RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 357 - Testo della trasmissione di mercoledì  22 dicembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Fede, amore e speranza per l’umanità: questi i doni di Gesù bambino racchiusi nel mistero del Natale. E’ quanto ha detto stamane il Papa all’udienza generale

 

Il cardinale Clemens Augusto Von Galen presto Beato: durante il nazismo si oppose ad Hitler. Intervista con Andrea Ambrosi

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Prosegue il dibattito sull’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. La posizione dei vescovi europei: con noi mons. Aldo Giordano

 

Oggi, Giornata di digiuno e di preghiera per la pace e la rinconciliazione tra palestinesi ed israeliani. Le attese della comunità cristiana, in questo Natale 2004: ai nostri microfoni padre Pierbattista Pizzaballa

 

Omaggio alla Tebaldi: ieri i funerali a San Marino e stamani a Milano: ai nostri microfoni Carlamaria Casanova

 

CHIESA E SOCIETA’:

Cresce il numero dei pellegrini che si recano a visitare la Terra Santa: nel 2004 gli italiani sono stati oltre 20 mila

 

I senegalesi si apprestano a celebrare il Natale in un clima di concordia: è quanto sottolineato all’agenzia Fides da padre Giuseppe Giordano

 

Un giornalista algerino, il settimanale messicano Zeta e uno scrittore cinese premiati da Reporters san Frontieres

 

In India, i cristiani del Gujarat chiedono alle autorità del governo un Natale senza scontri

 

Un manuale di sopravvivenza per i senza fissa dimora di Roma: presentata oggi la 15.ma edizione della guida “Dove mangiare, dove dormire e lavarsi”, curata dalla Comunità di Sant’Egidio

 

Nel messaggio di Natale, il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese lancia un appello al rispetto dei diritti umani, della giustizia e della pace, in nome di Cristo

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq: salgono a 22 i morti per l’attentato di ieri alla base americana di Mosul: l’attesa in Francia per il rientro dei due giornalisti liberati ieri

 

Ucciso nel Darfur un collaboratore di Medici senza frontiere

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 dicembre 2004

 

FEDE, AMORE E SPERANZA PER L’UMANITA':

QUESTI I DONI DI GESU’ BAMBINO RACCHIUSI NEL MISTERO DEL NATALE.

LO HA DETTO IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE IN AULA PAOLO VI

 

Il Natale, con il suo messaggio di pace, riaccende nel cuore dell’umanità la speranza e fa compiere “un salto di qualità” alla storia della Salvezza. Seimila persone si sono strette questa mattina intorno a Giovanni Paolo II, che ha tenuto, in Aula Paolo VI, la consueta udienza generale del mercoledì, interamente dedicata al Natale. Il resoconto, nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Un tempo di riscoperta della fede, di crescita dell’amore e di risveglio della speranza. Sta in questo il “mistero del Natale”, del quale ha parlato Giovanni Paolo II, accolto in Aula Paolo VI da un coro che ha intonato canti natalizi.

 

(canto)

 

Molti sono i titoli, “belli e significativi” che durante l’Avvento vengono rivolti al Messia bambino. Ma ce n’è uno, ha detto il Papa, che ricorre con particolare frequenza:

 

“In questo tempo di immediata preparazione alle Feste natalizie, la liturgia ci ripropone spesso l’invocazione: 'Vieni, Signore Gesù'”.

 

“E’ come un ritornello – ha spiegato - che sale dal cuore dei credenti di ogni angolo della terra e risuona incessante nella preghiera della Chiesa”. E Gesù che nasce, ha aggiunto, è colui che “porta la salvezza al mondo intero” e vuole “radunare gli uomini e i popoli nell’unica famiglia di Dio”. Nella storia della redenzione, ha proseguito il Pontefice, il mistero del Natale rappresenta in certo modo “un salto di qualità”: all’uomo, “che con il peccato si era allontanato dal Creatore, viene ora offerto in Cristo il dono di una nuova e più piena comunione con Lui. Si riaccende così nel suo cuore la speranza, mentre si riaprono le porte del paradiso. L’augurio finale di Giovanni Paolo II è stato quello di “vivere in profondità il valore e il significato del grande evento della nascita di Gesù”.

 

Molti sono stati i momenti di folklore natalizio, e non solo, che hanno caratterizzato il saluto del Papa ai vari gruppi di pellegrini, dopo la catechesi. In particolare, in costume di gala bianco e ricami dorati, tre artisti del Circo di Moira Orfei, salutato dal Papa, si sono esibiti davanti allo sguardo divertito del Pontefice, il quale alla fine si è intrattenuto con loro, accarezzando il più giovane dei tre acrobati, un ragazzino di circa dieci anni. Applaudito anche il coro di una scuola di Napoli, che ha cantato una versione dialettale di “Tu scendi dalle stelle”. L’altro saluto speciale è andato ai responsabili della Comunità di Sant’Egidio. “Il Signore che viene a visitarci nel mistero del Natale – ha concluso Giovanni Paolo II - rechi a tutti consolazione e speranza”:

 

“Buon Natale!”

 

(applausi)

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NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato ausiliare dell'arcivescovo di Manaus, in Brasile, mons. Sebastião Bandeira Coêlho, rettore del Seminario Maggiore della diocesi di Balsas, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tubursico. Mons. Sebastião Bandeira Coêlho è nato il 31 gennaio 1959 a Riação, nella diocesi di Balsas. Ordinato sacerdote nel 1984, ha conseguito la Licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma.

