RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 348 - Testo della trasmissione di Lunedì 13 dicembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Ricevuto dal Papa il ministro degli esteri iracheno, Zebari. Ai nostri microfoni, il patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel Delly, lancia un appello ai cristiani e musulmani dell’Iraq: “Lavorino assieme per il bene del Paese”

 

Amate la Vergine Maria, come Madre dolcissima, per essere sempre più conformi a Cristo, che tra poco contempleremo Bambino nel mistero del Natale: è quanto ha detto il Papa ricevendo i Figli e le Figlie della Croce.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Scuote le coscienze l’ultimo rapporto della FAO secondo il quale 5 milioni di bambini ogni anno muoiono di fame. Intervista con Kostas Stamoulis

 

1700 anni fa, durante la persecuzione di Diocleziano, subiva il martirio Santa Lucia, patrona della vista. Solenni le celebrazioni in programma nella città siciliana, che chiuderà il 20 dicembre “l’anno Luciano” dedicato alla martire

 

La Caritas italiana in prima linea in favore dei poveri e dei profughi dell’ex repubblica sovietica della Georgia: con noi l’arcivescovo Riccardo Fontana

 

Pubblicato postumo il libro “Dono di Natale” del padre gesuita Giovanni Giorgianni, scomparso nel 2001: ce ne parla Marco Cardinali

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nuovi attacchi compiuti da estremisti islamici contro due chiese cristiane in Indonesia

 

Dedicata alla Beata madre Teresa una delle principali strade turistiche di Calcutta

 

“Islamofobia pericolosa come antisemitismo”: così il segretario della Lega araba sulla rappresentazione dell’islam in Europa intervenendo ad una Conferenza Al Cairo

 

Aperto a Kathmandu il primo Forum per la pace in Kashmir

 

E-mail, un nuovo modo per far arrivare immediatamente le preghiere di Natale in Terra Santa.

 

24 ORE NEL MONDO:

Al ballottaggio delle presidenziali in Romania si profila una vittoria a sorpresa per il candidato dell’opposizione, il liberale Basescu

 

Filippine in stato d’allerta dopo l’attentato di ieri nella città meridionale di General Santos.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 dicembre 2004

 

 

RICEVUTO DAL PAPA IL MINISTRO DEGLI ESTERI IRACHENO, ZEBARI.

AI NOSTRI MICROFONI, IL PATRIARCA DI BABILONIA DEI CALDEI, MMANUEL DELLY,

LANCIA UN APPELLO AI CRISTIANI E MUSULMANI DELL’IRAQ: “LAVORARE ASSIEME PER IL BENE DEL PAESE”

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

La difficile situazione in Iraq e in Medio Oriente in primo piano, stamani, nell’incontro in Vaticano tra Giovanni Paolo II e il ministro degli Esteri iracheno, Hoshiyar Zebari. Nel colloquio – informa una nota del direttore della Sala Stampa Vaticana, Navarro-Valls – è stata “deplorata ancora una volta la piaga dolorosa del terrorismo, auspicando un rapido ritorno al rispetto dei valori morali che sono alla base di ogni civiltà”. Zebari ha ringraziato il Papa e i suoi collaboratori “per l’aiuto sempre dimostrato verso l’Iraq ed ha poi assicurato l’impegno del proprio governo per promuovere la libertà religiosa e, in particolare, la difesa delle comunità cristiane”. L’udienza di stamani è particolarmente significativa. Fra poco più di un mese, infatti, sono in programma le elezioni politiche irachene. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Il futuro dell’Iraq nel cuore di Giovanni Paolo II: quello con il ministro degli Esteri è il terzo incontro del Papa, in poco più di un mese, con alte cariche politiche dell’Iraq. Il 4 novembre scorso, Giovanni Paolo II aveva ricevuto in Vaticano il primo ministro ad interim, Ayad Allawi. In quell’occasione aveva incoraggiato il popolo iracheno ad impegnarsi per “ristabilire istituzioni democratiche” realmente “rappresentative e impegnate a difendere i diritti di tutti, nel completo rispetto delle diversità religiose ed etniche”. Il 15 novembre era stata la volta dell’udienza al nuovo ambasciatore dell’Iraq presso la Santa Sede, Ismail Yelda. “La vera democrazia è possibile solo in uno Stato regolato dalla legge”, fu il richiamo del Pontefice che, nel discorso al diplomatico iracheno, sottolineò l’importanza cruciale delle prossime elezioni in Iraq. Il 97 per cento della popolazione è di religione musulmana. Il 3 per cento cristiana. Circa 300 mila iracheni sono di fede cattolica.

