RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 363  - Testo della trasmissione martedì 28  dicembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La solidarietà del Papa alle popolazioni colpite dal maremoto nel Sud-Est asiatico: si mobilita il Pontificio Consiglio Cor Unum. Con noi, mons. Karel Kasteel

 

Cristiani operatori di pace se ancorati al del Vangelo: così il Papa nel messaggio ai giovani che partecipano all’incontro di Taizé a Lisbona. La testimonianza di fratel Marek.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sempre più catastrofico il bilancio delle vittime del maremoto nel Sud-Est asiatico: almeno 50 mila i morti, migliaia i dispersi. Con noi, mons. Peter Fernando, Stefano Savi e Alberto Zerboni

 

Oggi la Chiesa ricorda i Martiri Innocenti: la riflessione di mons. Forte a partire dalla tragedia nel Sud Est asiatico

 

“Generazione precari. Creatività? Politica? Contemplazione?”: l’annuale Convegno dei giovani organizzato, ad Assisi, dalla cittadella e Pax Christi. Intervista con don Tonio Dell’Olio.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Una grande marcia per la pace si è svolta ieri per le vie di Kathmandu, capitale del Nepal, Paese da otto anni teatro di un’insurrezione maoista, che ha provocato oltre 10 mila vittime

 

“Aiuto alla Chiesa” ha pubblicato la “Bibbia del bambino” in turco. 15 mila esemplari saranno distribuiti in Turchia e tra le comunità emigrate in Europa occidentale

 

Deludente bilancio in Bolivia delle politiche messe in atto per contrastare le coltivazioni di coca

 

Lanciata in Cambogia dal primo ministro Hun Sen una campagna di lotta al contrabbando

 

Cuba registra la peggior siccità da oltre 70 anni: mai così scarse le precipitazioni tra maggio ed ottobre del 1931

 

24 ORE NEL MONDO:

E’ ufficiale la vittoria di Yushenko alle presidenziali di domenica. Ma il premier Yanukovich parla di un colpo di mano dell’opposizione filo occidentale

 

In Iraq 19 morti a Tikrit. Al Zarqawi riconosciuto come capo di Al Qaeda in Iraq da Osama Bin Laden.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 dicembre 2004

 

 

LA SOLIDARIETA’ DEL PAPA ALLE POPOLAZIONI COLPITE

DAL MAREMOTO NEL SUDEST ASIATICO: SI MOBILITA

IL PONTIFICIO CONSIGLIO COR UNUM

- Con noi, mons. Karel Kasteel -

 

La Chiesa Cattolica in prima linea per portare aiuti alle popolazioni colpite dal terribile maremoto che ha devastato il sudest asiatico. Proprio all’Angelus di domenica scorsa, Giovanni Paolo II aveva esortato la comunità internazionale a “portare sollievo” alle popolazioni afflitte dal disastro. Un impegno assunto in prima persona dal Santo Padre attraverso il Pontificio consiglio “Cor Unum”: a sottolinearlo è mons. Karel Kasteel, segretario del dicastero vaticano, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

**********

R. – Per incarico di Sua Santità, Cor Unum ha già inviato i primi soccorsi d’urgenza da parte del Santo Padre stesso alle nunziature apostoliche in India, Thailandia, Indonesia, Sri Lanka. Si è levato unanime un coro di solidarietà fraterna. La rete Caritas ha già raccolto la somma oltre due milioni di dollari. Diverse Caritas, Austria, Paesi Bassi, Stati Uniti, hanno inviato esperti sul posto per sostenere l’opera delle varie Caritas nazionali. Anche il Servizio dei gesuiti per i rifugiati sta appoggiando il lavoro di aiuto. Noi seguiamo l’evolvere della situazione anche per tenere il Santo Padre sempre informato su tutto ciò che si sta facendo. Facciamo anche un appello a chi vuole aiutare: può farlo tramite conto corrente postale intestato a Cor Unum - Città del Vaticano – 603035.

 

D. – Dalle informazioni che avete, quali sono le prime necessità e le urgenze per le popolazioni colpite?

 

R. – Naturalmente chi ha perduto tutto ha bisogno di tutto e quindi si tratta di sistemare queste persone in modo che possano avere nuovamente un’abitazione ed i medicinali. Quello che è importante è avere i mezzi a disposizione. E’ necessario sempre un po’ di tempo, non solo per vedere i danni, ma anche per verificare quali siano i bisogni primari. Bisognerà ancora attendere perché si possa avere una visione globale.

********** 

 

 

CRISTIANI SOLIDI ED OPERATORI DI PACE SE ANCORATI ALLE RADICI DEL VANGELO.