        

 

IL CARDINALE CLEMENS AUGUSTO VON GALEN PRESTO BEATO:

DURANTE IL NAZISMO SI OPPOSE AD HITLER

- Intervista con Andrea Ambrosi -

 

Come annunciato lunedì scorso dalla Congregazione per le Cause dei Santi sarà presto beato il cardinale tedesco Clemens Augusto von Galen, vescovo di Münster durante il nazismo.  Von Galen, mettendo a rischio la propria vita, si oppose con coraggio ad Hitler difendendo tutti quelli che erano perseguitati dal regime, in particolare i disabili, che venivano uccisi sistematicamente con l’eutanasia, e gli ebrei. Per tutto questo Pio XII lo nominò cardinale nel 1945: tre mesi dopo von Galen muore in seguito ad una peritonite. Ma veniamo al suo ruolo nella Germania nazista: per la sua attività ha subito intimidazioni da Hitler? Giovanni Peduto lo ha chiesto al postulatore della causa di beatificazione, l’avvocato Andrea Ambrosi:

 

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R. – Sì, molte intimidazioni: è stato praticamente una spina nel fianco di Hitler, ma Hitler non ha potuto, come avrebbe voluto lui e gli altri gerarchi, ucciderlo perché era una persona troppo in vista e perché aveva dalla sua parte tutti i cattolici della Vestfalia, la regione più ricca ed importante della Germania.

 

D. – Quali sono stati i suoi rapporti con Pio XII?

 

R. – Pio XII l’ha sempre seguito, l’ha sempre ammirato e l’ha voluto poi, alla fine, premiare per tutto quello che aveva fatto sotto il regime nazionalsocialista facendolo cardinale. Infatti, Münster non era e non è tuttora una sede cardinalizia, ma proprio il fatto che lui si è opposto con tanto rigore, con tanto successo, contro Hitler, almeno cercando di bloccare come poteva le sue uccisioni, le sue persecuzioni, questo ha fatto sì che Pio XII lo facesse cardinale e, ricevendolo a Roma, gli ha pubblicamente detto, nella Basilica di San Pietro, che in lui abbracciava un eroe; e, l’applauso che da tutti è stato riservato al cardinale von Galen appena entrato nella Basilica di San Pietro, è stato il più lungo ed il più affettuoso di tutti.

 

D. – Qual era la spiritualità di von Galen?

 

R. – Von Galen vedeva nell’aspirazione ad una vita santa  il fine più alto perseguibile dall’uomo sulla Terra, per cui non meraviglia che la sua fu una vita di lotta contro i soprusi e contro tutti i persecutori della Chiesa. Lui praticamente giudicava tutti gli avvenimenti della sua vita, si può dire, sub specie aeternitatis, cioè tutto in funzione dell’acquisizione del premio divino.

 

D. – Com’è ricordato oggi, in Germania, von Galen?

 

R. – E’ considerato, tuttora, anche a distanza di 50 anni dalla sua morte,  come uno dei più grandi vescovi mai esistiti in tutta la Nazione: non solo come grande vescovo, ma anche come uno dei più grandi uomini tedeschi. E occupa un posto insostituibile nella coscienza storica di tutta la Germania: lo si è visto quando è stato annunciato il decreto che spiana la strada verso la beatificazione: tutti i cattolici della Germania hanno esultato perché hanno visto riconosciuto, anche a distanza di tanti anni, i suoi altissimi meriti.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina l'udienza generale, durante la quale Giovanni Paolo II ha sottolineato che il Mistero del Natale costituisce un "salto di qualità" nella storia della salvezza.

Sempre in prima l'Iraq, con la strage dei soldati USA a Mossul e con la liberazione, dopo quattro mesi di prigionia, dei due giornalisti francesi.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'Udienza generale.

Due pagine dedicate al cammino della Chiesa in Italia.

 

Nelle estere, Sudan: riguardo al Darfur senza esito i negoziati tra il governo di Khartoum e i ribelli. Un collaboratore di "Medici senza frontiere" ucciso negli scontri armati a Labado.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Carmine Di Biase dal titolo "La poesia come specchio del vero": un saggio di Claudio Toscani per i 90 anni di Alessandro Parronchi.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il fermo richiamo del capo dello Stato - all'incontro di fine anno - in merito al tema delle istituzioni e della giustizia.

In rilievo l'articolo dal titolo "Il Crocifisso torna in aula a Ivrea": la necessità di approfondire il significato di un simbolo

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 dicembre 2004

 

PROSEGUE IL DIBATTITO SULL’INGRESSO DELLA TURCHIA NELL’UNIONE EUROPEA.

LA POSIZIONE DEI VESCOVI EUROPEI

- Intervista con mons. Aldo Giordano -

 

Prosegue il dibattito sull’ingresso della Turchia nell’Unione Europea dopo che a Bruxelles è stato deciso la settimana scorsa di avviare i negoziati sull’adesione di Ankara il 3 ottobre dell’anno prossimo. Ma qual è la posizione dei vescovi del Vecchio Continente? Fabio Colagrande lo ha chiesto a mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa:

 

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R. – Mi sembra che i vescovi abbiano accolto questo annuncio innanzitutto con la coscienza che l’adesione della Turchia all’Unione Europea non è una questione di ordine religioso, ma è una questione politica e va giudicata secondo criteri politici. Ecco, noi sappiamo che la Chiesa – almeno a livello ufficiale – in genere non sente come suo compito il pronunciarsi su formule politiche specifiche, anche se la Chiesa guarda con molta attenzione e vigilanza a ciò che succede in campo politico e quindi soprattutto richiama alla sapienza, richiama alla vigilanza. Fare passi affrettati potrebbe essere rischioso!

 

D. – Mons. Giordano, non c’è il rischio che durante questi negoziati le questioni strategiche ed economiche facciano passare in secondo piano le valutazioni sul rispetto dei diritti umani?