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Anche oggi le notizie dall’Iraq riferiscono di una quotidianità segnata dalla violenza. Intanto, l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ha dichiarato all’agenzia Fides che i cristiani della città nordirachena celebreranno il Natale senza feste, preoccupati per il diffondersi della violenza fondamentalista e per il continuo flusso migratorio di famiglie che lasciano il Paese. Per una testimonianza su come la comunità cristiana dell’Iraq sta vivendo questo difficile momento, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Baghdad il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly:

 

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R. – La situazione in Iraq non va bene. Anche se è migliorata rispetto ad alcuni giorni fa. Nonostante gli attacchi contro le Chiese e contro l’episcopato di Mossul, nonostante le minacce contro le case di devozione di Dio, nonostante tutto noi andiamo avanti. Ci sono anche coloro che ci augurano del bene tra i musulmani, sciiti e sunniti, e che ci hanno mostrato il loro dispiacere per quanto è accaduto. Molti musulmani sono venuti da noi per dimostrare il loro dispiacere. Speriamo che il Signore ci aiuti e ci dia la pazienza per continuare il nostro lavoro apostolico presso le anime che ci ha affidato. Noi non dimentichiamo mai ciò che il Santo Padre sta facendo per l’Iraq, affinché la pace e la sicurezza si stabiliscano in questo Paese martoriato ormai da tanti anni.

 

D. – Fra un mese un mezzo dovrebbero tenersi le elezioni, un appuntamento importante alla ricerca della sicurezza e della pace per l’Iraq. Come guardano gli iracheni e, in particolare, la comunità cristiana a questo evento?

 

R. – Io non vorrei distinguere tra i cristiani ed i musulmani. Dobbiamo tutti cercare il bene del Paese. Tutto ciò che possiamo fare per il bene del Paese, per la sua tranquillità, per la sua libertà religiosa, lo faremo. Se le elezioni vanno in questa via, noi le faremo. Speriamo che le elezioni saranno realmente libere, franche e dirette soprattutto al bene del Paese.

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AMATE LA VERGINE MARIA, COME MADRE DOLCISSIMA,

PER ESSERE SEMPRE PIU’ CONFORMI A CRISTO,

 CHE TRA POCO CONTEMPLEREMO BAMBINO NEL MISTERO DEL NATALE:

E’ QUANTO HA DETTO IL PAPA RICEVENDO I FIGLI DELLA CROCE

 

“L’Immacolata continui a guidare i vostri passi e vi renda sempre più conformi a Gesù che, tra qualche giorno, contempleremo Bambino nel mistero del Santo Natale”.

 

E’ quanto ha detto il Papa stamane ricevendo  la Fraternità dei Figli e delle Figlie della Croce.  Si tratta di un Istituto la cui spiritualità è”impregnata di devozione e di amore alla Vergine Madre di Dio”.

 

“Amate la Madonna alla quale vi siete totalmente consacrati – ha detto il Papa - e siate come Lei fedeli discepoli di Cristo. Servite la Chiesa con entusiasmo, coltivando l’unità e la piena sintonia con i Pastori delle Comunità cristiane alle quali offrite la vostra cooperazione pastorale. Sarete così - ha concluso il Pontefice - efficaci testimoni di Colui, che dall’alto della Croce ci ha tutti affidati come figli alla sua dolcissima Madre”.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Stamane il Papa ha ricevuto in successive udienze anche l’arcivescovo Martin Vidović, nunzio apostolico in Bielorussia e mons. Julián Barrio Barrio, arcivescovo di Santiago de Compostela in Spagna.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il titolo "Il presepe: un elemento della nostra cultura e dell'arte, ma soprattutto un segno di fede in Dio, che a Betlemme è venuto 'ad abitare in mezzo a noi' "; Giovanni Paolo II, durante l'Angelus Domini, benedice i Bambinelli che nella Notte Santa verranno collocati nella Grotta per rivivere il mistero del Natale.

 

Nelle vaticane, l'udienza del Papa ai Membri della Fraternità dei Figli e delle Figlie della Croce.

L'omelia del cardinale Angelo Sodano durante la Concelebrazione Eucaristica presieduta in occasione del 120° anniversario della presenza delle Figlie della Carità di san Vincenzo de' Paoli in Vaticano. La Santa Messa ha avuto luogo nella Cappella dello Spirito Santo della "Casa Santa Marta".

 

Nelle estere, in evidenza l'Iraq: a Baghdad è stato compiuto un nuovo, sanguinoso attentato suicida.

 

Nella pagina culturale, d'apertura un articolo di Umberto Santarelli dal titolo "Il bello e il faticoso della libertà".

Un articolo di Giuseppe Degli Agosti in merito alla mostra mantovana di Palazzo Te che espone capolavori di Tiziano, Giorgione e Caravaggio.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la finanziaria.

Il tema della camorra.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 dicembre 2004

 

 

SCUOTE LE COSCIENZE L’ULTIMO RAPPORTO DELLA FAO

SECONDO IL QUALE 5 MILIONI DI BAMBINI OGNI ANNO MUOIONO DI FAME

- Intervista con Kostas Stamoulis -

 

“Dai da mangiare a colui che è moribondo per fame, perché se non gli avrai dato da mangiare, lo avrai ucciso”. E’ quanto ricorda la costituzione conciliare Gaudium et Spes che cita un pensiero dei Padri della Chiesa. Un monito che oggi nel Terzo Millennio continua a scuotere le coscienze, in particolare dopo la recente pubblicazione dell’ultimo rapporto della FAO che ha lanciato questa denuncia: “La fame e la malnutrizione uccidono ogni anno più di 5 milioni di bambini”. Le risorse per sfamare tutti ci sono nel mondo. E’ solo una “questione di volontà politica e di priorità”, afferma l’Agenzia dell’ONU. Ma sul rapporto della FAO ascoltiamo l’intervista di Eugenio Bonanata a Kostas Stamoulis, capo del servizio settore agricolo nello sviluppo economico dell’Agenzia:

