RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
359 - Testo della trasmissione di venerdì 24 dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il difficile Natale dei cristiani in Costa d’Avorio: la
testimonianza di un missionario italiano
CHIESA E SOCIETA’:
Betlemme città aperta per Natale: l’esercito israeliano assicura
l’ingresso in città ai pellegrini
cristiani. Ma la violenza continua: 5 palestinesi sono rimasti uccisi in
scontri con soldati israeliani
Tre iracheni morti e 11 feriti in diversi episodi di violenza in Iraq,
mentre Rumsfeld fa una visita lampo nelle basi di Mossul e di Falluja
Ha prestato giuramento a Kabul il nuovo governo afghano: una donna
nell’esecutivo di Karzai
24
dicembre 2004
L’ATTESA
DEI CRISTIANI DI TUTTO IL MONDO PER LA NASCITA
DEL SALVATORE. STANOTTE, NELLA
BASILICA DI SAN PIETRO, LA SANTA MESSA
DI NATALE PRESIEDUTA DA GIOVANNI
PAOLO II. DOMANI, IL MESSAGGIO
NATALIZIO E LA BENEDIZIONE URBI
ET ORBI DEL SANTO PADRE
- Con noi padre Raniero
Cantalamessa -
I
cristiani si apprestano a celebrare la notte santa del Natale, il mistero della
Luce che brilla nelle tenebre. Tra poche ore, Giovanni Paolo II presiederà
- nella Basilica Vaticana - la Messa di Mezzanotte. Celebrazione che tutto il
mondo potrà seguire: saranno infatti collegati più di 110 enti televisivi di
oltre 70 Paesi. Tra questi figurano, significativamente, anche alcuni Stati a
maggioranza musulmana come l’Indonesia, l’Algeria, il Marocco e la Turchia.
Domani, poi, dal sagrato della Basilica di San Pietro, appuntamento con il
messaggio natalizio del Santo Padre e la Benedizione “Urbi et Orbi”.
Sull’attesa di questo momento in cui i cristiani fanno memoria della nascita di
Gesù, evento della nostra Salvezza, ascoltiamo il servizio di Alessandro
Gisotti:
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Nel cuore della notte, ricordando il silenzio che tutto
avvolgeva quando discese la Parola divina, i fedeli celebreranno in comunione
con il Santo Padre il mistero del Natale del Signore. L’annunzio della nascita
storica del Salvatore sarà proclamato – in una celebrazione intensa e
suggestiva - con l’antico testo della Kalenda. Nella Basilica di San
Pietro, si pregherà per la Terra Santa, “affinché conosca tempi di prosperità e
di pacifica convivenza nel rispetto reciproco dei suoi abitanti”. Una preghiera
speciale sarà dedicata anche ai governanti delle nazioni, affinché - riprendendo
il tema del Messaggio del Papa per la pace -possano “vincere il male con il
bene” senza lasciare nulla d’intentato per stabilire la pace. Si pregherà anche
per “il rispetto di ogni forma di vita, per i bambini di strada, gli ammalati e
gli ultimi nella società”. E ancora per gli artisti “innamorati della bellezza”
affinché siano “servitori della verità” e donino gioia al cuore degli uomini.
Intanto, riferiscono le agenzie, il Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le
Russie, Alessio II, ha indirizzato oggi al Pontefice un caloroso messaggio di
auguri per il Natale, che le Chiese orientali – seguendo il calendario giuliano
– festeggeranno il 7 gennaio. “Desidero rivolgerle di tutto cuore i miei più
fervidi auguri per la luminosa festa del Natale”, scrive Alessio II. “Elevo le
mie preghiere - prosegue - affinché la
gioia del Natale sia con Lei e Cristo neonato Le sia vicino nella solenne
celebrazione” di questa notte. Dal canto suo, nel messaggio di auguri natalizi inviato al Pontefice,
il presidente della Repubblica italiana, Ciampi, sottolinea come il Natale sia
“una ricorrenza di pace e un tempo di riflessione: anche come aspetto fondante
dell’identità europea”. Il Natale, rileva Ciampi, “offre l’occasione per
meditare sulla indispensabilità di
un’Europa capace di perseguire obiettivi di conciliazione e di progresso”. La
solenne messa di Mezzanotte sarà preceduta, questo pomeriggio, da un altro
momento ricco di emozione: l’inaugurazione del presepe in piazza San Pietro.
Tradizione che si rinnova da 23 anni. Della rappresentazione della Natività, nove statue sono originali del
Presepe allestito nel 1842 da San Vincenzo Pallotti, nella chiesa romana di
Sant’Andrea della Valle.
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Ricordiamo
che la nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la Santa Messa di
questa notte in San Pietro, a partire dalle ore 23.50, con commenti in
italiano, francese, tedesco, cinese, spagnolo e portoghese in onda media, onda
corta e in modulazione di frequenza. Domani mattina, a partire dalle ore 11.50
- sempre in onda media, onda corta e in modulazione di frequenza - radiocronaca
diretta per il Messaggio natalizio e la benedizione “Urbi et Orbi” di Giovanni
Paolo II, con commento in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e
portoghese.