 

R. – Questo penso sia vero. La Chiesa sente in particolare la responsabilità di essere vigilante proprio nel campo dei diritti umani, e quindi l’attesa è che la Turchia, come tutti gli altri Paesi,  sia veramente uno spazio dove si realizzino e si rispettino i diritti umani. Pensiamo all’uguaglianza tra uomini e donne, pensiamo alla libertà di espressione, alla libertà di associazione, ai diritti delle minoranze ... in particolare, la Chiesa guarda alla libertà religiosa. Noi siamo coscienti che la libertà religiosa è un po’ alla base di tutti i diritti umani. Se un governo vuole controllare anche ciò che appartiene allo spazio del Trascendente, che di per sé è incontrollabile, cosa farà per le realtà che sono semplicemente terrestri e mondane e quindi molto più facilmente controllabili?

 

D. – Il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha denunciato recentemente discriminazioni che hanno colpito la Chiesa ortodossa in Turchia...

 

R. – Direi che sono fatti particolarmente dolorosi. Noi vogliamo esprimere al Patriarca  la comunione e la nostra solidarietà per questo. Ad uno sguardo esterno, è veramente difficile comprendere per esempio l’impedimento a ricostruire una chiesa gravemente danneggiata per un attentato, oppure l’impedimento ad aprire una facoltà teologica o ad esercitare un ministero ecclesiale ... Io stesso ho sperimentato negli anni passati questa difficoltà. Qualche anno fa ho realizzato un incontro dei segretari delle Conferenze episcopali a Istanbul e l’incontro è stato controllato dalla polizia, tutto il tempo. Io credo però che questi sono fatti che saranno sorpassati. Io spero che il governo turco riuscirà ad uscire da questa gabbia che probabilmente è ancora legata all’attuale legislazione. Dovranno avere il coraggio di fare dei cambiamenti anche legislativi per fare dei passi avanti ...

 

D. – Si parla di almeno dieci anni di negoziati, per l’adesione: qual è l’auspicio dei vescovi europei in vista di questo periodo di adeguamento?

 

R. – Forse, il prepararci. C’è un po’ l’impressione che l’Europa non sia, fondamentalmente, così cosciente di cosa significhi l’eventuale entrata di un Paese con questa “altra” religione, “altra” cultura, “altra” storia ... Quindi, è questione di approfondire e di creare un grande dibattito a tutti i livelli.

 

D. – L’assenza di un riferimento alle radici cristiane nel Trattato firmato a Roma il 29 ottobre rende in qualche modo rischiosa l’adesione di un Paese a maggioranza islamica, secondo lei?

 

R. – Direi che questo forse è il vero problema. Cioè, il vero problema che ci pone l’annessione della Turchia forse è la domanda su noi stessi. Dei popoli che hanno un’identità, e appunto l’identità europea non può fare a meno del cristianesimo, non hanno timore di confronto e sono in grado di confrontarsi e di accogliere. Una realtà senza identità, ovviamente, rischia di andare verso il fallimento. Soprattutto mi sembra doloroso il constatare che in Europa esiste una incomprensione un po’ di fondo in certi ambienti di cos’è il cristianesimo: c’è chi ha ridotto il cristianesimo quasi ad una questione di privilegio o un rischio per la laicità o un rischio per le religioni ... Allora noi comprendiamo che oggi noi abbiamo assoluto bisogno di riscoprire, approfondire la realtà del cristianesimo che è stato questo grande dono per l’Europa!

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OGGI, GIORNATA DI DIGIUNO E DI PREGHIERA

PER LA PACE E LA RICONCILIAZIONE TRA PALESTINESI ED ISRAELIANI.

LE ATTESE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA, IN QUESTO NATALE 2004

- Intervista con padre Pierbattista Piazzaballa -

 

L’instabilità nel Medio Oriente compromette la pace nel mondo intero: a parlare sono i vescovi della Regione del Nord Africa e i vescovi latini delle Regioni arabe che hanno invitato i fedeli di ogni Paese a celebrare oggi una Giornata di digiuno e di preghiera per la pace e la riconciliazione tra Palestinesi e Israeliani. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

 

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“Abbiamo riflettuto insieme sui problemi della giustizia e della pace nelle nostre regioni”, dichiarano i vescovi degli Stati nordafricani e del mondo arabo, ed abbiamo capito che “tutti i nostri Paesi sono minacciati dall’instabilità nel Medio Oriente che pesa sulla pace nel mondo intero”. “La situazione dura da anni e necessita oggi, più che mai, di un’azione che ponga fine alla sofferenza di tutti gli abitanti di questa Terra, Ebrei, Cristiani e Musulmani”, divenuti “egualmente incapaci” di sanare il conflitto, “prigionieri di un ciclo di violenza crudele e irrazionale”. “I due popoli, palestinesi e israeliani, sono sul punto di morire – ammoniscono i presuli - i forti come i deboli, i violenti come coloro che aspettano con pazienza una soluzione pacifica”.

 

I “Cristiani celebreranno presto il Natale e la Nascita del Messia Salvatore, Principe della pace, mentre il sangue continua a scorrere a Betlemme e in tutta la Terra Santa.” Parole che si uniscono a quelle del messaggio natalizio del patriarca cattolico dei latini. “La pace – afferma mons. Michel Sabbah – non può essere lasciata in ostaggio di coloro che vedono ancora nella violenza una via per la giustizia”.

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Ascoltiamo allora, con quale spirito, la comunità cristiana in Terra Santa si accinge a vivere questo Natale denso di attese. Fabio Colagrande ha contattato stamane il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa:

 

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R. – Quest’anno per noi, qui, per la comunità cristiana c’è un’attesa particolare: l’attesa del ritorno della festa dopo tanti anni difficili. Ci auguriamo – almeno le prospettive sono positive – che i pellegrini, i turisti possano tornare abbondanti come erano una volta per riportare qui in Terra Santa quel clima di festa di cui abbiamo tanto bisogno.

