RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
356 - Testo della trasmissione di Martedì 21 dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Allarme ONU per fronteggiare l’accresciuto afflusso di droga
dall’Afghanistan
Nasce a Nazareth un Centro di studi e ricerche su Maria
Rapporto delle Nazioni Unite sulla critica situazione di
Betlemme
“Il politico sapiente”: messaggio di Natale dell’arcivescovo di
Ancona
Nel loro messaggio natalizio, i vescovi del Belgio ricordano i
piccoli ostaggi di Beslan.
“In Iraq stiamo facendo la cosa giusta”: così oggi il premier britannico
Blair, in visita a sorpresa nel Paese del Golfo, auspicando il normale
svolgimento delle elezioni del prossimo gennaio. Ma la violenza resta in primo
piano
Strada spianata in Israele per un governo di unità
nazionale:.approvato
ieri in prima lettura un disegno di legge che permette al laburista Peres di
assumere l’incarico di vice-primo ministro
Acceso il clima politico
in Ucraina, in vista del prossimo ballottaggio per le presidenziali di domenica
prossima.
21
dicembre 2004
RICOSTRUIRE LA PIENA COMUNIONE FRA I CRISTIANI
ATTRAVERSO UN RINNOVATO SFORZO ECUMENICO: QUESTA LA VIVA ESORTAZIONE DI
GIOVANNI PAOLO II
NEL DISCORSO ALLA CURIA ROMANA, RICEVUTA IN
SALA CLEMENTINA,
PER IL TRADIZIONALE SCAMBIO DEGLI AUGURI DI
NATALE
- Servizio
di Alessandro Gisotti -
“Unità
della Chiesa e unità del genere umano”: è quanto chiede Giovanni Paolo II che,
stamani, ha ricevuto in Sala Clementina i membri della Curia Romana, guidati
dal cardinale decano Joseph Ratzinger, per lo scambio degli auguri natalizi. Il
Santo Padre ha ricordato alcuni dei momenti salienti del suo magistero in
questo anno 2004. Ha poi rinnovato un vibrante appello per la piena comunione
dei cristiani ed ha ribadito l’urgenza di valorizzare le radici cristiane
dell’Europa. Il servizio di Alessandro Gisotti:
*********
“E’
urgente ricostruire la piena comunione fra i cristiani”. Ancora una volta, il
Papa ha chiesto con forza ai fedeli di “percorrere senza esitazione il cammino
dell’unità”, al quale, ha ricordato, il Concilio Vaticano II ha dato
provvidenzialmente un “forte impulso”. “Prendiamo sempre più consapevolezza –
ha avvertito - che la comunione con Dio e l’unità fra tutti gli uomini, a
partire dai credenti, è nostro impegno prioritario.
Ha poi ricordato che quarant’anni fa vennero promulgati la Costituzione
Lumen gentium, sulla Chiesa, e i Decreti Orientalium Ecclesiarum sulle Chiese
Orientali Cattoliche, e Unitatis redintegratio, sull’ecumenismo. Quindi, ha
sottolineato come lo “sforzo ecumenico” vada intensificandosi a vari livelli,
grazie “a costanti contatti, incontri ed iniziative” con i fratelli delle
diverse Chiese e comunità ecclesiali ortodosse e protestanti. In tale contesto,
il Pontefice ha messo l’accento su alcune visite ricevute quest’anno: in particolare
la visita della delegazione ecumenica della Finlandia e soprattutto quelle del
Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, in giugno, per la solennità dei santi
apostoli Pietro e Paolo, e, meno di un mese fa, per la consegna delle reliquie
dei santi Gregorio Nazianzeno e Giovanni Crisostomo. D’altro canto, ha
auspicato che “anche il ritorno dell’icona della Madre di Dio di Kazan in
Russia contribuisca ad accelerare l’unità di tutti i discepoli di Cristo”.
“La
celebrazione dell’Anno dell’Eucaristia – ha aggiunto – mira, tra l’altro, a
rendere ancor più viva questa sete di unità, additandone l’unica e inesauribile
sorgente: Cristo stesso”. L’aspirazione all’unità dei cristiani - ha proseguito
il Papa - è “presente sui volti di pellegrini di ogni età”. E qui ha ricordato
l’incontro con i giovani svizzeri a Berna e quello con l’Azione cattolica
italiana a Loreto. Poi, riandando con la memoria al pellegrinaggio di Lourdes,
ha incoraggiato “i cattolici europei a restare fedeli a Cristo”. “E’ infatti
nel cuore – è stato il suo richiamo –che si alimentano quelle radici cristiane
dell’Europa dalle quali in non piccola parte dipende il futuro solidale e
giusto del Continente e del mondo intero”.
“Grande
– ha detto ancora - è la responsabilità dei credenti, specialmente nei confronti
delle nuove generazioni, alle quali va trasmesso inalterato il patrimonio
cristiano”. L’incontro ha offerto dunque l’occasione a Giovanni Paolo II per
ringraziare i suoi più stretti collaboratori. “Il passare degli anni – ha
rilevato – fa sentire in modo sempre più vivo il bisogno dell’aiuto di Dio e
dell’aiuto degli uomini.
“Grazie
per la costante “sintonia” con cui operate insieme con me al servizio della
Chiesa universale, ciascuno nell’adempimento del compito che gli è affidato”.
Soffermandosi
sul significato del Natale, il Papa ha sottolineato che “il divino Bambino che
adoreremo nel presepe è l’Emmanuele, il Dio con noi realmente presente nel
sacramento dell’Altare”.
“Il
nostro cuore non teme dinanzi alle difficoltà, perché ha fiducia in Te, Bimbo
di Betlemme, che per amore vieni in mezzo a noi”.
“L’ammirabile
scambio che si realizza a Betlemme tra Dio e l’umanità – ha poi affermato - si
rende costantemente attuale nel Sacramento eucaristico che, per questo, è la
sorgente della vita e della santità della Chiesa”.
