RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
355 - Testo della trasmissione di Lunedì 20 dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
No alla balcanizzazione del Congo-ex Zaire: così il
presidente dei vescovi congolesi
A
gennaio 2005 primo storico incontro per la vita consacrata in Nuova Zelanda
Ancora
morti nelle miniere cinesi
E' di 66 morti e
circa 200 feriti l'ultimo bilancio dei due attentati di ieri contro le due
città sante sciite di Kerbala e Najaf.
Sulle difficoltà di celebrare il Natale, don Fabio Corazzina, responsabile per
l’Iraq di Pax Christi
Turchia e Unione Europea: tempi lunghi sottolinea la Francia. Non è implicito il riconoscimento di Cipro nell’accordo a Bruxelles, secondo Ankara.
20
dicembre 2004
PROMULGATI STAMANI, ALLA PRESENZA DI GIOVANNI
PAOLO II,
22 DECRETI
DELLA CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI.
TRA I FUTURI BEATI, IL MISTICO CHARLES DE
FOUCAULD,
IL CARDINALE ANTINAZISTA CLEMENTE AUGUSTO VON
GALEN
E LA MADRE
DEI LEBBROSI DI MOLOKAI, SUOR MARIA ANNA COPE
- Intervista con padre Maurice Bouvier -
Ventidue testimoni del Vangelo che continuano a parlare alla Chiesa e al
mondo attraverso l’eroismo delle loro virtù e la santità delle loro opere. Alla
presenza del Papa, nella Sala Clementina, sono stati promulgati stamani 3
decreti della Congregazione per le Cause dei Santi su miracoli per la
canonizzazione; 8 decreti su miracoli per la beatificazione, 1 sul martirio e
10 sulle virtù eroiche. Per un profilo dei prossimi santi e beati, il servizio
di Alessandro Gisotti:
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Sono
figure forti di pastore i tre futuri santi, che verranno proclamati dal
Pontefice. L’arcivescovo ucraino di Leopoli dei Latini, Giuseppe Bilczewski -
vissuto tra il 1860 e il 1923 professore di teologia dommatica - durante la
Prima guerra mondiale e nei diversi conflitti che ne seguirono fu punto di
riferimento per cattolici, ortodossi ed ebrei. A Leopoli visse anche, nello
stesso periodo, padre Sigismondo Gorazdowski. Attivo in diverse
parrocchie, promosse molte opere per i sacerdoti, i giovani, i malati e
i poveri. E’ autore di un fortunato catechismo per il popolo e fondatore della
Congregazione delle Suore di San Giuseppe per i poveri e gli ammalati. Di
nazionalità italiana è il prossimo santo Gaetano Catanoso, vissuto tra il 1879 e
il 1963. Parroco di un piccolo paese dell’Aspromonte e, poi, nella
città di Reggio Calabria, fondò le Suore Veroniche del Volto Santo.
Sono
vissuti tutti tra il XIX e il XX secolo i futuri 9 beati. Spina nel fianco di
Hitler, il cardinale Clemente Augusto Von Galen si dedicò sempre al servizio pastorale,
come parroco a Berlino e vescovo di Münster. Creato cardinale da Pio XII, che
lo definì un eroe, difese il popolo dagli errori e dalle aggressioni del nazismo
rischiando l’arresto e la morte. La strenua opposizione ai nazisti e, in particolare,
alle persecuzioni antiebraiche valse al porporato l’epiteto di leone di Münster.
Figura molto popolare è quella di Charles de Foucauld. Nato a Strasburgo, in
una nobile famiglia cristiana, visse nella povertà e nella contemplazione,
testimoniando fraternamente l’amore di Dio tra i cristiani, gli ebrei e i
musulmani. Gigante della carità, suor Maria Anna Cope si dedicò per 30 anni,
senza risparmio di forze, al servizio dei lebbrosi dell’isola Molokai,
nell’arcipelago delle Hawaii. Nata in Germania nel 1838, a due anni emigrò
nello Stato di New York. Come suora del Terz’Ordine di San Francesco di
Syracuse, raccolse il grido straziato di padre Damiano de Veuster, che a
Molokai aveva contratto la lebbra, affinché continuasse la sua opera nel
lebbrosario. Attraverso la sua azione eroica di missionaria tra i lebbrosi fu
possibile arginare il terribile male della lebbra nell’isola di Molokai.
Martire della fede è il sacerdote polacco Ladislao Findysz. Svolse la sua
missione in tempo di guerra e poi sotto il regime comunista che lo incarcerò
nel 1963. In prigione fu sottoposto ad umiliazioni e maltrattamenti. Distrutto
nel fisico, morì pochi mesi dopo essere stato liberato.
Polacco
è anche il futuro beato, il sacerdote Bronislao Markiewicz, che si
occupò soprattutto della formazione della gioventù povera ed orfana. Fondò le
Congregazioni maschile e femminile di S. Michele Arcangelo. Sacerdote
italiano, Luigi Biraghi, dell’arcidiocesi di Milano, fu direttore spirituale
del Seminario maggiore milanese e fondatore della Congregazione delle Suore di
S. Marcellina. Riconosciuti anche i miracoli per la beatificazione di tre Serve
di Dio: la portoghese madre Rita Amata di Gesù, che gettò le basi dell’Istituto
delle Suore di Gesù Maria e Giuseppe; l’italiana Maria Crocifissa Curcio,
fondatrice della congregazione delle carmelitane missionarie di S. Teresa di
Gesù Bambino; la spagnola madre Ascensione del Cuore di Gesù
che, in Perù, aiutò il vescovo domenicano mons. Ramón Zubieta nella
fondazione delle Suore Domenicane del SS. Rosario, di cui fu prima superiora
generale.