 

D. – Parliamo del processo di pace tra israeliani e palestinesi. Le elezioni presidenziali palestinesi del 9 gennaio, primo banco di prova del dopo-Arafat, e poi la grande scommessa del premier israeliano Sharon che vuole formare un governo di unità nazionale pur di procedere allo sgombero dei coloni dai Territori e creare così le condizioni per la pace: sono due fatti che, in qualche modo, fanno intravedere – secondo lei – qualche spiraglio per la Terra Santa?

 

R. – Assolutamente sì. In questi ultimi mesi si respira qui in Terra Santa un clima diverso, un clima nuovo, di attesa: non soltanto l’attesa per il Natale, anche l’attesa per i cambiamenti politici che si vedono, si intravedono all’orizzonte. Già da diversi anni, non si parlava più di prospettive, di cambiamenti, di idee, di visioni, di strategie ... Ecco, adesso finalmente si è ricominciato e questo lascia molto sperare e crea anche un’atmosfera psicologica nuova tra la popolazione. Gli aspetti politici che lei ha evidenziato sono molto importanti: la scelta della nuova leadership palestinese è un banco di prova molto importante così come pure la formazione di un nuovo governo di unità nazionale. Questi due elementi sono anche i due esami per vedere se queste aspettative avranno veramente un corso oppure si bloccheranno nuovamente. I ‘segni’ che noi abbiamo ricevuto e anche l’impressione generale è che siamo avviati sulla strada buona.

 

D. – Sarà anche il primo Natale senza Yasser Arafat: la sua presenza alla Natività nella notte di Natale era una tradizione. Come verrà vissuto questo momento, quest’anno?

 

R. – Adesso abbiamo avuto la conferma: verranno l’attuale chairman dell’Autorità Palestinese, Rahwi Fattuh, insieme ad Abu Mazen e ad Abu Ala: sono benvenuti, come sono sempre benvenute le autorità civili perché dobbiamo accettare che la Messa di Mezzanotte è anche un evento civile. Cercheremo di fare in modo che siano accolti bene preservando, per quanto possibile, lo spirito di preghiera e di sacralità come il luogo e la liturgia richiedono.

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OMAGGIO ALLA TEBALDI:

IERI I FUNERALI PRESIEDIUTI DA MONS. RABITTI A SAN MARINO

E STAMANI A MILANO DA MONS. MASCHERONI

 

- Ai nostri microfoni Carlamaria Casanova -

 

Dopo i funerali celebrati nel Santuario del Cuore Immacolato di Maria a San Marino, presieduti da mons. Paolo Rabitti, arcivescovo di Ferrara, è stata questa mattina la Milano della musica e della cultura, insieme a centinaia di ammiratori, a rendere omaggio alla salma del soprano Renata Tebaldi. Il feretro si è fermato dapprima dinanzi al Teatro alla Scala, accolto dal Maestro Riccardo Muti e successivamente ha raggiunto la Parrocchia di San Carlo al Corso ove mons. Angelo Mascheroni, vescovo ausiliare di Milano, ha presieduto il rito, partecipato nel silenzio, nel raccoglimento e nella preghiera. “La ‘voce d’angelo’ - così come Toscanini aveva definito il soprano nel 1946 - è un aumento di ricchezza per il coro angelico del Paradiso”: queste sono state le parole del vescovo nella sua omelia. Prima del commiato l’ineguagliabile voce della cantante si è diffusa nella Chiesa con il canto del “Libera me Domine” dal Requiem verdiano. Luca Pellegrini ha chiesto a Carlamaria Casanova, giornalista e biografa ufficiale del soprano, un personale e particolare ricordo della cantante:

 

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(musica)

 

R. – Era un’amica ineffabile, una cantante chiaramente mai superata ed era soprattutto una donna straordinaria. Quando lei mi ha scelta, mi ha detto che era d’accordo che io scrivessi la biografia, lei sapeva perfettamente che io ero un’ammiratrice della Callas e questo lo dico proprio per fare il punto sull’intelligenza della Tebaldi perché lei mi ha fatto un grande onore, mi ha detto: “Credo che tu tratterai la cosa onestamente e preferisco te ad un’altra”: questa è stata per me una gratificazione enorme. Siamo andati in America proprio per presentare la biografia e quando lei è ricomparsa dopo anni al Metropolitan, il Metropolitan è lievitato: la gente tutta in piedi! Una cosa straordinaria! Era amatissima: aveva uno sguardo che prendeva moltissimo: quando guardava te, guardava te e non guardava nessun altro. Era enormemente carismatica. Io ho sempre detto: la grandissima diva è lei, perché lei non ha dovuto fare niente per costruirsi. Era così. Semplicissima. Lei era com’era, senza doversi costruire, senza fare niente. Ha gestito la sua carriera in una maniera eccezionale senza invidia, senza odii, andando sempre d’accordo con tutti ... ha dato un esempio direi più come persona che come cantante: perché la cantante era inimitabile. La voce l’ha avuta senza meriti, l’ha avuta dal Signore; ma come era lei e come ha gestito questa sua voce, questi suoi talenti, è stato un esempio per tutti. Io penso veramente che ci mancherà moltissimo come esempio.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

22 dicembre 2004

 

 

cresce il numero dei pellegrini che si recano a visitare la terra santa:

nel 2004 gli italiani sono stati oltre 20 mila. in dirittura d’arrivo

i negoziati tra israele e santa sede sulle questioni giuridiche e fiscali.

