RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 359 - Testo della trasmissione di venerdì 24 dicembre 2004

 

Sommario

      

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’attesa dei cristiani di tutto il mondo per la nascita del Salvatore. Stanotte, nella Basilica di San Pietro, la Santa Messa di Natale presieduta da Giovanni Paolo II. Domani, il messaggio natalizio e la benedizione Urbi et Orbi del Santo Padre: con noi padre Raniero Cantalamessa

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il difficile Natale dei cristiani in Costa d’Avorio: la testimonianza di un missionario italiano

 

I 250 anni di “Tu scendi dalle stelle”, il canto natalizio di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori : ce ne parla mons. Antonio Napoletano

 

CHIESA E SOCIETA’:

I vescovi francesi esprimono la vicinanza di tutta la Chiesa ai confratelli dei Paesi in guerra e fanno appello alla comunità internazionale affinché promuova gesti di solidarietà

 

Riscoprire l’autentico valore del Natale per testimoniare in modo autentico la fede cristiana:  è l’invito dei vescovi italiani nei messaggi natalizi

 

Secondo quanto affermato da un quotidiano di Teheran, è stata sospesa la lapidazione di una donna iraniana condannata a morte per adulterio

 

“Ci uniamo a tutti gli uomini e alle donne nella solidarietà alle vittime della violenza”. Lo affermano i vescovi del Brasile nel messaggio di Natale inviato a tutti i fedeli.

 

Il cardinale Dionigi Tettamanzi ha chiuso la fase diocesana del processo per il riconoscimento del miracolo attribuito a don Gnocchi

 

“Un vagito nella notte”: così si intitola il musical di Carlo Tedeschi dedicato a San Francesco e al presepe di Greccio: sarà proiettato questa sera sui megaschermi in Piazza San Pietro

 

24 ORE NEL MONDO:

Betlemme città aperta per Natale: l’esercito israeliano assicura l’ingresso in città ai pellegrini  cristiani. Ma la violenza continua: 5 palestinesi sono rimasti uccisi in scontri con soldati israeliani

 

Tre iracheni morti e 11 feriti in diversi episodi di violenza in Iraq, mentre Rumsfeld fa una visita lampo nelle basi di Mossul e di Falluja

 

Ha prestato giuramento a Kabul il nuovo governo afghano: una donna nell’esecutivo di Karzai

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 dicembre 2004

 

 

L’ATTESA DEI CRISTIANI DI TUTTO IL MONDO PER LA NASCITA

DEL SALVATORE. STANOTTE, NELLA BASILICA DI SAN PIETRO, LA SANTA MESSA

DI NATALE PRESIEDUTA DA GIOVANNI PAOLO II. DOMANI, IL MESSAGGIO

NATALIZIO E LA BENEDIZIONE URBI ET ORBI DEL SANTO PADRE

- Con noi padre Raniero Cantalamessa -

 

I cristiani si apprestano a celebrare la notte santa del Natale, il mistero della Luce che brilla nelle tenebre. Tra poche ore, Giovanni Paolo II presiederà - nella Basilica Vaticana - la Messa di Mezzanotte. Celebrazione che tutto il mondo potrà seguire: saranno infatti collegati più di 110 enti televisivi di oltre 70 Paesi. Tra questi figurano, significativamente, anche alcuni Stati a maggioranza musulmana come l’Indonesia, l’Algeria, il Marocco e la Turchia. Domani, poi, dal sagrato della Basilica di San Pietro, appuntamento con il messaggio natalizio del Santo Padre e la Benedizione “Urbi et Orbi”. Sull’attesa di questo momento in cui i cristiani fanno memoria della nascita di Gesù, evento della nostra Salvezza, ascoltiamo il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Nel cuore della notte, ricordando il silenzio che tutto avvolgeva quando discese la Parola divina, i fedeli celebreranno in comunione con il Santo Padre il mistero del Natale del Signore. L’annunzio della nascita storica del Salvatore sarà proclamato – in una celebrazione intensa e suggestiva - con l’antico testo della Kalenda. Nella Basilica di San Pietro, si pregherà per la Terra Santa, “affinché conosca tempi di prosperità e di pacifica convivenza nel rispetto reciproco dei suoi abitanti”. Una preghiera speciale sarà dedicata anche ai governanti delle nazioni, affinché - riprendendo il tema del Messaggio del Papa per la pace -possano “vincere il male con il bene” senza lasciare nulla d’intentato per stabilire la pace. Si pregherà anche per “il rispetto di ogni forma di vita, per i bambini di strada, gli ammalati e gli ultimi nella società”. E ancora per gli artisti “innamorati della bellezza” affinché siano “servitori della verità” e donino gioia al cuore degli uomini. Intanto, riferiscono le agenzie, il Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II, ha indirizzato oggi al Pontefice un caloroso messaggio di auguri per il Natale, che le Chiese orientali – seguendo il calendario giuliano – festeggeranno il 7 gennaio. “Desidero rivolgerle di tutto cuore i miei più fervidi auguri per la luminosa festa del Natale”, scrive Alessio II. “Elevo le mie preghiere  - prosegue - affinché la gioia del Natale sia con Lei e Cristo neonato Le sia vicino nella solenne celebrazione” di questa notte. Dal canto suo, nel messaggio di auguri natalizi inviato al Pontefice, il presidente della Repubblica italiana, Ciampi, sottolinea come il Natale sia “una ricorrenza di pace e un tempo di riflessione: anche come aspetto fondante dell’identità europea”. Il Natale, rileva Ciampi, “offre l’occasione per meditare  sulla indispensabilità di un’Europa capace di perseguire obiettivi di conciliazione e di progresso”. La solenne messa di Mezzanotte sarà preceduta, questo pomeriggio, da un altro momento ricco di emozione: l’inaugurazione del presepe in piazza San Pietro. Tradizione che si rinnova da 23 anni. Della rappresentazione della Natività, nove statue sono originali del Presepe allestito nel 1842 da San Vincenzo Pallotti, nella chiesa romana di Sant’Andrea della Valle.