 

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R. – I dati ci dicono che oggi sono 815 milioni le persone nei Paesi in via di sviluppo affamate; il progresso compiuto dall’inizio degli anni Novanta fino adesso è insufficiente: ci sono solo nove milioni di affamati in meno, dal punto di vista numerico. Il secondo messaggio è che possiamo veramente fare progressi. In questo Rapporto, noi abbiamo messo in evidenza che ci sono 31 Paesi poveri che hanno fatto progressi veramente rilevanti; dal 1990 ad oggi hanno compiuto grandi sforzi che hanno prodotto anche risultati, cioè hanno ridotto la percentuale degli affamati nella loro popolazione almeno del 25 per cento. Il terzo messaggio - estremamente importante - è che per la prima volta inseriamo in questo Rapporto il costo della fame. Il costo della fame è enorme, sia dal punto di vista di vite umane che si perdono, sia dal punto di vista economico, cioè i costi che la società deve sostenere per mantenere tante persone che hanno fame. Il costo economico diretto della fame, il costo medico, eccetera ammonta a 30 miliardi di dollari l’anno.

 

D. – Cinque milioni di bambini muoiono di fame. Quante sono, invece, le donne malnutrite?

 

R. – Devo dire che una delle principali cause dei problemi di salute di tanti bambini risiede nel fatto che tante madri sono malnutrite. Ecco che nascono bambini sottopeso e se questo problema non si risolve subito, li perseguiterà per tutta la vita.

 

D. – Ma quali sono le politiche adottate dai Paesi che sono riusciti a diminuire la fame nel mondo?

 

R. – Prima di tutto, lo sviluppo agricolo e rurale, cioè la loro stessa crescita agricola, è al di sopra della media dei Paesi in via di sviluppo. Loro hanno ridotto l’ineguaglianza dell’accesso agli alimenti. Tanti di questi Paesi, anche se più poveri, hanno programmi di assistenza per prevenire che la gente soffra la fame.

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MILLESETTECENTO ANNI FA, DURANTE LA PERSECUZIONE DI DIOCLEZIANO,

SANTA LUCIA, PATRONA DELLA VISTA, SUBIVA IL MARTIRIO A SIRACUSA.

SOLENNI LE CELEBRAZIONI IN PROGRAMMA NELLA CITTA’ SICILIANA,

CHE CHIUDERA’ IL 20 DICEMBRE “L’ANNO LUCIANO” DEDICATO ALLA MARTIRE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Da quasi due millenni, 13 dicembre di ogni anno, la Chiesa fa memoria di Santa Lucia, vergine e martire. Quest’anno, nel quale ricorrono i 1700 anni dal martirio, la città natale della Santa, Siracusa, le tributa celebrazioni religiose e feste civili di particolare solennità. Il 12 dicembre dello scorso anno, l’arcivescovo della città, Giuseppe Costanzo, ha indetto un “Anno Luciano” per ricordare la testimonianza di coerenza cristiana e di carità offerta in vita dalla patrona della vista. Da ieri, e fino al 20 dicembre, nel territorio della chiesa siracusana, per volontà del Papa, sarà possibile lucrare l’indulgenza plenaria. Anche a Roma, gli appartenenti ad una delle più antiche arciconfraternite, quella di Santa Maria Odigitria dei siciliani, hanno in programma per oggi alle 18 una Messa in onore della Santa, che sarà presieduta dal vescovo di Mazara Del Vallo, Calogero la Piana e dall’ausiliare di Roma, delegato per le Arciconfraternite, Armando Brambilla. Un ritratto della figura della Santa in questo servizio di Alessandro De Carolis.

 

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(Musica)

 

Una vita luminosa e tragica come la parabola dei primi martiri e appassionante come un romanzo d’altri tempi. Sfrondando dai “voli” poetici le pagine dell’agiografia antica, incline alla citazione didascalica anche se inesatta, l’immagine che emerge di Lucia di Siracusa è di una Santa coraggiosa e fedele al suo credo, uno dei tanti esempi di eroismo cristiano che da duemila anni costellano la storia della Chiesa. Lucia nasce in una cornice di agiatezza da una nobile famiglia cristiana di Siracusa. Sono passati circa duecento anni dalla morte di Gesù di Nazareth a Gerusalemme, ma contro i suoi seguaci sta per abbattersi l’ultima, grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano trasformata in un bagno di sangue da uno dei due “cesari”, Galerio. In Lucia, gli insegnamenti cristiani mettono radice in modo profondo. Si appassiona alle Scritture, partecipa ai riti nelle catacombe della sua città, le più estese dopo quelle di Roma. La sua fede la porta a consacrarsi a Dio con voto di perpetua verginità, attratta dall’esempio delle prime vergini martiri. E sulla tomba di una loro, S. Agata di Catania, il cui culto è già molto diffuso, Lucia accompagna sua madre, affetta da una incurabile emorragia. Secondo la Passio latina e il Martyrion greco - i documenti che ne narrano la storia - durante la Messa, la Santa catanese appare a Lucia e le assicura che la sua consacrazione a Dio otterrà la guarigione alla madre. E così avviene.

