RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 354 - Testo della trasmissione di Domenica 19 dicembre 2004

 

Sommario

 

       

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Che il Natale sia occasione per donare noi stessi ai fratelli: l’auspicio del Papa all’Angelus. Commovente il saluto ad un gruppo di bambini e ragazzi di Beslan, ospiti in Italia

 

Il ruolo del Portogallo in Europa, l’adesione della Turchia all’Unione Europea, le ripercussioni del terrorismo sul cristianesimo: temi di un’intervista dell’arcivescovo Lajolo a Radio Rinascença

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Lo sviluppo dei Paesi poveri e la condivisione dei beni della Terra, per una pace davvero “mondiale”: la riflessione di Riccardo Moro e Sergio Marelli nel Messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale della pace.

 

Si chiude l’Anno Internazionale del Riso: dalla produzione di questo cereale grandi speranze per 800 miloni di persone, che soffrono la fame nel mondo: con noi Caterina Batello

           

Drammatica testimonianza sulle condizioni dei detenuti nelle carceri in Uzbekistan, dove vige la pena di morte: ai nostri microfoni Tamara Chikunova

 

Esplosione di musica e sentimenti ieri sera nell’Aula Paolo VI per il XII Concerto di Natale in Vaticano: interviste con i cantanti Ron e Nair

 

Due suggestivi appuntamenti musicali per il Natale: questa sera a Gubbio il tradizionale “Concerto sotto l’albero” e mercoledì prossimo quello “per il Natale” nello splendido Duomo d’Orvieto: ce ne parla Laura Musella

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si celebra oggi la Giornata dell’ONU per la cooperazione tra gli stati nel Sud del mondo

 

Lutto nel mondo della lirica: si è spenta la scorsa notte, all’età di 82 anni, Renata Tebaldi, tra le più grandi interpreti operistiche

 

Saccheggiata e incendiata oggi una chiesa cattolica nello Sri Lanka, Paese a maggioranza buddhista, dove negli ultimi tempi sono aumentati gli episodi di violenza contro la comunità cristiana

 

“Siamo il volto di Cristo, inviati per annunciare la Buona Novella. Così, il presidente della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani, il cardinale Agnelo, alla riunione del Consiglio episcopale di pastorale.

 

Cresce la comunità cattolica in India: tre, le chiese inaugurate di recente nella diocesi di Mangalore, nello Stato meridionale del Karnataka

 

Domani a Roma, alle ore 11 nella Cappella di Via Sforza presso Santa Maria Maggiore, i Granatieri di Sardegna ricordano con una messa, nel trigesimo della morte, fra’ Gianfranco Chiti, il generale in pensione divenuto sacerdote cappucino

 

24 ORE NEL MONDO:

Sulla scena internazionale nuove violenze in Iraq: a Kerbala almeno 10 morti per un’autobomba; a Baghdad uccisi 3 membri della commissione elettorale.

 

Israele: messe a punto le linee guida del nuovo governo di unità nazionale. Forse oggi la firma, ma sul campo proseguono gli scontri

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 dicembre 2004

 

 

 CHE IL NATALE SIA “OCCASIONE PER DONARE NOI STESSI AI FRATELLI”,

SPECIE PIU’ BISOGNOSI: L’AUSPICIO DEL PAPA ALL’ANGELUS.

 COMMOVENTE IL SALUTO AD UN GRUPPO DI BAMBINI E RAGAZZI DI BESLAN,

OSPITI IN ITALIA

 

L’albero addobbato, simbolo tradizionale della Festa del Natale: il Papa ne ha spiegato il significato all’Angelus, dopo aver già parlato domenica scorsa dell’importante tradizione del presepe, segno della fede in Dio che si è fatto uomo per salvarci. Commovente il saluto di Giovanni Paolo II - tra la folla dei fedeli in Piazza San Pietro - ad un gruppo di bambini e ragazzi di Beslan, ospiti in Italia durante queste festività natalizie. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Certamente ricorderanno questa giornata a Roma, e il loro incontro con il Papa, i bambini e i ragazzi di Beslan, una trentina, ospiti in Italia con alcuni familiari dei Carmelitani Scalzi di Trento. E’ la prima volta che lasciano la loro città, da quel primo settembre in cui hanno vissuto nella loro scuola l’assassinio di tanti compagni e genitori e portano nel cuore il lutto della tragedia vissuta. Con il naso all’insù, verso la finestra del Papa, tra migliaia di fedeli, hanno ascoltato Giovanni Paolo II, parlare della Festa del Natale, e dei tanti simboli legati alle diverse culture e tradizioni popolari e tra queste l’Albero addobbato, presente come ogni anno anche in Piazza San Pietro.

 

Come il presepe, “il più importante” tra i simboli del Natale - ha osservato il Papa - il tradizionale albero addobbato, è usanza antica, “che esalta il valore della vita perché nella stagione invernale, l’abete sempre verde diviene segno della vita che non muore.” Di solito poi sotto l’albero vengono posti i doni natalizi. “Il simbolo - ha spiegato il Santo Padre - diventa così eloquente anche in senso tipicamente cristiano”: richiama infatti alla mente “l’‘albero della vita’ figura di Cristo, supremo dono di Dio all’umanità.”

 

“Il messaggio dell’albero di Natale è pertanto che la vita resta “sempre verde” se si fa dono”

 

Dono “non tanto di cose materiali, - ha sottolineato il Papa - ma di sé stessi: nell’amicizia e nell’affetto sincero, nell’aiuto fraterno e nel perdono, nel tempo condiviso e nell’ascolto reciproco.”