COSI’ IL PAPA NEL MESSAGGIO AI GIOVANI

CHE PARTECIPANO ALL’INCONTRO DI TAIZÉ A LISBONA

- Con noi fratel Marek -

 

Aperti alle persone di culture diverse “per fare del pianeta una società sempre più fraterna”. E’ l’auspicio che chiude il messaggio inviato da Giovanni Paolo II ai 40 mila giovani che partecipano, a Lisbona, al 27.mo incontro di preghiera animato dalla Comunità di Taizé sul tema “Un avvenire di pace”. Oltre al Papa, anche i leader religiosi delle altre confessioni cristiane hanno inviato messaggi al raduno, iniziato questa mattina e in programma fino al primo gennaio prossimo. Il 2 gennaio, i giovani europei e la Comunità di Taizé si riuniranno nel Monastero dos Jerónimos di Lisbona per una Messa presieduta dal cardinale Patriarca, José Policarpo. Sul contenuto dei vari messaggi, il servizio di Alessandro De Carolis:

 

**********

Per essere solido, un cristiano deve “ritornare alle sorgenti della fede per scoprire la profondità del mistero di Dio”.  Il Papa è schietto nell’indicare ai giovani di Taizé la strada che porta a conoscere e ad amare davvero Cristo, a servirlo nella Chiesa, a testimoniarlo nel mondo. La vostra esperienza - scrive Giovanni Paolo II ai partecipanti all’incontro - si basa sulla comunione che è “il fondamento della pace interiore e della fraternità”. Con questo spirito – conclude - una volta ritornati alle vostre case, “diventate sempre più operatori di pace e di unità!” “La città nella quale vi trovate, Lisbona, è aperta sul mondo. Possiate, a vostra volta, essere aperti ai vostri fratelli di differenti culture per fare del pianeta una società sempre più fraterna”.

 

Anche il Patriarca ortodosso russo, Alessio II, mette in risalto nel suo messaggio il tema dell’identità delle proprie radici religiose. Il raduno di Taizè - osserva - è importante in un’epoca “in cui vediamo sfortunatamente la società occidentale allontanarsi sempre più dai valori cristiani”. Il vostro incontro - scandisce più avanti - “ricordi che il cristianesimo è stato, rimane e sarà un fondamento della civiltà europea”. Una medesima eco si coglie nel documento indirizzato a Lisbona dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I: “Siete venuti a confessare con voce unanime e tradurre nei fatti che il cristianesimo ha ancora molto da dire al mondo, rivelare sostanza e senso della vita”. “Quando ritornerete alle vostre case – chiosa idealmente questa carrellata l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Chiesa anglicana – mi auguro che la potenza dello Spirito che ci rinnova vi doni d’essere sempre portatori della pace di Dio nel cuore del nostro mondo così agitato”.

**********

 

Secondo uno stile ormai consolidato in decenni di incontri internazionali di Taizé, le riflessioni in piccoli gruppi al mattino, nelle parrocchie dell’accoglienza, si alternano agli incontri a tema del pomeriggio, che vanno dall’approfondimento della fede alle responsabilità umane che i giovani possono assumere, per esempio in situazioni di sofferenza, per arrivare all’incontro delle culture attraverso l’arte e la musica. Su questa prima mattina d’incontri, ecco la testimonianza di fratel Marek, raggiunto telefonicamente a Lisbona da Alessandro De Carolis:

 

**********

R. – Già alle sei abbiamo cominciato, qui in Fiera, con alcune scolaresche ad accogliere i giovani che arrivano a Lisbona. Tutti vengono avviati alle parrocchie e alle famiglie dove saranno alloggiati; nel pomeriggio torneranno qui, nel luogo del nostro primo incontro, dove riceveranno finalmente un pasto caldo e dopo cena, la preghiera. Per la prima volta, frère Roger incontrerà i giovani per una prima riflessione di questo incontro.

 

D. – A questo proposito, il tema di quest’anno è: “Un avvenire di pace”. Tutti i leader religiosi mondiali sono concordi nei loro messaggi, che hanno inviato al raduno di Taizé, nel definire questo incontro “una delle occasioni per riscoprire il valore rivoluzionario del Vangelo” ...

 

R. – Sì! Il Papa ha scritto ai giovani un messaggio insieme con i responsabili delle altre Chiese e tutti hanno certamente accennato a questa sfida per il mondo rivolta ai giovani che si impegneranno in prima persona per costruire questo futuro di pace.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Una distesa di morte senza confini”, in riferimento al terrificante maremoto che ha devastato il Sud-Est dell’Asia.

Un comunicato del Pontificio Consiglio “Cor Unum” in merito ai soccorsi d’urgenza inviati nei Paesi asiatici colpiti.

Nelle estere, l’approfondimento dei vari, drammatici aspetti legati al tragico avvenimento.

 

Nelle vaticane, due pagine dedicate alla celebrazione del Natale nelle diocesi italiane.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Maria Maggi dal titolo “L’imminenza del maremoto può essere prevista e segnalata”; con l’ausilio di sismografi, computer e satelliti per telecomunicazione.

