RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
354 - Testo della trasmissione di Domenica 19 dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si celebra oggi la Giornata dell’ONU per la cooperazione tra gli stati nel Sud del mondo
Sulla
scena internazionale nuove violenze in Iraq: a Kerbala almeno 10 morti per
un’autobomba; a Baghdad uccisi 3 membri della commissione elettorale.
Israele: messe a punto le linee guida del nuovo governo di unità
nazionale. Forse oggi la firma, ma sul campo proseguono gli scontri
19 dicembre 2004
CHE IL NATALE SIA “OCCASIONE PER DONARE NOI STESSI AI FRATELLI”,
SPECIE PIU’ BISOGNOSI:
L’AUSPICIO DEL PAPA ALL’ANGELUS.
COMMOVENTE IL SALUTO AD UN GRUPPO DI BAMBINI E
RAGAZZI DI BESLAN,
OSPITI IN ITALIA
L’albero addobbato, simbolo tradizionale della Festa del Natale: il Papa
ne ha spiegato il significato all’Angelus, dopo aver già parlato domenica
scorsa dell’importante tradizione del presepe, segno della fede in Dio che si è
fatto uomo per salvarci. Commovente il saluto di Giovanni Paolo II - tra la
folla dei fedeli in Piazza San Pietro - ad un gruppo di bambini e ragazzi di
Beslan, ospiti in Italia durante queste festività natalizie. Il servizio di
Roberta Gisotti:
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Certamente ricorderanno questa giornata a Roma, e il
loro incontro con il Papa, i bambini e i ragazzi di Beslan, una trentina,
ospiti in Italia con alcuni familiari dei Carmelitani Scalzi di Trento. E’ la
prima volta che lasciano la loro città, da quel primo settembre in cui hanno
vissuto nella loro scuola l’assassinio di tanti compagni e genitori e portano
nel cuore il lutto della tragedia vissuta. Con il naso all’insù, verso la
finestra del Papa, tra migliaia di fedeli, hanno ascoltato Giovanni Paolo II,
parlare della Festa del Natale, e dei tanti simboli legati alle diverse culture
e tradizioni popolari e tra queste l’Albero addobbato, presente come ogni anno
anche in Piazza San Pietro.
Come il presepe, “il più importante” tra i simboli
del Natale - ha osservato il Papa - il tradizionale albero addobbato, è usanza
antica, “che esalta il valore della vita
perché nella stagione invernale, l’abete sempre verde diviene segno della vita
che non muore.” Di solito poi sotto l’albero vengono posti i doni natalizi. “Il
simbolo - ha spiegato il Santo Padre - diventa così eloquente anche in senso
tipicamente cristiano”: richiama infatti alla mente “l’‘albero della vita’
figura di Cristo, supremo dono di Dio all’umanità.”
“Il messaggio dell’albero di
Natale è pertanto che la vita resta “sempre verde” se si fa dono”
Dono
“non tanto di cose materiali, - ha sottolineato il Papa - ma di sé stessi:
nell’amicizia e nell’affetto sincero, nell’aiuto fraterno e nel perdono, nel
tempo condiviso e nell’ascolto reciproco.”
Quindi,
dopo la recita dell’Angelus, il commovente saluto ai piccoli di Beslan:
“Carissimi, il bene che
state ricevendo da tanti amici vi aiuti a superare le ferite della terribile
esperienza passata”.
Per tutti infine l’auspicio del
Papa, con l’aiuto di Maria, “a vivere il Natale come occasione per
assaporare la gioia di donare noi stessi ai fratelli, specialmente ai più bisognosi.”
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RINUNCIA
Il
Santo Padre ha accettato ieri la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi
di Cosenza-Bisignano, presentata da mons. Giuseppe Agostino, per raggiunti
limiti di età ed ha nominato allo stesso incarico Mons. Salvatore Nunnari,
finora arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia.
IL RUOLO DEL PORTOGALLO IN EUROPA,
L’ADESIONE
DELLA TURCHIA ALL’UNIONE EUROPEA,
LE RIPERCUSSIONI DEL TERRORISMO SUL CRISTIANESIMO.
QUESTI I TEMI DELL’INTERVISTA ALL’ARCIVESCOVO
GIOVANNI LAJOLO,
SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON
GLI STATI, DELLA RADIO CATTOLICA PORTOGHESE “RENASCENÇA”, IN OCCASIONE
DELL’ENTRATA IN VIGORE
IERI DEL
CONCORDATO TRA SANTA SEDE E PORTOGALLO
- A cura di Roberta Moretti -
“Giuridicamente
è uno strumento di valore internazionale, che permette di sviluppare ulteriormente
i rapporti tra Chiesa e Stato in maniera collaborativa, molto proficua”. Così,
l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, in
un’intervista alla radio cattolica portoghese “Renascença” sull’entrata in
vigore ieri del nuovo Concordato tra la Santa Sede e il Portogallo, che
aggiorna quello del 7 maggio 1940.
Rispondendo
a una domanda sul ruolo attuale della Repubblica portoghese, “un piccolo Paese
della periferia dell’Europa”, nel processo di evangelizzazione del mondo, il
prelato ha sottolineato come il Portogallo non occupi una posizione geografica
di periferia, bensì una “posizione avanzata nei rapporti transatlantici e con
l’Africa”. Inoltre, la pari dignità del Portogallo con qualsiasi altro Paese
dell’Europa è dimostrata proprio dalla “presenza del presidente Barroso a capo
della Commissione Europea a Bruxelles”. Altro elemento distintivo della Nazione
è poi Fatima, “che dà al Portogallo una più grande dimensione per il ruolo che
la città ha all’interno della Chiesa cattolica e che valica i confini
dell’Europa”.
