RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
362 - Testo della trasmissione lunedì
27 dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Prende il via oggi ad
Assisi il 59.mo Convegno Giovani organizzato dalla Cittadella
In Ucraina il capo dell’opposizione, Yushenko, è il nuovo presidente
In Iraq la minoranza
cristiana ha sempre più paura e continua a lasciare il Paese: la testimonianza
del superiore dei domenicani a Mossul.
27
dicembre 2004
IL MONDO SOTTO SHOCK PER IL CATACLISMA CHE HA
SCONVOLTO
IL SUD-EST ASIATICO, PROVOCANDO PIU’ DI 23 MILA
MORTI.
IL PAPA SI RACCOGLIE IN PREGHIERA PER LE VITTIME
DEL MAREMOTO.
IN AZIONE LA MACCHINA DELLA SOLIDARIETA’ IMPEGNATA
IN UNA CORSA
CONTRO IL
TEMPO PER SALVARE IL MAGGIOR NUMERO
-
Con noi mons. Mario Zenari, mons. Albert Malcolm Ranjith,
Guido Bertolaso e Paolo Beccegato -
Ora dopo ora assume i contorni di una
tragedia immane il cataclisma che ha devastato il Sud-Est asiatico provocando
la morte di più di 23 mila persone. Un bilancio, purtroppo, destinato ad
aggravarsi. Giovanni Paolo II è vicino alle popolazioni colpite dal maremoto.
Il Papa, che stamani si è raccolto in preghiera per le vittime e le loro famiglie,
segue costantemente l’evolversi della crisi umanitaria attraverso il contatto
con i nunzi apostolici delle zone colpite. Per un aggiornamento sulla
situazione, ci riferisce in studio Amedeo Lomonaco:
*********
Circa 11 mila morti nello Sri Lanka, almeno 6600 in
India, 4700 in Indonesia e più di 1000 in Thailandia. E’ il tragico bilancio,
ancora provvisorio, del maremoto innescato dal terremoto, con epicentro al
largo dell’isola di Sumatra, che ha investito anche le Maldive, il Myanmar e il
Bangladesh. Vere e proprie barriere d’acqua hanno raggiunto persino le coste
africane del Kenya e della Somalia; in quest’ultimo Paese sono rimasti uccisi
100 pescatori. Ma la situazione più grave è quella dello Sri Lanka dove oltre
all’impressionante numero di vittime, sono più di 800 mila gli sfollati. E
sempre nello Sri Lanka, per evitare il possibile diffondersi di epidemie, sono
stati bruciati molti cadaveri. Tra le persone morte nel Sud-Est asiatico ci
sono anche diversi turisti: tra questi, 11 italiani, 3 francesi e tre
austriaci. Per i geologi
la magnitudo del terremoto è di 9 gradi della scala Richter: si tratta del
quinto terremoto più forte degli ultimi cento anni. Secondo un’ipotesi avanzata dagli
scienziati, il sisma potrebbe essere stato provocato da una scossa avvenuta lo
scorso 23 dicembre a Sud-Est della Tasmania. Il movimento tellurico di ieri, favorito dalla
conformazione del fondo marino e dalla vastità dell’oceano indiano ad ovest
dell’epicentro, ha originato onde che in queste condizioni possono raggiungere
velocità di 800 chilometri all’ora. L’arrivo di questi muri d’acqua, chiamati tsunami,
è stato drammatico: un inferno all’improvviso. La sconvolgente forza
devastatrice del maremoto si è aggiunta, infatti, alla mancanza di previsioni
che facessero presagire l’imminenza della catastrofe e alla miseria delle
popolazioni colpite. Dopo la sciagura, si è subito messa in moto la macchina
dei soccorsi: l’ONU ha attivato squadre specializzate in disastri; la Russia ha
messo a disposizione due aerei cargo; il coordinamento europeo per gli aiuti in
Thailandia e Sri Lanka è stato affidato all’Italia, alla Francia e alla Svezia;
la Croce Rossa Internazionale ha lanciato un appello per raccogliere 6,5
milioni di dollari. Nella provincia indonesiana di Aceh l’esercito
di Giakarta ha proposto, infine, una tregua ai ribelli indipendentisti
chiedendo loro di collaborare alle operazioni di soccorso.
*********
La
regione più colpita dal disastro naturale è dunque lo Sri Lanka. Ecco la toccante
testimonianza del nunzio apostolico, Mario Zenari, raggiunto telefonicamente
nella capitale srilankese Colombo da Alessandro Gisotti:
**********
R. – Purtroppo, come sempre, sono colpite le persone più povere, tanti
pescatori che avevano la loro casa lì, semplice, di legno, in riva all’Oceano e
sono stati spazzati via. Ci sono anche testimonianze molto toccanti. Alcune
comunità stavano celebrando l’Eucaristia. In una parrocchia stavano celebrando
la Festa della prima Comunione dei bambini: è entrata l’acqua, ci sono state delle
vittime. Ha colpito molto l’appello che ha fatto ieri il Santo Padre
all’Angelus, questo appello alla solidarietà internazionale. Ecco, i vescovi,
qua cercano di recarsi sul posto. Ho potuto visitare alcune parrocchie e sostenere
alcuni parroci, alcuni di questi parroci erano feriti e li ho incoraggiati ad
offrire l’assistenza. Molta di questa gente ha trovato un primo rifugio nelle
chiese vicine oppure nei templi buddisti. Questa è una bella cosa da vedere,
questa cooperazione interreligiosa.
D. – Che cosa sta facendo la
Chiesa per portare sostegno alle popolazioni colpite?
R. – Siamo in contatto anche qui con la Caritas, ed è bello vedere che
stanno arrivando anche delle offerte di aiuto dalla Caritas Internationalis, da
varie Caritas del mondo. Ecco, è bello vedere anche quest’onda di solidarietà,
non solo l’onda distruttrice, ma l’onda della solidarietà.