 

Decisa a donare la sua parte di ricchezze ai poveri e a servirli, Lucia – che oltre al patrimonio può contare su una notevole avvenenza - suscita il rancore di un giovane innamorato che le chiede di sposarlo, ma viene respinto. Il rancore muta in vendetta. Il giovane denuncia Lucia come cristiana alle autorità. E’ il 13 dicembre del 304: la persecuzione di Diocleziano vige da un anno e cesserà quello dopo. La giovane siracusana viene arrestata e condotta davanti al prefetto della città, Pascasio, il quale esercita su di lei ogni tipo di pressione perché la giovane abiuri la propria fede. Lucia non cede e il martirologio, anche se storicamente “non degno di fede”, descrive con toni vividi l’interrogatorio, con la ragazza che tiene testa al prefetto punto per punto. L’irremovibilità di Lucia scatena la violenza dei soldati che dapprima tentano di trascinarla in un postribolo, senza riuscire a spostarla nemmeno tirandola con dei buoi. Quindi tentano di arderla viva, ma olio e pece bollenti miracolosamente non la uccidono. La morte, secondo la tradizione più accreditata, arriva per un colpo di spada. Prima di spirare, Lucia riceve la comunione e profetizza la fine di Diocleziano e l’imminente “pace per la Chiesa di Dio”. Nove anni appena dopo il suo martirio, l’Editto di Costantino riconoscerà il cristianesimo come religione dell’impero.

 

(musica)

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LA CARITAS ITALIANA IN PRIMA LINEA PER I POVERI E I PROFUGHI

DELLA EX REPUBBLICA SOVIETICA DELLA GEORGIA

- Intervista con l’arcivescovo Riccardo Fontana -

                                  

Una realtà di povertà estrema e di sofferenza. E’ questa la situazione che ha trovato nella Georgia una delegazione della Caritas italiana e umbra, appena rientrata da una missione umanitaria in questa ex repubblica sovietica. La principale emergenza è quella dei profughi: sono circa 250 mila, su una popolazione di 6 milioni di abitanti, in maggioranza cristiani ortodossi.  Dovranno cercare di sopravvivere al duro inverno del Caucaso e alle violenze di una guerra civile in corso nella regione dell’Ossezia del sud, dove opera un movimento secessionista. La Caritas ha portato aiuti economici, generi alimentari di prima necessità, indumenti invernali e medicinali, e si è attivata anche per i tanti ragazzi abbandonati che vivono di espedienti nelle città georgiane. Ma ascoltiamo la testimonianza dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia Riccardo Fontana, che ha guidato la delegazione. L’intervista è di Michela Cubellis.

 

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R. – Abbiamo trovato una situazione tale, nella quale la gente è costretta a vivere in estreme ristrettezze: non c’è il necessario per vivere; i bambini vivono in case distrutte e sono costretti a dormire con mezzo metro di neve fuori in ambienti dove mancano perfino le finestre; manca la luce; manca il cibo. Le autorità del governo georgiano ci hanno spiegato che non sono in grado, in questo momento, di provvedere a tutti questi bisogni. Quindi, è necessario razionalizzare ed aiutare, poco per volta, la gente a venir fuori dall’emergenza.

 

D. – La Chiesa cattolica come cerca di operare in questo contesto?

 

R. – Direi che la Chiesa riesce a fare grandi cose. C’è una percentuale alta di bambini che il direttore della Caritas, un salesiano, sta cercando di raccogliere dalle fogne dove si nascondono per riuscire a sfuggire al freddo. Commuove vedere questa piccolissima chiesa diocesana, dove ci sono splendidi missionari venuti dall’Italia, e un gruppo consistente di missionari venuti dalla Polonia. Tutti cercano di fare la loro parte. L’impressione che si ha andandoli a visitare, al di là delle difficoltà oggettive che hanno, è quella di una grande carità.

 

D. – Come vive la gente la situazione del conflitto? C’è, al di là di tutto, una qualche speranza?

 

R. – Tutti quelli che abbiamo incontrato hanno deprecato il conflitto; hanno detto di non comprenderne le ragioni e di volere a tutti i costi vivere in pace con gli altri. E’ stato molto bello quando siamo andati ad incontrare varie persone nei villaggi dell’Ossezia del Sud, sentire questa gente che ci raccomandava di andare anche dagli altri e di non abbandonarli, perché anche loro hanno bisogno. Mi ha commosso una donna molta anziana che ci ha detto: “Ma siamo cristiani o no?”. Era una vecchia cristiana ortodossa. Nella sua casa distrutta, le era rimasta soltanto una piccola icona. Maria è davvero un filo comune che ci collega tutti.

