RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 349 - Testo della trasmissione di Martedì 14 dicembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In udienza da Giovanni Paolo II il direttore della Sala Stampa Vaticana con i suoi collaboratori. Il grazie del Papa al dott. Navarro-Valls per i suoi 20 anni di servizio

 

Oggi pomeriggio, in San Pietro, la Messa del Papa per gli universitari degli atenei romani. Intervista con mons. Lorenzo Leuzzi

 

Promuovere una politica per la famiglia che rispetti la sua natura di unità fondamentale della società: così l’arcivescovo Celestino Migliore, in un intervento all’ONU.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il cardinale Ratzinger e il presidente del Senato Pera rilanciano il dialogo tra cattolici e laici in Europa a partire dalle radici cristiane del continente

 

La Comunità di Sant’Egidio lancia una campagna per dare la cittadinanza italiana agli immigrati ormai integrati nella vita del Paese: con noi don Matteo Zuppi

 

Oggi la Chiesa celebra la memoria di San Giovanni della Croce, sacerdote e dottore della Chiesa, grande mistico e poeta spagnolo vissuto nella seconda metà del 1500.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Lucia, Santa Vergine e martire: ieri le celebrazioni per il 1700.mo anniversario del suo martirio, presenti il cardinale Crescenzio Sepe e l’arcivescovo di Siracusa Giuseppe Costanzo

 

25 anni fa moriva a Rocca di Papa, in provincia di Roma, padre Riccardo Lombardi, fondatore del servizio di animazione missionaria “Mondo Migliore”

 

Tregua violata nel Darfur. Uccisi due operatori umanitari

 

Appello del primo ministro della Tanzania per un maggiore impegno di tutti i settori della società nella lotta al virus dell’Aids

 

Migliorare la qualità della formazione e della vita nelle comunità religiose, è il messaggio finale del XII Congresso dei Superiori maggiori del sud-est asiatico, tenutosi  a Bangkok, in Thailandia

 

Lanciata on line in Cile la nuova emittente radiofonica “La Voce della misericordia”.

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq scoperta fossa comune con 500 cadaveri. Continua la fuga dei cristiani dal Paese

 

L’opposizione libanese, composta da cristiani e musulmani, ha chiesto le dimissioni del governo di Beirut

 

Augusto Pinochet condannato agli arresti domiciliari ma la misura resta sospesa fino all’appello

 

Domani scade in Uganda il cessate-il-fuoco concordato a novembre dal governo e dai ribelli.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 dicembre 2004

 

 

IN UDIENZA DA GIOVANNI PAOLO II IL DIRETTORE

DELLA SALA STAMPA VATICANA CON I SUOI COLLABORATORI.

 IL GRAZIE DEL PAPA AL DOTT. NAVARRO-VALLS PER I SUOI 20 ANNI DI SERVIZIO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Udienza particolare stamani per Giovanni Paolo II con alcuni dei suoi più stretti collaboratori. Il Papa ha, infatti, ricevuto il dottor Joaquín Navarro-Valls, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, con i membri dell’Ufficio e del Vatican Information Service. Durante l’udienza è stata letta una lettera personale di ringraziamento del Papa al dott. Navarro-Valls per i suoi 20 anni di servizio come direttore della Sala Stampa Vaticana. Anniversario festeggiato lo scorso 4 dicembre. La missiva è stata poi consegnata al dott. Navarro-Valls.

 

Nel 1966 la Sala Stampa, che era stata istituita come organismo informativo del Concilio Vaticano II, assorbì “l’Ufficio Informazioni” de “L’Osservatore Romano” istituito nel 1939. Cominciò così a funzionare come Sala Stampa della Santa Sede a cura della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali. Secondo le nuove direttive approvate da Giovanni Paolo II nel 1986, la Sala Stampa è “l’ufficio della Santa Sede incaricato di diffondere le notizie riguardanti gli atti del Sommo Pontefice e l’attività della Santa Sede”. La Costituzione Apostolica Pastor Bonus sulla Curia Romana del 28 giugno 1988 ribadisce che la Sala Stampa è lo “speciale ufficio” che pubblica e divulga “le comunicazioni ufficiali riguardanti sia gli atti del Sommo Pontefice sia l’attività della Santa Sede”. Nel 1990 è stato istituito il Vatican Information Service, un nuovo sistema informativo della Santa Sede.

 

 

OGGI POMERIGGIO IN SAN PIETRO LA MESSA DEL PAPA

 PER GLI UNIVERSITARI DEGLI ATENEI ROMANI

- Intervista con mons. Lorenzo Leuzzi -

 

Un evento che ormai è tradizione, ma sa rinnovare sempre nuove emozioni: questo pomeriggio alle 17.30, nella Basilica di San Pietro si terrà la tradizionale Messa per gli universitari degli atenei romani, presieduta da Giovanni Paolo II. Proprio al termine dell’Angelus di domenica scorsa, il Papa ha invitato tutti i giovani ad unirsi a questa celebrazione. La Messa verrà celebrata dal cardinale vicario Camillo Ruini. Ad animare la celebrazione saranno il Coro interuniversitario di Roma, con altre 11 formazioni corali, e l’orchestra composta da studenti universitari dei conservatori musicali. Alla celebrazione sono attesi numerosi Rettori delle università di Roma e d’Italia, assieme a circa 10 mila studenti. Ma come nasce storicamente questo appuntamento? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Lorenzo Leuzzi, responsabile della pastorale universitaria per la diocesi di Roma:

 

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R. – Direi che è una storia che viene da lontano, perché fin dall’inizio del suo Pontificato, il Santo Padre ha voluto incontrare i giovani universitari di Roma in preparazione al Santo Natale, penso anche per riprendere una sua tradizione quando era arcivescovo di Cracovia.