Promulgati
anche i decreti sulle virtù eroiche, che si riferiscono a 10 Servi e Serve di
Dio, vissuti tra il XIX e XX secolo: il presule italiano Luigi Maria Olivares,
sacerdote a Milano e poi vescovo di Sutri e Nepi; il vescovo lettone Boleslao
Sloskans che, sotto il dominio sovietico, patì per la fede persecuzioni e anni
di prigionia in Siberia; il sacerdote italiano Virgilio Angioni, dell’arcidiocesi
di Cagliari, fondatore della Congregazione delle Figlie di Maria SS.ma Madre
della Divina Provvidenza e del Buon Pastore; il sacerdote polacco Ignazio
Kłopotowski, che fu parroco a Varsavia, dove fondò le Suore della Beata
Vergine Maria di Loreto. Il sacerdote Michele Sopoćko, nato
nell’arcidiocesi di Vilnius nel 1888, fu confessore di S. Faustina Kowalska.
Collaborò alla fondazione delle Suore di Gesù Misericordioso; padre
Tito Horten, che prima di diventare sacerdote domenicano, svolse
una intensa attività caritativa. Nell’ondata di persecuzione del regime nazista
contro la Chiesa Cattolica, fu accusato di reati valutari. Morì in carcere; il
padre spagnolo Mariano de la Mata Aparicio, che
esercitò il ministero sacerdotale in Brasile; madre Maria Colomba
Białecka, che nacque nell’arcidiocesi di Leopoli dei Latini e fondò la
Congregazione delle Suore del Terz’Ordine Domenicano per l’assistenza degli
infermi e per l’insegnamento del catechismo; la madre
polacca Maria Merkert, che assieme ad alcune compagne
servì i poveri e i malati. Collaborò alla fondazione delle Suore di S.
Elisabetta; suor Marta Wiecka, Figlia della Carità di S.
Vincenzo de Paul, svolse il suo apostolato come infermiera in diversi ospedali.
Volontariamente sostituì un giovane padre di famiglia nel disinfettare la
stanza di una malata di tifo. Ne restò contagiata e poco dopo morì.
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Tra i
prossimi beati dunque figura anche Charles de Foucauld. Nato a Strasburgo nel
1858, entra nell’esercito francese di stanza in Algeria, poi parte come esploratore
in Marocco. Quindi la conversione. La sua vita interiore è a lungo caratterizzata
da una tormentata ricerca di Dio. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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"Per
dodici anni – diceva Charles de Foucauld - ho vissuto senza alcuna fede: nulla
mi pareva sufficientemente provato. L'identica fede con cui venivano seguite
religioni tanto diverse, mi appariva come la condanna di ogni fede”. Charles de
Foucauld trova Dio nel confessionale: fa l’esperienza sconvolgente del perdono
e della misericordia di Dio. "Nello stesso attimo in cui cominciai a credere
che c'era un Dio – scrive - compresi che non potevo fare altro che vivere per
Lui; la mia vocazione religiosa risale alla stessa ora della mia fede". Sceglie
un cammino spirituale basato sulla semplicità, sulla preghiera e sull'umiltà. Diventa
monaco trappista. E parte nel nord Africa nel deserto del Sahara tra le
popolazioni tuareg. La vita di padre de Foucauld si conclude tragicamente il 1°
dicembre 1916: viene assassinato durante un attacco di predoni del deserto. "Dio
costruisce sul nulla - diceva - è con
il niente degli apostoli che ha fondato la Chiesa; è nel nulla dei mezzi umani che
si conquista il cielo e che la fede viene propagata." La sua
preghiera preferita così recitava: “Padre, mi abbandono a Te, fa' di me ciò che
ti piace. Sono pronto a tutto, accetto
tutto… con infinita fiducia: perché Tu sei mio Padre”.
Ma
sull’itinerario spirituale di Charles de Foucauld ascoltiamo, al microfono di Giovanni Peduto, il postulatore della
causa di beatificazione, padre Maurice Bouvier:
R. – Sotto l’influenza dello scetticismo religioso e del positivismo
Charles de Foucauld ha perso la fede della sua infanzia e ha vissuto parecchi
anni in una situazione di dubbio completo. A 20 anni ha scelto la carriera
militare. In questo periodo ha cercato di divertirsi in diversi modi, ma senza
soddisfazione. Dopo la sua conversione scriverà, rivolgendosi al Signore: “Mi
facevi sentire un vuoto doloroso, una tristezza, che ho provato solo allora”.
Dopo aver abbandonato l’esercito, è partito per un’esplorazione del Marocco, dal
giugno 1883 al maggio 1884. Qui ha fatto un’esperienza di povertà e di scoperta
della preghiera tra i musulmani. “La vista di questa fede” - scriverà ad un
amico - “di queste anime che vivono nella continua presenza di Dio, mi ha fatto
intuire qualcosa di più grande e di più vero delle occupazioni mondane. Mi sono
messo a studiare l’Islam e in seguito la Bibbia”.
D. – Padre Bouvier, ma cosa ha spinto quest’uomo a condividere la vita
nel deserto con le popolazioni del Sahara?
R. – Vorrei soprattutto sottolineare che non è andato nel Sahara per
cercare una vita eremitica nel silenzio del deserto. Voleva soprattutto portare
la presenza di Gesù nell’Eucaristia. Nel diario del 1909 aveva scritto: “Il mio
apostolato deve essere quello della bontà. Vorrei essere abbastanza buono,
perché si dica:‘Se tale è il servo, com’è dunque il padrone?’”. Voleva
presentare il divino banchetto non ai congiunti e ai vicini ricchi, ma agli
zoppi, ai ciechi, ai poveri, vale a dire alle anime a cui mancano i sacerdoti.
Sulla strada verso Beni-Abbés proverà sentimenti di commozione e di gioia,
convinto che fosse la prima volta in queste regioni che Gesù veniva ad essere
presente nell’Eucaristia. Si può dire che dopo la sua ordinazione sacerdotale,
la sua vocazione è stata quella di missionario del Vangelo e dell’Eucaristia,
al servizio dei suoi fratelli più abbandonati.
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E’ GESU’ UN AMICO PER I GIOVANI, CHE POSSONO
CRESCERE CON LUI
ALLA SCUOLA DI COMUNIONE E DI SOLIDARIETA’ DELLA
CHIESA.