La
Santa Messa di Mezzanotte sarà il momento culminante di questo tempo di Natale.
Per una riflessione sul significato della Natività di Gesù nel mondo di oggi,
ascoltiamo padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, al
microfono di Gabriella Ceraso:
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R. – Il Natale è il segno
dell’amore di Dio per il mondo. Giovanni, infatti, descrive il Natale così:
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché il mondo non
perisca ma abbia la vita eterna. Il Natale è anche il centro della storia della
salvezza, perché è il punto a cui tendevano tutti i profeti, tutti i messaggi
dell’Antico Testamento e da cui riparte, poi, la storia per un’altra venuta di
Cristo. Il Natale ha dei risvolti cristologici: il Verbo che si fa Uomo,
l’umanità e la divinità uniti nella stessa persona. Questo tentativo dell’uomo
di elevarsi a Dio attraverso l’ascesi o la speculazione filosofica, comune a
tutte le religioni, non è più una piramide che l’uomo cerca di scalare per
trovare al vertice Dio, ma è Dio che ha rovesciato la piramide, si è messo Lui
alla base e ci porta tutti.
D. – Nel tempo, è mutata la
percezione di questa festa?
R. – Certamente. Il Natale,
all’inizio, nei primi tre-quattro secoli, non era conosciuto; era il mistero
pasquale che richiedeva di sapere chi fosse questa persona che soffre sulla
Croce. Allora, ecco che gli evangelisti cominciano ad esplorare alle sorgenti
dell’esistenza di Cristo e ci descrivono l’infanzia di Gesù. Più tardi, nel
Medio Evo, era diventata la festa dell’umanità di Cristo. San Bernardo, poi San
Francesco d’Assisi hanno visto il Natale come il momento dell’umiltà di Dio e
il presepe è nato anche in questo spirito.
D. – Padre Raniero, invece oggi
come si vive il Natale?
R. – Noi viviamo in un clima di
secolarizzazione, lo vediamo sotto i nostri occhi; però, per grazia di Dio oggi
sappiamo anche che c’è tutto un popolo di discepoli di Cristo molto convinti
per i quali c’è un recupero della dimensione biblica del Natale che comporta
essenzialmente un’attenzione agli altri perché Gesù è nato povero, si è
identificato povero, ha avuto una madre povera. E questo è il significato
essenziale del Natale.
D. – Guardando alla liturgia del
Natale, perché si dà risalto al simbolo della luce?
R. – C’è all’origine una
coincidenza: il 25 dicembre era la festa del “sol invictus”, cioè del sole
vincitore che dopo la contrazione invernale torna ad espandersi; e il Natale è
stato collegato al 25 dicembre anche per significare che Gesù è il nuovo sole
di giustizia. Quindi, questo simbolo della luce che si concretizza nella
candela è giustificato e a quanti l’hanno accolto, questa luce – dice Giovanni
– ha dato il potere di diventare Figli di Dio.
D. – Padre Raniero, a che cosa
possiamo puntare perché questo Natale non sia solo una festa circoscritta ad un
giorno e ad alcuni gesti?
R. – Credo che dobbiamo
preoccuparci nella fede di fare un poco di spazio nel nostro cuore come lo fece
Maria nella stalla, e permettere a Gesù di nascere. Questo può avvenire nel
ricevere il sacramento e la comunione davanti al presepio in un attimo di
riflessione, può avvenire nel segreto del cuore: non occorre niente, per
questo! Occorre solo che l’uomo raccolga la sua libertà e dica un “sì” a Dio
come Glielo ha detto Maria. Allora sarà Natale per Lui e per noi!
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Natale
2004.
Nella
prima pagina un articolo di Andrea Riccardi dal titolo "Si riaccende la speranza".
Nelle
vaticane, due pagine dedicate alla Solennità del Natale.
Una
pagina sul cammino della Chiesa in Asia e in Oceania.
Nelle
estere, Iraq: nuovi scontri, a Falluja, tra forze Usa ed insorti.
Honduras:
massacro di cittadini inermi nell'assalto ad un autobus; 23 morti a San Pedro
Sula. Sospettate le bande criminali giovanili.
La
pagina culturale reca il titolo generale "Natale riapre gli orizzonti
della speranza"; i contributi di Danilo Veneruso, Armando Rigobello,
Franco Patruno.
Nelle
pagine italiane, in rilievo il tema del commercio: il crollo dei consumi preoccupa
i sindacati, mentre l'inflazione torna a salire.
