali locali si sta operando per poter organizzare
aiuti concreti. Ma ascoltiamo il cardinale Sepe, nell’intervista di Fabio Colagrande:
**********
R. – Stiamo ricevendo notizie
continuamente attraverso fax, e-mail e telefonate che vengono soprattutto dalle
nunziature apostoliche di questi Paesi, ma anche dai singoli vescovi e spesso
anche dai missionari: sono loro che ci descrivono una situazione catastrofica
che purtroppo continua a peggiorare. Devo dire che i missionari sono i primi ad
impegnarsi a soccorrere. Le chiese, gli istituti religiosi, le scuole
cattoliche che sono state risparmiate dal maremoto, sono ora diventate case di
accoglienza per i tanti rifugiati, feriti, eccetera.
D. – C’è qualche episodio che
l’ha colpita in maniera particolare?
R. – Soprattutto alcune chiese
che celebravano, di domenica, le funzioni liturgiche: è arrivata quell’onda che
li ha completamente travolti e ancora adesso non si sa che fine abbiano potuto
fare.
D. – Eminenza, quali riflessioni
spirituali suscita una catastrofe di queste proporzioni che a poche ore dal
Natale ha colpito popolazioni già duramente provate?
R. – C’è l’uomo che di fronte a
questa catastrofe si sente veramente debole, impotente. Questo deve farci
riflettere sulla presenza e sulla provvidenza di un Dio che, se permette certe
situazioni, poi ne sa trarre anche del bene. Direi che dobbiamo ricorrere un
po’ alle nostre virtù, le nostre virtù teologali. La fede deve essere
rinsaldata nell’amore e nella misericordia di Dio che sa trarre dal male anche
il bene. La speranza, proprio in base a questa fede, non si avvilisce e cerca
di realizzare quanto più sia possibile per soccorrere i fratelli, a qualunque
fede appartengano, a qualunque classe sociale, a qualunque tribù o casta
facciano parte.
**********
RINUNCE E NOMINE
Il
Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di
San Antonio (U.S.A.), presentata da monsignor Patrick F. Flores, in conformità
al canone 401 §1 del Codice di Diritto Canonico. E ha nominato al suo posto
monsignor José Horacio Gomez, finora vescovo titolare di Belali ed Ausiliare di
Denver.
Inoltre,
sempre negli Stati Uniti, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo di La
Crosse (USA) monsignor Jerome E.
Listecki, finora vescovo titolare di Nara ed ausiliare dell’Arcidiocesi di
Chicago; ha
nominato vescovo della diocesi di Saginaw monsignor Robert James Carlson,
finora Vescovo di Sioux Falls.
In Brasile il Papa ha nominato
vescovo di Macapá monsignor Pedro José Conti, finora vescovo di Santíssima
Conceição do Araguaia.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo "Contribuire generosamente alla grande opera di
solidarietà verso le popolazioni colpite dall'immane catastrofe in Asia":
all'Udienza generale Giovanni Paolo II affida alla misericordia divina le
innumerevoli persone, che hanno perso la vita e manifesta la sua vicinanza con
l'affetto e la preghiera ai feriti e ai senzatetto.
Nelle
estere, l'esaustivo ragguaglio sui tanti aspetti della terrificante tragedia.
Sempre
in prima, un articolo di Alberto Migone dal titolo "Gli 'strumenti' fondamentali
per costruire la pace": il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale.
Nelle
vaticane, la catechesi e la cronaca dell'Udienza generale.
Una
pagina dedicata alla celebrazione del Natale nelle Diocesi italiane.
Un
articolo di Gabriele Nicolò ad un anno dal brutale assassinio dell'arcivescovo
Courtney, Nunzio Apostolico in Burundi.
Nelle
estere, in rilievo anche l'Iraq: 28 morti, a Baghdad, nell'esplosione in un'abitazione
minata con cariche di dinamite.
Nella
pagina culturale, in apertura un articolo di Vittorino Grossi dal titolo
"Sant'Agostino nella cultura d'oggi": i convegni per il 1650
anniversario della nascita del Vescovo di Ippona.
Nelle
pagine italiane, in primo piano un articolo che pone l'accento, anzitutto,
sull'angoscia dei congiunti delle persone disperse nel Sud-Est dell'Asia in
seguito al maremoto.
=======ooo=======
29
dicembre 2004
SEMPRE DRAMMATICA LA SITUAZIONE NEL SUD-EST
ASIATICO,
COLPITO DOMENICA DAL VIOLENTO MAREMOTO,
CHE HA SEMINATO MORTE E
DISTRUZIONE.
L’ULTIMO BILANCIO PROVVISORIO PARLA DI 70 MILA
VITTIME
- Con noi suor Ursula Pinto, padre Michele Catalano
e padre Gustav Roosen -
Cresce di ora
in ora il bilancio delle vittime del maremoto che domenica ha devastato
l’Oceano Indiano, dal sud-est asiatico fino alle coste dell’Africa orientale.
Al momento si parla di quasi settantamila morti, ma autorità ed esperti
avvertono come occorra prepararsi ormai ad un computo finale di quasi centomila
unità. Secondo il capo dell’Ufficio dell’ONU per il coordinamento degli aiuti
umanitari per l’Indonesia, Michael Elmquist, ad esempio, il bilancio dei morti
nella provincia indonesiana di Aceh potrebbe essere di 50-80 mila morti. Mentre
proseguono febbrili i soccorsi internazionali, nelle diverse aree si delinea
con sempre maggiore chiarezza l’orrore lasciato dalla furia dello “tsunami”. A
Meulaboh, una città della provincia indonesiana di Aceh, a 150 km
dall’epicentro del sisma, l’esercito ha trovato almeno 3.400 corpi senza vita,
che si aggiungono ai 32.800 morti già confermati dal governo di Giakarta. In
Thailandia le vittime sono salite a 1.657, ma ci sono ancora 4.100 dispersi.