***********
La Curia Romana, secondo la
Costituzione Apostolica "Pastor Bonus" del 1988, è l'insieme dei
dicasteri e organismi (oltre 30) che "coadiuvano il Romano Pontefice
nell'esercizio del suo supremo ufficio pastorale per il bene e il servizio
della Chiesa universale e delle Chiese particolari". Ne fanno parte
anzitutto la Segreteria di Stato e le 9 Congregazioni romane, da quella della
Dottrina della fede a quelle per i Vescovi, per l'Evangelizzazione dei popoli,
per il Clero, per i Santi, per gli Istituti di vita consacrata. Poi vi sono i
tre Tribunali, della Penitenzieria apostolica, della Segnatura apostolica e
della Rota Romana, e i 12 Pontifici Consigli, da quello per i Laici, a quelli
per la Famiglia, della Giustizia e della Pace, della Cultura, delle
Comunicazioni sociali. Infine, altri uffici, come l'Amministrazione del
Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), la Prefettura degli Affari Economici
della Santa Sede, la Prefettura della Casa Pontificia e l'Ufficio delle celebrazioni
liturgiche del Sommo Pontefice.
La Famiglia Pontificia si divide
in due sezioni: una ecclesiastica e una laica. La prima è formata dal sostituto
della Segreteria di Stato, dal segretario per i Rapporti con gli Stati,
dall'elemosiniere di Sua Santità, dal presidente della Pontificia Accademia
ecclesiastica (la Scuola dei diplomatici vaticani), dai protonotari apostolici
(di cui fanno parte i canonici delle Basiliche patriarcali di Roma e di altre
importanti cattedrali italiane), i cerimonieri pontifici, i cappellani di Sua
Santità e il predicatore della Casa Pontificia. Questa è la Famiglia pontificia
ecclesiastica. Di quella laica fanno, invece, parte tra gli altri il
delegato speciale per la Città del Vaticano, il comandante della Guardia Svizzera,
il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze e i Gentiluomini di Sua
Santità.
NOMINE
In
Portogallo, Giovanni Paolo II ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di
Braga mons. António Francisco dos Santos, del clero della diocesi di
Lamego, finora pro-vicario generale della medesima diocesi. Il nuovo vescovo ha 56 anni. Dopo
l’ordinazione sacerdotale, ha svolto per due anni il ministero come vice
parroco. Nel 1974 ha ottenuto a Parigi la Licenza in Filosofia presso la Scuola
Pratica di Alti Studi Sociali e un master
presso l’Istituto Cattolico di quella città. Ha insegnato in Seminario del
quale è stato anche vice rettore.
Sempre in Portogallo, il Papa ha
nominato vescovo coadiutore di Guarda, mons. Manuel da Rocha Felício, finora
ausiliare di Lisbona. Mons. Da Rocha Felício, 57 anni, ha ottenuto presso
l’Università cattolica portoghese di Lisbona la Licenza in Teologia. E’ stato
parroco e vice rettore del Seminario Maggiore di Viseu. Ha svolto le mansioni
di direttore dell’Istituto Superiore di Teologia delle diocesi di Guarda,
Lamego e Viseu ed ha insegnato Introduzione al cristianesimo nel Centro
Regional das Beiras dell’Università Cattolica Portoghese. E’ stato, tra l’altro,
presidente del Centro pastorale diocesano.
COME ANNUNCIATO IERI,
SARA’ PRESTO BEATA MADRE MARIANNA DI MOLOKAI.
PER OLTRE 30 ANNI HA PORTATO L’AMORE DI CRISTO TRA
I LEBBROSI
- Intervista con padre Ernesto Piacentini -
Ieri, alla presenza del Papa,
sono stati promulgati 22 decreti dalla Congregazione per le Cause dei Santi.
Tra i futuri beati spiccano Charles de Foucauld, monaco tra i Tuareg nel
deserto del Sahara, e il cardinale Clemente Augusto von Galen, noto per aver
sfidato Hitler in Germania durante il regime nazista. Presto sarà beata anche
madre Marianna Cope, suora del Terz’Ordine di San Francesco che con padre
Damiano de Veuster ha assistito i lebbrosi nell’isola di Molokai, nelle Hawaii.
Nata in Germania nel 1838, ha passato
oltre 30 anni tra i lebbrosi, tanto da
essere chiamata madre Marianna di
Molokai. E in mezzo a loro è morta nel 1918. La sua vocazione inizia con la
richiesta di aiuto lanciata dalle autorità di Honolulu per i lebbrosi delle
Hawaii. Nell’intervista di Giovanni Peduto, ci parla di lei padre Ernesto
Piacentini, francescano conventuale, postulatore della causa di beatificazione:
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R. – Madre Marianna di Molokai
ha una vocazione tipicamente francescana perché appartiene ad una Congregazione
di spirito francescano. Quando il vescovo e le autorità di Honolulu mandarono a
tutte le Congregazioni religiose l’invito per poter aprire un ospedale
nell’isola di Molokai, padre Damiano diceva: “Io da solo non posso far nulla.
Occorrono le suore, occorre l’ospedale …”. E madre Marianna, che quando arrivò
in America era già madre generale, disse così: “Da francescana io devo imitare
San Francesco. San Francesco abbracciò il lebbroso, quindi io non posso
rifiutare questo invito”. Quindi fece appello alle sue suore e 19 di loro risposero
che erano pronte a partire per il lebbrosario di Molokai. Ne scelse nove e
partì per Molokai, dove, con il padre Damiano, ha iniziato una cura veramente
grandiosa della lebbra. Madre Marianna ha riportato nelle Hawaii e nel
lebbrosario lo spirito di San Francesco: la carità, la comprensione, l’amore e
la speranza. La sua presenza piena di amore nel lebbrosario di Molokai ha
portato al recupero fisico, morale e
spirituale dei lebbrosi: con la ritrovata fiducia umana essi ritrovarono anche
la fiducia e la fede in Dio. Una suora formulò questo giudizio sul ruolo di
madre Marianna Cope nel lebbrosario di Molokai ed in tutto l’arcipelago
hawaiano: “Madre Marianna ha rivoluzionato la vita a Molokai, ha portato
l’igiene, l’orgoglio e la gioia di vivere nel lebbrosario”.