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24
dicembre 2004
MASSACRI, TORTURE, DRAMMA DEI BAMBINI-SOLDATO
NEL
RAPPORTO ONU SULLA CRISI IN COSTA D’AVORIO
- Intervista con padre Giovanni De Franceschi -
La stampa francese e quella
africana hanno anticipato oggi la pubblicazione di un rapporto dell’ONU sulla
crisi in Costa d’Avorio, di fatto divisa dal 2002 con al sud i governativi del
presidente Gbagbo e al nord i ribelli. L’inchiesta delle Nazioni Unite parla di
massacri, torture, del dramma dei bambini soldato. Ma come si vive oggi in
Costa d’Avorio? Risponde padre Giovanni De Franceschi, missionario nella parte
settentrionale del Paese, intervistato da Giada Aquilino:
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R. –
Praticamente, siamo in due Stati diversi. Io vivo a Bouaké, nella zona occupata
dagli ex-ribelli. Ci sono due gruppi di soldati. Un gruppo sa quali sono le
regole da rispettare quando vede la gente. In un altro ci sono i bambini-soldato,
che fumano, si drogano e quindi sono abbastanza “cattivi” nei confronti della
gente. Nella zona a sud, nella zona – diciamo così – controllata dal governo,
vivono abbastanza tranquilli. Però, c’è sempre questo controllo dei militari
governativi che hanno paura che ci siano ribelli che si infiltrano nel loro governo.
D. – Ma
ci sono ancora violenze sul terreno?
R. – Sì,
ci sono ancora violenze. Purtroppo, ce ne sono tante. Per esempio quelle perpetrare
Di ribelli che hanno attaccato villaggi obbligando la gente a fuggire. Loro
hanno portato via tutto quello che è rimasto lì, hanno portato via anche le
porte delle chiese, le porte delle case ... tutto quello che hanno trovato e
che hanno pensato potesse essere utile. Hanno preso anche il raccolto ...
tutto, insomma ...
D. – Che
Natale sarà, questo, per la Costa d’Avorio?
R. –
Sarà un Natale molto semplice e anche molto silenzioso. Qui, ormai il commercio
è nelle mani ai ‘dulac’ che sono musulmani, quindi anche nella grande città di
Bouaké non c’è nessun segno tradizionale che possa parlare di Natale. E’ un
Natale intimo, vissuto dai cristiani che celebreranno la notte di Natale quasi
come d’abitudine, perché è il terzo anno che celebriamo in guerra.
D. –
Padre, la speranza qual è?
R. – La
speranza è che il Signore arrivi veramente a toccare il cuore delle due parti e
che capiscano veramente che quello che dicono con la bocca – “ci dispiace che
la popolazione soffra” – sia vero, sia reale. Speriamo che si decidano
veramente a liberare la gente da queste sofferenze inutili che loro arrecano.
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I 250 ANNI DI “TU SCENDI DALLE STELLE”,
CANTO NATALIZIO CONOSCIUTO IN
TUTTO IL MONDO
- Intervista con mons. Antonio
Napoletano -
“Tu
scendi dalle stelle” compie 250 anni, ma non li dimostra. Il famoso canto natalizio
fu scritto da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, missionario, fondatore della
Congregazione del Santissimo Redentore, vescovo, dottore della Chiesa e patrono
dei confessori e dei moralisti. Tra i suoi componimenti musicali, anche “Quanno
nascette Ninno a Bettalemme”, “Fermarono i cieli” e “Ti voglio tanto bene, o
Gesù mio”. Il servizio di Roberta Moretti:
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(musica)
Persino Giuseppe Verdi asseriva
che il “Natale non sarebbe più Natale” senza i versi e la melodia di questa celebre
pastorale. Sant’Alfonso si trovava a Nola, ospite di don Michele Zambadelli,
quando nel 1754 la compose. Il Santo ne scrisse le note di getto su un pezzo di
carta e subito le eseguì al clavicordo. Secondo un aneddoto ottocentesco, don
Michele, colpito dalla soavità della canzone, gli chiese di copiare il
manoscritto e, nonostante il divieto di Alfonso, che ne considerava prioritaria
la stampa, lo trascrisse segretamente, riponendo il foglio in tasca. Il Santo
allora, fingendo di non ricordare la successione dei versi, mentre insegnava la
sera il canto ai fedeli, mandò un chierico da don Michele per farsi restituire
la copia della “Canzoncina” da lui gelosamente custodita nella tasca. E proprio
con queste “canzoncine”, come lui le chiamava, Sant’Alfonso, autore di opere di
teologia morale, spiritualità e dogmatica, spiegava ai piccoli la verità della
fede, con parole semplici e facili da ricordare. Mons. Antonio Napoletano,
vescovo della diocesi di Sessa Aurunca:
“La visione di fede che Sant’Alfonso approfondisce si caratterizza per la
profonda unità che egli sapientemente notava tra i tre momenti dell’unico
mistero salvifico che noi cristiani professiamo: Natale, Passione ed
Eucaristia”.