**********
In molti
stanno, dunque, rispondendo all’accorato appello del Papa, all’Angelus di ieri,
per una mobilitazione della comunità internazionale in favore delle popolazioni
afflitte dal maremoto. La Chiesa è in prima linea su questo fronte. La
presidenza della Conferenza episcopale italiana ha stanziato tre milioni di
euro dai fondi derivanti dall’otto per mille, “per far fronte alle prime emergenze”.
E di aiuti ce n’è davvero bisogno, come testimonia il nunzio apostolico in
Indonesia, mons. Albert Malcolm Ranjith, raggiunto
telefonicamente a Giakarta da Alessandro Gisotti:
**********
R. - Tutte le case dei poveri, fatte male, sono andate in mare. In
un’isola chiamata Nyas, popolata da molti cristiani e anche da una comunità di
cattolici, la situazione è veramente grave. Il governo sta cercando di
migliorare la situazione, di provvedere alle necessità urgenti per questa
gente, per i sopravvissuti.
D. – C’è la paura di un nuovo
sisma, di nuove onde?
R. – Sì. La gente cerca di fuggire verso zone montagnose del Paese e
questo causa problemi pratici. Le strade sono tutte distrutte… le
infrastrutture, elettricità e telefoni, non funzionano.
D. – Il Papa ha esortato all’Angelus una mobilitazione della Comunità
internazionale. Che cosa sta facendo la Chiesa?
R. – Due diocesi stanno organizzando un piano di aiuti per questa
gente. Prima di tutto c’è bisogno di provvedere alle necessità urgenti come le
medicine. Stanno facendo questo piano per provvedervi con l’aiuto di alcune
organizzazioni come la Caritas
Internationalis. Abbiamo anche fatto appello a Cor Unum. Il governo ha
permesso alle ONG e anche alla Chiesa di essere attive in questa zona perché
hanno bisogno di volontari per curare questa massa di gente che vive in quella
zona.
**********
Una drammatica richiesta d’aiuto è stata levata da
mons. Jospeh Pradhan, vescovo di Surat-Thani, una delle zone della Thailandia
più colpite dal disastro. “Chiedo alla comunità internazionale di venire in
nostro aiuto”, ha detto all’agenzia Misna il presule. “La gente – ha affermato
– ha bisogno di tutti i beni di primo soccorso, ma soprattutto servono acqua e
i sacchi di plastica per avvolgere i cadaveri”. Tra le prime
organizzazioni umanitarie a muoversi, la Caritas Internationalis. Dal canto
suo, la Caritas diocesana di Roma ha lanciato una raccolta di fondi per
finanziare i primi aiuti alle popolazioni. I volontari sono particolarmente
attivi in India, come ci riferisce Paolo Beccegato, responsabile per l’area
internazionale di Caritas Italia, intervistato da Alessandro Gisotti:
**********
R. - Si sta procedendo ad evacuare soprattutto le Coste del Tamil Nadu
nello Stato del Sud-Est indiano. Evacuare verso l’interno le popolazioni per
evitare che ulteriori ondate possano colpire altra popolazione.
D. – Cosa sta facendo Caritas
attraverso la sua rete di solidarietà?
R. – Il vicedirettore di Caritas India è già sul posto a sostenere le
Caritas diocesane coinvolte nel disastro, sia per capire fino a che punto è
estesa la zona colpita e per fornire supporto a tutte le sedi locali che ne
hanno bisogno. Per ora si stanno distribuendo farmaci, aiuti medici, cibo per
la popolazione che ovviamente non ha più né acqua, né case, né beni primari,
però sono aiuti ancora molto limitati perché, appunto, il rischio di successive
ondate rende il tutto molto vulnerabile. Notizie di interventi ci arrivano
anche dagli altri Paesi, in particolare dall’Indonesia, dalla Malesia: una
mobilitazione generale per una delle più grosse catastrofi della storia.
**********
La catastrofe che ha investito il Sud-Est asiatico sta dunque mobilitando
gli sforzi e la solidarietà di governi e organizzazioni umanitarie, che stanno
predisponendo l'invio di aiuti e squadre di soccorso. La protezione civile
italiana coordina gli interventi umanitari per l’Unione Europea soprattutto in
Thailandia e nello Sri Lanka. Massimiliano Menichetti ha intervistato Guido
Bertolaso, responsabile della Protezione civile italiana:
**********
R. - E’ una situazione assolutamente
drammatica, come ho già avuto modo di dire da ieri mattina appena abbiamo avuto
le prime notizie e le prime informazioni. Questa è una catastrofe assolutamente
epocale. Credo che a memoria di uomo, noi, alla fine, tirando le somme, non
ricorderemo nulla di talmente grave, di talmente vasto, di talmente devastante.
Adesso pian piano vengono fuori tutte le notizie: situazioni di interi Paesi
che, fino a poco fa, ovviamente, non si conoscevano, quindi sappiamo,
purtroppo, che il numero delle vittime sarà molto superiore anche alle attuali
stime. I danni sono immensi negli otto Paesi che sono più o meno in ginocchio
per questa vicenda.
D. – Ecco, coordinate l’intervento
umanitario per l’Unione Europea: qual è la vostra azione nell’immediato? Che
cosa state facendo?
R. – Abbiamo mandato dei team in
avanscoperta. Un team già sta operando in Sri Lanka, un altro alle Maldive, un
terzo sta arrivando sull’isola di Puket con i velivoli dell’aeronautica
militare. Ovviamente ci occupiamo soprattutto dei nostri connazionali, li
facciamo rientrare in Italia tramite il ponte aereo, diamo le informazioni agli
altri Paesi europei di quella che è la situazione sapendo benissimo che il
nostro intervento è una goccia in un oceano.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"C'è bisogno di pace, c'è bisogno di Te!" è il titolo cha apre
la prima pagina in cui si sottolinea che la festa del Natale è stata sconvolta
da un'immane tragedia, il maremoto che ha devastato il Sud-Est dell'Asia.