lo ha detto l’ambasciatore israelIANO presso la santa sede, oded ben-hur, intervenuto ieri all’universita’ gregoriana

ad un dibattito con il cardinale silvestrini

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

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ROMA. = Riprende a crescere il numero dei pellegrini che si recano in Terra Santa, dopo la drammatica crisi degli anni scorsi provocata dallo scoppio dell’Intifada e dall’inasprirsi dello scontro tra israeliani e palestinesi. Lo ha riferito l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Oded Ben-Hur, intervenuto in un dibattito con il cardinale Achille Silvestrini, organizzato dalla Pontificia Università Gregoriana nell’ambito di un ciclo di incontri su “La Chiesa cattolica e l’Ebraismo dal Vaticano II a oggi”. L’ambasciatore ha citato alcuni dati che si riferiscono ai pellegrini italiani: sono stati solo 4 mila nel 2003, mentre quest’anno ne sono già arrivati oltre 20 mila ed altri ancora se ne attendono per il periodo natalizio. “I pellegrini sono i soldati della pace in Terra Santa, perciò siamo pronti ad accoglierne un milione e non solo 20 mila”, ha detto l’ambasciatore. Ed ha aggiunto che per i pellegrini non ci sono pericoli di sorta. In proposito, ha citato la recente Dichiarazione congiunta firmata dai ministri israeliano e palestinese per il Turismo, nella quale si afferma che in occasione delle celebrazioni natalizie, “entrambi i Ministeri coopereranno per la promozione del turismo in Terra Santa e prenderanno tutte le misure necessarie per assicurare il transito in condizioni di sicurezza e tranquillità dei pellegrini che visiteranno le zone israeliane e palestinesi”. L’ambasciatore israeliano ha inoltre riferito che sono ormai prossimi al termine i negoziati tra Israele e Santa Sede sulle questioni giuridiche e fiscali. Il prossimo incontro tra le parti è in programma il 13 gennaio e potrebbe essere risolutivo. Quattro i punti fondamentali che saranno regolati dall’accordo e che riguardano la vita delle comunità cattoliche in Israele: il pagamento delle tasse dirette e indirette, le proprietà dei beni immobili, l’accesso al sistema giudiziario, gli effetti delle modifiche della legislazione sulle materie oggetto dell’intesa. A dieci anni dall’entrata in vigore dell’Accordo fondamentale tra Israele e Santa Sede, ha ricordato il cardinale Silvestrini, i rapporti sono andati sempre più migliorando attraverso una progressiva normalizzazione delle relazioni. Restano tuttavia ancora alcune questione aperte: in particolare lo status dei Luoghi Santi, il riconoscimento della libertà di espressione, i problemi relativi alle proprietà e al regime fiscale per le comunità religiose e gli enti ecclesiastici. L’auspicio è che il negoziato in corso riesca a sciogliere almeno alcuni di questi nodi.

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I SENEGALESI SI APPRESTANO A CELEBRARE IL NATALE IN UN CLIMA DI CONCORDIA:

E’ QUANTO SOTTOLINEATO ALL’AGENZIA FIDES DA PADRE GIUSEPPE GIORDANO,

DIRETTORE NAZIONALE DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE DEL SENEGAL

 

DAKAR. = “Magari in Occidente avessimo conservato lo spirito di Natale che hanno i senegalesi”: il commento – riportato dall’agenzia Fides – è di padre Giuseppe Giordano, direttore nazionale delle Pontificie opere missionarie del Senegal. “Il Natale è un evento molto sentito dai senegalesi. La notte di Natale non basterà la Chiesa e il sagrato per accogliere le migliaia di persone che partecipano alla Messa”, sottolinea il religioso. “Tra loro vi sono anche diversi musulmani. Alcuni di loro vengono perché attratti dai riti e dalla liturgia, altri assistono alla Messa con spirito interreligioso, perché per loro Gesù è il profeta più grande, dopo Maometto. A Dakar – spiega padre Giordano - esiste anche una confraternita musulmana che crede che il suo fondatore sia addirittura Gesù reincarnato”. Quindi, rivela all’agenzia vaticana: “La notte di Natale è impressionante vedere migliaia di persone partecipare con gioia e commozione alle celebrazioni e poi fermarsi altre due ore per scambiarsi gli auguri”. D’altro canto, il missionario evidenzia il significato particolare del presepe nel contesto senegalese. “Le rappresentazioni mimiche – afferma - sono eseguite soprattutto a beneficio dei bambini. Ricordo che abbiamo rappresentato un testo della Pontificia Opera della Sant’Infanzia nel quale i bambini poveri del giorno d’oggi (i bambini soldato, quelli sfruttati nel lavoro, ecc.) si recano alla Grotta e ricevono da Maria un abbraccio per dimenticare tutte le loro sofferenze”. In questo nostro impegno, spiega padre Giordano, “siamo aiutati dallo spirito dei senegalesi, che sono capaci di realizzare cose incredibili dal niente”. (A.G.)

 

 

UN GIORNALISTA ALGERINO, IL SETTIMANALE MESSICANO ZETA E

UNO SCRITTORE CINESE PREMIATI DA REPORTERS SAN FRONTIERES

PER L’IMPEGNO A DIFESA DEL DIRITTO DELLA LIBERA INFORMAZIONE

 

PARIGI. = Un giornalista algerino, una rivista messicana e uno scrittore indipendente cinese hanno ottenuto il “Premio Rsf-Fondation de France 2004”. Secondo “Reporters sans frontières” (Rsf), il giornalista che “con la sua attività professionale, le sue prese di posizione e la sua testimonianza” ha dimostrato di difendere anche a costo della propria incolumità il diritto all'informazione è Hafnaoui Ghoul, corrispondente del quotidiano El Youm a Djelfa, nel sud dell’Algeria, e responsabile dell'ufficio locale della Lega nazionale per i diritti umani (Laddh). Ghoul, arrestato per “diffamazione”, dopo aver denunciato casi di corruzione nell’amministrazione locale, ha scontato sei mesi di reclusione, prima di beneficiare, il 25 novembre scorso, della libertà provvisoria. Il giornale che più ha rappresentato invece “la lotta per il diritto a informare ed essere informati” è, secondo Rsf, il settimanale messicano Zeta “conosciuto per la qualità delle sue inchieste e la sua coraggiosa missione editoriale”. Un impegno costato la vita a tre suoi giornalisti, l’ultimo dei quali è stato Francisco Ortiz Franco, ucciso il 22 giugno scorso. Il “difensore della libertà di stampa”, scelto da “Reporters sans frontières” è infine Liu Xiaobo, già docente di Filosofia all'Università di Pechino e presidente dell’Associazione degli scrittori indipendenti cinesi, “battutosi senza sosta per la liberazione di giornalisti e dissidenti detenuti”. (A.G.)