 

Quindi, dopo la recita dell’Angelus, il commovente saluto ai piccoli di Beslan:

 

“Carissimi, il bene che state ricevendo da tanti amici vi aiuti a superare le ferite della terribile esperienza passata”.

 

Per tutti infine l’auspicio del Papa, con l’aiuto di Maria,a vivere il Natale come occasione per assaporare la gioia di donare noi stessi ai fratelli, specialmente ai più bisognosi.”

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RINUNCIA

 

Il Santo Padre ha accettato ieri la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, presentata da mons. Giuseppe Agostino, per raggiunti limiti di età ed ha nominato allo stesso incarico Mons. Salvatore Nunnari, finora arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia.

 

 

IL RUOLO DEL PORTOGALLO IN EUROPA,

 L’ADESIONE DELLA TURCHIA ALL’UNIONE EUROPEA,

LE RIPERCUSSIONI DEL TERRORISMO SUL CRISTIANESIMO.

QUESTI I TEMI DELL’INTERVISTA ALL’ARCIVESCOVO GIOVANNI LAJOLO,

SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI, DELLA RADIO CATTOLICA PORTOGHESE “RENASCENÇA”, IN OCCASIONE DELL’ENTRATA IN VIGORE

 IERI DEL CONCORDATO TRA SANTA SEDE E PORTOGALLO

- A cura di Roberta Moretti -

 

“Giuridicamente è uno strumento di valore internazionale, che permette di sviluppare ulteriormente i rapporti tra Chiesa e Stato in maniera collaborativa, molto proficua”. Così, l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, in un’intervista alla radio cattolica portoghese “Renascença” sull’entrata in vigore ieri del nuovo Concordato tra la Santa Sede e il Portogallo, che aggiorna quello del 7 maggio 1940.

 

Rispondendo a una domanda sul ruolo attuale della Repubblica portoghese, “un piccolo Paese della periferia dell’Europa”, nel processo di evangelizzazione del mondo, il prelato ha sottolineato come il Portogallo non occupi una posizione geografica di periferia, bensì una “posizione avanzata nei rapporti transatlantici e con l’Africa”. Inoltre, la pari dignità del Portogallo con qualsiasi altro Paese dell’Europa è dimostrata proprio dalla “presenza del presidente Barroso a capo della Commissione Europea a Bruxelles”. Altro elemento distintivo della Nazione è poi Fatima, “che dà al Portogallo una più grande dimensione per il ruolo che la città ha all’interno della Chiesa cattolica e che valica i confini dell’Europa”.

 

Sul processo di costruzione europea in corso e in particolare sull’adesione della Turchia all’Unione, l’arcivescovo Lajolo ribadisce l’insoddisfazione della Santa Sede per l’assenza, nel Trattato costituzionale firmato a Roma il 29 ottobre scorso, di alcun riferimento alle radici cristiane dell’Europa.

 

In quanto alla Turchia, “la Santa Sede chiede solo che gli interessi economici o strategici non spingano al ribasso la valutazione dell’osservanza dei diritti umani e primo fra tutti, della libertà di religione, la cui osservanza deve essere un punto di onore per tutti i Paesi europei”.

 

Infine, il prelato spiega come, secondo lui, il terrorismo avrebbe tra i suoi effetti collaterali il diffondersi di una certa fobia contro i cristiani in tante parti del mondo: “L’islamismo fondamentalista accomuna semplicemente l’occidente e certi aspetti decadenti della sua cultura con il Cristianesimo”. “Così, non solo in Iraq, ma anche in altri Paesi, e non solo islamici, si hanno attentati a chiese cristiane, violenze nei confronti di cristiani e vessazioni sociali di vario tipo”. L’arcivescovo conclude l’intervista ribadendo l’appello della Santa Sede alle istituzioni internazionali perché tutelino le libertà di tutti, favorendo il dialogo interreligioso.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 dicembre 2004

 

 

LO SVILUPPO DEI PAESI POVERI E LA CONDIVISIONE SOLIDALE DEI BENI DELLA TERRA,

SPINTE PROPULSIVE PER UNA PACE DAVVERO “MONDIALE”

- Interviste con Riccardo Moro e Sergio Marelli -

 

E’ necessario dar vita a forme nuove di solidarietà, a livello bilaterale e multilaterale, con un più deciso impegno di tutti, nella piena consapevolezza che il bene dei popoli africani rappresenta una condizione indispensabile per il raggiungimento del bene comune universale”. E’ questo uno dei passaggi che caratterizzano con forza l’essenza del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2005. Come in altre occasioni, Giovanni Paolo II ha legato il tema della pace sul pianeta alla lotta contro la povertà, al contributo portato dai Paesi ricchi per lo sviluppo di quelli poveri. Ma come sono risuonate le parole del Messaggio in chi vive in prima linea la scelta della solidarietà? Fabio Colagrande ha chiesto un’impressione a Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e solidarietà, e a Sergio Marelli, presidente della FOCSIV:

 

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R. – A noi che operiamo in questo campo fa molto piacere e ci dà grande gioia e grande speranza questo messaggio. Molto importante mi pare sia il riferimento alla cittadinanza mondiale. Viene collocata la riflessione sul debito, ma più ampiamente la riflessione della pace su questa categoria della cittadina mondiale alla quale si accede per nascita e che riguarda tutte le donne e gli uomini di questo mondo e che immediatamente diventano soggetti e titolari di diritti, oltre che di doveri. E’ in quella prospettiva che si parla di bene comune, che si può costruire la pace e che si colloca l’esigenza di una universale destinazione dei beni della terra, la lotta alla povertà e il finanziamento e lo sviluppo, che mi sembrano essere i tre elementi che discendono dalla questione della cittadinanza mondiale.

