RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 356 - Testo della trasmissione di Martedì 21 dicembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Ricostruire la piena comunione fra i cristiani con un rinnovato sforzo ecumenico: così il Papa nel discorso alla Curia Romana ricevuta per i tradizionali auguri di Natale

 

Come annunciato ieri, sarà presto beata madre Marianna di Molokai. Per oltre 30 anni ha portato l’amore di Cristo tra i lebbrosi. Ce ne parla padre Ernesto Piacentini

 

Di ritorno da un breve viaggio in Algeria, l’arcivescovo Michael Fitzgerald racconta della situazione socio-politica e religiosa del Paese nordafricano.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La speranza di pace per la Terra Santa nel messaggio di Natale del patriarca latino, mons. Michel Sabbah

 

“Leadership e vita consacrata” è il titolo della collana di libri voluta per dare risposte concrete alle problematiche delle comunità religiose: intervista con padre Giuseppe Crea

 

Allestita a Bergamo la mostra “Giovan Battista Moroni – lo sguardo sulla realtà: 1560-1579”: ai nostri microfoni, Simone Facchinetti, curatore dell’esposizione.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Allarme ONU per fronteggiare l’accresciuto afflusso di droga dall’Afghanistan

 

Nasce a Nazareth un Centro di studi e ricerche su Maria

 

Austria, Germania, Finlandia, Grecia e Lussemburgo differiti alla Corte europea di Giustizia per non aver recepito la direttiva europea contro ogni tipo di discriminazione sul lavoro

 

Rapporto delle Nazioni Unite sulla critica situazione di Betlemme

 

“Il politico sapiente”: messaggio di Natale dell’arcivescovo di Ancona

 

Nel loro messaggio natalizio, i vescovi del Belgio ricordano i piccoli ostaggi di Beslan.

 

24 ORE NEL MONDO:

“In Iraq stiamo facendo la cosa giusta”: così oggi il premier britannico Blair, in visita a sorpresa nel Paese del Golfo, auspicando il normale svolgimento delle elezioni del prossimo gennaio. Ma la violenza resta in primo piano

 

Strada spianata in Israele per un governo di unità nazionale:.approvato ieri in prima lettura un disegno di legge che permette al laburista Peres di assumere l’incarico di vice-primo ministro

 

Acceso il clima politico in Ucraina, in vista del prossimo ballottaggio per le presidenziali di domenica prossima.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 dicembre 2004

 

 

RICOSTRUIRE LA PIENA COMUNIONE FRA I CRISTIANI ATTRAVERSO UN RINNOVATO SFORZO ECUMENICO: QUESTA LA VIVA ESORTAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II

 NEL DISCORSO ALLA CURIA ROMANA, RICEVUTA IN SALA CLEMENTINA,

 PER IL TRADIZIONALE SCAMBIO DEGLI AUGURI DI NATALE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

“Unità della Chiesa e unità del genere umano”: è quanto chiede Giovanni Paolo II che, stamani, ha ricevuto in Sala Clementina i membri della Curia Romana, guidati dal cardinale decano Joseph Ratzinger, per lo scambio degli auguri natalizi. Il Santo Padre ha ricordato alcuni dei momenti salienti del suo magistero in questo anno 2004. Ha poi rinnovato un vibrante appello per la piena comunione dei cristiani ed ha ribadito l’urgenza di valorizzare le radici cristiane dell’Europa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“E’ urgente ricostruire la piena comunione fra i cristiani”. Ancora una volta, il Papa ha chiesto con forza ai fedeli di “percorrere senza esitazione il cammino dell’unità”, al quale, ha ricordato, il Concilio Vaticano II ha dato provvidenzialmente un “forte impulso”. “Prendiamo sempre più consapevolezza – ha avvertito - che la comunione con Dio e l’unità fra tutti gli uomini, a partire dai credenti, è nostro impegno prioritario.

 

Ha poi ricordato che quarant’anni fa vennero promulgati la Costituzione Lumen gentium, sulla Chiesa, e i Decreti Orientalium Ecclesiarum sulle Chiese Orientali Cattoliche, e Unitatis redintegratio, sull’ecumenismo. Quindi, ha sottolineato come lo “sforzo ecumenico” vada intensificandosi a vari livelli, grazie “a costanti contatti, incontri ed iniziative” con i fratelli delle diverse Chiese e comunità ecclesiali ortodosse e protestanti. In tale contesto, il Pontefice ha messo l’accento su alcune visite ricevute quest’anno: in particolare la visita della delegazione ecumenica della Finlandia e soprattutto quelle del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, in giugno, per la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, e, meno di un mese fa, per la consegna delle reliquie dei santi Gregorio Nazianzeno e Giovanni Crisostomo. D’altro canto, ha auspicato che “anche il ritorno dell’icona della Madre di Dio di Kazan in Russia contribuisca ad accelerare l’unità di tutti i discepoli di Cristo”.

 

“La celebrazione dell’Anno dell’Eucaristia – ha aggiunto – mira, tra l’altro, a rendere ancor più viva questa sete di unità, additandone l’unica e inesauribile sorgente: Cristo stesso”. L’aspirazione all’unità dei cristiani - ha proseguito il Papa - è “presente sui volti di pellegrini di ogni età”. E qui ha ricordato l’incontro con i giovani svizzeri a Berna e quello con l’Azione cattolica italiana a Loreto. Poi, riandando con la memoria al pellegrinaggio di Lourdes, ha incoraggiato “i cattolici europei a restare fedeli a Cristo”. “E’ infatti nel cuore – è stato il suo richiamo –che si alimentano quelle radici cristiane dell’Europa dalle quali in non piccola parte dipende il futuro solidale e giusto del Continente e del mondo intero”.

 

“Grande – ha detto ancora - è la responsabilità dei credenti, specialmente nei confronti delle nuove generazioni, alle quali va trasmesso inalterato il patrimonio cristiano”. L’incontro ha offerto dunque l’occasione a Giovanni Paolo II per ringraziare i suoi più stretti collaboratori. “Il passare degli anni – ha rilevato – fa sentire in modo sempre più vivo il bisogno dell’aiuto di Dio e dell’aiuto degli uomini.