Duramente provata anche l’India, con oltre 11.000 vittime, e lo Sri Lanka, con
oltre 18.000. La macchina degli aiuti internazionali, intanto, ha dimostrato
sollecitudine e generosità. Il Regno Unito sbloccherà 15 milioni di sterline,
pari ad oltre 21,3 milioni di euro, per gli aiuti alle vittime del maremoto.
Gli Stati Uniti metteranno a disposizione circa 40 milioni di dollari. Arabia
Saudita, Kuwait e Qatar, tre ricche monarchie del Golfo, che ospitano
importanti comunità di immigrati dal sud asiatico, hanno annunciato aiuti per
complessivi 22 milioni di dollari. Italia, Francia, Russia, Spagna, India,
Turchia, Giappone, agenzie ONU e Croce rossa Internazionale, inoltre, si sono
preoccupati di inviare personale medico, medicinali e generi di prima
necessità. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
**********
Mentre la macchina degli aiuti
internazionali si è messa in modo, migliaia di sfollati in India, sulle Isole
Andamane e Sri Lanka sono da tre giorni senza acqua e cibo. Particolarmente
drammatica è la situazione in Sri Lanka, dove molti villaggi costieri sono
ancora inaccessibili ai soccorsi. Il governo di Colombo, che ha ammesso di
essere del tutto impreparato ad un’emergenza umanitaria così grave, ha
mobilitato esercito ed aviazione che, con l’utilizzo di aerei da combattimenti,
hanno lanciato acqua e cibo ai superstiti. Alcuni convogli militari sono
partiti anche per il Nord e per l’Est del Paese, le regioni controllate dai
ribelli delle Tigri Tamil, cui la presidente cingalese Kumaratunga ha chiesto
di collaborare alle operazioni. I team di soccorso provenienti da Francia,
Russia, India, Spagna, Turchia, Giappone e quelli delle Nazioni Unite e della
Croce Rossa Internazionale sono arrivati a Colombo. Il PAM ha già distribuito
168 tonnellate di cibo in 12 distretti. Manca però il personale medico. Tre ospedali
sulla costa orientali sono andati completamente distrutti dalle ondate. C’è
però una buona notizia: i soccorritori hanno ritrovato su una striscia di terra
3 mila abitanti di un villaggio di pescatori, nel distretto di Ampara, il più
colpito: si credeva fossero scomparsi.
L’India, invece, per ora ha
rifiutato gli aiuti internazionali, a parte quelli della Croce Rossa
Internazionale. Ma la situazione nelle Isole Andamane e di Nikobar è ancora
allarmante: elicotteri dell’esercito hanno organizzato un ponte aereo per
portare cibo ed acqua, ma alcune isole del vasto arcipelago, popolato da oltre
300 mila abitanti, non sono ancora state raggiunte.
Da Goa, per la Radio Vaticana,
Maria Grazia Coggiola.
**********
Proprio
in India ed in Sri Lanka, il maremoto di domenica ha sommerso anche alcuni luoghi
di culto cristiani, affollati di fedeli. Trecento parrocchiani della diocesi di
Jaffa, nel nord dello Sri Lanka, hanno perso la vita durante la Messa. Circa mille
pellegrini, poi, sono morti nel santuario mariano di Vailankanni, nello Stato
indiano del Tamil Nadu. Andrea Sarubbi ha raccolto la testimonianza di suor
Ursula Pinto, superiora regionale delle Missionarie dell’Immacolata ad Hyderabad:
*********
R. - Abbiamo sentito che l’acqua
è venuta dentro il Santuario dove c’era tanta gente, tanti pellegrini. L’altro
giorno si diceva che erano morte 2 mila persone, ma adesso stanno trovando
altri corpi, non conteggiati prima, e ieri sera ho sentito che forse le vittime
sarebbero più di 3.500. Tanti di loro erano pellegrini. I superstiti hanno
detto che non pensavano che l’acqua venisse con quella forza e che non c’era
possibilità di fuggire.
D. - Suor Ursula, le missionarie
dell’Immacolata stanno partecipando attivamente ai soccorsi…
R. – Non appena appresa la
notizia della tragedia, le nostre consorelle si sono recate a Kolacel e a
Manakuri. Hanno visto tanta gente senza casa, rifugiata nelle chiese, negli
ospedali e nelle scuole. Il giorno dopo sono ritornate ed hanno portato
all’ospedale diverse persone. Da ieri hanno cominciato un lavoro di assistenza
medica, in collaborazione con agenzie locali di volontariato. Un gruppo di suore
va in ospedale al mattino, un altro di pomeriggio.
D. – Cosa vi raccontano? Come
sta la popolazione?
R. – La popolazione sta vivendo
questi momenti in maniera drammatica. Hanno bisogno di ogni tipo di aiuto:
materiale, spirituale e psicologico perché sono rimasti traumatizzati. Ieri le
nostre consorelle hanno sentito che altri corpi stavano tornando a riva. Il
numero di morti è così alto che non si riesce nemmeno a seppellirli
singolarmente, con un funerale. Vengono messi tutti nella stessa tomba.