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PUBBLICATO POSTUMO IL LIBRO “DONO DI NATALE”

DEL GESUITA PADRE GIOVANNI GIORGIANNI SCOMPARSO NEL 2001,

GIA’ RESPONSABILE DEL PROGRAMMA “ORIZZONTI CRISTIANI” DELLA RADIO VATICANA

- Intervista con Marco Cardinali -

 

Svelare la dimensione contemplativa della vita. E’ questo, secondo mons. Salvatore Boccaccio, lo scopo del libro “Dono di Natale” di padre Giovanni Giorgianni, pubblicato postumo e presentato nei giorni scorsi nei locali della nostra emittente. Il testo raccoglie gli scritti del gesuita scomparso nel 2001 sul mistero di Dio che si fa uomo, preparati per gli ascoltatori della trasmissione “Orizzonti Cristiani” della Radio Vaticana, di cui padre Giorgianni è stato per tanti anni responsabile. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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(musica)

 

Due efficaci riflessioni sul senso del Natale e due narrazioni a più voci sulla storia della Nascita di Gesù, per un libro che fa rivivere il mistero dell’Incar-nazione attraverso l’esperienza dei protagonisti e degli spettatori di un tempo. Un viaggio nella gioia e nell’attesa, per contemplare con gli occhi di Maria e Giuseppe il Figlio di Dio con noi. Ma quale tratto del carattere di padre Giorgianni emerge maggiormente da questi scritti? Marco Cardinali, attuale responsabile di “Orizzonti Cristiani”:

 

R. - Direi che emerge tutto il suo carattere nella completezza; un carattere di persona profondamente spirituale, unito ad un’umanità altrettanto profonda che era condita da tanto amore per la letteratura, per l’arte e soprattutto per l’umanità nella sua totalità. Chiunque si avvicinasse a padre Giorgianni riceveva una parola che poteva riempire il cuore a livello umano e a livello spirituale.

 

D. - Ma cosa rappresentava il Natale per lui?

 

R. - Ricordo questa tensione profonda che aveva nel far vivere il Natale come momento privilegiato di gioia, ma tendeva a non fermarsi lì, perché il Natale è un Dio che perde se stesso per diventare uomo, per autolimitarsi, in qualche modo. Quindi, questo aspetto dell’umanità profonda e dell’amore profondo che Dio ci dà.

 

D. - Un libro ricco di esperienza e spiritualità, dunque, ma solo per chi sia disponibile a un incontro ...

 

R. - Sono pagine da meditare, da approfondire con calma, alla luce dell’attesa di questo Natale che sta per arrivare.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

13 dicembre 2004

 

 

Attacchi contemporanei contro due chiese in Indonesia. Il Governo

aumenta le misure di sicurezza durante il periodo natalizio

per paura di nuovi attentati contro la minoranza cristiana

da parte di attivisti islamici integralisti

- A cura di Rita Anaclerio -

 

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JAKARTA (Indonesia). = Nuovi attacchi, ieri, contro due chiese cristiane a Palu, capoluogo della provincia delle Sulawesi centrali, in Indonesia. La prima aggressione è avvenuta intorno alle 19.15 locali, quando ignoti hanno aperto il fuoco contro la chiesa protestante di Anugerah, nella città di Palu. Due persone, tra le centinaia che seguivano la funzione domenicale, sono rimaste ferite e sono state trasportate in ospedale. Quindici minuti più tardi un ordigno è esploso all’entrata della chiesa di Immanuel, ferendo in modo grave una guardia. Il bilancio è di almeno otto feriti. Il presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, ha ordinato al capo della polizia e al ministro per la Sicurezza e gli Affari politici, di aumentare le misure di sicurezza nei pressi delle chiese in tutto il Paese per evitare incidenti con l’avvicinarsi delle festività natalizie. Già il 25 dicembre del 2000, infatti, attacchi contemporanei in diversi luoghi di culto cristiani sparsi per il Paese provocarono 18 morti e un centinaio di feriti. Circa il 90 per cento dei 223 milioni di indonesiani sono musulmani, in stragrande maggioranza fedeli di un Islam moderato. Ma esistono alcune regioni in cui le violenze contro i non musulmani sono croniche, in particolare là dove i cristiani sono circa la metà della popolazione. Negli ultimi mesi attivisti islamici integralisti a Celebes hanno ucciso diversi cristiani per rivendicare l'applicazione della Sharia in Indonesia.

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DEDICATA ALLA BEATA MADRE TERESA

UNA DELLE PRINCIPALI STRADE TURISTICHE DI CALCUTTA

- A cura di Maria Grazia Coggiola -

 

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NEW DELHI. = Dopo tanti anni, Calcutta, la città di adozione della Beata Madre Teresa ha dedicato una via alla missionaria albanese, che tanto ha lavorato per i più poveri tra i poveri della metropoli indiana. La popolare centrale Park Street, luogo di ritrovo serale, è stata ribattezzata Mother Teresa “Sarani” (“Viale” in Hindi e altre lingue indiane). E’ stato anche scoperto un busto in bronzo, che secondo le autorità municipali sarà sostituito presto da una scultura in grandezza naturale della suora premio Nobel per la pace. Il sindaco di Calcutta, Subrata Mukherjee, ha detto che l’idea di dedicare la strada alla Beata è nata dopo una visita in Italia, a Napoli. “Ho visto che c’era una strada e anche una statua dedicata a Madre Teresa”, ha raccontato, “e mi sono sentito umiliato che qui a Calcutta nessuno avesse mai pensato di fare lo stesso”. Alla cerimonia ha partecipato anche suor Nirmala, che dopo la morte di Madre Teresa guida la Congregazione delle Missionarie della Carità. “La Madre è vissuta qui dall’età di 18 anni fino a quando è stata chiamata da Dio - ha detto - e ha fatto di questa città la sua casa”.

