RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 364  - Testo della trasmissione mercoledì 29  dicembre 2004

 

Sommario

 

 IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il pensiero ed il cuore di Giovanni Paolo II accanto alle popolazioni colpite dal maremoto: l’ultima udienza generale di questo anno 2004

 

Tutta la Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli partecipa al dolore ed alla sofferenza delle popolazioni colpite dal maremoto: con queste parole il cardinale Sepe assicura preghiera e aiuti. Intervista con il porporato.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sempre drammatica la situazione in molti Paesi del Sudest asiatico, colpito domenica dal violento maremoto. L’ultimo bilancio provvisorio parla di 70 mila vittime. Le testimonianze di suor Ursula Pinto, padre Michele Catalano e padre Gustav Roosen

 

In Burundi si ricorda oggi il primo anniversario dell’assassinio del nunzio apostolico mons. Courtney: la riflessione di padre Marano

 

“Maria nel Concilio. A 40 anni dalla Costituzione dommatica Lumen Gentium”: tema del Convegno in corso da ieri a Roma al “Teresianum”: ce ne parla padre Ermanno Toniolo

 

Ai giovani arrivati a Lisbona da ogni parte d’Europa, frère Roger ha tenuto ieri sera la prima meditazione dell’Incontro di Taizé: ci riferisce fratel Marek.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Dare di più a chi ha avuto di meno”: convegno dei Salesiani in corso a Frascati fino al 30 dicembre

 

50 giovani di tutta Italia in pellegrinaggio da Milano a Colonia, da oggi fino al 6 gennaio, in vista della Giornata mondiale della gioventù del prossimo agosto

 

Veglia di preghiera la notte di Capodanno nella cattedrale di Termoli

 

Il 3 gennaio nella Basilica romana di Sant’Andrea della Valle il ricordo di San Giuseppe Maria Tomasi di Lampedusa, cardinale siciliano del XVII secolo.

 

24 ORE NEL MONDO:

La violenza insanguina ancora l’Iraq. Un nuovo attentato nella notte a Baghdad ha causato una trentina di vittime

 

Nuove tensioni in Ucraina

 

Insediato il nuovo governo romeno

 

Italia: via libera definitivo del Senato alla manovra finanziaria 2005.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 dicembre 2004

 

IL PENSIERO ED IL CUORE DI GIOVANNI PAOLO II

ACCANTO ALLE POPOLAZIONI COLPITE DAL MAREMOTO:

L’ULTIMA UDIENZA GENERALE DI QUESTO ANNO 2004

 

Il pensiero ed il cuore di Giovanni Paolo II accanto alle popolazioni colpite dal maremoto nel Sud Est asiatico. Parlando stamane alle migliaia di pellegrini riuniti nell’Aula Paolo VI per l’ultima udienza generale di questo anno 2004, il Papa ha rivolto un accorato appello alla solidarietà verso milioni di persone sofferenti per questa tragedia. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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         “Un’immane catastrofe, che ha colpito in particolare l’India, l’Indonesia, lo Sri Lanka e la Thailandia” e di cui “le notizie che continuano a giungere dall’Asia mostrano sempre più la vastità”. Giovanni Paolo II, fortemente in pena per la tragedia che ha investito il Sud Est asiatico, ha invitato “tutti i credenti e gli uomini di buona volontà” “nel clima natalizio di questi giorni” “a contribuire generosamente a questa grande opera di solidarietà verso popolazioni già duramente provate ed esposte ora al rischio di epidemie”. Il Santo Padre ha sottolineato “che la comunità internazionale e molte organizzazioni umanitarie si sono rapidamente mobilitate per i soccorsi” e che “così stanno facendo anche numerose istituzioni caritative della Chiesa.” Da parte sua, ha assicurato di essere “vicino con l’affetto e la preghiera” alle popolazioni colpite, “specialmente a quanti sono feriti e senza tetto”, affidando “alla misericordia divina le innumerevoli persone che hanno perso la vita”.

        

Il Papa ha poi rivolto un altro importante invito nell’ambito della sua catechesi dedicata oggi al mistero dell’Incarnazione:

 

“Continuiamo a sostare davanti al Presepe”.

 

Soffermiamoci, dunque, davanti al Presepe perché “in questa tradizionale rappresentazione della Natività l’eterno e onnipotente Creatore” ci parla attraverso Suo Figlio, “Signore dell’Universo che si è fatto bambino per incontrare l’uomo”. La riflessione del Santo Padre è partita dalla Lettera agli Ebrei: “Molte volte e in diversi modi Dio ha parlato ai nostri Padri per mezzo dei profeti; oggi, invece, parla a noi per mezzo del Figlio”. Nella Notte Santa Iddio ha dunque rivolto “all’umanità di ogni tempo e luogo la sua definitiva Parola di salvezza.” “Il Figlio unigenito del Padre facendosi uomo ha posto la sua dimora tra noi. A Lui apriamo le porte del cuore, perché ci accompagni ora e lungo tutto l’anno che tra poco inizierà”: questo l’augurio finale di Giovanni Paolo II.

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Sono state 48 le Udienze generali in questo Anno 2004. E in queste occasioni Giovanni Paolo II ha ricevuto oltre mezzo milione di pellegrini (504.600), ai quali aggiungere: altri 200 mila fedeli (197.200) accolti nelle Udienze speciali; più di mezzo milione (523.000), che hanno partecipato alle celebrazioni liturgiche ed oltre 1 milione (1.007.000), che hanno assistito alle recite dell’Angelus e del Regina Coeli. In tutto 2 milioni e 231.800 persone, che hanno potuto beneficiare nel corso del 2004 di un incontro pubblico con il Santo Padre.

 

Da rilevare ancora che in 26 anni di pontificato il Santo Padre ha tenuto 1160 Udienze generali, ricevendo oltre 17 milioni e 600 mila fedeli (17.642.800).