*********
Sentiamo ora la testimonianza da
Colombo del missionario gesuita, padre Michele Catalano, al microfono di
Francesca Sabatinelli:
**********
R. – Si parla di circa 25 mila
morti e di circa un milione di persone che hanno perduto la casa. Ma,
purtroppo, il numero dei morti continua a salire. Quelli che sono stati colpiti
dal maremoto sono attoniti, spaventati, non reagiscono perché non hanno più
nulla e non hanno un posto dove poter tornare. C’è anche da dire che, però, che
nella regione c’è stata una risposta enorme: tanta gente ha dimostrato una
grande generosità, tanti gruppi e tante associazioni si stanno adoperando per la
raccolta di cibo e di acqua. Si teme che la seconda “ondata” di questa tragedia
sia quella relativa alle malattie e alle epidemie, come il colera.
D. – Padre Catalano, lei è
andato nelle zone più colpite e quindi le zone costiere…
R. – E’ una cosa incredibile.
Ieri siamo andati nelle zone vicino a Colombo, lungo la costa. Sono zone
completamente distrutte….E’ incredibile. Sulla costa vivono i poveri, i pescatori,
con tanti bambini. Questa ondata li ha travolti. Ci sono tanti bambini che sono
morti.
D. – Gli aiuti governativi, così
come quelli delle ONG, stanno arrivando?
R. – Per adesso gli aiuti sono
soprattutto quelli dei volontari. Gli aiuti vengono distribuiti sulle spiagge,
dove i danni sono stati incredibili. Questa mattina abbiamo caricato e siamo
andati a distribuirli. Noi abbiamo alcuni ragazzi giovani che vengono dalle
Università dell’Inghilterra, dall’Irlanda, dal Canada e sono andati tutti al
campo per aiutare i bambini: per lavare i bambini, dare loro da mangiare, per
intrattenerli, per portare conforto e dare coraggio alle mamme…. La gente,
quando noi andiamo, con il nostro affetto, si riprende e si incoraggia…. Questo
è bello!
**********
Emergenza anche in Thailandia
dove in alcune zone non sono arrivati ancora i soccorsi, come spiega il
missionario padre Gustav Roosen, al microfono di Roberto Piermarini:
**********
R. – Il problema è che ci sono
ancora alcuni posti dove non si è riusciti ad arrivare, perché c’è la melma. In
parecchi posti sono crollate intere costruzioni e la gente è sotto le macerie.
E c’è l’acqua, questo è il problema. Ma c’è stato uno sforzo nazionale. Tutta
la gente contribuisce con quello che può, con i soldi, con i vestiti. Ci sarà
una giornata di preghiera, tutte le religioni insieme, il 31 alle 10.00.
D. – La Thailandia si è quindi
trovata unita di fronte a questa tragedia?
R. – In un modo formidabile.
Hanno raccolto parecchie centinaia di milioni di dollari. Partecipano tutti,
veramente tutti.
**********
IN BURUNDI SI RICORDA OGGI IL
PRIMO ANNIVERSARIO DELL’ASSASSINIO
DEL NUNZIO
APOSTOLICO MONS, MICHEAL COURTNEY
- Intervista con padre Claudio Marano -
Quattro le
vittime ieri a Bujumbura in scontri tra ribelli hutu e governativi. Dunque, in
un Burundi ancora in preda alle violenze, si ricorda oggi il primo anniversario
dell’assassinio del nunzio apostolico mons. Michael Courtney. Il presule venne
ucciso in un agguato a Minago, a 50 chilometri dalla capitale, dove si era
recato per impegni pastorali. Il nunzio è ricordato in Burundi per il suo
coraggio nel difendere la pace in un Paese dilaniato dal decennale conflitto
inter-etnico che ha causato 300 mila morti. Ma cosa ha lasciato mons. Courtney?
Risponde padre Claudio Marano, da molti anni missionario a Bujumbura:
**********
R. – Penso che abbia lasciato l’eredità
di avere avuto il coraggio di dire da che parte è la verità, di dire la voglia
di pace, di riconciliazione che lui aveva e che avevano anche gli altri che
l’avevano come lui e sono morti anche loro. Quindi: la mancanza di paura, cioè
il coraggio estremo di dire le cose e di fare le cose nonostante la difficoltà
di vivere in un Paese dove la guerra può distruggerti in qualunque momento.
Questo penso sia molto importante, soprattutto qui in Africa dove spesso ci si
lascia andare al fatalismo delle situazioni. Dare la vita per gli altri vuol
dire prendere su di sé il peso di tutta questa situazione perché la si vuole
cambiare, a tutti i costi.
D. – Che frutti ha portato la
morte di mons. Courtney in questi mesi, in Burundi?
R. – Nel periodo che è seguito
alla morte di mons. Courtney, dovevano essere portati a termine gli Accordi di
pace; c’era la speranza di avere qui testimoni oculari da tanti Paesi, la
presenza dell’ONU eccetera ... Tutte queste cose, piano piano, nella lentezza
dei cambiamenti di mentalità, tutte queste cose piano piano stanno arrivando.
In questo anno è arrivata l’ONU, sono arrivati 7.000 tra uomini e donne di 35
Paesi, alcuni militari ma soprattutto tanti civili, che stanno aiutando il
Burundi a venirne fuori. In questi anni è iniziato tutto un lungo processo che
porterà al referendum sulla Costituzione e alle elezioni comunali, legislative,
presidenziali. Sono tutte cose molto importanti, anche se non si vede ancora la
fine delle violenze.
