RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 350 - Testo della trasmissione di Mercoledì 15 dicembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In un’atmosfera natalizia, l’udienza generale del Papa incentrata sulla venuta del Re-Messia, che salva i deboli dai soprusi del mondo. Il ringraziamento del Pontefice alla provincia trentina per il dono del grande abete, che verrà inaugurato oggi pomeriggio in piazza San Pietro

 

Alla verità dell’uomo non si giunge solo con la scienza ma serve lo sguardo d’amore di Cristo: così il Papa ieri pomeriggio nella Messa per gli universitari

 

Preoccupazione del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti per le notizie sul turismo sessuale dall’Italia verso il Brasile. Ai nostri microfoni mons. Agostino Marchetto.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

100 anni fa moriva la mistica francese Mélanie Calvat, cui apparve la Vergine nel 1846 a La Salette. Intervista con il vescovo Mario Paciello

 

Presentate stamani in conferenza stampa le nuove iniziative del Centro Astalli, sede italiana del servizio dei gesuiti per i rifugiati. Il commento di padre Giovanni La Manna

 

Mostra a Cartagine su “Sant’Agostino: africanità ed universalità”. Intervista con mons. Fouad Twal.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Almeno 100 mila giovani italiani a Colonia dall’11 al 21 agosto 2005 per la 20.ma Giornata Mondiale della Gioventù. Confermata la presenza di Giovanni Paolo II.

 

Ancora in stallo il processo di pace per la Costa d’Avorio, mentre è sempre più drammatica la situazione umanitaria

 

Arrestato un nordcoreano per il sequestro del missionario cristiano Kim Dong-Shik, nel 2002 in Corea del Sud. Il pastore protestante aiutava i nordcoreani a fuggire in Cina

 

Proseguono in Myanmar gli arresti degli oppositori politici.

 

Nuove iniziative della Caritas nello Sri Lanka. Nel Paese asiatico la situazione resta critica dopo 20 anni di guerra civile

 

La Bibbia per i fanciulli in lingua turca. La nuova edizione di “Dio parla ai suoi figli” verrà distribuita in 15 mila esemplari

 

Il premio UNESCO per i diritti umani assegnato al docente thailandese Vitit Muntarbhorn.

 

24 ORE NEL MONDO:

‘Si’ dell’Europarlamento all’avvio dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea

 

Il presidente dell’OLP Abu Mazen condanna il ricorso delle armi dell’Intifada e rilancia il negoziato con Israele

 

Ancora tensioni in Uganda alla scadenza del cessate-il-fuoco tra il governo di Kampala e i ribelli

 

In Italia, la Corte Costituzionale dice no alla rimozione del Crocifisso dalle aule scolastiche

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 dicembre 2004

 

 

IN UN’ATMOSFERA NATALIZIA, L’UDIENZA GENERALE DEL PAPA  INCENTRATA SULLA VENUTA DEL RE-MESSIA,

CHE SALVA I DEBOLI DAI SOPRUSI DEL MONDO. IL RINGRAZIAMENTO DEL PONTEFICE ALLA PROVINCIA TRENTINA

PER IL DONO DEL GRANDE ABETE, CHE VERRA’ INAUGURATO OGGI POMERIGGIO IN PIAZZA SAN PIETRO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

E’ il Messia il supremo protettore dei poveri e degli oppressi, che difende la loro dignità e i loro diritti, spesso calpestati da “potenti” e “prepotenti”. La catechesi di Giovanni Paolo II nella penultima udienza generale prima del Natale ha preso in esame la seconda parte del Salmo 71, che celebra la figura del Re-Messia e della terra beneficata dalla sua presenza. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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“Giustizia” e “amore” per i poveri. Il Re messianico si riconosce da queste virtù, che aprono il cuore degli uomini, e in particolare di coloro che sono vittime, alla speranza di “un’era di pace” e di equità. Le strofe del Salmo 71, spiegate da Giovanni Paolo II in un’Aula Paolo VI gremita e festosamente addobbata per il Natale, presentano - ha detto il Papa - il modello del Signore “riscattatore-redentore” degli oppressi che vedono in lui il “rappresentante visibile del loro unico difensore e patrono: Dio”. Un Re-Messia, dunque, “giusto” e “perfetto” quanto talvolta iniqui e parziali furono i sovrani di Israele che, ha osservato il Pontefice, come la storia dell’Antico Testamento insegna, hanno “troppo spesso smentito questo loro impegno, prevaricando sui deboli, sui miseri e sui poveri”. L’opera di riscatto portata avanti da Dio nei confronti dei deboli e dei poveri ne tutela “la vita e il sangue”. E “vita” e “sangue”, ha affermato Giovanni Paolo II, “sono la realtà fondamentale della persona”, la “rappresentazione dei diritti e della dignità di ciascun essere umano, diritti spesso violati dai potenti e dai prepotenti di questo mondo”. Come per il popolo d’Israele delle Scritture, anche per i cristiani di oggi il messaggio del Salmo è profondamente attuale:

 

“Nel volto di questo re-Messia la tradizione cristiana ha intuito il ritratto di Gesù Cristo”.

 

Il Cristo “atteso e sperato” del Natale, ha aggiunto il Papa: colui che “ha umiliato” Satana e che, secondo le parole di Sant’Agostino, è venuto “di persona” a salvarci, perché ciò “non avrebbe potuto farlo nessuna potenza creata: né quella di un qualsiasi uomo giusto e neppure quella dell’angelo”.

 

Come detto, i drappi e i tappeti rossi esposti in Aula Paolo VI hanno contribuito a dare un sapore natalizio all’udienza, durante la quale numerosi sono stati gli accenni al Natale. Il primo, in particolare, ha avuto un tono nostalgico quando Giovanni Paolo II ha salutato i pellegrini polacchi di Zakopane e i connazionali dell’orchestra militare degli alpini di Podhale, che ha eseguito un applaudito stacco musicale.