 

“Grazie per la costante “sintonia” con cui operate insieme con me al servizio della Chiesa universale, ciascuno nell’adempimento del compito che gli è affidato”.

 

Soffermandosi sul significato del Natale, il Papa ha sottolineato che “il divino Bambino che adoreremo nel presepe è l’Emmanuele, il Dio con noi realmente presente nel sacramento dell’Altare”.

 

“Il nostro cuore non teme dinanzi alle difficoltà, perché ha fiducia in Te, Bimbo di Betlemme, che per amore vieni in mezzo a noi”.

 

“L’ammirabile scambio che si realizza a Betlemme tra Dio e l’umanità – ha poi affermato - si rende costantemente attuale nel Sacramento eucaristico che, per questo, è la sorgente della vita e della santità della Chiesa”.

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La Curia Romana, secondo la Costituzione Apostolica "Pastor Bonus" del 1988, è l'insieme dei dicasteri e organismi (oltre 30) che "coadiuvano il Romano Pontefice nell'esercizio del suo supremo ufficio pastorale per il bene e il servizio della Chiesa universale e delle Chiese particolari". Ne fanno parte anzitutto la Segreteria di Stato e le 9 Congregazioni romane, da quella della Dottrina della fede a quelle per i Vescovi, per l'Evangelizzazione dei popoli, per il Clero, per i Santi, per gli Istituti di vita consacrata. Poi vi sono i tre Tribunali, della Penitenzieria apostolica, della Segnatura apostolica e della Rota Romana, e i 12 Pontifici Consigli, da quello per i Laici, a quelli per la Famiglia, della Giustizia e della Pace, della Cultura, delle Comunicazioni sociali. Infine, altri uffici, come l'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), la Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, la Prefettura della Casa Pontificia e l'Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice.

 

La Famiglia Pontificia si divide in due sezioni: una ecclesiastica e una laica. La prima è formata dal sostituto della Segreteria di Stato, dal segretario per i Rapporti con gli Stati, dall'elemosiniere di Sua Santità, dal presidente della Pontificia Accademia ecclesiastica (la Scuola dei diplomatici vaticani), dai protonotari apostolici (di cui fanno parte i canonici delle Basiliche patriarcali di Roma e di altre importanti cattedrali italiane), i cerimonieri pontifici, i cappellani di Sua Santità e il predicatore della Casa Pontificia. Questa è la Famiglia  pontificia  ecclesiastica. Di quella laica fanno, invece, parte tra gli altri il delegato speciale per la Città del Vaticano, il comandante della Guardia Svizzera, il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze e i Gentiluomini di Sua Santità.

 

 

NOMINE

 

In Portogallo, Giovanni Paolo II ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Braga mons. António Francisco dos Santos, del clero della diocesi di Lamego, finora pro-vicario generale della medesima diocesi. Il nuovo vescovo ha 56 anni. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha svolto per due anni il ministero come vice parroco. Nel 1974 ha ottenuto a Parigi la Licenza in Filosofia presso la Scuola Pratica di Alti Studi Sociali e un master presso l’Istituto Cattolico di quella città. Ha insegnato in Seminario del quale è stato anche vice rettore.

 

Sempre in Portogallo, il Papa ha nominato vescovo coadiutore di Guarda, mons. Manuel da Rocha Felício, finora ausiliare di Lisbona. Mons. Da Rocha Felício, 57 anni, ha ottenuto presso l’Università cattolica portoghese di Lisbona la Licenza in Teologia. E’ stato parroco e vice rettore del Seminario Maggiore di Viseu. Ha svolto le mansioni di direttore dell’Istituto Superiore di Teologia delle diocesi di Guarda, Lamego e Viseu ed ha insegnato Introduzione al cristianesimo nel Centro Regional das Beiras dell’Università Cattolica Portoghese. E’ stato, tra l’altro, presidente del Centro pastorale diocesano.

 

 

COME ANNUNCIATO IERI, SARA’ PRESTO BEATA MADRE MARIANNA DI MOLOKAI.

PER OLTRE 30 ANNI HA PORTATO L’AMORE DI CRISTO TRA I LEBBROSI 

- Intervista con padre Ernesto Piacentini -

 

Ieri, alla presenza del Papa, sono stati promulgati 22 decreti dalla Congregazione per le Cause dei Santi. Tra i futuri beati spiccano Charles de Foucauld, monaco tra i Tuareg nel deserto del Sahara, e il cardinale Clemente Augusto von Galen, noto per aver sfidato Hitler in Germania durante il regime nazista. Presto sarà beata anche madre Marianna Cope, suora del Terz’Ordine di San Francesco che con padre Damiano de Veuster ha assistito i lebbrosi nell’isola di Molokai, nelle Hawaii. Nata in Germania nel 1838,  ha passato oltre 30 anni tra i  lebbrosi, tanto da essere chiamata  madre Marianna di Molokai. E in mezzo a loro è morta nel 1918. La sua vocazione inizia con la richiesta di aiuto lanciata dalle autorità di Honolulu per i lebbrosi delle Hawaii. Nell’intervista di Giovanni Peduto, ci parla di lei padre Ernesto Piacentini, francescano conventuale, postulatore della causa di beatificazione:

 

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R. – Madre Marianna di Molokai ha una vocazione tipicamente francescana perché appartiene ad una Congregazione di spirito francescano. Quando il vescovo e le autorità di Honolulu mandarono a tutte le Congregazioni religiose l’invito per poter aprire un ospedale nell’isola di Molokai, padre Damiano diceva: “Io da solo non posso far nulla. Occorrono le suore, occorre l’ospedale …”. E madre Marianna, che quando arrivò in America era già madre generale, disse così: “Da francescana io devo imitare San Francesco. San Francesco abbracciò il lebbroso, quindi io non posso rifiutare questo invito”. Quindi fece appello alle sue suore e 19 di loro risposero che erano pronte a partire per il lebbrosario di Molokai. Ne scelse nove e partì per Molokai, dove, con il padre Damiano, ha iniziato una cura veramente grandiosa della lebbra. Madre Marianna ha riportato nelle Hawaii e nel lebbrosario lo spirito di San Francesco: la carità, la comprensione, l’amore e la speranza. La sua presenza piena di amore nel lebbrosario di Molokai ha portato al  recupero fisico, morale e spirituale dei lebbrosi: con la ritrovata fiducia umana essi ritrovarono anche la fiducia e la fede in Dio. Una suora formulò questo giudizio sul ruolo di madre Marianna Cope nel lebbrosario di Molokai ed in tutto l’arcipelago hawaiano: “Madre Marianna ha rivoluzionato la vita a Molokai, ha portato l’igiene, l’orgoglio e la gioia di vivere nel lebbrosario”.