D. – Padre Marano, è ancora
lontana la pace in Burundi?
R. – Non è lontana, è vicina.
Però non è di adesso, non è per oggi, non è per domani ...
**********
“MARIA NEL CONCILIO. A 40 ANNI DALLA COSTITUZIONE DOMMATICA
LUMEN GENTIUM”:
TEMA DEL CONVEGNO IN CORSO DA IERI A ROMA,
PRESSO LA PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA
“TERESIANUM”
- Intervista con padre Ermanno Toniolo -
“Maria nel Concilio, a 40 anni
dalla Costituzione dommatica Lumen Gentium” è il tema scelto quest’anno
per il 25.mo Convegno nazionale italiano mariano promosso, da ieri per tre giorni,
dal Centro di cultura “Madre della Chiesa”. L’obiettivo è di rivisitare la
grande dottrina del Concilio Vaticano II sulla Vergine Maria, per vedere i
percorsi che sono stati seguiti, il cammino della Chiesa. Ma quale posto ha
dedicato il Concilio a Maria? Nell’intervista di Giovanni Peduto, lo spiega
padre Ermanno Toniolo promotore del convegno assieme alle Figlie della Chiesa:
**********
R. – Il Concilio su Maria fa una
vera e propria trattazione. Innanzitutto, la pone nel mistero di Cristo e la colloca,
attraverso tutta una filigrana biblica, in una intima partecipazione a tutto il
mistero della salvezza umana operata dal Figlio di Dio fatto carne in lei per
noi. Si parte dal momento dell’Annunciazione fino al grande momento della Croce
dove lei è intimamente, personalmente coinvolta in questa partecipazione
operativa, salvifica per noi. Secondo: il Concilio vuole mettere in luce anche
la sua presenza nella Chiesa, la sua capacità di essere non soltanto con noi,
ma di agire con noi. Perciò, la Vergine Maria viene proposta nel Concilio come
Colei che opera per la Chiesa, insieme con Cristo, il mistero della salvezza
umana ma che nella Chiesa
diventa il modello di come ciascuno di noi deve cooperare alla salvezza di
tutto il mondo, al progetto del Padre che si realizza nella Chiesa e per mezzo
della Chiesa. Poi, il Concilio vede in Maria una tipologia di questa Chiesa:
sposata a Cristo, Vergine fedele, perciò donata interamente a Lui, credente,
obbediente. C’è poi il modello della sua maternità d’amore verso tutta
l’umanità da redimere. In terzo luogo, espone la parte che ha la Chiesa verso
Maria, cioè il culto di Maria: la sua natura, la sua finalità, la sua qualità,
le sue forme espressive, dettando anche delle norme precise sia ai teologi sia
ai predicatori, per poi dire anche a noi, che siamo i fedeli, qual è la vera
devozione che dobbiamo avere verso Maria, imparando da lei nella fede a vivere
il suo mistero e traducendolo in esemplarità vissuta. E il Concilio chiude con
un’apertura interconfessionale: che tutti i cristiani si uniscano insieme, che
formino quasi un blocco d’amore e di preghiera davanti alla Madre perché interceda affinché tutti i popoli del mondo
possano diventare l’unico popolo di Dio.
D. – In questi 40 anni, cosa è
cambiato, quali sviluppi ci sono stati nella dottrina e soprattutto nel culto
mariano?
R. – Possiamo dire che nella
dottrina abbiamo tanti, tanti ventagli, o tante piste. Innanzitutto, la pista
dommatica è stata assunta dal Magistero stesso del Papa. Pensiamo alla sua
grande enciclica mariana “Redemptoris Mater”, dove la fede di Maria è
diventata il cuore portante di tutta la sua esposizione, introducendo quasi
Maria al vertice di questo cammino di fede che ci unisce tutti. Secondo:
l’esegesi, che non ha mai conosciuto una così ampia fioritura come oggi, con
l’impegno a ricercare la figura biblica di Maria, a riproporla così semplice,
così umile e vera a tutti i fedeli. Terzo: l’aspetto liturgico, con la
restaurazione liturgica operata dopo il Concilio da Paolo VI e susseguenti.
Nell’aspetto liturgico veramente c’è una miniera che continua ad essere sempre
più non solo scavata, ma messa a disposizione di tutto il Popolo di Dio non
soltanto per una sua autentica formazione liturgica, ma per una sua autentica
immedesimazione con la Chiesa che prega, che opera e con la Chiesa che si apre
a tutta l’universalità umana. Quindi, possiamo dire che i percorsi sono stati
immensi. Tra questi, ci sono i percorsi ecumenici, con i dialoghi ecumenici che
si sono fatti. Ultimamente, i protestanti con i cattolici hanno affrontato il
tema della figura di Maria. Quindi, possiamo dire che da 40 anni fino adesso,
tutte le piste si sono aperte, in particolare le piste che riguardano la
liturgia, l’esegesi e la spiritualità mariana.