Di fronte all'insopportabile dolore e alle devastazioni - si evidenzia in un
articolo di riflessione - all'uomo non resta che aggrapparsi a Dio, per trovare
in Lui un senso alla tragedia e la forza per andare avanti, per tornare a
sperare nel futuro. Ma c'è bisogno - si rileva con forza - anche degli uomini,
perché il futuro va ricostruito.
Il
dolore e la preghiera del Santo Padre.
Nelle
estere, il dettagliato e approfondito ragguaglio sul tragico avvenimento.
Nelle
vaticane, la Santa Messa della Notte di Natale celebrata dal Papa nella Basilica
Vaticana.
Il
Messaggio "Urbi et Orbi" di Giovanni Paolo II.
All'Angelus
recitato nella festa della Santa Famiglia di Nazareth, il Papa ha esortato gli
uomini di cultura e i responsabili politici a difendere l'istituto familiare
fondato sul matrimonio.
La
Celebrazione del Natale nelle diocesi italiane.
Nelle
estere, In Iraq continua lo stillicidio delle violenze.
In
Ciad assassinata una suora francese.
Nella
pagina culturale, un articolo di Marco Testi dal titolo "Prezzolini dialoga
con Paolo VI": una nuova edizione de "Il rischio di Dio".
Nelle
pagine italiane, il dolore, l'orrore e la forte apprensione per gli sviluppi
della catastrofe nell'Asia sudorientale.
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27
dicembre 2004
QUARANTAMILA GIOVANI A
LISBONA PER IL 27.MO INCONTRO
ORGANIZZATO DALLA
COMUNITA’ DI TAIZÉ, DAL TITOLO “UN AVVENIRE DI PACE”
- Intervista con Fr.
Marek -
C’è un “pellegrinaggio di fiducia” che da oltre 60
anni la Comunità Ecumeninca di Taizé compie nel mondo. Un pellegrinaggio fatto
essenzialmente di preghiera che ogni anno trova modo di esprimersi in un grande
raduno europeo. Quest’anno, il 27.mo Incontro di Taizé, dal titolo “Un avvenire
di pace”, ha per teatro il Portogallo, in particolare due padiglioni della
Fiera di Lisbona. Migliaia di giovani – in totale saranno circa 40 mila –
stanno affluendo nella capitale portoghese per prendere parte ai cinque giorni
del raduno che inizierà domani e si concluderà il primo gennaio prossimo. Le
giornate hanno uno schema ormai consolidato: preghiera al mattino,
con scambio di esperienze in piccoli gruppi e partecipazione ad iniziative
cittadine ed ecclesiali di solidarietà. A mezzogiorno e alla sera, poi, il
raduno generale al Parco delle esposizioni per i canti e le preghiere comuni in
20 lingue. Frère Roger - il fondatore della Comunità,
che oggi conta un centinaio di fratelli - terrà una meditazione durante la
preghiera serale.
Tra i numerosi messaggi inviati a Lisbona da
personalità religiose e non, il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan,
scrive tra l’altro: “In quest’epoca d’incertezza circa il
futuro del nostro mondo, un incontro come il vostro è per noi un
incoraggiamento e un segno di speranza”. A Lisbona, Alessandro De Carolis ha
contattato fratel Marek, che descrive il clima di festa che sta caratterizzando
la vigilia del raduno:
**********
R. – Il clima di attesa per la venuta dei giovani che parteciperanno a
questo incontro di Lisbona è caratterizzato soprattutto dalla straordinaria
accoglienza da parte delle famiglie e delle parrocchie: nelle 200 parrocchie di
Lisbona, i giovani hanno preparato anche questa accoglienza.
D. – In queste ore, stanno arrivando gruppi da dove, in particolare?
R. – Il 26 abbiamo accolto 1.500 giovani da tutta Europa, arrivati in
anticipo per aiutarci nell’accoglienza di domani; è arrivato un folto gruppo di
tedeschi, di romeni, di polacchi, ma anche di russi ... Per Taizé è una grande
gioia che dopo gli anni di separazione, di allontanamento ora da 10-15 anni i
giovani dell’Est possono partecipare come i giovani dell’Ovest a questi
incontri. Saranno numerosi, qui, a Lisbona: molti i serbi, i croati, ucraini,
lituani eccetera ...
D. – Possiamo dire in qualche modo che gli incontri della Comunità di
Taizé hanno anticipato quella che poi sarebbe diventata l’Unione Europea e
l’allargamento ad Est?
R. – E’ soprattutto il Vangelo che ispira questa ricerca della
riconciliazione, dell’unità, della creazione di una famiglia umana non solo in
Europa, ma ancora più ampia. Allora, è piuttosto un piccolo segno di quello che
il Vangelo ispira e rende possibile.
D. – Che cosa vuol dire, per un membro della grande famiglia di Taizé,
compiere un pellegrinaggio di fiducia sulla terra?
R. – E’ una chiamata, una sfida, soprattutto personale, perché la
fiducia è possibile solo quando noi lasciamo che Cristo possa trasformare i
nostri cuori attraverso il suo Vangelo, perché diventino meno paurosi. E qui, a
Lisbona, penso che forse abbiamo un’occasione di incontrare persone che sono veramente
colme di questa fiducia del Vangelo. Abbiamo già sperimentato, durante la
preparazione, il coraggio delle persone ad aprire le loro case e non si può
dire diversamente se non che essi hanno accolto questa chiamata del Vangelo
alla fiducia.
D. – Le parole contenute nella Lettera scritta da frère Roger, in cui
si afferma tra l’altro che “la vita non è soggetta alla fatalità del destino”,
sembrano quasi una risposta positiva e incoraggiante alle ultime notizie in
arrivo dal mondo: la violenza delle guerre o quella scatenata dalla natura,
come in queste ultime ore nel Sud-Est asiatico ...