 

D. – Ha dato la vita per i suoi lebbrosi. Chi erano, per madre Marianna di Molokai, i lebbrosi?

 

R. – I lebbrosi, per madre Marianna di Molokai, erano dei fratelli bisognosi di aiuto, i più bisognosi di aiuto. Diceva alle suore: “Curate i lebbrosi! Datevi da fare in tutti i modi perché in essi è Cristo che noi serviamo!”

 

D. – Quale messaggio ci lascia madre Marianna?

 

R. – Madre Marianna lascia un messaggio straordinario perché la sua dedizione eroica ai lebbrosi, in mezzo ai quali trascorse 35 anni della sua vita, è un invito anche per noi ad abbracciare, come ha fatto Francesco, i tanti lebbrosi che ancora vivono nelle nostre città e che non sono solo i malati del morbo di Hansen, ma i tanti fratelli colpiti da ‘nuove lebbre’ della nostra società.

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DI RITORNO DA UN BREVE VIAGGIO IN ALGERIA, L’ARCIVESCOVO FITZGERALD

RACCONTA QUALCOSA DELLA SITUAZIONE SOCIOPOLITICA

E RELIGIOSA DEL PAESE NORDAFRICANO

- Intervista con l’arcivescovo Michael Fitzgerald -

        

Di ritorno dall’Algeria, il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald, ci parla del suo breve viaggio nel Paese nordafricano. Si è trattato di tre giorni, nella scorsa settimana, in occasione dell’ordinazione episcopale del nuovo vescovo di Laghouat, nel Sahara: padre Claude Rault, un Padre Bianco, missionario in Africa che è stato studente di mons. Fitzgerald quando era professore e direttore dell’Istituto di studi arabi ed islamistica. Della particolare occasione della visita  e della situazione trovata in Algeria ci parla, nell’intervista di Giovanni Peduto,  lo stesso mons. Fitzgerald: 

 

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R. – Ci sono ancora alcune zone dove alcuni gruppi islamici possono compiere violenze, ma mi sembra che il Paese stia ritornando piano piano alla normalità. Ci sono delle difficoltà, ho letto sui giornali di alcune manifestazioni contro il governo e forse questo è un bel segno nel senso che si tratta di un segno di libertà quando si può manifestare. C’è sempre poi la difficile questione della Kabilia, regione berbera dell’Algeria, e un po’ di tensione tra i berberi e gli arabi. Ma mi sembra che l’Algeria non sia più come qualche anno fa: è molto migliorata.

 

D. – Per quanto riguarda l’aspetto religioso, come vive la minoranza cristiana e quali rapporti intrattiene con la maggioranza musulmana?

 

R. – La minoranza cristiana è composta per lo più da stranieri. Può riunirsi senza difficoltà. Ogni diocesi può pubblicare dei bollettini. Non c’è nessuna difficoltà per questo. C’è dunque una certa libertà. E’ certo che per alcuni è difficile vivere la fede cristiana in un ambiente completamente musulmano. Hanno certamente grande coraggio.

 

D. – Che ricordo c’è dei martiri trappisti, del vescovo di Oran e degli altri religiosi uccisi in Algeria?

 

R. – Il ricordo è molto vivo. Nella basilica di Nostra Signora d’Africa, che si trova su una collina, fuori dalla capitale Algeri. Sono state messe recentemente delle ceramiche con i nomi delle 19 persone, sacerdoti, religiosi e religiose, che hanno dato la vita per il popolo algerino e per il Regno di Dio in Algeria. Si comincia dalla parte sinistra, con i nomi dei quattro padri bianchi che sono stati uccisi nella Kabilia, poi i nomi di altre religiose. Nella parte destra ci sono i nomi dei sette monaci trappisti. E’ interessante anche che in questo lato della basilica c’è la sepoltura del cardinale Duval che, come si ricorda, è deceduto proprio dopo l’uccisione dei monaci trappisti. Era già malato e la notizia lo ha certamente colpito molto, tanto che non ha retto.

 

D. – Di Charles de Foucauld, che si avvia alla beatificazione, cosa si dice?

 

R. – Credo che la famiglia cristiana in Algeria sia molto contenta per questa notizia e in special modo la famiglia foucauldiana. Sono presenti in Algeria molti Fratelli di Gesù e Sorelle di Gesù e ritengo che siano molto lieti. Nelle litanie dei santi, cantate durante la cerimonia dell’ordinazione episcopale, Charles de Foucauld era nominato e dunque abbiamo forse anticipato questo decreto vaticano. E’ certamente riconosciuto già come un santo dalla Chiesa locale. Ho chiesto se questo potrebbe creare delle difficoltà in Algeria, ma credo che il clima sia cambiato: il presidente Bouteflika, ad esempio, qualche anno fa ha fatto un Congresso sulla figura di Sant’Agostino. Credo che anche questa beatificazione di Charles de Foucauld passerà senza difficoltà.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il titolo "L'aspirazione del popolo di Dio: unità della Chiesa ed unità del genere umano!": il discorso di Giovanni Paolo II ai Cardinali, alla Curia e alla Prelatura romana per lo scambio degli auguri natalizi.

 

Nelle vaticane, un articolo su un libretto di Padre Leonardo Sapienza dal titolo "La strada: riflessioni vocazionali".