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“ISLAMOFOBIA PERICOLOSA COME ANTISEMITISMO”.

COSI’ IL SEGRETARIO DELLA LEGA ARABA SULLA RAPPRESENTAZIONE DELL’ISLAM

NEI TESTI STORICI EUROPEI SOTTOLINEANDO COMUNQUE

LA VOLONTA’ DI RAFFORZARE IL DIALOGO FRA ORIENTE E OCCIDENTE

 

IL CAIRO. = L’islamofobia non è meno pericolosa dell’antisemitismo. Lo ha dichiarato il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa, intervenendo ad una conferenza al Cairo sulla cultura araba e islamica nei testi scolastici di storia in Europa. Nella relazione di apertura dell’incontro – promosso da vari organismi fra cui la Lega Araba, l’Unesco e l’organizzazione islamica per l’istruzione, la cultura e le scienze – Mussa ha affermato che l’immagine dell’Islam in occidente è “offuscata” mettendo in risalto il rischio di un sempre maggiore divario fra mondo Occidentale e Orientale. Tuttavia, Mussa ha lanciato l’invito a  rafforzare il dialogo fra le due civiltà attuando la proposta del primo ministro spagnolo, Luis Zapatero, favorevole per “un’alleanza fra le civiltà”. Il ministro per l’Educazione egiziano, Amr Ezzat Shalamah, nel suo intervento ha individuato nei programmi scolastici il mezzo per comprendere le altre civiltà includendo anche l’uso dei più moderni metodi di apprendimento come internet. Inoltre, in un messaggio letto da un suo portavoce, Abdel Aziz Al Tuweijri, rappresentante dell’Isesco – detta anche l’Unesco Araba - ha sollecitato a correggere le inesattezze contenute nell’enciclopedia islamica distribuita in Europa. (E. B.)

 

 

APERTO A KATHMANDU IL PRIMO FORUM PER LA PACE IN KASHMIR.

ESPONENTI DI ALCUNE PARTI COINVOLTE DISCUTONO SULL’ ANNOSA DIATRIBA

CHE HA PORTATO INDIA E PAKISTAN AD INCROCIARE LE ARMI PER TRE VOLTE

 

KATHMANDU. = Per la prima volta, i rappresentanti di alcune delle parti coinvolte nel conflitto del Kashmir si sono riuniti a Kathmandu, capitale del Nepal, per definire possibili soluzioni all’annosa diatriba che vede India e Pakistan contendersi la regione del Kashmir. La popolazione di questa zona, in larga maggioranza musulmana, è in gran parte favorevole all’annessione al Pakistan, la cui popolazione è al 95% musulmana. Nel Kashmir indiano, esiste un forte movimento armato indipendentista che compie attentati principalmente contro l’esercito indiano. L’incontro, che durerà tre giorni, è stato promosso dall’organizzazione internazionale “Pugwash Conference”, insignita del premio Nobel per la pace nel 1995, che riunisce esperti di tutto il mondo nel campo della soluzione dei conflitti e del disarmo. Al Forum partecipano circa 50 fra politici, capi di organizzazioni, studiosi e giornalisti provenienti dal Pakistan e dall’India. Tra gli ospiti anche rappresentanti del partito al potere nel Kashmir pakistano, esponenti della coalizione di 23 organizzazioni indipendentiste e della minoranza indù del Kashmir indiano. Sono invece assenti i rappresentati dei gruppi armati e del governo di New Delhi. (E.B.)

 

 

PREGHIERE DI NATALE VIA E-MAIL IN TERRA SANTA.

PERCHE’ NONOSTANTE TUTTO BETLEMME “CONTINUA AD ESSERE UNA CITTA’ DI PACE”.

TRA GLI ORGANIZZATORI DELL’INIZIATIVA “PAX CHRISTI INTERNATIONAL”

 

GERUSALEMME. = C’è un nuovo modo per far arrivare immediatamente preghiere di pace in Terra Santa: basta inviarle all’indirizzo mail peace-message@paxchristi.net. E’ questa l’iniziativa, in occasione del Natale, organizzata da “Pax Christi International”, la “Comunità Internazionale di Riconciliazione”, “Iglesia y Paz”, “Commission Justice et Paix” di Gerusalemme e la Conferenza delle Commissioni europee di giustizia e pace. “Un modo importante per comunicare con la gente che attende di ricevere parole di speranza”, sottolineano gli organizzatori che ricordano come “per il quinto anno consecutivo, la gente in Terra Santa celebrerà le feste natalizie in un contesto di paura che causa grandi sofferenze alla popolazione”. Per questo i promotori invitano ad inviare da ogni angolo del pianeta un desiderio o una preghiera di Natale per la pace a Betlemme. Le e-mail ricevute saranno utilizzate come materiale educativo nelle scuole e come base per preghiere interreligiose nelle case di preghiera. “Nonostante le difficili condizioni derivanti dall’occupazione e dalle recinzioni - ricordano gli organizzatori - Betlemme, luogo della nascita di Gesù Cristo, continua ad essere soprattutto una città di pace”. Inoltre, il prossimo 22 dicembre, è stata istituita la giornata di digiuno e di preghiera per la Terra Santa. (R.A.)



