RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 355 - Testo della trasmissione di Lunedì 20 dicembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Promulgati stamani, alla presenza di Giovanni Paolo II, 22 decreti della Congregazione per le cause dei santi. Tra i futuri beati, Charles de Foucauld, monaco tra i tuareg, il cardinale antinazista Clemente Augusto von Galen e la madre dei lebbrosi di Molokai, Suor Marianna Cope: intervista con padre Maurice Bouvier

 

E’ Gesù un amico per i giovani, che possono crescere con Lui alla scuola di comunione e di solidarietà della Chiesa. Così il Papa ai giovani dell’Azione Cattolica Ragazzi

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La Cina introduce nuove norme sulla libertà religiosa. Ma il governo tutela solo i culti “legittimi”: intervista con padre Giancarlo Politi

 

75 anni fa la pubblicazione dell’Enciclica di Pio XI “Mens Nostra” sugli esercizi spirituali: importanti - scriveva il Papa – anche per i laici: con noi padre Edward Mercieca

 

Grande successo di pubblico per la 21.ma edizione della Rassegna internazionale del presepio nell’arte e nella tradizione di Verona. L’evento è patrocinato dall’UNESCO: ce ne parla Alfredo Troisi

 

CHIESA E SOCIETA’:

No alla balcanizzazione del Congo-ex Zaire: così il presidente dei vescovi congolesi

 

L’ultimo editoriale di Civiltà cattolica indaga le ragioni di una situazione che vede un laicismo “intollerante e aggressivo” opporsi  a chi professa il credo cristiano

Riserve del Consiglio di Stato spagnolo sul progetto del governo Zapatero di legalizzare i matrimoni omosessuali

 

A gennaio 2005 primo storico incontro per la vita consacrata in Nuova Zelanda

 

Ancora morti nelle miniere cinesi

 

24 ORE NEL MONDO:

 

E' di 66 morti e circa 200 feriti l'ultimo bilancio dei due attentati di ieri contro le due città  sante sciite di Kerbala e Najaf. Sulle difficoltà di celebrare il Natale, don Fabio Corazzina, responsabile per l’Iraq di Pax Christi

 

Turchia e Unione Europea: tempi lunghi sottolinea la Francia. Non è implicito il riconoscimento di Cipro nell’accordo a Bruxelles, secondo Ankara.

 

 

                                               IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 dicembre 2004

 

 

PROMULGATI STAMANI, ALLA PRESENZA DI GIOVANNI PAOLO II,

 22 DECRETI DELLA CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI.

TRA I FUTURI BEATI, IL MISTICO CHARLES DE FOUCAULD,

IL CARDINALE ANTINAZISTA CLEMENTE AUGUSTO VON GALEN

 E LA MADRE DEI LEBBROSI DI MOLOKAI, SUOR MARIA ANNA COPE

- Intervista con padre Maurice Bouvier -

 

Ventidue testimoni del Vangelo che continuano a parlare alla Chiesa e al mondo attraverso l’eroismo delle loro virtù e la santità delle loro opere. Alla presenza del Papa, nella Sala Clementina, sono stati promulgati stamani 3 decreti della Congregazione per le Cause dei Santi su mira­coli per la canonizzazione; 8 decreti su miracoli per la beatificazione, 1 sul martirio e 10 sulle virtù eroiche. Per un profilo dei prossimi santi e beati, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Sono figure forti di pastore i tre futuri santi, che verranno proclamati dal Pontefice. L’arcivescovo ucraino di Leopoli dei Latini, Giuseppe Bilczewski - vissuto tra il 1860 e il 1923 professore di teologia dommatica - durante la Prima guerra mondiale e nei diversi conflitti che ne seguirono fu punto di riferimento per cattolici, ortodossi ed ebrei. A Leopoli visse anche, nello stesso periodo, padre Sigismondo Gorazdowski. Attivo in diverse parrocchie, promosse molte opere per i sacerdoti, i giovani, i malati e i poveri. E’ autore di un fortunato catechismo per il popolo e fondatore della Congregazione delle Suore di San Giuseppe per i poveri e gli ammalati. Di nazionalità italiana è il prossimo santo Gaetano Catanoso, vissuto tra il 1879 e il 1963. Parroco di un piccolo paese dell’Aspromonte e, poi, nella città di Reggio Calabria, fondò le Suore Veroniche del Volto Santo.

 

Sono vissuti tutti tra il XIX e il XX secolo i futuri 9 beati. Spina nel fianco di Hitler, il cardinale Clemente Augusto Von Galen si dedicò sempre al servizio pastorale, come parroco a Berlino e vescovo di Münster. Creato cardinale da Pio XII, che lo definì un eroe, difese il popolo dagli errori e dalle aggressioni del nazismo rischiando l’arresto e la morte. La strenua opposizione ai nazisti e, in particolare, alle persecuzioni antiebraiche valse al porporato l’epiteto di leone di Münster. Figura molto popolare è quella di Charles de Foucauld. Nato a Strasburgo, in una nobile famiglia cristiana, visse nella povertà e nella contemplazione, testimoniando fraternamente l’amore di Dio tra i cristiani, gli ebrei e i musulmani. Gigante della carità, suor Maria Anna Cope si dedicò per 30 anni, senza risparmio di forze, al servizio dei lebbrosi dell’isola Molokai, nell’arcipelago delle Hawaii. Nata in Germania nel 1838, a due anni emigrò nello Stato di New York. Come suora del Terz’Ordine di San Francesco di Syracuse, raccolse il grido straziato di padre Damiano de Veuster, che a Molokai aveva contratto la lebbra, affinché continuasse la sua opera nel lebbrosario. Attraverso la sua azione eroica di missionaria tra i lebbrosi fu possibile arginare il terribile male della lebbra nell’isola di Molokai. Martire della fede è il sacerdote polacco Ladislao Findysz. Svolse la sua missione in tempo di guerra e poi sotto il regime comunista che lo incarcerò nel 1963. In prigione fu sottoposto ad umiliazioni e maltrattamenti. Distrutto nel fisico, morì pochi mesi dopo essere stato liberato.