 

Nelle italiane, in primo piano il maremoto nel Sud-Est dell’Asia; tredici, finora, gli italiani morti accertati.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

28 dicembre 2004

 

SEMPRE PIU’ CATASTROFICO IL BILANCIO DELLE VITTIME DEL MAREMOTO

 NEL SUD EST ASIATICO: ALMENO 50 MILA I MORTI, MIGLIAIA I DISPERSI

- Con noi, mons. Peter Fernando, Stefano Savi e Alberto Zerboni -

 

         E’ davvero una tragedia inimmaginabile quella che ha devastato il sudest asiatico. Il bilancio delle vittime causate dal maremoto si fa di ora in ora più spaventoso: i morti sarebbero almeno 50 mila, mentre resta imprecisato il numero dei dispersi. La comunità internazionale è impegnata in una febbrile corsa contro il tempo per portare soccorso ai sopravvissuti. Sugli ultimi sviluppi della crisi umanitaria, il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

**********

Il numero complessivo dei morti oscilla tra 50 mila e 55 mila, ma si potrebbe arrivare a 100 mila vittime. Il Paese più colpito è l’Indonesia, dove al largo dell’isola di Sumatra è stato localizzato l’epicentro del sisma che ha innescato il maremoto. Secondo il vicepresidente, Yusuf Kalla, le vittime sono almeno 21 mila. Nello Sri Lanka il governo ritiene che i morti potrebbero essere 18 mila. Si devono aggiungere, inoltre, 11500 vittime in India. Nelle isole di Andamane e Nicobare, in particolare, sono 5 mila i morti e più di 30 mila i dispersi. Oltre mille e cinquecento persone sono rimaste uccise in Thailandia e decine tra Myanmar, Maldive e Malaysia. Gli tsunami hanno ucciso anche in Africa raggiungendo le coste di Somalia, Tanzania e Kenya. Circa un terzo delle vittime e dei senza tetto sono bambini. Con il passare delle ore emergono nuovi, terribili particolari della strage avvenuta nell’Oceano indiano. Un’onda anomala ha tragicamente avvolto anche un treno che viaggiava sulla costa dello Sri Lanka. Sarebbero tutti morti, secondo un responsabile dei soccorsi, i 1500 passeggeri sommersi dall’acqua. Per aiutare le vittime del disastro si è mobilitato anche l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. Per quanto riguarda i turisti stranieri, il solo dato ufficiale parla di 119 vittime, fra le quali 22 francesi, 16 inglesi e 13 italiani. Ed in questa immane catastrofe è sempre alto, infine, il rischi di colera, tifo, malaria ed altre malattie portate dalle acque inquinate.

**********

 

Tra le regioni più colpite dal maremoto c’è lo Stato indiano meridionale del Tamil Nadu. Ecco la testimonianza dal posto di mons. Peter Fernando, arcivescovo di Madurai, una delle aree più devastate, raccolta da Alessandro Gisotti:

 

**********

R. - THERE ARE 17 DIOCESES IN OUR REGION, OF THESE, SIX DIOCESES HAVE BEEN ...

La nostra regione comprende 17 diocesi, sei delle quali sono state colpite dallo tsunami. Ho visitato alcune zone dove la popolazione è stata più gravemente colpita; vi sono alcune parrocchie in cui sono morte 300 persone, in molti altri luoghi la maggior parte della gente ha perso tutto ed è senza tetto. Abbiamo riunito la gente nelle nostre scuole e nelle nostre chiese e le riforniamo con medicinali e cibo. La Chiesa in Tamil Nadu sta cercando di fare quanto possibile per alleviare le sofferenze della popolazione colpita.

 

D. – Esiste, in questo momento, il rischio di epidemie?

 

R. – SOME OF THE BODIES HAVE NOT BEEN DISCOVERED, IT IS ALMOST THREE ...

Molti corpi non sono stati ancora scoperti, ma siccome siamo ormai praticamente al terzo giorno, sta iniziando il processo di decomposizione e proprio per questo è intervenuto il supporto medico in alcune zone, sia pure non dappertutto. Quando mi sono recato in visita in alcuni di questi luoghi, ho portato con me alcune suore affinché portassero i primi soccorsi medici alle persone. In alcune località, l’aiuto medico è fornito sostanzialmente da organizzazioni cattoliche, mentre è carente l’intervento dello Stato in questo campo.

**********

 

Per le popolazioni del sud est asiatico in questo momento il rischio più grave è quello delle epidemie. Ci sono segnali di contagio? Giada Aquilino lo ha chiesto a Stefano Savi, direttore dell’ufficio italiano di Medici Senza Frontiere, organizzazione presente nelle zone colpite dalla tragedia:

 

**********

R. – No, ad oggi i nostri team non hanno segnalato nulla. Si sono dislocati sulle zone costiere. In India stiamo monitorando l’estremità meridionale della penisola indiana. In Sri Lanka, i nostri team stanno monitorando in questo momento la costa nord-orientale. A Sumatra abbiamo un team di cinque persone che è già operativo sul terreno a Medan, che è una delle principali cittadine a nord dell’isola. Stiamo raggiungendo Bandasé, che è il centro urbano più vicino all’epicentro del maremoto, e poi siamo presenti anche in Birmania, Burma e Thailandia, Bangladesh e Malesia.