 

 

TUTTA LA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI PARTECIPA

AL DOLORE ED ALLA SOFFERENZA DELLE POPOLAZIONI COLPITE DAL MAREMOTO:

 CON QUESTE PAROLE IL CARDINALE SEPE ASSICURA PREGHIERA E AIUTI

- Intervista con il porporato -

 

Tutta la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli partecipa a questo drammatico evento, al dolore ed alla sofferenza delle popolazioni colpite dal terribile maremoto: con queste parole il cardinale Sepe, prefetto della Congregazione stessa ha assicurato la preghiera e ha spiegato che attraverso le realtà ecclesiali locali si sta operando per poter organizzare aiuti concreti. Ma ascoltiamo il cardinale Sepe, nell’intervista di Fabio Colagrande:

 

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R. – Stiamo ricevendo notizie continuamente attraverso fax, e-mail e telefonate che vengono soprattutto dalle nunziature apostoliche di questi Paesi, ma anche dai singoli vescovi e spesso anche dai missionari: sono loro che ci descrivono una situazione catastrofica che purtroppo continua a peggiorare. Devo dire che i missionari sono i primi ad impegnarsi a soccorrere. Le chiese, gli istituti religiosi, le scuole cattoliche che sono state risparmiate dal maremoto, sono ora diventate case di accoglienza per i tanti rifugiati, feriti, eccetera.

 

D. – C’è qualche episodio che l’ha colpita in maniera particolare?

 

R. – Soprattutto alcune chiese che celebravano, di domenica, le funzioni liturgiche: è arrivata quell’onda che li ha completamente travolti e ancora adesso non si sa che fine abbiano potuto fare.

 

D. – Eminenza, quali riflessioni spirituali suscita una catastrofe di queste proporzioni che a poche ore dal Natale ha colpito popolazioni già duramente provate?

 

R. – C’è l’uomo che di fronte a questa catastrofe si sente veramente debole, impotente. Questo deve farci riflettere sulla presenza e sulla provvidenza di un Dio che, se permette certe situazioni, poi ne sa trarre anche del bene. Direi che dobbiamo ricorrere un po’ alle nostre virtù, le nostre virtù teologali. La fede deve essere rinsaldata nell’amore e nella misericordia di Dio che sa trarre dal male anche il bene. La speranza, proprio in base a questa fede, non si avvilisce e cerca di realizzare quanto più sia possibile per soccorrere i fratelli, a qualunque fede appartengano, a qualunque classe sociale, a qualunque tribù o casta facciano parte.

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RINUNCE E NOMINE

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di San Antonio (U.S.A.), presentata da monsignor Patrick F. Flores, in conformità al canone 401 §1 del Codice di Diritto Canonico. E ha nominato al suo posto monsignor José Horacio Gomez, finora vescovo titolare di Belali ed Ausiliare di Denver.

 

Inoltre, sempre negli Stati Uniti, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo di La Crosse (USA)  monsignor Jerome E. Listecki, finora vescovo titolare di Nara ed ausiliare dell’Arcidiocesi di Chicago;  ha nominato vescovo della diocesi di Saginaw monsignor Robert James Carlson, finora Vescovo di Sioux Falls.

 

In Brasile il Papa ha nominato vescovo di Macapá monsignor Pedro José Conti, finora vescovo di Santíssima Conceição do Araguaia.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Contribuire generosamente alla grande opera di solidarietà verso le popolazioni colpite dall'immane catastrofe in Asia": all'Udienza generale Giovanni Paolo II affida alla misericordia divina le innumerevoli persone, che hanno perso la vita e manifesta la sua vicinanza con l'affetto e la preghiera ai feriti e ai senzatetto.

 

Nelle estere, l'esaustivo ragguaglio sui tanti aspetti della terrificante tragedia.

Sempre in prima, un articolo di Alberto Migone dal titolo "Gli 'strumenti' fondamentali per costruire la pace": il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'Udienza generale. 

Una pagina dedicata alla celebrazione del Natale nelle Diocesi italiane.

Un articolo di Gabriele Nicolò ad un anno dal brutale assassinio dell'arcivescovo Courtney, Nunzio Apostolico in Burundi.

 

Nelle estere, in rilievo anche l'Iraq: 28 morti, a Baghdad, nell'esplosione in un'abitazione minata con cariche di dinamite.

 

Nella pagina culturale, in apertura un articolo di Vittorino Grossi dal titolo "Sant'Agostino nella cultura d'oggi": i convegni per il 1650 anniversario della nascita del Vescovo di Ippona.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano un articolo che pone l'accento, anzitutto, sull'angoscia dei congiunti delle persone disperse nel Sud-Est dell'Asia in seguito al maremoto.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

29 dicembre 2004

 

SEMPRE DRAMMATICA LA SITUAZIONE NEL SUD-EST ASIATICO,

COLPITO DOMENICA DAL VIOLENTO MAREMOTO,

CHE HA SEMINATO MORTE E DISTRUZIONE.

L’ULTIMO BILANCIO PROVVISORIO PARLA DI 70 MILA VITTIME

- Con noi suor Ursula Pinto, padre Michele Catalano e padre Gustav Roosen -

 