 

Polacco è anche il futuro beato, il sacerdote Bronislao Markiewicz, che si occupò soprattutto della formazione della gioventù povera ed orfana. Fondò le Congregazioni maschile e femminile di S. Michele Arcan­gelo. Sacerdote italiano, Luigi Biraghi, dell’arcidiocesi di Milano, fu direttore spirituale del Seminario maggiore milanese e fondatore della Congregazione delle Suore di S. Marcellina. Riconosciuti anche i miracoli per la beatificazione di tre Serve di Dio: la portoghese madre Rita Amata di Gesù, che gettò le basi dell’Istituto delle Suore di Gesù Maria e Giuseppe; l’italiana Maria Crocifissa Curcio, fondatrice della congregazione delle carmelitane missionarie di S. Teresa di Gesù Bambino; la spagnola madre Ascensione del Cuore di Gesù che, in Perù, aiutò il vescovo domenicano mons. Ramón Zubieta nella fondazione delle Suore Domenicane del SS. Rosario, di cui fu prima superiora generale.

 

Promulgati anche i decreti sulle virtù eroiche, che si riferiscono a 10 Servi e Serve di Dio, vissuti tra il XIX e XX secolo: il presule italiano Luigi Maria Olivares, sacerdote a Milano e poi vescovo di Sutri e Nepi; il vescovo lettone Boleslao Sloskans che, sotto il dominio sovietico, patì per la fede persecuzioni e anni di prigionia in Siberia; il sacerdote italiano Virgilio Angioni, dell’arcidiocesi di Cagliari, fondatore della Congregazione delle Figlie di Maria SS.ma Madre della Divina Provvidenza e del Buon Pastore; il sacerdote polacco Ignazio Kłopotowski, che fu parroco a Varsavia, dove fondò le Suore della Beata Vergine Maria di Loreto. Il sacerdote Michele Sopoćko, nato nell’arcidiocesi di Vil­nius nel 1888, fu confessore di S. Faustina Kowalska. Collaborò alla fondazione delle Suore di Gesù Misericordioso; padre Tito Horten, che prima di diventare sacerdote domenicano, svolse una intensa attività caritativa. Nell’ondata di persecuzione del regime nazista contro la Chiesa Cattolica, fu accusato di reati valutari. Morì in carcere; il padre spagnolo Mariano de la Mata Aparicio, che esercitò il ministero sacerdotale in Brasile; madre Maria Colomba Białecka, che nacque nell’arcidiocesi di Leopoli dei Latini e fondò la Congregazione delle Suore del Terz’Ordine Domenicano per l’assistenza degli infermi e per l’insegna­mento del catechismo; la madre polacca Maria Merkert, che assieme ad alcune compagne servì i poveri e i mala­ti. Collaborò alla fondazione delle Suore di S. Elisabetta; suor Marta Wiecka, Figlia della Carità di S. Vincenzo de Paul, svolse il suo apostolato come infermiera in diversi ospedali. Volontariamente sostituì un giovane padre di famiglia nel disinfettare la stanza di una malata di tifo. Ne restò contagiata e poco dopo morì.

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Tra i prossimi beati dunque figura anche Charles de Foucauld. Nato a Strasburgo nel 1858, entra nell’esercito francese di stanza in Algeria, poi parte come esploratore in Marocco. Quindi la conversione. La sua vita interiore è a lungo caratterizzata da una tormentata ricerca di Dio. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

 

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"Per dodici anni – diceva Charles de Foucauld - ho vissuto senza alcuna fede: nulla mi pareva sufficientemente provato. L'identica fede con cui venivano seguite religioni tanto diverse, mi appariva come la condanna di ogni fede”. Charles de Foucauld trova Dio nel confessionale: fa l’esperienza sconvolgente del perdono e della misericordia di Dio. "Nello stesso attimo in cui cominciai a credere che c'era un Dio – scrive - compresi che non potevo fare altro che vivere per Lui; la mia vocazione religiosa risale alla stessa ora della mia fede". Sceglie un cammino spirituale basato sulla semplicità, sulla preghiera e sull'umiltà. Diventa monaco trappista. E parte nel nord Africa nel deserto del Sahara tra le popolazioni tuareg. La vita di padre de Foucauld si conclude tragicamente il 1° dicembre 1916: viene assassinato durante un attacco di predoni del deserto. "Dio costruisce sul nulla - diceva -  è con il niente degli apostoli che ha fondato la Chiesa; è  nel nulla dei mezzi umani che  si conquista il cielo e che la fede viene propagata." La sua preghiera preferita così recitava: “Padre, mi abbandono a Te, fa' di me ciò che ti piace.  Sono pronto a tutto, accetto tutto… con infinita fiducia: perché Tu sei mio Padre”.  

 

Ma sull’itinerario spirituale di Charles de Foucauld  ascoltiamo, al microfono di Giovanni Peduto, il postulatore della causa di beatificazione, padre Maurice Bouvier:

 

R. – Sotto l’influenza dello scetticismo religioso e del positivismo Charles de Foucauld ha perso la fede della sua infanzia e ha vissuto parecchi anni in una situazione di dubbio completo. A 20 anni ha scelto la carriera militare. In questo periodo ha cercato di divertirsi in diversi modi, ma senza soddisfazione. Dopo la sua conversione scriverà, rivolgendosi al Signore: “Mi facevi sentire un vuoto doloroso, una tristezza, che ho provato solo allora”. Dopo aver abbandonato l’esercito, è partito per un’esplorazione del Marocco, dal giugno 1883 al maggio 1884. Qui ha fatto un’esperienza di povertà e di scoperta della preghiera tra i musulmani. “La vista di questa fede” - scriverà ad un amico - “di queste anime che vivono nella continua presenza di Dio, mi ha fatto intuire qualcosa di più grande e di più vero delle occupazioni mondane. Mi sono messo a studiare l’Islam e in seguito la Bibbia”. 