 

D. – Cosa serve alle popolazioni disastrate?

 

R. – Noi lavoriamo molto con kit già pronti, soprattutto quelli sanitari, come ospedali da campo, materiale per la potabilizzazione dell’acqua. Io lascerei che siano le agenzie umanitarie a chiedere specificamente il materiale. Per quanto riguarda MSF, noi stiamo raccogliendo fondi perché queste operazioni nelle zone remote comportano anche spese elevate. Il numero di conto corrente postale per sostenere Medici Senza Frontiere è 87486007- causale “Maremoto in Asia”.

**********

 

Ma come l’acqua può provocare catastrofi così gravi? Risponde Alberto Zerboni, esperto di gestione delle acque nelle situazioni d’emergenza per Medici Senza Frontiere, al microfono di Giada Aquilino:

 

**********

R. – Perché l’acqua va dappertutto. Si propaga ovunque e basta che un po’ di acqua contaminata venga a contatto con altra acqua per trasmettere, a sua volta, una contaminazione ad una grossa riserva idrica. Se l’acqua di una riserva viene bevuta da diverse persone, si propaga la contaminazione.

 

D. – Cosa provoca la contaminazione dell’acqua potabile?

 

R. – Colera ed altri tipi di epidemie. Vi ricordo anche che i bacini di acque sono il posto di nutrimento di insetti, che trasmettono malattie quali la malaria o dengue. In più nell’acqua ci sono anche dei cadaveri, che sono in stato di decomposizione. E non ci sono solo cadaveri umani, basti pensare anche alle carcasse degli animali. Le persone ovviamente defecano e magari lo fanno in posti dove è ancora presente l’acqua. Possiamo quindi dire che si tratta di una spirale perversa, dove si riceve contaminazione attraverso l’acqua e si restituisce contaminazione nell’acqua.  

 

D. – La furia dell’acqua ha spazzato via tutto. Come si procede in questi casi?

 

R. – In queste zone non esistono talvolta neanche le fogne o ci sono dei canali dove vengono collettati, per così dire, tutti quelli che sono i reflui inquinanti e di scarico. Un sistema quindi già non perfetto e veramente deficitario viene comunque spazzato via dal disastro e la situazione va a peggiorare. La cosa che fa la differenza è riuscire a mettere in atto delle strutture che riescano comunque a raggiungere queste persone, isolarle, reidratarle e praticamente farle tornare alla vita.

**********

 

 

OGGI LA CHIESA RICORDA I MARTIRI INNOCENTI:

LA RIFLESSIONE DI MONS. BRUNO FORTE

A PARTIRE DALLA TRAGEDIA NEL SUDEST ASIATICO

 

Il bilancio di questa immane tragedia che ha investito l’Asia, dunque, peggiora di ora in ora. Secondo quanto ha riferito ieri l’UNICEF, inoltre, un terzo delle vittime sono bambini. La storia dell’umanità registra così l’ennesima strage di innocenti, che proprio oggi la Chiesa ricorda facendo memoria dei fanciulli vittime ignare del sospettoso e sanguinario re Erode. Su questa nuova catastrofe, Barbara Castelli ha raccolto il commento del teologo mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto:

 

**********

R. – Davanti al dolore innocente, colui che viene chiamato in causa dalla ragione umana è il Dio che l’avrebbe permesso, perché – si dice – se questo Dio è onnipotente, allora è cattivo; se, invece, non può far altro che tollerare quello che succede, è impotente, non è Dio. In realtà, è questo ragionamento che è falso, perché proietta su Dio le misure dell’uomo, la nostra concezione di Dio. Il Dio che Gesù ci ha rivelato è ben altro. Un Dio che, proprio perché è amore, si mette dalla parte del dolore umano, della fragilità umana, fa compagnia al dolore dell’uomo e chiama l’uomo a far compagnia al suo dolore. Questo significa tre cose. Primo, che tutti gli innocenti che sono morti in questa tragedia, come in tutte le tragedie della storia del mondo, sono certamente nelle braccia di questo Dio che è il Dio della compassione, della misericordia e della tenerezza infinita, come una madre con il suo bambino. Secondo, che l’interrogazione della mente umana di fronte allo scandalo del male del mondo deve aprirsi alla profondità del mistero. Dio non è risposta banale, volgare alle nostre interrogazioni: è la custodia del senso di tutto ciò che esiste. Egli potrà e vorrà rivelarci pienamente questo senso soltanto nella sua gloria, quando lo vedremo faccia a faccia. Quindi, occorre entrare nella notte della fede, saper lasciare che il silenzio, il silenzio di Dio, custodisca le nostre risposte, quelle che noi vorremmo e che solo Dio apra il nostro cuore. E la terza cosa è l’impegno d’amore che vince il dolore e la morte. E allora, proprio sostenuti da questa convinzione che Dio è amore anche in queste ore, cerchiamo di spendere le nostre capacità, le nostre possibilità per testimoniare solidarietà, prossimità a quelli che sono nel dolore per accompagnarli nel cammino della rinascita, che è sempre possibile.