COSI’ IL PAPA AI GIOVANI DELL’AZIONE CATTOLICA
RAGAZZI
- A cura di Alessandro De Carolis -
E’
importante per un giovane crescere imparando a considerare Gesù un amico,
sviluppando il senso di appartenenza alla Chiesa, scuola di comunione e di
solidarietà. Lo ha detto Giovanni Paolo II, che ha ricevuto questa mattina
nella Sala del Concistoro una cinquantina tra giovani e assistenti dell’Azione
Cattolica ragazzi. Il Papa ha detto di aver appreso “con piacere” del progetto
formativo annuale che quest’anno impegnerà il ramo giovanile di AC sul tema
della “compagnia”.
“Portate
avanti con entusiasmo e generosità questo progetto – è stata l’esortazione del
Pontefice - E’ importante che ciascuno di voi cresca nella conoscenza e
nell’amicizia con Gesù. Potrete farlo a pieno titolo in quella “compagnia” che
è la Chiesa, voluta da Cristo come casa e scuola di comunione e di solidarietà”.
Nel porgere i propri auguri per le feste imminenti, Giovanni Paolo II ha concluso
il suo breve saluto augurando che il “fascino spirituale” del Natale susciti
nei ragazzi “il desiderio di conoscere più da vicino Gesù che viene al mondo
per salvarci”.
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Giovanni
Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il
cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei
Santi, e il sig. Marcelo Fernandez de Córdoba Ponce, ambasciatore dell'Ecuador,
in visita di congedo.
Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Grenada
l’arcivescovo Thomas E. Gullickson, finora nunzio apostolico in Trinidad e
Tobago, Bahamas, Dominica, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, San Vincenzo e
Grenadine, Antigua e Barbuda, Barbados, Giamaica, Repubblica Cooperativistica
della Guyana e in Suriname e delegato apostolico nelle Antille.
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo "L'Albero di Natale: l'albero della vita sempre
verde che si fa dono"; alla preghiera dell'Angelus Domini, in Piazza San
Pietro, Giovanni Paolo II presenta il messaggio del tradizionale simbolo
natalizio, che si affianca al presepe.
Sempre in prima, un articolo di Umberto Santarelli dal titolo
"Molti con la pace hanno tragicamente giocato": il messaggio di
Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale della Pace.
Nelle
vaticane, l'udienza del Papa al gruppo dell'Azione Cattolica Ragazzi. Ciascuno
di voi - ha auspicato il Santo Padre - cresca nella conoscenza e nell'amicizia
con Gesù. La Chiesa, voluta da Cristo, - ha sottolineato il Papa - è casa e
scuola di comunione e di solidarietà.
Promulgazione
di decreti riguardanti cause di canonizzazione.
Nelle
estere, in evidenza l'Iraq, con le stragi perpetrate nelle città di Najaf e Kerbala.
Sri
Lanka: chiesa cattolica saccheggiata e incendiata.
Nella
pagina culturale, un articolo di Anna Bujatti in merito alla mostra romana
"Da Giotto a Malevic", alle Scuderie del Quirinale.
Un
articolo di Antonio Braga in ricordo di Renata Tebaldi, una voce che ha segnato
il teatro lirico mondiale.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.
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20
dicembre 2004
CINA, NUOVE NORME SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA.
MA IL GOVERNO TUTELA SOLO I CULTI “LEGITTIMI”
- Intervista con padre Giancarlo Politi -
Fanno discutere le nuove norme pubblicate ieri dal
Partito comunista cinese in materia di libertà religiosa. Le direttive, che
dovrebbero entrare in vigore il primo marzo, affermano che “nessuna persona od
organizzazione può forzare i cittadini a credere o non credere in una
religione”, ma d’altra parte si limitano a tutelare i culti ufficialmente
riconosciuti come “legittimi”. A padre Giancarlo Politi, direttore di Mondo
e Missione, Andrea Sarubbi ha chiesto quali siano le novità di questa riforma.
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R. – La novità
più appariscente è che sono previste delle misure disciplinari contro gli abusi
possibili da parte dei funzionari locali. Di fatto questi nuovi regolamenti introducono
una distinzione tra credo religioso e attività religiose e regolano i rapporti
tra lo Stato e le diverse religioni. Inoltre non riconoscono e che possano esserci, all’interno delle differenti
religioni, delle posizioni che magari non sono accettabili dallo Stato. Lo
Stato ha sempre chiesto di poter e dover determinare cosa sia la religione.
D. – Si ripete ancora una volta una costante del governo cinese in
tema di religioni. Pechino parla di legittimità. Quali sono queste religioni
legittime?
R. – Di fatto, sono quelle religioni che si registrano. Quindi,
registrano dove debbano avvenire le attività di culto, quali siano i ministri
delle religioni, i diversi compiti, etc. Quelli che non accettano questo modo
di gestire il campo religioso sono lasciati da parte. E in questo è la
debolezza di questo documento, che non ha avuto un dibattito pubblico, in modo
da interessare e coinvolgere anche chi faceva obiezione a tutta la politica
finora impostata in campo religioso. Quindi, per esempio, in campo cattolico,
il movimento clandestino non è stato interpellato, in modo che venissero
considerati come non credenti, come non religiosi. Per questo credo che
continueranno gli arresti di preti o di vescovi. Probabilmente il regime non è
pronto a discuterne.
D. – Secondo lei, qual è la sfida più grande oggi per un cattolico
cinese?
R. – Per un cattolico cinese la sfida più grande consiste nel poter
ancora parlare in modo da essere capito dalle nuove generazioni. Non è molto
lontano dalla nostra situazione di Chiesa. C’è tutta una generazione che non è
più interessata ai temi religiosi, nella maniera in cui erano interessati i
loro padri.
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75 ANNI FA LA PUBBLICAZIONE DELL’ENCICLICA DI PIO
XI “MENS NOSTRA”
- Intervista con padre Edward Mercieca -
Oggi ricorre il 75.mo anniversario dell’Enciclica
di Pio XI “Mens Nostra” sugli Esercizi Spirituali, in cui il Pontefice, tra
l’altro, disponeva lo svolgimento annuale
in Vaticano di un corso di esercizi spirituali. L’Enciclica veniva pubblicata
il 20 dicembre 1929, anniversario del 50.mo di sacerdozio di Papa Ratti,
seguace spirituale di Sant’Ignazio di Loyola, proclamato dallo stesso Pio XI
“Patrono degli Esercizi Spirituali” il 25 luglio 1922, con la Costituzione
Apostolica Summorum Pontificum. Al padre Edward Mercieca, della
Compagnia di Gesù, Giovanni Peduto ha chiesto quale sia il significato di
questa Enciclica:
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R. - Per Pio XI gli Esercizi sono memoria
viva dell’esperienza di Dio e allo stesso tempo un aiuto nella vita spirituale
ed apostolica. Il Papa desidera e propone questo strumento efficace che sono
gli Esercizi di Sant’Ignazio per un cammino di crescita spirituale ed
apostolica non solamente per i vescovi, sacerdoti, religiosi, ma anche per i
laici. Questa Enciclica è un documento che ha inciso fortemente nella pastorale
della Chiesa fino ad oggi.