 

“JESTEM WDZIĘCZNY ZA CHOINKI…

Sono grato degli alberi di Natale che portate ogni anno perché mi ricordano il mio diletto Podhale, le montagne e la mia terra”.

 

Inoltre il Papa ha avuto parole di ringraziamento per i fedeli e le autorità provenienti dalla Provincia autonoma di Trento. Proprio del Trentino è originario l’imponente abete – alto oltre 30 metri e pesante 84 quintali - che oggi pomeriggio, alle 16.30, verrà inaugurato in Piazza San Pietro con la tradizionale cerimonia dell’accensione. Il Papa ha concluso dicendo: “Questo grande e vetusto albero”, di circa 110 anni, “ricorderà ai visitatori e ai pellegrini la nascita di Gesù, luce del mondo”.

 

Tra i gruppi salutati dal Pontefice, anche la Delegazione del Consiglio regionale della Puglia, alla quale Giovanni Paolo II ha manifestato il proprio compiacimento “per l’impegno profuso a tutela della vita umana e a sostegno della famiglia fondata sul matrimonio”.

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ALLA VERITA’ DELL’UOMO NON SI GIUNGE SOLO CON LA SCIENZA

MA SERVE LO SGUARDO DI AMORE DI CRISTO: COSI’ IL PAPA IERI POMERIGGIO

NELLA MESSA PER GLI UNIVERSITARI

 

Non si giunge alla “verità dell’uomo” solo con i “mezzi che offre la scienza”, serve lo “sguardo pieno di amore di Cristo”. E’ quanto ha detto Giovanni Paolo II nell’omelia della Messa per gli universitari degli atenei romani, celebrata ieri pomeriggio, come consuetudine da oltre 20 anni, nella Basilica Vaticana. Al termine dell’appuntamento che ha chiuso l’incontro europeo degli universitari in preparazione alla GMG di Colonia 2005, il Pontefice ha affidato i giovani alla protezione della Vergine e ha consegnato agli studenti polacchi l’Icona Sedes Sapientiae, che sarà portata in pellegrinaggio negli atenei del Paese. Il servizio di Gabriella Ceraso.

 

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(Musica)

 

“Vieni o Signore, la Terra ti attende”, è con le parole del Salmo 33, che invocano un Dio Salvatore e Pacificatore, che Giovanni Paolo II si è rivolto agli oltre 10 mila studenti e mille docenti universitari, che in un caloroso abbraccio lo hanno accolto nella Basilica di San Pietro, gremita e festosa. E loro ha ringraziato innanzitutto, perché ancora una volta hanno voluto condividere con lui l’attesa trepidante della venuta del Signore.

 

“Grazie, perché come sentinelle del mattino volete vigilare oggi, in questa settimana e nella vita intera, per essere pronti ad accogliere il Signore che viene”.

 

Al centro dell’omelia, quindi, il richiamo forte al mistero eucaristico su cui i giovani stanno riflettendo in vista del prossimo raduno di Colonia. Un tema esigente davanti al quale, spiega il Papa, siamo spinti a verificare la fede, la speranza e la carità di ciascuno, perché Cristo dice:

 

“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo”.

 

E in quel pane eucaristico è il suo dono d’amore per l’uomo e la certezza della vita eterna.

 

(Musica)

 

Rivolgendosi poi direttamente agli universitari con tono affettuoso e voce chiara, il Papa ha ribadito che non è solo con i mezzi della scienza che si giunge alla verità, a cui i giovani tanto anelano, ma è grazie allo sguardo pieno di amore di Cristo. Non cessate, quindi, ha chiesto il Papa di cercarlo e scoprirete nei suoi occhi un riflesso della bontà e della bellezza che Egli ha effuso nei vostri cuori, con il dono del suo Spirito. Ed è stato questo il suo augurio agli universitari per l’imminente Natale:

 

“Il Figlio di Dio, che per la nostra salvezza si è fatto uomo, vi porti il coraggio di cercare la verità di voi stessi nella luce del suo amore infinito”.

 

(Musica)

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NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Antigua e Barbuda, Barbados, Giamaica, Repubblica Cooperativistica della Guyana e in Suriname, l’arcivescovo Thomas E. Gullickson, nunzio apostolico in Trinidad e Tobago, Bahamas, Dominica, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, San Vincenzo e Grenadine e delegato apostolico nelle Antille.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Belo Horizonte in Brasile presentata da mons. Sebastiao Roque Rabelo Mendes, per raggiunti limiti di età.

 

 

PREOCCUPAZIONE DEL PONTIFICO CONSIGLIO DELLA PASTORALE

PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI PER LE NOTIZIE SUL TURISMO SESSUALE

DALL’ITALIA VERSO IL BRASILE

- Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto -

 

Grande preoccupazione è stata espressa dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti in seguito alle nuove notizie sul turismo sessuale e lo sfruttamento di minori in Brasile. Quattro persone sono state arrestate ieri dalla squadra mobile di Roma nelle indagini su una organizzazione che proponeva viaggi in Brasile a sfondo sessuale. Ma ascoltiamo il segretario del dicastero vaticano, l’arcivescovo Agostino Marchetto, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. – Posso dire che la preoccupazione per i minori è un obiettivo prioritario della pastorale del turismo. Ogni anno nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo, che ricorre il 27 settembre, il Santo Padre non si stanca di denunciare abusi e deviazioni di un certo tipo di turismo senza scrupoli, che sfrutta le “sacche di povertà esistenti in ogni continente”. “Ci si deve impegnare” egli incoraggia “perché non avvenga mai che il benessere di pochi privilegiati sia conseguito a scapito della qualità di vita di molti altri”. La Chiesa invita dunque e promuove le iniziative di religiosi, religiose e laici che si impegnano in questo ambito della pastorale. Ne è segno anche il comunicato finale del Congresso di Bangkok che invita a sostenere le strutture esistenti di questo apostolato e a crearne di nuove “al fine di occuparsi delle vittime con compassione e amore, di fornire loro assistenza giuridica, terapia e reinserimento nella società e, nel caso di cristiani, anche nella comunità dei fedeli”.