R. – Sì: le parole di frère Roger confermano che Dio non ha un
progetto di disgrazia per l’umanità; ci sono queste situazioni misteriose,
tanto difficili da spiegare ed a volte anche da accettare, e qui a Lisbona
mediteremo sulle parole che troviamo nella profezia di Isaia: “Dio ha un
progetto di pace, non di distruzione, per tutta l’umanità e per ogni uomo sulla
terra”.
**********
MARIA
NELL’EDUCAZIONE DI GESU’ E DEL CRISTIANO.
SE NE
PARLA AL CONVEGNO PROMOSSO DALLA PONTIFICIA FACOLTA’
DI
SCIENZE DELL’EDUCAZIONE “AUXILIUM”, DA OGGI A ROMA
- Intervista con suor Marcella Farina -
“‘Io ti darò la Maestra …’. Il coraggio di educare alla scuola di Maria”.
E’ il titolo del convegno internazionale promosso dalla Pontificia Facoltà di
Scienze dell’Educazione “Auxilium”, nel 50.mo della sua istituzione, iniziato
questa mattina presso l’Istituto “Salesianum” di Roma. Tema dell’incontro, il
ruolo di Maria nell’educazione di Gesù e del cristiano, ricordando le parole
udite in sogno da don Bosco all’età di 9 anni: “Io ti darò la Maestra, sotto la
cui disciplina puoi diventare sapiente e senza cui ogni sapienza diviene
stoltezza”. Partecipano al convegno oltre 200 religiose, salesiane e di altre
congregazioni, giunte da tutto il mondo. Al microfono di Roberta Moretti, suor
Marcella Farina, teologa, delle Figlie di Maria Ausiliatrice:
*********
R. – Possono essere due le istanze profetiche che noi potremmo
prendere oggi dal sogno di Don Bosco e dall’esperienza di Maria, come dono di
Gesù all’umanità. La prima riguarda Maria come “Maestra”, non tanto per le parole
che dice, quanto per la sua esistenza, perché, con il suo pellegrinaggio nella
fede sempre come compagna generosa di Gesù, ci indica qual è il cammino della
vita umana. E poi Maria che ci indica la meta: l’essere pienamente con Dio
nella trasparenza dell’amore.
D. – Maria, come madre di Gesù, fu anche sua educatrice. Nei Vangeli
quando emerge maggiormente questo aspetto?
R. – Non esiste un testo particolare in cui emerge come Maria educa
Gesù. Ma senz’altro Gesù ha imparato da Maria. Ha imparato a parlare, ha
imparato a camminare e, soprattutto, ha imparato da Maria il cammino della
fede, l’esperienza dell’essere rivolto a Dio costantemente con tutta la
sensibilità e la freschezza del suo cuore.
D. – Maria, educazione, giovani: qual è il filo che lega questo trinomio
oggi, a 150 anni dalla proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione?
R. – Maria con la sua purezza ci richiama la nostalgia delle
origini incontaminate e noi abbiamo
bisogno di questa memoria ricca di significato per poter progettare il futuro e
penso che i giovani, proprio incontrando Maria, possano programmare un futuro
più profondo, più bello perché risalgono a queste origini.
D. – Come Figlie di Maria Ausiliatrice, quali sono le vostre
aspettative per questo convegno?
R. – Sono quelle di rinnovare la nostra missione educativa che si
ispira a Maria e, però, recuperare le ragioni fondanti di questa ispirazione
mariana dell’educazione. Si tratta di far vedere come nel progetto di Dio la
persona umana è fatta per essere conforme a Gesù Cristo. Ma essere cristiani
significa anche essere mariani, perché Maria è Colei che più ha rappresentato
Gesù in mezzo al mondo.
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QUARANTAMILA GIOVANI A
LISBONA PER IL 27.MO INCONTRO
ORGANIZZATO DALLA
COMUNITA’ DI TAIZÉ, DAL TITOLO “UN AVVENIRE DI PACE”
- Intervista con Fr.
Marek -
C’è un “pellegrinaggio di fiducia” che da oltre 60
anni la Comunità Ecumeninca di Taizé compie nel mondo. Un pellegrinaggio fatto
essenzialmente di preghiera che ogni anno trova modo di esprimersi in un grande
raduno europeo. Quest’anno, il 27.mo Incontro di Taizé, dal titolo “Un avvenire
di pace”, ha per teatro il Portogallo, in particolare due padiglioni della
Fiera di Lisbona. Migliaia di giovani – in totale saranno circa 40 mila –
stanno affluendo nella capitale portoghese per prendere parte ai cinque giorni
del raduno che inizierà domani e si concluderà il primo gennaio prossimo. Le
giornate hanno uno schema ormai consolidato: preghiera al mattino,
con scambio di esperienze in piccoli gruppi e partecipazione ad iniziative
cittadine ed ecclesiali di solidarietà. A mezzogiorno e alla sera, poi, il
raduno generale al Parco delle esposizioni per i canti e le preghiere comuni in
20 lingue. Frère Roger - il fondatore della Comunità,
che oggi conta un centinaio di fratelli - terrà una meditazione durante la
preghiera serale.
Tra i numerosi messaggi inviati a Lisbona da
personalità religiose e non, il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan,
scrive tra l’altro: “In quest’epoca d’incertezza circa il
futuro del nostro mondo, un incontro come il vostro è per noi un
incoraggiamento e un segno di speranza”. A Lisbona, Alessandro De Carolis ha
contattato fratel Marek, che descrive il clima di festa che sta caratterizzando
la vigilia del raduno:
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R. – Il clima di attesa per la venuta dei giovani che parteciperanno a
questo incontro di Lisbona è caratterizzato soprattutto dalla straordinaria
accoglienza da parte delle famiglie e delle parrocchie: nelle 200 parrocchie di
Lisbona, i giovani hanno preparato anche questa accoglienza.