Sul
processo di costruzione europea in corso e in particolare sull’adesione della
Turchia all’Unione, l’arcivescovo Lajolo ribadisce l’insoddisfazione della
Santa Sede per l’assenza, nel Trattato costituzionale firmato a Roma il 29
ottobre scorso, di alcun riferimento alle radici cristiane dell’Europa.
In
quanto alla Turchia, “la Santa Sede chiede solo che gli interessi economici o
strategici non spingano al ribasso la valutazione dell’osservanza dei diritti
umani e primo fra tutti, della libertà di religione, la cui osservanza deve
essere un punto di onore per tutti i Paesi europei”.
Infine,
il prelato spiega come, secondo lui, il terrorismo avrebbe tra i suoi effetti
collaterali il diffondersi di una certa fobia contro i cristiani in tante parti
del mondo: “L’islamismo fondamentalista accomuna semplicemente l’occidente e
certi aspetti decadenti della sua cultura con il Cristianesimo”. “Così, non
solo in Iraq, ma anche in altri Paesi, e non solo islamici, si hanno attentati
a chiese cristiane, violenze nei confronti di cristiani e vessazioni sociali di
vario tipo”. L’arcivescovo conclude l’intervista ribadendo l’appello della
Santa Sede alle istituzioni internazionali perché tutelino le libertà di tutti,
favorendo il dialogo interreligioso.
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19
dicembre 2004
LO SVILUPPO DEI PAESI POVERI
E LA CONDIVISIONE SOLIDALE DEI BENI DELLA TERRA,
SPINTE PROPULSIVE PER UNA PACE DAVVERO “MONDIALE”
- Interviste con Riccardo Moro e Sergio Marelli -
“E’ necessario dar vita a forme nuove di solidarietà, a livello bilaterale e multilaterale,
con un più deciso impegno di tutti, nella piena consapevolezza che il bene dei
popoli africani rappresenta una condizione indispensabile per il raggiungimento
del bene comune universale”. E’ questo uno dei passaggi che caratterizzano con
forza l’essenza del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace del
1° gennaio 2005. Come in altre occasioni, Giovanni Paolo II ha legato il tema
della pace sul pianeta alla lotta contro la povertà, al contributo portato dai
Paesi ricchi per lo sviluppo di quelli poveri. Ma come sono risuonate le parole
del Messaggio in chi vive in prima linea la scelta della solidarietà? Fabio
Colagrande ha chiesto un’impressione a
Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e solidarietà, e a Sergio
Marelli, presidente della FOCSIV:
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R. –
A noi che operiamo in questo campo fa molto piacere e ci dà grande gioia e
grande speranza questo messaggio. Molto importante mi pare sia il riferimento
alla cittadinanza mondiale. Viene collocata la riflessione sul debito, ma più
ampiamente la riflessione della pace su questa categoria della cittadina mondiale
alla quale si accede per nascita e che riguarda tutte le donne e gli uomini di
questo mondo e che immediatamente diventano soggetti e titolari di diritti,
oltre che di doveri. E’ in quella prospettiva che si parla di bene comune, che
si può costruire la pace e che si colloca l’esigenza di una universale destinazione
dei beni della terra, la lotta alla povertà e il finanziamento e lo sviluppo,
che mi sembrano essere i tre elementi che discendono dalla questione della
cittadinanza mondiale.
D. –
Marelli, quanto è opportuno ed importante questo appello di Giovanni Paolo II
che chiama ad una vera e propria mobilitazione morale ed economica per
rispettare anche gli accordi presi in favore dei Paesi poveri?
R. –
Noi siamo confortati da questo ennesimo richiamo che il Santo Padre fa per impegnare
le nazioni ricche, tra cui anche il nostro Paese, a fare di più affinché queste
popolazioni, affinché i Paesi poveri si possano sviluppare. Questo è
sicuramente un obiettivo indispensabile perché stiamo parlando di milioni di
vite umane che continuamente hanno addirittura in discussione la capacità e la
loro possibilità di sopravvivenza. Non è un caso che nell’ultimo mese la FAO
abbia ridenunciato il fatto che 825 milioni di persone nel mondo non hanno a
disposizione cibo in quantità e qualità sufficiente e soffrono insomma la pace.
Questo messaggio ribadisce la necessità di un impegno dei Paesi ricchi, anche
perché - e questo mi pare che anche il messaggio del Papa lo dica, a partire
dal suo titolo – “Vinci il male facendo il bene” diventa sempre più una
necessità anche per noi. Il terrorismo, la sicurezza e quindi un futuro
sostenibile e vivibile anche per noi qui in Italia è solamente possibile a
condizione di ridurre questo enorme dramma, questo grande scandalo del nostro
secolo, che è la fame e la povertà del mondo.