 

D. – Qual è la situazione, la qualità degli studi, le difficoltà, il contatto con il mondo del lavoro ...

 

R. – Direi che attualmente la situazione a Roma è molto migliorata, perché la nascita di nuovi atenei – penso a Tor Vergata, a Roma Tre, atenei che pian piano sono diventati sempre più grandi e anche con strutture significative; e poi anche la presenza di numerose università private, libere - credo che abbiano permesso l’innalzamento della qualità, almeno dal punto di vista strutturale, della possibilità degli studi per gli studenti. Certamente, siamo un po’ preoccupati perché ci accorgiamo che il livello culturale sta un po’ scendendo. E questo perché c’è un’eccessiva preoccupazione a dare una formazione universitaria eccessivamente professionalizzante. Certamente il rapporto con il mondo del lavoro è importante, ma credo che sia importante anche che la formazione universitaria mantenga quella visione di sintesi culturale che è importante anche per affrontare le difficoltà e le sfide del mondo globalizzato.

 

D. – Qual è il contributo specifico degli atenei cattolici?

 

R. – A Roma, come si sa, ci sono due grandi atenei cattolici: c’è l’Università Cattolica del Sacro Cuore con la Facoltà di Medicina e poi anche il Corso inter-facoltà di economia; e la LUMSA. Poi, naturalmente, le università pontificie. Credo che l’impegno più importante sia quello di testimoniare come anche oggi il Vangelo sia capace di animare la cultura contemporanea, ma tutto questo non dal punto di vista puramente teorico, ma testimoniando in concreto che è possibile trovare soluzioni illuminate dal Vangelo per le singole situazioni concrete, contemporanee. E penso che gli atenei cattolici debbano e possano fare molto di più, soprattutto per dare risposte concrete o orientamenti concreti alle problematiche sempre nuove della società contemporanea.

 

D. – Che consiglio vuol dare dai nostri microfoni agli studenti universitari?

 

R. – Vorrei dare il consiglio di non avere paura di far crescere insieme la propria competenza scientifica o culturale con l’approfondimento della fede, perché come il Papa ci ha ricordato nel messaggio per la prossima Giornata mondiale della gioventù a Colonia, fede e ragione possono camminare insieme e addirittura possono sostenersi a vicenda per raggiungere traguardi sempre più alti nella ricerca ma anche nell’esperienza esistenziale concreta.

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La nostra emittente trasmetterà in radiocronaca diretta la Santa Messa per gli universitari a partire dalle ore 17.30 - per la zona di Roma, in lingua italiana – sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz.

 

 

NOMINE

 

In Honduras, il Papa ha nominato vescovo coadiutore di Choluteca il reverendo Guido Plante, finora direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie e direttore della Formazione Superiore degli Agenti Pastorali della diocesi di Choluteca.

In Bielorussia, Il Pontefice ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Minsk-Mohilev mons. Antoni Dziemianko, vescovo di Lesvi, trasferendolo dall’ufficio di ausiliare di Grodno.

 

 

PROMUOVERE UNA POLITICA PER LA FAMIGLIA

CHE RISPETTI LA SUA NATURA DI UNITA’ FONDAMENTALE DELLA SOCIETA’:

E’ L’ESORTAZIONE DELL’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE

 PRESSO LE NAZIONI UNITE, IN UN INTERVENTO ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

La famiglia, “unità fondamentale della società”, è indispensabile per costruire un futuro “di pace e sviluppo”. E’ quanto sottolineato dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenuto all’assemblea generale dell’Onu in una sessione di lavori dedicata alla famiglia. Mons. Migliore ha sottolineato che la politica familiare deve essere la cornice all’interno della quale vanno sviluppate le misure per “rispondere alle sfide economiche e sociali dei nostri tempi”. D’altro canto, ha affermato che la promozione familiare non deve ridursi ad una “statalizzazione della famiglia”.

 

Innanzitutto, ha avvertito il presule, una vera politica per la famiglia “non deve penalizzare coloro che desiderano avere dei bambini”. Ha così messo l’accento sull’importanza dell’educazione delle nuove generazioni. Quindi, ha ribadito che la famiglia è il “luogo primario della formazione del capitale umano”, e perciò indispensabile per uno sviluppo economico durevole. L’osservatore vaticano, che ha preso la parola al termine delle celebrazioni per il 10.mo anniversario dell’Anno Internazionale della famiglia, ha infine ribadito l’impegno della Santa Sede a sostegno del ruolo centrale della famiglia per l’esistenza stessa della società.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il Sudan. Sospese nel Darfur le operazioni dell'Onu dopo l'uccisione di due operatori umanitari.

Sempre in prima l'Iraq, dove non finiscono gli orrori: scoperta una nuova fossa comune con 500 cadaveri. 

 

Nelle vaticane, la presentazione - a firma del cardinale Angelo Sodano - del volume "Meditazioni sul Vangelo". Il libro - curato da Flavio Peloso - è tratto dagli Scritti e dalla parola di San Luigi Orione.

 

Nelle estere, l'intervento della Santa Sede sul decimo anniversario dell'Anno internazionale della famiglia, durante la 59 sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Walemar Turek dal titolo "Il 'De Civitate Dei' di Agostino tradotto in coreano".