D. – Ha dato la vita per i suoi
lebbrosi. Chi erano, per madre Marianna di Molokai, i lebbrosi?
R. – I lebbrosi, per madre
Marianna di Molokai, erano dei fratelli bisognosi di aiuto, i più bisognosi di
aiuto. Diceva alle suore: “Curate i lebbrosi! Datevi da fare in tutti i modi
perché in essi è Cristo che noi serviamo!”
D. – Quale messaggio ci lascia
madre Marianna?
R. – Madre Marianna lascia un
messaggio straordinario perché la sua dedizione eroica ai lebbrosi, in mezzo ai
quali trascorse 35 anni della sua vita, è un invito anche per noi ad
abbracciare, come ha fatto Francesco, i tanti lebbrosi che ancora vivono nelle
nostre città e che non sono solo i malati del morbo di Hansen, ma i tanti
fratelli colpiti da ‘nuove lebbre’ della nostra società.
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DI RITORNO DA UN BREVE
VIAGGIO IN ALGERIA, L’ARCIVESCOVO FITZGERALD
RACCONTA QUALCOSA DELLA SITUAZIONE SOCIOPOLITICA
E RELIGIOSA DEL PAESE NORDAFRICANO
- Intervista con l’arcivescovo Michael Fitzgerald
-
Di ritorno dall’Algeria, il
presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso,
l’arcivescovo Michael Fitzgerald, ci parla del suo breve viaggio nel Paese
nordafricano. Si è trattato di tre giorni, nella scorsa settimana, in occasione
dell’ordinazione episcopale del nuovo vescovo di Laghouat, nel Sahara: padre Claude Rault, un Padre Bianco, missionario
in Africa che è stato studente di mons. Fitzgerald quando era professore e
direttore dell’Istituto di studi arabi ed islamistica. Della particolare
occasione della visita e della
situazione trovata in Algeria ci parla, nell’intervista di Giovanni
Peduto, lo stesso mons.
Fitzgerald:
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R. –
Ci sono ancora alcune zone dove alcuni gruppi islamici possono compiere
violenze, ma mi sembra che il Paese stia ritornando piano piano alla normalità.
Ci sono delle difficoltà, ho letto sui giornali di alcune manifestazioni contro
il governo e forse questo è un bel segno nel senso che si tratta di un segno di
libertà quando si può manifestare. C’è sempre poi la difficile questione della
Kabilia, regione berbera dell’Algeria, e un po’ di tensione tra i berberi e gli
arabi. Ma mi sembra che l’Algeria non sia più come qualche anno fa: è molto
migliorata.
D. –
Per quanto riguarda l’aspetto religioso, come vive la minoranza cristiana e
quali rapporti intrattiene con la maggioranza musulmana?
R. –
La minoranza cristiana è composta per lo più da stranieri. Può riunirsi senza
difficoltà. Ogni diocesi può pubblicare dei bollettini. Non c’è nessuna
difficoltà per questo. C’è dunque una certa libertà. E’ certo che per alcuni è
difficile vivere la fede cristiana in un ambiente completamente musulmano.
Hanno certamente grande coraggio.
D. –
Che ricordo c’è dei martiri trappisti, del vescovo di Oran e degli altri
religiosi uccisi in Algeria?
R. –
Il ricordo è molto vivo. Nella basilica di Nostra Signora d’Africa, che si
trova su una collina, fuori dalla capitale Algeri. Sono state messe recentemente
delle ceramiche con i nomi delle 19 persone, sacerdoti, religiosi e religiose,
che hanno dato la vita per il popolo algerino e per il Regno di Dio in Algeria.
Si comincia dalla parte sinistra, con i nomi dei quattro padri bianchi che sono
stati uccisi nella Kabilia, poi i nomi di altre religiose. Nella parte destra
ci sono i nomi dei sette monaci trappisti. E’ interessante anche che in questo
lato della basilica c’è la sepoltura del cardinale Duval che, come si ricorda,
è deceduto proprio dopo l’uccisione dei monaci trappisti. Era già malato e la
notizia lo ha certamente colpito molto, tanto che non ha retto.
D. –
Di Charles de Foucauld, che si avvia alla
beatificazione, cosa si dice?
R. –
Credo che la famiglia cristiana in Algeria sia molto contenta per questa
notizia e in special modo la famiglia foucauldiana. Sono presenti in Algeria
molti Fratelli di Gesù e Sorelle di Gesù e ritengo che siano molto lieti. Nelle
litanie dei santi, cantate durante la cerimonia dell’ordinazione episcopale, Charles
de Foucauld era nominato e dunque abbiamo forse anticipato questo decreto
vaticano. E’ certamente riconosciuto già come un santo dalla Chiesa locale. Ho
chiesto se questo potrebbe creare delle difficoltà in Algeria, ma credo che il
clima sia cambiato: il presidente Bouteflika, ad esempio, qualche anno fa ha
fatto un Congresso sulla figura di Sant’Agostino. Credo che anche questa
beatificazione di Charles de Foucauld
passerà senza difficoltà.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo "L'aspirazione del popolo di Dio: unità della
Chiesa ed unità del genere umano!": il discorso di Giovanni Paolo II ai
Cardinali, alla Curia e alla Prelatura romana per lo scambio degli auguri natalizi.
Nelle
vaticane, un articolo su un libretto di Padre Leonardo Sapienza dal titolo
"La strada: riflessioni vocazionali".
Nelle
estere, in Iraq trovata, vicino a Kirkuk, una fossa comune con cinquanta
cadaveri
Stati
Uniti: nella conferenza stampa di fine anno, il Presidente Bush traccia le
linee di politica estera.
Nella
pagina culturale, un articolo di Franco Lanza dal titolo "Ha risvolti da
giallo la storia delle 'Lettere' di Jacopo Ortis": un saggio di Maria
Antonietta Terzoli.
Per
"L'Osservatore libri" un articolo di Angelo Marchesi sul libro
"Dio di Gesù Cristo. Dio dei filosofi", che riunisce i saggi del
giovane sacerdote, e docente di filosofia, Giorgio Sgubbi.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema del lavoro.