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SI CHIUDE
L’ANNO INTERNAZIONALE DEL RISO:
DALLA
PRODUZIONE DI QUESTO CEREALE
GRANDI SPERANZE PER 800 MILONI DI PERSONE CHE
SOFFRONO LA FAME NEL MONDO
- Intervista con Caterina Batello
-
“Il riso è vita”. Questo slogan
che ha ispirato le iniziative per “Anno internazionale del riso” che si sta
chiudendo, è che è stato mirato a rilanciare l’industria mondiale di questo
cereale per migliorare la qualità della vita di milioni di persone. Secondo
l’ultimo rapporto della FAO degli oltre 800 milioni che soffrono la fame nel
mondo, la metà vive in zone totalmente dipendenti dalla produzione del riso. Su
questo tema Eugenio Bonanata ha intervistato la dott.ssa Caterina Batello, del
dipartimento Agricoltura della FAO:
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R. - La produzione di riso del mondo è di 592 milioni di tonnellate e si
prevede che nel 2030 la domanda sarà aumentata del 38 per cento, per cui è una
domanda sempre crescente; tra l’altro è crescente soprattutto in Africa, questo
è da sottolineare, perché l’Africa tradizionalmente non è un produttore di
riso. Il riso, in questo momento, viene prodotto su 150 milioni di ettari; per
dare un ordine di grandezza è 5 volte l’estensione dell’Italia, per cui sono
cifre grandi che coinvolgono milioni di piccoli agricoltori.
D. – La diversità del riso
consente di selezionare delle specie più adatte ai diversi climi, suoli, al
fine di avere una resa migliore …
R. – Il riso è una specie molto
molto variabile, questo significa che ha una grossa capacità di adattarsi a
problemi diversi nei vari ecosistemi, per cui è importante mantenere la
diversità per essere sicuri di poter aumentare la produzione.
D. – Altro obiettivo è far
pressione sui governi affinché sostengano i coltivatori attraverso la ricerca,
il finanziamento e soprattutto attraverso l’adozione di politiche maggiormente
favorevoli per gli agricoltori in genere. Ma quali sono le richieste specifiche
in tal senso?
R. – Sono quelle di sostenere la
produzione e poi il prezzo. E’ importante che chi produce venga poi
adeguatamente pagato; esiste una maggiore disponibilità a livello mondiale -
perché stanno aumentando le produzioni a livello mondiale - però, molto spesso,
in parallelo si abbassa il prezzo. Questo significa che gli agricoltori, pur
producendo di più, ottengono, alla fine, meno soldi. Le politiche giuste e
corrette sono quelle che da un lato aiutano il produttore a sopravvivere nelle
proprie condizioni di vita e di produzione e, allo stesso tempo, riescono ad
assicurare abbastanza cibo a chi lo consuma a un prezzo che le varie persone -
anche le più povere - possano pagare.
D. – Ci sono Paesi che hanno
cominciato ad attuare questi piani avviando di fatto un miglioramento concreto
delle vere e proprie politiche?
R. – Sì, pensiamo a Paesi come
la Tailandia, come l’India, come la Cina dove il riso rappresenta una grande
parte della produzione interna e anche dell’esportazione. Per cui questi sono i
Paesi più avanzati che trascinano gli altri anche in regole di commercio internazionali.
In questo momento ci sono tantissime discussioni; ad esempio, fra la Comunità
Europea e la Comunità Internazionale mondiale per fissare dei prezzi adeguati
del riso che non deprimano le produzioni europee e che, allo stesso tempo,
possano sostenere le produzioni asiatiche che hanno bisogno di vendere ad un
prezzo dignitoso il proprio prodotto.
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DRAMMATICA TESTIMONIANZA
SULLE CONDIZIONI DEI DETENUTI
NELLE CARCERI IN UZBEKISTAN, PAESE DOVE VENGONO
ESEGUITE
NUMEROSE CONDANNE A MORTE OGNI ANNO.
- Intervista con Tamara Chikunova -
Tra i numerosi Paesi al mondo
nei quali vige la pena capitale c’è la Repubblica dell’Uzbekistan, ex Stato
sovietico indipendente dal ’91, con circa 25 milioni di abitanti a maggioranza
musulmana. Di recente, due attiviste uzbeke della ONG “Madri contro la pena di
morte e la tortura” sono state ospiti a Roma, dove hanno preso parte ad una audizione
in Senato e ad un incontro svoltosi alla presenza di rappresentanti della
Comunità di Sant’Egidio e di Amnesty International. Sarebbero oltre 6 mila i
prigionieri politici, tra cui molte donne, detenuti nelle carceri uzbeke in
condizioni spesso disumane e numerose sono le esecuzioni capitale effettuate
ogni anno, secondo dati forniti dalle stesse autorità del Paese. Il servizio di
Francesca Smacchia:
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Sei condanne a morte e dieci
esecuzioni in Uzbekistan. E’ il dato che Amnesty International ha registrato
nell’agosto 2004, in un Paese che insieme alla Bielorussia esegue ancora
condanne a morte e costituisce l’ostacolo finale per rendere l’Asia centrale
una zona libera dalla pena capitale. Sono circa un centinaio le persone che
vengono messe a morte ogni anno, secondo quanto dichiarato pubblicamente dallo
stesso presidente dell’Uzbekistan, Islam Karimov. La situazione è drammatica:
sono centinaia le persone sospettate di essere dissidenti politici o religiosi,
spesso maltrattate e torturate detenute senza processo, condannate a morte al
termine di processi ingiusti. La testimonianza di Tamara Chikunova, presidente
di “Madri contro la pena di morte e la tortura”, e madre di Dimitri, messo a
morte in segreto nel luglio 2000:
R. – (Parole in uzbeko)
Le persone che si trovano nel braccio della morte vivono una situazione
indescrivibile, che non è possibile commentare. Si trovano in una camera e non
vengono fatte uscire neanche per respirare due minuti di aria fresca. Sono
sempre a digiuno, perché non le fanno mangiare. La situazione peggiore è per
coloro che si trovano nel carcere di Tashken, dove sentono gli spari delle
esecuzioni capitali.