D. – In queste ore, stanno arrivando gruppi da dove, in particolare?
R. – Il 26 abbiamo accolto 1.500 giovani da tutta Europa, arrivati in
anticipo per aiutarci nell’accoglienza di domani; è arrivato un folto gruppo di
tedeschi, di romeni, di polacchi, ma anche di russi ... Per Taizé è una grande
gioia che dopo gli anni di separazione, di allontanamento ora da 10-15 anni i
giovani dell’Est possono partecipare come i giovani dell’Ovest a questi
incontri. Saranno numerosi, qui, a Lisbona: molti i serbi, i croati, ucraini,
lituani eccetera ...
D. – Possiamo dire in qualche modo che gli incontri della Comunità di
Taizé hanno anticipato quella che poi sarebbe diventata l’Unione Europea e
l’allargamento ad Est?
R. – E’ soprattutto il Vangelo che ispira questa ricerca della
riconciliazione, dell’unità, della creazione di una famiglia umana non solo in
Europa, ma ancora più ampia. Allora, è piuttosto un piccolo segno di quello che
il Vangelo ispira e rende possibile.
D. – Che cosa vuol dire, per un membro della grande famiglia di Taizé,
compiere un pellegrinaggio di fiducia sulla terra?
R. – E’ una chiamata, una sfida, soprattutto personale, perché la
fiducia è possibile solo quando noi lasciamo che Cristo possa trasformare i
nostri cuori attraverso il suo Vangelo, perché diventino meno paurosi. E qui, a
Lisbona, penso che forse abbiamo un’occasione di incontrare persone che sono veramente
colme di questa fiducia del Vangelo. Abbiamo già sperimentato, durante la
preparazione, il coraggio delle persone ad aprire le loro case e non si può
dire diversamente se non che essi hanno accolto questa chiamata del Vangelo
alla fiducia.
D. – Le parole contenute nella Lettera scritta da frère Roger, in cui
si afferma tra l’altro che “la vita non è soggetta alla fatalità del destino”,
sembrano quasi una risposta positiva e incoraggiante alle ultime notizie in
arrivo dal mondo: la violenza delle guerre o quella scatenata dalla natura,
come in queste ultime ore nel Sud-Est asiatico ...
R. – Sì: le parole di frère Roger confermano che Dio non ha un
progetto di disgrazia per l’umanità; ci sono queste situazioni misteriose,
tanto difficili da spiegare ed a volte anche da accettare, e qui a Lisbona
mediteremo sulle parole che troviamo nella profezia di Isaia: “Dio ha un
progetto di pace, non di distruzione, per tutta l’umanità e per ogni uomo sulla
terra”.
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MARIA
NELL’EDUCAZIONE DI GESU’ E DEL CRISTIANO.
SE NE
PARLA AL CONVEGNO PROMOSSO DALLA PONTIFICIA FACOLTA’
DI
SCIENZE DELL’EDUCAZIONE “AUXILIUM”, DA OGGI A ROMA
- Intervista con suor Marcella Farina -
“‘Io ti darò la Maestra …’. Il
coraggio di educare alla scuola di Maria”. E’ il titolo del convegno
internazionale promosso dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione
“Auxilium”, nel 50.mo della sua istituzione, iniziato questa mattina presso
l’Istituto “Salesianum” di Roma. Tema dell’incontro, il ruolo di Maria
nell’educazione di Gesù e del cristiano, ricordando le parole udite in sogno da
don Bosco all’età di 9 anni: “Io ti darò la Maestra, sotto la cui disciplina
puoi diventare sapiente e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza”.
Partecipano al convegno oltre 200 religiose, salesiane e di altre
congregazioni, giunte da tutto il mondo. Al microfono di Roberta Moretti, suor
Marcella Farina, teologa, delle Figlie di Maria Ausiliatrice:
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R. – Possono essere due le istanze profetiche che noi potremmo
prendere oggi dal sogno di Don Bosco e dall’esperienza di Maria, come dono di
Gesù all’umanità. La prima riguarda Maria come “Maestra”, non tanto per le parole
che dice, quanto per la sua esistenza, perché, con il suo pellegrinaggio nella
fede sempre come compagna generosa di Gesù, ci indica qual è il cammino della
vita umana. E poi Maria che ci indica la meta: l’essere pienamente con Dio
nella trasparenza dell’amore.
D. – Maria, come madre di Gesù, fu anche sua educatrice. Nei Vangeli
quando emerge maggiormente questo aspetto?
R. – Non esiste un testo particolare in cui emerge come Maria educa
Gesù. Ma senz’altro Gesù ha imparato da Maria. Ha imparato a parlare, ha
imparato a camminare e, soprattutto, ha imparato da Maria il cammino della
fede, l’esperienza dell’essere rivolto a Dio costantemente con tutta la
sensibilità e la freschezza del suo cuore.
D. – Maria, educazione, giovani: qual è il filo che lega questo trinomio
oggi, a 150 anni dalla proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione?
R. – Maria con la sua purezza ci richiama la nostalgia delle
origini incontaminate e noi abbiamo
bisogno di questa memoria ricca di significato per poter progettare il futuro e
penso che i giovani, proprio incontrando Maria, possano programmare un futuro
più profondo, più bello perché risalgono a queste origini.
D. – Come Figlie di Maria Ausiliatrice, quali sono le vostre
aspettative per questo convegno?
R. – Sono quelle di rinnovare la nostra missione educativa che si
ispira a Maria e, però, recuperare le ragioni fondanti di questa ispirazione
mariana dell’educazione. Si tratta di far vedere come nel progetto di Dio la
persona umana è fatta per essere conforme a Gesù Cristo. Ma essere cristiani
significa anche essere mariani, perché Maria è Colei che più ha rappresentato
Gesù in mezzo al mondo.