 

D. – Questa immane tragedia che ha colpito l’Oriente e in diverso modo l’Occidente che domande deve suscitare nei cuori degli uomini? Quali riflessioni?

 

R. – Certamente quella dell’infinita precarietà della vita, del senso del mistero che avvolge tutte le cose e dell’apertura a questa possibilità che è quella del Dio cristiano, come unica capace di dare luce in qualche modo alle tenebre di questo dolore. Un Dio che porta con noi il nostro dolore e che ci sostiene nella prova e nella sofferenza, con la certezza nella fedeltà del suo amore. E’ l’unico che può darci anche la forza, sempre, di rinascere, di continuare ad amare ed a sperare. E’ il Dio della consolazione? Perché no? “Consolazione” è una parola altissima. Dunque, consolazione sì, forte e nobile, di un Dio vicino, non nel senso banale e volgare di quelle consolazioni che ci stordiscono davanti alla sofferenza e ce ne fanno evadere.

 

D. – L’incredibile e imprevedibile violenza di questo evento naturale può suscitare anche delle riflessioni nel rapporto uomo-creato?

 

R. – Certamente! Il Creato ha suoi ritmi, sue leggi, che a volte sconvolgono tutte le previsioni, tutte le misure dell’uomo, ma anche vulnerabilità in cui l’uomo potrebbe intervenire in maniera dannosa. Si pensi all’ecosistema e all’ecologia in generale, e a quanto possa essere turbato dagli sconvolgimenti che, ad esempio, l’uso indiscreto del nucleare può comportare. Ecco perché eventi come questo, da una parte, ci danno il senso della nostra limitatezza di fronte alla natura e, dall’altra, ci invitano ad essere sempre discreti e prudenti, soprattutto in tutto quello che può essere violazione dei diritti della natura, che, invece, vanno custoditi, rispettati proprio perché la misura delle conseguenze di una loro violazione noi non l’abbiamo nelle nostre mani!

**********

 

 

“GENERAZIONE PRECARI. CREATIVITÀ? POLITICA? CONTEMPLAZIONE?”:

E’ IL TITOLO SCELTO PER L’ANNUALE CONVEGNO DEI GIOVANI

ORGANIZZATO AD ASSISI 

DALLA CITTADELLA IN COLLABORAZIONE CON PAX CHRISTI

- Intervista con Tonio Dell’Olio –

 

“Generazione precari. Creatività? Politica? Contemplazione?”. Con questo titolo si è aperto ieri ad Assisi l’annuale convegno dei giovani organizzato dalla Cittadella in collaborazione con Pax Christi. Tra gli altri, mons. Giancarlo Bregantini, vescovo di Locri; don Luigi Ciotti di “Libera”; il sociologo Franco Cassano e la parlamentare Rosy Bindi si confronteranno sul tema della precarietà che, con molte sfaccettature, attraversa le generazioni. Ascoltiamo, al microfono di Debora Donnini, don Tonio Dell’Olio, coordinatore nazionale di Pax Christi:

 

**********

R. – Abbiamo scelto questo titolo proprio perché ci sembra che la cifra della precarietà oggi caratterizza parecchio la generazione giovanile però, per la verità, non soltanto la generazione giovanile. Sicuramente un peso predominante ce l’ha la precarietà sul lavoro. C’è una precarietà anche che è fatta di pensiero debole, di non educazione ai sentimenti, di relazioni molto provvisorie. Quindi, in questo senso, davvero taglia trasversalmente. Nello stesso tempo, però, questa generazione giovanile ha anche altri messaggi che vanno nel senso della politica, del voler cambiare lo stato delle cose, della creatività artistica e anche della contemplazione. Abbiamo degli indicatori davvero molto interessanti.

 

D. – Dal convegno emergono anche proposte concrete?

 

R. – Assolutamente. Già in apertura abbiamo avuto un incontro con alcuni giovani con esperienze molto differenti tra di loro che sono portatori di testimonianze, di precarietà che diventa risorsa e di precarietà in qualche modo superata. Per cui non è un’analisi sterile. Vogliamo partire da questa analisi per poter poi rilanciare con proposte forti. La creatività, la politica e la contemplazione stanno lì ad indicare tre percorsi che vogliamo prospettare.