Ma la sofferenza si estende
anche ai familiari degli imputati. Le esecuzioni avvengono senza avvisare i
parenti, ai quali spesso non viene restituito nemmeno il corpo del proprio
caro. Dilobar Khudoberganova, sorella di Skandara, accusato di terrorismo e nel
braccio della morte dal novembre 2002:
R. – (Parole in uzbeko)
Certamente la mia vita è cambiata “da così a così”.
Prima avevo tanti sogni, ma dopo quello che è successo ho capito che tutti
questi sogni non possono essere realizzati, fino a che non ci sia la libertà di
pensiero, finché non si rispettino i diritti dell’uomo.
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ESPLOSIONE DI MUSICA E SENTIMENTI IERI SERA
NELL’AULA PAOLO VI
PER IL XII
CONCERTO DI NATALE IN VATICANO
- Interviste con i cantanti Ron e Nair -
“Pace,
a tutti e in tutto il mondo”. E’ il messaggio ripetuto dai cantanti che si sono
esibiti ieri sera in Vaticano per il consueto appuntamento del Concerto di
Natale, giunto alla dodicesima edizione. L’evento, nato per promuovere il progetto
“50 Chiese per Roma Terzo Millennio”, è finalizzato alla raccolta di fondi per
la costruzione di nuove chiese nella capitale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Incastonato tra due alberi
percorsi da cascate di luci, il prestigioso palco dell’aula Paolo VI è stato
continuamente trasformato da repentini cambi scenografici per accogliere le
esibizioni di cantanti italiani e internazionali. Il programma ha offerto agli
oltre 7500 spettatori una miscellanea musicale innestata sui canti della
tradizione cristiana e su vari generi quali il soul, il jazz e il gospel. Il
concerto è stato aperto da tutti gli artisti uniti in uno straordinario
incontro di voci per intonare il brano ‘Happy Christmas’ di John Lennon. La
manifestazione è proseguita con una ricca alternanza di canzoni natalizie e
brani moderni accompagnati dall’orchestra sinfonica siciliana diretta dal
maestro Renato Serio.
Pino Daniele ha cantato
‘Quando’, ‘Ali di cera’ e ‘Arriverà l’Aurora’, tre brani incentrati
sull’importanza della cultura per promuovere la pace. Emozionante poi
l’interpretazione di Massimo Ranieri che ha cantato l’inedita versione del
‘Magnificat’ scritta da mons. Marco Frisina su testo tratto dal Vangelo secondo
Luca. Dopo queste esibizioni, la canzone napoletana ha trovato a sorpresa anche
una nuova rappresentante: si tratta dell’israeliana Noa che si è cimentata in
un duetto con Ranieri in ‘Santa Lucia luntana’.
Al ritmo travolgente dei
‘Virginia State Gospel Chorale’, sono seguite quindi l’esibizione dei ‘Piccoli
Musici’, che hanno suggellato il binomio indissolubile tra il Natale e i
bambini, e l’interpretazione di ‘Adeste Fideles’, cantata dalla coppia composta
dalla cinese Hong Mei Nie e dall’italiana Antonella Ruggero. La conclusione è stata però segnata dal tono polemico
di Antonello Venditti che, dopo aver cantato il brano ‘Addio, mia bella addio’,
ha detto: “Non mi piace la parola solidarietà, perché richiama al conto
corrente. Credo nella carità, ma poco nella solidarietà”.
Durante il concerto è stato
anche trasmesso il filmato dell’udienza di venerdì scorso di Giovanni Paolo II
agli artisti. Un’emozione forte che l’italiano Ron descrive con queste parole:
R. - E’ un’emozione sempre
nuova. Il Papa stupisce sempre. Mi sono molto emozionato vedendo Giovanni Paolo
II in mezzo ad un gruppo di bambini. Ed ho notato veramente come risplenda di
luce quando c’è un bambino. Questo è un meraviglioso segno di purezza.
Un incontro molto emozionante, quello
con il Papa, anche per l’italo egiziana Nair:
R. - Avere una carezza da lui,
la sua benedizione, mi è già capitato tre volte. La prima volta, quando
debuttai al Giubileo della pace, il 22 dicembre del 2000, mi accarezzò e mi
disse: “Brava Nair”. Per me sono soddisfazioni enormi, come artista, come
persona e come donna di fede.
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DUE SUGGESTIVI APPUNTAMENTI MUSICALI PER
IL NATALE:
QUESTA SERA A GUBBIO IL TRADIZIONALE “CONCERTO SOTTO L’ALBERO”
E MERCOLEDÌ PROSSIMO QUELLO “PER IL NATALE”
NELLO SPLENDIDO DUOMO D’ORVIETO
- Il servizio di Luca Pellegrini -
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(musica)
L’intera pendice di un monte che, addobbata e
illuminata, diventa il più grande albero di Natale del mondo. Succede nella
piccola Gubbio, città di memoria francescana, dalla quale si leveranno questa
sera, alle 18.30, nella chiesa di San Domenicao, le note della Settima Sinfonia
di Anton Bruckner diretta da Zubin Mehta alla guida dell’Orchestra del Maggio
Musicale Fiorentino per il tradizionale “Concerto sotto l’albero”, gemellato
all’altrettanto suggestivo “Concerto di Natale” nel Duomo di Orvieto che si
terrà, invece, mercoledì sera, con il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia diretto da Roberto Gabbiani alle prese con la Missa Criolla di Ariel
Ramirez. Abbiamo chiesto a Laura Musella, Sovrintendente ed elaboratrice del
progetto artistico il significato di questi concerti natalizi:
R. - I concerti sono ispirati
sempre dal progetto ”Maggio all’Umbria”, a cui io ho lavorato con la consulenza
di Uto Ughi e che ha avuto il suo debutto il 30 maggio 2002, presso la Basilica
di San Francesco d’Assisi. Questo progetto, “Maggio all’Umbria”, è legato alla
bellezza dei luoghi architettonici dell’Umbria e ai sentimenti che si percepiscono
quando si sta in questi luoghi, soprattutto dell’Umbria, sentimenti di pace,
che affraternano tutti i popoli.