 

D. – Marelli, quanto è opportuno ed importante questo appello di Giovanni Paolo II che chiama ad una vera e propria mobilitazione morale ed economica per rispettare anche gli accordi presi in favore dei Paesi poveri?

 

R. – Noi siamo confortati da questo ennesimo richiamo che il Santo Padre fa per impegnare le nazioni ricche, tra cui anche il nostro Paese, a fare di più affinché queste popolazioni, affinché i Paesi poveri si possano sviluppare. Questo è sicuramente un obiettivo indispensabile perché stiamo parlando di milioni di vite umane che continuamente hanno addirittura in discussione la capacità e la loro possibilità di sopravvivenza. Non è un caso che nell’ultimo mese la FAO abbia ridenunciato il fatto che 825 milioni di persone nel mondo non hanno a disposizione cibo in quantità e qualità sufficiente e soffrono insomma la pace. Questo messaggio ribadisce la necessità di un impegno dei Paesi ricchi, anche perché - e questo mi pare che anche il messaggio del Papa lo dica, a partire dal suo titolo – “Vinci il male facendo il bene” diventa sempre più una necessità anche per noi. Il terrorismo, la sicurezza e quindi un futuro sostenibile e vivibile anche per noi qui in Italia è solamente possibile a condizione di ridurre questo enorme dramma, questo grande scandalo del nostro secolo, che è la fame e la povertà del mondo.

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 SI CHIUDE L’ANNO INTERNAZIONALE DEL RISO:

 DALLA PRODUZIONE DI QUESTO CEREALE

GRANDI SPERANZE PER 800 MILONI DI PERSONE CHE SOFFRONO LA FAME NEL MONDO

- Intervista con Caterina Batello -

 

“Il riso è vita”. Questo slogan che ha ispirato le iniziative per “Anno internazionale del riso” che si sta chiudendo, è che è stato mirato a rilanciare l’industria mondiale di questo cereale per migliorare la qualità della vita di milioni di persone. Secondo l’ultimo rapporto della FAO degli oltre 800 milioni che soffrono la fame nel mondo, la metà vive in zone totalmente dipendenti dalla produzione del riso. Su questo tema Eugenio Bonanata ha intervistato la dott.ssa Caterina Batello, del dipartimento Agricoltura della FAO:

 

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R. - La produzione di riso del mondo è di 592 milioni di tonnellate e si prevede che nel 2030 la domanda sarà aumentata del 38 per cento, per cui è una domanda sempre crescente; tra l’altro è crescente soprattutto in Africa, questo è da sottolineare, perché l’Africa tradizionalmente non è un produttore di riso. Il riso, in questo momento, viene prodotto su 150 milioni di ettari; per dare un ordine di grandezza è 5 volte l’estensione dell’Italia, per cui sono cifre grandi che coinvolgono milioni di piccoli agricoltori.

 

D. – La diversità del riso consente di selezionare delle specie più adatte ai diversi climi, suoli, al fine di avere una resa migliore …

 

R. – Il riso è una specie molto molto variabile, questo significa che ha una grossa capacità di adattarsi a problemi diversi nei vari ecosistemi, per cui è importante mantenere la diversità per essere sicuri di poter aumentare la produzione.

 

D. – Altro obiettivo è far pressione sui governi affinché sostengano i coltivatori attraverso la ricerca, il finanziamento e soprattutto attraverso l’adozione di politiche maggiormente favorevoli per gli agricoltori in genere. Ma quali sono le richieste specifiche in tal senso?

 

R. – Sono quelle di sostenere la produzione e poi il prezzo. E’ importante che chi produce venga poi adeguatamente pagato; esiste una maggiore disponibilità a livello mondiale - perché stanno aumentando le produzioni a livello mondiale - però, molto spesso, in parallelo si abbassa il prezzo. Questo significa che gli agricoltori, pur producendo di più, ottengono, alla fine, meno soldi. Le politiche giuste e corrette sono quelle che da un lato aiutano il produttore a sopravvivere nelle proprie condizioni di vita e di produzione e, allo stesso tempo, riescono ad assicurare abbastanza cibo a chi lo consuma a un prezzo che le varie persone - anche le più povere - possano pagare.

 

D. – Ci sono Paesi che hanno cominciato ad attuare questi piani avviando di fatto un miglioramento concreto delle vere e proprie politiche?

 

R. – Sì, pensiamo a Paesi come la Tailandia, come l’India, come la Cina dove il riso rappresenta una grande parte della produzione interna e anche dell’esportazione. Per cui questi sono i Paesi più avanzati che trascinano gli altri anche in regole di commercio internazionali. In questo momento ci sono tantissime discussioni; ad esempio, fra la Comunità Europea e la Comunità Internazionale mondiale per fissare dei prezzi adeguati del riso che non deprimano le produzioni europee e che, allo stesso tempo, possano sostenere le produzioni asiatiche che hanno bisogno di vendere ad un prezzo dignitoso il proprio prodotto.

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DRAMMATICA TESTIMONIANZA SULLE CONDIZIONI DEI DETENUTI

NELLE CARCERI IN UZBEKISTAN, PAESE DOVE VENGONO ESEGUITE

NUMEROSE CONDANNE A MORTE OGNI ANNO.