 

D. – Padre Bouvier, ma cosa ha spinto quest’uomo a condividere la vita nel deserto con le popolazioni del Sahara?

 

R. – Vorrei soprattutto sottolineare che non è andato nel Sahara per cercare una vita eremitica nel silenzio del deserto. Voleva soprattutto portare la presenza di Gesù nell’Eucaristia. Nel diario del 1909 aveva scritto: “Il mio apostolato deve essere quello della bontà. Vorrei essere abbastanza buono, perché si dica:‘Se tale è il servo, com’è dunque il padrone?’”. Voleva presentare il divino banchetto non ai congiunti e ai vicini ricchi, ma agli zoppi, ai ciechi, ai poveri, vale a dire alle anime a cui mancano i sacerdoti. Sulla strada verso Beni-Abbés proverà sentimenti di commozione e di gioia, convinto che fosse la prima volta in queste regioni che Gesù veniva ad essere presente nell’Eucaristia. Si può dire che dopo la sua ordinazione sacerdotale, la sua vocazione è stata quella di missionario del Vangelo e dell’Eucaristia, al servizio dei suoi fratelli più abbandonati.

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E’ GESU’ UN AMICO PER I GIOVANI, CHE POSSONO CRESCERE CON LUI

ALLA SCUOLA DI COMUNIONE E DI SOLIDARIETA’ DELLA CHIESA.

COSI’ IL PAPA AI GIOVANI DELL’AZIONE CATTOLICA RAGAZZI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

         E’ importante per un giovane crescere imparando a considerare Gesù un amico, sviluppando il senso di appartenenza alla Chiesa, scuola di comunione e di solidarietà. Lo ha detto Giovanni Paolo II, che ha ricevuto questa mattina nella Sala del Concistoro una cinquantina tra giovani e assistenti dell’Azione Cattolica ragazzi. Il Papa ha detto di aver appreso “con piacere” del progetto formativo annuale che quest’anno impegnerà il ramo giovanile di AC sul tema della “compagnia”.

 

“Portate avanti con entusiasmo e generosità questo progetto – è stata l’esortazione del Pontefice - E’ importante che ciascuno di voi cresca nella conoscenza e nell’amicizia con Gesù. Potrete farlo a pieno titolo in quella “compagnia” che è la Chiesa, voluta da Cristo come casa e scuola di comunione e di solidarietà”. Nel porgere i propri auguri per le feste imminenti, Giovanni Paolo II ha concluso il suo breve saluto augurando che il “fascino spirituale” del Natale susciti nei ragazzi “il desiderio di conoscere più da vicino Gesù che viene al mondo per salvarci”.

        

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, e il sig. Marcelo Fernandez de Córdoba Ponce, ambasciatore dell'Ecuador, in visita di congedo. 

 

Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Grenada l’arcivescovo Thomas E. Gullickson, finora nunzio apostolico in Trinidad e Tobago, Bahamas, Dominica, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, San Vincenzo e Grenadine, Antigua e Barbuda, Barbados, Giamaica, Repubblica Cooperativistica della Guyana e in Suriname e delegato apostolico nelle Antille.

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il titolo "L'Albero di Natale: l'albero della vita sempre verde che si fa dono"; alla preghiera dell'Angelus Domini, in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II presenta il messaggio del tradizionale simbolo natalizio, che si affianca al presepe.

Sempre in prima, un articolo di Umberto Santarelli dal titolo "Molti con la pace hanno tragicamente giocato": il messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale della Pace.

 

Nelle vaticane, l'udienza del Papa al gruppo dell'Azione Cattolica Ragazzi. Ciascuno di voi - ha auspicato il Santo Padre - cresca nella conoscenza e nell'amicizia con Gesù. La Chiesa, voluta da Cristo, - ha sottolineato il Papa - è casa e scuola di comunione e di solidarietà. 

Promulgazione di decreti riguardanti cause di canonizzazione.

 

Nelle estere, in evidenza l'Iraq, con le stragi perpetrate nelle città di Najaf e Kerbala.

Sri Lanka: chiesa cattolica saccheggiata e incendiata.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Anna Bujatti in merito alla mostra romana "Da Giotto a Malevic", alle Scuderie del Quirinale.

Un articolo di Antonio Braga in ricordo di Renata Tebaldi, una voce che ha segnato il teatro lirico mondiale.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 dicembre 2004

 

 

 

CINA, NUOVE NORME SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA.

MA IL GOVERNO TUTELA SOLO I CULTI “LEGITTIMI”

- Intervista con padre Giancarlo Politi -

 

Fanno discutere le nuove norme pubblicate ieri dal Partito comunista cinese in materia di libertà religiosa. Le direttive, che dovrebbero entrare in vigore il primo marzo, affermano che “nessuna persona od organizzazione può forzare i cittadini a credere o non credere in una religione”, ma d’altra parte si limitano a tutelare i culti ufficialmente riconosciuti come “legittimi”. A padre Giancarlo Politi, direttore di Mondo e Missione, Andrea Sarubbi ha chiesto quali siano le novità di questa riforma.

 

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R. – La novità più appariscente è che sono previste delle misure disciplinari contro gli abusi possibili da parte dei funzionari locali. Di fatto questi nuovi regolamenti introducono una distinzione tra credo religioso e attività religiose e regolano i rapporti tra lo Stato e le diverse religioni. Inoltre  non riconoscono e che possano esserci, all’interno delle differenti religioni, delle posizioni che magari non sono accettabili dallo Stato. Lo Stato ha sempre chiesto di poter e dover determinare cosa sia la religione.

 

D. – Si ripete ancora una volta una costante del governo cinese in tema di religioni. Pechino parla di legittimità. Quali sono queste religioni legittime?

 

R. – Di fatto, sono quelle religioni che si registrano. Quindi, registrano dove debbano avvenire le attività di culto, quali siano i ministri delle religioni, i diversi compiti, etc. Quelli che non accettano questo modo di gestire il campo religioso sono lasciati da parte. E in questo è la debolezza di questo documento, che non ha avuto un dibattito pubblico, in modo da interessare e coinvolgere anche chi faceva obiezione a tutta la politica finora impostata in campo religioso. Quindi, per esempio, in campo cattolico, il movimento clandestino non è stato interpellato, in modo che venissero considerati come non credenti, come non religiosi. Per questo credo che continueranno gli arresti di preti o di vescovi. Probabilmente il regime non è pronto a discuterne.

 

D. – Secondo lei, qual è la sfida più grande oggi per un cattolico cinese?

 

R. – Per un cattolico cinese la sfida più grande consiste nel poter ancora parlare in modo da essere capito dalle nuove generazioni. Non è molto lontano dalla nostra situazione di Chiesa. C’è tutta una generazione che non è più interessata ai temi religiosi, nella maniera in cui erano interessati i loro padri.