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27
dicembre 2004
ASSASSINATA LA SCORSA NOTTE IN CIAD
UNA MISSIONARIA FRANCESE
DELLA CONGREGAZIONE DI NOSTRA SIGNORA DEGLI
APOSTOLI. NELL’AGGUATO,
AD OPERA DI BANDITI DI STRADA, SONO RIMASTE FERITE
ANCHE TRE CONSORELLE
- A cura di Roberta Moretti -
**********
N’DJAMENA. = Uccisa da banditi di strada la notte
scorsa in Ciad, nei pressi della capitale N’Djamena, una missionaria francese
di 58 anni, Christiane Philippon, della Congregazione di Nostra Signora degli
Apostoli. La religiosa si stava recando nella località di Bousso a trovare una
suora molto malata insieme ad altre tre consorelle, rimaste ferite
nell’agguato. L’ambasciatore francese del Ciad, Jean-Pierre Bercot, ha
dichiarato che l’omicidio è stato compiuto da “uomini incappucciati e armati di
kalashnikov, che hanno mitragliato le religiose, sedute nella loro auto”. Suor
Philippon, raggiunta da una pallottola al cuore, sarebbe morta sul colpo,
mentre le tre consorelle, la francese Yvonne Boisseau, l’italiana Margherita
Alberti e Monique Soubeiga, del Burkina Faso, sarebbero rimaste ferite alle braccia
e alle gambe. Le circostanze dell’accaduto, tuttavia, non sono state ancora
pienamente chiarite. Suor Philippon, che viveva nel Paese da 20 anni, era la superiora
della Congregazione nella diocesi di Sahr. In Ciad, le Missionarie di Nostra
Signora degli Apostoli sono impegnate nel servizio ai poveri con attività di
prima evangelizzazione, promozione della donna in mini-progetti rurali,
catechesi, accompagnamento dei malati di AIDS, accoglienza di bambine e ragazze
provenienti dai villaggi in vista della scolarizzazione, comunicazione sociale
attraverso i media. Proprio nei giorni scorsi, i vescovi del Ciad, nel loro
messaggio di Natale, avevano denunciato la presenza nel Paese di “conflitti
intercomunitari irrisolti”: “Le numerose ricchezze naturali – scrivevano – sono
divenute causa di divisione e guerra, perché alcuni vogliono accaparrarsi tutto
escludendo gli altri. Per questo, molti cittadini sono morti, vittime dei loro
propri concittadini”.
**********
“IL MATRIMONIO COME UNIONE
CONIUGALE E’ POSSIBILE SOLO TRA UOMO E DONNA”. COSI’ LA CONFERENZA ESPISCOPALE
SPAGNOLA, IN OCCASIONE
DELLA GIORNATA DELLA FAMIGLIA E DELLA VITA 2004
- A cura di Rita Anaclerio -
**********
MADRID. = Sposo e sposa, padre e madre. Sono questi
i pilastri per una “inclinazione all’amore fondata sulla differenza sessuale”.
A ribadirlo, in un documento intitolato “L’Uomo e la Donna Lui li ha creati”,
sono i vescovi della Conferenza episcopale spagnola, in occasione della
Giornata della Famiglia e della Vita 2004, per diffondere la visione cattolica
su una questione di estrema attualità: il matrimonio civile e le adozioni alle
coppie omosessuali, che il governo di Zapatero ha approvato con un disegno di
legge, destinato ad entrare in vigore con il nuovo anno. “L’unione degli sposi,
il matrimonio – scrivono i vescovi spagnoli – riproduce la comunione amorosa
tra Dio Padre, Figlio e Spirito Santo”. Dio ha creato l’uomo e la donna a sua
immagine e l’istituzione del matrimonio, hanno spiegato i vescovi, “si basa
sulla differenza sessuale, condizione essenziale per manifestare con la verità
la comunione coniugale, sacramento e segno visibile e presente del mistero
della nuova ed eterna alleanza tra Cristo, gli uomini e la Chiesa”. I presuli
spiegano che tutti gli esseri umani, “indipendentemente dall’orientamento
sessuale, sono creature e, per grazia ricevuta, figli di Dio ma – sottolineano
– l’inclinazione omosessuale deve essere considerata come oggettivamente disordinata,
dando vita ad un comportamento in se stesso perverso dal punto di vista
morale”. Anche il capo della Chiesa spagnola, il cardinale Antonio Maria Rouco
Varela, ha ribadito che non si devono “maltrattare, offendere né emarginare”
gli omosessuali, ma che “non si può metterli allo stesso livello della
famiglia”. In merito al tema dell’adozione da parte di coppie dello stesso
sesso, i vescovi della Conferenza episcopale non negano che “una coppia
omosessuale possa dare affetto e benessere ad un bimbo”, ma questa situazione
“priva della relazione tra un padre e una madre, che sono rapporti identitari
fondamentali”.
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meta’ della popolazione mondiale basa la propria alimentazione
sul
riso, ma la produzione totale non basta.
A
CONCLUSIONE DELL’ANNO INTERNAZIONALE DEL RISO LA Fao,
ALCUNE
Ong e Governi hanno Avviato un piano per migliorare la qualità
dei
raccolti e sensibilizzare i coltivatori
-
A cura di
Stefano Cavallo -
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ROMA.