 

D. – Ci sono strumenti concreti per combattere questa piaga?

 

R. – In molti Stati sono state varate leggi per punire chi favorisce o pratica il turismo sessuale. Esiste poi un Codice Etico Mondiale per il Turismo, che è il frutto di un ampio convergere da parte degli Stati, di associazioni turistiche e dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, al quale moltissimi hanno aderito. Occorrerebbe però che tutti gli operatori turistici, dai più grandi alle semplici agenzie, ne tenessero sempre dovuto conto e collaborassero con gli organismi istituiti per la sua applicazione.

 

D. – Come la Chiesa affronta questa problematica?

 

R. – La Chiesa può fare molto affinché l’etica delle intenzioni – diciamo così – si trasformi in una morale delle responsabilità, in cui ognuno – dagli operatori, agli albergatori, dagli addetti ai servizi, fino ai singoli turisti -, si senta impegnato a combattere ogni forma di sfruttamento. La Chiesa, attraverso i suoi messaggi, i suoi documenti, i suoi appelli accorati e la sua opera di prevenzione e assistenza a chi ha subito violenza sessuale, indica la via da percorrere affinché il turismo diventi invece uno strumento privilegiato di sviluppo integrale, individuale e collettivo, e non occasione di violazione della dignità umana e dei diritti soprattutto dei fanciulli. Nel luglio scorso, nel Congresso mondiale che abbiamo organizzato a Bangkok, e nel quale una tavola rotonda ha affrontato proprio la piaga del turismo sessuale, i partecipanti hanno voluto fare un appello per combattere ogni forma di violenza sessuale verso le persone più vulnerabili e bisognose di particolare aiuto, che sono le donne, i minori e i bambini.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina l'Iraq con un articolo dal titolo "Sotto processo i capi dell'ex regime di Saddam"; le prime udienze fissate per l'inizio della prossima settimana.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

L'omelia di Giovanni Paolo II durante la Santa Messa per gli studenti degli Atenei romani in preparazione al Natale, svoltasi nella Basilica Vaticana. Il Papa ha sottolineato con forza che solo in Cristo che ci viene incontro nel Mistero dell'Eucaristia è possibile scoprire fino in fondo la verità sull'uomo.

Una pagina dedicata alle iniziative, a Roma e a Buenos Aires, per il centenario della nascita di mons. Giuseppe Canovai.

 

Nelle estere, per la rubrica dell' "Atlante geopolitico" un articolo di Marcello Filotei dal titolo " Kuwait: il difficile cammino delle riforme".

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giuseppe Costa sulla mostra fiorentina intitolata "Cammina, cammina": il mondo dell'infanzia nelle fotografie delle collezioni Alinari.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della giustizia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 dicembre 2004

 

 

100 ANNI FA MORIVA LA MISTICA FRANCESE MÉLANIE CALVAT,

CUI APPARVE LA VERGINE NEL 1846 A LA SALETTE

PER INVITARE L’UMANITA’ ALLA CONVERSIONE PER OTTENERE LA PACE

- Intervista con il vescovo Mario Paciello -

 

Cento anni, il 15 dicembre del 1904, fa moriva nella città pugliese di Altamura la mistica francese Mélanie Calvat. Il suo nome è legato alle apparizioni della Madonna a La Salette, in Francia, nella diocesi di Grenoble. In seguito a queste apparizioni, avvenute nel settembre del 1846, Mélanie subì forti vessazioni da parte del suo ambiente tanto che dovette fuggire in Puglia. Oggi nella Cattedrale di Altamura il vescovo Mario Paciello presiede una solenne concelebrazione in memoria della mistica francese. Giovanni Peduto lo ha intervistato chiedendogli di tratteggiare la figura di Mélanie:

 

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R. – E’ una donna coinvolta dal Signore in esperienze mistiche straordinarie. E’ stata una ragazza che sin da bambina ha subito vessazioni, persecuzioni, incomprensioni, maltrattamenti. Ha fatto l’esperienza della povertà. La facevano lavorare come pastorella più per mandarla via da casa, per non farla stare vicino alla madre che non la stimava e la maltrattava, che non per un reale bisogno lavorativo. Era un po’ un’isolata, però, nello stesso tempo, era di una interiorità profonda, di un colloquio intimo con il Signore. E’ stata incompresa per tutta la sua vita, è stata amata e disprezzata.

 

D. – Eccellenza, veniamo un po’ ai fatti de La Salette. Ce li può sintetizzare brevemente?

 

R. – Melania, in una delle sue peregrinazioni come pastorella, era andata a finire sulle Alpi francesi, nella località de La Salette insieme ad un ragazzino che da poco aveva conosciuto, Massimino. Il 19 settembre del 1846, improvvisamente si è venuta a trovare davanti ad una bella signora, che però si è mostrata a lei in atteggiamento triste. La signora piangeva e aveva sul petto i simboli della Passione: il crocifisso, un martello, delle tenaglie. Questa bella signora ha affidato a Melania e a Massimino un messaggio da far conoscere a tutto il popolo e un segreto che, in tutti i modi, in tanti hanno cercato di strappare sia a lei che a Massimino, anche con raggiri, anche con la furbizia. Un messaggio che però hanno fedelmente custodito entrambi finché non è giunto il momento di farlo sapere al Santo Padre.