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75 ANNI FA LA PUBBLICAZIONE DELL’ENCICLICA DI PIO XI “MENS NOSTRA”

SUGLI ESERCIZI SPIRITUALI

- Intervista con padre Edward Mercieca -

 

Oggi ricorre il 75.mo anniversario dell’Enciclica di Pio XI “Mens Nostra” sugli Esercizi Spirituali, in cui il Pontefice, tra l’altro, disponeva lo svolgimento  annuale in Vaticano di un corso di esercizi spirituali. L’Enciclica veniva pubblicata il 20 dicembre 1929, anniversario del 50.mo di sacerdozio di Papa Ratti, seguace spirituale di Sant’Ignazio di Loyola, proclamato dallo stesso Pio XI “Patrono degli Esercizi Spirituali” il 25 luglio 1922, con la Costituzione Apostolica Summorum Pontificum. Al padre Edward Mercieca, della Compagnia di Gesù, Giovanni Peduto ha chiesto quale sia il significato di questa Enciclica:

 

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R. - Per Pio XI gli Esercizi sono memoria viva dell’esperienza di Dio e allo stesso tempo un aiuto nella vita spirituale ed apostolica. Il Papa desidera e propone questo strumento efficace che sono gli Esercizi di Sant’Ignazio per un cammino di crescita spirituale ed apostolica non solamente per i vescovi, sacerdoti, religiosi, ma anche per i laici. Questa Enciclica è un documento che ha inciso fortemente nella pastorale della Chiesa fino ad oggi.

 

D. – Qual è l’importanza degli Esercizi spirituali?

 

R. – Il cristiano per vivere oggi il Vangelo nella vita quotidiana ha bisogno di un’esperienza fondamentale, personale, interiorizzata del Signore Gesù. Solamente una vita orientata all’interiorità stessa della persona può confrontarsi e dialogare con la cultura attuale pluralista e diversa, purtroppo molte volte avversa.

 

D. – Dunque gli Esercizi spirituali sono fondamentali anche per i laici?

 

R. – La chiamata alla santità e all’apostolato nel mondo è universale per tutti i battezzati. I cristiani del futuro, diceva il teologo tedesco Karl Rahner, o saranno mistici o non saranno cristiani. Grazie a Dio oggi sono moltissimi i laici che cercano l’esperienza del Signore Gesù e la loro scelta vocazionale per mezzo degli Esercizi di Sant’Ignazio.

 

D. – Parliamo del metodo di Sant’Ignazio di Loyola...

 

R. – La dinamica del metodo ignaziano, cioè la preparazione, la realizzazione e la presa di coscienza del passaggio di Dio nella persona durante la stessa orazione è fondamentale. Esercitarsi è anche imparare a discernere i movimenti interiori, l’azione di Dio e l’azione dello spirito malvagio. E’ tutto un cammino che termina nella trasformazione della vita messa al servizio degli altri.

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GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO PER LA 21.MA EDIZIONE

DELLA RASSEGNA INTERNAZIONALE DEL PRESEPIO

NELL’ARTE E NELLA TRADIZIONE DI VERONA. L’EVENTO E’ PATROCINATO DALL’UNESCO

- Intervista con Alfredo Troisi -

 

La città di Verona celebra ancora una volta il Presepe, segno tangibile dell’amore infinito che Dio ha per ogni essere umano. E’ giunta, infatti, alla 21.esima edizione la Rassegna Internazionale del Presepio nell’Arte e nella Tradizione, patrocinata dall’UNESCO. La rassegna, nell’Arena fino al prossimo 23 gennaio, vede sfilare oltre 400 sacre rappresentazioni, provenienti da 54 Nazioni, tra le quali Cina, Giappone, Corea e alcuni Paesi dell’Africa e dell’America Latina. Simbolo dell’iniziativa, una suggestiva Stella Cometa in acciaio alta 70 metri. Al microfono di Fabio Colagrande, Alfredo Troisi, ideatore e coordinatore di questa rassegna:

 

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R. – Questa rassegna è ancora più bella dell’anno scorso, perché a parte lo scenario, la magia dell’Arena, il grande richiamo che suscita la Stella Cometa, che è la scultura più grande del mondo, si affinano sempre più le tecniche di costruzione dei presepi, che vengono realizzati con materiali diversi e dimensioni diverse. Si affinano anche le tecniche di allestimento, per cui attraverso particolari effetti speciali si può creare quella suggestione e quell’atmosfera che rendono la rassegna unica nel suo genere al mondo.

 

D. – Sono rappresentate un po’ tutte le arti presepistiche, da Oriente a Occidente…

 

R. – Certo, sono 400 i presepi posti in Arena, in rappresentanza di 54 Paesi. Nutrita anche la partecipazione dei musei che hanno aperto finalmente le loro porte alla rassegna veronese, consapevoli che si tratta di una rassegna veramente eccezionale.

 

D. – Tra l’altro la Fondazione Verona per l’Arena, che proprio lei presiede e che ha organizzato questa mostra, in qualche modo ha un legame molto forte con Betlemme. Vogliamo ricordarlo?

 

R. – Certo. Io ho avuto l’onore dall’UNESCO di realizzare, come project leader in vista del Giubileo 2000, il Museo internazionale della Natività. Realizzare un museo della Natività nel luogo dove è nato Gesù, consente ai pellegrini che vanno a vedere la grotta, di vedere com’è la grotta dove è nato Gesù, e quindi di andare al Museo a vedere come tutti i popoli del mondo interpretano l’evento della Natività. Il Museo della Natività ha anche una mostra itinerante, che è stata realizzata negli anni scorsi a Lublino, poi a Milano, l’anno scorso a Lubiana e l’anno prossimo sarà ospitata in Vaticano.