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Ricordiamo che la nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la Santa Messa di questa notte in San Pietro, a partire dalle ore 23.50, con commenti in italiano, francese, tedesco, cinese, spagnolo e portoghese in onda media, onda corta e in modulazione di frequenza. Domani mattina, a partire dalle ore 11.50 - sempre in onda media, onda corta e in modulazione di frequenza - radiocronaca diretta per il Messaggio natalizio e la benedizione “Urbi et Orbi” di Giovanni Paolo II, con commento in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e portoghese.

 

La Santa Messa di Mezzanotte sarà il momento culminante di questo tempo di Natale. Per una riflessione sul significato della Natività di Gesù nel mondo di oggi, ascoltiamo padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, al microfono di Gabriella Ceraso:

 

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R. – Il Natale è il segno dell’amore di Dio per il mondo. Giovanni, infatti, descrive il Natale così: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché il mondo non perisca ma abbia la vita eterna. Il Natale è anche il centro della storia della salvezza, perché è il punto a cui tendevano tutti i profeti, tutti i messaggi dell’Antico Testamento e da cui riparte, poi, la storia per un’altra venuta di Cristo. Il Natale ha dei risvolti cristologici: il Verbo che si fa Uomo, l’umanità e la divinità uniti nella stessa persona. Questo tentativo dell’uomo di elevarsi a Dio attraverso l’ascesi o la speculazione filosofica, comune a tutte le religioni, non è più una piramide che l’uomo cerca di scalare per trovare al vertice Dio, ma è Dio che ha rovesciato la piramide, si è messo Lui alla base e ci porta tutti.

 

D. – Nel tempo, è mutata la percezione di questa festa?

 

R. – Certamente. Il Natale, all’inizio, nei primi tre-quattro secoli, non era conosciuto; era il mistero pasquale che richiedeva di sapere chi fosse questa persona che soffre sulla Croce. Allora, ecco che gli evangelisti cominciano ad esplorare alle sorgenti dell’esistenza di Cristo e ci descrivono l’infanzia di Gesù. Più tardi, nel Medio Evo, era diventata la festa dell’umanità di Cristo. San Bernardo, poi San Francesco d’Assisi hanno visto il Natale come il momento dell’umiltà di Dio e il presepe è nato anche in questo spirito.

 

D. – Padre Raniero, invece oggi come si vive il Natale?

 

R. – Noi viviamo in un clima di secolarizzazione, lo vediamo sotto i nostri occhi; però, per grazia di Dio oggi sappiamo anche che c’è tutto un popolo di discepoli di Cristo molto convinti per i quali c’è un recupero della dimensione biblica del Natale che comporta essenzialmente un’attenzione agli altri perché Gesù è nato povero, si è identificato povero, ha avuto una madre povera. E questo è il significato essenziale del Natale.

 

D. – Guardando alla liturgia del Natale, perché si dà risalto al simbolo della luce?

 

R. – C’è all’origine una coincidenza: il 25 dicembre era la festa del “sol invictus”, cioè del sole vincitore che dopo la contrazione invernale torna ad espandersi; e il Natale è stato collegato al 25 dicembre anche per significare che Gesù è il nuovo sole di giustizia. Quindi, questo simbolo della luce che si concretizza nella candela è giustificato e a quanti l’hanno accolto, questa luce – dice Giovanni – ha dato il potere di diventare Figli di Dio.

 

D. – Padre Raniero, a che cosa possiamo puntare perché questo Natale non sia solo una festa circoscritta ad un giorno e ad alcuni gesti?