D. – Qual è l’importanza degli Esercizi
spirituali?
R. – Il cristiano per vivere oggi il
Vangelo nella vita quotidiana ha bisogno di un’esperienza fondamentale,
personale, interiorizzata del Signore Gesù. Solamente una vita orientata
all’interiorità stessa della persona può confrontarsi e dialogare con la
cultura attuale pluralista e diversa, purtroppo molte volte avversa.
D. – Dunque gli Esercizi spirituali sono
fondamentali anche per i laici?
R. – La chiamata alla santità e
all’apostolato nel mondo è universale per tutti i battezzati. I cristiani del
futuro, diceva il teologo tedesco Karl Rahner, o saranno mistici o non saranno
cristiani. Grazie a Dio oggi sono moltissimi i laici che cercano l’esperienza
del Signore Gesù e la loro scelta vocazionale per mezzo degli Esercizi di
Sant’Ignazio.
D. – Parliamo del metodo di Sant’Ignazio
di Loyola...
R. – La dinamica del metodo ignaziano,
cioè la preparazione, la realizzazione e la presa di coscienza del passaggio di
Dio nella persona durante la stessa orazione è fondamentale. Esercitarsi è
anche imparare a discernere i movimenti interiori, l’azione di Dio e l’azione
dello spirito malvagio. E’ tutto un cammino che termina nella trasformazione
della vita messa al servizio degli altri.
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GRANDE
SUCCESSO DI PUBBLICO PER LA 21.MA EDIZIONE
DELLA RASSEGNA
INTERNAZIONALE DEL PRESEPIO
NELL’ARTE
E NELLA TRADIZIONE DI VERONA. L’EVENTO E’ PATROCINATO DALL’UNESCO
- Intervista con Alfredo Troisi -
La città di Verona celebra ancora
una volta il Presepe, segno tangibile dell’amore infinito che Dio ha per ogni
essere umano. E’ giunta, infatti, alla 21.esima edizione la Rassegna
Internazionale del Presepio nell’Arte e nella Tradizione, patrocinata
dall’UNESCO. La rassegna, nell’Arena fino al prossimo 23 gennaio, vede sfilare
oltre 400 sacre rappresentazioni, provenienti da 54 Nazioni, tra le quali Cina,
Giappone, Corea e alcuni Paesi dell’Africa e dell’America Latina. Simbolo
dell’iniziativa, una suggestiva Stella Cometa in acciaio alta 70 metri. Al microfono
di Fabio Colagrande, Alfredo Troisi, ideatore e coordinatore di questa
rassegna:
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R. – Questa
rassegna è ancora più bella dell’anno scorso, perché a parte lo scenario, la
magia dell’Arena, il grande richiamo che suscita la Stella Cometa, che è la
scultura più grande del mondo, si affinano sempre più le tecniche di costruzione
dei presepi, che vengono realizzati con materiali diversi e dimensioni diverse.
Si affinano anche le tecniche di allestimento, per cui attraverso particolari effetti
speciali si può creare quella suggestione e quell’atmosfera che rendono la rassegna
unica nel suo genere al mondo.
D. – Sono rappresentate un po’ tutte le arti presepistiche, da Oriente
a Occidente…
R. – Certo, sono 400 i presepi posti in Arena, in rappresentanza di 54
Paesi. Nutrita anche la partecipazione dei musei che hanno aperto finalmente le
loro porte alla rassegna veronese, consapevoli che si tratta di una rassegna veramente
eccezionale.
D. – Tra l’altro la Fondazione Verona per l’Arena, che proprio lei
presiede e che ha organizzato questa mostra, in qualche modo ha un legame molto
forte con Betlemme. Vogliamo ricordarlo?
R. – Certo. Io ho avuto l’onore dall’UNESCO di realizzare, come
project leader in vista del Giubileo 2000, il Museo internazionale della
Natività. Realizzare un museo della Natività nel luogo dove è nato Gesù,
consente ai pellegrini che vanno a vedere la grotta, di vedere com’è la grotta
dove è nato Gesù, e quindi di andare al Museo a vedere come tutti i popoli del
mondo interpretano l’evento della Natività. Il Museo della Natività ha anche
una mostra itinerante, che è stata realizzata negli anni scorsi a Lublino, poi
a Milano, l’anno scorso a Lubiana e l’anno prossimo sarà ospitata in Vaticano.