D. - Le musiche scelte
quest’anno sono particolarmente attente al clima spirituale del Natale...
R. - Questo filone è stato
rispettato in tutti i concerti, perché questo progetto è una rassegna che ha
una cadenza annuale. Si ispira ai temi religiosi, cristiani, di pace e di fratellanza
tra i popoli e di fede in Dio. Bruckner è uno dei più grandi autori mistici che
si possano conoscere. Dopo Bach credo che sia l’autore più mistico. Tutta la
sua opera è un inno all’Onnipotente. Quindi, si inseriscono bene nel clima
natalizio di questo periodo.
D. - Quali sono i sentimenti che
si attende dal pubblico?
R. – Mi aspetto che sia felice e
che ascolti con lo stesso rapimento con cui io ascolto queste musiche. Fra
l’altro, il concerto di Gubbio è dedicato ai 50 anni di sacerdozio di Sua
Eminenza, il cardinale Camillo Ruini. L’ho voluto fare proprio per un omaggio
alla cristianità e alla Chiesa cattolica.
D. - Signora Musella, Natale è
ormai alle porte. Quale sarebbe il dono che vorrebbe trovare sotto il “suo”
albero?
R. – La pace, la pace fra tutti,
perchè vedo che è un momento molto difficile per tutti. Vorrei pure, ritornando
al mio progetto, che le radici cristiane fossero riconosciute, soprattutto per
la nostra Europa. Io mi ispiro a questo sentimento di cristianità e quindi
vorrei che fosse valorizzato di più.
(musica)
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19
dicembre 2004
PERCHÉ TUTTI I POPOLI POSSANO BENEFICIARE DELLA
GLOBALIZZAZIONE E MIGLIORARE LE LORO CONDIZIONI DI VITA, È INDISPENSABILE UN
PROFONDO SOSTEGNO POLITICO ED ECONOMICO TRA I PAESI IN VIA DI
SVILUPPO.
COSI’, IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI
ANNAN, NEL MESSAGGIO
PER L’ODIERNA GIORNATA DELLE NAZIONI UNITE
PER LA COOPERAZIONE TRA GLI STATI DEL SUD DEL
MONDO
- A cura di Roberta Moretti -
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NEW
YORK. = “La cooperazione tra i Paesi in via di sviluppo comprende una vasta gamma
di settori, dagli investimenti e le infrastrutture alla condivisione dei
vantaggi tecnologici e le migliori strategie in tema di sviluppo”. Così
comincia il messaggio del segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, per
l’odierna Giornata delle Nazioni Unite per la cooperazione tra gli Stati del
Sud del mondo. “Gli scambi commerciali tra i Paesi in via di sviluppo
continuano a crescere rapidamente, raggiungendo il 40 per cento delle
esportazioni – specifica Annan – tuttavia, la cooperazione tra gli Stati del
Sud non è ancora così diffusa ed effettiva come dovrebbe essere”. C’è quindi
bisogno “di nuove strategie politiche e iniziative concrete per mettere in
pratica questa solidarietà, così che i popoli di ogni Stato possano beneficiare
della globalizzazione e migliorare le loro condizioni di vita”. Il segretario
dell’ONU ricorda come gli Stati del Sud, che costituiscono la schiacciante
maggioranza della popolazione mondiale, siano i più afflitti da povertà,
degrado ambientale e malattie infettive. Per far fronte a questi problemi,
oltre a un’effettiva e globale cooperazione in tema di sviluppo tra Nord e Sud,
è altrettanto indispensabile una più profonda collaborazione tra i Paesi in via
di sviluppo: “I Paesi del Sud con programmi di successo per la lotta contro
l’AIDS, per esempio, possono aiutare quelli che solo ora vengono colpiti da
questa minaccia”. Inoltre, alcuni Stati del Sud, le cui economie nel prossimo
decennio potranno superare quelle di altrettanti Paesi industrializzati, “si
troveranno in una posizione ottimale per fornire assistenza allo sviluppo e
accesso ad un sempre più ampio mercato per beni provenienti da Paesi meno
sviluppati. Annan conclude il messaggio invitando tutti gli uomini “a fare
tutto il possibile per concentrare le energie nella lotta contro povertà e insicurezza”.
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LUTTO NEL MONDO DELLA LIRICA:
ADDIO A RENATA TEBALDI, GRANDE
INTERPRETE OPERISTICA
CONOSCIUTA IN TUTTO IL MONDO, SPENTASI QUESTA
NOTTE A 82 ANNI
SAN MARINO. = Fu Tosca, Mimì,
Madama Butterfly, Violetta, Desdemona e tante altre. Si è spenta la scorsa
notte a 82 anni Renata Tebaldi, la stupenda voce di soprano della lirica
italiana, famosa in tutto il mondo. Nota come l’anti-Maria Callas, per gli
straordinari successi artistici che la opponevano alla mitica collega di
origine greca, la cantante era malata da tempo e da un anno e mezzo si era
trasferita stabilmente nella sua casa a San Marino, dove fino all’ultimo è
stata assistita dagli amici. Da un mese a questa parte le sue condizioni si
erano aggravate. Al suo fianco nell’ultima notte anche la signora Tina, assistente
della Tebaldi per molti anni. “E’ morta tante volte sui palcoscenici di tutto
il mondo – ha detto – ma questa volta è morta davvero”. (R.M.)