 

R. – Credo che dobbiamo preoccuparci nella fede di fare un poco di spazio nel nostro cuore come lo fece Maria nella stalla, e permettere a Gesù di nascere. Questo può avvenire nel ricevere il sacramento e la comunione davanti al presepio in un attimo di riflessione, può avvenire nel segreto del cuore: non occorre niente, per questo! Occorre solo che l’uomo raccolga la sua libertà e dica un “sì” a Dio come Glielo ha detto Maria. Allora sarà Natale per Lui e per noi!

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Natale 2004.

Nella prima pagina un articolo di Andrea Riccardi dal titolo "Si riaccende la speranza".

 

Nelle vaticane, due pagine dedicate alla Solennità del Natale.

Una pagina sul cammino della Chiesa in Asia e in Oceania. 

 

Nelle estere, Iraq: nuovi scontri, a Falluja, tra forze Usa ed insorti.

Honduras: massacro di cittadini inermi nell'assalto ad un autobus; 23 morti a San Pedro Sula. Sospettate le bande criminali giovanili.

 

La pagina culturale reca il titolo generale "Natale riapre gli orizzonti della speranza"; i contributi di Danilo Veneruso, Armando Rigobello, Franco Patruno.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema del commercio: il crollo dei consumi preoccupa i sindacati, mentre l'inflazione torna a salire.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 dicembre 2004

 

MASSACRI, TORTURE, DRAMMA DEI BAMBINI-SOLDATO

 NEL RAPPORTO ONU SULLA CRISI IN COSTA D’AVORIO

- Intervista con padre Giovanni De Franceschi -

 

La stampa francese e quella africana hanno anticipato oggi la pubblicazione di un rapporto dell’ONU sulla crisi in Costa d’Avorio, di fatto divisa dal 2002 con al sud i governativi del presidente Gbagbo e al nord i ribelli. L’inchiesta delle Nazioni Unite parla di massacri, torture, del dramma dei bambini soldato. Ma come si vive oggi in Costa d’Avorio? Risponde padre Giovanni De Franceschi, missionario nella parte settentrionale del Paese, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – Praticamente, siamo in due Stati diversi. Io vivo a Bouaké, nella zona occupata dagli ex-ribelli. Ci sono due gruppi di soldati. Un gruppo sa quali sono le regole da rispettare quando vede la gente. In un altro ci sono i bambini-soldato, che fumano, si drogano e quindi sono abbastanza “cattivi” nei confronti della gente. Nella zona a sud, nella zona – diciamo così – controllata dal governo, vivono abbastanza tranquilli. Però, c’è sempre questo controllo dei militari governativi che hanno paura che ci siano ribelli che si infiltrano nel loro governo.

 

D. – Ma ci sono ancora violenze sul terreno?

 

R. – Sì, ci sono ancora violenze. Purtroppo, ce ne sono tante. Per esempio quelle perpetrare Di ribelli che hanno attaccato villaggi obbligando la gente a fuggire. Loro hanno portato via tutto quello che è rimasto lì, hanno portato via anche le porte delle chiese, le porte delle case ... tutto quello che hanno trovato e che hanno pensato potesse essere utile. Hanno preso anche il raccolto ... tutto, insomma ...

 

D. – Che Natale sarà, questo, per la Costa d’Avorio?

 

R. – Sarà un Natale molto semplice e anche molto silenzioso. Qui, ormai il commercio è nelle mani ai ‘dulac’ che sono musulmani, quindi anche nella grande città di Bouaké non c’è nessun segno tradizionale che possa parlare di Natale. E’ un Natale intimo, vissuto dai cristiani che celebreranno la notte di Natale quasi come d’abitudine, perché è il terzo anno che celebriamo in guerra.

 

D. – Padre, la speranza qual è?

R. – La speranza è che il Signore arrivi veramente a toccare il cuore delle due parti e che capiscano veramente che quello che dicono con la bocca – “ci dispiace che la popolazione soffra” – sia vero, sia reale. Speriamo che si decidano veramente a liberare la gente da queste sofferenze inutili che loro arrecano.

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I 250 ANNI DI “TU SCENDI DALLE STELLE”,

CANTO NATALIZIO CONOSCIUTO IN TUTTO IL MONDO

- Intervista con mons. Antonio Napoletano -

 

“Tu scendi dalle stelle” compie 250 anni, ma non li dimostra. Il famoso canto natalizio fu scritto da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, missionario, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, vescovo, dottore della Chiesa e patrono dei confessori e dei moralisti. Tra i suoi componimenti musicali, anche “Quanno nascette Ninno a Bettalemme”, “Fermarono i cieli” e “Ti voglio tanto bene, o Gesù mio”. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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(musica)

 