- Intervista con Tamara Chikunova -

 

Tra i numerosi Paesi al mondo nei quali vige la pena capitale c’è la Repubblica dell’Uzbekistan, ex Stato sovietico indipendente dal ’91, con circa 25 milioni di abitanti a maggioranza musulmana. Di recente, due attiviste uzbeke della ONG “Madri contro la pena di morte e la tortura” sono state ospiti a Roma, dove hanno preso parte ad una audizione in Senato e ad un incontro svoltosi alla presenza di rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio e di Amnesty International. Sarebbero oltre 6 mila i prigionieri politici, tra cui molte donne, detenuti nelle carceri uzbeke in condizioni spesso disumane e numerose sono le esecuzioni capitale effettuate ogni anno, secondo dati forniti dalle stesse autorità del Paese. Il servizio di Francesca Smacchia:

 

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Sei condanne a morte e dieci esecuzioni in Uzbekistan. E’ il dato che Amnesty International ha registrato nell’agosto 2004, in un Paese che insieme alla Bielorussia esegue ancora condanne a morte e costituisce l’ostacolo finale per rendere l’Asia centrale una zona libera dalla pena capitale. Sono circa un centinaio le persone che vengono messe a morte ogni anno, secondo quanto dichiarato pubblicamente dallo stesso presidente dell’Uzbekistan, Islam Karimov. La situazione è drammatica: sono centinaia le persone sospettate di essere dissidenti politici o religiosi, spesso maltrattate e torturate detenute senza processo, condannate a morte al termine di processi ingiusti. La testimonianza di Tamara Chikunova, presidente di “Madri contro la pena di morte e la tortura”, e madre di Dimitri, messo a morte in segreto nel luglio 2000:

 

R. – (Parole in uzbeko)

Le persone che si trovano nel braccio della morte vivono una situazione indescrivibile, che non è possibile commentare. Si trovano in una camera e non vengono fatte uscire neanche per respirare due minuti di aria fresca. Sono sempre a digiuno, perché non le fanno mangiare. La situazione peggiore è per coloro che si trovano nel carcere di Tashken, dove sentono gli spari delle esecuzioni capitali.

 

Ma la sofferenza si estende anche ai familiari degli imputati. Le esecuzioni avvengono senza avvisare i parenti, ai quali spesso non viene restituito nemmeno il corpo del proprio caro. Dilobar Khudoberganova, sorella di Skandara, accusato di terrorismo e nel braccio della morte dal novembre 2002:

 

R. – (Parole in uzbeko)

Certamente la mia vita è cambiata “da così a così”. Prima avevo tanti sogni, ma dopo quello che è successo ho capito che tutti questi sogni non possono essere realizzati, fino a che non ci sia la libertà di pensiero, finché non si rispettino i diritti dell’uomo.

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ESPLOSIONE DI MUSICA E SENTIMENTI IERI SERA NELL’AULA PAOLO VI

 PER IL XII CONCERTO DI NATALE IN VATICANO

- Interviste con i cantanti Ron e Nair -

 

“Pace, a tutti e in tutto il mondo”. E’ il messaggio ripetuto dai cantanti che si sono esibiti ieri sera in Vaticano per il consueto appuntamento del Concerto di Natale, giunto alla dodicesima edizione. L’evento, nato per promuovere il progetto “50 Chiese per Roma Terzo Millennio”, è finalizzato alla raccolta di fondi per la costruzione di nuove chiese nella capitale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Incastonato tra due alberi percorsi da cascate di luci, il prestigioso palco dell’aula Paolo VI è stato continuamente trasformato da repentini cambi scenografici per accogliere le esibizioni di cantanti italiani e internazionali. Il programma ha offerto agli oltre 7500 spettatori una miscellanea musicale innestata sui canti della tradizione cristiana e su vari generi quali il soul, il jazz e il gospel. Il concerto è stato aperto da tutti gli artisti uniti in uno straordinario incontro di voci per intonare il brano ‘Happy Christmas’ di John Lennon. La manifestazione è proseguita con una ricca alternanza di canzoni natalizie e brani moderni accompagnati dall’orchestra sinfonica siciliana diretta dal maestro Renato Serio.

 

Pino Daniele ha cantato ‘Quando’, ‘Ali di cera’ e ‘Arriverà l’Aurora’, tre brani incentrati sull’importanza della cultura per promuovere la pace. Emozionante poi l’interpretazione di Massimo Ranieri che ha cantato l’inedita versione del ‘Magnificat’ scritta da mons. Marco Frisina su testo tratto dal Vangelo secondo Luca. Dopo queste esibizioni, la canzone napoletana ha trovato a sorpresa anche una nuova rappresentante: si tratta dell’israeliana Noa che si è cimentata in un duetto con Ranieri in ‘Santa Lucia luntana’.

 

 

Al ritmo travolgente dei ‘Virginia State Gospel Chorale’, sono seguite quindi l’esibizione dei ‘Piccoli Musici’, che hanno suggellato il binomio indissolubile tra il Natale e i bambini, e l’interpretazione di ‘Adeste Fideles’, cantata dalla coppia composta dalla cinese Hong Mei Nie e dall’italiana Antonella Ruggero. La conclusione è stata però segnata dal tono polemico di Antonello Venditti che, dopo aver cantato il brano ‘Addio, mia bella addio’, ha detto: “Non mi piace la parola solidarietà, perché richiama al conto corrente. Credo nella carità, ma poco nella solidarietà”.

 

Durante il concerto è stato anche trasmesso il filmato dell’udienza di venerdì scorso di Giovanni Paolo II agli artisti. Un’emozione forte che l’italiano Ron descrive con queste parole:

 

R. - E’ un’emozione sempre nuova. Il Papa stupisce sempre. Mi sono molto emozionato vedendo Giovanni Paolo II in mezzo ad un gruppo di bambini. Ed ho notato veramente come risplenda di luce quando c’è un bambino. Questo è un meraviglioso segno di purezza.

 

Un incontro molto emozionante, quello con il Papa, anche per l’italo egiziana Nair:

 

R. - Avere una carezza da lui, la sua benedizione, mi è già capitato tre volte. La prima volta, quando debuttai al Giubileo della pace, il 22 dicembre del 2000, mi accarezzò e mi disse: “Brava Nair”. Per me sono soddisfazioni enormi, come artista, come persona e come donna di fede.