 

D. - Che cosa pensa riguardo al messaggio che viene da La Salette?

 

R. - Quello che proviene da La Salette, al di là di tutte le polemiche e di tutte le varie interpretazioni che ha potuto avere, è il messaggio che Maria ripete ogni volta che si mostra. E’ lo stesso messaggio, credo, di Lourdes, nel 1858, e di Fatima, nel 1917: la Vergine è preoccupata che si risvegli la fede, che ci si converta, che si ritorni al Signore, che si ascolti il Signore, che si osservi la legge di Dio perché ci sia la pace, perché ci sia speranza, perché ci sia la salvezza per l’umanità.

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PRESENTATE STAMANI IN CONFERENZA STAMPA LE NUOVE INIZIATIVE

DEL CENTRO ASTALLI, SEDE ITALIANA DEL SERVIZIO DEI GESUITI PER I RIFUGIATI

- Intervista con padre Giovanni La Manna -

 

Al servizio dei rifugiati nel momento di maggiore bisogno ed emergenza. E’ questa la realtà pluriventennale, impegno che caratterizza l’attività del Jesuit Refugee Service, presente in oltre 40 Paesi del mondo e attivo con i suoi progetti in ben 70 Paesi. Le iniziative dell’JRS sono state presentate stamani nella sede della nostra emittente, dedicando un’attenzione particolare alla situazione drammatica dei bambini rifugiati, in fuga dalle guerre. Un’emergenza che coinvolge non soltanto i Paesi in guerra come il Sudan o gli Stati limitrofi, in cui vengono allestiti enormi campi profughi per accogliere i fuggiaschi, ma anche i ricchi Stati dell’Unione Europea, ai quali in molti chiedono asilo e accoglienza. Il servizio di Stefano Leszczynski.

 

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Ad illustrare l’impegno del Jesuit Refugee Service in Ciad, dove l’organizzazione gestisce in maniera diretta tre campi profughi con oltre 46 mila persone, è stata Cecilia Bock, responsabile dei progetti del JRS, che ha illustrato le difficoltà di mettere in atto i servizi in favore dei rifugiati: dall’assistenza sanitaria, all’alimentazione, all’alfabetizzazione. Estremamente delicata è poi la situazione degli ex bambini soldato, che provengono da realtà devastanti e per i quali è necessario predisporre adeguati progetti di recupero. A Roma, opera invece il Centro Astalli che si occupa di assistere i richiedenti asilo ed i rifugiati (tra le 8 e le 10 mila persone all’anno), favorendone il percorso integrativo in Italia. Tra le ultime iniziative avviate dal centro Astalli di Roma, è il centro diurno di accoglienza per i minori stranieri “Il treno arcobaleno”, destinato ad accogliere almeno 80 giovani al giorno. Una missione al servizio dei più deboli che è resa sempre più difficile per la mancanza di leggi specifiche in favore dei rifugiati e per la cronica mancanza di fondi pubblici. Il commento di padre Giovanni La Manna, presidente dell’Associazione Centro Astalli.

 

R. – Le istituzioni manifestano il desiderio di farsi carico delle persone che arrivano in Italia e fanno richiesta di asilo politico. Questo è un desiderio. Nei fatti la vita di queste persone è abbandonata a se stessa. Noi abbiamo il compito di incontrare delle persone, prima ancora dei bisogni. Le persone poi ci presentano delle necessità alle quali sopperiamo concretamente: servizio mensa, servizio doccia, ambulatorio, centri di accoglienza, scuola di italiano, centro di ascolto, orientamento legale. Ma in questo momento viviamo la completa delega da parte delle istituzioni alle associazioni, ai volontari, con l’aggravante che ora non c’è nemmeno più la possibilità di aiutare. Diamo loro una parte dei soldi.

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MOSTRA A CARTAGINE SU “SANT’AGOSTINIO: AFRICANITA’ ED UNIVERSALITA’”:

EVENTO ALL’INSEGNA DELLA COLLABORAZIONE  TRA AFRICA ED EUROPA

E DEL DIALOGO TRA CULTURE E RELIGIONI

- Intervista con mons. Fouad Twal -

 

Una grande mostra dedicata a Sant’Agostino sarà inaugurata questo pomeriggio a Cartagine, in Tunisia. Un evento memorabile, patrocinato dal Ministero tunisino della Cultura, della gioventù e del tempo libero, in collaborazione con la diocesi e con l’ambasciata della Svizzera, in occasione dei 1650 anni dalla nascita del vescovo di Ippona. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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“Quale forza maggiore della carità, che l'amore dell'unità?”, predicava Agostino, vissuto nell’Africa romana del IV secolo, nato nel 354 a Tagaste, nell’odierna Algeria, e che a Cartagine studiò ed insegnò per 14 anni, prima della sua partenza per Roma e Milano, dove maturò la sua conversione al cristianesimo. Ordinato sacerdote nel 391, Agostino tornò in Africa e venne nominato vescovo di Ippona, l’attuale Bona algerina, dove morì nel 430, lasciando al mondo la sua ricca eredità spirituale e culturale. Questo patrimonio che rivive in ogni tempo è al centro della Mostra “Sant’Agostino: africanità e universalità”, allestita a Cartagine nell’ex Basilica di San Luigi, oggi Museo sull’Acropoli cittadina.