(musica)
Non è possibile, secondo
Sant’Alfonso, cantare la gioia del Natale di Gesù, senza provare nell’animo una
accoglienza profonda della sua Passione e senza adorare il “divino prigioniero”
racchiuso nei tabernacoli. Ancora mons. Napoletano:
“L’inizio dell’esistenza terrena del Salvatore del mondo è collegato con la
sua fine nel tempo e si perpetua per mezzo dell’Eucaristia, che Sant’Alfonso amava
definire un’invenzione amorosa di Gesù Cristo per farsi trovare in terra da chi
lo desidera”.
Sant’Alfonso sapeva parlare a
chiunque e “Tu scendi dalle stelle” è solo uno dei suoi tanti doni
all’umanità. E’ tra i più dolci canti natalizi e, dopo 250 anni, tutti noi continuiamo
a cantarlo come una preghiera.
(musica)
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24
dicembre 2004
i
vescovi francesi esprimono la vicinanza di tutta la chiesa ai confratelli dei
paesi in guerra e fanno appello alla comunita’ internazionale AFFINche’
promuova gesti di solidarieta’
- A cura
di Ignazio Ingrao -
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PARIGI. = Vicinanza e
solidarietà ai fratelli della Chiesa cattolica in Terra Santa, Iraq, Sudan e
Costa d’Avorio, della Regione dei Grandi Laghi, dell’Ucraina e di Haiti è stata
espressa dalla Conferenza episcopale francese in una lettera inviata in
occasione del Natale. “Le dolorose prove delle vostre Chiese e dei vostri
popoli hanno tutte la stessa origine”, scrivono i vescovi francesi: “La povertà
o gli attentati alla democrazia, le lotte fratricide o l’ingiustizia dei
sistemi economici internazionali, la mancanza della libertà religiosa o la
difficoltà di un popolo di vedere riconosciuta la propria identità”. Tali
violazioni dei diritti dell’uomo, prosegue la lettera, ostacolano “una pace
vera, frutto della giustizia” e hanno la loro fonte “nel cuore dell’uomo che si
chiude all’amore”. “Conosciamo i vostri sforzi per sostenere i vostri
concittadini nelle prove e per invitare al perdono e alla riconciliazione”,
scrivono ancora i vescovi francesi ai confratelli dei Paesi in guerra. “Da
parte nostra – aggiungono – noi invitiamo quanti hanno delle responsabilità
nella nazione e nella società francese a promuovere la più vasta solidarietà
internazionale”. Ai cattolici di Francia i vescovi chiedono in particolare di
“promuovere ogni sorta di iniziativa” di aiuto in collaborazione con le Chiese
locali segnate dai conflitti. Ma i presuli francesi si affidano anche alle
preghiere di quelle comunità cristiane martoriate. “La Chiesa nel nostro Paese
– scrivono – dà prova di vitalità per proporre a tutti la fede; tuttavia larghi
strati della popolazione ignorano la Buona Novella di Gesù e molti genitori non
la trasmettono più ai loro figli. Pregate anche per noi: affinché sappiamo
sempre meglio annunciare, attraverso la nostra fede e la nostra carità, che la
grazia di Dio si è manifestata per la salvezza di tutti gli uomini”. (I.I.)
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RISCOPRIRE
L’AUTENTICO valore del natale PER PROMUOVERE una società
di cristiani credibili ed
autentici: E’ L’INVITO AL CENTRO DI NUMEROSI MESSAGGI
INVIATI DAI VESCOVI ITALIANI ALLE CHIESE LOCALI PER LE FESTIVITA’ NATALIZIE
- A cura
di Stefano Cavallo -
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ROMA. = Che il Natale non sia
ridotto agli auguri e ai regali: è questo il messaggio diffuso per le Feste dai
vescovi italiani alle Chiese locali. “È Gesù il vero dono” - sottolinea il
cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo - è lui che ogni Natale
“non viene soltanto ricordato ma, nell’oggi sempre nuovo della storia, anche
realmente ridonato” agli uomini. Il 25 dicembre ricorda l’evento più grande
della storia: la venuta di Dio sulla terra, ma nella società che segue il
potere, il denaro, il piacere non c’è posto per Colui che esalta l’umiltà,
incarna la povertà e predica la Croce. Per il vescovo di Trieste, Eugenio
Ravignani, è importante che i discepoli del Signore si rendano conto di dover
manifestare la propria fede “senza ostentazione alcuna, ma con franchezza e
coraggio”. Guarda alla realtà del territorio il messaggio dei vescovi della
Basilicata, che predica a favore di una “reale partecipazione democratica,
un’educazione alla legalità, un’azione della magistratura svolta esclusivamente
per il bene della comunità”. “Nel vero Natale – commenta mons. Benito Cocchi,
arcivescovo di Modena-Nonantola - troviamo le radici per essere cristiani
credibili, che contribuiscono a costruire un mondo dove ogni uomo si senta
autenticamente cittadino”. “L’uomo e la famiglia di oggi - continua
l’arcivescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi - hanno bisogno di speranza,
speranza per gli uomini - ha scritto Pietro Brollo, arcivescovo di Udine - che
si è resa visibile sotto le sembianza di un bambino.” Gesù è la speranza dei
cristiani, un bambino che, come commenta il vescovo di Mileto-Nicotera-Troppa
Domenico Tarcisio Cortese, “si fa amore per salvare il mondo”. “Gesù Cristo -
sottolinea il vescovo di Piazza Armerina, Michele Pennisi - facendosi uomo ha dato
senso a tutti gli autentici valori
umani e tra questi ci sono il lavoro, la salute, la solidarietà, e la pace”.