Persino Giuseppe Verdi asseriva che il “Natale non sarebbe più Natale” senza i versi e la melodia di questa celebre pastorale. Sant’Alfonso si trovava a Nola, ospite di don Michele Zambadelli, quando nel 1754 la compose. Il Santo ne scrisse le note di getto su un pezzo di carta e subito le eseguì al clavicordo. Secondo un aneddoto ottocentesco, don Michele, colpito dalla soavità della canzone, gli chiese di copiare il manoscritto e, nonostante il divieto di Alfonso, che ne considerava prioritaria la stampa, lo trascrisse segretamente, riponendo il foglio in tasca. Il Santo allora, fingendo di non ricordare la successione dei versi, mentre insegnava la sera il canto ai fedeli, mandò un chierico da don Michele per farsi restituire la copia della “Canzoncina” da lui gelosamente custodita nella tasca. E proprio con queste “canzoncine”, come lui le chiamava, Sant’Alfonso, autore di opere di teologia morale, spiritualità e dogmatica, spiegava ai piccoli la verità della fede, con parole semplici e facili da ricordare. Mons. Antonio Napoletano, vescovo della diocesi di Sessa Aurunca:

 

“La visione di fede che Sant’Alfonso approfondisce si caratterizza per la profonda unità che egli sapientemente notava tra i tre momenti dell’unico mistero salvifico che noi cristiani professiamo: Natale, Passione ed Eucaristia”.

 

(musica)

 

Non è possibile, secondo Sant’Alfonso, cantare la gioia del Natale di Gesù, senza provare nell’animo una accoglienza profonda della sua Passione e senza adorare il “divino prigioniero” racchiuso nei tabernacoli. Ancora mons. Napoletano:

 

“L’inizio dell’esistenza terrena del Salvatore del mondo è collegato con la sua fine nel tempo e si perpetua per mezzo dell’Eucaristia, che Sant’Alfonso amava definire un’invenzione amorosa di Gesù Cristo per farsi trovare in terra da chi lo desidera”.

 

Sant’Alfonso sapeva parlare a chiunque e “Tu scendi dalle stelle” è solo uno dei suoi tanti doni all’umanità. E’ tra i più dolci canti natalizi e, dopo 250 anni, tutti noi continuiamo a cantarlo come una preghiera.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

24 dicembre 2004

 

 

i vescovi francesi esprimono la vicinanza di tutta la chiesa ai confratelli dei paesi in guerra e fanno appello alla comunita’ internazionale AFFINche’ promuova gesti di solidarieta’

 - A cura di Ignazio Ingrao -

 

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PARIGI. = Vicinanza e solidarietà ai fratelli della Chiesa cattolica in Terra Santa, Iraq, Sudan e Costa d’Avorio, della Regione dei Grandi Laghi, dell’Ucraina e di Haiti è stata espressa dalla Conferenza episcopale francese in una lettera inviata in occasione del Natale. “Le dolorose prove delle vostre Chiese e dei vostri popoli hanno tutte la stessa origine”, scrivono i vescovi francesi: “La povertà o gli attentati alla democrazia, le lotte fratricide o l’ingiustizia dei sistemi economici internazionali, la mancanza della libertà religiosa o la difficoltà di un popolo di vedere riconosciuta la propria identità”. Tali violazioni dei diritti dell’uomo, prosegue la lettera, ostacolano “una pace vera, frutto della giustizia” e hanno la loro fonte “nel cuore dell’uomo che si chiude all’amore”. “Conosciamo i vostri sforzi per sostenere i vostri concittadini nelle prove e per invitare al perdono e alla riconciliazione”, scrivono ancora i vescovi francesi ai confratelli dei Paesi in guerra. “Da parte nostra – aggiungono – noi invitiamo quanti hanno delle responsabilità nella nazione e nella società francese a promuovere la più vasta solidarietà internazionale”. Ai cattolici di Francia i vescovi chiedono in particolare di “promuovere ogni sorta di iniziativa” di aiuto in collaborazione con le Chiese locali segnate dai conflitti. Ma i presuli francesi si affidano anche alle preghiere di quelle comunità cristiane martoriate. “La Chiesa nel nostro Paese – scrivono – dà prova di vitalità per proporre a tutti la fede; tuttavia larghi strati della popolazione ignorano la Buona Novella di Gesù e molti genitori non la trasmettono più ai loro figli. Pregate anche per noi: affinché sappiamo sempre meglio annunciare, attraverso la nostra fede e la nostra carità, che la grazia di Dio si è manifestata per la salvezza di tutti gli uomini”. (I.I.)

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RISCOPRIRE L’AUTENTICO valore del natale PER PROMUOVERE una società

di cristiani credibili ed autentici: E’ L’INVITO AL CENTRO DI NUMEROSI MESSAGGI INVIATI DAI VESCOVI ITALIANI ALLE CHIESE LOCALI PER LE FESTIVITA’ NATALIZIE

- A cura di Stefano Cavallo -

 