Per l'"Osservatore libri" un articolo di Danilo Veneruso in merito a due saggi - di Omer Bartov e di Gerhard Schreiber - dedicati al tema dell'imbarbarimento bellico. 

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 dicembre 2004

 

 

IL CARDINALE RATZINGER E IL PRESIDENTE DEL SENATO PERA

RILANCIANO IL DIALOGO TRA CATTOLICI E LAICI IN EUROPA A PARTIRE DALLE RADICI CRISTIANE DEL CONTINENTE

 

Se vuole avere un futuro, l’Europa non può rinnegare il suo passato, ma deve riconoscere le proprie radici cristiane. E’ questo in sintesi il punto di incontro cui giungono il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e il presidente del Senato Marcello Pera nel libro “Senza radici” che raccoglie le loro riflessioni sulla situazione spirituale, culturale e politica del Vecchio Continente. Il testo contiene due discorsi tenuti dal cardinale e dalla seconda carica della Repubblica italiana nei mesi scorsi e due lettere che si sono reciprocamente inviati. Alla presentazione del libro, ieri a Roma, c’era per noi Debora Donnini.

 

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Un’alleanza tra cattolici e laici capace di superare i vecchi steccati. E’ quanto auspica il presidente del Senato Pera che rileva una crisi di identità dell’Europa sempre più in preda ad un linguaggio politicamente corretto e ad un relativismo “secondo il quale le culture e le civiltà sono tutte equivalenti e non possono essere messe in gerarchia”. Di fronte dunque alle grandi sfide che vanno dal terrorismo al fondamentalismo islamico, dalla bioetica all’immigrazione è necessario per Pera che l’Europa riscopra i genitori di cui è figlia, è necessaria una alleanza fra laici e cristiani basata proprio sull’identità dei valori perché è nel cristianesimo che trovano fondamento i valori della dignità della persona della tolleranza e della libertà:

 

“Ho proposto questa collaborazione, ma l’ho proposta - e desidero qui insistere su questo punto - non in funzione antitetica, non per il fatto che oggi laici, liberali, cristiani devono tutti rinchiudersi in una stessa trincea per difendersi o peggio ancora per attaccare qualcuno … no, ma per riconoscersi figli di una stessa famiglia che storicamente è la famiglia cristiana dell’Europa”.

 

Un dialogo importante anche per il cardinale Ratzinger per il quale albero e radici hanno bisogno l’uno dell’altro:

 

“Solo albero e radici insieme possono vivere, essere forza vitale che crea futuro. E come si fonda questa tesi? La mia tesi è che, diciamo, separata dalle sue radici, la cultura laica si assolutizza, diventa intollerante, dogmatista. La ragione, che non ha più queste radici nella fede storica, diventa una ragione esclusivamente funzionale e tecnica e non ha più un ‘occhio morale’”.

 

“L’Occidente – rileva ancora il porporato nel libro – tenta sì di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua storia vede ormai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro”. L’Europa dunque ha bisogno di una nuova accettazione di se stessa. Ma il cardinale Ratzinger sottolinea anche la necessità di mostrare “il volto del Dio rivelato … del Dio che è talmente umano che egli stesso è diventato uomo, un uomo sofferente, che, soffrendo insieme a noi, dà al dolore dignità e speranza”.

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LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO LANCIA UNA CAMPAGNA

PER DARE LA CITTADINANZA ITALIANA AGLI IMMIGRATI ORMAI INTEGRATI NELLA VITA DEL PAESE

- Intervista con don Matteo Zuppi -

 

Nati e vissuti in Italia, ma per lo Stato italiano non sono cittadini. E’ il paradosso in cui si trovano a vivere quasi 250 mila giovani con genitori stranieri immigrati. Altri 198 mila sono invece i minorenni che hanno raggiunto l’Italia assieme ai loro genitori per risiedervi stabilmente. La comunità di Sant’Egidio ha da tempo lanciato una campagna intitolata “Nuovi cittadini per l’Italia”, diretta a modificare la legge sull’acquisizione della cittadinanza, che permetta a questi ragazzi e ragazze cresciuti in Italia e perfettamente integrati di godere appieno dei loro diritti di cittadini, quali di fatto sono. Il commento è di don Matteo Zuppi, della comunità di Sant’Egidio, al microfono di Stefano Leszczynski.

 

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R. – Sono di fatto dei cittadini. Sono quelli che crescono con i nostri figli, che parlano spesso soltanto l’italiano, che dimenticano o non hanno mai imparato la lingua della loro famiglia. Crediamo che dare loro un futuro, con il diritto alla cittadinanza, sia un modo per investire seriamente sul futuro, per non arrivare, come purtroppo spesso accade, tardi rispetto ai fenomeni che già viviamo, che impongono delle nuove regole, oltretutto regole di grande civiltà.

 

D. – Pensa che questo problema si potrà risolvere in maniera veloce?

 

R. – Sui tempi, purtroppo, c’è il problema di una volontà politica. Il senso del Convegno era questo, cioè provare a mettere assieme le diverse forze politiche, sia della maggioranza che dell’opposizione, perché si maturasse una decisione che andasse al di là degli schieramenti. Questo problema non può avere schieramento, è un problema che unisce tutti quanti, e, insisto, credo sia un problema di grande civiltà, di chiarezza di regole, di applicazioni, per provare a far sì che le leggi recepiscano la realtà.