(S.C.)
**********
SECONDO UN QUOTIDIANO DI TEHERAN, E’ STATA SOSPESA
LA
LAPIDAZIONE DI UNA DONNA IRANIANA CONDANNATA A MORTE. INTANTO L’ASSEMBLEA
GENERALE DELLE NAZIONI UNITE HA APPROVATO
UNA RISOLUZIONE PER DENUNCIARE IL MANCATO RISPETTO
DEI DIRITTI UMANI NEL PAESE
TEHERAN.
= Si è riaccesa la speranza per Hajieh Esmailvand, la donna iraniana condannata
alla lapidazione. Ne ha dato notizia il quotidiano riformista di Teheran,
“Tossee”, citando una fonte giudiziaria anonima. Secondo quanto riportato dal
quotidiano, nel 2000 la donna avrebbe ucciso suo marito con l’aiuto del suo
amante. L’uomo è già stato condannato all’impiccagione, mentre per la donna bisogna
attendere la decisione della Commissione di grazia. A metà dicembre Amnesty
International si è appellata alle autorità iraniane affinché procedano alla
revisione del processo. Il ricorso alla lapidazione è stato di fatto sospeso in
Iran da due anni dopo le proteste avanzate dalla comunità internazionale. Nei
giorni scorsi l’Assemblea delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che
denuncia la continua violazione dei diritti umani da parte del governo di
Teheran. Viene contestato all’Iran di fare ricorso alla tortura e a trattamenti
inumani e degradanti ai danni dei prigionieri, quali amputazioni, esecuzioni di
minori, persecuzioni ai danni di oppositori politici e dissidenti religiosi.
(I.I.)
“Ci uniamo a tutti gli
uomini e alle donne nella solidarietà alle vittime
della violenza”. lo
affermano i vescovi del brasile nel messaggio
di natale inviato a tutti
i fedeli. L’EPISCOPATO brasilianO ricorda
che la nascita di gesù è
una buona notizia per tutti coloro
che amano la pace
BRASILIA. = “Tutte le ingiustizie sono espressione di
violenza, comprese quelle che si fondano su un ordine economico diseguale”: si
esprime così la Conferenza episcopale del Brasile, rivolgendosi a tutti i
cittadini in occasione del Natale, ricordando che “la nascita di Gesù è una
buona notizia per tutti coloro che amano e promuovono la pace.” “Ad ostacolare
la vera pace - continuano i vescovi - sono tutte le forme di prepotenza da
parte dei più forti contro i più deboli, come la guerra e gli atti di
terrorismo, i massacri, le azioni di violenza contro i popoli più fragili e
indifesi”. La Conferenza episcopale “si unisce a tutti gli uomini e le donne di
buona volontà nella solidarietà a ogni vittima della violenza” e “si rallegra
delle azioni a favore della convivenza sociale, con particolare attenzione ai
poveri, agli ammalati e alle persone più deboli”. I vescovi ricordano, in
conclusione, che “Gesù, nato a Betlemme, ci invita a partecipare al banchetto
della pace e della vita piena: “Felici coloro che promuovono la pace perché saranno
chiamati figli di Dio” e augurano a tutti i brasiliani di vivere “la gioia del
Natale”. (S.C.)
IL CARDINALE DIONIGI
TETTAMANZI HA CHIUSO LA FASE DIOCESANA DEL PROCESSO
PER IL RICONOSCIMENTO DEL MIRACOLO ATTRIBUITO A
DON GNOCCHI.
L’INCHIESTA PASSA ORA ALLA CONGREGAZIONE DELLE
CAUSE DEI SANTI
MILANO. =
Domenica scorsa l’arcivescovo di Milano ha chiuso ufficialmente la sessione
pubblica del tribunale diocesano sul presunto miracolo in vista della
beatificazione del Venerabile Servo di Dio don Carlo Gnocchi. La sessione era
stata aperta il 22 ottobre nella Chiesa di “Santa Maria Nascente”, dove
riposano le spoglie di don Carlo. Con questo atto l’arcivescovo di Milano ha
chiuso in sede diocesana l’istruttoria supplementare per vagliare il presunto
fatto miracoloso. Nelle scorse settimane il Tribunale ha provveduto a
raccogliere le testimonianze e a far redigere le perizie medico-scentifiche.