 

 

IN INDIA, I CRISTIANI DEL GUJARAT CHIEDONO ALLE AUTORITA’

DEL GOVERNO UN NATALE SENZA SCONTRI, DOPO LE VIOLENZE SUBITE

 DAI FONDAMENTALISTI INDU’ NEGLI ANNI SCORSI

 

AHMEDABAD. = Fondamentalisti indù hanno programmato raduni e festival proprio per il 25 dicembre e i cristiani temono per la loro sicurezza. Questo – riferisce l’agenzia Asianews – è lo scenario nel quale si preparano a celebrare il Natale i cristiani del Gujarat, provincia dell’India occidentale, teatro di violenze dei fondamentalisti contro le minoranze religiose. La notte di Natale del 1998, numerosi militanti indù hanno bastonato fedeli cristiani e distrutto bibbie e chiese nel distretto di Dangs, circa 1500 km a sud-est di Delhi. Da allora, raccontano gli abitanti della zona, la vigilia di Natale è divenuta “un tempo di paura crescente” per tutti. In una lettera indirizzata al segretario del governo del Gujarat, l’All India Christian Council – organizzazione che raggruppa diverse confessioni cristiane – ha espresso le sue preoccupazioni: “Vorremmo, per una volta, poter festeggiare il Natale in serenità, senza essere guardati a vista da poliziotti armati perché la nostra vita di cristiani è in pericolo”. (A.G.)

 

 

UN MANUALE DI SOPRAVVIVENZA PER I SENZA FISSA DIMORA DI ROMA:

PRESENTATA OGGI LA 15.MA EDIZIONE DELLA GUIDA “DOVE MANGIARE,

DOVE DORMIRE E LAVARSI”, CURATA DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

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ROMA. = I 5.800 senza fissa dimora della capitale avranno anche quest’anno il loro manuale di sopravvivenza: è la Guida dal titolo “Dove mangiare, dove dormire e lavarsi”, realizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. Il manuale, alla sua 15.ma edizione, raggruppa centinaia di indirizzi utili che possono coprire le esigenze degli emarginati romani e rappresenta una bussola da tenere in tasca per orientarsi nella città in questi giorni di festa e di freddo. Il giorno di Natale, in occasione degli oltre 30 pranzi organizzati dalla Comunità, la guida verrà distribuita alle persone bisognose, indicando dunque i posti dove, a Roma, si può ricevere accoglienza e nello stesso tempo indicando anche i luoghi dove si può aiutare ed essere accoglienti. Inoltre, in occasione della presentazione della Guida, sono stati resi noti i dati del dossier dal titolo “I poveri a Roma: chi sono, quanti sono, come vivono”. Dal documento si staglia un volto nuovo della povertà a Roma. Dei 5.800 emarginati che hanno chiesto aiuto per la prima volta alle strutture della comunità, il 38 per cento ha più di 65 anni: un dato, questo, in crescita visto che nel 1999 gli anziani erano solo il 18 per cento. Da un’altra prospettiva, il numero di stranieri accolti è in calo in relazione all’aumentare degli italiani. Inoltre, ancora per gli italiani, appare anche più difficile uscire dalla condizione di disagio e di povertà: infatti, il 28 per cento degli italiani frequenta la mensa da più di quattro anni, a fronte di un 4,3 per cento di stranieri.

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NEL MESSAGGIO DI NATALE, IL SEGRETARIO GENERALE DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE, IL REVERENDO SAMUEL KOBIA,

 LANCIA UN APPELLO AL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI, DELLA GIUSTIZIA

 E DELLA PACE, IN NOME DI CRISTO


GINEVRA.= “La luce splende nelle tenebre. Le tenebre non l’hanno sopraffatta”: è il passo del Vangelo di Giovanni, che il pastore Samuel Kobia ha scelto per introdurre il suo primo messaggio natalizio da segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC). Natale, afferma il reverendo, è un tempo luminoso, che annuncia una “grande gioia in un mondo da cui provengono notizie preoccupanti”. Il tempo in cui viviamo, si legge nel messaggio, è pervaso dalla “cultura della violenza che esclude, sottomette, terrorizza e viola, perfino usando il nome di Dio, coloro che sono considerati diversi”. Proprio la Buona Novella del Natale, afferma padre Kobia, “rinnova la nostra fede nella promessa di pace sulla terra e ci invita ancora una volta a lodare Dio”. “Per secoli – si legge ancora nel testo - la speranza di pace del Natale ha rappresentato un momento centrale della fede della Chiesa. Ogni volta che noi celebriamo la nascita di Cristo, ci impegniamo a dare testimonianza di questa speranza”. Quindi, ha ribadito l’impegno del Consiglio ecumenico delle Chiese a lavorare a sostegno “delle persone afflitte e a sostegno delle iniziative interreligiose per la pace e l’armonia, i movimenti popolari a favore della pace e della giustizia” nella comune “aspirazione ad un mondo migliore”. (A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

22 dicembre 2004

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Il premier britannico Tony Blair ha affermato a Gerusalemme che ‘l'incontro internazionale’ in programma a Londra sulle riforme palestinesi è un passo volto a facilitare il ritorno alla 'road map', l’itinerario di pace fissato dal Quartetto (USA, UE, Russia e ONU), dopo che Israele avrà realizzato il suo piano di disimpegno dai palestinesi. Il premier britannico, dopo aver affermato che la fine del terrorismo palestinese è una condizione essenziale per il ritorno alla road map, ha affermato che il piano israeliano di ritiro da Gaza e da quattro insediamenti nel nord della Cisgiordania, non sarà l'ultimo passo che Israele compirà in questo senso. Il premier israeliano Sharon, dal canto suo, in conferenza stampa assieme a Blair, si è espresso in modo più sfumato, affermando che se i palestinesi cesseranno il terrorismo, “ciò ci permetterà di tornare alla road map e di attuare tutto ciò che stabilito nella road map”.