SACCHEGGIATA E INCENDIATA OGGI UNA CHIESA
CATTOLICA NELLO SRI LANKA,
PAESE A
MAGGIORANZA BUDDHISTA, DOVE NEGLI ULTIMI TEMPI SONO AUMENTATI
GLI EPISODI DI VIOLENZA CONTRO
LA COMUNITA’ CRISTIANA
COLOMBO. = La chiesa cattolica
di San Michele di Katuwana è stata saccheggiata e incendiata oggi in un paesino
a 40 chilometri da Colombo, nello Sri Lanka: fortunatamente nell’edificio non
vi erano, al momento, né il prete né i fedeli. Lo hanno riferito fonti della
polizia. I vandali hanno distrutto le statue e i mobili della parrocchia. Gli
attacchi alle chiese cristiane si sono moltiplicati nello Stato dopo la morte
di Gangodawila Soma, leader di un movimento che si oppone alle conversioni al
cristianesimo nel Paese a maggioranza buddhista. Infatti, su 18 milioni di srilankesi,
il 70 per cento è buddhista, il 7,5 per cento cristiano e il 7,5 per cento
musulmano.
“SIAMO IL VOLTO DI CRISTO, INVIATI PER ANNUNCIARE LA BUONA NOVELLA E RIACCENDERE LA SPERANZA
NELL’UNICO REDENTORE”. COSI’, IL PRESIDENTE DEI VESCOVI BRASILIANI, IL
CARDINALE GERARDO MAJELLA AGNELO,
ALLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO EPISCOPALE DI PASTORALE,
TENUTASI NEI GIORNI SCORSI A BRASILIA
BRASILIA.
= “Gesù a Betlemme non ha trovato buona volontà, non c’era posto per Lui nelle
locande e nelle case. Tra i ricchi non c’era spazio. A Betlemme Gesù è accolto
dai poveri e dai pastori, da loro riceve i primi omaggi. A Lui i pastori offrono
ciò che era unicamente frutto del loro sforzo”. La riflessione è del cardinale
Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di São Salvador de Bahia e presidente della
Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), nel contesto della 12.ma
Riunione del Consiglio episcopale di pastorale, tenutasi nei giorni scorsi a
Brasilia. Riferendosi al Natale ormai imminente, il cardinale ha esortato i
presenti ad avere gli stessi sentimenti di coloro che accolsero Gesù, affinché
il Regno di Dio si possa realizzare: “Siamo il volto di Cristo, inviati ad
annunciare la Buona Novella e a instaurare di nuovo la speranza nell’unico
Redentore”. Infine, il porporato ha sottolineato come la solidarietà sia un
segno della presenza di Gesù in mezzo agli uomini: “Ciò che facciamo agli altri
lo facciamo proprio a Gesù. Quindi, ispirandoci a Lui, facciamo il bene in
tutta la nostra vita”. Per prepararsi al Natale, la Conferenza nazionale dei
vescovi brasiliani ha proposto alle comunità cristiane del Brasile la novena
“Radunati in famiglia, preparando la venuta del Signore”, preparata in sintonia
con il Progetto nazionale di evangelizzazione “Vogliamo vedere Gesù, Via,
Verità e Vita”. Come ha spiegato il segretario generale della CNBB, mons. Pedro
Scherer, “gli incontri proposti sono di preghiera, biblici, catechistici e
missionari, destinati ai gruppi, alle famiglie e ai loro vicini, per i gruppi
biblici e altri gruppi che desiderano prepararsi al Santo Natale”. (R.M.)
CRESCE LA COMUNITA’ CATTOLICA IN INDIA: TRE, LE CHIESE INAUGURATE DI RECENTE NELLA DIOCESI DI MANGALORE, NELLO
STATO MERIDIONALE DEL KARNATAKA
MANGALORE.
= Cresce la comunità cattolica nello Stato del Karnataka, nell’India meridionale.
Con l’apertura nei giorni scorsi di tre nuove chiese, le parrocchie della
diocesi di Mangalore sono salite a 150, fra la soddisfazione dei fedeli e la
gioia del vescovo, mons. Aloysius Paul D’Souza. La
prima, dedicata alla “Madre Di Dio”, nella città di Puttur, potrà contenere
oltre mille persone. La chiesa dell’Immacolata Concezione, sorta a Kinnigoly,
coprirà un territorio con circa 2.500 fedeli. La terza, dedicata a San Martino
di Porres, è stata innalzata nel villaggio di Beluvai, in una zona abitata da
gente molto povera. L’apertura delle nuove chiese avviene mentre continuano in
India attacchi di gruppi estremisti indù contro i cristiani: di recente la
chiesa cattolica di San Francesco di Assisi a Mathal, nello Stato meridionale
del Tamil Nadu, è stata devastata da un gruppo di fondamentalisti. I vescovi
hanno chiesto ai governanti maggiore protezione e interventi concreti. Sonia
Gandhi, presidente del partito del Congresso, attualmente al governo
dell’India, ha dichiarato che sarà presto presentata in Parlamento una legge
per fermare la violenza interreligiosa nella nazione. (R.M.)