L’inchiesta passa ora alla Congregazione delle Cause dei Santi. Il processo per
la canonizzazione di don Gnocchi fu avviato nel 1987 dal cardinale Carlo Maria
Martini. Nel dicembre del 2002, il Papa - riconoscendone l’eroicità delle virtù
– lo ha dichiarato venerabile. Nato a San Colombano al Lambro, presso Lodi, il
25 ottobre 1902, Carlo Gnocchi viene ordinato sacerdote nel 1925. Allo
scoppiare della guerra si arruola come cappellano volontario e parte, prima per
il fronte greco-albanese e poi per la campagna di Russia. Nel gennaio del ’43,
durante la tragica ritirata del contingente italiano si salva miracolosamente.
Ed è in quei giorni che, assistendo gli alpini feriti e morenti e
raccogliendone le ultime volontà, matura l’idea di realizzare una grande opera
di carità, che troverà compimento, a guerra finita, nella Fondazione Pro
Juventute. "In quei giorni fatali – scrive don Gnocchi in ‘Cristo con gli
alpini’ - posso dire di aver visto finalmente l'uomo. L'uomo nudo;
completamente spogliato, per la violenza degli eventi troppo più grandi di lui,
da ogni ritegno e convenzione, in totale balìa degli istinti più elementari
emersi dalle profondità dell'essere. Eppure, in tanta desertica nudità umana,
ho raccolto anche qualche raro fiore di bontà, di gentilezza, d'amore -
soprattutto dagli umili - ed è il loro ricordo dolce e miracoloso che ha il potere
di rendere meno ribelle e paurosa la memoria di quella vicenda disumana".
Don Gnocchi muore il 28 febbraio 1956. L’ultimo suo gesto profetico è la
donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti. La vita e la testimonianza
del sacerdote dei “mutilatini” è stata anche ripercorsa da un film per la
televisione che è andato in onda alla fine di novembre riscuotendo uno
straordinario successo. In 50 anni di attività la Fondazione Don Gnocchi ha
ampliato il proprio raggio d’azione a favore di ragazzi portatori di handicap
ma anche di pazienti di ogni età che necessitano di interventi riabilitativi
neurologici, ortopedici, cardiologici e respiratori. Oggi la Fondazione ha alle
proprie dipendenze oltre 3400 operatori in 26 Centri, distribuiti in nove
regioni. Promuove e realizza progetti anche nei Paesi in via di Sviluppo.
(I.I.)
“Un
vagito nella notte”: COSì SI INTITOLA IL musical di Carlo Tedeschi
dedicato a San Francesco
e al presepe di greccio. LO SPETTACOLO
sara’ PROIETTATO OGGI
POMERIGGIO SU 4 MEGASCHERMI
POSIZIONATI IN PIAZZA SAN
PIETRO
ASSISI. = Il musical dedicato a San Francesco e al presepe
di Greccio del 1223 mostra il Santo di Assisi che accoglie coloro che intendono
avvicinarsi a Dio. Poi insieme all’amico Giovanni allestisce il presepe.
Intanto, alle sue spalle, i personaggi prendono vita e si animano. Così San
Francesco interagisce con i suoi compagni, sottolineando i momenti salienti
della sua rivisitazione della natività: la deposizione nella mangiatoia del
Bambin Gesù, la conversione dell’uomo d’arme e della ricca signora, le danze
dei pastorelli e una canzone dedicata alla stella cometa. Lo spettacolo sarà
proiettato oggi pomeriggio in Piazza San Pietro durante l’inaugurazione del
presepe. Messo in scena dalla Compagnia teatrale di Carlo Tedeschi, autore e
regista dello spettacolo, “Un vagito nella notte” è interpretato da oltre 50
artisti tra cantanti, attori e ballerini. Hanno affiancato il regista
nell’ideazione e nell’allestimento dell’opera, Stefano Batala per le musiche e
Carmelo Inastasi e Gianluca Raponi per le coreografie. (S.C.)