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DUE SUGGESTIVI APPUNTAMENTI MUSICALI PER IL NATALE:

QUESTA SERA A GUBBIO IL TRADIZIONALE “CONCERTO SOTTO L’ALBERO”

E MERCOLEDÌ PROSSIMO QUELLO “PER IL NATALE”

NELLO SPLENDIDO DUOMO D’ORVIETO

- Il servizio di Luca Pellegrini -

 

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(musica)

 

L’intera pendice di un monte che, addobbata e illuminata, diventa il più grande albero di Natale del mondo. Succede nella piccola Gubbio, città di memoria francescana, dalla quale si leveranno questa sera, alle 18.30, nella chiesa di San Domenicao, le note della Settima Sinfonia di Anton Bruckner diretta da Zubin Mehta alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino per il tradizionale “Concerto sotto l’albero”, gemellato all’altrettanto suggestivo “Concerto di Natale” nel Duomo di Orvieto che si terrà, invece, mercoledì sera, con il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretto da Roberto Gabbiani alle prese con la Missa Criolla di Ariel Ramirez. Abbiamo chiesto a Laura Musella, Sovrintendente ed elaboratrice del progetto artistico il significato di questi concerti natalizi:

 

R. - I concerti sono ispirati sempre dal progetto ”Maggio all’Umbria”, a cui io ho lavorato con la consulenza di Uto Ughi e che ha avuto il suo debutto il 30 maggio 2002, presso la Basilica di San Francesco d’Assisi. Questo progetto, “Maggio all’Umbria”, è legato alla bellezza dei luoghi architettonici dell’Umbria e ai sentimenti che si percepiscono quando si sta in questi luoghi, soprattutto dell’Umbria, sentimenti di pace, che affraternano tutti i popoli. 

 

D. - Le musiche scelte quest’anno sono particolarmente attente al clima spirituale del Natale...

 

R. - Questo filone è stato rispettato in tutti i concerti, perché questo progetto è una rassegna che ha una cadenza annuale. Si ispira ai temi religiosi, cristiani, di pace e di fratellanza tra i popoli e di fede in Dio. Bruckner è uno dei più grandi autori mistici che si possano conoscere. Dopo Bach credo che sia l’autore più mistico. Tutta la sua opera è un inno all’Onnipotente. Quindi, si inseriscono bene nel clima natalizio di questo periodo.

 

D. - Quali sono i sentimenti che si attende dal pubblico?

 

R. – Mi aspetto che sia felice e che ascolti con lo stesso rapimento con cui io ascolto queste musiche. Fra l’altro, il concerto di Gubbio è dedicato ai 50 anni di sacerdozio di Sua Eminenza, il cardinale Camillo Ruini. L’ho voluto fare proprio per un omaggio alla cristianità e alla Chiesa cattolica.

 

D. - Signora Musella, Natale è ormai alle porte. Quale sarebbe il dono che vorrebbe trovare sotto il “suo” albero?

 

R. – La pace, la pace fra tutti, perchè vedo che è un momento molto difficile per tutti. Vorrei pure, ritornando al mio progetto, che le radici cristiane fossero riconosciute, soprattutto per la nostra Europa. Io mi ispiro a questo sentimento di cristianità e quindi vorrei che fosse valorizzato di più.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

19 dicembre 2004

 

 

PERCHÉ TUTTI I POPOLI POSSANO BENEFICIARE DELLA GLOBALIZZAZIONE E MIGLIORARE LE LORO CONDIZIONI DI VITA, È INDISPENSABILE UN PROFONDO SOSTEGNO POLITICO ED ECONOMICO TRA I PAESI IN VIA DI SVILUPPO.

COSI’, IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN, NEL MESSAGGIO

PER L’ODIERNA GIORNATA DELLE NAZIONI UNITE

PER LA COOPERAZIONE TRA GLI STATI DEL SUD DEL MONDO

- A cura di Roberta Moretti -

 

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NEW YORK. = “La cooperazione tra i Paesi in via di sviluppo comprende una vasta gamma di settori, dagli investimenti e le infrastrutture alla condivisione dei vantaggi tecnologici e le migliori strategie in tema di sviluppo”. Così comincia il messaggio del segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, per l’odierna Giornata delle Nazioni Unite per la cooperazione tra gli Stati del Sud del mondo. “Gli scambi commerciali tra i Paesi in via di sviluppo continuano a crescere rapidamente, raggiungendo il 40 per cento delle esportazioni – specifica Annan – tuttavia, la cooperazione tra gli Stati del Sud non è ancora così diffusa ed effettiva come dovrebbe essere”. C’è quindi bisogno “di nuove strategie politiche e iniziative concrete per mettere in pratica questa solidarietà, così che i popoli di ogni Stato possano beneficiare della globalizzazione e migliorare le loro condizioni di vita”. Il segretario dell’ONU ricorda come gli Stati del Sud, che costituiscono la schiacciante maggioranza della popolazione mondiale, siano i più afflitti da povertà, degrado ambientale e malattie infettive. Per far fronte a questi problemi, oltre a un’effettiva e globale cooperazione in tema di sviluppo tra Nord e Sud, è altrettanto indispensabile una più profonda collaborazione tra i Paesi in via di sviluppo: “I Paesi del Sud con programmi di successo per la lotta contro l’AIDS, per esempio, possono aiutare quelli che solo ora vengono colpiti da questa minaccia”. Inoltre, alcuni Stati del Sud, le cui economie nel prossimo decennio potranno superare quelle di altrettanti Paesi industrializzati, “si troveranno in una posizione ottimale per fornire assistenza allo sviluppo e accesso ad un sempre più ampio mercato per beni provenienti da Paesi meno sviluppati. Annan conclude il messaggio invitando tutti gli uomini “a fare tutto il possibile per concentrare le energie nella lotta contro povertà e insicurezza”.