**********
L’INCONTRO
EUROPEO DI TAIZÉ, UN’OPPORTUNITA’ DI COSTRUIRE
LA
PACE DEI CUORI. COSI’ FRÈRE ROGER AI 40 MILA GIOVANI
PRESENTI
AL RADUNO DI LISBONA
-
Intervista con fratel Marek -
“Dio prepara per voi un avvenire di pace, non
di sventura; Dio vuole donarvi un futuro e una speranza”. Duemilaseicento anni
fa il profeta Geremia scriveva queste parole: le stesse che frère Roger, il
fondatore della Comunità di Taizé, ha messo all’inizio della sua lettera
dedicata ai 40 mila giovani che in questi giorni, a Lisbona, stanno
partecipando al tradizionale incontro europeo di fine anno, animato dalla
Comunità. Sul contenuto della lettera, tradotta in 55 lingue di cui 22
asiatiche, il servizio di Alessandro De Carolis:
**********
Una
fede semplice, bontà di cuore, compassione, preghiera umile. E’ l’identikit spirituale
del cristiano, specialmente giovane, che guarda al futuro e più dello scoraggiamento
e dello scetticismo vede prospettarsi un “avvenire di pace”. Moltissimi sono
coloro che oggi aspirano - scrive frère Roger -, “ad un’umanità liberata dalle
minacce di violenza”. Se alcuni “sono in preda all’inquietudine per il futuro e
si sentono immobilizzati, ci sono anche, in tutto il mondo, giovani capaci di
inventiva e di creatività”. E sono numerosi e attivi - osserva il fondatore di
Taizé - perché hanno scoperto “che Dio non ci ha creato per essere passivi”.
Per loro – aggiunge - “la vita non è soggetta alla fatalità del destino” e
dunque “cercano, con tutta la loro anima, di preparare un avvenire di pace e
non di sventura”.
Frère
Roger si dice meravigliato, nella sua lettera, da come questi giovani siano
capaci di preghiera. “La preghiera – afferma - non allontana dalle preoccupazioni
del mondo. Al contrario, non c’è nulla di più responsabile della preghiera: più
si vive una preghiera umile e semplice, più si è portati ad amare ed a
manifestarlo con la propria vita”: lo dimostra il fatto - riconosce frère Roger
- che alcuni di questi giovani “sono portatori di pace laddove ci sono
situazioni di crisi e di contrasto”. La loro forza – spiega - “è una
semplicissima fiducia in Dio, uno slancio di fiducia indispensabile,
incessantemente ripreso durante tutta la vita”, che li aiuta quando
inevitabilmente si attraversa una fase di incertezza. “Alcuni – scrive - fanno
questa sorprendente scoperta: l’amore di Dio può sbocciare anche in un cuore
attraversato dal dubbio”. Al fondo, è necessario avere uno “spirito di semplicità”,
che non pretenda di capire tutto di ogni aspetto della fede, ma che abbia in
cuore la compassione per “alleviare le sofferenze dove c’è la malattia, la povertà,
la fame …”. Una semplicità - si legge nella lettera - che ha un
modello preciso: i bambini. Inoltre, un altro aspetto importante, portato da
Cristo sulla terra, è la comunione, che frère Roger definisce uno “dei nomi più
belli della Chiesa”. Oggi “è urgente ristabilire una comunione”. In essa -
conclude il fondatore di Taizé - “non vi possono essere rigidità reciproche, ma
solamente la limpidezza, la bontà del cuore, la compassione … che si aprono le
porte della santità”.
**********
Preparare
i giovani ad essere portatori di pace e di riconciliazione là dove vivono,
resistere ad una spirale della tristezza, rendere accessibili le sorgenti di
fiducia: ecco dunque alcuni degli obiettivi degli incontri di Taizé. Un impegno
riconosciuto anche dall’UNESCO, che nel 1988 ha insignito frère Roger del
Premio di educazione alla pace. Un impegno reso visibile dalle preghiere e dai
canti che da due giorni si levano inusualmente tra pilastri manuelini e le
decorazioni con i tradizionali azulejos della Fiera di Lisbona. Per un aggiornamento
sull’andamento del raduno, il racconto di fratel Marek raggiunto
telefonicamente nella capitale portoghese da Alessandro De Carolis:
**********
R. – Ieri sera, frère Roger ha salutato
i giovani arrivati da ogni parte d’Europa e ha tenuto una breve meditazione sul
senso del nostro incontro: siamo venuti qui proprio per cercare la pace ma – ha
sottolineato – la pace che cerchiamo è soprattutto interiore, è la pace del
cuore. Ha quindi invitato i giovani a partecipare a questo incontro in un modo
profondo, spirituale, per cogliere l’opportunità di scoprire, attraverso
l’amore di Cristo, la sorgente di speranza che Dio offre ad ogni uomo.
D. – Avete avuto modo di parlare
dell’immane tragedia che sta accadendo nel Sudest asiatico?
R. – Certamente, questi eventi
sono molto forti e scioccanti per noi tutti. Abbiamo iniziato la preghiera
della sera ricordando questa tragedia. Abbiamo pregato per tutte le persone che
soffrono, per le vittime e per i congiunti delle vittime.
**********
=======ooo=======
29
dicembre 2004
“SCORGERE LA PRESENZA PARTICOLARE DI DIO NEI RAGAZZI
PIU’ LONTANI E PIU’ IN
DIFFICOLTÀ”.
E’ L’INVITO DI DON CARLO FILIPPIN, MEMBRO DELLA CONFERENZA
DEGLI
ISPETTORI SALESIANI D’ITALIA, AL CONVEGNO DELLA FEDERAZIONE SERVIZI
CIVILI
E SOCIALI - CENTRO NAZIONALE OPERE SALESIANE,
IN
CORSO A FRASCATI FINO AL 30 DICEMBRE
FRASCATI.