Cresce di ora in ora il bilancio delle vittime del maremoto che domenica ha devastato l’Oceano Indiano, dal sud-est asiatico fino alle coste dell’Africa orientale. Al momento si parla di quasi settantamila morti, ma autorità ed esperti avvertono come occorra prepararsi ormai ad un computo finale di quasi centomila unità. Secondo il capo dell’Ufficio dell’ONU per il coordinamento degli aiuti umanitari per l’Indonesia, Michael Elmquist, ad esempio, il bilancio dei morti nella provincia indonesiana di Aceh potrebbe essere di 50-80 mila morti. Mentre proseguono febbrili i soccorsi internazionali, nelle diverse aree si delinea con sempre maggiore chiarezza l’orrore lasciato dalla furia dello “tsunami”. A Meulaboh, una città della provincia indonesiana di Aceh, a 150 km dall’epicentro del sisma, l’esercito ha trovato almeno 3.400 corpi senza vita, che si aggiungono ai 32.800 morti già confermati dal governo di Giakarta. In Thailandia le vittime sono salite a 1.657, ma ci sono ancora 4.100 dispersi. Duramente provata anche l’India, con oltre 11.000 vittime, e lo Sri Lanka, con oltre 18.000. La macchina degli aiuti internazionali, intanto, ha dimostrato sollecitudine e generosità. Il Regno Unito sbloccherà 15 milioni di sterline, pari ad oltre 21,3 milioni di euro, per gli aiuti alle vittime del maremoto. Gli Stati Uniti metteranno a disposizione circa 40 milioni di dollari. Arabia Saudita, Kuwait e Qatar, tre ricche monarchie del Golfo, che ospitano importanti comunità di immigrati dal sud asiatico, hanno annunciato aiuti per complessivi 22 milioni di dollari. Italia, Francia, Russia, Spagna, India, Turchia, Giappone, agenzie ONU e Croce rossa Internazionale, inoltre, si sono preoccupati di inviare personale medico, medicinali e generi di prima necessità. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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Mentre la macchina degli aiuti internazionali si è messa in modo, migliaia di sfollati in India, sulle Isole Andamane e Sri Lanka sono da tre giorni senza acqua e cibo. Particolarmente drammatica è la situazione in Sri Lanka, dove molti villaggi costieri sono ancora inaccessibili ai soccorsi. Il governo di Colombo, che ha ammesso di essere del tutto impreparato ad un’emergenza umanitaria così grave, ha mobilitato esercito ed aviazione che, con l’utilizzo di aerei da combattimenti, hanno lanciato acqua e cibo ai superstiti. Alcuni convogli militari sono partiti anche per il Nord e per l’Est del Paese, le regioni controllate dai ribelli delle Tigri Tamil, cui la presidente cingalese Kumaratunga ha chiesto di collaborare alle operazioni. I team di soccorso provenienti da Francia, Russia, India, Spagna, Turchia, Giappone e quelli delle Nazioni Unite e della Croce Rossa Internazionale sono arrivati a Colombo. Il PAM ha già distribuito 168 tonnellate di cibo in 12 distretti. Manca però il personale medico. Tre ospedali sulla costa orientali sono andati completamente distrutti dalle ondate. C’è però una buona notizia: i soccorritori hanno ritrovato su una striscia di terra 3 mila abitanti di un villaggio di pescatori, nel distretto di Ampara, il più colpito: si credeva fossero scomparsi.

 

L’India, invece, per ora ha rifiutato gli aiuti internazionali, a parte quelli della Croce Rossa Internazionale. Ma la situazione nelle Isole Andamane e di Nikobar è ancora allarmante: elicotteri dell’esercito hanno organizzato un ponte aereo per portare cibo ed acqua, ma alcune isole del vasto arcipelago, popolato da oltre 300 mila abitanti, non sono ancora state raggiunte.

 

Da Goa, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Proprio in India ed in Sri Lanka, il maremoto di domenica ha sommerso anche alcuni luoghi di culto cristiani, affollati di fedeli. Trecento parrocchiani della diocesi di Jaffa, nel nord dello Sri Lanka, hanno perso la vita durante la Messa. Circa mille pellegrini, poi, sono morti nel santuario mariano di Vailankanni, nello Stato indiano del Tamil Nadu. Andrea Sarubbi ha raccolto la testimonianza di suor Ursula Pinto, superiora regionale delle Missionarie dell’Immacolata ad Hyderabad:

 

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R. - Abbiamo sentito che l’acqua è venuta dentro il Santuario dove c’era tanta gente, tanti pellegrini. L’altro giorno si diceva che erano morte 2 mila persone, ma adesso stanno trovando altri corpi, non conteggiati prima, e ieri sera ho sentito che forse le vittime sarebbero più di 3.500. Tanti di loro erano pellegrini. I superstiti hanno detto che non pensavano che l’acqua venisse con quella forza e che non c’era possibilità di fuggire.

 

D. - Suor Ursula, le missionarie dell’Immacolata stanno partecipando attivamente ai soccorsi…

 

R. – Non appena appresa la notizia della tragedia, le nostre consorelle si sono recate a Kolacel e a Manakuri. Hanno visto tanta gente senza casa, rifugiata nelle chiese, negli ospedali e nelle scuole. Il giorno dopo sono ritornate ed hanno portato all’ospedale diverse persone. Da ieri hanno cominciato un lavoro di assistenza medica, in collaborazione con agenzie locali di volontariato. Un gruppo di suore va in ospedale al mattino, un altro di pomeriggio.

 

D. – Cosa vi raccontano? Come sta la popolazione?

 

R. – La popolazione sta vivendo questi momenti in maniera drammatica. Hanno bisogno di ogni tipo di aiuto: materiale, spirituale e psicologico perché sono rimasti traumatizzati. Ieri le nostre consorelle hanno sentito che altri corpi stavano tornando a riva. Il numero di morti è così alto che non si riesce nemmeno a seppellirli singolarmente, con un funerale. Vengono messi tutti nella stessa tomba.

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Sentiamo ora la testimonianza da Colombo del missionario gesuita, padre Michele Catalano, al microfono di Francesca Sabatinelli:

 

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R. – Si parla di circa 25 mila morti e di circa un milione di persone che hanno perduto la casa. Ma, purtroppo, il numero dei morti continua a salire. Quelli che sono stati colpiti dal maremoto sono attoniti, spaventati, non reagiscono perché non hanno più nulla e non hanno un posto dove poter tornare. C’è anche da dire che, però, che nella regione c’è stata una risposta enorme: tanta gente ha dimostrato una grande generosità, tanti gruppi e tante associazioni si stanno adoperando per la raccolta di cibo e di acqua. Si teme che la seconda “ondata” di questa tragedia sia quella relativa alle malattie e alle epidemie, come il colera.

 

D. – Padre Catalano, lei è andato nelle zone più colpite e quindi le zone costiere…

 

R. – E’ una cosa incredibile. Ieri siamo andati nelle zone vicino a Colombo, lungo la costa. Sono zone completamente distrutte….E’ incredibile. Sulla costa vivono i poveri, i pescatori, con tanti bambini. Questa ondata li ha travolti. Ci sono tanti bambini che sono morti.