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24 ORE NEL MONDO

13 dicembre 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Un posto di controllo militare, solitamente usato dagli iracheni che lavorano per il governo e la forza multinazionale, ed una coda di macchine in attesa di oltrepassare il varco della cosiddetta “Zona verde”, l’area fortificata dove sono ospitate le ambasciate straniere e la sede dell’esecutivo. E’ una scena che si ripete tutti i giorni in Iraq nel centro di Baghdad, ma questa mattina l’esplosione di un’autobomba è risuonata in tutta la sua drammaticità: almeno 7 civili sono morti per questo nuovo attacco suicida, rivendicato da un gruppo legato ad Al Qaeda e avvenuto ad un anno dalla cattura di Saddam Hussein. Violenze anche a Kirkuk, dove la guerriglia ha ucciso un iracheno che lavorava come interprete per le truppe statunitensi. Aerei americani hanno bombardato, inoltre, un quartiere orientale di Falluja, dopo la morte di sette soldati statunitensi assassinati ieri da ribelli, nella provincia sunnita di Al Anbar.

 

Restiamo in Medio Oriente, dove un altro check point - quello al valico di Rafah, al confine con la Striscia di Gaza e l’Egitto - è stato teatro di scontri costati la vita a cinque soldati israeliani e a due palestinesi. Ai combattimenti è seguito un raid aereo compiuto, nella notte, da elicotteri dello Stato ebraico contro il centro di Gaza. L’operazione militare, che fortunatamente non ha provocato vittime, aveva come obiettivo un’officina probabilmente utilizzata per fabbricare munizioni. La tensione resta alta anche in Cisgiordania, dove a Nablus i militari israeliani hanno ucciso un esponente di Hamas. Sul versante politico il leader palestinese Marwan Barghuti, in carcere in Israele con cinque condanne all’ergastolo per terrorismo, ha ritirato la propria candidatura alle presidenziali palestinesi del prossimo 9 gennaio.

 

L’Organizzazione mondiale del commercio, ha approvato l’apertura dei negoziati per l’ingresso nel WTO dell’Iraq e dell’Afghanistan. Ancora bloccata invece la posizione dell’Iran: gli Stati Uniti, preoccupati dalle ambizioni nucleari iraniane, hanno ribadito, infatti, di essere impegnati ad esaminare la richiesta del governo di Teheran.

 

Proprio il programma atomico dell’Iran e l’accordo sulla sospensione del programma di arricchimento dell’uranio da parte dell’esecutivo di Teheran sono alcuni dei temi al centro dell’odierno incontro a Bruxelles tra i ministri degli Esteri dell’Unione Europea. Il vertice dei Venticinque, dedicato anche alla preparazione del Consiglio Europeo di giovedì e venerdì prossimo, per l’apertura dei negoziati volti all’adesione della Turchia, prevede in agenda anche la situazione in Ucraina. L’UE ha già espresso compiacimento per la decisione di ripetere il ballottaggio il prossimo 26 dicembre.

 

Risultato a sorpresa nelle elezioni in Romania. A scrutinio quasi ultimato, il ballottaggio delle presidenziali di ieri vede in testa Traian Basescu, ex sindaco di Bucarest e capo dell’opposizione. Basescu ha ottenuto, finora, il 51,23 per cento dei consensi, superando il premier uscente, Adrian Nastase, che ha riconosciuto la sconfitta. Sui motivi di questa affermazione, Giancarlo La Vella ha parlato con il rumeno Grigòri Arbore, membro del CNR e docente di Storia della cultura e della civiltà europea.

 

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R. – Il fatto che prevalga Basescu non è del tutto sorprendente, perché il fatto che la coalizione di governo sia logorata è assolutamente naturale.

 

D. – Su quali punti del programma politico, secondo lei, Basescu sta avendo la meglio su Nastase?

 

R. – Non mi pare che in discussione vi siano le differenze tra i programmi politici. Il governo attuale è stato logorato dal modo di gestire il potere a vantaggio di gruppi di interessi e, diciamolo pure, della nomenklatura prevalente negli ultimi 15 anni. Questo fatto ha provocato la sfiducia di alcuni ceti della popolazione e credo che, se al voto avessero partecipato gli emigranti romeni che sono adesso oltre due milioni, probabilmente le opzioni a favore di Basescu sarebbero state ancora più nette.

 

D. – Queste elezioni si sono accavallate con l’arrivo della notizia che nel 2007 la Romania entrerà nell’Unione Europea. Il Paese è pronto a questo passo secondo lei?