 

D. – In relazione alla precarietà nel mondo del lavoro, come può, secondo voi, intervenire la politica?

 

R. – Deve essere capace di leggere il presente, di sollecitare in qualche modo la creazione di nuovi posti di lavoro e di garantire le “stampelle” per la crescita dell’autoimprenditorialità dei giovani. Se riconosciamo in questi giovani una capacità, che però resta inespressa, di creare il proprio futuro, io penso che la collettività, e in questo senso intendo la politica, deve aiutare ad accompagnare questo fenomeno. La modalità, da questo punto di vista, non è mia competenza e non riuscirei a dare indicazioni. Noi speriamo, però, che emergano anche da questo incontro. Voglio immaginare, ad esempio, che molte delle attività che i giovani già fanno possono diventare professioni. Penso a tutto un ambito che ha a che fare con la creatività e che, quindi, ben si coniuga con la vocazione turistica ed artistica del nostro Paese, ad esempio.

**********

                        

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

28 dicembre 2004

 

 

OLTRE MILLE I PARTECIPANTI, IERI A KATHMANDU, IN NEPAL,

ALLA MARCIA PER RIPORTARE LA PACE NEL PAESE ASIATICO.

 DA 8 ANNI UN SANGUINOSO CONFLITTO CIVILE OPPONE GOVERNO E RIBELLI MAOISTI

 

KATHMANDU. = Una grande marcia per la pace si è svolta ieri per le vie di Kathmandu, capitale del Nepal, Paese da otto anni teatro di un’insurrezione maoista, che ha provocato oltre 10.000 vittime. Più di 100.000 persone hanno risposto all’appello lanciato da numerose organizzazioni della società civile, tra le quali associazioni studentesche legate ai partiti politici, la “Civil peace commission”, composta da intellettuali locali, e la “Informal sector service centre” (INSEC), ONG impegnata nel monitoraggio del rispetto dei diritti umani. Gridando slogan come "Fissate la data del dialogo", "Costruite il consenso nazionale" e "Dichiarate le scuole zone neutrali", i dimostranti hanno sollecitato il governo e i ribelli maoisti a tornare al tavolo dei negoziati. Già in due occasioni, nel 2001 e nel 2003, le parti in conflitto hanno avviato un processo di pace, in entrambi i casi naufragato e seguito da un’impennata della violenza. I rapporti tra governo e maoisti sono a un punto morto: Kathmandu ha offerto ai ribelli di riavviare il dialogo in vista delle elezioni che dovrebbero svolgersi nella primavera prossima, però i ribelli non intendono riaprire il negoziato se prima non sarà convocata un’Assemblea costituente per rivedere il ruolo della monarchia nella Nazione himalayana. Secondo le stime raccolte dall’INSEC, dal 1996 ad oggi sono state quasi 11.000 le vittime del conflitto, tra le quali 7.000 civili. (R.G.)

 

 

“AIUTO ALLA CHIESA” HA PUBBLICATO LA “BIBBIA DEL BAMBINO” IN TURCO.

NE SONO STATI STAMPATI 15 MILA ESEMPLARI

CHE SARANNO DISTRIBUITI IN TURCHIA

 E TRA LE COMUNITA’ EMIGRATE IN EUROPA OCCIDENTALE

 

ROMA. = Pubblicata per la prima volta nel 1979 in spagnolo, la “Bibbia del bambino”, intitolata “Dio parla ai suoi figli”, viene ormai utilizzata per il lavoro pastorale in numerose comunità di tutto il mondo. Il volume è stato tradotto in più di 140 lingue e stampato in oltre 40 milioni di esemplari, distribuiti in 115 Paesi. Nel corso di quest’anno si sta portando a termine la traduzione in altre 7 lingue. Secondo “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Opera di diritto pontificio fondata nel 1947, da padre Werenfried van Straaten) alle comunità cristiane turche mancano pubblicazioni religiose edite nella propria lingua, perciò la “Bibbia del Bambino” rappresenterà un valido strumento di evangelizzazione per i catechisti e le comunità cristiane. La presenza cristiana in Turchia è minoritaria. Dei 66 milioni di abitanti che compongono la popolazione del Paese, il 98% sono musulmani. I cristiani rappresentano lo 0,6%, tra cristiani ortodossi (del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli) e cattolici di rito armeno, latino, siro-cattolico, bizantino e maronita.  (I.I.)

 

 

DELUDENTE BILANCIO IN BOLIVIA DELLE POLITICHE MESSE IN ATTO

PER CONTRASTARE LE COLTIVAZIONI DI COCA

- A cura di Roberta Gisotti -

 