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CHIESA E SOCIETA’

20 dicembre 2004

 

 

 

SEMPRE PIU’ DELICATA LA SITUAZIONE DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA

DEL CONGO. “CONSTATIAMO CON INDIGNAZIONE – SCRIVE IN UN COMUNICATO L’ARCIVESCOVO DI KISANGANI – CHE OGNI VOLTA CHE IL CONGO AVANZA

VERSO LA PACE, FORZE VISIBILI E INVISIBILI CERCANO DI FERMARE

 IL CAMMINO DI CRESCITA VERSO UNO STATO FORTE E PROSPERO”

 

KISANGANI. = “Condanniamo tutte le violenze in corso nella Repubblica democratica del Congo e riaffermiamo con forza che l’integrità nazionale e la sovranità del Paese non possono essere negoziate. Diciamo no alla balcanizzazione del Congo”. Lo sottolinea, in un messaggio, il presidente della Conferenza episcopale congolese e arcivescovo di Kisangani, monsignor Laurent Monsengwo Pasinya. Nel documento - riferisce l’agenzia Misna - intitolato “La nazione è in pericolo. Popolo congolese, mobilitati”, il presule traccia un quadro della recente crisi del Paese africano, ricordando a tutti le proprie responsabilità. “Da qualche tempo informazioni sempre più numerose e affidabili – scrive l’arcivescovo di Kisangani – segnalano ancora una volta la presenza di truppe straniere sul territorio congolese. La ripresa dei combattimenti provoca movimenti di popolazioni già estremamente provate, creando così una nuova grave crisi umanitaria”. “Questa situazione – aggiunge – diventa ancora più scandalosa e preoccupante perché si verifica a qualche settimana dalla firma solenne dell'accordo di Dar es Salaam, in cui i capi di Stato della regione dei Grandi Laghi si erano impegnati a risolvere in maniera congiunta i problemi dell’area. Adesso la pace nella regione è nuovamente minacciata”. “Constatiamo con indignazione – si legge ancora nel comunicato – che ogni volta che il Congo avanza verso la pace, forze visibili e invisibili cercano di fermare il cammino di crescita verso uno Stato forte e prospero”. La tensione nella provincia orientale del Nord Kivu è nuovamente salita alla fine di novembre, quando esponenti del governo ruandese, hanno minacciato un intervento militare oltre frontiera per fronteggiare la minaccia di alcuni gruppi ribelli ruandesi, che dai loro campi-base stavano preparando nuovi attacchi contro il Rwanda. Nel messaggio, il presidente della Conferenza episcopale congolese “raccomanda” a non meglio precisati “Paesi confinanti” “di ritirare le proprie truppe dal territorio congolese e di comprendere che le relazioni di buon vicinato, la pace e lo sviluppo sono preferibili a una guerra inutile”. Il presule si rivolge, inoltre, alla Comunità internazionale, alla quale chiede di “prendersi le proprie responsabilità sanzionando in maniera esemplare quanti seminano il terrore e violano deliberatamente gli accordi internazionali che garantiscono la coesistenza pacifica tra i popoli”. Il Rwanda, intanto, ha annunciato oggi ufficialmente di non voler più inviare le proprie truppe sul suolo congolese. Ma le parole del ministro degli Esteri, Charles Murigande, non convincono Kinshasa, che accusa Kigali di aver già oltrepassato i confini. Ad accrescere la tensione poi anche scelte del Burundi. Due elicotteri dell’esercito di Bujumbura, infatti, hanno colpito nei giorni scorsi strutture dei ribelli delle Forze di liberazione nazionale (FNL). La notizia, diffusa ieri dai vertici militari burundesi, rischia di creare polemiche e tensioni, visto che secondo un esponente della Missione delle Nazioni Unite in Congo (MONUC), nella loro missione gli elicotteri governativi burundesi avrebbero violato lo spazio aereo congolese, compiendo un’ incursione oltre frontiera. (B.C.)

 

 

 

 

 

 

 

ANCHE SE LA REALTA’ DEL MOMENTO APPARE DESOLANTE PER GLI ATTACCHI

PORTATI DA UN TIPO DI LAICISMO AGGRESSIVO E INTOLLERANTE, LA CHIESA

NON DEVE CONSIDERARSI OGGI “UNA FORTEZZA ASSEDIATA”. IL SUO INSEGNAMENTO

 E LA SUA CARITA’ SANNO OFFRIRE MOTIVI DI SPERANZA ALL’UOMO.

LO AFFERMA L’ULTIMO EDITORIALE DI CIVILTA’ CATTOLICA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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ROMA. = I segni religiosi cancellati dalle scuole in Francia. Aborto, divorzio, matrimoni omosessuali tra le “procedure” da abbreviare o facilitare in Spagna. L’eutanasia estesa ai ragazzi sotto i 12 anni in Olanda. Un cattolico dichiarato come il ministro italiano Rocco Buttiglione “ostracizzato” dal Parlamento europeo per aver espresso opinioni moralmente orientate. Le radici cristiane dell’Europa non esplicitamente riconosciute nella Costituzione Europea. La Chiesa di oggi è forse una “fortezza assediata”? Il cristianesimo è oggetto di una campagna di “persecuzione” o di “intolleranza”?  A chiederselo è l’editoriale dell’ultimo numero di Civiltà cattolica, la rivista dei Gesuiti, che indaga le ragioni di una situazione che vede un laicismo “intollerante e aggressivo” opporsi in chiave irreligiosa e anticattolica a chi professa il credo cristiano, cercando poi di trasferire i principi della propria fede in ambito civile e politico. Per alcuni cristiani - scrive Civiltà cattolica - questo sarebbe il momento di una nuova crociata, con la quale rispondere “non solo con una protesta morale, ma anche, in qualche misura, di ordine politico” all’attacco portato contro “taluni principi essenziali della morale cattolica e, più in generale, contro la Chiesa e il cristianesimo”. Si tratta dunque di doversi difendere, soprattutto in Europa, da un’“ondata di fondamentalismo laicista”, mentre, all’esterno, l’Islam preme alle porte con la forza della sua identità religiosa e morale? In effetti - si afferma nell’editoriale - non è raro che un certo laicismo si manifesti contro i cattolici “con un’accresciuta aggressività”, a differenza della “laicità politica e statuale” che di per sé “non è contraria alla religione”. Il timore di fondo dei laicisti - spiega la rivista dei Gesuiti - è che i cattolici - nonostante il loro numero in Europa diminuisca, riescano comunque a “far prevalere in campo legislativo i loro principi etici” e che la Chiesa arrivi a “minacciare l’esercizio di diritti e il godimento di libertà ritenute conquiste ormai definitive e intoccabili della civiltà occidentale” e della modernità. Inoltre - osserva l’articolo - non deve aver fatto piacere al laicismo secolarista, “che riteneva di aver vinto la partita contro la religione” grazie all’Illuminismo deista e alla Rivoluzione francese, l’incontestabile “ritorno” del bisogno religioso, registrato negli ultimi decenni sia pure in un pullulare di forme diverse. Passando dall’analisi alla proposta, Civiltà cattolica invita in cristiani a “non chiudersi in silenzio né ad assumere atteggiamenti di crociata contro il mondo moderno”. Se è vero che la Chiesa gerarchica non ha compiti politici e amministrativi, diverso è il caso dei cristiani, che possono “proporre e far valere nella formazione delle leggi i loro principi etici”, smontando così la “debole obiezione” laicista secondo cui la Chiesa peccherebbe di ingerenza nelle questioni proprie dello Stato. La situazione attuale del mondo - conclude l’editoriale - anche se in apparenza “desolante” in realtà non lo è per la Chiesa. Essa, allora, “non deve sentirsi né assediata né astenersi dal ribadire il proprio insegnamento, fondato sulla persona di Gesù”. La speranza cristiana, e non la scienza o la tecnologia, è in grado di dare risposte “sensate e pacificanti” al “senso ultimo della vita umana”, anche nelle “tristi situazioni” vissute dall’umanità, dalla Shoah del passato al terrorismo di oggi, grazie alla capacità della Chiesa di fare del bene in ogni campo della vita sociale.