 

R. – Il Paese è moralmente pronto. Da un punto di vista istituzionale ci sono certamente ancora passi molto seri da compiere. La causa è sempre la molteplicità degli interessi in gioco in un Paese in via di transizione, nel quale il processo di privatizzazione è il solo processo che produce ricchezza e polarizzazione della ricchezza. Sotto questo profilo, la Romania deve ancora percorrere delle tappe per cercare di consolidare i meccanismi di difesa della legalità e dell’applicazione delle normative europee. Senza dubbio, la Romania tra il 2005 e il 2006 farà i passi necessari.

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In Turchia, il leader populista del Partito giovane, Cem Uzan, è in stato di fermo giudiziario in relazione alla bancarotta, presumibilmente fraudolenta, della Banca “Imar”.

 

Filippine in stato d’allerta, dopo l’attentato di ieri nella città meridionale di General Santos. Una bomba è esplosa in un mercato, provocando 15 morti e 58 feriti. Le indagini si sono dirette immediatamente sul terrorismo islamico, ma non si escludono altre piste, come conferma padre Bernardo Cervellera, direttore di Asia News:

 

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R. – Non è detto che si tratti di terrorismo islamico, perché in questa zona molto spesso ci sono vendette private, caratterizzate da aspetti “mafiosi” e da conflitti di interessi economici. È anche vero, però, che tutta l’area è da anni sotto il tiro sia dei gruppi di Abu Sayyaf, sia dei gruppi del Moro Islamic Liberation Front. In questo periodo, il governo ed il gruppo del Moro hanno fatto di tutto per trovare una via verso la pace. È probabile che gruppi di Abu Sayyaf e gruppi islamici fondamentalisti cerchino, invece, di attizzare il fuoco per una rottura di questi dialoghi.

 

D. – Gli investigatori non escludono, però, che sia stato proprio il Fronte Moro per vendicare l’uccisione di un suo leader otto giorni fa. È un’ipotesi plausibile?

 

R. – Il Moro non è sempre molto unito. Ci sono tantissimi gruppi al suo interno, e dipende un po’ dai rapporti che hanno con il governo e dagli aiuti che ricevono dal governo stesso. È una situazione, effettivamente, molto sfrangiata, ma bisogna comunque sottolineare che nessuno finora ha rivendicato questo attentato.

 

D. – Uno dei temi ricorrenti della presidenza di Gloria Arroyo è la sicurezza. Come mai le Filippine non riescono ad essere un Paese sicuro?

 

R. – Il problema è che la sicurezza è molto difficile da mantenere in un arcipelago così grande e così disseminato, che ha tanti signorotti locali e tante polizie private. È un Paese abbastanza fragile dal punto di vista della sicurezza: punta molto sull’amicizia con gli Stati Uniti, ma allo stesso tempo teme che proprio questa amicizia possa intensificare le azioni del fondamentalismo islamico.

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Segno di apertura da parte della giunta militare al potere in Myanmar, ex Birmania. Dopo le pressioni della Comunità internazionale, il governo di Rangoon ha rimesso in libertà altri due leader dell’opposizione. Resta invece agli arresti domiciliari il premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi. Attualmente, sono circa 5000 i detenuti che si trovano nelle prigioni del Myanmar.

 

I prezzi del petrolio invertono la rotta e tornano a scendere. A New York, la quotazione è scesa a 40,45 dollari al barile, mentre a Londra il Brent è valutato 37,3 dollari. Rispetto allo storico record toccato lo scorso ottobre, il prezzo del Brent in Gran Bretagna è attualmente diminuito di circa il 28 per cento. La tendenza al ribasso è determinata, tra i vari fattori, dalla prospettiva di una stagione invernale mite che dovrebbe permettere di accumulare le scorte.

 

Paura ieri sera in Spagna nello stadio di Madrid, il Santiago Bernabeu. A due minuti dal termine della partita di calcio tra la formazione della capitale, il Real Madrid, e quella basca del Real Sociedad, sono stati fatti evacuare i circa 70 mila spettatori. La decisione è stata presa dopo la minaccia di un pacco bomba, lanciata dall’Eta con una telefonata al giornale basco ‘Gara’. Fortunatamente si è trattato di un falso allarme. Sulla strage di Madrid dell’11 marzo, il primo ministro Zapatero ha intanto dichiarato davanti alla commissione di inchiesta, che la responsabilità esclusiva della tragedia, nella quale sono morte oltre 200 persone, è da attribuire al terrorismo islamico internazionale.

 

In Portogallo, il presidente Jorge Sampaio ha accettato le dimissioni presentate dal primo ministro Pedro Santana Lopes.

 

La firma di una dichiarazione comune, che stabilisca la divisione del potere e delle risorse in Darfur: è l’obiettivo dei colloqui che si sono aperti questa mattina ad Abuja, in Nigeria. Vi partecipano i rappresentanti del governo sudanese e dei due gruppi ribelli coinvolti nel conflitto: il Movimento per la Giustizia e l’uguaglianza ed il Movimento per la Liberazione del Sudan. È il primo incontro fra le parti sotto l’egida dell’Unione africana.

 

 

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