= “I destinatari privilegiati sono i giovani con forti segni di disagio, quelli
in cui si sommano più forme di povertà. Sono loro la nostra opzione”. Con
queste parole di don Carlo Filippin, referente per il settore del disagio
giovanile della Conferenza degli ispettori
salesiani d’Italia (CISI), si sono aperti i lavori
del Convegno nazionale della Federazione servizi civili e sociali - Centro nazionale opere salesiane (SCS-CNOS), in corso a Frascati dal 27 al 30
dicembre. All’incontro, sul tema “Dare di più a chi ha avuto di meno. Un
ripensamento educativo per un cambio culturale”, partecipano 150 religiosi tra
superiori salesiani, responsabili di oratori, scuole, centri di formazione
professionale, servizi socio-educativi e 70 laici tra educatori, psicologi e
animatori. Don Filippin ha sottolineato la necessità di “scorgere la presenza
particolare di Dio nei ragazzi più lontani, quelli più in difficoltà. Sono
questi, prima degli altri, i giovani di Don Bosco”. Il sacerdote ha messo in
evidenza come oggi nuove forme di disagio bussino alle porte delle opere
salesiane, un disagio che è espressione “dell’offuscamento della speranza,
dello smarrimento, dove la vita perde significato e si diffonde una cultura di
morte, anche tra gli adolescenti”. Non si possono, quindi, dimenticare le nuove
forme di povertà materiale, come la condizione dei disoccupati, dei minori
abusati e degli immigrati. In questo contesto, i Salesiani intendono ribadire
il loro impegno a favore degli ultimi, perché “la nostra identità e la nostra
storia ci spinge a scelte decise, concrete, precise”. “Più un ragazzo è in
difficoltà, più grande è il suo disagio – ha concluso il sacerdote – più è un nostro
ragazzo”. La Federazione SCS/CNOS è
attualmente impegnata in attività di accoglienza e rieducazione di minori in
difficoltà o abbandonati, attraverso 23 centri che svolgono servizi
residenziali, come case-famiglia, comunità di alloggio, 15 centri diurni aggregativi.
Forte il sostegno anche a tossicodipendenti e ragazzi affetti da HIV, attraverso
18 strutture, residenziali e diurne, che svolgono assistenza di vario tipo.
Inoltre, un’attenzione particolare è rivolta al fenomeno delle ‘nuove droghe’
tra preadolescenti e adolescenti, per svolgere attività di prevenzione. (R.M.)
DA OGGI FINO AL 6
GENNAIO, 50 GIOVANI DI TUTTA ITALIA IN PELLEGRINAGGIO
DA MILANO A COLONIA, IN
VISTA DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’
DEL PROSSIMO AGOSTO
- A cura di Roberta
Moretti -
**********
MILANO.
= Parte oggi da Milano il “Pellegrinaggio previo” organizzato dal Servizio nazionale
per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana, con lo scopo
di introdurre un gruppo di giovani ai contenuti e al programma della Giornata
mondiale della gioventù, che si terrà a Colonia il prossimo agosto. Il pellegrinaggio
si snoderà lungo le tappe della traslazione delle reliquie dei Re Magi dal
capoluogo lombardo in terra tedesca, avvenuta nel 1164 per mano
dell’arcivescovo Rinaldo di Dassel, cancelliere imperiale del Barbarossa. Il
gruppo italiano farà tappa a Pavia, Vienne, Colmar e Magonza, per giungere, il
3 gennaio, al duomo di Colonia, dove sono custodite le reliquie. Qui, i
responsabili della pastorale giovanile nazionale saranno ricevuti dal cardinale
Joachim Meisner, arcivescovo della città, e la delegazione si incontrerà con la
comunità italiana e con il console generale. Il giorno seguente, dopo
l’incontro con il comitato per la GMG e la visita agli uffici, si terrà una
celebrazione eucaristica nella chiesa di St. Gereon con il comitato, i volontari
e i giovani di Colonia. Il 5 gennaio la delegazione si trasferirà a Marienfeld,
luogo stabilito per la veglia e l’incontro con il Papa, mentre nel pomeriggio a
Mettmann sarà celebrata la Messa con la comunità italiana. Nel corso della
giornata è prevista anche la visita dei luoghi della GMG di Bonn e Dusseldorf.
Il 6 gennaio, infine, la delegazione parteciperà alla Messa dell’Epifania nella
Chiesa di St. Ursula presieduta da mons. Angelo Comastri, arcivescovo di
Loreto.
***********
ASPETTANDO LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE, IL PRIMO
GENNAIO PROSSIMO,
VEGLIA
DI PREGHIERA LA NOTTE DI CAPODANNO NELLA CATTEDRALE DI TERMOLI, PER “SOSTARE
NEL SILENZIO” E “RINSALDARE LA SPERANZA CHE NEL TEMPO DIO SI FA
PRESENTE,
STA CON NOI OGNI GIORNO”
TERMOLI. = La notte del 31 dicembre la Cattedrale di
Termoli ospiterà una Veglia di preghiera sul tema indicato da Giovanni Paolo II
per la Giornata mondiale della pace del primo gennaio 2005: “Non lasciarti
vincere dal male, ma vinci il bene con il male”. Proposta dagli Uffici
diocesani di pastorale giovanile e vocazionale, la veglia si richiama alla
Marcia della pace di fine anno organizzata lo scorso anno a Termoli dalla
Conferenza episcopale italiana, Pax Christi e Caritas italiana. “La veglia – ha
affermato il responsabile diocesano per la pastorale giovanile, don Sergio
Carafa – vuole essere un invito rivolto ai giovani, ma anche agli adulti, per
concludere l’anno vecchio e iniziare il nuovo pregando il Signore e invocando
da lui il dono della pace, cui ogni uomo anela”. “Vogliamo fermarci a sostare
nel silenzio – ha spiegato il sacerdote – per fare memoria di ciò che è stato
nel corso di quest’anno e rinsaldare la speranza che nel tempo Dio si fa
presente, sta con noi ogni giorno”. Da questa rinnovata consapevolezza “nasce
per noi la gioia dello stare insieme”. (R.M.)