Un
articolo dal titolo "Crocifisso tolto da un'aula a Ivrea: quando lo zelo
diventa arma di intolleranza.
21 dicembre 2004
LA SPERANZA DI PACE PER
IL MEDIO ORIENTE NEL MESSAGGIO DI NATALE
DI MONS. SABBAH. TRA LE INIZIATIVE IN TERRA SANTA,
MILLE BAMBINI DEI TERRITORI OCCUPATI A BETLEMME
- Intervista con padre Emil Salayta -
Nel difficile clima in Medio
Oriente non si esaurisce la speranza di pace, espressa stamani a Gerusalemme dal Patriarca cattolico dei
Latini, mons. Michel Sabbah, che ha presentato in conferenza stampa il
messaggio di Natale per la Terra Santa. Ce ne parla Graziano Motta:
**********
Un messaggio tutto aperto alla speranza.
“Il Natale – esordisce il Patriarca – è una promessa di vita, di gioia e di
dignità nella presenza di Dio, che ha scelto la nostra terra per la sua dimora.
Ed è in questa visione e in questa presenza di Dio che si costruisce la pace e
la giustizia”. Il richiamo del Patriarca Sabbah è pertinente nei giorni
presenti, “che – dice – sembrano annunciare la pace. Lo speriamo dopo tante
preghiere, tante vite sacrificate, tante lacrime e grandi sofferenze, purché i
capi politici abbiano il coraggio di firmare una pace giusta e definitiva e
accettare i sacrifici indispensabili, personali e comunitari, anche se sono
dolorosi. I due popoli – afferma – sono destinati a vivere insieme e ciò è
possibile purché – e il patriarca cita il salmista – non ritornino a vivere da
stolti”. Spera che abbiano imparato le lezioni della violenza passata, che ha
demolito l’immagine di Dio nei carnefici e nelle vittime, negli oppressori e
negli oppressi. L’auspicio è che finiscano le azioni di guerra, che sia fermata
la costruzione del muro di separazione. “Non protegge – afferma – e non darà
frontiere sicure, anzi farà crescere l’odio e l’ignoranza. Che cessino le
oppressioni, le umiliazioni, i timori e l’insicurezza. La pace – continua – non
può essere lasciata in ostaggio di coloro che vedono ancora nella violenza una
via per la giustizia e la pace”. Infine, un accenno al ruolo dei capi
religiosi, cristiani, ebrei e musulmani: “E’ quello – afferma – di proclamare
la giustizia, la dignità umana, la sicurezza, la fine dell’occupazione. Il loro
dovere è di mostrare le vie della pace”.
Per Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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Tra le
iniziative per il Natale in Terra Santa, mille bambini palestinesi provenienti
dai Territori Occupati della Terra Santa raggiungeranno la grotta della
Natività a Betlemme. Il pellegrinaggio è promosso dal Patriarcato Latino di
Gerusalemme e dalla Fondazione ecumenica dei cristiani per la Terra Santa. Ma
da quali esigenze è nata l’idea di questo viaggio? Roberta Moretti lo ha
chiesto al padre Emil Salayta, membro del Patriarcato Latino di Gerusalemme:
**********
R. – E’ dalla
prima Intifada nel 1987 che gli israeliani hanno bloccato tutte le strade, da
una città all’altra. Nel ‘90-‘91, durante la prima guerra del Golfo, hanno
creato questi check-point dove i palestinesi non possono circolare se non hanno
un permesso speciale del governo militare. Anche con la seconda Intifada la
gente non può circolare da un posto all’altro. I cristiani, come i musulmani,
non possono andare a fare pellegrinaggi o a pregare nei luoghi santi. I bambini
possono farvi visita, però con chi? Quindi, i bambini per tanti e tanti anni
non hanno avuto più occasione di fare queste visite. Perciò noi abbiamo
pensato: “Dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo far conoscere loro i luoghi santi,
perché loro sono i cristiani della Terra Santa”.
D. – State incontrando qualche
difficoltà per la realizzazione di questo progetto?
R. – La preoccupazione è
assicurarci di non avere dei problemi in Palestina con i soldati israeliani nei
check-point. Speriamo di no, perché sono bambini e non fanno paura a nessuno.
D. – Ci sono altre iniziative in
programma?
R. – Dato che la maggior parte
dei bambini non può venire a Betlemme e noi non abbiamo i mezzi per farli venire,
stiamo raccogliendo i fondi per comprare loro dei regali. L’anno scorso abbiamo
comprato 2500 regali e li abbiamo inviati. Inoltre, abbiamo organizzato delle
feste in tutte le parrocchie. Come priorità adesso abbiamo anche Gaza, dove c’è
una comunità di 4 mila cristiani, in mezzo a un milione e 200 mila palestinesi.
Sono isolati e vorremmo fare qualcosa per loro ma anche per tutte le altre
parrocchie nei Territori Occupati e nella Giordania, che fa parte della Terra
Santa.
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“LEADERSHIP E VITA CONSACRATA” E’ IL TITOLO DELLA
COLLANA DI LIBRI VOLUTA
PER
DARE RISPOSTE CONCRETE ALLE PROBLEMATICHE DELLE COMUNITÀ RELIGIOSE
- Intervista con padre Giuseppe Crea -
Fornire alle comunità religiose indicazioni concrete in termini di
organizzazione interna, modelli di riferimento e benessere interpersonale. E’
lo scopo della collana di libri “Leadership e Vita Consacrata”, presentata nei
giorni scorsi a Roma in una Tavola rotonda alla presenza degli autori:
padre Gian Franco Poli, teologo e psicoterapeuta; padre Giuseppe Crea,
psicologo; il dott. Vincenzo Comodo, sociologo della comunicazione. Ma quali
sfide devono affrontare le comunità religiose di oggi? Roberta Moretti lo ha
chiesto a padre Giuseppe Crea:
**********
R. – Oggi, sempre di più, le
comunità religiose si rendono conto di essere organizzate in modo tale che
possano comprendere, al proprio interno, varie realtà: situazioni, persone e
culture diverse. E quindi accorgersi di essere organizzazione vuol dire
accorgersi dei propri limiti, ma anche e soprattutto delle proprie
potenzialità. Attraverso questa consapevolezza riescono ad essere efficaci per
gli altri.