DOMANI A ROMA, ALLE ORE 11 NELLA CAPPELLA DI VIA SFORZA
PRESSO SANTA MARIA MAGGIORE, I GRANATIERI DI SARDEGNA
RICORDANO CON UNA MESSA, NEL
TRIGESIMO DELLA MORTE,
FRA’ GIANFRANCO
CHITI, IL GENERALE IN PENSIONE
DIVENUTO SACERDOTE CAPPUCINO
ROMA. = Verrà celebrata domani mattina a Roma alle
ore 11, nella Cappella di via Sforza, presso S. Maria Maggiore, per iniziativa
dei Granatieri di Sardegna, una Messa nel trigesimo della morte, all’età di 83
anni, di fra’ Gianfranco Chiti, sacerdote cappuccino, del Convento di San
Crispino da Viterbo, nei pressi di Orvieto, dove aveva sempre vissuto dopo aver
ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1982. Una vocazione adulta quella di
fra’ Gianfranco, che aveva risposto alla chiamata, dopo il pensionamento
dall’Esercito, e gli onori militari raggiunti fino al grado di Generale dei
Granatieri di Sardegna. Stimatissimo e benvoluto nell’ambiente militare,
entrato nell’Ordine dei frati Minori fra’ Gianfranco, si era dedicato con
energia ad innumerevoli opere di bene, tanto che il Convento di San Crispino
era meta di continui pellegrinaggi, tra quanti lo avevano conosciuto durante la
sua vita ricca di aneddoti coraggiosi e commoventi. (R.G.)
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19
dicembre 2004
- A cura di Salvatore Sabatino -
Iraq
ancora nella morsa della guerriglia. Un'autobomba è esplosa presso un terminale
di autobus, nella città santa di Kerbala, causando almeno 12 morti ed una
quarantina di feriti. La deflagrazione, violentissima, ha distrutto almeno una
dozzina di minibus parcheggiati nella stazione, che si trova a meno di 200
metri dal mausoleo di Hussein, uno dei luoghi più venerati dagli sciiti.
Secondo i testimoni, il kamikaze aveva tentato più volte di entrare con l'auto
in un centro di reclutamento della polizia, non riuscendoci. E poco fa una
forte esplosione è stata udita a Najaf, altra città santa sciita del Sud
dell'Iraq. Testimoni hanno riferito di un’autobomba. Ignoto, in questo caso, il
bilancio delle vittime. A Baghdad, invece, secondo quanto riferito dalla
televisione Al Jazeera, tre membri della commissione elettorale sono stati
uccisi da colpi di mortaio. Intanto non si allentano le maglie della sicurezza:
la polizia irachena ha arrestato 45 sospetti, tutti entrati illegalmente nel
Paese del Golfo dall'Iran, mentre le truppe americane hanno annunciato di aver catturato
otto iracheni in fuga dopo aver fatto
saltare in aria un'autobomba.
I
rappresentanti del Likud di Ariel Sharon e quelli dei laburisti di Shimon Peres
hanno messo a punto durante la notte le linee guida del programma per un
governo di unità nazionale che potrà essere siglato già oggi. La notizia è
stata confermata dalla radio militare israeliana. E se dal punto di vista
politico si gettano le basi per un futuro di pace, sul campo la tensione non si
allenta. Il nostro servizio:
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Le basi
sono state gettate. Il governo di unità nazionale, che vedrà alla guida di
Israele il Likud del premier Ariel Sharon ed i Laburisti di Shimon Peres, è
pressoché pronto. E la firma potrebbe arrivare già oggi. A confermare la
notizia è la radio militare israeliana, che ha parlato, però, di un nodo ancora
da sciogliere, quello dei poteri da affidare a Peres, nominato vice-primo
ministro”. Sarà lo stesso Sharon, dopo la presentazione della squadra di
governo a delinearli. E insieme all’accordo arriva anche il primo segnale di
distensione: il nuovo esecutivo ha annunciato la liberazione di 170 detenuti
palestinesi dalle sue carceri. Centoventi risultano essere militanti di
al-Fatah, e gli altri 50 sono manovali palestinesi entrati in Israele senza i
necessari permessi. Nessuno di questi - e' stato precisato in un comunicato ufficiale - ha partecipato attivamente
ad attentati. Il provvedimento rientra in una serie di misure concordate nelle
settimane scorse dal premier israeliano Ariel Sharon e dal presidente egiziano
Hosni Mubarak. Nessuna distensione, invece, sul campo, dove proseguono gli scontri.
Elicotteri israeliani hanno sparato questa mattina contro obiettivi palestinesi
nel nord della striscia di Gaza, in risposta al lancio di razzi Qassam contro
la vicina cittadina israeliana di Sderot. Secondo la radio militare, si tratta
di un fuoco “di dissuasione”, volto ad impedire ulteriori lanci di razzi. Nel
sud della striscia di Gaza, invece, in prossimità della colonia ebraica di Nevè
Dekalim, un palestinese è stato ferito dal fuoco dell’esercito con la stella di
David. Secondo fonti militari, l'uomo si apprestava a sparare un colpo di
mortaio in direzione della colonia. Un altro miliziano che si trovava con lui
è, invece, riuscito a fuggire. Le truppe israeliane si sono ritirate dal campo
profughi palestinese di Khan Yunis, al termine di un'operazione durata due
giorni, nel corso della quale sono stati uccisi 11 palestinesi.