= Il riso è fonte di nutrimento per metà della popolazione mondiale. Permette
la sopravvivenza di miliardi di persone e fornisce lavoro a centinaia di milioni
di famiglie dei Paesi in via di sviluppo di Asia, Africa e America. Questi i
dati annunciati recentemente dall’Organizzazione per l’alimentazione e
l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), che in collaborazione con Ong, governi
e settori del privato, ha avviato una serie di iniziative per sostenere
l’industria mondiale legata al riso. Dei circa 840 milioni di persone che
soffrono la fame nel mondo, la metà vive in aree che dipendono dalla produzione
di questo cereale, e con l’aumentare dell’indice demografico cresce ogni anno
la domanda di produzione. Secondo quanto dichiarato dalla FAO nel consueto
prospetto annuale sulla fame nel mondo, malgrado quest’anno si sia registrato
un record nella produzione mondiale di cereali, le aree irrigate destinate alla
coltivazione non bastano, ed un concreto aiuto potrebbe venire
dall’introduzione di nuove tecniche per migliorare la produttività. Tuttavia,
il riso non viene ancora considerato un alimento dall’elevato potere nutritivo:
i processi di lavorazione, infatti, lo privano di grassi, fibre, ferro,
proteine, vitamine e zinco. Attraverso colture selettive e modificazioni
genetiche di alcune specie di riso, se ne potrebbe aumentare notevolmente la
capacità nutritiva fino a livelli mai raggiunti prima. Ma, continua la FAO, è
necessario uno sviluppo sostenibile e compatibile con l’ambiente: occorre che
tra i contadini crescano consapevolezza ed educazione e che migliorino i metodi
di coltivazione. (S.C.)
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concedere tempo libero ai lavoratori per aumentare il
tasso demografico.
e’
la nuova strategia messa a punto dal giappone
per
far fronte al calo delle nascite
Tokyo.
= Per contrastare il crescente calo
demografico, il governo nipponico
ha deciso di concedere più tempo libero ai lavoratori. Con questa nuova
strategia, il si tenterà di affrontare l’indice di nascite negativo, che
minaccia società ed economia del Paese. Nell’ultimo anno, la media dei bambini
nati per ogni donna è scesa dall’1,32 per cento del 2002 all’1,29 per cento,
cifra molto inferiore al 2,08 per cento, tasso necessario per garantire il
ricambio della popolazione. Il nuovo “Angel Plan”, il piano di incremento
demografico, è il potenziamento di uno schema già adottato nel Paese, che
prevede facilitazioni nell’assistenza dei figli e per le donne lavoratrici,
oltre a ferie apposite per tutto il personale da dedicare ai figli. Allo scopo
di favorire le nascite, diminuirà del 10 per cento il numero degli impiegati
che lavorano più di 60 ore settimanali. Ai lavoratori, inoltre, sarà chiesto di
usufruire almeno del 55 per cento delle ferie retribuite che spettano loro. Mentre
questi provvedimenti richiedono solo un aumento di fondi, il modo in cui le persone
si serviranno di questo tempo implica un radicale cambiamento della mentalità
giapponese, che vede l’uomo passare molto tempo a lavoro e poco a casa, mentre
la donna subisce pressioni da parte del datore di lavoro, che la incoraggia a
licenziarsi dopo aver partorito. (S.C.)
“GENERAZIONE PRECARI. CREATIVITA’? POLITICA?
CONTEMPLAZIONE?”
E’ IL TEMA CHE ACCOMPAGNA IL 59.ESIMO CONVEGNO GIOVANI DI ASSISI.
L’INCONTRO, ORGANIZZATO DALLA CITTADELLA IN COLLABORAZIONE
CON PAX CHRISTI, SI CHIUDERA’ IL PROSSIMO 31 DICEMBRE
ASSISI. = Prende il via oggi ad Assisi il 59.esimo
Convegno Giovani, organizzato dalla Cittadella in collaborazione con Pax
Christi, sul tema “Generazione precari. Creatività? Politica? Contemplazione?”.
Il tradizionale appuntamento, che si concluderà il 31, mette a fuoco quest'anno
un tema - quello della precarietà - attuale e trasversale, poiché non riguarda
unicamente il problema del lavoro, ma caratterizza il momento di incertezza e
di crisi sperimentato non di rado anche dagli adulti. A leggere l’odierna
situazione di precarietà, analizzandone le radici, saranno il sociologo della
conoscenza Franco Cassano e Marco Gallizioli, fenomenologo delle religioni. Sui
temi del lavoro e degli interventi della politica volti a creare occupazione,
si confronteranno il vescovo di Locri, mons. Giancarlo Bregantini, il sindaco
di Terni Paolo Raffaelli e don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele.
Concluderà i lavori il francescano padre Ireneo Forgiarini, con una testimonianza
sul mondo del disagio giovanile. (B.C.)
27
dicembre 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
● Dopo un mese di forti contrasti, al limite della guerra civile, l’Ucraina
ha scelto Viktor Yushenko come nuovo presidente della Repubblica. Nel
ballottaggio di ieri – ripetizione di quello del 21 novembre, prima convalidato
dalla Commissione elettorale e poi annullato dalla Corte suprema – il capo
dell’opposizione si è affermato con oltre il 52 per cento dei consensi, contro
il 43 ottenuto dal premier uscente, il filorusso Yanukovic. La cosiddetta
“rivoluzione arancione” sembra dunque aver dato i suoi frutti, come conferma
Pierantonio Lacqua, corrispondente dell’Ansa a Mosca, intervistato da Andrea
Sarubbi:
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R. – Grazie al ballottaggio di ieri, si può dire che l’Ucraina è
entrata davvero nel concerto delle democrazie europee. Ieri sera, dopo la
vittoria, Yushenko ha detto significativamente: “Siamo stati indipendenti per
14 anni e adesso siamo anche liberi”. Intendeva dire liberi da un regime che ha
sempre pilotato in un modo abbastanza autoritario e poco trasparente gli affari
governativi. Tra l’altro, per l’Ucraina è una svolta veramente significativa,
perché il Paese si mette alle spalle anche una gestione delle elezioni poco corretta.
D. – La domanda che si stanno facendo tutti: adesso è veramente finita
questa lotta interna in Ucraina?