 

Per quanto riguarda l’Iraq, in primo piano l’ultimo triste bilancio dell’attentato ieri, alla base americana, a Mossul, ma anche l’attesa per il rientro in patria dei due giornalisti francesi liberati ieri dopo essere stati sequestrati 4 mesi fa sulla strada di Najaf. Ma ascoltiamo il servizio di Fausta Speranza:

 

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Christian Chesnot e Georges Malbrunot hanno lasciato questa mattina Baghdad a bordo di un C-130 dell'aeronautica militare francese. Scalo a Cipro per salire a bordo del Falcon 900 con cui il ministro degli esteri Barnier ed alcuni familiari riporteranno a casa i due. Il rientro in Francia è atteso per le 18 all'aeroporto militare di Villacoublay, alla periferia di Parigi dove ad accoglierli ci sarà il presidente Chirac. Intanto il primo ministro Raffarin precisa: per la liberazione dei due giornalisti non è stato pagato alcun riscatto. Finita la brutta avventura dei due giornalisti francesi, rapiti tra l’altro dallo stesso gruppo che ha preso e ucciso Enzo Baldoni, resta la difficilissima situazione in Iraq e si fa il bilancio dell’attentato di  ieri a Mossul: 22 i morti, tra cui 14 soldati e quattro civili americani e quattro agenti di sicurezza iracheni. 72 i feriti e di questi 51 sono militari USA. Gli altri sono civili “americani e di altri Paesi” e militari iracheni. Resta da riferire il commento del presidente statunitense, dopo la strage nella base USA: “Quella dei soldati americani è “una missione vitale per la pace” e il loro sacrificio servirà a far prevalere la democrazia nel Paese e ad aumentare la sicurezza nel mondo”.

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Il presidente francese Chirac andrà a Washington “in una data la più vicina possibile” avendo accettato l'invito rivoltogli dal presidente USA, George W. Bush. Un portavoce dell'Eliseo ha precisato oggi che la data della visita è attualmente oggetto di analisi da parte degli uffici delle due presidenze. L'incontro avverrà all'inizio dell'anno prossimo, o prima o subito dopo il viaggio di Bush in Europa previsto per il prossimo mese di febbraio. In quell'occasione Chirac e Bush si vedranno comunque il 22 febbraio a Bruxelles a margine di un vertice Nato.

 

Le violenze in Darfur non risparmiano le organizzazioni umanitarie. All’indomani dell’annuncio del ritiro della britannica Save the children, che nella regione sudanese ha perso quattro operatori, oggi Medici senza frontiere (MSF) ha dato notizia dell’uccisione di un suo collaboratore locale, rimasto vittima venerdì scorso di un attacco condotto dalle truppe governative sudanesi a Labado, nella parte meridionale del Darfur, teatro da mesi di violenti scontri interetnici. Mentre, con l’arrivo dal Gambia di altri 100 militari, si rafforza la missione di osservatori inviati in Darfur dall’Unione Africana, sul piano diplomatico nessun passo in avanti è stato compiuto nel terzo round dei colloqui di pace conclusosi ieri ad Abuja, in Nigeria. Al Palazzo di Vetro di New York, gli Stati Uniti hanno chiesto al segretario generale dell’ONU, Annan, di tornare in Darfur per verificare il protrarsi della crisi. Sulle notizie raccolte da Medici Senza Frontiere, sentiamo Sergio Cecchini, portavoce italiano di MSF, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – Le notizie che abbiamo sono quelle avute da fonti locali, tutte attendibili, perché al momento non ci è possibile inviare un team sul posto, a Labado, per verificare direttamente quale sia la situazione, come sia avvenuta l’uccisione del nostro collaboratore e cosa sia accaduto ad altri nostri 29 operatori locali, di cui non abbiamo più notizie da venerdì scorso.

 

D. – Qual è la situazione a Labado?

 

R. – Da più di una settimana, Labado è sotto pesanti bombardamenti da parte dell’esercito sudanese e, da allora, i nostri team hanno evacuato la città per motivi di sicurezza. È una situazione di pesanti combattimenti, tant’è che nei campi a circa 100 km da Labado si registrano nuovi arrivi di famiglie, fuggite proprio da questa città.

 

D. – E il quadro umanitario?

 

R. – È disastroso. Nel senso che a Labado, una cittadina di circa 27 mila abitanti, MSF era l’unica organizzazione presente dal 4 settembre, dal periodo cioè in cui erano ripresi gli scontri in diverse zone del Darfur. Attualmente la città è priva di ogni forma di assistenza.

 

D. – Quali sono le emergenze oggi in Darfur?

 

R. – Fino a settembre, i dati dei nostri centri indicavano il netto miglioramento delle condizioni di vita: i tassi di mortalità e malnutrizione erano in diminuzione. In diverse zone del Darfur a tutt’oggi la situazione è di lieve miglioramento. Il problema è che la ripresa delle violenze dal mese di settembre rende più difficili le operazioni di soccorso e di assistenza, comporta nuovi spostamenti e fughe in massa delle popolazioni e quindi rimette un po’ in discussione tutti i risultati positivi raggiunti negli ultimi mesi. E in più, mette sotto bersaglio le organizzazioni umanitarie come Medici Senza Frontiere ma anche come Save the Children e Oxfam, che spesso sono costrette a chiudere o a ritirare il personale per motivi di sicurezza.