D. – Quali sono o quali
dovrebbero essere i modelli di riferimento delle comunità religiose oggi?
R. – Sicuramente è Gesù Cristo
e, allo stesso tempo, la capacità assertiva del leader in un contesto dove ogni
persona è però invitata a riscoprire le proprie risorse. Questo significa
essere capaci di autorevolezza per condurre e dare direzione e di amorevolezza
per saper accudire, sostenere e per convergere insieme verso la testimonianza
dei valori del Regno.
D. – Cosa rappresenta il
benessere all’interno di una comunità religiosa?
R. – E’ un benessere funzionale
a rapporti sani, dove le persone si rispettano, si riconoscono nelle differenze
interpersonali e, soprattutto, è un benessere che permette ad ognuno di
riscoprire il motivo che fonda la vita fraterna.
D. – Ecco, in questo senso è
molto importante il momento della riunione comunitaria…
R. – E’ come se ogni riunione di
comunità fosse un piccolo passo, in cui si rispecchiano le singole
progettualità che la comunità dispiega lungo il cammino annuale.
D. – Ma in che modo la comunità
religiosa deve relazionarsi con l’esterno?
R. – Affinché una comunicazione sia efficace è necessario
che chi parla sia consapevole di quello che dice e chi ascolta sia anche
consapevole dello spazio che lascia all’altro per affermarsi. Se non c’è questa
reciprocità il rischio è che si facciano tanti discorsi che, invece di mettere
in contatto reciproco, dividono le persone.
**********
NUOVO GRANDE APPUNTAMENTO CON UN ARTISTA DEL ‘500:
ALLESTITA A BERGAMO LA MOSTRA
“GIOVAN BATTISTA MORONI – LO SGUARDOSULLA REALTÀ
1560- 1579”
- Intervista con Simone Facchinetti -
Un nuovo grande appuntamento con
un protagonista dell’arte del ‘500: a organizzarlo è la città di Bergamo che
propone la mostra “Giovan Battista Moroni – lo sguardo sulla realtà 1560-
1579”. E’ articolata in quattro diversi spazi espositivi, con una sezione
dedicata allo studio del Giudizio Universale di Michelangelo, ed è aperta al
pubblico per iniziativa del Museo Bernareggi fino al prossimo 3 aprile. Il
servizio è di Paolo Ondarza:
***********
(musica)
Allievo a Brescia di quel
Moretto, definito dalla critica contemporanea un Caravaggio ante litteram,
Giovan Battista Moroni è a Bergamo l’unico pennello, in epoca di Controriforma,
capace di dare vitalità all’ambiente culturale divenuto stagnante dopo la morte
del grande Lorenzo Lotto. La retrospettiva allestita al Museo Adriano Bernareggi
si concentra sull’ultima fase del pittore, coincidente con la svolta
naturalistica. Opere di soggetto sacro, ma soprattutto ritratti, tele che
ripropongono la malinconia di un’epoca attraverso l’intenso approfondimento
psicologico del modello. Simone Facchinetti, curatore della mostra:
“Moroni è uno specialista di ritratti. Questa specializzazione lo porta
però su un filone che è quello dei ritratti al naturale. Ricordo l’aneddoto di
Ridolfi, un rettore della Repubblica veneta di origine bergamasca che sarebbe andato nella bottega di Tiziano a
chiedere un ritratto e Tiziano avrebbe sbottato: ‘Ma, fatevelo fare da Moroni
che li fa al naturale!’. Cioè, i ritratti non devono modificare gli aspetti
fisici delle persone ritratte”.
Fiore
all’occhiello dei quattro percorsi espositivi dislocati tra la sede del Museo e
il cuore monumentale di Bergamo è la sezione dedicata allo studio del Giudizio
Universale di Michelangelo: banco di prova e fonte di ispirazione per tutti i
pittori dell’epoca. Ancora Simone Facchinetti:
“Abbiamo a che fare con un modello altissimo, che è il modello di
Michelangelo. Ovviamente, Moroni non vede l’originale ma manipola incisioni,
stampe, materiale in un certo senso censurato. Pensiamo alla soluzione del
formato: questa grande pala ha uno sviluppo orizzontale che non tiene conto
dello sviluppo orizzontale della parete sistina. E’ l’ultima opera che lui
esegue, dopodiché morirà improvvisamente, probabilmente proprio quando lavorava
all’altezza bassa dell’Inferno, tant’è che la località dove viene dipinta
questa grande pala verrà poi denominata ‘L’Inferno’, proprio in memoria della
morte improvvisa dell’autore”.
Le tonalità scure, la cosiddetta
“sinfonia di grigi” tipica dell’ultima fase moroniana, sono anche il testamento
stilistico raccolto e sviluppato più tardi nell’opera di Caravaggio.
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21 dicembre 2004
ALLARME DELL’ONU PER FRONTEGGIARE
L’ACCRESCIUTO AFFLUSSO DI DROGA DALL’AFGHANISTAN, DOVE QUEST’ANNO LA PRODUZIONE
DI OPPIO E’ AUMENTATA
DI OLTRE IL 60 PER CENTO. SI TEME
UNA MAGGIORE PUREZZA DELL’EROINA
SUI MERCATI, CON RISCHIO DI TANTE
PIU’ MORTI PER OVERDOSE
VIENNA.
= L’abbondante flusso di droga dall’Afghanistan e la stabilità del prezzo nei Paesi
consumatori fanno temere, per i prossimi mesi, un aumento della purezza
dell’eroina con conseguente crescita delle morti per overdose: il monito viene
dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga ed il Crimine (UNODC), con
sede a Vienna. Nel lanciare l’allarme alle strutture sanitarie, l’UNODC -
diretto da Antonio Maria Costa - chiede ai governi di prendere ampie e
tempestive misure preventive. I dati documentano che nel 2001, quando la
coltivazione di oppio fu messa al bando, la produzione subì una diminuzione del
94%. L'anno successivo la scarsità di stupefacente in circolazione portò al
crollo dei livelli di purezza, scesi in alcuni Paesi europei anche del 50%.