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ROMA. = Che il Natale non sia ridotto agli auguri e ai regali: è questo il messaggio diffuso per le Feste dai vescovi italiani alle Chiese locali. “È Gesù il vero dono” - sottolinea il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo - è lui che ogni Natale “non viene soltanto ricordato ma, nell’oggi sempre nuovo della storia, anche realmente ridonato” agli uomini. Il 25 dicembre ricorda l’evento più grande della storia: la venuta di Dio sulla terra, ma nella società che segue il potere, il denaro, il piacere non c’è posto per Colui che esalta l’umiltà, incarna la povertà e predica la Croce. Per il vescovo di Trieste, Eugenio Ravignani, è importante che i discepoli del Signore si rendano conto di dover manifestare la propria fede “senza ostentazione alcuna, ma con franchezza e coraggio”. Guarda alla realtà del territorio il messaggio dei vescovi della Basilicata, che predica a favore di una “reale partecipazione democratica, un’educazione alla legalità, un’azione della magistratura svolta esclusivamente per il bene della comunità”. “Nel vero Natale – commenta mons. Benito Cocchi, arcivescovo di Modena-Nonantola - troviamo le radici per essere cristiani credibili, che contribuiscono a costruire un mondo dove ogni uomo si senta autenticamente cittadino”. “L’uomo e la famiglia di oggi - continua l’arcivescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi - hanno bisogno di speranza, speranza per gli uomini - ha scritto Pietro Brollo, arcivescovo di Udine - che si è resa visibile sotto le sembianza di un bambino.” Gesù è la speranza dei cristiani, un bambino che, come commenta il vescovo di Mileto-Nicotera-Troppa Domenico Tarcisio Cortese, “si fa amore per salvare il mondo”. “Gesù Cristo - sottolinea il vescovo di Piazza Armerina, Michele Pennisi - facendosi uomo ha dato senso a  tutti gli autentici valori umani e tra questi ci sono il lavoro, la salute, la solidarietà, e la pace”. (S.C.)

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SECONDO UN QUOTIDIANO DI TEHERAN, E’ STATA SOSPESA

 LA LAPIDAZIONE DI UNA DONNA IRANIANA CONDANNATA A MORTE. INTANTO L’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE HA APPROVATO

UNA RISOLUZIONE PER DENUNCIARE IL MANCATO RISPETTO DEI DIRITTI UMANI NEL PAESE

 

TEHERAN. = Si è riaccesa la speranza per Hajieh Esmailvand, la donna iraniana condannata alla lapidazione. Ne ha dato notizia il quotidiano riformista di Teheran, “Tossee”, citando una fonte giudiziaria anonima. Secondo quanto riportato dal quotidiano, nel 2000 la donna avrebbe ucciso suo marito con l’aiuto del suo amante. L’uomo è già stato condannato all’impiccagione, mentre per la donna bisogna attendere la decisione della Commissione di grazia. A metà dicembre Amnesty International si è appellata alle autorità iraniane affinché procedano alla revisione del processo. Il ricorso alla lapidazione è stato di fatto sospeso in Iran da due anni dopo le proteste avanzate dalla comunità internazionale. Nei giorni scorsi l’Assemblea delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che denuncia la continua violazione dei diritti umani da parte del governo di Teheran. Viene contestato all’Iran di fare ricorso alla tortura e a trattamenti inumani e degradanti ai danni dei prigionieri, quali amputazioni, esecuzioni di minori, persecuzioni ai danni di oppositori politici e dissidenti religiosi. (I.I.)

 

 

“Ci uniamo a tutti gli uomini e alle donne nella solidarietà alle vittime

della violenza”. lo affermano i vescovi del brasile nel messaggio

di natale inviato a tutti i fedeli. L’EPISCOPATO brasilianO ricorda

che la nascita di gesù è una buona notizia per tutti coloro

 che amano la pace

 

BRASILIA. = “Tutte le ingiustizie sono espressione di violenza, comprese quelle che si fondano su un ordine economico diseguale”: si esprime così la Conferenza episcopale del Brasile, rivolgendosi a tutti i cittadini in occasione del Natale, ricordando che “la nascita di Gesù è una buona notizia per tutti coloro che amano e promuovono la pace.” “Ad ostacolare la vera pace - continuano i vescovi - sono tutte le forme di prepotenza da parte dei più forti contro i più deboli, come la guerra e gli atti di terrorismo, i massacri, le azioni di violenza contro i popoli più fragili e indifesi”. La Conferenza episcopale “si unisce a tutti gli uomini e le donne di buona volontà nella solidarietà a ogni vittima della violenza” e “si rallegra delle azioni a favore della convivenza sociale, con particolare attenzione ai poveri, agli ammalati e alle persone più deboli”. I vescovi ricordano, in conclusione, che “Gesù, nato a Betlemme, ci invita a partecipare al banchetto della pace e della vita piena: “Felici coloro che promuovono la pace perché saranno chiamati figli di Dio” e augurano a tutti i brasiliani di vivere “la gioia del Natale”. (S.C.)

 

 

IL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI HA CHIUSO LA FASE DIOCESANA DEL PROCESSO

PER IL RICONOSCIMENTO DEL MIRACOLO ATTRIBUITO A DON GNOCCHI.