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Non sono ancora stati identificati i tre operatori umanitari rapiti tre giorni fa da un gruppo di ribelli nella zona di Kandroma, provincia nord orientale della Repubblica democratica del Congo. Il servizio di Rita Anaclerio:

 

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Tra i tre rapiti si troverebbe anche un funzionario del Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite. La Misna, l’agenzia giornalistica dei missionari, si basa sulle informazioni diffuse da Radio Okapi, l'emittente radiofonica della Missione delle Nazioni Unite in Congo. E dalle prime notizie disponibili, la responsabilità del sequestro sembrerebbe ricadere sui miliziani dell'Unione dei Patrioti Congolesi (UPC) di Thomas Lubanga. La situazione in Congo, continua a peggiorare. L’EurAC, la rete europea di 40 organizzazioni non governative (ONG) per l’Africa Centrale, di cui fanno parte 11 Paesi europei, fa sapere che “migliaia di civili stanno fuggendo per evitare di essere coinvolti nei combattimenti e soprattutto nelle estorsioni che li accompagnano. E aggiunge che il governo congolese, responsabile del processo di disarmo delle milizie e delle bande armate operanti sul suo territorio, è troppo lento nel mettere in atto questo programma e ora si trova destabilizzato. L’EurAC chiede all’UE di varare sanzioni diplomatiche ed economiche immediate contro il Rwanda e di assicurarsi che le autorità congolesi mettano in atto, senza ritardi, la ristrutturazione e l’unificazione delle forze di sicurezza e dell’esercito. Infine EurAC si rivolge ai Paesi dell’UE affinché rispondano positivamente agli appelli lanciati da Kofi Annan, contribuendo al rafforzamento di questi Caschi Blu deciso dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il 1 ottobre scorso.

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Il Tribunale di primo grado dell'UE ha confermato oggi le misure imposte dalla Commissione europea al gruppo Microsoft, per evitare un abuso di posizione dominante nel campo dei lettori multimediali per PC e dei server. Nel respingere un ricorso di Microsoft, il Tribunale UE si è pronunciato sulla condanna per abuso di posizione dominante che l'Antitrust europeo, fino al mese scorso guidato da Mario Monti, aveva in marzo al gruppo di Bill Gates, tra l'altro chiedendo una multa di quasi 500 milioni di euro. In definitiva oggi è stata respinta la richiesta di sospensione delle misure (dette anche “rimedi”) imposte da Bruxelles alla Microsoft. La Commissione fa sapere che dopo il pronunciamento del Tribunale le misure imposte dall'Esecutivo UE al Gruppo americano “hanno efficacia immediata” e, da parte sua, il consigliere generale di Microsoft, Smith, fa sapere che il gruppo si metterà subito in regola con le decisioni dell'Antitrust Europeo. In sostanza la richiesta dell’UE a Microsoft era di mettere a disposizione dei suoi concorrenti i “protocolli”, le regole informatiche necessarie a rendere interoperabili, quindi a far dialogare, l'onnipresente Windows con i server di marche concorrenti (server, le macchine che, ad esempio negli uffici, azionano file o stampanti condivisi da più pc). 

 

Restando in ambito europeo, c’è la dichiarazione del commissario UE agli affari economici e monetari, Almunia, a proposito della questione del Patto di stabilità e delle proposte di revisione presentate dal premier italiano Berlusconi nell’ultimo Consiglio europeo la scorsa settimana. Almunia, sollecitato dalle domande dei giornalisti, ha affermato: “Non credo che abbiano trovato seguito le posizioni assunte dal primo ministro italiano in sede di Consiglio europeo”. Il commissario UE agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, ha detto anche che Italia e Portogallo “hanno alcuni problemi” nel rispetto del Patto di stabilità, ma dieci altri Paesi dell'Unione sono al momento in una posizione peggiore. Da parte sua, Tommaso Padoa Schioppa, membro italiano del direttorio della Bce, è tornato a dirsi “convinto che, per quanto sia difficile in un momento come questo mantenere la disciplina del Patto, sia più conveniente resistere alle tentazioni di non rispettarlo”. “Anche ai governi conviene avere questa disciplina - ha  spiegato - l'economia non si aiuta allentando il patto”.

 

Nuovo primo ministro dell’Interno in Austria: Liese Prokop (Oevp, popolare), ex campionessa di pentathlon attiva da 25 anni nella politica  regionale, ha prestato giuramento nelle mani del presidente austriaco Heinz Fischer oggi a Vienna. Con Prokop, che è sposata e ha tre figli, per la prima volta in Austria la responsabilità per l'Interno è stata affidata ad una donna. Uno dei più difficili compiti per il nuovo ministro dell'Interno sarà l'elaborazione di una nuova legge sull'asilo politico in Austria. Quella elaborata dal suo predecessore Strasser, una delle più dure in Europa entrata in vigore l'1° maggio scorso, è stata abrogata in gran parti dalla Corte costituzionale lo scorso ottobre. La legge era stata criticata come troppo severa sia dall'opposizione che da molte organizzazioni non governative come Caritas e Croce Rossa, nonché dall'Alto commissariato dell'ONU per i rifugiati (UNHCR).

 

A nove mesi dalla sua elezione, il presidente afghano, Karzai, non è ancora riuscito a mettere insieme un governo. La responsabilità, ha affermato l’ex ministro delle Finanze, Tarzi, è dei signori della guerra che continuano a controllare gran parte del Paese e che pongono al capo dello Stato condizioni inaccettabili. La produzione di oppio, intanto, continua a crescere: nell’ultimo anno è aumentata del 64 per cento.

 

 

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