24
dicembre 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Dopo tre anni di tensioni,
Betlemme si prepara a festeggiare un Natale di speranza. Il presidente dell’OLP
e probabile futuro leader palestinese Abu Mazen assisterà, inoltre, alla Messa
di Mezzanotte. Ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:
*********
La presenza è significativa
perché riprende la tradizione avviata nel 1995 dal leader palestinese Yasser
Arafat e proseguita fino al 2001, quando il governo di Tel Aviv impedì al rais,
assediato a Ramallah, di raggiungere la città. Nella piazza del presepe di Betlemme tutto è pronto per la cerimonia di questa notte, la
prima dopo la morte di Yasser Arafat, avvenuta lo scorso 11 novembre. Il capo
dell’unità di coordinamento con i palestinesi, l’ufficiale israeliano Aviv, ha
annunciato che Betlemme sarà una città
aperta a tutti i fedeli cristiani. L’ingresso – ha aggiunto l’ufficiale - è
assicurato a tutti i pellegrini di fede cristiana, inclusi i palestinesi della
Cisgiordania e quelli israeliani. Secondo stime palestinesi è
previsto l’arrivo in città di circa 6.000 pellegrini dall’estero, cioè più
del doppio rispetto al Natale dello scorso anno. Sul versante politico
si profila in Cisgiordania una schiacciante vittoria del partito di Al Fatah e
del movimento islamico di Hamas alle amministrative di ieri. Secondo la
televisione araba Al Jazeera Al Fatah avrebbe conquistato, infatti, 18 comuni e
Hamas 8. Sul terreno non si interrompono, infine, le violenze: almeno cinque
palestinesi sono rimasti uccisi questa
mattina in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza in seguito a scontri con
soldati israeliani. Le vittime sono tre membri delle Brigate dei martiri di Al
Aqsa e due attivisti di Hamas.
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Tre iracheni morti e altre 11
persone ferite in diversi episodi di violenza nel nord dell’Iraq, mentre Rumsfeld fa una visita
lampo nelle basi di Mossul e di Falluja. Il servizio di Fausta Speranza:
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Tre iracheni, tra cui un capo
tribale e un bambino, sono stati uccisi e altri undici sono rimasti feriti in
vari episodi di violenza a nord di Baghdad. C’è poi il sequestro di tre ingegneri
curdi e l’uccisione di un quarto, ieri, in un'imboscata vicino Kirkuk. Negli
ultimi giorni, altri cinque curdi sono rimasti vittime di attacchi nella stessa
regione. E nella zona di Baquba uomini armati hanno attaccato due stazioni di
polizia dove è forte l'azione degli insorti contro gli americani. Testimoni
denunciano combattimenti in una delle due centrali, quella di Mafraq, alla
periferia della città. Intanto, nel nord dell’Iraq, visita a sorpresa del
segretario alla Difesa Usa, Rumsfeld, per incoraggiare le truppe dopo la strage
di martedì scorso. Prima tappa proprio la base di Mossul, che ha subito
l’attacco kamikaze dal bilancio gravissimo (22 morti, tra i quali 14 militari
americani). Rumsfeld, molto criticato in patria per la sua gestione della
questione Iraq, parlando a circa 250 soldati, ha assicurato: ''Tra dieci, venti
o trent'anni saprete di aver partecipato a qualcosa di grande''. E dopo Mossul
ha fatto tappa in un’altra base Usa a Falluja. Resta da dire che in questo
clima di tensione e violenza, a pochi giorni dalle elezioni del 30 gennaio, in
Iraq non ci saranno celebrazioni collettive per il Natale, né a Baghdad né in
altre città. Nessuna messa di mezzanotte: dopo il tramonto è pericoloso scendere
in strada e in molte zone vige ancora il coprifuoco.
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L'Ucraina torna domenica allo
scrutinio per eleggere il successore del presidente Koutchma. Secondo un
sondaggio condotto dall'Istituto di ricerche sociali e il Centro di monitoraggio
sociologico di ricerca, Yushenko è in vantaggio sul rivale Yanukovic di ben 14
punti percentuali. Yushenko, secondo l'indagine svolta su un campione di oltre
2.000 intervistati, è accreditato al 51% contro il 37% del candidato
filo-russo. Il terzo turno di scrutinio dovrebbe chiudere la grave crisi
politica, aperta dalla cosiddetta "rivoluzione arancione", che ha
creato tensione nelle relazioni tra la Russia e l'Occidente.
La
Presidenza dell'Unione Europea chiede al principale partito d'opposizione in
Mozambico (la RENAMO) di accettare i risultati delle elezioni dell'1 e 2 dicembre
scorso, nelle quali il Frelimo, il partito di governo, è uscito largamente
vincitore. Da Bruxelles si sottolinea che le elezioni "si sono svolte
secondo i canoni internazionali" e, rispetto alle precedenti, hanno fatto
registrare notevoli progressi "nonostante gli incidenti avvenuti in alcune
province". L’Unione Europea assicura, inoltre, che "le denunce di
brogli presentate da ambo le parti saranno verificate e risolte per vie legali,
ma che non risulta “modificato l'esito del voto". Ieri Dhlakama, candidato
alle presidenziali per la RENAMO, dopo la diffusione dei dati ufficiali, aveva
detto di "non accettare i risultati”, parlando di “frode". Dhlakama
nella corsa alla presidenza ha ottenuto poco meno del 32% delle preferenze,
contro il 64% del suo rivale Guebuza candidato del Frelimo. Ricordiamo che dal
1976 al 1992, la Renamo e il Frelimo hanno combattuto una violenta guerra
civile costata la vita ad oltre un milione di persone.