 

D. – Gli aiuti governativi, così come quelli delle ONG, stanno arrivando?

 

R. – Per adesso gli aiuti sono soprattutto quelli dei volontari. Gli aiuti vengono distribuiti sulle spiagge, dove i danni sono stati incredibili. Questa mattina abbiamo caricato e siamo andati a distribuirli. Noi abbiamo alcuni ragazzi giovani che vengono dalle Università dell’Inghilterra, dall’Irlanda, dal Canada e sono andati tutti al campo per aiutare i bambini: per lavare i bambini, dare loro da mangiare, per intrattenerli, per portare conforto e dare coraggio alle mamme…. La gente, quando noi andiamo, con il nostro affetto, si riprende e si incoraggia…. Questo è bello!

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Emergenza anche in Thailandia dove in alcune zone non sono arrivati ancora i soccorsi, come spiega il missionario padre Gustav Roosen, al microfono di Roberto Piermarini:

 

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R. – Il problema è che ci sono ancora alcuni posti dove non si è riusciti ad arrivare, perché c’è la melma. In parecchi posti sono crollate intere costruzioni e la gente è sotto le macerie. E c’è l’acqua, questo è il problema. Ma c’è stato uno sforzo nazionale. Tutta la gente contribuisce con quello che può, con i soldi, con i vestiti. Ci sarà una giornata di preghiera, tutte le religioni insieme, il 31 alle 10.00.

 

D. – La Thailandia si è quindi trovata unita di fronte a questa tragedia?

R. – In un modo formidabile. Hanno raccolto parecchie centinaia di milioni di dollari. Partecipano tutti, veramente tutti.

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IN BURUNDI SI RICORDA OGGI IL PRIMO ANNIVERSARIO DELL’ASSASSINIO

DEL NUNZIO  APOSTOLICO MONS, MICHEAL COURTNEY

- Intervista con padre Claudio Marano -

 

Quattro le vittime ieri a Bujumbura in scontri tra ribelli hutu e governativi. Dunque, in un Burundi ancora in preda alle violenze, si ricorda oggi il primo anniversario dell’assassinio del nunzio apostolico mons. Michael Courtney. Il presule venne ucciso in un agguato a Minago, a 50 chilometri dalla capitale, dove si era recato per impegni pastorali. Il nunzio è ricordato in Burundi per il suo coraggio nel difendere la pace in un Paese dilaniato dal decennale conflitto inter-etnico che ha causato 300 mila morti. Ma cosa ha lasciato mons. Courtney? Risponde padre Claudio Marano, da molti anni missionario a Bujumbura:

 

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R. – Penso che abbia lasciato l’eredità di avere avuto il coraggio di dire da che parte è la verità, di dire la voglia di pace, di riconciliazione che lui aveva e che avevano anche gli altri che l’avevano come lui e sono morti anche loro. Quindi: la mancanza di paura, cioè il coraggio estremo di dire le cose e di fare le cose nonostante la difficoltà di vivere in un Paese dove la guerra può distruggerti in qualunque momento. Questo penso sia molto importante, soprattutto qui in Africa dove spesso ci si lascia andare al fatalismo delle situazioni. Dare la vita per gli altri vuol dire prendere su di sé il peso di tutta questa situazione perché la si vuole cambiare, a tutti i costi.

 

D. – Che frutti ha portato la morte di mons. Courtney in questi mesi, in Burundi?

 

R. – Nel periodo che è seguito alla morte di mons. Courtney, dovevano essere portati a termine gli Accordi di pace; c’era la speranza di avere qui testimoni oculari da tanti Paesi, la presenza dell’ONU eccetera ... Tutte queste cose, piano piano, nella lentezza dei cambiamenti di mentalità, tutte queste cose piano piano stanno arrivando. In questo anno è arrivata l’ONU, sono arrivati 7.000 tra uomini e donne di 35 Paesi, alcuni militari ma soprattutto tanti civili, che stanno aiutando il Burundi a venirne fuori. In questi anni è iniziato tutto un lungo processo che porterà al referendum sulla Costituzione e alle elezioni comunali, legislative, presidenziali. Sono tutte cose molto importanti, anche se non si vede ancora la fine delle violenze.

 

D. – Padre Marano, è ancora lontana la pace in Burundi?

 

R. – Non è lontana, è vicina. Però non è di adesso, non è per oggi, non è per domani ...

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MARIA NEL CONCILIO. A 40 ANNI DALLA COSTITUZIONE DOMMATICA

LUMEN GENTIUM”: TEMA DEL CONVEGNO IN CORSO DA IERI A ROMA,

PRESSO LA PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA “TERESIANUM”

- Intervista con padre Ermanno Toniolo -

 

“Maria nel Concilio, a 40 anni dalla Costituzione dommatica Lumen Gentium” è il tema scelto quest’anno per il 25.mo Convegno nazionale italiano mariano promosso, da ieri per tre giorni, dal Centro di cultura “Madre della Chiesa”. L’obiettivo è di rivisitare la grande dottrina del Concilio Vaticano II sulla Vergine Maria, per vedere i percorsi che sono stati seguiti, il cammino della Chiesa. Ma quale posto ha dedicato il Concilio a Maria? Nell’intervista di Giovanni Peduto, lo spiega padre Ermanno Toniolo promotore del convegno assieme alle Figlie della Chiesa:

 