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RISERVE DEL CONSIGLIO DI STATO SPAGNOLO SUL PROGETTO

DEL GOVERNO ZAPATERO DI LEGALIZZARE I MATRIMONI OMOSESSUALI.

 SECONDO L’ORGANO CONSULTIVO, SAREBBE PREFERIBILE

 “IMPIEGARE UNA DENOMINAZIONE DIFFERENTE”

 

MADRID. = Il Consiglio di Stato spagnolo ha espresso “riserve” sul progetto del governo socialista di José Luis Zapatero di legalizzare i matrimoni omosessuali, giudicando “preferibile” l’adozione di una denominazione diversa dal matrimonio e di una legislazione distinta, che garantisca, tuttavia, il godimento degli stessi diritti delle coppie eterosessuali unite in matrimonio. La Costituzione spagnola - scrive il Consiglio di Stato nel suo parere - “non genera un diritto al matrimonio fra persone dello stesso sesso”. Ad ogni modo, secondo l’organismo consultato dal governo, questo “non impedisce al legislatore di regolare altri modelli di vita comune fra persone dello stesso sesso e di attribuire loro diritti analoghi a quelli previsti per il matrimonio”. “Tuttavia – si legge ancora nel testo dell’organo consultivo supremo spagnolo – sarebbe preferibile impiegare una denominazione differente”. Il ministro della giustizia, Juan Fernando Lopez Aguilar, da parte sua, ha detto che prenderà in considerazione le “raccomandazioni tecniche” del Consiglio di Stato, giudicando, comunque, il progetto di legge “perfettamente costituzionale”. All’iniziativa del governo spagnolo si oppone fermamente la Chiesa cattolica. (B.C.)

 

 

A GENNAIO 2005 PRIMO STORICO INCONTRO PER LA VITA CONSACRATA

IN NUOVA ZELANDA. PARTECIPERANNO ALL’APPUNTAMENTO OLTRE 330 DELEGATI,

IN RAPPRESENTANZA DEI DIVERSI ORDINI CHE OPERANO NEL PAESE

 

WELLINGTON. = Si svolgerà il prossimo gennaio a Kilbirnie la prima conferenza dedicata alla vita consacrata in Nuova Zelanda. All’incontro, al quale si attendono oltre 330 delegati delle diverse congregazioni religiose, parteciperanno anche rappresentanti provenienti dall’Australia, dalle Isole Fiji e da Tonga. La conferenza, a partire dal 20 gennaio, vedrà impegnati i partecipanti per quattro giornate di studio, riflessione e preghiera. A tenere la relazione fondamentale del convegno sarà padre Timothy Radcliffe, domenicano, già maestro generale dell’Ordine, che interverrà sul tema: “Portare speranza nella vita e nella vocazione religiosa”. Lo scopo dell’incontro - ha sottolineato ai microfoni dell’agenzia Fides suor Josephine Caulton, segretaria del comitato organizzativo - è “sostenerci reciprocamente e trovare nuove strade per vivere la vita consacrata nel terzo millennio in Oceania”. In Nuova Zelanda i religiosi si dedicano principalmente alla catechesi e all’educazione religiosa, soprattutto nelle scuole. Una delle principali sfide è quella delle vocazioni religiose, investite dal fenomeno della secolarizzazione. Nel Paese operano 202 sacerdoti religiosi, 172 religiosi non sacerdoti, 1.030 suore. I cattolici sono 470 mila, su una popolazione di quasi 4 milioni di persone. (B.C.)

 

 

ANCORA MORTI NELLE MINIERE CINESI. 14 PERSONE HANNO PERSO LA VITA IERI

 IN UN’ESPLOSIONE NEL DISTRETTO DI XINGWEN

 

PECHINO. = Ennesima tragedia nelle miniere di carbone cinesi. Un’esplosione nel distretto di Xingwen, nella provincia sud-occidentale di Sichuan, ha causato ieri la morte di 14 persone e il ferimento di altre 3. Al momento non sono ancora chiare le cause del disastro, anche se gli incidenti sono spesso dovuti ad inosservanza delle norme di sicurezza e mancanza delle attrezzature antinfortunistiche. Esplosioni, inondazioni e altri incidenti hanno raggiunto una cadenza quasi quotidiana nelle miniere cinesi, le più pericolose al mondo. Lo scorso mese un’esplosione in una miniera della Cina centrale ha provocato 166 morti, mentre dall’inizio dell’anno sono quasi 6 mila le vittime di incidenti. Dalla Cina, inoltre - riferisce l’agenzia Asianews - arriva anche la notizia dell’arresto di un giornalista, difensore dei contadini e dei poveri, per non meglio precisate accuse inerenti a reati criminali. L’azione contro Li Baiguang, 37 anni, accademico e giornalista free-lance, segue l’arresto di diversi altri scrittori e segna un giro di vite sui media da parte di Pechino. Secondo le autorità, le sue attività contrastano con le leggi e costituiscono un “reato criminale”. Li Baiguang è stato arrestato per aver diffuso la protesta dei contadini del Fu’an, che hanno accusato le autorità locali di corruzione. In un articolo pubblicato in Internet, egli aveva manifestato l’intenzione di tornare in città nonostante le ripetute minacce delle autorità locali, che promettevano di “gettarlo agli squali”. (B.C.)