L’INCHIESTA PASSA ORA ALLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

 

MILANO. = Domenica scorsa l’arcivescovo di Milano ha chiuso ufficialmente la sessione pubblica del tribunale diocesano sul presunto miracolo in vista della beatificazione del Venerabile Servo di Dio don Carlo Gnocchi. La sessione era stata aperta il 22 ottobre nella Chiesa di “Santa Maria Nascente”, dove riposano le spoglie di don Carlo. Con questo atto l’arcivescovo di Milano ha chiuso in sede diocesana l’istruttoria supplementare per vagliare il presunto fatto miracoloso. Nelle scorse settimane il Tribunale ha provveduto a raccogliere le testimonianze e a far redigere le perizie medico-scentifiche. L’inchiesta passa ora alla Congregazione delle Cause dei Santi. Il processo per la canonizzazione di don Gnocchi fu avviato nel 1987 dal cardinale Carlo Maria Martini. Nel dicembre del 2002, il Papa - riconoscendone l’eroicità delle virtù – lo ha dichiarato venerabile. Nato a San Colombano al Lambro, presso Lodi, il 25 ottobre 1902, Carlo Gnocchi viene ordinato sacerdote nel 1925. Allo scoppiare della guerra si arruola come cappellano volontario e parte, prima per il fronte greco-albanese e poi per la campagna di Russia. Nel gennaio del ’43, durante la tragica ritirata del contingente italiano si salva miracolosamente. Ed è in quei giorni che, assistendo gli alpini feriti e morenti e raccogliendone le ultime volontà, matura l’idea di realizzare una grande opera di carità, che troverà compimento, a guerra finita, nella Fondazione Pro Juventute. "In quei giorni fatali – scrive don Gnocchi in ‘Cristo con gli alpini’ - posso dire di aver visto finalmente l'uomo. L'uomo nudo; completamente spogliato, per la violenza degli eventi troppo più grandi di lui, da ogni ritegno e convenzione, in totale balìa degli istinti più elementari emersi dalle profondità dell'essere. Eppure, in tanta desertica nudità umana, ho raccolto anche qualche raro fiore di bontà, di gentilezza, d'amore - soprattutto dagli umili - ed è il loro ricordo dolce e miracoloso che ha il potere di rendere meno ribelle e paurosa la memoria di quella vicenda disumana". Don Gnocchi muore il 28 febbraio 1956. L’ultimo suo gesto profetico è la donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti. La vita e la testimonianza del sacerdote dei “mutilatini” è stata anche ripercorsa da un film per la televisione che è andato in onda alla fine di novembre riscuotendo uno straordinario successo. In 50 anni di attività la Fondazione Don Gnocchi ha ampliato il proprio raggio d’azione a favore di ragazzi portatori di handicap ma anche di pazienti di ogni età che necessitano di interventi riabilitativi neurologici, ortopedici, cardiologici e respiratori. Oggi la Fondazione ha alle proprie dipendenze oltre 3400 operatori in 26 Centri, distribuiti in nove regioni. Promuove e realizza progetti anche nei Paesi in via di Sviluppo. (I.I.)

 

 

“Un vagito nella notte”: COSì SI INTITOLA IL musical di Carlo Tedeschi

dedicato a San Francesco e al presepe di greccio. LO SPETTACOLO

sara’ PROIETTATO OGGI POMERIGGIO SU 4 MEGASCHERMI

POSIZIONATI IN PIAZZA SAN PIETRO

 

ASSISI. = Il musical dedicato a San Francesco e al presepe di Greccio del 1223 mostra il Santo di Assisi che accoglie coloro che intendono avvicinarsi a Dio. Poi insieme all’amico Giovanni allestisce il presepe. Intanto, alle sue spalle, i personaggi prendono vita e si animano. Così San Francesco interagisce con i suoi compagni, sottolineando i momenti salienti della sua rivisitazione della natività: la deposizione nella mangiatoia del Bambin Gesù, la conversione dell’uomo d’arme e della ricca signora, le danze dei pastorelli e una canzone dedicata alla stella cometa. Lo spettacolo sarà proiettato oggi pomeriggio in Piazza San Pietro durante l’inaugurazione del presepe. Messo in scena dalla Compagnia teatrale di Carlo Tedeschi, autore e regista dello spettacolo, “Un vagito nella notte” è interpretato da oltre 50 artisti tra cantanti, attori e ballerini. Hanno affiancato il regista nell’ideazione e nell’allestimento dell’opera, Stefano Batala per le musiche e Carmelo Inastasi e Gianluca Raponi per le coreografie. (S.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