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R. – Il Concilio su Maria fa una vera e propria trattazione. Innanzitutto, la pone nel mistero di Cristo e la colloca, attraverso tutta una filigrana biblica, in una intima partecipazione a tutto il mistero della salvezza umana operata dal Figlio di Dio fatto carne in lei per noi. Si parte dal momento dell’Annunciazione fino al grande momento della Croce dove lei è intimamente, personalmente coinvolta in questa partecipazione operativa, salvifica per noi. Secondo: il Concilio vuole mettere in luce anche la sua presenza nella Chiesa, la sua capacità di essere non soltanto con noi, ma di agire con noi. Perciò, la Vergine Maria viene proposta nel Concilio come Colei che opera per la Chiesa, insieme con Cristo, il mistero della salvezza umana ma che nella Chiesa diventa il modello di come ciascuno di noi deve cooperare alla salvezza di tutto il mondo, al progetto del Padre che si realizza nella Chiesa e per mezzo della Chiesa. Poi, il Concilio vede in Maria una tipologia di questa Chiesa: sposata a Cristo, Vergine fedele, perciò donata interamente a Lui, credente, obbediente. C’è poi il modello della sua maternità d’amore verso tutta l’umanità da redimere. In terzo luogo, espone la parte che ha la Chiesa verso Maria, cioè il culto di Maria: la sua natura, la sua finalità, la sua qualità, le sue forme espressive, dettando anche delle norme precise sia ai teologi sia ai predicatori, per poi dire anche a noi, che siamo i fedeli, qual è la vera devozione che dobbiamo avere verso Maria, imparando da lei nella fede a vivere il suo mistero e traducendolo in esemplarità vissuta. E il Concilio chiude con un’apertura interconfessionale: che tutti i cristiani si uniscano insieme, che formino quasi un blocco d’amore e di preghiera davanti alla Madre perché  interceda affinché tutti i popoli del mondo possano diventare l’unico popolo di Dio.

 

D. – In questi 40 anni, cosa è cambiato, quali sviluppi ci sono stati nella dottrina e soprattutto nel culto mariano?

 

R. – Possiamo dire che nella dottrina abbiamo tanti, tanti ventagli, o tante piste. Innanzitutto, la pista dommatica è stata assunta dal Magistero stesso del Papa. Pensiamo alla sua grande enciclica mariana “Redemptoris Mater”, dove la fede di Maria è diventata il cuore portante di tutta la sua esposizione, introducendo quasi Maria al vertice di questo cammino di fede che ci unisce tutti. Secondo: l’esegesi, che non ha mai conosciuto una così ampia fioritura come oggi, con l’impegno a ricercare la figura biblica di Maria, a riproporla così semplice, così umile e vera a tutti i fedeli. Terzo: l’aspetto liturgico, con la restaurazione liturgica operata dopo il Concilio da Paolo VI e susseguenti. Nell’aspetto liturgico veramente c’è una miniera che continua ad essere sempre più non solo scavata, ma messa a disposizione di tutto il Popolo di Dio non soltanto per una sua autentica formazione liturgica, ma per una sua autentica immedesimazione con la Chiesa che prega, che opera e con la Chiesa che si apre a tutta l’universalità umana. Quindi, possiamo dire che i percorsi sono stati immensi. Tra questi, ci sono i percorsi ecumenici, con i dialoghi ecumenici che si sono fatti. Ultimamente, i protestanti con i cattolici hanno affrontato il tema della figura di Maria. Quindi, possiamo dire che da 40 anni fino adesso, tutte le piste si sono aperte, in particolare le piste che riguardano la liturgia, l’esegesi e la spiritualità mariana.

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L’INCONTRO EUROPEO DI TAIZÉ, UN’OPPORTUNITA’ DI COSTRUIRE

LA PACE DEI CUORI. COSI’ FRÈRE ROGER AI 40 MILA GIOVANI

PRESENTI AL RADUNO DI LISBONA

- Intervista con fratel Marek -

 

“Dio prepara per voi un avvenire di pace, non di sventura; Dio vuole donarvi un futuro e una speranza”. Duemilaseicento anni fa il profeta Geremia scriveva queste parole: le stesse che frère Roger, il fondatore della Comunità di Taizé, ha messo all’inizio della sua lettera dedicata ai 40 mila giovani che in questi giorni, a Lisbona, stanno partecipando al tradizionale incontro europeo di fine anno, animato dalla Comunità. Sul contenuto della lettera, tradotta in 55 lingue di cui 22 asiatiche, il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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         Una fede semplice, bontà di cuore, compassione, preghiera umile. E’ l’identikit spirituale del cristiano, specialmente giovane, che guarda al futuro e più dello scoraggiamento e dello scetticismo vede prospettarsi un “avvenire di pace”. Moltissimi sono coloro che oggi aspirano - scrive frère Roger -, “ad un’umanità liberata dalle minacce di violenza”. Se alcuni “sono in preda all’inquietudine per il futuro e si sentono immobilizzati, ci sono anche, in tutto il mondo, giovani capaci di inventiva e di creatività”. E sono numerosi e attivi - osserva il fondatore di Taizé - perché hanno scoperto “che Dio non ci ha creato per essere passivi”. Per loro – aggiunge - “la vita non è soggetta alla fatalità del destino” e dunque “cercano, con tutta la loro anima, di preparare un avvenire di pace e non di sventura”.

 

         Frère Roger si dice meravigliato, nella sua lettera, da come questi giovani siano capaci di preghiera. “La preghiera – afferma - non allontana dalle preoccupazioni del mondo. Al contrario, non c’è nulla di più responsabile della preghiera: più si vive una preghiera umile e semplice, più si è portati ad amare ed a manifestarlo con la propria vita”: lo dimostra il fatto - riconosce frère Roger - che alcuni di questi giovani “sono portatori di pace laddove ci sono situazioni di crisi e di contrasto”. La loro forza – spiega - “è una semplicissima fiducia in Dio, uno slancio di fiducia indispensabile, incessantemente ripreso durante tutta la vita”, che li aiuta quando inevitabilmente si attraversa una fase di incertezza. “Alcuni – scrive - fanno questa sorprendente scoperta: l’amore di Dio può sbocciare anche in un cuore attraversato dal dubbio”. Al fondo, è necessario avere uno “spirito di semplicità”, che non pretenda di capire tutto di ogni aspetto della fede, ma che abbia in cuore la compassione per “alleviare le sofferenze dove c’è la malattia, la povertà, la fame …. Una semplicità - si legge nella lettera - che ha un modello preciso: i bambini. Inoltre, un altro aspetto importante, portato da Cristo sulla terra, è la comunione, che frère Roger definisce uno “dei nomi più belli della Chiesa”. Oggi “è urgente ristabilire una comunione”. In essa - conclude il fondatore di Taizé - “non vi possono essere rigidità reciproche, ma solamente la limpidezza, la bontà del cuore, la compassione … che si aprono le porte della santità”.