 

Nelle estere, in Iraq trovata, vicino a Kirkuk, una fossa comune con cinquanta cadaveri

Stati Uniti: nella conferenza stampa di fine anno, il Presidente Bush traccia le linee di politica estera.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Franco Lanza dal titolo "Ha risvolti da giallo la storia delle 'Lettere' di Jacopo Ortis": un saggio di Maria Antonietta Terzoli.

Per "L'Osservatore libri" un articolo di Angelo Marchesi sul libro "Dio di Gesù Cristo. Dio dei filosofi", che riunisce i saggi del giovane sacerdote, e docente di filosofia, Giorgio Sgubbi.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del lavoro.

Un articolo dal titolo "Crocifisso tolto da un'aula a Ivrea: quando lo zelo diventa arma di intolleranza.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 dicembre 2004

 

 

LA SPERANZA DI PACE PER IL MEDIO ORIENTE NEL MESSAGGIO DI NATALE

DI MONS. SABBAH. TRA LE INIZIATIVE IN TERRA SANTA,

MILLE BAMBINI DEI TERRITORI OCCUPATI A BETLEMME

- Intervista con padre Emil Salayta -

 

 

Nel difficile clima in Medio Oriente non si esaurisce la speranza di pace, espressa stamani a Gerusalemme dal Patriarca cattolico dei Latini, mons. Michel Sabbah, che ha presentato in conferenza stampa il messaggio di Natale per la Terra Santa. Ce ne parla Graziano Motta:

 

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Un messaggio tutto aperto alla speranza. “Il Natale – esordisce il Patriarca – è una promessa di vita, di gioia e di dignità nella presenza di Dio, che ha scelto la nostra terra per la sua dimora. Ed è in questa visione e in questa presenza di Dio che si costruisce la pace e la giustizia”. Il richiamo del Patriarca Sabbah è pertinente nei giorni presenti, “che – dice – sembrano annunciare la pace. Lo speriamo dopo tante preghiere, tante vite sacrificate, tante lacrime e grandi sofferenze, purché i capi politici abbiano il coraggio di firmare una pace giusta e definitiva e accettare i sacrifici indispensabili, personali e comunitari, anche se sono dolorosi. I due popoli – afferma – sono destinati a vivere insieme e ciò è possibile purché – e il patriarca cita il salmista – non ritornino a vivere da stolti”. Spera che abbiano imparato le lezioni della violenza passata, che ha demolito l’immagine di Dio nei carnefici e nelle vittime, negli oppressori e negli oppressi. L’auspicio è che finiscano le azioni di guerra, che sia fermata la costruzione del muro di separazione. “Non protegge – afferma – e non darà frontiere sicure, anzi farà crescere l’odio e l’ignoranza. Che cessino le oppressioni, le umiliazioni, i timori e l’insicurezza. La pace – continua – non può essere lasciata in ostaggio di coloro che vedono ancora nella violenza una via per la giustizia e la pace”. Infine, un accenno al ruolo dei capi religiosi, cristiani, ebrei e musulmani: “E’ quello – afferma – di proclamare la giustizia, la dignità umana, la sicurezza, la fine dell’occupazione. Il loro dovere è di mostrare le vie della pace”.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Tra le iniziative per il Natale in Terra Santa, mille bambini palestinesi provenienti dai Territori Occupati della Terra Santa raggiungeranno la grotta della Natività a Betlemme. Il pellegrinaggio è promosso dal Patriarcato Latino di Gerusalemme e dalla Fondazione ecumenica dei cristiani per la Terra Santa. Ma da quali esigenze è nata l’idea di questo viaggio? Roberta Moretti lo ha chiesto al padre Emil Salayta, membro del Patriarcato Latino di Gerusalemme:

 

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R. – E’ dalla prima Intifada nel 1987 che gli israeliani hanno bloccato tutte le strade, da una città all’altra. Nel ‘90-‘91, durante la prima guerra del Golfo, hanno creato questi check-point dove i palestinesi non possono circolare se non hanno un permesso speciale del governo militare. Anche con la seconda Intifada la gente non può circolare da un posto all’altro. I cristiani, come i musulmani, non possono andare a fare pellegrinaggi o a pregare nei luoghi santi. I bambini possono farvi visita, però con chi? Quindi, i bambini per tanti e tanti anni non hanno avuto più occasione di fare queste visite. Perciò noi abbiamo pensato: “Dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo far conoscere loro i luoghi santi, perché loro sono i cristiani della Terra Santa”.

 

D. – State incontrando qualche difficoltà per la realizzazione di questo progetto?

 

R. – La preoccupazione è assicurarci di non avere dei problemi in Palestina con i soldati israeliani nei check-point. Speriamo di no, perché sono bambini e non fanno paura a nessuno.

 

D. – Ci sono altre iniziative in programma?

 

R. – Dato che la maggior parte dei bambini non può venire a Betlemme e noi non abbiamo i mezzi per farli venire, stiamo raccogliendo i fondi per comprare loro dei regali. L’anno scorso abbiamo comprato 2500 regali e li abbiamo inviati. Inoltre, abbiamo organizzato delle feste in tutte le parrocchie. Come priorità adesso abbiamo anche Gaza, dove c’è una comunità di 4 mila cristiani, in mezzo a un milione e 200 mila palestinesi. Sono isolati e vorremmo fare qualcosa per loro ma anche per tutte le altre parrocchie nei Territori Occupati e nella Giordania, che fa parte della Terra Santa.

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“LEADERSHIP E VITA CONSACRATA” E’ IL TITOLO DELLA COLLANA DI LIBRI VOLUTA

PER DARE RISPOSTE CONCRETE ALLE PROBLEMATICHE DELLE COMUNITÀ RELIGIOSE

- Intervista con padre Giuseppe Crea -

 

 

Fornire alle comunità religiose indicazioni concrete in termini di organizzazione interna, modelli di riferimento e benessere interpersonale. E’ lo scopo della collana di libri “Leadership e Vita Consacrata”, presentata nei giorni scorsi a Roma in una Tavola rotonda alla presenza degli autori: padre Gian Franco Poli, teologo e psicoterapeuta; padre Giuseppe Crea, psicologo; il dott. Vincenzo Comodo, sociologo della comunicazione. Ma quali sfide devono affrontare le comunità religiose di oggi? Roberta Moretti lo ha chiesto a padre Giuseppe Crea:

 

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R. – Oggi, sempre di più, le comunità religiose si rendono conto di essere organizzate in modo tale che possano comprendere, al proprio interno, varie realtà: situazioni, persone e culture diverse. E quindi accorgersi di essere organizzazione vuol dire accorgersi dei propri limiti, ma anche e soprattutto delle proprie potenzialità. Attraverso questa consapevolezza riescono ad essere efficaci per gli altri.