 

Un percorso espositivo arricchito da un apparato didattico curato dall’Università di Friburgo, e che domani sarà illustrato, in una conferenza su “Sant’Agostino e Cartagine”, dal prof. Serge Lancel, che al vescovo di Ippona ha dedicato un’imponente biografia. Alla conferenza seguirà una tavola rotonda con diversi studiosi tunisini e di altri Paesi. Un avvenimento di portata storica dunque per la Tunisia e non solo, come spiega l’ideatore di questa mostra, l’arcivescovo di Tunisi, mons. Fouad Twal, nativo della Giordania, intervistato dal collega, padre Joseph Zogheib:

 

R. – Per fortuna, i nordafricani, finalmente, dopo anni e anni di silenzio, sono coscienti dell’importanza di Sant’Agostino, e che lui è uno di loro, benché siano musulmani. Fortunatamente, i dirigenti di questi Paesi - ed anche il nostro bravissimo presidente Zin el Abdin Ben Alì - hanno capito l’importanza di questo patrimonio storico e sanno che i loro Paesi sono arrivati fin qui, dopo la cultura punica, romana, bizantina e cristiana. Per questo ora stiamo dando più importanza a Sant’Agostino

 

Una mostra all’insegna del dialogo tra culture e religioni, che segna anche un passo avanti nei rapporti tra Africa ed Europa. Lo sottolinea ancora mons. Twal:

 

R. - In un mondo che parla troppo di violenza, di scontri di civiltà, noi crediamo ancora alla convivenza e al dialogo della cultura. Il presidente tunisino, da due anni, ha creato una cattedra per il dialogo delle culture. E la nostra Mostra su Sant’Agostino entra in questo grande contesto di dialogo della cultura, dell’apertura, della collaborazione e del partenariato tra Europa e nord Africa. Questa collaborazione è una piccola risposta a tante altre voci che invece chiamano ad uno scontro di culture, scontro di guerre e scontro di religioni.

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CHIESA E SOCIETA’

15 dicembre 2004

 

 

ALMENO 100 MILA GIOVANI ITALIANI SONO ATTESI A COLONIA DALL’11 AL 21 AGOSTO 2005

PER LA 20.ESIMA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’.L’ORGANIZZATORE DEI VIAGGI PAPALI MONS. RENATO BOCCARDO

HA CONFERMATO UFFICIALMENTE LA PRESENZA DEL PAPA ALL’APPUNTAMENTO DI COLONIA.

GIOVANNI PAOLO II ARRIVERA’ NELLA CITTA’ TEDESCA GIOVEDI’ 18 AGOSTO,

PRESIEDERA’ LA VEGLIA CON I GIOVANI IL SABATO E LA MESSA LA DOMENICA MATTINA

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

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“Siamo venuti per adorarlo”: questo il tema scelto per la 20.esima Giornata Mondiale della Gioventù, che è stata posta sotto la protezione dei Re Magi. A Colonia, infatti, secondo la tradizione, sono custodite le reliquie dei tre Re venuti dall’Oriente che si recarono a Betlemme per adorare il Bambino. Perciò, la Conferenza episcopale italiana ha scelto la cappella dei Magi, nel Palazzo di Propaganda Fide, a Roma, per presentare, con una Conferenza, itinerari di preparazione che porterà i giovani italiani verso Colonia e che vedrà già nei prossimi giorni un pellegrinaggio previo organizzato dal servizio nazionale di pastorale giovanile della CEI, con la partecipazione, tra gli altri, dell’arcivescovo prelato di Loreto mons. Angelo Comastri. “I giovani sono i primi missionari, i primi annunciatori di Cristo ai loro coetanei, con la loro vivacità e la loro fede”: ha detto il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, cardinale Crescenzio Sepe, intervenuto in conferenza Stampa. Il segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori, ha spiegato che la prossima GMG sarà proprio contrassegnata da un carattere spiccatamente missionario. L’immagine dei Magi, che è stata scelta come icona della Giornata – ha detto il segretario generale della CEI – ci richiama alla natura profondamente missionaria della Chiesa”. E per cercare di coinvolgere il maggior numero di giovani, anche quelli che sono più lontani dalla comunità ecclesiale, il servizio nazionale di pastorale giovanile ha predisposto una serie di strumenti che sono contrassegnati da una grande creatività, anzitutto un DVD multimediale che ripercorre il viaggio delle reliquie dei Magi, avvenuto nel XII secolo da Milano a Colonia, e così aiuta a scoprire queste figure e i luoghi che ospiteranno la prossima Giornata della Gioventù. Quindi, un cofanetto in tre volumi che analizzano la lettura dell’universo giovanile offerta dal cinema. E poi una chat-line tridimensionale che sarà inaugurata da mons. Comastri il prossimo 6 gennaio e che sarà raggiungibile attraverso il sito della Giornata Mondiale della Gioventù. La GMG, infine, ha anche un inno che è stato tradotto in italiano e che è interpretato dalla cantante Ivana Spagna.

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ANCORA IN STALLO IL PROCESSO DI PACE PER LA COSTA D’AVORIO,
MENTRE E’ SEMPRE PIU’ DRAMMATICA LA SITUAZIONE UMANITARIA.
NELL’ULTIMO MESE OLTRE 5 MILA A PERSONE SONO STATE CACCIATE DALLE LORO CASE.
UCCISO UN CAPO VILLAGGIO CATTOLICO

 

ABIDJAN. = “Una violenza contro i civili mai vista in due anni di crisi. I ribelli sono entrati nelle case della gente, spaccando le porte, ferendo gente inerme e depredando tutto”. Questa, in sintesi, la drammatica testimonianza che pubblica l’agenzia Fides, riportando le parole di una fonte di Bahiakro, nel nord del Paese africano. “Bahiakro si trova nella zona di separazione tra l’esercito regolare ivoriano e i ribelli delle Forze Nuove ed è sorvegliato dalla forza di pace inviata dall’ONU”: spiega la fonte di Fides. “Purtroppo – aggiunge – da un mese i ribelli sono avanzati fino a qui senza che nessun impedisse la loro avanzata. Hanno subito preso di mira la popolazione civile, cacciandola dalla loro case e in seguito anche dai rifugi di fortuna che avevano allestito nei campi. Nei giorni scorsi hanno ucciso Hubertson, un capo villaggio cattolico”. “Nella zona – conclude la fonte – vi sono circa 5 mila sfollati che hanno perso tutto, persino i vestiti, perché i ribelli hanno portato via tutto dalle loro case. La Chiesa in collaborazione con le autorità locali ha avviato un programma di aiuto agli sfollati che sono stati accolti in campi di fortuna. Tra loro vi sono moltissime donne e bambini”. Sul piano politico, intanto, lo scorso 13 dicembre, ha preso il via in Costa d’Avorio il dibattito parlamentare per rivedere le leggi sulla nazionalità e le naturalizzazione, come previsto dagli accordi di pace di Marcoussis, firmati nel gennaio 2003 in Francia per mettere fine alla guerra civile che ha diviso in due il Paese. Il dibattito, tuttavia, è stato interrotto poco dopo quando il ministro della Giustizia, Henriette Diabaté, ha domandato la sospensione immediata dei lavori, sostenendo che i due testi in discussione erano diversi da quelli presentati dal suo ministero. I rappresentanti delle Forze Nuove, infine, hanno annunciato l’invio di loro rappresentanti in Sudafrica, per presentare al presidente sudafricano, Thabo Mbeki, un documento per rilanciare il processo di pace. Il capo di Stato è stato incaricato dall’Unione Africana di mediare nella crisi ivoriana. (B.C.)