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Preparare i giovani ad essere portatori di pace e di riconciliazione là dove vivono, resistere ad una spirale della tristezza, rendere accessibili le sorgenti di fiducia: ecco dunque alcuni degli obiettivi degli incontri di Taizé. Un impegno riconosciuto anche dall’UNESCO, che nel 1988 ha insignito frère Roger del Premio di educazione alla pace. Un impegno reso visibile dalle preghiere e dai canti che da due giorni si levano inusualmente tra pilastri manuelini e le decorazioni con i tradizionali azulejos della Fiera di Lisbona. Per un aggiornamento sull’andamento del raduno, il racconto di fratel Marek raggiunto telefonicamente nella capitale portoghese da Alessandro De Carolis:

 

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R. – Ieri sera, frère Roger ha salutato i giovani arrivati da ogni parte d’Europa e ha tenuto una breve meditazione sul senso del nostro incontro: siamo venuti qui proprio per cercare la pace ma – ha sottolineato – la pace che cerchiamo è soprattutto interiore, è la pace del cuore. Ha quindi invitato i giovani a partecipare a questo incontro in un modo profondo, spirituale, per cogliere l’opportunità di scoprire, attraverso l’amore di Cristo, la sorgente di speranza che Dio offre ad ogni uomo.

 

D. – Avete avuto modo di parlare dell’immane tragedia che sta accadendo nel Sudest asiatico?

 

R. – Certamente, questi eventi sono molto forti e scioccanti per noi tutti. Abbiamo iniziato la preghiera della sera ricordando questa tragedia. Abbiamo pregato per tutte le persone che soffrono, per le vittime e per i congiunti delle vittime.

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CHIESA E SOCIETA’

29 dicembre 2004

 

“SCORGERE LA PRESENZA PARTICOLARE DI DIO NEI RAGAZZI PIU’ LONTANI E PIU’ IN

DIFFICOLTÀ”. E’ L’INVITO DI DON CARLO FILIPPIN, MEMBRO DELLA CONFERENZA

DEGLI ISPETTORI SALESIANI D’ITALIA, AL CONVEGNO DELLA FEDERAZIONE SERVIZI

CIVILI E SOCIALI - CENTRO NAZIONALE OPERE SALESIANE,

IN CORSO A FRASCATI FINO AL 30 DICEMBRE

 

 

FRASCATI. = “I destinatari privilegiati sono i giovani con forti segni di disagio, quelli in cui si sommano più forme di povertà. Sono loro la nostra opzione”. Con queste parole di don Carlo Filippin, referente per il settore del disagio giovanile della Conferenza degli ispettori salesiani d’Italia (CISI), si sono aperti i lavori del Convegno nazionale della Federazione servizi civili e sociali - Centro nazionale opere salesiane (SCS-CNOS), in corso a Frascati dal 27 al 30 dicembre. All’incontro, sul tema “Dare di più a chi ha avuto di meno. Un ripensamento educativo per un cambio culturale”, partecipano 150 religiosi tra superiori salesiani, responsabili di oratori, scuole, centri di formazione professionale, servizi socio-educativi e 70 laici tra educatori, psicologi e animatori. Don Filippin ha sottolineato la necessità di “scorgere la presenza particolare di Dio nei ragazzi più lontani, quelli più in difficoltà. Sono questi, prima degli altri, i giovani di Don Bosco”. Il sacerdote ha messo in evidenza come oggi nuove forme di disagio bussino alle porte delle opere salesiane, un disagio che è espressione “dell’offuscamento della speranza, dello smarrimento, dove la vita perde significato e si diffonde una cultura di morte, anche tra gli adolescenti”. Non si possono, quindi, dimenticare le nuove forme di povertà materiale, come la condizione dei disoccupati, dei minori abusati e degli immigrati. In questo contesto, i Salesiani intendono ribadire il loro impegno a favore degli ultimi, perché “la nostra identità e la nostra storia ci spinge a scelte decise, concrete, precise”. “Più un ragazzo è in difficoltà, più grande è il suo disagio – ha concluso il sacerdote – più è un nostro ragazzo”. La Federazione SCS/CNOS è attualmente impegnata in attività di accoglienza e rieducazione di minori in difficoltà o abbandonati, attraverso 23 centri che svolgono servizi residenziali, come case-famiglia, comunità di alloggio, 15 centri diurni aggregativi. Forte il sostegno anche a tossicodipendenti e ragazzi affetti da HIV, attraverso 18 strutture, residenziali e diurne, che svolgono assistenza di vario tipo. Inoltre, un’attenzione particolare è rivolta al fenomeno delle ‘nuove droghe’ tra preadolescenti e adolescenti, per svolgere attività di prevenzione. (R.M.)

 

 

DA OGGI FINO AL 6 GENNAIO, 50 GIOVANI DI TUTTA ITALIA IN PELLEGRINAGGIO

DA MILANO A COLONIA, IN VISTA DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’

DEL PROSSIMO AGOSTO

- A cura di Roberta Moretti -

 

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MILANO. = Parte oggi da Milano il “Pellegrinaggio previo” organizzato dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana, con lo scopo di introdurre un gruppo di giovani ai contenuti e al programma della Giornata mondiale della gioventù, che si terrà a Colonia il prossimo agosto. Il pellegrinaggio si snoderà lungo le tappe della traslazione delle reliquie dei Re Magi dal capoluogo lombardo in terra tedesca, avvenuta nel 1164 per mano dell’arcivescovo Rinaldo di Dassel, cancelliere imperiale del Barbarossa. Il gruppo italiano farà tappa a Pavia, Vienne, Colmar e Magonza, per giungere, il 3 gennaio, al duomo di Colonia, dove sono custodite le reliquie. Qui, i responsabili della pastorale giovanile nazionale saranno ricevuti dal cardinale Joachim Meisner, arcivescovo della città, e la delegazione si incontrerà con la comunità italiana e con il console generale. Il giorno seguente, dopo l’incontro con il comitato per la GMG e la visita agli uffici, si terrà una celebrazione eucaristica nella chiesa di St. Gereon con il comitato, i volontari e i giovani di Colonia. Il 5 gennaio la delegazione si trasferirà a Marienfeld, luogo stabilito per la veglia e l’incontro con il Papa, mentre nel pomeriggio a Mettmann sarà celebrata la Messa con la comunità italiana. Nel corso della giornata è prevista anche la visita dei luoghi della GMG di Bonn e Dusseldorf. Il 6 gennaio, infine, la delegazione parteciperà alla Messa dell’Epifania nella Chiesa di St. Ursula presieduta da mons. Angelo Comastri, arcivescovo di Loreto. 