24 dicembre 2004

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Dopo tre anni di tensioni, Betlemme si prepara a festeggiare un Natale di speranza. Il presidente dell’OLP e probabile futuro leader palestinese Abu Mazen assisterà, inoltre, alla Messa di Mezzanotte. Ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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La presenza è significativa perché riprende la tradizione avviata nel 1995 dal leader palestinese Yasser Arafat e proseguita fino al 2001, quando il governo di Tel Aviv impedì al rais, assediato a Ramallah, di raggiungere la città. Nella piazza del presepe di Betlemme tutto è pronto per la cerimonia di questa notte, la prima dopo la morte di Yasser Arafat, avvenuta lo scorso 11 novembre. Il capo dell’unità di coordinamento con i palestinesi, l’ufficiale israeliano Aviv, ha annunciato che Betlemme sarà una città aperta a tutti i fedeli cristiani. L’ingresso – ha aggiunto l’ufficiale - è assicurato a tutti i pellegrini di fede cristiana, inclusi i palestinesi della Cisgiordania e quelli israeliani. Secondo stime palestinesi è previsto  l’arrivo in città di circa 6.000 pellegrini dall’estero, cioè più del doppio rispetto al Natale dello scorso anno. Sul versante politico si profila in Cisgiordania una schiacciante vittoria del partito di Al Fatah e del movimento islamico di Hamas alle amministrative di ieri. Secondo la televisione araba Al Jazeera Al Fatah avrebbe conquistato, infatti, 18 comuni e Hamas 8. Sul terreno non si interrompono, infine, le violenze: almeno cinque palestinesi  sono rimasti uccisi questa mattina in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza in seguito a scontri con soldati israeliani. Le vittime sono tre membri delle Brigate dei martiri di Al Aqsa e due attivisti di Hamas.

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Tre iracheni morti e altre 11 persone ferite in diversi episodi di violenza nel nord  dell’Iraq, mentre Rumsfeld fa una visita lampo nelle basi di Mossul e di Falluja. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Tre iracheni, tra cui un capo tribale e un bambino, sono stati uccisi e altri undici sono rimasti feriti in vari episodi di violenza a nord di Baghdad. C’è poi il sequestro di tre ingegneri curdi e l’uccisione di un quarto, ieri, in un'imboscata vicino Kirkuk. Negli ultimi giorni, altri cinque curdi sono rimasti vittime di attacchi nella stessa regione. E nella zona di Baquba uomini armati hanno attaccato due stazioni di polizia dove è forte l'azione degli insorti contro gli americani. Testimoni denunciano combattimenti in una delle due centrali, quella di Mafraq, alla periferia della città. Intanto, nel nord dell’Iraq, visita a sorpresa del segretario alla Difesa Usa, Rumsfeld, per incoraggiare le truppe dopo la strage di martedì scorso. Prima tappa proprio la base di Mossul, che ha subito l’attacco kamikaze dal bilancio gravissimo (22 morti, tra i quali 14 militari americani). Rumsfeld, molto criticato in patria per la sua gestione della questione Iraq, parlando a circa 250 soldati, ha assicurato: ''Tra dieci, venti o trent'anni saprete di aver partecipato a qualcosa di grande''. E dopo Mossul ha fatto tappa in un’altra base Usa a Falluja. Resta da dire che in questo clima di tensione e violenza, a pochi giorni dalle elezioni del 30 gennaio, in Iraq non ci saranno celebrazioni collettive per il Natale, né a Baghdad né in altre città. Nessuna messa di mezzanotte: dopo il tramonto è pericoloso scendere in strada e in molte zone vige ancora il coprifuoco.

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L'Ucraina torna domenica allo scrutinio per eleggere il successore del presidente Koutchma. Secondo un sondaggio condotto dall'Istituto di ricerche sociali e il Centro di monitoraggio sociologico di ricerca, Yushenko è in vantaggio sul rivale Yanukovic di ben 14 punti percentuali. Yushenko, secondo l'indagine svolta su un campione di oltre 2.000 intervistati, è accreditato al 51% contro il 37% del candidato filo-russo. Il terzo turno di scrutinio dovrebbe chiudere la grave crisi politica, aperta dalla cosiddetta "rivoluzione arancione", che ha creato tensione nelle relazioni tra la Russia e l'Occidente.

 

La Presidenza dell'Unione Europea chiede al principale partito d'opposizione in Mozambico (la RENAMO) di accettare i risultati delle elezioni dell'1 e 2 dicembre scorso, nelle quali il Frelimo, il partito di governo, è uscito largamente vincitore. Da Bruxelles si sottolinea che le elezioni "si sono svolte secondo i canoni internazionali" e, rispetto alle precedenti, hanno fatto registrare notevoli progressi "nonostante gli incidenti avvenuti in alcune province". L’Unione Europea assicura, inoltre, che "le denunce di brogli presentate da ambo le parti saranno verificate e risolte per vie legali, ma che non risulta “modificato l'esito del voto". Ieri Dhlakama, candidato alle presidenziali per la RENAMO, dopo la diffusione dei dati ufficiali, aveva detto di "non accettare i risultati”, parlando di “frode". Dhlakama nella corsa alla presidenza ha ottenuto poco meno del 32% delle preferenze, contro il 64% del suo rivale Guebuza candidato del Frelimo. Ricordiamo che dal 1976 al 1992, la Renamo e il Frelimo hanno combattuto una violenta guerra civile costata la vita ad oltre un milione di persone.