 

D. – Che pensieri le fanno venire in mente, quando sente un ragazzo o una ragazza, adolescenti che non possono andare in gita con i propri compagni di scuola, perché hanno un passaporto diverso o sono costretti ad attendere anni perché venga rinnovato il permesso di soggiorno e non possono muoversi liberamente…

 

R. – Abbiamo scelto queste diverse testimonianze proprio perché sono delle diverse tipologie. Un ragazzo, per esempio, che in realtà è venuto in Italia quando aveva 5 anni e adesso ne ha 13, parla un italiano perfetto e dice: “I miei compagni non ci credono che io non sia italiano. Non credono che io non possa fare certe cose”. E nemmeno noi ci crediamo che lui non possa fare certe cose. Oppure l’altro, il ragazzo del Pakistan, che sogna di fare il carabiniere e che è uno dei primi otto del suo liceo per la matematica. Credo che forse ci sia anche una convenienza che diventino italiani, per provare a non diventare un museo, sempre più vecchio e sempre più vuoto.

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OGGI LA CHIESA CELEBRA LA MEMORIA DI SAN GIOVANNI DELLA CROCE

SACERDOTE E DOTTORE DELLA CHIESA, GRANDE MISTICO E POETA SPAGNOLO

VISSUTO NELLA SECONDA METÀ DEL 1500

- Il servizio di Sergio Centofanti -

 

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San Giovanni della Croce nasce nel 1542 a Fontiveros presso Avila da un nobile commerciante di seta e da una tessitrice di umili origini. A soli due anni perde il padre e la madre si trasferisce da un paese all’altro in cerca d’aiuto. Sono anni di sofferenze e umiliazioni. Poco più che adolescente Giovanni si guadagna da vivere come inserviente in un ospedale, ma ama lo studio e la preghiera. E’ un travagliato periodo di discernimento: “A che serve – scriverà più tardi – che tu dia al Signore una cosa quando te ne chiede un’altra? Medita su quello che Dio vuole e compilo”.

 

A 21 anni entra nell’Ordine carmelitano, ma trova una vita religiosa rilassata che non appaga la sua ardente sete di Dio perché è convinto che “nella vita spirituale non progredire vuol dire arretrare” e che “chi opera con tiepidezza è pronto a cadere”. Decisivo l’incontro con santa Teresa d’Avila che lo convince ad attuare con lei la riforma dell’ordine fondando i Carmelitani Scalzi sulla base di un alto ideale contemplativo e missionario. Inizia con pochi amici passando il giorno a pregare, a far penitenza, a predicare e confessare tra i poveri contadini delle borgate, privi di qualsiasi assistenza religiosa. E’ un’opera che suscita gelosie  e persecuzioni, fino ad essere rapito e imprigionato in un convento dai suoi stessi ex confratelli. In questo periodo durato 9 mesi inizia a comporre le sue più importanti poesie mistiche: “La salita al Monte Carmelo”, “Il Cantico spirituale”, “La fiamma viva d’amore”, la celebre “Notte oscura”. “Nell’aridità e nella difficoltà - dice - la virtù getta le sue radici”. Quando fugge porta a compimento la sua opera riformatrice. Stremato dalla fatica muore a soli 49 anni baciando il Crocifisso.

 

La sua vita è stata segnata dalla sofferenza sin dalla più tenera età.  Il suo sguardo però è rivolto non alla croce in sé ma sempre verso Gesù che su quella Croce si è disteso: “chi non cerca la Croce di Cristo – afferma – non cerca la gloria di Cristo”. “Per accedere alle ricchezze della sapienza divina la porta è la Croce. Si tratta di una porta stretta - sottolinea - nella quale pochi desiderano entrare mentre sono molti coloro che amano i diletti a cui si giunge per suo mezzo”.

 

San Giovanni della Croce è il mistico 'del nulla e del tutto': per arrivare al tutto, che è Dio, occorre che l'uomo dia tutto di sé, non con spirito di schiavitù, ma di amore.  Celebri i suoi aforismi: “L’anima che cammina nell’amore non annoia gli altri e non stanca se stessa” e "dove non c'è amore, metti amore e ne ricaverai amore".Ed esorta ad avere sempre presente il metro del giudizio finale: “Nella sera della vita saremo giudicati sull'amore”. Canonizzato da Benedetto XIII il 27 dicembre 1726, viene proclamato Dottore della Chiesa da Pio XI il 24 agosto 1926.

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CHIESA E SOCIETA’

14 dicembre 2004

 

 

lucia, santa vergine e martire: ieri le celebrazioni

per il 1700.mo anniversario del suo martirio, presenti

il cardinale Crescenzio Sepe e l’arcivescovo di siracusa Giuseppe Costanzo

 

SIRACUSA. = “Non tradite la testimonianza autentica e rigenerante della giovane Lucia”, questo l’invito del cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, nella cerimonia di apertura ieri, alla presenza dell’arcivescovo della città Giuseppe Costanzo, dei festeggiamenti in onore del 1700.mo anniversario del martirio di Santa Lucia, vergine siracusana, vittima della persecuzione di Diocleziano. Nella cattedrale di Siracusa, il presule ha esortato i siracusani a rispondere con coraggio alla società di oggi, sempre più segnata da sentimenti di egoismo e relativismo morale, incoraggiando i siracusani a “rinnovare, custodire, tramandare, e partecipare il dono che Cristo ha fatto ad ogni uomo, il dono della santità”. Nel pomeriggio, la tradizionale processione con il simulacro in argento della santa patrona ha chiamato a raccolta numerosi fedeli di ogni parte della Sicilia in un’atmosfera di commossa partecipazione. Domani da Venezia arriverà a Siracusa il corpo della Santa, che dopo aver attraversato le principali vie della città, resterà esposto alla venerazione dei fedeli presso la Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, vicino al luogo dove la santa subì il martirio, fino al 22 dicembre. E a Roma da ieri una scultura in vetroresina bianca che riproduce le fattezze della giovane martire, illuminata da un sistema in fibre ottiche, celebra la santa davanti alla chiesa di Santa Lucia del Gonfalone. "Una macchina alata della luce per ricordare la Santa della luce e per superare la nostra distrazione quotidiana dai valori della pace", così ha commentato la sua creazione Cesare Esposito, ideatore della macchina. (S.C.)