*********

LA PAZ.= Solo 8.425 gli ettari di coltivazioni illegali di coca distrutti dal governo boliviano nel 2004: la cifra più bassa degli ultimi anni. Lo ha ammesso il ministro dell’Interno, Saul Lara, precisando che l’esecutivo di La Paz ha preferito “preservare la pace sociale nelle regioni interessate dalle piantagioni. La cosa più importante – ha aggiunto - è stata raggiungere un accordo con i ‘cocaleros’ (produttori di coca)”. Lo scorso ottobre, il governo aveva accettato di lasciare intatti 3.200 ettari di coltivazioni di coca nella regione del Chapare, a patto che i produttori collaborassero alle operazioni di sradicamento di altri 3.000 ettari. Il Chapare è una regione abitata in maggioranza da ex-minatori che nel 1985 furono licenziati dalla Corporazione mineraria della Bolivia e da allora hanno nell’economia legata alla foglia di coca la loro principale forma di sopravvivenza. Le autorità hanno deciso poi di non procedere a ulteriori distruzioni di piantagioni fino a quando non verrà realizzato uno studio sul consumo tradizionale della foglia di coca. La politica anti-droga boliviana si basa su un programma quadriennale del costo di 958 milioni di dollari, di cui solo il 10% a carico della Bolivia e di cui gli Stati Uniti sono i principali finanziatori. Programma che prevede quattro misure: distruzione delle piantagioni, lotta al narcotraffico, sviluppo di colture alternative e prevenzione del consumo di stupefacenti.

*********

 

 

LANCIATA IN CAMBOGIA DAL PRIMO MINISTRO HUN SEN

UNA CAMPAGNA DI LOTTA AL CONTRABBANDO,

SOPRATTUTTO DI OPERE D’ARTE, CHE ATTRAVERSO LA THAILANDIA

VENGONO IMMESSE SUL MERCATO NERO INTERNAZIONALE

 

PHON PENH. = Il primo ministro cambogiano Hun Sen ha lanciato una campagna nazionale di lotta al contrabbando, sollecitando i responsabili governativi e le Forze dell’ordine ad intensificare le attività di controllo, in particolare nei porti internazionali e lungo il confine con la Thailandia. Sen ha sottolineato che a rafforzare il fenomeno del traffico illecito contribuisce la forte corruzione tra gli agenti alla frontiera ed i responsabili dell’erario. Dieci giorni fa le Guardie alla frontiere hanno scoperto frammenti di 11 statue antiche, del peso complessivo di 2 tonnellate, nascoste in sacchi di riso destinati alla confinante Thailandia. Le opere d’arte risalgono all’epoca dell’impero Angkor, tra il IX e XII secolo, considerata l’epoca d’oro della civiltà Khmer. Dal 1979, anno della caduta del sanguinario regime Khmer, la Cambogia ha visto progressivamente scomparire il proprio patrimonio archeologico: oggi quasi tutte le statue dei templi di Angkor Wat hanno in gran parte le teste mozzate, perché più facilmente trasportabili. Del traffico di opere d’arte, che finiscono sulla piazza internazionale dopo l’intermediazione del mercato ‘nero’ thailandese, in passato sono stati accusati gli ex-guerriglieri khmer mentre oggi i maggiori sospetti ricadono sugli uomini dell’esercito cambogiano e sugli amministratori locali. (R.G.)

 

 

CUBA REGISTRA LA PEGGIORE SICCITA’ DA OLTRE 70 ANNI:

MAI COSI’ SCARSE LE PRECIPITAZIONI TRA MAGGIO ED OTTOBRE DAL 1931

 

L’AVANA. = Lo Stato cubano è stata colpito dalla peggiore siccità da oltre 70 anni. Secondo l’Istituto nazionale delle risorse idriche, nei mesi tra maggio e ottobre, periodo ordinario di intense precipitazioni, si è registrato il più basso livello di precipitazioni dal 1931. Particolarmente colpiti i territori orientali di Holguin, Camaguey e Las Tunas, dove 700 mila persone sono attualmente rifornite di acqua potabile attraverso camion-cisterne; in totale, dei 235 bacini artificiali presenti sul territorio nazionale, 95 contengono meno del 25% di acqua rispetto alle loro capacità; altri 26 sono in disuso perché quasi essiccati. Secondo il ministero dell’Economia, la mancanza di piogge ha causato dall’inizio dell’anno perdite per 823 milioni di dollari. Ma Cuba ha anche sofferto nei mesi scorsi le devastazioni di due uragani, ‘Iván’ e ‘Charley’, che hanno spazzato la zona occidentale. (R.G.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

28 dicembre 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq si fa sempre più teso il processo elettorale in vista delle elezioni generali del prossimo 30 gennaio. Ieri è stato diffuso un nuovo messaggio di Osama Bin Laden che incita gli iracheni a non presentarsi alle urne. Intanto, continuano nel Paese arabo gli attacchi della guerriglia. Tre assalti in tre zone della regione hanno provocato la morte di almeno 24 persone. Il servizio di Rita Anaclerio:

 