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ASPETTANDO LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE, IL PRIMO GENNAIO PROSSIMO,

VEGLIA DI PREGHIERA LA NOTTE DI CAPODANNO NELLA CATTEDRALE DI TERMOLI, PER “SOSTARE NEL SILENZIO” E “RINSALDARE LA SPERANZA CHE NEL TEMPO DIO SI FA

PRESENTE, STA CON NOI OGNI GIORNO”

 

TERMOLI. = La notte del 31 dicembre la Cattedrale di Termoli ospiterà una Veglia di preghiera sul tema indicato da Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale della pace del primo gennaio 2005: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il bene con il male”. Proposta dagli Uffici diocesani di pastorale giovanile e vocazionale, la veglia si richiama alla Marcia della pace di fine anno organizzata lo scorso anno a Termoli dalla Conferenza episcopale italiana, Pax Christi e Caritas italiana. “La veglia – ha affermato il responsabile diocesano per la pastorale giovanile, don Sergio Carafa – vuole essere un invito rivolto ai giovani, ma anche agli adulti, per concludere l’anno vecchio e iniziare il nuovo pregando il Signore e invocando da lui il dono della pace, cui ogni uomo anela”. “Vogliamo fermarci a sostare nel silenzio – ha spiegato il sacerdote – per fare memoria di ciò che è stato nel corso di quest’anno e rinsaldare la speranza che nel tempo Dio si fa presente, sta con noi ogni giorno”. Da questa rinnovata consapevolezza “nasce per noi la gioia dello stare insieme”. (R.M.)

 

 

APPUNTAMENTO IL 3 GENNAIO A ROMA, NELLA BASILICA DI SANT’ANDREA DELLA VALLE, PER LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN RICORDO DI SAN GIUSEPPE MARIA TOMASI DI LAMPEDUSA, CARDINALE SICILIANO DEL XVII SECOLO,

 

ROMA. = Sarà il cardinale Francesco Marchisano, vicario generale per la città del Vaticano, a presiedere lunedì 3 gennaio nella Basilica di S. Andrea della Valle a Roma, la solenne celebrazione per la festa di San Giuseppe Maria Tomasi. Nato a Licata, nella diocesi di Agrigento, il 12 Settembre 1649, il Santo era figlio primogenito di Giulio Tomasi e di Rosalia Traina, principi di Lampedusa e duchi di Palma di Montechiaro. Abdicati i diritti nobiliari e patrimoniali, entrò nell’Ordine dei Chierici Regolari Teatini di Palermo e nel Natale del 1673 venne ordinato sacerdote a Roma. Pubblicò numerose opere bibliche, teologiche e liturgiche, ottenendo l’appellativo di “Principe dei liturgisti romani”. Papa Clemente XI, che ammirava le sue virtù e la sua erudizione, lo fece cardinale nel 1712. Morì, con grande fama di santità, a Roma il 1 gennaio del 1713. Beatificato da Pio VII nel 1803, nel 1986 fu canonizzato da Giovanni Paolo II. Le reliquie del suo corpo si venerano nella Basilica di Sant’Andrea della Valle. La Messa in suo ricordo sarà accompagnata dal Coro della Cappella Musicale Liberiana, diretto da mons. Valentino Miserachs, direttore del Pontificio Istituto di Musica Sacra. Il servizio liturgico sarà affidato al Collegio internazionale “San Giuseppe Maria Tomasi”. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

29 dicembre 2004

                                                                                                             

- A cura di Barbara Castelli -

 

Esplosione nella notte in un quartiere popolare di Baghdad, in Iraq. La polizia è stata attirata in un’imboscata, provocando la morte di poliziotti e civili. Rivendicato, intanto, da al Zarqawi, il tentativo di assassinare il leader del partito sciita Al-Hakim. Il servizio di Rita Anaclerio:

 

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La potente esplosione che ha fatto questa notte una trentina di morti nella parte occidentale di Baghdad è stata causata da un’imboscata tesa alle forze dell’ordine. Lo ha dichiarato un responsabile del ministero dell'Interno, sulla base dei primi elementi dell’inchiesta. Nel cuore della notte, infatti, i poliziotti stavano effettuando un raid all’interno di un’abitazione nella quale, secondo una soffiata anonima, si nascondeva un militante quando una violenta esplosione li ha sorpresi. Un intero quartiere sconvolto: 30 le persone che hanno perso la vita, 25 i feriti e almeno 6 le abitazioni distrutte. Gli abitanti, nei giorni scorsi, avevano segnalato che la casa era abitata da cittadini arabi non iracheni, fra cui un sudanese, ed avevano detto di aver visto circolare all’interno armi. “Non appena le forze dell’ordine sono entrate nell’abitazione - ha dichiarato un vicino - il ragazzo sudanese è balzato sul letto e ha minacciato di far esplodere la casa se l’avessero bloccato”. I vigili del fuoco stanno portando avanti le operazioni di soccorso e di ricerca. La forza multinazionale diretta dagli Stati Uniti, intanto, rende noto che la polizia irachena ha sventato tre tentativi d’attacchi dei ribelli contro commissariati di Mossul. Senza sosta, quindi, l’attività delle forze dell’ordine che proprio oggi hanno trovato i corpi di un giovane imprenditore e di una donna dipendenti di una società americana, uccisi mentre viaggiavano su un camion. Solo nella giornata di ieri gli attacchi dei guerriglieri in diverse zone della regione, hanno provocato la morte di 43 persone. In questo costante clima di tensione continua la campagna intimidatoria di Al Qaeda. Ieri un sito Internet islamico ha diffuso un comunicato attribuito al gruppo del terrorista Abu Musab al Zarqawi, che rivendica il tentativo di assassinare il leader del principale partito sciita dell’Iraq, Abdel Aziz Hakim, promettendogli che “se una freccia lo ha mancato, ne restano ancora altre”.