 

D. – Quali sono o quali dovrebbero essere i modelli di riferimento delle comunità religiose oggi?

 

R. – Sicuramente è Gesù Cristo e, allo stesso tempo, la capacità assertiva del leader in un contesto dove ogni persona è però invitata a riscoprire le proprie risorse. Questo significa essere capaci di autorevolezza per condurre e dare direzione e di amorevolezza per saper accudire, sostenere e per convergere insieme verso la testimonianza dei valori del Regno.

 

D. – Cosa rappresenta il benessere all’interno di una comunità religiosa?

 

R. – E’ un benessere funzionale a rapporti sani, dove le persone si rispettano, si riconoscono nelle differenze interpersonali e, soprattutto, è un benessere che permette ad ognuno di riscoprire il motivo che fonda la vita fraterna.

 

D. – Ecco, in questo senso è molto importante il momento della riunione comunitaria…

 

R. – E’ come se ogni riunione di comunità fosse un piccolo passo, in cui si rispecchiano le singole progettualità che la comunità dispiega lungo il cammino annuale.

 

D. – Ma in che modo la comunità religiosa deve relazionarsi con l’esterno?

 

R. – Affinché una comunicazione sia efficace è necessario che chi parla sia consapevole di quello che dice e chi ascolta sia anche consapevole dello spazio che lascia all’altro per affermarsi. Se non c’è questa reciprocità il rischio è che si facciano tanti discorsi che, invece di mettere in contatto reciproco, dividono le persone.

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NUOVO GRANDE APPUNTAMENTO CON UN ARTISTA DEL ‘500:

ALLESTITA A BERGAMO LA MOSTRA

“GIOVAN BATTISTA MORONI – LO SGUARDOSULLA REALTÀ 1560- 1579”

- Intervista con Simone Facchinetti -

 

 

Un nuovo grande appuntamento con un protagonista dell’arte del ‘500: a organizzarlo è la città di Bergamo che propone la mostra “Giovan Battista Moroni – lo sguardo sulla realtà 1560- 1579”. E’ articolata in quattro diversi spazi espositivi, con una sezione dedicata allo studio del Giudizio Universale di Michelangelo, ed è aperta al pubblico per iniziativa del Museo Bernareggi fino al prossimo 3 aprile. Il servizio è di Paolo Ondarza:

 

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(musica)

 

Allievo a Brescia di quel Moretto, definito dalla critica contemporanea un Caravaggio ante litteram, Giovan Battista Moroni è a Bergamo l’unico pennello, in epoca di Controriforma, capace di dare vitalità all’ambiente culturale divenuto stagnante dopo la morte del grande Lorenzo Lotto. La retrospettiva allestita al Museo Adriano Bernareggi si concentra sull’ultima fase del pittore, coincidente con la svolta naturalistica. Opere di soggetto sacro, ma soprattutto ritratti, tele che ripropongono la malinconia di un’epoca attraverso l’intenso approfondimento psicologico del modello. Simone Facchinetti, curatore della mostra:

 

“Moroni è uno specialista di ritratti. Questa specializzazione lo porta però su un filone che è quello dei ritratti al naturale. Ricordo l’aneddoto di Ridolfi, un rettore della Repubblica veneta di origine bergamasca che  sarebbe andato nella bottega di Tiziano a chiedere un ritratto e Tiziano avrebbe sbottato: ‘Ma, fatevelo fare da Moroni che li fa al naturale!’. Cioè, i ritratti non devono modificare gli aspetti fisici delle persone ritratte”.

 

Fiore all’occhiello dei quattro percorsi espositivi dislocati tra la sede del Museo e il cuore monumentale di Bergamo è la sezione dedicata allo studio del Giudizio Universale di Michelangelo: banco di prova e fonte di ispirazione per tutti i pittori dell’epoca. Ancora Simone Facchinetti:

 

“Abbiamo a che fare con un modello altissimo, che è il modello di Michelangelo. Ovviamente, Moroni non vede l’originale ma manipola incisioni, stampe, materiale in un certo senso censurato. Pensiamo alla soluzione del formato: questa grande pala ha uno sviluppo orizzontale che non tiene conto dello sviluppo orizzontale della parete sistina. E’ l’ultima opera che lui esegue, dopodiché morirà improvvisamente, probabilmente proprio quando lavorava all’altezza bassa dell’Inferno, tant’è che la località dove viene dipinta questa grande pala verrà poi denominata ‘L’Inferno’, proprio in memoria della morte improvvisa dell’autore”.

 

Le tonalità scure, la cosiddetta “sinfonia di grigi” tipica dell’ultima fase moroniana, sono anche il testamento stilistico raccolto e sviluppato più tardi nell’opera di Caravaggio.