24 ORE NEL MONDO

20 dicembre 2004

 

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

E' di 66 morti e circa 200 feriti l'ultimo  bilancio dei due attentati compiuti ieri contro le due città  sante sciite irachene di Kerbala e Najaf. E mentre la comunità religiosa piange le sue vittime, i leader sciiti invitano alla calma e a non cadere nella provocazione dei terroristi che, con le loro stragi, vogliono innescare una guerra civile alla vigilia delle elezioni del 30 gennaio prossimo. L'ultimo bilancio per la strage di Najaf è di 52 morti e 142  feriti; quello di Kerbala è di 14 morti e 57 feriti. Il governatore della regione di Najaf, Adnan Zorfi, ha accusato i  fedelissimi di Saddam Hussein e i terroristi salafiti (riferimento alla rete di al Qaeda) di essere i registi del doppio attentato anti-sciita. Già una cinquantina di persone  sono state arrestate a Najaf e dintorni, sospettate di aver collaborato alla preparazione degli attentati. Intanto, secondo fonti di polizia, tre stranieri e un iracheno sono stati uccisi questa mattina a Samarra, a nord di Baghdad. Ci sono poi le dichiarazioni dell’ex presidente iracheno Saddam Hussein riportate dai suoi avvocati: l’ex dittatore ha lanciato una sorta di appello agli iracheni invitandoli a essere uniti e prudenti riguardo alle elezioni del  30 gennaio.

 

Nella difficile situazione irachena, la Chiesa locale ha annunciato che, per motivi di sicurezza, sarà impossibile celebrare il Natale pubblicamente. Su questo aspetto Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di don Fabio Corazzina, responsabile per l’Iraq di Pax Christi:

 

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R. – Il problema dell’esporsi pubblicamente è un problema molto grosso. La situazione attuale dell’Iraq rende impossibile la libertà di espressione, di culto e di manifestazione pubblica. Non è un problema specifico dei cattolici, dei cristiani, ma è un problema del popolo iracheno che non ha libertà, che non ha possibilità di dirsi quelle che sono le sue dimensioni spirituali, culturali e di espressione più ampia.

 

D. – Sarà comunque un Natale vissuto  ancor più profondamente nei cuori…

 

R. – Sicuramente. La certezza che questo Dio che nasce porta all’uomo un messaggio di pace è forte. D’altronde, lo stesso messaggio del Natale di un bambino che nasce e che viene in mezzo a noi ci riporta alla preoccupazione del come prenderci cura delle generazioni che stanno crescendo, che dopo 35 anni di dittatura e di guerra fanno molta fatica a vedere un proprio orizzonte futuro. Quindi, credo che il Natale ci richiami proprio al destino e al futuro dei più giovani di questa popolazione, che non sono sicuramente pochi.

 

D. – Don Fabio, man mano che ci si avvicina alle elezioni generali irachene c’è il timore che la violenza, già a livelli altissimi, diventi di proporzioni ancora più drammatiche?

 

R. – I segnali sembrano chiari ed evidenti. Il processo di democratizzazione è sicuramente un processo che porta con sé delle grossissime difficoltà. Speriamo che le elezioni siano e diventino un segno positivo. Il resto è un’avventura senza ritorno.

 

D. – L’inizio dei processi nei confronti degli esponenti del regime di Saddam Hussein faciliterà questo processo di democratizzazione o provocherà ancor di più una recrudescenza della violenza?

 

R. – Credo che oltre a questi giudizi dovremo anche arrivare ad un giudizio internazionale sulla qualità della politica, che ha sostenuto questi gerarchi. Questo il popolo iracheno lo sa e fa fatica a digerirlo. In questi processi non vede la chiarezza di una giustizia che dia loro una speranza.

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● Ulteriore passo in avanti verso la formazione del nuovo governo che vede l’intesa tra Likud e laburisti. Oggi, infatti, il primo ministro israeliano, Sharon, ha convocato Shimon Peres per definire il suo ruolo di vicepremier con funzione di primo ministro, al fianco dell'attuale secondo di Sharon, Ehud Olmert. Oggi, intanto, il deputato laburista Ramon dovrebbe presentare alla Knesset una proposta di emendamento alla Costituzione che consentirebbe la presenza di due vicepremier, vietata dalla legge in vigore. Intanto i coloni ebrei hanno dichiarato “illegittimo” il nuovo governo. A riferirlo, in una lettera aperta indirizzata a Sharon, è Wallerstein, un dirigente del movimento dei coloni che minaccia una vasta campagna di disobbedienza civile per impedire il ritiro di Israele da Gaza. Intanto, il gabinetto di Sharon ha deciso di stanziare un fondo di 150 milioni di dollari, per incoraggiare il soggiorno in Israele di giovani ebrei della diaspora.