R. – Probabilmente è soltanto l’inizio, perché Yushenko ha fatto delle
grandi promesse e ci sono delle grandi aspettative, soprattutto per quanto
riguarda la lotta alla corruzione. Vedremo se ce la farà, perché ricordiamoci
che il futuro capo dello Stato - anche se finora è stato il leader di questa
opposizione democratica - è stato un personaggio molto importante anche nel
regime del presidente uscente, Kuchma, che adesso contesta: è stato prima governatore
della Banca Centrale, poi primo ministro. Nel suo entourage, per esempio, ci
sono delle voci contrastanti, e bisognerà vedere se anche Yushenko avrà la
leadership per imporsi nel suo stesso campo e portare avanti queste riforme.
D. – A parte l’esito finale - stavolta ha vinto Yushenko - rispetto
all’altro voto il copione comunque è rimasto lo stesso: l’Ucraina è spaccata in
due, con una parte che tende a Mosca e vota Yanukovic …
R. – Yushenko, negli ultimi giorni, ha già cercato di sdrammatizzare
questa spaccatura, promettendo che avrà dei rapporti il più possibile fruttuosi
anche con Mosca. Ovviamente, ci sono anche delle tendenze autonomiste - se non
separatiste - e la soluzione sta anche nel migliorare l’economia, perché
l’Ucraina, nell’ultimo anno e mezzo-due, ha avuto un boom economico di tutto
rispetto che, in questi mesi convulsi, si è un po’ fermato.
D. – Quante possibilità ci sono ora che questa “rivoluzione arancione”
faccia da modello anche per altre Repubbliche dell’area ex-sovietica?
R. – Nel campo di Yushenko esiste la volontà di esportare nelle altre
Repubbliche dell’ex URSS questa rivoluzione arancione, cominciando dalla
Bielorussia. Chiaramente, Putin sta vivendo un bruttissimo momento: a livello
di politica estera è un grosso smacco.
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● Le elezioni di gennaio
in Iraq potrebbero ritardare in alcune regioni, a causa delle carenze in
termini di sicurezza. Lo ha reso noto il ministro degli Esteri iracheno,
Hoshyar Zebari. Nel Paese del Golfo, infatti, la violenza resta all’ordine del
giorno. Un’autobomba è esplosa questa mattina davanti l’ufficio di Baghdad del
leader sciita Abdel Hazim Hakim, provocando 13 morti e 66 feriti. L’ufficio,
che ospita la sede del Consiglio supremo della rivoluzione islamica in Iraq (SCIRI),
ha subito, inoltre, gravi danni. Hakim, sopravvissuto all’attentato, ne ha attribuito
la responsabilità ad elementi sunniti e persone legate al partito Baath, ma ha
invitato i suoi elettori a non cedere alla violenza. La principale formazione
sunnita, intanto, il Partito islamico iracheno, ha annunciato che non
parteciperà alle elezioni del prossimo 30 gennaio. A Samarra, a nord della
capitale, poi un soldato americano ha perso la vita nella deflagrazione di un
ordigno. Particolarmente difficile in Iraq resta anche la situazione dei cristiani. In molti lasciano il Paese per
la situazione di precarietà e di insicurezza e la minoranza cristiana, finora
il 3 per cento della popolazione, si assottiglia sempre di più. Ascoltiamo, in
proposito, la testimonianza di padre Michael Najib, superiore dei Domenicani a
Mossul :
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CE QUI NOUS FAIT BEAUCOUP PLUS SOUFFRIR, POUR LA COMMUNAUTE
...
“Quello che fa soffrire
particolarmente la comunità cristiana sono gli attacchi alle chiese ogni volta
che gli americani entrano in una moschea. Immediatamente dopo, ecco il doppio
attacco: per un attacco ad una singola moschea, vi sono due chiese bombardate,
o fatte esplodere, o attaccate direttamente. Ma la comunità cristiana non ha
alcun rapporto con i soldati americani.
E’ a causa del loro intervento che si sono verificati tutti i disordini
a Mossul. Prima esisteva un’armonia straordinaria tra cattolici e musulmani:
nessuno aveva mai toccato le nostre chiese, nessuno aveva mai attaccato i luoghi
di preghiera musulmani o cristiani fino all’arrivo degli americani. E allora
noi cristiani, che siamo una piccola minoranza, siamo diventati il capro
espiatorio perché in qualche modo secondo alcuni rappresentiamo i soldati
americani, e la gente non riesce a comprendere che noi non abbiamo nulla a che
fare con loro!”.
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● In Medio
Oriente prosegue la liberazione, da parte del governo israeliano, di 159 prigionieri
palestinesi. Il leader palestinese, Abu Mazen, ha accolto con favore il
rilascio, ma ha invitato Israele alla liberazione di quei prigionieri che sono
in carcere da molto più tempo. In particolare, ha invocato la liberazione di Marwan
Barghuti, il leader di al Fatah in Cisgiordania condannato dal governo di Tel
Aviv a cinque ergastoli. Fonti militari israeliane, intanto, hanno reso noto di
aver ucciso un esponente delle Brigate al Aqsa nel campo profughi di Batala.
L’uomo avrebbe cercato di travolgere nella fuga i militari con un automezzo.
● Si
sono chiusi tra le polemiche i seggi in Uzbekistan, dove ieri si è votato per
rinnovare il Parlamento. L’opposizione – esclusa dalla consultazione, a cui
hanno potuto partecipare solo partiti fedeli al presidente Karimov – ha
definito il voto “una messa in scena”, un crimine contro gli elettori. Secondo
l’OSCE le legislative non sono state democratiche.
● E’
salito a 15 il numero delle persone morte nell’esplosione, provocata ieri pomeriggio
dal gas di un immobile a Mulhouse, nell’est della Francia. Si tratta della più
grave esplosione accaduta nel Paese transalpino negli ultimi 30 anni.
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