 

 

ARRESTATO UN NORDCOREANO PER IL SEQUESTRO DEL MISSIONARIO CRISTIANO

KIM DONG-SHIK, NEL 2002 IN COREA DEL SUD. IL PASTORE PROTESTANTE

AIUTAVA I NORDCOREANI A FUGGIRE IN CINA

 

SEOUL. = Proseguono le indagini sul sequestro del missionario cristiano sudcoreano Kim Dong-shik. Nei giorni scorsi, secondo quanto riferisce il quotidiano “Chosun Ilbo”, è finito in manette un uomo, con ogni probabilità una spia nordcoreana. Il pastore protestante Kim Dong-shik, che era solito aiutare i nordcoreani a fuggire in Cina, è scomparso da Yanji, nella Cina settentrionale, nel 2002. Le autorità ritengono che sia stato rapito da agenti segreti nordcoreani e trasferito nel Paese guidato da Kim Jong-il. Attualmente del reverendo non si ha alcuna notizia ufficiale. La moglie, Jung Young-hwa, che risiede negli Stati Uniti, è preoccupata e teme che la salute del marito, già in cattive condizioni prima del sequestro, possa essere peggiorata. La “Coalizione di cittadini per i diritti umani dei sequestrati e dei rifugiati nordcoreani”, con sede a Seul, ha chiesto il rapido rimpatrio del missionario. (B.C.)

 

 

PROSEGUONO IN MYANMAR

GLI ARRESTI DEGLI OPPOSITORI POLITICI.

- A cura di Rita Anaclerio -

 

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YANGON. = La giunta militare che governa il Myanmar (ex-Birmania) non ha smesso di arrestare gli oppositori politici. Ad affermarlo sono i rappresentanti della Lega nazionale per la democrazia (NLD), secondo i quali malgrado l’ondata di liberazioni di prigionieri avvenute nelle ultime settimane, 13 loro colleghi sono stati arrestati il 6 dicembre scorso a Bongalay, sobborgo della capitale Yangon. Il segretario della Lega nazionale per la democrazia, U Lwin, ha detto che le persone in questione “sono state accusate di aver pianificato delle azioni per sobillare la gente”. Dopo la deposizione del primo ministro Khin Nyunt, estromesso dal potere ad ottobre, il nuovo capo dello Stato, il generale Than Shwe, ha iniziato ad allontanare dalla scena politica del Paese le figure più vicine all’ex premier. Come riporta l’agenzia Asianews, fonti diplomatiche a Yangon parlano di circa 2 mila militari in prigione, pochi altri “ritirati” e altri fuggiti al confine. Ufficialmente la giunta spiega questi fatti con un giro di vite contro la corruzione all’interno dei servizi segreti militari, ma osservatori politici parlano di epurazioni nell’esercito per consolidare il potere della linea dura. Secondo le organizzazioni per i diritti umani nelle prigioni del Myanmar sarebbero ancora trattenuti oltre 1300 prigionieri politici. Prolungati di un anno, inoltre, gli arresti domiciliari al Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, segretario generale della NLD. Tra i 5000 detenuti liberati nelle recenti ondate di scarcerazioni promesse dal governo, solo 56 sono dissidenti politici.

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NUOVE INIZIATIVE DELLA CARITAS NELLO SRI LANKA.

NEL PAESE ASIATICO LA SITUAZIONE RESTA CRITICA

DOPO VENTI ANNI DI GUERRA CIVILE

 

COLOMBO. = Sostenere gli sforzi di pace e di riconciliazione; educare i giovani a sviluppare fiducia nel futuro e spirito di iniziativa; aiutare i bambini traumatizzati dalla violenza. Questi, in sintesi, gli obiettivi della Caritas Sri Lanka, che ha rinnovato il suo impegno sociale in un Paese in cui il conflitto ventennale fra esercito regolare e ribelli Tamil è interrotto ufficialmente da un cessate il fuoco, ma dove gli sforzi di mediazione non sono ancora andati a buon fine. La Caritas è impegnata sin dal 1999 nella ricostruzione delle case e delle scuole distrutte dal conflitto, che ha causato oltre 65 mila morti e 500 mila sfollati, cercando di sviluppare programmi che avvicinino le due etnie, cingalesi e tamil. In appoggio alla Caritas Sri Lanka, inoltre, la Caritas Internationalis ha lanciato un appello per la raccolta di 400 mila dollari. Il processo di pace nel Paese asiatico, intanto, è bloccato dall’aprile 2003. I guerriglieri Tamil, infatti, chiedono la creazione di un’amministrazione ad interim nel nord e nell’est dell’isola, mentre il governo non vuole accogliere la proposta per paura di una secessione. (B.C.)

 

 

LA BIBBIA PER I FANCIULLI IN LINGUA TURCA.