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Il candidato di Al Fatah alle elezioni presidenziali palestinesi del prossimo 9 gennaio, Abu Mazen, in un discorso tenuto ieri a Gerico, ha lanciato un appello all’unità tra i palestinesi, denunciando “l’ignobile occupazione” israeliana della Cisgiordania e della striscia di Gaza. Gli islamici di Hamas, invece, che hanno deciso di boicottare il voto, hanno accusato Abu Mazen di sfruttare illegalmente le strutture dell’Autorità nazionale palestinese per la propria campagna elettorale. Sul terreno, intanto, proseguono gli episodi di violenza. Due soldati israeliani sono stati feriti questa mattina in Cisgiordania da colpi di arma da fuoco sparati da alcuni palestinesi.

 

Nuove tensioni in Ucraina. Il neopresidente, Viktor Yushenko, ha invitato ieri i propri sostenitori a impedire l’accesso alla sede del governo di Kiev al suo rivale, Viktor Yanukovic, uscito sconfitto dalla ripetizione del ballottaggio, domenica scorsa. E stamani alcune centinaia di manifestanti hanno cercato di impedire la riunione del governo ancora guidato da Yanukovich. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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Continua il faccia a faccia tra i due leader esponenti di un Paese ormai spaccato in due, dopo le roventi polemiche che hanno portato alla ripetizione del ballottaggio presidenziale. Alle accuse di Yanukovich a Yushenko di avere, di fatto, realizzato con l’aiuto dei Paesi occidentali un vero e proprio colpo di Stato con l’invalidazione del primo voto, il nuovo capo dello Stato ha risposto facendo ancora una volta ricorso alla piazza. Un migliaio di seguaci del leader filo-occidentale ha bloccato stamattina la sede del governo, impedendo al premier filo-russo Yanukovic di dirigere la prevista riunione ministeriale. L’iniziativa era stata caldeggiata dallo stesso Yushenko, che considera ormai decaduto Yanukovic dalla carica di premier. Ma i ministri, sia pure con l’assenza di Yanukovich, si sono riuniti ugualmente in un’altra zona di Kiev. Insomma, la “rivoluzione arancione”, secondo i sostenitori di Yushenko, continua almeno fino a quando la Commissione elettorale non si pronuncerà sulle eccezioni del premier al ballottaggio del 26 dicembre scorso che, a suo giudizio, è stato caratterizzato da grosse infrazioni e nel quale non è stata rispettata la libera volontà degli elettori. Intanto, si sta vivendo un nuovo giallo, dopo che la Procura generale ha annunciato ieri di aver aperto un'inchiesta per suicidio indotto sul decesso del ministro dei trasporti, Heorhiy Kirpa, trovato morto l’altro ieri per un colpo d’arma da fuoco, e con la pistola accanto, nella sauna della sua dacia nelle vicinanze della capitale.

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I membri del nuovo governo romeno di centro-destra diretto dal premier Calin Popescu Tariceanu hanno giurato oggi di fronte al presidente Traian Basescu, nell’ambito di una cerimonia al Palazzo Cotroceni di Bucarest. Da questo momento, l’esecutivo è ufficialmente in carica, dopo che ieri sera il Parlamento gli aveva concesso il voto di fiducia con 265 voti favorevoli e 200 contrari. Il neogoverno romeno, che ha assicurato di portare il Paese nell’Unione Europea e di combattere la corruzione, è composto da rappresentanti dell’Alleanza di centro-destra Giustizia e Verità e di altri due piccoli partiti, l’Unione degli ungheresi e il Partito Umanista.

 

Ancora alta la tensione in Sudan. Durante un assalto alla città di Ghibaish, nello Stato confinante del Kordofan occidentale, ribelli del Darfur hanno assalito la stazione di polizia, uffici della sicurezza e giudiziari, uccidendo due poliziotti e tre civili. Subito dopo hanno attaccato il villaggio di Majrour ed ucciso 15 miliziani della Difesa Popolare. L’Unione Africana, intanto, ha reso noto che il prossimo 10 gennaio verrà firmato l’accordo di pace definitivo tra il governo del Sudan e l’Esercito di liberazione popolare del Sudan (SPLA).

 

Segni di speranza per il processo di pace in Uganda. Secondo quanto riferiscono fonti della MISNA, l’incontro tra i vertici del sedicente Esercito di resistenza del signore (LRA) e una delegazione composta da capi tribali e religiosi del nord del Paese africano si sono svolti oggi in un clima disteso e sereno. Dal 1986, i ribelli dell’LRA tormentano il nord dell’Uganda e zone limitrofe dove, finora, secondo stime correnti, hanno ucciso oltre 100.000 persone, sequestrato 25.000 minori e causato da un milione a un milione e mezzo di sfollati.

 

La polizia saudita ha ucciso ieri in una sparatoria due sospetti armati nel centro di Riad. Lo ha annunciato una fonte della sicurezza. Quest’ultima, tuttavia, non ha precisato se i due fossero nella lista dei 26 militanti più ricercati, legati ad al Qaeda, la rete terroristica di Osama Bin Laden, che ha condotto una campagna di attacchi e attentati nel Regno.

 

Trasferiamoci in Italia. Quarto e ultimo via libera alla Finanziaria per il 2005. Il Senato, con il voto sulla Finanziaria e sul disegno di legge sul Bilancio, ha approvato definitivamente la manovra per il 2005 con 164 sì, 72 no e due astenuti.

 

Le azioni del colosso petrolifero russo Yukos sono state sospese ieri alla Borsa di Mosca per eccesso di ribasso. Sempre ieri l’agenzia internazionale Standard & Poor’s ha annunciato di aver tagliato il suo rating sul debito del gruppo al livello di insolvenza, per il mancato pagamento degli interessi su un prestito da 1 miliardo di dollari rilasciato da un consorzio di banche occidentali capeggiato da Societé Generale e Citigroup.

 

 

 

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