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LUTTO NEL MONDO DELLA LIRICA:

ADDIO A RENATA TEBALDI, GRANDE INTERPRETE OPERISTICA

CONOSCIUTA IN TUTTO IL MONDO, SPENTASI QUESTA NOTTE A 82 ANNI

 

SAN MARINO. = Fu Tosca, Mimì, Madama Butterfly, Violetta, Desdemona e tante altre. Si è spenta la scorsa notte a 82 anni Renata Tebaldi, la stupenda voce di soprano della lirica italiana, famosa in tutto il mondo. Nota come l’anti-Maria Callas, per gli straordinari successi artistici che la opponevano alla mitica collega di origine greca, la cantante era malata da tempo e da un anno e mezzo si era trasferita stabilmente nella sua casa a San Marino, dove fino all’ultimo è stata assistita dagli amici. Da un mese a questa parte le sue condizioni si erano aggravate. Al suo fianco nell’ultima notte anche la signora Tina, assistente della Tebaldi per molti anni. “E’ morta tante volte sui palcoscenici di tutto il mondo – ha detto – ma questa volta è morta davvero”. (R.M.)

 

 

SACCHEGGIATA E INCENDIATA OGGI UNA CHIESA CATTOLICA NELLO SRI LANKA,

 PAESE A MAGGIORANZA BUDDHISTA, DOVE NEGLI ULTIMI TEMPI SONO AUMENTATI

GLI EPISODI DI VIOLENZA CONTRO LA COMUNITA’ CRISTIANA

 

COLOMBO. = La chiesa cattolica di San Michele di Katuwana è stata saccheggiata e incendiata oggi in un paesino a 40 chilometri da Colombo, nello Sri Lanka: fortunatamente nell’edificio non vi erano, al momento, né il prete né i fedeli. Lo hanno riferito fonti della polizia. I vandali hanno distrutto le statue e i mobili della parrocchia. Gli attacchi alle chiese cristiane si sono moltiplicati nello Stato dopo la morte di Gangodawila Soma, leader di un movimento che si oppone alle conversioni al cristianesimo nel Paese a maggioranza buddhista. Infatti, su 18 milioni di srilankesi, il 70 per cento è buddhista, il 7,5 per cento cristiano e il 7,5 per cento musulmano.

 

 

“SIAMO IL VOLTO DI CRISTO, INVIATI PER ANNUNCIARE LA BUONA NOVELLA E RIACCENDERE LA SPERANZA NELL’UNICO REDENTORE”. COSI’, IL PRESIDENTE DEI VESCOVI BRASILIANI, IL CARDINALE GERARDO MAJELLA AGNELO,

ALLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO EPISCOPALE DI PASTORALE,

TENUTASI NEI GIORNI SCORSI A BRASILIA

 

BRASILIA. = “Gesù a Betlemme non ha trovato buona volontà, non c’era posto per Lui nelle locande e nelle case. Tra i ricchi non c’era spazio. A Betlemme Gesù è accolto dai poveri e dai pastori, da loro riceve i primi omaggi. A Lui i pastori offrono ciò che era unicamente frutto del loro sforzo”. La riflessione è del cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di São Salvador de Bahia e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), nel contesto della 12.ma Riunione del Consiglio episcopale di pastorale, tenutasi nei giorni scorsi a Brasilia. Riferendosi al Natale ormai imminente, il cardinale ha esortato i presenti ad avere gli stessi sentimenti di coloro che accolsero Gesù, affinché il Regno di Dio si possa realizzare: “Siamo il volto di Cristo, inviati ad annunciare la Buona Novella e a instaurare di nuovo la speranza nell’unico Redentore”. Infine, il porporato ha sottolineato come la solidarietà sia un segno della presenza di Gesù in mezzo agli uomini: “Ciò che facciamo agli altri lo facciamo proprio a Gesù. Quindi, ispirandoci a Lui, facciamo il bene in tutta la nostra vita”. Per prepararsi al Natale, la Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani ha proposto alle comunità cristiane del Brasile la novena “Radunati in famiglia, preparando la venuta del Signore”, preparata in sintonia con il Progetto nazionale di evangelizzazione “Vogliamo vedere Gesù, Via, Verità e Vita”. Come ha spiegato il segretario generale della CNBB, mons. Pedro Scherer, “gli incontri proposti sono di preghiera, biblici, catechistici e missionari, destinati ai gruppi, alle famiglie e ai loro vicini, per i gruppi biblici e altri gruppi che desiderano prepararsi al Santo Natale”. (R.M.)

 

 

CRESCE LA COMUNITA’ CATTOLICA IN INDIA: TRE, LE CHIESE INAUGURATE DI RECENTE NELLA DIOCESI DI MANGALORE, NELLO STATO MERIDIONALE DEL KARNATAKA

 

MANGALORE. = Cresce la comunità cattolica nello Stato del Karnataka, nell’India meridionale. Con l’apertura nei giorni scorsi di tre nuove chiese, le parrocchie della diocesi di Mangalore sono salite a 150, fra la soddisfazione dei fedeli e la gioia del vescovo, mons. Aloysius Paul D’Souza. La prima, dedicata alla “Madre Di Dio”, nella città di Puttur, potrà contenere oltre mille persone. La chiesa dell’Immacolata Concezione, sorta a Kinnigoly, coprirà un territorio con circa 2.500 fedeli. La terza, dedicata a San Martino di Porres, è stata innalzata nel villaggio di Beluvai, in una zona abitata da gente molto povera. L’apertura delle nuove chiese avviene mentre continuano in India attacchi di gruppi estremisti indù contro i cristiani: di recente la chiesa cattolica di San Francesco di Assisi a Mathal, nello Stato meridionale del Tamil Nadu, è stata devastata da un gruppo di fondamentalisti. I vescovi hanno chiesto ai governanti maggiore protezione e interventi concreti. Sonia Gandhi, presidente del partito del Congresso, attualmente al governo dell’India, ha dichiarato che sarà presto presentata in Parlamento una legge per fermare la violenza interreligiosa nella nazione. (R.M.)