LA NUOVA EDIZIONE DI “DIO PARLA AI SUOI FIGLI”

VERRA’ DISTRIBUITO IN 15.000 ESEMPLARI

 

ROMA. = “Dio parla ai Suoi figli”, la raccolta di testi biblici per bambini diffusa in oltre 40 milioni di copie in tutto il mondo, è ora disponibile anche in lingua turca. Dal 1978, “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) ha tradotto il volumetto a colori in almeno 141 lingue. I 15.000 esemplari in lingua turca verranno distribuite proprio in questi giorni sia in Turchia sia tra i turchi residenti in Europa occidentale. Molto positivi i commenti all’iniziativa all’interno della Chiesa turca. Secondo padre Lorenzo Piretto, sacerdote domenicano in servizio ad Istanbul, “la catechesi della Chiesa in Turchia trarrà grande beneficio da questa iniziativa, avendo a disposizione una sintesi della Sacra Scrittura nella lingua del posto”. Nel 2004 “Dio parla ai Suoi figli” è stato tradotto anche in tukano e xerente per il Brasile, in creolo per le Isole Mauritius, tiv per la Nigeria e in bengali e kannada per l’India. “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) è Opera di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten per sostenere la Chiesa dove persecuzione o povertà ne ostacolano la missione evangelizzatrice. La sezione italiana di ACS è nota per la realizzazione del “Rapporto Annuale sulla Libertà Religiosa nel Mondo”. (B.C.)

 

 

IL PREMIO UNESCO PER I DIRITTI UMANI ASSEGNATO AL DOCENTE THAILANDESE

VITIT MUNTARBHORN. ASSEGNATE ANCHE QUATTRO MENZIONI SPECIALI

 

PARIGI. = Il professore thailandese, Vitit Muntarbhorn, si è aggiudicato quest’anno il Premio per i diritti umani assegnato dall’Organizzazione per l’educazione, la scienza e la cultura delle Nazioni Unite (UNESCO). Cinquantaduenne, Muntarbhorn, insegna diritto all’Università di Chulalongkorn, a Bangkok, ed ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti umani, attraverso l’insegnamento e la partecipazione a seminari e conferenze. Consulente di vari organismi dell’ONU, ha anche pubblicato diversi libri in materia. Da luglio 2004 è relatore speciale sui diritti umani nella Corea del Nord. Oltre al thailandese, riferisce l’agenzia Misna, la giuria del Premio dell’UNESCO ha assegnato anche quattro menzioni speciali: al professore sudafricano David McQuoid-Mason; al giurista russo Anatoly Azarov; alla “Coalizione di Oslo per la libertà di religione e di credo”; e all’“Istituto peruviano per l’educazione ai diritti umani e alla pace”. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

15 dicembre 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomanco -

 

Con 407 sì e 262 no oggi a Strasburgo l’assenso del Parlamento europeo all’avvio dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Da domani il vertice del Consiglio europeo. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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In caso di ingresso nell’Unione Europea la Turchia diventerebbe il più grande Paese dell’organismo continentale, di un terzo più grande della Francia, il più esteso, una popolazione di 72 milioni di persone, al 98% musulmani sunniti; appena 100 mila i cristiani, di cui 33 mila cattolici. Fortemente rappresentate le minoranze curda, armena e greca; un governo storicamente caratterizzato dalla presenza laica dei militari che hanno fatto sempre da argine all’islamizzazione del Paese, che, allo stesso tempo, viene considerato un importante ponte per un dialogo più proficuo con il mondo musulmano. La decisione del parlamento non ha valore vincolante, ma ha una forte valenza politica in un’Europa decisamente spaccata sulla questione turca. Da domani la questione si sposterà a Bruxelles per la riunione dei capi di Stato e di governo che dovrà ufficializzare la decisione e stilare il calendario dei negoziati. Ma quali ostacoli ci sono ancora nel processo di avvicinamento tra Turchia ed Europa? Lo abbiamo chiesto ad Adriana Cerretelli, corrispondente da Bruxelles per il Sole 24 Ore:

 

R. - Gli ostacoli sulla strada dell’adesione della Turchia sono molti, ma non bisogna farsi illusione sul fatto che poi il processo duri quasi in eterno. Le difficoltà riguardano naturalmente Cipro, che chiede il riconoscimento ufficiale della propria esistenza da parte della Turchia. Senza, evidentemente, Cipro può porre il veto. Anche un micro Paese può, in questo caso, ostacolare la marcia di avvicinamento della Turchia. Poi c’è la Francia, che è decisamente spaccata, nel senso che il presidente Chirac è favorevole, ma la sua opinione pubblica e il suo partito non lo sono affatto. Allora Chirac ha scelto la strada del referendum popolare.

 

D. – C’è poi da completare quel percorso di democratizzazione e di riconoscimento completo dei diritti umani che è stato sempre chiesto dall’Unione Europea ad Ankara?

 

R. – Sicuramente, tra l’altro proprio questo capitolo del riconoscimento dei diritti umani, della fine della tortura, della parità tra i sessi, sono appunto alcune delle lacune segnalate nello stesso rapporto della Commissione Europea, con il quale si è dato il via libera ai negoziati. Sicuramente la Turchia ha fatto tanti progressi sul piano delle riforme economiche e anche sul piano del suo ordinamento giuridico, ma continua ad avere delle lacune e i diritti umani sono sicuramente un terreno ipersensibile in questo caso. Ed è per questo che molti manifestano perplessità.