 

 

25 ANNI FA LA MORTE DEL PADRE GESUITA RICCARDO LOMBARDI,

FONDATORE DEL SERVIZIO DI ANIMAZIONE COMUNITARIA “UN MONDO MIGLIORE”.

- A cura di Roberta Moretti -

 

ROCCA DI PAPA. = Venticinque anni fa, il 14 dicembre 1979, moriva a Rocca di Papa, in provincia di Roma, padre Riccardo Lombardi, gesuita, protagonista di una delle pagine più intense della storia della Chiesa del secolo scorso. L’avvenimento sarà ricordato con varie celebrazioni eucaristiche promosse dal servizio di animazione comunitaria per un Mondo Migliore che, dalla morte del sacerdote, porta avanti il suo progetto. Nato a Napoli il 28 marzo 1908 da famiglia piemontese, padre Lombardi entrò giovanissimo nella Compagnia di Gesù e nel 1938 iniziò a predicare nelle università e nelle piazze italiane, invitando tutti alla conversione personale e collettiva. Nel 1948, anno delle cruciali elezioni politiche italiane in cui avvenne lo scontro diretto tra Democrazia Cristiana e Partito comunista, prese forma la cosiddetta ‘Crociata della Bontà’ di Lombardi, con cui annunciò a un’Italia uscita dalla guerra il bisogno di amore e riconciliazione come presupposto per voltare pagina e costruire una nuova civiltà non centrata sui regimi totalitari. Nel 1952 Papa Pio XII pronunziò il proclama per ‘un mondo migliore’, indicando in padre Lombardi un elemento di riferimento per un progetto di rinnovamento della Chiesa e della società. Negli anni dopo il Concilio, la sua attività lo portò a formare un gruppo di animazione ecclesiale presente oggi in Italia ed in una trentina di Paesi del mondo con circa 600 componenti (tra cui 6 vescovi, 157 sacerdoti diocesani e 30 sacerdoti religiosi) che promuovono varie forme di animazione. Tra queste ci sono progetti pastorali che coinvolgono milioni di persone in circa 100 diocesi: 8 in Africa, con oltre 3 milioni e mezzo di cattolici mobilitati, 65 in America Latina con 36 milioni di cattolici coinvolti, 8 diocesi in Oceania con il coinvolgimento di circa 630 mila persone e 7 in Europa. L’obiettivo di queste iniziative è un “catecumenato di popolo”, che non sia più solo un cammino individuale, privato, intimista e soggettivo. (R.M.)

 

 

E’ stata violata la tregua nel Darfur. A denunciarlo è l’Unione Africana.

Ad aggravare la situazione, un nuovo episodio di violenza

che ha coinvolto due operatori umanitari uccisi in un agguato.

- A cura di Rita Anaclerio -

 

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DARFUR (SUDAN). = “La violenza sta aumentando” nella regione occidentale del Darfur. Lo ha detto Assane Ba, portavoce dell'Unione Africana, aggiungendo che gli scontri stanno avvelenando l’atmosfera al tavolo dei negoziati fra governo sudanese e gruppi ribelli che, da sabato scorso, si tengono ad Abuja, in Nigeria. Secondo l’Unione Africana, che svolge un importante ruolo di mediazione, dalle 13 violazioni registrate a settembre si è passati alle 52 verificate nel periodo che va da ottobre ai primi di dicembre. Sono ripresi intanto oggi, grazie all’intervento dell’Unione Africana, i dialoghi di pace fra le due parti dopo l’interruzione di ieri da parte dei gruppi ribelli. Questi sostenevano che non avrebbero proseguito le trattative finché il governo non avesse bloccato i preparativi di una grossa offensiva ai danni delle loro forze. Intanto, per cercare di risolvere la questione politica che è alla base del conflitto, il ministro degli Esteri sudanese, Moustapha Ousman Ismail, si è detto pronto a presentare ai colloqui di Abuja, una proposta che prevede un “sistema federale” per il Darfur. L’instabilità della situazione in Nigeria è stata aggravata, inoltre, da un nuovo episodio di violenza. Ieri due operatori umanitari dell'organizzazione “Save the children” sono morti mentre viaggiavano sulla loro auto, bersagliata da colpi di arma da fuoco. Il portavoce dell’associazione umanitaria, David Throp, ha reso noto che l'organizzazione ha sospeso le operazioni nel Darfur meridionale mentre è in corso un'inchiesta. Dall'inizio del conflitto tra Governo e ribelli nel febbraio 2003, più di 70.000 persone sono state uccise o sono morte di fame e di malattia nel Darfur. Un altro milione e mezzo, ha dovuto abbandonare terre e case, e vive in condizioni terribili nei campi profughi.