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CHIESA E SOCIETA’

21 dicembre 2004

 

ALLARME DELL’ONU PER FRONTEGGIARE L’ACCRESCIUTO AFFLUSSO DI DROGA DALL’AFGHANISTAN, DOVE QUEST’ANNO LA PRODUZIONE DI OPPIO E’ AUMENTATA

DI OLTRE IL 60 PER CENTO. SI TEME UNA MAGGIORE PUREZZA DELL’EROINA

SUI MERCATI, CON RISCHIO DI TANTE PIU’ MORTI PER OVERDOSE

 

VIENNA. = L’abbondante flusso di droga dall’Afghanistan e la stabilità del prezzo nei Paesi consumatori fanno temere, per i prossimi mesi, un aumento della purezza dell’eroina con conseguente crescita delle morti per overdose: il monito viene dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga ed il Crimine (UNODC), con sede a Vienna. Nel lanciare l’allarme alle strutture sanitarie, l’UNODC - diretto da Antonio Maria Costa - chiede ai governi di prendere ampie e tempestive misure preventive. I dati documentano che nel 2001, quando la coltivazione di oppio fu messa al bando, la produzione subì una diminuzione del 94%. L'anno successivo la scarsità di stupefacente in circolazione portò al crollo dei livelli di purezza, scesi in alcuni Paesi europei anche del 50%. Come conseguenza nel periodo 2000-2002 si ebbe una diminuzione del 20% delle morti per droga in Europa Occidentale, per il più basso consumo di droga e il minore livello di purezza. “Quest’anno - ha reso noto il direttore esecutivo dell’UNODC - la coltivazione di oppio in Afghanistan è aumentata del 64% rispetto al 2003 e la produzione illegale di eroina ha raggiunto le 500 tonnellate. Questo a fronte di una domanda mondiale che si aggira intorno alle 300-400 tonnellate”. “Considerato il fatto che l’incremento segue due anni consecutivi di elevata produzione, possiamo dedurre – ha concluso Costa - che l’offerta mondiale di eroina nel 2005 supererà la domanda e che tale eccedenza rischia di tradursi in un aumento dei livelli di purezza e quindi in un incremento dei decessi per droga”. (R.G.)

 

 

Nasce a Nazareth un centro DI STUDI E RICERCHE SU Maria.

la spiritualità, l’arte, la riflessione teologica e le nuove tecnologie

SONO GLI INGREDIENTI DEL NUOVO PROGETTO

 

NAZARETH. = Le più avanzate tecnologie multimediali al servizio della Vergine Maria. E’ questa l’iniziativa presentata dal vescovo ausiliare di Gerusalemme e titolare di Emmaus, mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, durante il XXI Congresso Mariologico Mariano internazionale, svoltosi a Roma sul tema “Maria di Nazareth accoglie il Figlio di Dio nella storia”. Secondo quanto reso noto dal vescovo cattolico di Nazareth, nella località sta sorgendo il primo centro internazionale di arte, spiritualità e riflessione teologica, che occuperà gli edifici antistanti la Basilica dell’Annunciazione. “L’obiettivo, ha spiegato mons. Marcuzzo, è quello di sottolineare il ruolo di Maria nella storia, a partire da Nazareth”. Il centro, infatti, cercherà di mostrare l’importanza “universale” che ha oggi la città in cui viveva la sacra famiglia, “perché – come ha sottolineato il vescovo – tutti i santuari mariani sono uno sviluppo di Nazareth, di Maria di Nazareth”. Il centro, il cui progetto ha trovato immediatamente il sostegno del sindaco musulmano della città, Tofit Zaiad, si trova accanto alla “Moschea bianca” che, secondo gli archeologi, era in origine la sinagoga di Gesù. Il prelato ha spiegato di aver presentato questa iniziativa non solo a nome dei vescovi cattolici della Terra Santa “ma anche a nome di tutti i capi delle Chiese della Terra Santa”. (R.A.)

 

 

AUSTRIA, GERMANIA, FINLANDIA, GRECIA E LUSSEMBURGO

NON HANNO ANCORA RECEPITO LA DIRETTIVA EUROPEA

CONTRO OGNI TIPO DI DISCRIMINAZIONE

SUL LAVORO E PER QUESTO SONO STATI DEFERITI ALLA CORTE EUROPEA DI GIUSTIZIA

 

BRUXELLES. = Cinque Stati membri dell’Unione Europea - Austria, Germania, Finlandia, Grecia e Lussemburgo - sono stati deferiti dalla Commissione UE alla Corte di Giustizia a Lussemburgo, per non aver trasposto nella legislazione nazionale la direttiva europea che vieta ogni tipo di discriminazione sul lavoro basata sull’età, sull’handicap, sulla religione o sull’orientamento sessuale. Italia, Francia, Spagna e Svezia invece sono stati i soli Paesi ad aver recepito nei tempi la direttiva. Ma anche i nuovi Stati membri, secondo la Commissione, hanno compiuto sforzi rilevanti per attuare la legge contro le discriminazioni alla data del loro ingresso nell’UE. I Quindici avevano tempo fino al 2 dicembre 2003 per mettersi in regola. (R.G.)

 

 

RAPPORTO DELLE NAZIONI UNITE SULLA CRITICA SITUAZIONE DI BETLEMME,

CHE DALL’INIZIO DELL’INTIFADA HA REGISTRATO IL CROLLO DELLA SUA ECONOMIA

ED UN FORTE AUMENTO DELL’EMIGRAZIONE CRISTIANA

 

BETLEMME. = La situazione a Betlemme è gravemente degradata dall’inizio dell’Intifada nel settembre 2000, e ciò ha portato crisi economica e forte aumento dell’emigrazione cristiana. E’ il quadro critico che emerge da un rapporto pubblicato ieri a cura dell’Ufficio ONU per gli affari umanitari (UNOCHA) e del coordinatore speciale per il processo di pace (UNSCO). In particolare il turismo, pilastro dell'economia cittadina, è stato fortemente danneggiato. La media mensile di presenze turistiche è scesa infatti da 91.726 del 2000 a sole 7.249 nel 2004. In questo periodo il blocco imposto da Israele e le difficoltà economiche hanno spinto 2.071 cristiani, ovvero quasi un decimo (il 9,3%) della popolazione cristiana della città della Natività e delle località vicine di Beit Shaur e Beit Jala, ad emigrare all'estero. La popolazione totale della regione di Betlemme è stimata in 61.000 persone, cui si aggiungono 15.000 palestinesi che vivono nei campi profughi. (R.G.)        