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In Iraq il primo giorno di campagna elettorale, in vista della consultazione del prossimo 30 gennaio, è stato sconvolto da attacchi della guerriglia contro rappresentanti dell’amministrazione del Paese arabo: a Kerbala è stato assassinato il direttore delle imposte della provincia. Un alto funzionario del ministero dell’Interno iracheno è stato poi rapito nella sua casa a Taji, a nord di Baghdad, da uomini con l’uniforme della guardia nazionale irachena. Violenze anche a sud della capitale dove almeno 4 poliziotti sono rimasti uccisi in un attacco condotto da ribelli contro un autobus diretto a Baghdad. Sul versante politico si deve sottolineare la dichiarazione del ministro della Difesa di Baghdad, Hazim al-Shaalan: “L’Iran – ha detto - orchestra nel nostro Paese una grande rete terroristica ed è la chiave del terrorismo in Iraq”.

 

La creazione dello Stato palestinese non passa attraverso la lotta armata e per questo è giunta l’ora di deporre le armi. E’ l’appello lanciato dal presidente dell’OLP, Abu Mazen, il candidato favorito alle elezioni presidenziali palestinesi del prossimo 9 gennaio. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il dialogo con i movimenti palestinesi è “entrato nell’ultima fase”, ha dichiarato Abu Mazen aggiungendo che l’uso di armi durante l’Intifada è stato un errore. L’ex premier ha anche auspicato un accordo tra le diverse organizzazioni dei Territori, fondamentale per trovare un’intesa finalizzata ad una tregua duratura con Israele. Ma la Striscia di Gaza continua ad essere devastata dalle violenze: nei pressi degli insediamenti ebraici di Netzarim, un civile palestinese è stato ucciso dai colpi esplosi da un carro armato israeliano. Intanto, in occasione del Natale il ministro israeliano del turismo, Gideon Ezra, ha previsto un netto aumento del numero dei pellegrini cristiani che giungeranno in Terrasanta. Per facilitare il transito fra Gerusalemme e Betlemme, che si trova in Cisgiordania, sono stati stabiliti contatti fra funzionari israeliani e palestinesi tesi a semplificare i controlli. A Betlemme non si avverte, per ora, una particolare atmosfera di festa: le strade non sono decorate, infatti, in segno di lutto per la morte del presidente palestinese, Yasser Arafat. Manifestazioni di protesta hanno infine accolto, in Egitto, l’accordo commerciale firmato ieri dai governi di Tel Aviv e del Cairo.

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In Afghanistan è stato ucciso l’ingegnere turco rapito ieri nella provincia orientale di Kunar da un gruppo integralista islamico. Sono stati rilasciati invece l’autista e l’interprete, entrambi afgani.

 

Un autobus con a bordo 26 persone è stato sequestrato, alla periferia di Atene, da due uomini armati dei quali al momento si ignora la nazionalità. I dirottatori, che chiedono due milioni di euro in cambio del rilascio degli ostaggi, hanno liberato finora cinque passeggeri. L’arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia, Christodoulos, ha lanciato un appello per la liberazione di tutti i prigionieri.

 

Nell’est della Repubblica Democratica del Congo è ormai scontro aperto fra l’esercito di Kinshasa ed i soldati rwandesi. I combattimenti sono ripresi stamattina nei pressi di Kanyabayonga, dopo che, nella notte, i caschi blu dell’Onu avevano fermato un tentativo di varcare il confine congolese da parte di alcuni uomini armati provenienti dal Rwanda. Sulla situazione nella parte orientale dell’ex Zaire, Giada Aquilino ha raccolto la testimonianza di padre Luigi Lo Stocco, direttore di “Radio Maria Regina della Pace” a Bukavu, proprio nell’est del Paese africano:

 

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R. - Già da tre settimane ci sono notizie di un’invasione da parte delle truppe del Rwanda. Il problema è che il governo di Kigali, ufficialmente, ha detto che vorrebbe aiutare il Congo ad eliminare i gruppi Interahamwe, che vengono indicati come responsabili del genocidio del ’94. Ieri, finalmente, il governo di Kinshasa ha ammesso che nel Paese è in atto una guerra e che si combatte nel territorio di Kanyabayonga.

 

D. – Questa ferma presa di posizione del governo congolese a cosa porterà?

 

R. – Il governo congolese al momento è impegnato nel lavoro di rafforzamento di tutte le nostre frontiere. D’altra parte si sapeva già che i rwandesi non vogliono lasciare il Congo per diversi motivi. Un motivo è che la loro terra non basta, è sovrappopolata e quindi serve altro spazio. Una seconda ragione è rappresentata dalle ricchezze di questo Congo: nel nord sono state scoperte, ultimamente, delle nuove miniere d’oro. I rwandesi inoltre non vogliono lasciare la regione perché è l’unica zona ancora sotto il controllo dei ribelli del gruppo Rcd-Goma, in lotta contro il governo centrale di Kinshasa.

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Un nuovo attentato in Indonesia, entro breve tempo. È l’avvertimento lanciato dal governo australiano, che sostiene di basarsi su “informazioni fresche e credibili”. Secondo il ministero degli Esteri di Canberra, i terroristi sarebbero pronti a colpire un albergo, preferibilmente di una grande catena internazionale.

 

Sale la tensione ad Haiti, dove ieri sono tornati in azione i sostenitori dell’ex presidente Aristide. Un gruppo di loro ha aperto il fuoco in un quartiere centrale della capitale, Port au Prince, tentando successivamente di incendiare un albergo. La rivolta – che ha provocato un morto e 20 feriti – è stata sedata dalle forze dell’Onu, presenti nel Paese da giugno.

 

Italia. Il Crocifisso non sarà tolto dalle aule scolastiche. Con un’ordinanza depositata oggi in cancelleria, la Corte costituzionale ha dichiarato “manifestamente inammissibile” il ricorso con il quale il Tar del Veneto aveva impugnato le norme risalenti ai regi decreti di ottant'anni fa, che includevano il Crocifisso tra gli “arredi” delle scuole. Sulla presunta violazione dei principi di imparzialità e laicità dello Stato legata all’esposizione del simbolo cristiano, i giudici della Consulta hanno risposto in sostanza che la questione non può neppure essere sollevata.

 

 

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