Come conseguenza nel periodo 2000-2002 si ebbe una diminuzione del 20% delle
morti per droga in Europa Occidentale, per il più basso consumo di droga e il
minore livello di purezza. “Quest’anno - ha reso noto il direttore esecutivo
dell’UNODC - la coltivazione di oppio in Afghanistan è aumentata del 64%
rispetto al 2003 e la produzione illegale di eroina ha raggiunto le 500
tonnellate. Questo a fronte di una domanda mondiale che si aggira intorno alle
300-400 tonnellate”. “Considerato il fatto che l’incremento segue due anni
consecutivi di elevata produzione, possiamo dedurre – ha concluso Costa - che
l’offerta mondiale di eroina nel 2005 supererà la domanda e che tale eccedenza
rischia di tradursi in un aumento dei livelli di purezza e quindi in un
incremento dei decessi per droga”. (R.G.)
Nasce a Nazareth un
centro DI STUDI E RICERCHE SU Maria.
la spiritualità, l’arte,
la riflessione teologica e le nuove tecnologie
SONO GLI INGREDIENTI DEL
NUOVO PROGETTO
NAZARETH. = Le più avanzate
tecnologie multimediali al servizio della Vergine Maria. E’ questa l’iniziativa
presentata dal vescovo ausiliare di Gerusalemme e titolare di Emmaus, mons.
Giacinto-Boulos Marcuzzo, durante il XXI Congresso Mariologico Mariano
internazionale, svoltosi a Roma sul tema “Maria di Nazareth accoglie il Figlio
di Dio nella storia”. Secondo quanto reso noto dal vescovo cattolico di
Nazareth, nella località sta sorgendo il primo centro internazionale di arte,
spiritualità e riflessione teologica, che occuperà gli edifici antistanti la
Basilica dell’Annunciazione. “L’obiettivo, ha spiegato mons. Marcuzzo, è quello
di sottolineare il ruolo di Maria nella storia, a partire da Nazareth”. Il
centro, infatti, cercherà di mostrare l’importanza “universale” che ha oggi la
città in cui viveva la sacra famiglia, “perché – come ha sottolineato il
vescovo – tutti i santuari mariani sono uno sviluppo di Nazareth, di Maria di
Nazareth”. Il centro, il cui progetto ha trovato immediatamente il sostegno del
sindaco musulmano della città, Tofit Zaiad, si trova accanto alla “Moschea
bianca” che, secondo gli archeologi, era in origine la sinagoga di Gesù. Il
prelato ha spiegato di aver presentato questa iniziativa non solo a nome dei
vescovi cattolici della Terra Santa “ma anche a nome di tutti i capi delle
Chiese della Terra Santa”. (R.A.)
AUSTRIA, GERMANIA, FINLANDIA, GRECIA E LUSSEMBURGO
NON HANNO ANCORA RECEPITO LA DIRETTIVA EUROPEA
CONTRO OGNI TIPO DI DISCRIMINAZIONE
SUL LAVORO E PER QUESTO SONO STATI DEFERITI ALLA
CORTE EUROPEA DI GIUSTIZIA
BRUXELLES. = Cinque Stati membri
dell’Unione Europea - Austria, Germania, Finlandia, Grecia e Lussemburgo - sono
stati deferiti dalla Commissione UE alla Corte di Giustizia a Lussemburgo, per
non aver trasposto nella legislazione nazionale la direttiva europea che vieta
ogni tipo di discriminazione sul lavoro basata sull’età, sull’handicap, sulla
religione o sull’orientamento sessuale. Italia, Francia, Spagna e Svezia invece
sono stati i soli Paesi ad aver recepito nei tempi la direttiva. Ma anche i
nuovi Stati membri, secondo la Commissione, hanno compiuto sforzi rilevanti per
attuare la legge contro le discriminazioni alla data del loro ingresso nell’UE.
I Quindici avevano tempo fino al 2 dicembre 2003 per mettersi in regola. (R.G.)
RAPPORTO DELLE NAZIONI UNITE SULLA CRITICA
SITUAZIONE DI BETLEMME,
CHE DALL’INIZIO DELL’INTIFADA HA REGISTRATO IL
CROLLO DELLA SUA ECONOMIA
ED UN FORTE AUMENTO DELL’EMIGRAZIONE CRISTIANA
BETLEMME. = La situazione a
Betlemme è gravemente degradata dall’inizio dell’Intifada nel settembre 2000, e
ciò ha portato crisi economica e forte aumento dell’emigrazione cristiana. E’
il quadro critico che emerge da un rapporto pubblicato ieri a cura dell’Ufficio
ONU per gli affari umanitari (UNOCHA) e del coordinatore speciale per il
processo di pace (UNSCO). In particolare il turismo, pilastro dell'economia
cittadina, è stato fortemente danneggiato. La media mensile di presenze
turistiche è scesa infatti da 91.726 del 2000 a sole 7.249 nel 2004. In questo
periodo il blocco imposto da Israele e le difficoltà economiche hanno spinto 2.071
cristiani, ovvero quasi un decimo (il 9,3%) della popolazione cristiana della
città della Natività e delle località vicine di Beit Shaur e Beit Jala, ad
emigrare all'estero. La popolazione totale della regione di Betlemme è stimata
in 61.000 persone, cui si aggiungono 15.000 palestinesi che vivono nei campi
profughi. (R.G.)
IL “POLITICO SAPIENTE”. MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO DI ANCONA
AI PROTAGONISTI DELLA POLITICA PER IL NATALE 2004:
“ABBIATE SEMPRE UNO SGUARDO VASTO QUANTO IL MONDO”
ANCONA. = Quali
sono le caratteristiche del “politico sapiente?” A tracciarne il ritratto è
l’arcivescovo di Ancona-Osimo, mons. Edoardo Menichelli, nel suo messaggio
“agli uomini e alle donne della politica e delle istituzioni per il Natale
2004", intitolato “La politica, cura dell’altro … senza la
simmetria". Per l’arcive-scovo, il “politico sapiente” è “consapevole che
il potere ha valore quando è servizio”, “ha uno sguardo lungo e vasto quanto il
mondo”, “è cosciente che l’economia di mercato ha una funzione sociale di
sviluppo, ma lotta affinché non prenda il sopravvento una società di mercato”.