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20
dicembre 2004
SEMPRE PIU’ DELICATA LA SITUAZIONE DELLA
REPUBBLICA DEMOCRATICA
DEL
CONGO. “CONSTATIAMO CON INDIGNAZIONE – SCRIVE IN UN COMUNICATO L’ARCIVESCOVO DI
KISANGANI – CHE OGNI VOLTA CHE IL CONGO AVANZA
VERSO
LA PACE, FORZE VISIBILI E INVISIBILI CERCANO DI FERMARE
IL CAMMINO DI CRESCITA VERSO UNO STATO FORTE
E PROSPERO”
KISANGANI. = “Condanniamo tutte le violenze in corso nella
Repubblica democratica del Congo e riaffermiamo con forza che l’integrità
nazionale e la sovranità del Paese non possono essere negoziate. Diciamo no
alla balcanizzazione del Congo”. Lo sottolinea, in un messaggio, il presidente
della Conferenza episcopale congolese e arcivescovo di Kisangani, monsignor
Laurent Monsengwo Pasinya. Nel documento - riferisce l’agenzia Misna -
intitolato “La nazione è in pericolo. Popolo congolese, mobilitati”, il presule
traccia un quadro della recente crisi del Paese africano, ricordando a tutti le
proprie responsabilità. “Da qualche tempo informazioni sempre più numerose e
affidabili – scrive l’arcivescovo di Kisangani – segnalano ancora una volta la
presenza di truppe straniere sul territorio congolese. La ripresa dei
combattimenti provoca movimenti di popolazioni già estremamente provate,
creando così una nuova grave crisi umanitaria”. “Questa situazione – aggiunge –
diventa ancora più scandalosa e preoccupante perché si verifica a qualche
settimana dalla firma solenne dell'accordo di Dar es Salaam, in cui i capi di
Stato della regione dei Grandi Laghi si erano impegnati a risolvere in maniera
congiunta i problemi dell’area. Adesso la pace nella regione è nuovamente
minacciata”. “Constatiamo con indignazione – si legge ancora nel comunicato –
che ogni volta che il Congo avanza verso la pace, forze visibili e invisibili
cercano di fermare il cammino di crescita verso uno Stato forte e prospero”. La
tensione nella provincia orientale del Nord Kivu è nuovamente salita alla fine
di novembre, quando esponenti del governo ruandese, hanno minacciato un intervento
militare oltre frontiera per fronteggiare la minaccia di alcuni gruppi ribelli
ruandesi, che dai loro campi-base stavano preparando nuovi attacchi contro il
Rwanda. Nel messaggio, il presidente della Conferenza episcopale congolese “raccomanda”
a non meglio precisati “Paesi confinanti” “di ritirare le proprie truppe dal
territorio congolese e di comprendere che le relazioni di buon vicinato, la
pace e lo sviluppo sono preferibili a una guerra inutile”. Il presule si
rivolge, inoltre, alla Comunità internazionale, alla quale chiede di “prendersi
le proprie responsabilità sanzionando in maniera esemplare quanti seminano il
terrore e violano deliberatamente gli accordi internazionali che garantiscono
la coesistenza pacifica tra i popoli”. Il Rwanda, intanto, ha annunciato oggi
ufficialmente di non voler più inviare le proprie truppe sul suolo congolese.
Ma le parole del ministro degli Esteri, Charles Murigande, non convincono
Kinshasa, che accusa Kigali di aver già oltrepassato i confini. Ad accrescere
la tensione poi anche scelte del Burundi. Due elicotteri dell’esercito di
Bujumbura, infatti, hanno colpito nei giorni scorsi strutture dei ribelli delle
Forze di liberazione nazionale (FNL). La notizia, diffusa ieri dai vertici
militari burundesi, rischia di creare polemiche e tensioni, visto che secondo
un esponente della Missione delle Nazioni Unite in Congo (MONUC), nella loro
missione gli elicotteri governativi burundesi avrebbero violato lo spazio aereo
congolese, compiendo un’ incursione oltre frontiera. (B.C.)
ANCHE SE LA REALTA’ DEL MOMENTO APPARE DESOLANTE
PER GLI ATTACCHI
PORTATI DA UN TIPO DI LAICISMO AGGRESSIVO E
INTOLLERANTE, LA CHIESA
NON DEVE CONSIDERARSI OGGI “UNA FORTEZZA
ASSEDIATA”. IL SUO INSEGNAMENTO
E LA SUA CARITA’
SANNO OFFRIRE MOTIVI DI SPERANZA ALL’UOMO.
LO AFFERMA L’ULTIMO EDITORIALE DI CIVILTA’
CATTOLICA
- Servizio di Alessandro De Carolis -
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ROMA. = I segni religiosi
cancellati dalle scuole in Francia. Aborto, divorzio, matrimoni omosessuali tra
le “procedure” da abbreviare o facilitare in Spagna. L’eutanasia estesa ai
ragazzi sotto i 12 anni in Olanda. Un cattolico dichiarato come il ministro
italiano Rocco Buttiglione “ostracizzato” dal Parlamento europeo per aver
espresso opinioni moralmente orientate. Le radici cristiane dell’Europa non
esplicitamente riconosciute nella Costituzione Europea. La Chiesa di oggi è
forse una “fortezza assediata”? Il cristianesimo è oggetto di una campagna di
“persecuzione” o di “intolleranza”? A
chiederselo è l’editoriale dell’ultimo numero di Civiltà cattolica, la rivista
dei Gesuiti, che indaga le ragioni di una situazione che vede un laicismo
“intollerante e aggressivo” opporsi in chiave irreligiosa e anticattolica a chi
professa il credo cristiano, cercando poi di trasferire i principi della
propria fede in ambito civile e politico. Per alcuni cristiani - scrive Civiltà
cattolica - questo sarebbe il momento di una nuova crociata, con la quale rispondere
“non solo con una protesta morale, ma anche, in qualche misura, di ordine politico”
all’attacco portato contro “taluni principi essenziali della morale cattolica
e, più in generale, contro la Chiesa e il cristianesimo”. Si tratta dunque di
doversi difendere, soprattutto in Europa, da un’“ondata di fondamentalismo laicista”,
mentre, all’esterno, l’Islam preme alle porte con la forza della sua identità
religiosa e morale? In effetti - si afferma nell’editoriale - non è raro che un
certo laicismo si manifesti contro i cattolici “con un’accresciuta
aggressività”, a differenza della “laicità politica e statuale” che di per sé
“non è contraria alla religione”. Il timore di fondo dei laicisti - spiega la
rivista dei Gesuiti - è che i cattolici - nonostante il loro numero in Europa
diminuisca, riescano comunque a “far prevalere in campo legislativo i loro principi
etici” e che la Chiesa arrivi a “minacciare l’esercizio di diritti e il
godimento di libertà ritenute conquiste ormai definitive e intoccabili della
civiltà occidentale” e della modernità. Inoltre - osserva l’articolo - non deve
aver fatto piacere al laicismo secolarista, “che riteneva di aver vinto la partita
contro la religione” grazie all’Illuminismo deista e alla Rivoluzione francese,
l’incontestabile “ritorno” del bisogno religioso, registrato negli ultimi
decenni sia pure in un pullulare di forme diverse. Passando dall’analisi alla
proposta, Civiltà cattolica invita in cristiani a “non chiudersi in silenzio né
ad assumere atteggiamenti di crociata contro il mondo moderno”. Se è vero che
la Chiesa gerarchica non ha compiti politici e amministrativi, diverso è il
caso dei cristiani, che possono “proporre e far valere nella formazione delle
leggi i loro principi etici”, smontando così la “debole obiezione” laicista
secondo cui la Chiesa peccherebbe di ingerenza nelle questioni proprie dello
Stato. La situazione attuale del mondo - conclude l’editoriale - anche se in
apparenza “desolante” in realtà non lo è per la Chiesa. Essa, allora, “non deve
sentirsi né assediata né astenersi dal ribadire il proprio insegnamento,
fondato sulla persona di Gesù”. La speranza cristiana, e non la scienza o la
tecnologia, è in grado di dare risposte “sensate e pacificanti” al “senso
ultimo della vita umana”, anche nelle “tristi situazioni” vissute dall’umanità,
dalla Shoah del passato al terrorismo di oggi, grazie alla capacità della
Chiesa di fare del bene in ogni campo della vita sociale.