Aumenta il bilancio delle
persone morte ieri nei pressi di Lagos, capitale economica della Nigeria: sono
almeno 26, infatti, le vittime dell’esplosione provocata dai sabotatori che
cercavano di recuperare petrolio in ben undici punti di un oledotto. Un
portavoce della polizia fa sapere che le ricerche proseguono per trovare altri
dispersi.
L'ONU ha rivelato oggi di aver
raccolto ''testimonianze dirette'' in Cecenia di donne ''arbitrariamente
detenute e torturate dopo operazioni speciali'' delle forze dell'ordine, un aspetto
raramente evocato delle violazioni dei
diritti nella repubblica russa in guerra. Yakin Erturk, relatrice speciale
dell'ONU per le violenze contro le donne, che ha appena concluso una visita in
Cecenia, ha detto di aver ''raccolto testimonianze dirette di donne
arbitrariamente detenute e torturate''. In un comunicato, in cui non fornisce
particolari su detenzioni e torture, Erturk dice che ''ciò viene presentato
come una risposta al coinvolgimento delle donne negli attentati terroristici,
in particolare come kamikaze''. Due donne facevano parte del commando autore
della presa di ostaggi nella scuola di Beslan, in Ossezia del nord, e molti
attentati suicidi perpetrati negli ultimi anni in Russia sono stati commessi da
donne kamikaze.
In Afghanistan il presidente
Karzai ha varato la nuova squadra di governo, che ha prestato giuramento nel
palazzo presidenziale di Kabul. Dalla nuova formazione sono stati esclusi
alcuni influenti “signori della guerra” mentre compare il nome di una donna. Il
presidente afghano ha promesso di lanciare riforme ''rapide e intense a tutti i
livelli” e di destituire i ministri che non porteranno avanti seriamente i loro
compiti”. Il servizio di Rita Anaclerio:
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Un governo in cui si vedono
esclusi i cosiddetti “signori della guerra” e dove il presidente Karzai
mantiene la poltrona di ministro degli Interni e affida al suo fedelissimo
Warduk la difesa. Questo è il quadro che appare all’indomani della formazione
del nuovo esecutivo, formalizzato oggi, quando i 27 ministri hanno prestato
giuramento in un cerimonia svoltasi a
porte chiuse nel palazzo presidenziale di Kabul. Il ministro della Difesa
Fahim, l'influente "signore della guerra" tagiko a capo dell'Alleanza
del Nord, che nel 2001 aiutò gli americani a cacciare i Talebani dal potere, è
stato sostituito, quindi, dal suo vice Wardak, un pashtun che si distinse negli
anni '80 nella guerra contro l'occupazione sovietica. Dunque, ora con Karzai
che mantiene per sè la poltrona di ministro degli Interni, tutti i comandi da
cui dipendono esercito e polizia sono, almeno in teoria, concentrati nelle sue
mani o in quelle di persona a lui vicina. Altra novità introdotta dal
presidente afgano è la creazione di un nuovo ministero per la supervisione
della lotta alla produzione di oppio affidato a Habibullah Qadari. Inoltre,
entra nel governo Massuda Jalal, unica donna che ha partecipato alle
presidenziali e che diventa ministro della condizione femminile. Cresce,
dunque, il peso dei pashtun, gruppo maggioritario in Afghanistan che all'inizio
aveva dovuto pagare lo scotto di essere stata l'etnia di base dei Talebani. E
al governo - notano esperti del settore - aumentano personalità che non hanno
grande seguito a livello popolare. Unite insieme, queste due circostanze
potrebbero dare non pochi grattacapi in futuro a Karzai. In particolare
potrebbero rendere problematico il sostegno al nuovo governo da parte del
Parlamento che scaturirà dalle elezioni legislative, ammesso che davvero si
riescano a fare, nel prossimo aprile.
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Almeno 23 persone sono state
uccise a San Pedro Pula, città dell'Honduras, in seguito all'agguato di un
gruppo di banditi che ha sparato contro
un autobus. Dopo l'assalto costato la vita a 23 persone nella città industriale
di San Pedro Pula, nel Nord dell'Honduras,
i banditi hanno lasciato sul posto un
messaggio di minacce, sfidando il presidente Maduro e tutti quei politici che
hanno preso posizioni dure contro il
crimine organizzato.
Ed un episodio di violenza anche
nel sud della Thailandia. Una bomba nascosta accanto ad una banca ha provocato
la morte di due uomini e ha ferito altre otto persone. L’esplosione è avvenuta
a Sungai Kolok, zona a grande maggioranza musulmana dove le autorità temono
aumenti degli attacchi da parte dei fondamentalisti islamici.
Nuovo record dell'euro contro il
dollaro. A Londra la moneta unica europea ha fatto segnare 1,3536 dollari,
superando il massimo precedente raggiunto a New York a 1,3515 dollari.
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