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APPELLO DEL PRIMO MINISTRO DELLA TANZANIA, FREDERICK SUMAI,

IERI ALLA III CONFERENZA NAZIONALE SULL’AIDS, PER UN MAGGIORE IMPEGNO DI TUTTI I SETTORI DELLA SOCIETÀ NELLA LOTTA AL VIRUS,

CHE OGNI ANNO NEL PAESE UCCIDE 140 MILA PERSONE

 

ARUSHA. = Serve un impegno congiunto da parte di tutti i settori della società per combattere l’Aids che, sui circa 36 milioni di abitanti della Tanzania, ne ha infettati 2 milioni e ne uccide 140 mila ogni anno. Lo ha detto ieri il primo ministro tanzaniano, Frederick Sumay, aprendo la III Conferenza nazionale sull’Aids ad Arusha, nel nord del Paese. Sottolineando la diffusione “molto rapida” del virus, Fred Mhalu, presidente della Società tanzaniana per l’Aids, ha specificato come esso colpisca in media le persone tra i 15 e i 49 anni e che le donne rappresentano il 60% dei malati. Durante i lavori della conferenza, che si concluderà domani e alla quale partecipano un migliaio di delegati, è emerso anche il problema delle comunità di pastori del nord. Infatti, secondo il commissario distrettuale di Ngorongoro, Asseri Msangi, molti giovani ‘maasai’ e ‘sonjo’ che abbandonano i pascoli per lavorare nelle città o nei centri minerari rischiano di contrarre il virus e, al loro ritorno, di infettare le donne rimaste a badare alle greggi. Da statistiche ufficiali diffuse dal distretto di Ngorongoro è emerso che, su 360 persone sottoposte di recente al test dell’Aids, 80 sono risultate sieropositive. (R.M.)

 

 

MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA FORMAZIONE E DELLA VITA

NELLE COMUNITÀ RELIGIOSE, PERCHÉ ESSE DIVENTINO EFFICACI “TESTIMONI DELL’AMORE DI DIO IN UN MONDO DISGREGATO”.

E’ IL MESSAGGIO FINALE DEL XII CONGRESSO DEI SUPERIORI MAGGIORI DEL SUD-EST ASIATICO,

TENUTOSI DI RECENTE A BANGKOK, IN THAILANDIA

 

BANGKOK. = Migliorare la qualità della formazione, ma anche quella della vita nelle comunità religiose, perché esse possano farsi efficaci “testimoni dell’amore di Dio in un mondo disgregato”. E’ quanto emerge dalla dichiarazione finale del XII Congresso dei Superiori maggiori del sud-est asiatico (SEAMS), svoltosi nei giorni scorsi a Bangkok, in Thailandia. L’incontro si tiene ogni tre anni per promuovere lo scambio, l’aggiornamento e la collaborazione tra le superiore e i superiori religiosi della regione. 56 i partecipanti provenienti da dieci Paesi che hanno discusso su come rendere “più dinamici e profetici” i religiosi e le religiose asiatici nei rispettivi contesti socio-culturali e quindi su come aiutarli a contribuire meglio alla pace, alla promozione dei più deboli e al dialogo con le altre culture e religioni nel continente. Dai dibattiti è appunto emersa la comune convinzione sulla necessità di puntare su una formazione più mirata e qualitativamente migliore, ossia, come precisa la dichiarazione finale, su una formazione “integrale, che incoraggi la crescita intellettuale, umana, sociale e spirituale” dei religiosi. In questo senso, si è parlato anche di dare nuovo impulso alla dimensione “ascetica” della vita consacrata, riscoprendo quindi pratiche oggi in parte cadute in disuso in molte comunità come la rinuncia, il distacco e la mortificazione, come anche uno stile di vita frugale. Non meno importante, secondo i partecipanti, infine, è la qualità della vita consacrata: occorre, cioè, “una maggiore attenzione ai bisogni individuali di ciascun membro e valorizzare il modo di stare insieme” nelle comunità religiose. (L.Z.)

 

 

LANCIATA ON LINE IN CILE DALL’OPERA DELLA DIVINA MISERICORDIA

LA NUOVA EMITTENTE RADIOFONICA “LA VOCE DELLA MISERICORDIA”,

PER DARE UN SOSTEGNO SPIRITUALE ALLA GENTE E DIFFONDERE IL MESSAGGIO DI SUOR MARIA FAUSTINA KOWALSKA

 

SANTIAGO DEL CILE. = Si chiama “La voce della Misericordia” la nuova emittente radiofonica lanciata on line nei giorni scorsi dalla parrocchia cilena delle Orsoline. “Si tratta di una delle prime attività promosse dall’Opera della Divina Misericordia, che ha scelto il Cile quale punto focale per le sue opere di carità e per diffondere il messaggio di Santa Maria Faustina Kowalska”, hanno dichiarato i rappresentanti dell’Opera. Obiettivo principale è quello di “dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati”, offrire asilo ai bisognosi, visitare i detenuti e gli infermi. Non solo misericordia “corporale”, quindi, ma anche spirituale, attraverso la preghiera e l’assistenza costante ai poveri. “La Voce della Misericordia” andrà in onda inizialmente ogni quindici giorni e “durante le sue trasmissioni affronterà diversi temi strettamente legati con i nostri principi e i nostri valori”, ha sottolineato il responsabile, padre Milan Tišma. “Tutti i contenuti – ha precisato il sacerdote – potranno essere riutilizzati gratuitamente per dare la possibilità ad altre emittenti di promuovere il nostro messaggio”. E’ possibile seguire la programmazione collegandosi a www.lavozdelamisericordia.org. (D.D.)