 

 

DOMANI A ROMA, ALLE ORE 11 NELLA CAPPELLA DI VIA SFORZA

PRESSO SANTA MARIA MAGGIORE, I GRANATIERI DI SARDEGNA

RICORDANO CON UNA MESSA, NEL TRIGESIMO DELLA MORTE,

 FRA’ GIANFRANCO CHITI, IL GENERALE IN PENSIONE

DIVENUTO SACERDOTE CAPPUCINO

 

ROMA. = Verrà celebrata domani mattina a Roma alle ore 11, nella Cappella di via Sforza, presso S. Maria Maggiore, per iniziativa dei Granatieri di Sardegna, una Messa nel trigesimo della morte, all’età di 83 anni, di fra’ Gianfranco Chiti, sacerdote cappuccino, del Convento di San Crispino da Viterbo, nei pressi di Orvieto, dove aveva sempre vissuto dopo aver ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1982. Una vocazione adulta quella di fra’ Gianfranco, che aveva risposto alla chiamata, dopo il pensionamento dall’Esercito, e gli onori militari raggiunti fino al grado di Generale dei Granatieri di Sardegna. Stimatissimo e benvoluto nell’ambiente militare, entrato nell’Ordine dei frati Minori fra’ Gianfranco, si era dedicato con energia ad innumerevoli opere di bene, tanto che il Convento di San Crispino era meta di continui pellegrinaggi, tra quanti lo avevano conosciuto durante la sua vita ricca di aneddoti coraggiosi e commoventi. (R.G.)

 

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24 ORE NEL MONDO

19 dicembre 2004

 

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

Iraq ancora nella morsa della guerriglia. Un'autobomba è esplosa presso un terminale di autobus, nella città santa di Kerbala, causando almeno 12 morti ed una quarantina di feriti. La deflagrazione, violentissima, ha distrutto almeno una dozzina di minibus parcheggiati nella stazione, che si trova a meno di 200 metri dal mausoleo di Hussein, uno dei luoghi più venerati dagli sciiti. Secondo i testimoni, il kamikaze aveva tentato più volte di entrare con l'auto in un centro di reclutamento della polizia, non riuscendoci. E poco fa una forte esplosione è stata udita a Najaf, altra città santa sciita del Sud dell'Iraq. Testimoni hanno riferito di un’autobomba. Ignoto, in questo caso, il bilancio delle vittime. A Baghdad, invece, secondo quanto riferito dalla televisione Al Jazeera, tre membri della commissione elettorale sono stati uccisi da colpi di mortaio. Intanto non si allentano le maglie della sicurezza: la polizia irachena ha arrestato 45 sospetti, tutti entrati illegalmente nel Paese del Golfo dall'Iran, mentre le truppe americane hanno annunciato di aver catturato otto iracheni in  fuga dopo aver fatto saltare in aria un'autobomba.

 

I rappresentanti del Likud di Ariel Sharon e quelli dei laburisti di Shimon Peres hanno messo a punto durante la notte le linee guida del programma per un governo di unità nazionale che potrà essere siglato già oggi. La notizia è stata confermata dalla radio militare israeliana. E se dal punto di vista politico si gettano le basi per un futuro di pace, sul campo la tensione non si allenta. Il nostro servizio:

 

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Le basi sono state gettate. Il governo di unità nazionale, che vedrà alla guida di Israele il Likud del premier Ariel Sharon ed i Laburisti di Shimon Peres, è pressoché pronto. E la firma potrebbe arrivare già oggi. A confermare la notizia è la radio militare israeliana, che ha parlato, però, di un nodo ancora da sciogliere, quello dei poteri da affidare a Peres, nominato vice-primo ministro”. Sarà lo stesso Sharon, dopo la presentazione della squadra di governo a delinearli. E insieme all’accordo arriva anche il primo segnale di distensione: il nuovo esecutivo ha annunciato la liberazione di 170 detenuti palestinesi dalle sue carceri. Centoventi risultano essere militanti di al-Fatah, e gli altri 50 sono manovali palestinesi entrati in Israele senza i necessari permessi. Nessuno di questi - e' stato  precisato in un comunicato ufficiale - ha partecipato attivamente ad attentati. Il provvedimento rientra in una serie di misure concordate nelle settimane scorse dal premier israeliano Ariel Sharon e dal presidente egiziano Hosni Mubarak. Nessuna distensione, invece, sul campo, dove proseguono gli scontri. Elicotteri israeliani hanno sparato questa mattina contro obiettivi palestinesi nel nord della striscia di Gaza, in risposta al lancio di razzi Qassam contro la vicina cittadina israeliana di Sderot. Secondo la radio militare, si tratta di un fuoco “di dissuasione”, volto ad impedire ulteriori lanci di razzi. Nel sud della striscia di Gaza, invece, in prossimità della colonia ebraica di Nevè Dekalim, un palestinese è stato ferito dal fuoco dell’esercito con la stella di David. Secondo fonti militari, l'uomo si apprestava a sparare un colpo di mortaio in direzione della colonia. Un altro miliziano che si trovava con lui è, invece, riuscito a fuggire. Le truppe israeliane si sono ritirate dal campo profughi palestinese di Khan Yunis, al termine di un'operazione durata due giorni, nel corso della quale sono stati uccisi 11 palestinesi.