**********

Un commando di ribelli ha attaccato oggi in Iraq un commissariato a Tikrit, la città natale di Saddam Hussein, uccidendo 13 poliziotti e ferendone altri due, mentre un'autobomba è esplosa a Baghdad, nei pressi dell'abitazione di uno dei capi della Guardia nazionale. Il generale e' rimasto illeso ma una persona e' stata uccisa e altre otto ferite. Nelle stesse ore sono stati attaccati, sempre nella regione di Tikrit, altri due commissariati. Nella città di Samarra l’esplosione di un’autobomba ha ferito, inoltre, 10 persone, tra le quali 3 bambini. Il sergente maggiore americano, Robert Powell, ha riferito inoltre che altri quattro attacchi sono stati lanciati da guerriglieri contro diversi posti di blocco. Intanto, ancora nessuna conferma da parte del ministero della Difesa di Baghdad della notizia dei ventuno militari della Guardia nazionale irachena rapiti ieri dai ribelli nel nord ovest del Paese. In questo clima di tensione torna a farsi vivo con un messaggio audio, trasmesso ieri dalla tv araba Al Jazeera, Osama Bin Laden che invita a “boicottare le elezioni”. Lo sceicco riconosce per la prima volta Al Zarqawi “capo” di Al Qaeda in Iraq. “Chi partecipa alle elezioni che si terranno in Iraq è un miscredente”, ha detto poi Bin Laden invitando i suoi seguaci a colpire impianti e installazioni petrolifere, come pure ad assassinare i collaboratori delle forze della Coalizione guidata dagli americani in Iraq. Intanto il partito islamico iracheno, il più importante schieramento sunnita, ha reso noto che non parteciperà alla tornata elettorale prevista per il prossimo 30 gennaio. L'annuncio è arrivato poche ore dopo la notizia del fallito attentato contro il leader dei rivali sciiti, Abdel Aziz Al Hakim, costato la vita ieri ad almeno tredici persone. Militanti islamici hanno annunciato, in una videocassetta, di aver giustiziato otto iracheni dipendenti di Sandi Group, una compagnia americana per la sicurezza e la ricostruzione, affermando che le vittime sostenevano l'occupazione a guida Usa.

**********

 

In Ucraina è l’ora delle polemiche. L’ex premier Yanukovic non ammette la sconfitta nel ballottaggio presidenziale del 26 dicembre, vinto dal filo-occidentale Yushenko con il 52,01 per cento dei voti. Il candidato filorusso ha infatti accusato Yushenko di aver “rubato” la vittoria grazie all’interferenza dell’Occidente, in particolare degli Stati Uniti. Sulla consultazione, ascoltiamo Giuseppe D’Amato:

 

**********

I risultati ufficiali verranno pubblicati nei primi giorni dell’anno nuovo. Il premier non ha preso bene la sconfitta, soprattutto dopo che è stato proclamato vincitore il 21 novembre scorso e ha già fatto sapere che farà ricorso alla Corte Suprema. Nelle regioni occidentali il comitato pro-Yanukovic ha denunciato migliaia di irregolarità, che – secondo numerosi osservatori – vi sono state ma non hanno inficiato l’esito del voto. “Siamo vicini agli standard dell’OSCE”, ha certificato il capo della missione. “Questa è una giornata positiva per l’Ucraina e per la democrazia”, ha commentato il presidente della Commissione Europea, Barroso. Yanukovic ha puntato il dito contro le interferenze esterne statunitensi ed ha dichiarato che non riconoscerà la sconfitta e farà una dura opposizione in Parlamento. Nelle regioni sudorientali russofone, la situazione è calma e gli ucraini sono stanchi di questa interminabile campagna elettorale iniziata nel luglio scorso. Nel frattempo è stato rinvenuto nella sua dacia il cadavere del ministro dei trasporti Georgi Kirpa. Si pensa ad un suicido, ma la Procura generale ha aperto un’inchiesta.

 

Da Mosca, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

**********

 

In Medio Oriente, un’esplosione ha sconvolto la città palestinese di Khan Yunes, a sud di Gaza. Fonti militari israeliane hanno spiegato che un elicottero ha sparato un razzo contro un’automobile. Non ci sono vittime. Sul versante politico, intanto, il primo ministro israeliano Ariel Sharon sottoporrà al voto del governo il piano per l’avvio dello sgombero degli insediamenti nella Striscia di Gaza e nel nord della Cisgiordania.

 

Tre ribelli hutu e un soldato del governo sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco avvenuto nella capitale del Burundi, Bujumbura. Non c’è notizia certa di vittime tra i civili, ma un residente parla di una persona uccisa durante l'attacco, che è durato più di mezz'ora e che ha coinvolto soldati provenienti da zone vicine. I tre ribelli appartenevano alle Forze Nazionali di Liberazione (FNL), l'unico gruppo che continua a opporsi con le armi al governo. Il gruppo opera maggiormente nei nascondigli situati nelle colline intorno alla capitale e nella vicina Repubblica del Congo. Il Burundi tenta da anni di superare i conflitti tra la minoranza Tutsi, al potere, e la maggioranza di ribelli Hutu, che hanno provocato negli ultimi anni 300 mila morti e paralizzato l'economia del Paese.

 

 

=======ooo=======