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24 ORE NEL MONDO

14 dicembre 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Un ennesimo attentato nel centro di Baghdad, il ritrovamento di otto cadaveri a Mosul e la scoperta di una nuova fossa comune nel Kurdistan iracheno. Sono gli ultimi sviluppi della difficile situazione in Iraq sulla quale ci riferisce Amedeo Lomonaco:

 

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Ancora un’autobomba nel cuore di Baghdad: lo stesso check point, teatro ieri di un attentato suicida, è stato sconvolto stamani da un nuovo attacco costato la vita ad una guardia nazionale irachena che stava perquisendo la vettura poi esplosa. Sempre a Baghdad due ufficiali della polizia sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco. Gli attacchi della guerriglia continuano a devastare anche la turbolenta provincia di Al Anbar, a nord della capitale: l’esercito statunitense ha reso noto che due soldati americani sono morti, ieri, in scontri tra insorti e forze della coalizione. Un’agghiacciante notizia arriva poi dal Kurdistan dove è stata scoperta una nuova fossa comune dove potrebbero essere stati sepolti oltre 500 cadaveri.

 

A Mosul la polizia ha ritrovato, inoltre, i corpi di otto giovani uomini. Ed in questo clima di violenze il capo di Stato maggiore americano, il generale Richard Meyers, è arrivato a Baghdad, accompagnato da personaggi dello sport e dello spettacolo, per far visita alle truppe statunitensi. Fonti militari americane hanno annunciato che ogni famiglia decisa a tornare a Falluja riceverà 500 dollari di indennizzo per la distruzione della città. In vista delle elezioni del prossimo 30 gennaio è stato reso noto, intanto, che settantanove liste hanno registrato la loro candidatura: si tratta di settanta partiti e di nove coalizioni.

 

Sul versante politico, il primo ministro Allawi ha annunciato la morte di un luogotenente del terrorista giordano Al Zarqawi e ha dichiarato che comincerà la prossima settimana il processo ad alcuni stretti collaboratori del deposto presidente iracheno Saddam Hussein. Nel Paese arabo, dove oggi sono stati sequestrati 4 cittadini del Kuwait, continua infine ad essere sempre più difficile la situazione per i cristiani. Negli ultimi tre mesi sono circa 60 mila quelli fuggiti dall’Iraq verso la Siria e la Giordania e venerdì scorso è stato ucciso a Ramadi un medico cattolico. I cristiani rimasti sono meno di 700 mila, il 3 per cento della popolazione.

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Nuova incursione israeliana nei Territori palestinesi: durante l’operazione, condotta nei pressi del campo profughi di Khan Younis, sono state distrutte dieci abitazioni. Sul versante politico, è fallito nella notte, in Israele, un incontro fra esponenti del Likud e del partito laburista impegnati a formare un governo unitario. I contatti informali fra le parti sono comunque ripresi questa mattina. Il governo di Tel Aviv ha annunciato, inoltre, un ritiro israeliano dalle città cisgiordane per 72 ore alla vigilia del voto presidenziale palestinese del 9 gennaio prossimo. Israele ed Egitto hanno firmato, intanto, un accordo commerciale per la produzione congiunta di beni che potranno essere venduti negli Stati Uniti senza il pagamento del dazio.

 

L’opposizione libanese, composta da cristiano maroniti e musulmani, ha chiesto le dimissioni del governo di Beirut e la fine della presenza militare siriana in Libano. Ma che significato dare a questa richiesta? Roberto Piermarini lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale in Medio Oriente del Corriere della Sera:

 

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R. - La richiesta che i militari siriani se ne vadano il più in fretta possibile dal Libano non è solo sostenuta dalla stragrande maggioranza del popolo libanese, ma è anche espressa all’interno di una risoluzione dell’ONU. La Siria, in effetti, aveva detto che avrebbe fatto dei passi molto importanti per ritirare le sue forze militari qualora la situazione si fosse normalizzata. Ma è stato fatto tutto quello che si doveva fare. Questa unione all’interno dell’opposizione, che riunisce sia cristiani che musulmani, è ampia.

 

D. – Ecco, questa decisione ha un valore sul piano interno libanese o anche a livello internazionale?

 

R. – Credo che ce l’abbia più sul piano internazionale perché, ad esempio, tra le forze che chiedono a gran voce il ritiro della Siria c’è anche quel gruppo cristiano legato al generale Michael Aun, che fu uno dei protagonisti della fase finale della guerra civile. Aun, leader cristiano, è stato primo ministro e si trova in esilio in Francia. E’ stato anche uno dei protagonisti della campagna francese proprio contro la presenza siriana in Libano. Nel Paese gioca un ruolo rilevante, appunto, l’influenza francese che vede nel Libano, come Paese francofono, l’unico vero caposaldo mediorientale. E’ evidente che la Francia vorrebbe accelerare questo tipo di crisi all’interno del Paese che gode della sua protezione per cercare di impedire ad altri di avere delle posizioni di forza nelle zone vicine. Qual è l’argomento che l’opinione pubblica libanese più capisce, al quale è più sensibile? E’ proprio quello della presenza siriana. Un segnale magari voluto anche da forze internazionali che stanno prendendo posizione perché la situazione in Medio Oriente è estremamente complessa.

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Un disastro ferroviario ha causato, in India, 50 morti ed oltre 150 feriti. L’incidente, provocato dallo scontro di due treni, è avvenuto nello Stato del Punjab, nel nord del Paese. In India gran parte della rete ferroviaria è ancora regolata da segnalazioni obsolete che sono attivate manualmente.