APPUNTAMENTO IL 3 GENNAIO A ROMA, NELLA BASILICA DI SANT’ANDREA DELLA VALLE,
PER LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN RICORDO DI SAN GIUSEPPE MARIA TOMASI DI
LAMPEDUSA, CARDINALE SICILIANO DEL XVII SECOLO,
ROMA. = Sarà il cardinale Francesco Marchisano,
vicario generale per la città del Vaticano, a presiedere lunedì 3 gennaio nella Basilica di S. Andrea della Valle a Roma, la
solenne celebrazione per la festa di San Giuseppe Maria Tomasi. Nato a Licata, nella diocesi di
Agrigento, il 12 Settembre 1649, il Santo era figlio primogenito di Giulio
Tomasi e di Rosalia Traina, principi di Lampedusa e duchi di Palma di
Montechiaro. Abdicati i diritti nobiliari e patrimoniali, entrò nell’Ordine dei
Chierici Regolari Teatini di Palermo e nel Natale del 1673 venne ordinato sacerdote
a Roma. Pubblicò numerose opere bibliche, teologiche e liturgiche, ottenendo
l’appellativo di “Principe
dei liturgisti romani”. Papa Clemente
XI, che ammirava le sue virtù e la sua erudizione, lo fece cardinale nel
1712. Morì, con grande fama di santità, a Roma
il 1 gennaio del 1713. Beatificato da Pio VII nel
1803, nel 1986 fu canonizzato da
Giovanni Paolo II. Le reliquie del suo corpo si venerano nella Basilica di Sant’Andrea della
Valle. La Messa in suo ricordo
sarà accompagnata dal Coro della
Cappella Musicale Liberiana, diretto da mons. Valentino Miserachs, direttore del Pontificio Istituto di
Musica Sacra. Il servizio liturgico sarà affidato al Collegio internazionale
“San Giuseppe Maria Tomasi”. (R.M.)
=======ooo=======
29
dicembre 2004
- A cura di Barbara Castelli -
Esplosione nella notte in un quartiere popolare di
Baghdad, in Iraq. La polizia è stata attirata in un’imboscata, provocando la
morte di poliziotti e civili. Rivendicato, intanto, da al Zarqawi, il tentativo di assassinare il leader
del partito sciita Al-Hakim. Il servizio di Rita Anaclerio:
**********
La potente esplosione che ha fatto questa notte una trentina di
morti nella parte occidentale di Baghdad è stata causata da un’imboscata tesa
alle forze dell’ordine. Lo ha dichiarato un responsabile del ministero
dell'Interno, sulla base dei primi elementi dell’inchiesta. Nel cuore della notte, infatti, i poliziotti
stavano effettuando un raid all’interno di un’abitazione nella quale, secondo
una soffiata anonima, si nascondeva un militante quando una violenta esplosione
li ha sorpresi. Un intero quartiere sconvolto: 30 le persone che hanno perso la
vita, 25 i feriti e almeno 6 le abitazioni distrutte. Gli abitanti, nei giorni
scorsi, avevano segnalato che la casa era abitata da cittadini arabi non
iracheni, fra cui un sudanese, ed avevano detto di aver visto circolare
all’interno armi. “Non appena le forze dell’ordine sono entrate nell’abitazione
- ha dichiarato un vicino - il ragazzo sudanese è balzato sul letto e ha
minacciato di far esplodere la casa se l’avessero bloccato”. I vigili del fuoco
stanno portando avanti le operazioni di soccorso e di ricerca. La forza
multinazionale diretta dagli Stati Uniti, intanto, rende noto che la polizia
irachena ha sventato tre tentativi d’attacchi dei ribelli contro commissariati
di Mossul. Senza sosta, quindi, l’attività delle forze dell’ordine che proprio
oggi hanno trovato i corpi di un giovane imprenditore e di una donna dipendenti
di una società americana, uccisi mentre viaggiavano su un camion. Solo nella
giornata di ieri gli attacchi dei guerriglieri in diverse zone della regione,
hanno provocato la morte di 43 persone. In questo costante clima di tensione
continua la campagna intimidatoria di Al Qaeda. Ieri un sito Internet islamico
ha diffuso un comunicato attribuito al gruppo del terrorista Abu Musab al Zarqawi,
che rivendica il tentativo di assassinare il leader del principale partito
sciita dell’Iraq, Abdel Aziz Hakim, promettendogli che “se una freccia lo ha
mancato, ne restano ancora altre”.
**********
Il candidato di Al Fatah alle elezioni
presidenziali palestinesi del prossimo 9 gennaio, Abu Mazen, in un discorso
tenuto ieri a Gerico, ha lanciato un appello all’unità tra i palestinesi,
denunciando “l’ignobile occupazione” israeliana della Cisgiordania e della
striscia di Gaza. Gli islamici di Hamas, invece, che hanno deciso di boicottare
il voto, hanno accusato Abu Mazen di sfruttare illegalmente le strutture
dell’Autorità nazionale palestinese per la propria campagna elettorale. Sul
terreno, intanto, proseguono gli episodi di violenza. Due soldati israeliani sono
stati feriti questa mattina in Cisgiordania da colpi di arma da fuoco sparati
da alcuni palestinesi.