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RISERVE DEL CONSIGLIO DI STATO SPAGNOLO SUL
PROGETTO
DEL GOVERNO ZAPATERO DI LEGALIZZARE I MATRIMONI
OMOSESSUALI.
SECONDO
L’ORGANO CONSULTIVO, SAREBBE PREFERIBILE
“IMPIEGARE
UNA DENOMINAZIONE DIFFERENTE”
MADRID. = Il Consiglio di Stato spagnolo ha espresso
“riserve” sul progetto del governo socialista di José Luis Zapatero di
legalizzare i matrimoni omosessuali, giudicando “preferibile” l’adozione di una
denominazione diversa dal matrimonio e di una legislazione distinta, che
garantisca, tuttavia, il godimento degli stessi diritti delle coppie
eterosessuali unite in matrimonio. La Costituzione spagnola - scrive il
Consiglio di Stato nel suo parere - “non genera un diritto al matrimonio fra
persone dello stesso sesso”. Ad ogni modo, secondo l’organismo consultato dal
governo, questo “non impedisce al legislatore di regolare altri modelli di vita
comune fra persone dello stesso sesso e di attribuire loro diritti analoghi a
quelli previsti per il matrimonio”. “Tuttavia – si legge ancora nel testo
dell’organo consultivo supremo spagnolo – sarebbe preferibile impiegare una
denominazione differente”. Il ministro della giustizia, Juan Fernando Lopez
Aguilar, da parte sua, ha detto che prenderà in considerazione le
“raccomandazioni tecniche” del Consiglio di Stato, giudicando, comunque, il
progetto di legge “perfettamente costituzionale”. All’iniziativa del governo
spagnolo si oppone fermamente la Chiesa cattolica. (B.C.)
A
GENNAIO 2005 PRIMO STORICO INCONTRO PER LA VITA CONSACRATA
IN NUOVA
ZELANDA. PARTECIPERANNO ALL’APPUNTAMENTO OLTRE 330 DELEGATI,
IN
RAPPRESENTANZA DEI DIVERSI ORDINI CHE OPERANO NEL PAESE
WELLINGTON. = Si svolgerà il
prossimo gennaio a Kilbirnie la prima conferenza dedicata alla vita consacrata
in Nuova Zelanda. All’incontro, al quale si attendono oltre 330 delegati delle
diverse congregazioni religiose, parteciperanno anche rappresentanti
provenienti dall’Australia, dalle Isole Fiji e da Tonga. La conferenza, a
partire dal 20 gennaio, vedrà impegnati i partecipanti per quattro giornate di
studio, riflessione e preghiera. A tenere la relazione fondamentale del convegno
sarà padre Timothy Radcliffe, domenicano, già maestro generale dell’Ordine, che
interverrà sul tema: “Portare speranza nella vita e nella vocazione religiosa”.
Lo scopo dell’incontro - ha sottolineato ai microfoni dell’agenzia Fides suor
Josephine Caulton, segretaria del comitato organizzativo - è “sostenerci
reciprocamente e trovare nuove strade per vivere la vita consacrata nel terzo
millennio in Oceania”. In Nuova Zelanda i religiosi si dedicano principalmente
alla catechesi e all’educazione religiosa, soprattutto nelle scuole. Una delle
principali sfide è quella delle vocazioni religiose, investite dal fenomeno
della secolarizzazione. Nel Paese operano 202 sacerdoti religiosi, 172
religiosi non sacerdoti, 1.030 suore. I cattolici sono 470 mila, su una
popolazione di quasi 4 milioni di persone. (B.C.)
ANCORA MORTI NELLE MINIERE CINESI. 14 PERSONE
HANNO PERSO LA VITA IERI
IN
UN’ESPLOSIONE NEL DISTRETTO DI XINGWEN
PECHINO.
= Ennesima tragedia nelle miniere di carbone cinesi. Un’esplosione nel
distretto di Xingwen, nella provincia sud-occidentale di Sichuan, ha causato
ieri la morte di 14 persone e il ferimento di altre 3. Al momento non sono
ancora chiare le cause del disastro, anche se gli incidenti sono spesso dovuti
ad inosservanza delle norme di sicurezza e mancanza delle attrezzature
antinfortunistiche. Esplosioni, inondazioni e altri incidenti hanno raggiunto
una cadenza quasi quotidiana nelle miniere cinesi, le più pericolose al mondo.
Lo scorso mese un’esplosione in una miniera della Cina centrale ha provocato
166 morti, mentre dall’inizio dell’anno sono quasi 6 mila le vittime di
incidenti. Dalla Cina, inoltre - riferisce l’agenzia Asianews - arriva anche la
notizia dell’arresto di un giornalista, difensore dei contadini e dei poveri,
per non meglio precisate accuse inerenti a reati criminali. L’azione contro Li
Baiguang, 37 anni, accademico e giornalista free-lance, segue l’arresto di
diversi altri scrittori e segna un giro di vite sui media da parte di Pechino.