 

Le forze di sicurezza afgane hanno dichiarato di aver arrestato ieri, nei pressi di Kandahar, il capo delle guardie personali del mullah Omar. Il Pentagono ha riconosciuto intanto la morte, in seguito ad abusi, di otto detenuti nelle prigioni americane in Afghanistan.

 

Augusto Pinochet è stato condannato agli arresti domiciliari ma la misura cautelare è stata sospesa fino all’appello. L’ex generale cileno, accusato di sequestri ed omicidi durante gli anni della dittatura, è stato condannato ieri da un tribunale di Santiago. Ce ne parla Andrea Sarubbi:

 

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“Malato fisicamente, ma capace di ragionare. E per questo, mentalmente abile ad essere processato in Cile”. Non ha dubbi il giudice Guzman, l’unico magistrato ad aver interrogato Pinochet dopo la revoca dell’immunità, e la sua sentenza apre la strada alla giustizia più volte invocata dai familiari delle vittime. Quelle di cui si occupa il processo sono 10: nove rapite e poi scomparse, una uccisa brutalmente. Tutte nell’ambito del Piano Condor: un progetto per l’eliminazione dei dissidenti avviato negli anni ’70 dalla Dina, i servizi segreti cileni, con l’aiuto di Argentina, Uruguay, Brasile, Paraguay e Bolivia. Pinochet, sostiene il giudice, ne fu il mandante, e per le associazioni umanitarie cilene è “una vittoria della legge contro l’impunità”. Ma è comunque una vittoria solo simbolica, almeno per ora: gli avvocati della difesa, infatti, hanno già fatto ricorso, e gli arresti domiciliari sono stati sospesi fino all’appello.

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Una maggiore competitività è un obiettivo da centrare per l’Unione Europea. Lo ha sottolineato il presidente della Commissione europea, Barroso, durante un dibattito all’Europarlamento di Strasburgo incentrato sugli orientamenti politici strategici del suo esecutivo. Per Barroso è necessario adeguare e ammodernare il modello europeo tenendo presenti le nuove sfide che emergono: tra queste, ha sottolineato quelle poste dall’invecchiamento della popolazione e dalla globalizzazione.

Quattro persone sono state arrestate dalla squadra mobile di Roma nelle indagini su una presunta organizzazione che proponeva viaggi in Brasile a sfondo sessuale. A capo della banda figura il titolare di un’agenzia di Fortaleza, in Brasile. La rete dell’organizzazione coinvolgeva anche ragazzi e ragazze minorenni.

 

Dopo un mese di tregua, il nord Uganda è di nuovo al bivio: scade infatti domani il cessate-il-fuoco concordato a novembre dal governo e dal sedicente Esercito di resistenza del signore, il principale gruppo ribelle. Parallelamente, la guerriglia e l’esecutivo sono impegnati in una trattativa sull’avvio di colloqui di pace formali, dopo 18 anni di violenze. Sul terreno continuano le violenze: almeno 18 ribelli sono stati uccisi nei giorni scorsi in tre differenti scontri con l’esercito nel nord del Paese. Sulla situazione dell’Uganda ascoltiamo padre Tarcisio Pazzaglia, missionario comboniano a Kitgum, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. – Pur vivendo nel nord Uganda, noi apprendiamo queste notizie più attraverso i giornali che direttamente. La gente è a conoscenza di questi colloqui, ma sul terreno non è cambiato molto: i ribelli continuano a procurarsi il cibo con la forza e la gente vive ancora nei campi, dipendendo dagli aiuti che vengono dall’esterno. La popolazione spera, ma fino adesso non c’è nessun risultato concreto. L’unico motivo di speranza deriva, per il momento, dal fatto che - da un po’ di tempo - le strade non sono più teatro di imboscate. Ma al di fuori delle strade, l’insicurezza è ancora costante.

 

D. – Lei ha detto che la gente spera. Quindi, c’è un po’ di speranza nel dialogo dopo 18 anni di guerra?

 

R. – C’è speranza, ma è accompagnata da una certa sfiducia, perché tante volte le parti hanno iniziato a dialogare senza arrivare ad un approdo. Non sono contatti veri, con domande del tipo: “Cosa chiedete?”, “Cosa siamo disposti a dare?”… non siamo ancora arrivati a quel livello. I ribelli prima hanno incontrato i rappresentanti del governo; poi hanno chiesto di incontrare i rappresentanti dei capi acholi tradizionali. Ora, sembra che vogliano incontrare anche i leader religiosi: cattolici, protestanti e musulmani. Questi tre passi potrebbero aprire la vera trattativa, nella quale si dovrebbe finalmente prendere atto delle richieste della guerriglia e di cosa il governo sia disposto a cedere.

 

D. – Joseph Kony, il leader dei ribelli, non ha ancora parlato direttamente. Ha parlato il suo numero due, Otty, ed ha detto: “Siamo disponibili a dei colloqui”. Ma dov’è Kony in questo momento e cosa pensa?

 

R. – Kony è in Sudan, dove sembra che si stia ancora combattendo. Ma lui non è coinvolto direttamente in questi colloqui. Entrerà o non entrerà? È una domanda alla quale nessuno è capace di dare una risposta.

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In Gran Bretagna Nick Griffin, capo del partito di estrema destra ‘BNP’, è stato arrestato perché sospettato di aver incitato l’odio razziale.

 

 

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