Nuove tensioni in Ucraina. Il
neopresidente, Viktor Yushenko, ha invitato ieri i propri sostenitori a
impedire l’accesso alla sede del governo di Kiev al suo rivale, Viktor Yanukovic,
uscito sconfitto dalla ripetizione del ballottaggio, domenica scorsa. E stamani
alcune centinaia di manifestanti hanno cercato di impedire la riunione del
governo ancora guidato da Yanukovich. Il servizio di Giancarlo La Vella:
**********
Continua
il faccia a faccia tra i due leader esponenti di un Paese ormai spaccato in
due, dopo le roventi polemiche che hanno portato alla ripetizione del ballottaggio
presidenziale. Alle accuse di Yanukovich a Yushenko di avere, di fatto,
realizzato con l’aiuto dei Paesi occidentali un vero e proprio colpo di Stato
con l’invalidazione del primo voto, il nuovo capo dello Stato ha risposto
facendo ancora una volta ricorso alla piazza. Un migliaio di seguaci del leader
filo-occidentale ha bloccato stamattina la sede del governo, impedendo al
premier filo-russo Yanukovic di dirigere la prevista riunione ministeriale.
L’iniziativa era stata caldeggiata dallo stesso Yushenko, che considera ormai
decaduto Yanukovic dalla carica di premier. Ma i ministri, sia pure con
l’assenza di Yanukovich, si sono riuniti ugualmente in un’altra zona di Kiev.
Insomma, la “rivoluzione arancione”, secondo i sostenitori di Yushenko, continua
almeno fino a quando la Commissione elettorale non si pronuncerà sulle
eccezioni del premier al ballottaggio del 26 dicembre scorso che, a suo giudizio,
è stato caratterizzato da grosse infrazioni e nel quale non è stata rispettata
la libera volontà degli elettori. Intanto, si sta vivendo un nuovo giallo, dopo
che la Procura generale ha annunciato ieri di aver aperto un'inchiesta per
suicidio indotto sul decesso del ministro dei trasporti, Heorhiy Kirpa, trovato
morto l’altro ieri per un colpo d’arma da fuoco, e con la pistola accanto,
nella sauna della sua dacia nelle vicinanze della capitale.
**********
I membri del nuovo governo romeno di centro-destra
diretto dal premier Calin Popescu Tariceanu hanno giurato oggi di fronte al
presidente Traian Basescu, nell’ambito di una cerimonia al Palazzo Cotroceni di
Bucarest. Da questo momento, l’esecutivo è ufficialmente in carica, dopo che
ieri sera il Parlamento gli aveva concesso il voto di fiducia con 265 voti
favorevoli e 200 contrari. Il neogoverno romeno, che ha assicurato di
portare il Paese nell’Unione Europea e di combattere la corruzione, è composto da rappresentanti dell’Alleanza di
centro-destra Giustizia e Verità e di altri due piccoli partiti, l’Unione degli
ungheresi e il Partito Umanista.
Ancora alta la tensione in Sudan. Durante un assalto alla città di Ghibaish,
nello Stato confinante del Kordofan occidentale, ribelli del Darfur hanno
assalito la stazione di polizia, uffici della sicurezza e giudiziari, uccidendo
due poliziotti e tre civili. Subito dopo hanno attaccato il villaggio di
Majrour ed ucciso 15 miliziani della Difesa Popolare. L’Unione Africana,
intanto, ha reso noto che il prossimo 10 gennaio verrà firmato l’accordo di
pace definitivo tra il governo del Sudan e l’Esercito di liberazione popolare
del Sudan (SPLA).
Segni di speranza per il processo di pace in Uganda. Secondo quanto
riferiscono fonti della MISNA, l’incontro tra i vertici del sedicente Esercito
di resistenza del signore (LRA) e una delegazione composta da capi tribali e
religiosi del nord del Paese africano si sono svolti oggi in un clima disteso e
sereno. Dal 1986, i ribelli dell’LRA tormentano il nord dell’Uganda e zone
limitrofe dove, finora, secondo stime correnti, hanno ucciso oltre 100.000
persone, sequestrato 25.000 minori e causato da un milione a un milione e mezzo
di sfollati.
La polizia saudita ha ucciso ieri in una sparatoria due sospetti armati
nel centro di Riad. Lo ha annunciato una fonte della sicurezza. Quest’ultima,
tuttavia, non ha precisato se i due fossero nella lista dei 26 militanti più
ricercati, legati ad al Qaeda, la rete terroristica di Osama Bin Laden, che ha
condotto una campagna di attacchi e attentati nel Regno.
Trasferiamoci in Italia. Quarto e ultimo via libera
alla Finanziaria per il 2005. Il Senato, con il voto sulla Finanziaria e sul
disegno di legge sul Bilancio, ha approvato definitivamente la manovra per il
2005 con 164 sì, 72 no e due astenuti.
Le azioni del colosso petrolifero russo Yukos sono state sospese
ieri alla Borsa di Mosca per eccesso di ribasso. Sempre ieri l’agenzia
internazionale Standard & Poor’s ha annunciato di aver tagliato il suo
rating sul debito del gruppo al livello di insolvenza, per il mancato pagamento
degli interessi su un prestito da 1 miliardo di dollari rilasciato da un consorzio
di banche occidentali capeggiato da Societé Generale e Citigroup.
=======ooo=======