 

Si continua a parlare della Turchia in relazione all’Unione Europea. Tra le riflessioni di carattere sociopolitico ci sono almeno due dichiarazioni significative da parte di Parigi e di Ankara. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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 Il ministro degli esteri francese, Barnier, afferma che la Francia porrà ad Ankara tutte le domande necessarie prima della sua eventuale adesione all'Unione Europea, compresa quella sul genocidio armeno, di cui - ricordiamo - non si è parlato al vertice del Consiglio europeo giovedì e venerdì scorsi. Oggi - spiega il ministro francese - “si tratta solo di avviare negoziati di adesione che saranno molto lunghi, molto difficili, nel corso dei quali porremo tutte le domande compreso il genocidio armeno, cercando di ottenere, prima dell'adesione, una risposta della Turchia”. Intanto, il governo turco interviene a proposito della questione che, invece, è stata cruciale nel vertice a Bruxelles: ribadisce che  non intende procedere ad un riconoscimento della Repubblica di Cipro, se non dopo una riunificazione politica dell'isola, attualmente divisa tra la Repubblica di Cipro, membro a tutti gli effetti dell'UE, e la parte turca a nord (la Rtcn, riconosciuta solo da Ankara). Ad affermarlo, sia il premier turco Erdogan, sia il suo vice e ministro degli esteri, Gul. Ed emergono prese di posizione precise: ''E' necessaria un'iniziativa urgente dell'Onu su Cipro. A  Cipro ci può essere anche un secondo referendum. Solo se i greco ciprioti accetteranno il piano di Kofi Annan, la Turchia accetterà Cipro unificata''. Dunque non cambiano i punti fermi di Ankara dopo che Erdogan si è  impegnato con i 25 leader a estendere anche alla  Repubblica di Cipro, prima dell'avvio del negoziato, il protocollo di unione doganale tra la Turchia e l'UE. Significativo il chiarimento del vicepremier e ministro degli esteri, Gul: l'estensione del protocollo “non rappresenterà comunque un riconoscimento perché noi non firmeremo un protocollo con i greco-ciprioti, ma con la Commissione”. Ma bisogna dire che il riconoscimento sembrava implicito nella dichiarazione finale del Consiglio. E, inoltre, a proposito del richiamo all’Onu, resta da dire che il segretario generale, Kofi Annan, ospite del vertice ha affermato che dopo che il suo piano di riunificazione è stato travolto dal no dei greco ciprioti chiamati a referendum sulla riunificazione, le Nazioni Unite attendono iniziative proposte dalle parti per impegnarsi in nuove mediazioni.

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● Nel nord dell’Uganda il parroco della località di Poranga, padre Peter Olum, è caduto in un’imboscata in una strada a 70 km da Gulu. Il sacerdote si trovava a bordo della sua auto con un catechista, accompagnato dalla moglie e dai figli ed un funzionario del governo locale quando il veicolo è stato attaccato. Padre Olum è stato ferito gravemente, la donna ed il funzionario locale sono stati uccisi mentre si sono perse le tracce del catechista e dei bambini che potrebbero essere fuggiti nella foresta o sequestrati dagli assalitori. Ma chi sono gli autori dell’attacco? Roberto Piermarini lo ha chiesto al padre Tarcisio Pazzaglia, da anni missionario nella città di Kitgum nel nord dell’Uganda

 

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R. – Sono i ribelli che non rispettano quel luogo, dove non verrebbe nessuna azione militare contro di loro. Forse è un chiaro segno che i ribelli non sono molto uniti. Alcuni accetterebbero un dialogo di pace, altri invece vogliono continuare ad andare avanti.

 

D. – Perché hanno colpito uomini di Chiesa, padre?

 

R. – Non lo so dire. Non credo che padre Olum abbia dei nemici. E’ un padre molto aperto al dialogo, molto socievole. Andava a pregare in questa Chiesa e portava la famiglia di questo catechista nativo di lì, perché passasse il Natale con i suoi familiari.

 

D. – Padre Tarcisio, che cosa state facendo per la popolazione locale che sta soffrendo questa situazione? In particolare, per i bambini?

 

R. – Soprattutto per le persone più deboli, per i bambini, che non possono far sentire la loro voce per avere un’assistenza sicura. Ne seguiamo ogni giorno gruppi di cento, duecento, in modo da poter supplire laddove il governo o le leggi non arrivano. Diamo fagioli, che è il cibo principale, farina, un pezzo di sapone, il sale e un chilo di zucchero. Attualmente le scuole sono chiuse. L’asilo è chiuso. Allora questi bambini che sono nei campi, almeno ricevono un pasto al giorno e al mattino hanno qualcosa. 

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Rinviato oggi al 28 febbraio il  processo in corso a Nairobi contro tre persone sospettate di aver organizzato l'attentato all'ambasciata americana in Kenya  avvenuto l'otto agosto del '98 (213 morti, tra cui 12 americani, e centinaia di feriti) ed all'hotel Paradise, vicino a Mombasa, sulla costa kenyana, di proprietà di israeliani, che ne erano di fatto anche gli unici clienti, il 28 novembre 2002. In quel caso le vittime furono 18, mentre contemporaneamente due missili mancarono di poco un aereo della El Al appena decollato per Tel Aviv con oltre 200 persone a bordo. L'attentato all'ambasciata Usa di Nairobi (contemporaneamente saltava in aria anche quella a Dar es Salam, Tanzania, 11 morti), è stato il più clamoroso gesto compiuto da al Qaeda  prima della tragedia delle Torri Gemelle a New York.

 

Il governo conservatore australiano ha preso per la prima volta le distanze dalle pressioni esercitate dagli Stati Uniti, per bloccare ogni azione internazionale volta a contenere le emissioni di gas serra ritenute responsabili del riscaldamento globale. Il ministro dell'Ambiente australiano Ian Campbell, di ritorno dalla Conferenza Onu sui mutamenti climatici di Buenos Aires, ha tenuto a puntualizzare le differenze chiave con gli Usa dopo anni di posizione comune in quanto due unici Paesi sviluppati che si rifiutano di firmare il protocollo di Kyoto. E' stato il lobbying americano alla Conferenza, a indurre Canberra a chiarire la sua posizione. Il ministro Campbell ha dichiarato che l'Australia non è d'accordo con la posizione di Washington contro l'indicazione di obiettivi futuri sulle emissioni di gas serra, né con la sua asserzione che l'unica risposta alla necessità di ridurre le emissioni stesse stia nella crescita economica e nella tecnologia. “La differenza fra gli Usa e l'Australia è che noi siamo disposti ad impegnarci in un nuovo accordo post Kyoto, purché includa sia gli Stati uniti, responsabili di quasi un quarto delle emissioni globali, sia i Paesi in via di sviluppo, che causeranno ancora sempre più  inquinamento con la crescita delle loro economie. Il ministro australiano ha aggiunto: “Se non lo faremo, il mondo sarà in grave pericolo”.

 

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