Secondo le autorità, le sue attività contrastano con le leggi e costituiscono
un “reato criminale”. Li
Baiguang è stato arrestato per aver diffuso la protesta dei contadini del
Fu’an, che hanno accusato le autorità locali di corruzione. In un articolo
pubblicato in Internet, egli aveva manifestato l’intenzione di tornare in città
nonostante le ripetute minacce delle autorità locali, che promettevano di
“gettarlo agli squali”. (B.C.)
20
dicembre 2004
- A cura
di Fausta Speranza -
● E' di 66
morti e circa 200 feriti l'ultimo
bilancio dei due attentati compiuti ieri contro le due città sante sciite irachene di Kerbala e Najaf. E
mentre la comunità religiosa piange le sue vittime, i leader sciiti invitano
alla calma e a non cadere nella provocazione dei terroristi che, con le loro
stragi, vogliono innescare una guerra civile alla vigilia delle elezioni del 30
gennaio prossimo. L'ultimo bilancio per la strage di Najaf è di 52 morti e
142 feriti; quello di Kerbala è di 14
morti e 57 feriti. Il governatore della regione di Najaf, Adnan Zorfi, ha
accusato i fedelissimi di Saddam
Hussein e i terroristi salafiti (riferimento alla rete di al Qaeda) di essere i
registi del doppio attentato anti-sciita. Già una cinquantina di persone sono state arrestate a Najaf e dintorni,
sospettate di aver collaborato alla preparazione degli attentati. Intanto,
secondo fonti di polizia, tre stranieri e un iracheno sono stati uccisi questa
mattina a Samarra, a nord di Baghdad. Ci sono poi le dichiarazioni dell’ex
presidente iracheno Saddam Hussein riportate dai suoi avvocati: l’ex dittatore
ha lanciato una sorta di appello agli iracheni invitandoli a essere uniti e
prudenti riguardo alle elezioni del 30
gennaio.
Nella difficile situazione irachena, la Chiesa locale ha annunciato che,
per motivi di sicurezza, sarà impossibile celebrare il Natale pubblicamente. Su
questo aspetto Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di don Fabio
Corazzina, responsabile per l’Iraq di Pax Christi:
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R. – Il problema dell’esporsi
pubblicamente è un problema molto grosso. La situazione attuale dell’Iraq rende
impossibile la libertà di espressione, di culto e di manifestazione pubblica.
Non è un problema specifico dei cattolici, dei cristiani, ma è un problema del
popolo iracheno che non ha libertà, che non ha possibilità di dirsi quelle che
sono le sue dimensioni spirituali, culturali e di espressione più ampia.
D. – Sarà comunque un Natale
vissuto ancor più profondamente nei
cuori…
R. – Sicuramente. La certezza che
questo Dio che nasce porta all’uomo un messaggio di pace è forte. D’altronde,
lo stesso messaggio del Natale di un bambino che nasce e che viene in mezzo a
noi ci riporta alla preoccupazione del come prenderci cura delle generazioni
che stanno crescendo, che dopo 35 anni di dittatura e di guerra fanno molta
fatica a vedere un proprio orizzonte futuro. Quindi, credo che il Natale ci richiami
proprio al destino e al futuro dei più giovani di questa popolazione, che non
sono sicuramente pochi.
D. – Don Fabio, man mano che ci si
avvicina alle elezioni generali irachene c’è il timore che la violenza, già a
livelli altissimi, diventi di proporzioni ancora più drammatiche?
R. – I segnali sembrano chiari ed
evidenti. Il processo di democratizzazione è sicuramente un processo che porta
con sé delle grossissime difficoltà. Speriamo che le elezioni siano e diventino
un segno positivo. Il resto è un’avventura senza ritorno.
D. – L’inizio dei processi nei
confronti degli esponenti del regime di Saddam Hussein faciliterà questo
processo di democratizzazione o provocherà ancor di più una recrudescenza della
violenza?
R. – Credo che oltre a questi
giudizi dovremo anche arrivare ad un giudizio internazionale sulla qualità
della politica, che ha sostenuto questi gerarchi. Questo il popolo iracheno lo
sa e fa fatica a digerirlo. In questi processi non vede la chiarezza di una
giustizia che dia loro una speranza.
**********
● Ulteriore passo in avanti verso la formazione del
nuovo governo che vede l’intesa tra Likud e laburisti. Oggi, infatti, il primo
ministro israeliano, Sharon, ha convocato Shimon Peres per definire il suo
ruolo di vicepremier con funzione di primo ministro, al fianco dell'attuale
secondo di Sharon, Ehud Olmert. Oggi, intanto, il deputato laburista Ramon
dovrebbe presentare alla Knesset una proposta di emendamento alla Costituzione
che consentirebbe la presenza di due vicepremier, vietata dalla legge in
vigore. Intanto i coloni ebrei hanno dichiarato “illegittimo” il nuovo governo.
A riferirlo, in una lettera aperta indirizzata a Sharon, è Wallerstein, un
dirigente del movimento dei coloni che minaccia una vasta campagna di
disobbedienza civile per impedire il ritiro di Israele da Gaza. Intanto, il
gabinetto di Sharon ha deciso di stanziare un fondo di 150 milioni di dollari,
per incoraggiare il soggiorno in Israele di giovani ebrei della diaspora.
● Si
continua a parlare della Turchia in relazione all’Unione Europea. Tra le
riflessioni di carattere sociopolitico ci sono almeno due dichiarazioni significative
da parte di Parigi e di Ankara. Il servizio di Fausta Speranza:
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Il ministro degli esteri
francese, Barnier, afferma che la Francia porrà ad Ankara tutte le domande
necessarie prima della sua eventuale adesione all'Unione Europea, compresa
quella sul genocidio armeno, di cui - ricordiamo - non si è parlato al vertice
del Consiglio europeo giovedì e venerdì scorsi. Oggi - spiega il ministro francese
- “si tratta solo di avviare negoziati di adesione che saranno molto lunghi,
molto difficili, nel corso dei quali porremo tutte le domande compreso il
genocidio armeno, cercando di ottenere, prima dell'adesione, una risposta della
Turchia”. Intanto, il governo turco interviene a proposito della questione che,
invece, è stata cruciale nel vertice a Bruxelles: ribadisce che non intende procedere ad un riconoscimento
della Repubblica di Cipro, se non dopo una riunificazione politica dell'isola,
attualmente divisa tra la Repubblica di Cipro, membro a tutti gli effetti
dell'UE, e la parte turca a nord (la Rtcn, riconosciuta solo da Ankara). Ad
affermarlo, sia il premier turco Erdogan, sia il suo vice e ministro degli
esteri, Gul. Ed emergono prese di posizione precise: ''E' necessaria
un'iniziativa urgente dell'Onu su Cipro. A
Cipro ci può essere anche un secondo referendum. Solo se i greco
ciprioti accetteranno il piano di Kofi Annan, la Turchia accetterà Cipro
unificata''. Dunque non cambiano i punti fermi di Ankara dopo che Erdogan si
è impegnato con i 25 leader a estendere
anche alla Repubblica di Cipro, prima
dell'avvio del negoziato, il protocollo di unione doganale tra la Turchia e l'UE.