“Chi ha scelto di essere uomo o donna della cosa pubblica, scrive mons.
Menichelli, non può pensare di appartenere ad un gruppo, si è per tutti”.
L’arcivescovo, infatti, intende la politica “come affidamento e cura
dell’altro” anche se da sola “non basta”. Mons. Menichelli ritiene, infatti,
che la politica sia il frutto di “un atto di amore collettivo, una sinergia di
passione e di ingegni”. Tra le altre indicazioni che l’arcivescovo dà ai
politici: “abbiate sempre il gusto della democrazia”; “educatevi ed educate ad
un senso alto della libertà”; “nei momenti di inevitabili scoramenti, non
chiudetevi nel grigiore delle convenienze, ma collegate al realismo dei fatti
la capacità di sognare”. (R.A.)
“GESÙ PORTAVOCE DI TUTTI I BAMBINI DELLA TERRA”.
COSI’ I VESCOVI DEL BELGIO IN UN MESSAGGIO DI
NATALE,
RICORDANDO I PICCOLI OSTAGGI DI BESLAN
BRUXELLES.= “Il
bambino è un valore in sé ed è sacro e inviolabile. Nessuna rivendicazione
politica può giustificare che ne venga versato il sangue”. Ricordando il
recente massacro dei piccoli ostaggi di Beslan, in similitudine con la strage
degli innocenti perpetrata da Erode, i vescovi del Belgio colgono l'occasione
del Natale per ricordare che è “la festa dell'infanzia”, poiché “il neonato
nella mangiatoia è in qualche modo il portavoce di tutti i piccoli della
terra”. “Ferire l'infanzia è guastare la parte di innocenza rimasta oggi nel
mondo" affermano i presuli. Malgrado molti, nell'epoca attuale, “si
prendano a cuore la protezione dell'infanzia” lottando contro “lo sfruttamento
economico, militare o sessuale dei minori” ed impegnandosi “per migliorare il
destino dei piccoli disabili o emarginati”, per i vescovi sono ancora troppe le
aggressioni che subiscono i bambini. Da quella delle “cieche leggi del
profitto” che trasforma i piccoli in “bersaglio per la pubblicità”, a quella
che “li riduce sempre più a oggetti di consumo secondo il desiderio degli
adulti”. I bimbi, invece, hanno precisi diritti, affermano i presuli, come
quello di “crescere in una famiglia stabile e serena, con un padre e una madre
disposti a dedicare loro tempo e attenzione” o quello “all'educazione a valori
religiosi o spirituali degni di questo nome”. “Natale è la festa dell'infanzia”
concludono i vescovi; di qui l'augurio che per l'occasione “i grandi sappiano
riscoprire il proprio bambino interiore, ancora capace di stupore e di
fiducia”. (R.A.)
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21 dicembre 2004
- A cura di Barbara Castelli -
Il
premier britannico, Tony Blair, si è recato questa mattina a sorpresa in Iraq,
a Baghdad, per manifestare appoggio al governo ad interim del premier, Iyad
Allawi. “So che in Iraq stiamo facendo la cosa giusta”, ha sottolineato Blair,
auspicando il normale svolgimento delle elezioni fissate per il prossimo
gennaio. Ma la violenza sul terreno resta ancora all’ordine del giorno. Una
forte esplosione in una base americana di Mossoul, nel nord del Paese, ha
causato questa mattina diverse vittime. Un professore universitario
specializzato in nucleare è stato assassinato vicino a Baquba, mentre
sconosciuti hanno rapito a Baiji un bambino, figlio di una donna irachena che
lavora in una base americana. Dopo i sanguinosi attentati di domenica scorsa la
controffensiva delle truppe statunitensi ha portato all’arresto di 50 persone
negli ambienti della guerriglia. Nonostante tutto, il presidente americano,
George Bush, nella conferenza stampa di fine anno, ha confermato ieri la
determinazione di Washington a procedere con i piani previsti per arrivare in
Iraq ad uno Stato democratico. Ce ne parla Paolo Mastrolilli:
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Il capo della Casa Bianca ha
ammesso le difficoltà esistenti e quindi ha aggiunto che la chiave per
stabilizzare Baghdad è l’addestramento delle forze locali che, tuttavia, al
momento non sono ancora in grado di garantire la sicurezza. Le truppe americane
verranno ritirate appena possibile, ma prima bisogna completare il processo
politico che comincerà con le elezioni del 30 gennaio prossimo. Bush ha
ribadito che la creazione della democrazia nel cuore del Medio Oriente darà un
esempio fondamentale a tutta la regione, facendo poi riferimento anche ai
palestinesi. Ha, quindi, difeso il capo del Pentagono, Rumsfeld, dalle critiche
degli stessi repubblicani, alcuni dei quali lo considerano responsabile delle
difficoltà incontrate sul terreno. Su Osama Bin Laden il capo della Casa Bianca
ha detto che probabilmente si nasconde al confine tra Afghanistan e Pakistan,
ma ha aggiunto che i danni fatti ad Al Qaeda compensano la mancata cattura. Ha
parlato anche del suo rapporto con Putin alla luce della crisi ucraina, dicendo
che resta complesso ma buono.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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In Israele
è caduto ogni veto alla formazione del governo di unità nazionale approvato
ieri in prima lettura al Parlamento un disegno di legge teso a consentire al
capo del Partito Laburista, Shimon Peres, di assumere l’incarico di vice-primo
ministro. Anche la Comunità
internazionale, in questi giorni, è presente in Terra Santa. Stamani il
ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, ha visitato il Santo Sepolcro
a Gerusalemme e successivamente andrà a Ramallah, in occasione della fine del
lutto islamico a 40 giorni dalla morte del presidente palestinese, Yasser
Arafat. Nei Territori, intanto, si segnalano ancora tensioni. Attacchi
sporadici di mortai palestinesi contro colonie e basi militari israeliane si sono
ripetuti nella Striscia di Gaza. Tra gli obiettivi delle Brigate dei martiri di
Ezzedin al-Qassam, il braccio armato del movimento integralista islamico Hamas,
anche la sinagoga della colonia ebraica di Netzarim.