 

Aumenta il bilancio delle persone morte ieri nei pressi di Lagos, capitale economica della Nigeria: sono almeno 26, infatti, le vittime dell’esplosione provocata dai sabotatori che cercavano di recuperare petrolio in ben undici punti di un oledotto. Un portavoce della polizia fa sapere che le ricerche proseguono per trovare altri dispersi.

 

L'ONU ha rivelato oggi di aver raccolto ''testimonianze dirette'' in Cecenia di donne ''arbitrariamente detenute e torturate dopo operazioni speciali'' delle forze dell'ordine, un aspetto raramente evocato  delle violazioni dei diritti nella repubblica russa in guerra. Yakin Erturk, relatrice speciale dell'ONU per le violenze contro le donne, che ha appena concluso una visita in Cecenia, ha detto di aver ''raccolto testimonianze dirette di donne arbitrariamente detenute e torturate''. In un comunicato, in cui non fornisce particolari su detenzioni e torture, Erturk dice che ''ciò viene presentato come una risposta al coinvolgimento delle donne negli attentati terroristici, in particolare come kamikaze''. Due donne facevano parte del commando autore della presa di ostaggi nella scuola di Beslan, in Ossezia del nord, e molti attentati suicidi perpetrati negli ultimi anni in Russia sono stati commessi da donne kamikaze.

 

In Afghanistan il presidente Karzai ha varato la nuova squadra di governo, che ha prestato giuramento nel palazzo presidenziale di Kabul. Dalla nuova formazione sono stati esclusi alcuni influenti “signori della guerra” mentre compare il nome di una donna. Il presidente afghano ha promesso di lanciare riforme ''rapide e intense a tutti i livelli” e di destituire i ministri che non porteranno avanti seriamente i loro compiti”. Il servizio di Rita Anaclerio:

 

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Un governo in cui si vedono esclusi i cosiddetti “signori della guerra” e dove il presidente Karzai mantiene la poltrona di ministro degli Interni e affida al suo fedelissimo Warduk la difesa. Questo è il quadro che appare all’indomani della formazione del nuovo esecutivo, formalizzato oggi, quando i 27 ministri hanno prestato giuramento  in un cerimonia svoltasi a porte chiuse nel palazzo presidenziale di Kabul. Il ministro della Difesa Fahim, l'influente "signore della guerra" tagiko a capo dell'Alleanza del Nord, che nel 2001 aiutò gli americani a cacciare i Talebani dal potere, è stato sostituito, quindi, dal suo vice Wardak, un pashtun che si distinse negli anni '80 nella guerra contro l'occupazione sovietica. Dunque, ora con Karzai che mantiene per sè la poltrona di ministro degli Interni, tutti i comandi da cui dipendono esercito e polizia sono, almeno in teoria, concentrati nelle sue mani o in quelle di persona a lui vicina. Altra novità introdotta dal presidente afgano è la creazione di un nuovo ministero per la supervisione della lotta alla produzione di oppio affidato a Habibullah Qadari. Inoltre, entra nel governo Massuda Jalal, unica donna che ha partecipato alle presidenziali e che diventa ministro della condizione femminile. Cresce, dunque, il peso dei pashtun, gruppo maggioritario in Afghanistan che all'inizio aveva dovuto pagare lo scotto di essere stata l'etnia di base dei Talebani. E al governo - notano esperti del settore - aumentano personalità che non hanno grande seguito a livello popolare. Unite insieme, queste due circostanze potrebbero dare non pochi grattacapi in futuro a Karzai. In particolare potrebbero rendere problematico il sostegno al nuovo governo da parte del Parlamento che scaturirà dalle elezioni legislative, ammesso che davvero si riescano a fare, nel prossimo aprile.

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Almeno 23 persone sono state uccise a San Pedro Pula, città dell'Honduras, in seguito all'agguato di un gruppo di banditi che ha sparato  contro un autobus. Dopo l'assalto costato la vita a 23 persone nella città industriale di San  Pedro Pula, nel Nord dell'Honduras, i banditi hanno lasciato sul  posto un messaggio di minacce, sfidando il presidente Maduro e tutti quei politici che hanno preso posizioni dure contro il  crimine organizzato.

 

Ed un episodio di violenza anche nel sud della Thailandia. Una bomba nascosta accanto ad una banca ha provocato la morte di due uomini e ha ferito altre otto persone. L’esplosione è avvenuta a Sungai Kolok, zona a grande maggioranza musulmana dove le autorità temono aumenti degli attacchi da parte dei fondamentalisti islamici.

 

Nuovo record dell'euro contro il dollaro. A Londra la moneta unica europea ha fatto segnare 1,3536 dollari, superando il massimo precedente raggiunto a New York a 1,3515 dollari.

 

 

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