 

 

IL “POLITICO SAPIENTE”.  MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO DI ANCONA

AI PROTAGONISTI DELLA POLITICA PER IL NATALE 2004:

“ABBIATE SEMPRE UNO SGUARDO VASTO QUANTO IL MONDO”

                 

ANCONA. = Quali sono le caratteristiche del “politico sapiente?” A tracciarne il ritratto è l’arcivescovo di Ancona-Osimo, mons. Edoardo Menichelli, nel suo messaggio “agli uomini e alle donne della politica e delle istituzioni per il Natale 2004", intitolato “La politica, cura dell’altro … senza la simmetria". Per l’arcive-scovo, il “politico sapiente” è “consapevole che il potere ha valore quando è servizio”, “ha uno sguardo lungo e vasto quanto il mondo”, “è cosciente che l’economia di mercato ha una funzione sociale di sviluppo, ma lotta affinché non prenda il sopravvento una società di mercato”. “Chi ha scelto di essere uomo o donna della cosa pubblica, scrive mons. Menichelli, non può pensare di appartenere ad un gruppo, si è per tutti”. L’arcivescovo, infatti, intende la politica “come affidamento e cura dell’altro” anche se da sola “non basta”. Mons. Menichelli ritiene, infatti, che la politica sia il frutto di “un atto di amore collettivo, una sinergia di passione e di ingegni”. Tra le altre indicazioni che l’arcivescovo dà ai politici: “abbiate sempre il gusto della democrazia”; “educatevi ed educate ad un senso alto della libertà”; “nei momenti di inevitabili scoramenti, non chiudetevi nel grigiore delle convenienze, ma collegate al realismo dei fatti la capacità di sognare”. (R.A.)

 

 

“GESÙ PORTAVOCE DI TUTTI I BAMBINI DELLA TERRA”.

COSI’ I VESCOVI DEL BELGIO IN UN MESSAGGIO DI NATALE,

RICORDANDO I PICCOLI OSTAGGI DI BESLAN

                 

BRUXELLES.= “Il bambino è un valore in sé ed è sacro e inviolabile. Nessuna rivendicazione politica può giustificare che ne venga versato il sangue”. Ricordando il recente massacro dei piccoli ostaggi di Beslan, in similitudine con la strage degli innocenti perpetrata da Erode, i vescovi del Belgio colgono l'occasione del Natale per ricordare che è “la festa dell'infanzia”, poiché “il neonato nella mangiatoia è in qualche modo il portavoce di tutti i piccoli della terra”. “Ferire l'infanzia è guastare la parte di innocenza rimasta oggi nel mondo" affermano i presuli. Malgrado molti, nell'epoca attuale, “si prendano a cuore la protezione dell'infanzia” lottando contro “lo sfruttamento economico, militare o sessuale dei minori” ed impegnandosi “per migliorare il destino dei piccoli disabili o emarginati”, per i vescovi sono ancora troppe le aggressioni che subiscono i bambini. Da quella delle “cieche leggi del profitto” che trasforma i piccoli in “bersaglio per la pubblicità”, a quella che “li riduce sempre più a oggetti di consumo secondo il desiderio degli adulti”. I bimbi, invece, hanno precisi diritti, affermano i presuli, come quello di “crescere in una famiglia stabile e serena, con un padre e una madre disposti a dedicare loro tempo e attenzione” o quello “all'educazione a valori religiosi o spirituali degni di questo nome”. “Natale è la festa dell'infanzia” concludono i vescovi; di qui l'augurio che per l'occasione “i grandi sappiano riscoprire il proprio bambino interiore, ancora capace di stupore e di fiducia”. (R.A.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 dicembre 2004

- A cura di Barbara Castelli -

 

Il premier britannico, Tony Blair, si è recato questa mattina a sorpresa in Iraq, a Baghdad, per manifestare appoggio al governo ad interim del premier, Iyad Allawi. “So che in Iraq stiamo facendo la cosa giusta”, ha sottolineato Blair, auspicando il normale svolgimento delle elezioni fissate per il prossimo gennaio. Ma la violenza sul terreno resta ancora all’ordine del giorno. Una forte esplosione in una base americana di Mossoul, nel nord del Paese, ha causato questa mattina diverse vittime. Un professore universitario specializzato in nucleare è stato assassinato vicino a Baquba, mentre sconosciuti hanno rapito a Baiji un bambino, figlio di una donna irachena che lavora in una base americana. Dopo i sanguinosi attentati di domenica scorsa la controffensiva delle truppe statunitensi ha portato all’arresto di 50 persone negli ambienti della guerriglia. Nonostante tutto, il presidente americano, George Bush, nella conferenza stampa di fine anno, ha confermato ieri la determinazione di Washington a procedere con i piani previsti per arrivare in Iraq ad uno Stato democratico. Ce ne parla Paolo Mastrolilli:

 

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Il capo della Casa Bianca ha ammesso le difficoltà esistenti e quindi ha aggiunto che la chiave per stabilizzare Baghdad è l’addestramento delle forze locali che, tuttavia, al momento non sono ancora in grado di garantire la sicurezza. Le truppe americane verranno ritirate appena possibile, ma prima bisogna completare il processo politico che comincerà con le elezioni del 30 gennaio prossimo. Bush ha ribadito che la creazione della democrazia nel cuore del Medio Oriente darà un esempio fondamentale a tutta la regione, facendo poi riferimento anche ai palestinesi. Ha, quindi, difeso il capo del Pentagono, Rumsfeld, dalle critiche degli stessi repubblicani, alcuni dei quali lo considerano responsabile delle difficoltà incontrate sul terreno. Su Osama Bin Laden il capo della Casa Bianca ha detto che probabilmente si nasconde al confine tra Afghanistan e Pakistan, ma ha aggiunto che i danni fatti ad Al Qaeda compensano la mancata cattura. Ha parlato anche del suo rapporto con Putin alla luce della crisi ucraina, dicendo che resta complesso ma buono.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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In Israele è caduto ogni veto alla formazione del governo di unità nazionale approvato ieri in prima lettura al Parlamento un disegno di legge teso a consentire al capo del Partito Laburista, Shimon Peres, di assumere l’incarico di vice-primo ministro. Anche la Comunità internazionale, in questi giorni, è presente in Terra Santa. Stamani il ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, ha visitato il Santo Sepolcro a Gerusalemme e successivamente andrà a Ramallah, in occasione della fine del lutto islamico a 40 giorni dalla morte del presidente palestinese, Yasser Arafat. Nei Territori, intanto, si segnalano ancora tensioni. Attacchi sporadici di mortai palestinesi contro colonie e basi militari israeliane si sono ripetuti nella Striscia di Gaza. Tra gli obiettivi delle Brigate dei martiri di Ezzedin al-Qassam, il braccio armato del movimento integralista islamico Hamas, anche la sinagoga della colonia ebraica di Netzarim.