Torna ad
accendersi il clima politico in Ucraina, fra denunce e timori di disordini, in
vista del nuovo ballottaggio presidenziale del 26 dicembre prossimo. Il leader
dell’opposizione, Viktor Yushenko, si è detto “sicuro” di vincere, domenica
prossima, contro il premier filo-russo Viktor Yanukovic, il quale è apparso
indebolito e conciliante nel dibattito televisivo che ieri sera ha opposto i
due candidati. Il presidente russo, Vladimir Putin, intanto, si è detto pronto
a collaborare con Yushenko, qualora si aggiudicasse la tornata elettorale. Il
servizio di Giuseppe D’Amato:
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“Mi è stata rubata la vittoria
il 21 novembre”: ha messo subito in chiaro Viktor Yushenko. “Tre milioni di
voti mi sono stati sottratti e la gente non vuole vedere il potere nelle mani
di banditi”. “Sono d’accordo con molti che protestano in piazza – ha risposto
in russo il premier Viktor Yanukovic – perché anche io voglio un cambiamento.
L’attuale potere si è unito alla rivoluzione arancione”. Yushenko ha indicato
nella corruzione il problema maggiore del Paese e ha accusato il premier per
una controversa privatizzazione. Yanukovic ha, invece, puntato il dito contro
alcune organizzazioni internazionali che chiedono delle azioni giuste, ma
finanziano gli avversari. “Non abbiamo preso soldi da alcuno”: ha ribattuto
Yushenko. Il premier ha proposto di discutere insieme come evitare
l’annullamento anche di questo turno suppletivo. Ambedue i contendenti sono
pronti a far scendere in piazza i propri sostenitori.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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La difficile situazione in Cecenia e la crisi del
colosso petrolifero Yukos: sono stati questi i temi al centro dell’incontro
ieri ad Amburgo tra il cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder, e il presidente
russo, Vladimir Putin. Il leader del Cremlino si è detto pronto a confrontarsi
con i rappresentanti dell’Unione Europea per giungere ad una risoluzione del
conflitto ceceno che ne favorisca un maggiore coinvolgimento. Schroeder e Putin
hanno, inoltre, evocato la situazione in Ucraina, ribadendo entrambi la volontà
di rispettare l’esito del ballottaggio delle elezioni presidenziali di
domenica.
“La Romania diventerà presto un Paese nuovo,
senza corruzione e senza povertà”. Così ieri Traian Basescu, durante il
giuramento come nuovo capo di Stato. “Non possiamo aderire con dignità
all’Unione Europea – ha detto l’ex sindaco di Bucarest – senza prima risolvere
questi problemi. La corruzione ad alto livello è diventata negli ultimi anni un
pericolo per la sicurezza della Romania, mentre la povertà è stata spesso
nascosta dietro le statistiche”. In precedenza, si era insediato il nuovo
Parlamento, eletto il 28 novembre scorso, che resterà in carica per i prossimi
quattro anni.
Battuta di arresto nei colloqui di pace per il
Darfur, la martoriata regione occidentale del Sudan. Le trattative tra il
governo di Khartoum e i due principali gruppi di ribelli, infatti, sono sospese
fino al prossimo gennaio. La notizia si apprende da un comunicato siglato dalle
parti e diffuso oggi ad Abuja, in Nigeria, presidente di turno dell’Unione
Africana.
Le Nazioni Unite invieranno i caschi blu nell’est della Repubblica
Democratica del Congo, per interporsi tra le fazioni rivali dell’esercito, dopo
oltre una settimana di sanguinosi combattimenti. Lo hanno riferito oggi fonti
diplomatiche e dell’ONU. I combattimenti sono esplosi all’inizio del mese tra
rinforzi del-l’esercito ed una fazione che durante la guerra civile era
appoggiata dal Rwanda, ma che ora è stata assorbita nelle forze armate del
Congo.
L’Iran continuerà fino alla fine di febbraio a preparare ossido
giallo di uranio grezzo per l’arricchimento, un processo che può essere
impiegato per produrre armi nucleari. Lo hanno riferito diverse fonti
diplomatiche a Vienna, dove ha sede l’Agenzia internazionale per l’energia atomica
(AIEA). La produzione di tetrafluoride di uranio o “yellowcake” contraddice gli
impegni assunti da Teheran per il congelamento di tutte le attività collegate
all’arricchimento dell’uranio.
Augusto Pinochet ha perso un’altra battaglia. La Corte d’Appello
di Santiago, infatti, con una risoluzione unanime dei suoi tre membri, ha
respinto ieri il ricorso presentato dai legali dell’ex dittatore per opporsi
alla richiesta di arresti domiciliari decisa dal giudice Juan Guzman. Pinochet,
da sabato ricoverato in ospedale per un ictus, è accusato di un omicidio e di
nove “sparizioni” nel quadro dell’inchiesta sui crimini della cosiddetta
“Operazione condor”, il progetto dei servizi segreti cileni, che negli anni
Settanta coinvolse le altre dittature sudamericane per eliminare i dissidenti.
Grave incidente in Perù. Quarantanove
persone, tra cui quattro bambini, sono morte e 15 sono rimaste ferite in
seguito alla caduta di un pullman in un fiume nel nord del Paese. L’autista
avrebbe perso il controllo del mezzo a causa di un forte temporale. Difficili i
soccorsi.
Cerimonia
all’insegna dell’elogio ieri a Macao per il quinto anniversario dell’annessione
del Paese alla Cina. Il presidente cinese, Hu Jintao, ha lodato
l’amministrazione di Macao, definendola ottimo esempio della formula “un Paese,
due sistemi”. Il capo di Stato ha poi esortato le autorità dell’ex colonia
portoghese a promuovere l’importanza dell’unità nazionale.
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