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L’ombra del terrorismo si allunga nuovamente sull’Arabia Saudita, dove Al Qaeda  ha invitato i suoi sostenitori,  tramite un messaggio su un sito internet, ad attaccare le  installazioni petrolifere del Paese, che è il maggiore produttore di greggio al mondo. Il minaccioso proclama è datato 18 dicembre e la sua autenticità non è ancora stata verificata. Nel messaggio si fa inoltre appello ai militanti a colpire “tutti gli obiettivi stranieri, fino a che la penisola arabica non sia libera da questi infedeli e tiranni”.

 

Nuovo ridispiegamento dell’esercito siriano in Libano. Le forze di sicurezza di Damasco si sono ritirate dall'aeroporto internazionale di Beirut, da un sobborgo meridionale della capitale a maggioranza sciita e da una posizione nella parte settentrionale del Paese, e si sono acquartierate nella valle della Bekaa. Lo scorso settembre il Consiglio di sicurezza dell'Onu approvò una risoluzione che sollecitava le forze straniere a ritirarsi dal Libano. L'esercito di Damasco mantiene ancora oggi circa 14.000 uomini nel Paese.

I ribelli maoisti hanno teso un'imboscata ad una pattuglia dell'esercito nella parte est del paese, causando la morte di 10 soldati. Lo ha reso noto un ufficiale nepalese. Nella notte, invece, una postazione della polizia a 20 chilometri da Katmandu è stata assaltata da una formazione di ribelli con bombe a mano ed armi automatiche. Pesante anche in questo caso il bilancio: 5 poliziotti uccisi. La rivolta, iniziata nel 1996, mira a rovesciare la monarchia costituzionale. Negli ultimi 7 giorni sono state almeno 55 le persone che hanno perso la vita. Perché questa recrudescenza delle violenze? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Aldo Daghetta, responsabile Nepal di Amnesty International:

 

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R. - Il cessate-il-fuoco, caduto alla fine di agosto, fino a questo momento era stato, nonostante tutto, rispettato. Nell’ultimo mese, soprattutto da parte dell’esercizio inizialmente, c’è stata una forte azione di oppressione nei confronti dei ribelli maoisti. Sono state date molte nuove forze anche all’esercito per poter contrastare i maoisti e quindi in questo ultimo periodo c’è stato questo nuovo scontro ulteriore.

D. – Quali sono le condizioni di vita in Nepal oggi?

 

R. – E’ una situazione che risulta sempre più intollerabile per la popolazione civile, che si vede sempre più stretta tra i due fronti, in quanto da una parte l’esercito molto spesso arriva nei villaggi e rapisce ed incarcera persone con l’accusa di essere collaborazionisti dei maoisti, e dall’altra parte quando arrivano poi i maoisti fanno la stessa cosa con l’accusa di essere delatori nei confronti dell’esercito. Tutta questa situazione fa sì che la popolazione civile sia anche quella più colpita ed anche quella che conta più morti. Teniamo presente che dal 1996 ad oggi, Amnesty International ha potuto verificare più di 10 mila morti, di cui la maggior parte sono civili.

 

D. – Dopo le violenze di questi giorni quanto è possibile che entro il 13 gennaio i ribelli tornino al tavolo delle trattative, così come proposto dalle autorità di Katmandu?

 

R. – Da un punto di vista politico questa potrebbe essere vista come un’ultima mossa per cercare di ottenere maggiori possibilità proprio di trattativa. E’ certo che il ruolo della Comunità internazionale potrebbe essere determinante, così come è stato determinante in altri quadri: basta pensare all’Afghanistan, a Timor Est o al Kosovo. Quello che stupisce, e quindi la denuncia di Amnesty è sempre più forte, è che ci siano aree del mondo in cui la Comunità internazionale interviene con più determinazione ed altre in cui, di fatto, chiude gli occhi.

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Ci trasferiamo in Africa. ll governo sudanese ha ignorato l'ultimatum lanciato venerdì dall'Unione Africana. Ieri, infatti, sono ripresi violenti combattimenti nella regione sudanese del Darfur. A riferirlo un portavoce dell'Ua da Abuja, in Nigeria, dove si stanno svolgendo i negoziati di pace. I mediatori dell'Unione Africana avevano dato al governo e alla guerriglia del Darfur 24 ore di tempo per cessare le ostilità, minacciando in caso contrario di deferirle al Consiglio di Sicurezza dell'Onu per violazioni del cessate il fuoco.

 

L'ex presidente cileno Augusto Pinochet è stato ricoverato in un ospedale di Santiago dopo essere stato colpito da un ictus. Lo hanno riferito fonti mediche, secondo le quali “i segni vitali sono stabili e ha ripreso parzialmente conoscenza”. Nei giorni scorsi, i giudici avevano stabilito che l'ex dittatore 89enne potrà essere processato con l'accusa di violazione dei diritti umani nell'ambito dell'Operazione Condor nei 17 anni della sua dittatura.

 

L’Ucraina si prepara alla ripetizione del ballottaggio delle presidenziali, che si svolgerà tra una settimana. Fino ad oggi sono oltre 8.300 gli osservatori stranieri che sono stati registrati dalla commissione elettorale centrale. Si tratta di persone provenienti da una dozzina di Paesi, oltre che da organizzazioni internazionali.

 

 

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