Significativo il chiarimento del vicepremier e ministro degli esteri, Gul:
l'estensione del protocollo “non rappresenterà comunque un riconoscimento
perché noi non firmeremo un protocollo con i greco-ciprioti, ma con la
Commissione”. Ma bisogna dire che il riconoscimento sembrava implicito nella
dichiarazione finale del Consiglio. E, inoltre, a proposito del richiamo
all’Onu, resta da dire che il segretario generale, Kofi Annan, ospite del
vertice ha affermato che dopo che il suo piano di riunificazione è stato
travolto dal no dei greco ciprioti chiamati a referendum sulla riunificazione,
le Nazioni Unite attendono iniziative proposte dalle parti per impegnarsi in
nuove mediazioni.
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● Nel nord dell’Uganda il parroco della località di
Poranga, padre Peter Olum, è caduto in un’imboscata in una strada a 70 km da
Gulu. Il sacerdote si trovava a bordo della sua auto con un catechista, accompagnato
dalla moglie e dai figli ed un funzionario del governo locale quando il veicolo
è stato attaccato. Padre Olum è stato ferito gravemente, la donna ed il funzionario
locale sono stati uccisi mentre si sono perse le tracce del catechista e dei
bambini che potrebbero essere fuggiti nella foresta o sequestrati dagli
assalitori. Ma chi sono gli autori dell’attacco? Roberto Piermarini lo ha
chiesto al padre Tarcisio Pazzaglia, da anni missionario nella città di Kitgum
nel nord dell’Uganda
**********
R. – Sono i ribelli che non rispettano quel luogo, dove non verrebbe
nessuna azione militare contro di loro. Forse è un chiaro segno che i ribelli
non sono molto uniti. Alcuni accetterebbero un dialogo di pace, altri invece
vogliono continuare ad andare avanti.
D. – Perché hanno colpito uomini di Chiesa, padre?
R. – Non lo so dire. Non credo che padre Olum abbia dei nemici. E’ un
padre molto aperto al dialogo, molto socievole. Andava a pregare in questa
Chiesa e portava la famiglia di questo catechista nativo di lì, perché passasse
il Natale con i suoi familiari.
D. – Padre Tarcisio, che cosa state facendo per la popolazione locale
che sta soffrendo questa situazione? In particolare, per i bambini?
R. – Soprattutto per le persone più deboli, per i bambini, che non
possono far sentire la loro voce per avere un’assistenza sicura. Ne seguiamo
ogni giorno gruppi di cento, duecento, in modo da poter supplire laddove il
governo o le leggi non arrivano. Diamo fagioli, che è il cibo principale,
farina, un pezzo di sapone, il sale e un chilo di zucchero. Attualmente le
scuole sono chiuse. L’asilo è chiuso. Allora questi bambini che sono nei campi,
almeno ricevono un pasto al giorno e al mattino hanno qualcosa.
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● Rinviato
oggi al 28 febbraio il processo in
corso a Nairobi contro tre persone sospettate di aver organizzato l'attentato
all'ambasciata americana in Kenya
avvenuto l'otto agosto del '98 (213 morti, tra cui 12 americani, e
centinaia di feriti) ed all'hotel Paradise, vicino a Mombasa, sulla costa kenyana,
di proprietà di israeliani, che ne erano di fatto anche gli unici clienti, il
28 novembre 2002. In quel caso le vittime furono 18, mentre contemporaneamente
due missili mancarono di poco un aereo della El Al appena decollato per Tel
Aviv con oltre 200 persone a bordo. L'attentato all'ambasciata Usa di Nairobi
(contemporaneamente saltava in aria anche quella a Dar es Salam, Tanzania, 11
morti), è stato il più clamoroso gesto compiuto da al Qaeda prima della tragedia delle Torri Gemelle a
New York.
● Il
governo conservatore australiano ha preso per la prima volta le distanze dalle pressioni
esercitate dagli Stati Uniti, per bloccare ogni azione internazionale volta a
contenere le emissioni di gas serra ritenute responsabili del riscaldamento
globale. Il ministro dell'Ambiente australiano Ian Campbell, di ritorno dalla
Conferenza Onu sui mutamenti climatici di Buenos Aires, ha tenuto a
puntualizzare le differenze chiave con gli Usa dopo anni di posizione comune in
quanto due unici Paesi sviluppati che si rifiutano di firmare il protocollo di
Kyoto. E' stato il lobbying americano alla Conferenza, a indurre Canberra a
chiarire la sua posizione. Il ministro Campbell ha dichiarato che l'Australia
non è d'accordo con la posizione di Washington contro l'indicazione di
obiettivi futuri sulle emissioni di gas serra, né con la sua asserzione che
l'unica risposta alla necessità di ridurre le emissioni stesse stia nella
crescita economica e nella tecnologia. “La differenza fra gli Usa e l'Australia
è che noi siamo disposti ad impegnarci in un nuovo accordo post Kyoto, purché
includa sia gli Stati uniti, responsabili di quasi un quarto delle emissioni
globali, sia i Paesi in via di sviluppo, che causeranno ancora sempre più inquinamento con la crescita delle loro
economie. Il ministro australiano ha aggiunto: “Se non lo faremo, il mondo sarà
in grave pericolo”.
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