 

Torna ad accendersi il clima politico in Ucraina, fra denunce e timori di disordini, in vista del nuovo ballottaggio presidenziale del 26 dicembre prossimo. Il leader dell’opposizione, Viktor Yushenko, si è detto “sicuro” di vincere, domenica prossima, contro il premier filo-russo Viktor Yanukovic, il quale è apparso indebolito e conciliante nel dibattito televisivo che ieri sera ha opposto i due candidati. Il presidente russo, Vladimir Putin, intanto, si è detto pronto a collaborare con Yushenko, qualora si aggiudicasse la tornata elettorale. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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“Mi è stata rubata la vittoria il 21 novembre”: ha messo subito in chiaro Viktor Yushenko. “Tre milioni di voti mi sono stati sottratti e la gente non vuole vedere il potere nelle mani di banditi”. “Sono d’accordo con molti che protestano in piazza – ha risposto in russo il premier Viktor Yanukovic – perché anche io voglio un cambiamento. L’attuale potere si è unito alla rivoluzione arancione”. Yushenko ha indicato nella corruzione il problema maggiore del Paese e ha accusato il premier per una controversa privatizzazione. Yanukovic ha, invece, puntato il dito contro alcune organizzazioni internazionali che chiedono delle azioni giuste, ma finanziano gli avversari. “Non abbiamo preso soldi da alcuno”: ha ribattuto Yushenko. Il premier ha proposto di discutere insieme come evitare l’annullamento anche di questo turno suppletivo. Ambedue i contendenti sono pronti a far scendere in piazza i propri sostenitori.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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La difficile situazione in Cecenia e la crisi del colosso petrolifero Yukos: sono stati questi i temi al centro dell’incontro ieri ad Amburgo tra il cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder, e il presidente russo, Vladimir Putin. Il leader del Cremlino si è detto pronto a confrontarsi con i rappresentanti dell’Unione Europea per giungere ad una risoluzione del conflitto ceceno che ne favorisca un maggiore coinvolgimento. Schroeder e Putin hanno, inoltre, evocato la situazione in Ucraina, ribadendo entrambi la volontà di rispettare l’esito del ballottaggio delle elezioni presidenziali di domenica.

 

La Romania diventerà presto un Paese nuovo, senza corruzione e senza povertà”. Così ieri Traian Basescu, durante il giuramento come nuovo capo di Stato. “Non possiamo aderire con dignità all’Unione Europea – ha detto l’ex sindaco di Bucarest – senza prima risolvere questi problemi. La corruzione ad alto livello è diventata negli ultimi anni un pericolo per la sicurezza della Romania, mentre la povertà è stata spesso nascosta dietro le statistiche”. In precedenza, si era insediato il nuovo Parlamento, eletto il 28 novembre scorso, che resterà in carica per i prossimi quattro anni.

 

Battuta di arresto nei colloqui di pace per il Darfur, la martoriata regione occidentale del Sudan. Le trattative tra il governo di Khartoum e i due principali gruppi di ribelli, infatti, sono sospese fino al prossimo gennaio. La notizia si apprende da un comunicato siglato dalle parti e diffuso oggi ad Abuja, in Nigeria, presidente di turno dell’Unione Africana.

 

Le Nazioni Unite invieranno i caschi blu nell’est della Repubblica Democratica del Congo, per interporsi tra le fazioni rivali dell’esercito, dopo oltre una settimana di sanguinosi combattimenti. Lo hanno riferito oggi fonti diplomatiche e dell’ONU. I combattimenti sono esplosi all’inizio del mese tra rinforzi del-l’esercito ed una fazione che durante la guerra civile era appoggiata dal Rwanda, ma che ora è stata assorbita nelle forze armate del Congo.

 

L’Iran continuerà fino alla fine di febbraio a preparare ossido giallo di uranio grezzo per l’arricchimento, un processo che può essere impiegato per produrre armi nucleari. Lo hanno riferito diverse fonti diplomatiche a Vienna, dove ha sede l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA). La produzione di tetrafluoride di uranio o “yellowcake” contraddice gli impegni assunti da Teheran per il congelamento di tutte le attività collegate all’arricchimento dell’uranio.

 

Augusto Pinochet ha perso un’altra battaglia. La Corte d’Appello di Santiago, infatti, con una risoluzione unanime dei suoi tre membri, ha respinto ieri il ricorso presentato dai legali dell’ex dittatore per opporsi alla richiesta di arresti domiciliari decisa dal giudice Juan Guzman. Pinochet, da sabato ricoverato in ospedale per un ictus, è accusato di un omicidio e di nove “sparizioni” nel quadro dell’inchiesta sui crimini della cosiddetta “Operazione condor”, il progetto dei servizi segreti cileni, che negli anni Settanta coinvolse le altre dittature sudamericane per eliminare i dissidenti.

 

Grave incidente in Perù. Quarantanove persone, tra cui quattro bambini, sono morte e 15 sono rimaste ferite in seguito alla caduta di un pullman in un fiume nel nord del Paese. L’autista avrebbe perso il controllo del mezzo a causa di un forte temporale. Difficili i soccorsi.

 

Cerimonia all’insegna dell’elogio ieri a Macao per il quinto anniversario dell’annessione del Paese alla Cina. Il presidente cinese, Hu Jintao, ha lodato l’amministrazione di Macao, definendola ottimo esempio della formula “un Paese, due sistemi”. Il capo di Stato ha poi esortato le autorità dell’ex colonia portoghese a promuovere l’importanza dell’unità nazionale.

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