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L’ombra
del terrorismo si allunga nuovamente sull’Arabia Saudita, dove Al Qaeda ha invitato i suoi sostenitori, tramite un messaggio su un sito internet, ad
attaccare le installazioni petrolifere
del Paese, che è il maggiore produttore di greggio al mondo. Il minaccioso
proclama è datato 18 dicembre e la sua autenticità non è ancora stata verificata.
Nel messaggio si fa inoltre appello ai militanti a colpire “tutti gli obiettivi
stranieri, fino a che la penisola arabica non sia libera da questi infedeli e
tiranni”.
Nuovo
ridispiegamento dell’esercito siriano in Libano. Le forze di sicurezza di
Damasco si sono ritirate dall'aeroporto internazionale di Beirut, da un
sobborgo meridionale della capitale a maggioranza sciita e da una posizione
nella parte settentrionale del Paese, e si sono acquartierate nella valle della
Bekaa. Lo scorso settembre il Consiglio di sicurezza dell'Onu approvò una
risoluzione che sollecitava le forze straniere a ritirarsi dal Libano.
L'esercito di Damasco mantiene ancora oggi circa 14.000 uomini nel Paese.
I
ribelli maoisti hanno teso un'imboscata ad una pattuglia dell'esercito nella parte
est del paese, causando la morte di 10 soldati. Lo ha reso noto un ufficiale
nepalese. Nella notte, invece, una postazione della polizia a 20 chilometri da
Katmandu è stata assaltata da una formazione di ribelli con bombe a mano ed
armi automatiche. Pesante anche in questo caso il bilancio: 5 poliziotti
uccisi. La rivolta, iniziata nel 1996, mira a rovesciare la monarchia
costituzionale. Negli ultimi 7 giorni sono state almeno 55 le persone che hanno
perso la vita. Perché questa recrudescenza delle violenze? Giada Aquilino lo ha
chiesto ad Aldo Daghetta, responsabile Nepal di Amnesty International:
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R. - Il
cessate-il-fuoco, caduto alla fine di agosto, fino a questo momento era stato,
nonostante tutto, rispettato. Nell’ultimo mese, soprattutto da parte
dell’esercizio inizialmente, c’è stata una forte azione di oppressione nei
confronti dei ribelli maoisti. Sono state date molte nuove forze anche
all’esercito per poter contrastare i maoisti e quindi in questo ultimo periodo
c’è stato questo nuovo scontro ulteriore.
D. – Quali sono le condizioni di
vita in Nepal oggi?
R. – E’ una situazione che
risulta sempre più intollerabile per la popolazione civile, che si vede sempre
più stretta tra i due fronti, in quanto da una parte l’esercito molto spesso
arriva nei villaggi e rapisce ed incarcera persone con l’accusa di essere
collaborazionisti dei maoisti, e dall’altra parte quando arrivano poi i maoisti
fanno la stessa cosa con l’accusa di essere delatori nei confronti
dell’esercito. Tutta questa situazione fa sì che la popolazione civile sia
anche quella più colpita ed anche quella che conta più morti. Teniamo presente
che dal 1996 ad oggi, Amnesty International ha potuto verificare più di 10 mila
morti, di cui la maggior parte sono civili.
D. – Dopo le violenze di questi
giorni quanto è possibile che entro il 13 gennaio i ribelli tornino al tavolo
delle trattative, così come proposto dalle autorità di Katmandu?
R. – Da un
punto di vista politico questa potrebbe essere vista come un’ultima mossa per
cercare di ottenere maggiori possibilità proprio di trattativa. E’ certo che il
ruolo della Comunità internazionale potrebbe essere determinante, così come è
stato determinante in altri quadri: basta pensare all’Afghanistan, a Timor Est
o al Kosovo. Quello che stupisce, e quindi la denuncia di Amnesty è sempre più
forte, è che ci siano aree del mondo in cui la Comunità internazionale
interviene con più determinazione ed altre in cui, di fatto, chiude gli occhi.
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Ci trasferiamo in Africa. ll
governo sudanese ha ignorato l'ultimatum lanciato venerdì dall'Unione Africana.
Ieri, infatti, sono ripresi violenti combattimenti nella regione sudanese del
Darfur. A riferirlo un portavoce dell'Ua da Abuja, in Nigeria, dove si stanno
svolgendo i negoziati di pace. I mediatori dell'Unione Africana avevano dato al
governo e alla guerriglia del Darfur 24 ore di tempo per cessare le ostilità,
minacciando in caso contrario di deferirle al Consiglio di Sicurezza dell'Onu
per violazioni del cessate il fuoco.
L'ex presidente cileno Augusto
Pinochet è stato ricoverato in un ospedale di Santiago dopo essere stato
colpito da un ictus. Lo hanno riferito fonti mediche, secondo le quali “i segni
vitali sono stabili e ha ripreso parzialmente conoscenza”. Nei giorni scorsi, i
giudici avevano stabilito che l'ex dittatore 89enne potrà essere processato con
l'accusa di violazione dei diritti umani nell'ambito dell'Operazione Condor nei
17 anni della sua dittatura.
L’Ucraina si prepara alla ripetizione
del ballottaggio delle presidenziali, che si svolgerà tra una settimana. Fino
ad oggi sono oltre 8.300 gli osservatori stranieri che sono stati registrati
dalla commissione elettorale centrale. Si tratta di persone provenienti da una
dozzina di Paesi, oltre che da organizzazioni internazionali.
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