RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 344 - Testo della trasmissione di giovedì 9  dicembre 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Presentato stamane in Vaticano il messaggio del Papa per la Giornata mondiale del migrante: Giovanni Paolo II auspica un’integrazione tra le diverse culture e un “giusto equilibrio tra il rispetto dell’identità propria e il riconoscimento di quella altrui”: ce ne parla l’arcivescovo Agostino Marchetto  

 

Ieri pomeriggio il Papa, in Piazza di Spagna per il tradizionale omaggio all’Immacolata, invoca l’intercessione della Vergine per la pace nel mondo e perché sia difesa la vita e bandita la violenza

 

E’ giunto stamani a Roma dai boschi del Trentino l’abete che adornerà Piazza San Pietro nel tempo di Natale. L’inaugurazione è prevista per mercoledì 15 dicembre

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nel mondo sono oltre un miliardo i bambini che vivono in povertà: lo denuncia oggi nel suo Rapporto l’UNICEF. Per salvarli, basterebbe solo il 5% di quanto si spende per le armi: ai nostri microfoni, Roberto Salvan

 

Veglia di preghiera questa sera nella Basilica di Loreto per celebrare la “Notte della Venuta” della Santa Casa di Nazareth, dove la Vergine Maria disse il suo “sì” a Dio: con noi l’arcivescovo Angelo Comastri

 

Seminario alla Radio Vaticana su diritto d’asilo e informazione: intervista con Laura Boldrini

 

E’ in libreria l’ultimo libro di Giuseppe De Carli “Eminenza mi permette?”: intervista con l’autore.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Le carceri di Inghilterra e Galles svolgono la funzione di ‘pattumiere’ della società ed urge una riforma. Così, in un rapporto della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles diffuso oggi

 

Il terrorismo non affonda le sue radici nelle religioni, ma nella povertà e nelle ingiustizie sociali. E’ il messaggio di oltre 100 leader religiosi della regione pacifico- asiatica, riuniti in Indonesia

 

20 persone ritrovate vive dopo 11 giorni dal terribile tifone che ha devastato le Filippine

 

Oggi a Stoccolma, cerimonia di consegna dei “Nobel alternativi”, istituiti nel 1980

 

Il tutto esaurito per il concerto di beneficenza svoltosi ieri sera a Londra in favore del Darfur

 

Dopo 17 anni di lavori, sarà pronta nella primavera del 2005 la traduzione aggiornata della Bibbia in lingua coreana.

 

24 ORE NEL MONDO:

Il partito di Sharon, il Likud, al voto sulla proposta del premier per un’alleanza con i laburisti. Nei Territori cinque palestinesi uccisi dai soldati israeliani

 

E’ nata oggi la Comunità Sudamericana delle Nazioni, uno spazio politico ed economico al quale hanno aderito 12 paesi dell’America Latina.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 dicembre 2004

 

INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI O DEI RIFUGIATI

COME ACCOGLIENZA, RISPETTO E RECIPROCO ARRICCHIMENTO CULTURALE:

IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE 2005

PRESENTATO IN SALA STAMPA VATICANA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

         I cristiani ascoltino “il grido di dolore” degli immigrati e dei rifugiati, che hanno diritto ad essere accolti e rispettati in nome della solidarietà, e non genericamente assimilati o, peggio, discriminati. Gli immigrati, da parte loro, si integrino nella loro nuova nazione, imparandone la lingua e rispettandone le leggi. Sono alcune delle indicazioni contenute nel Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2005, che cadrà come di consueto nella seconda domenica dopo l’Epifania, il prossimo 16 gennaio, e sarà incentrata sul tema: “L’integrazione interculturale”. Il documento è stato presentato questa mattina ai giornalisti nella Sala stampa vaticana dal cardinale Stephen Fumio Hamao, dall’arcivescovo Agostino Marchetto e da padre Michael Blume, rispettivamente presidente, segretario e sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti e degli itineranti. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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         Un’apertura che superi la “semplice tolleranza” e giunga alla “simpatia”. Un “rispetto” delle differenze socio-culturali che promuova una “fecondazione reciproca delle culture”. Nel riflettere sul miglior tipo di integrazione da offrire agli immigrati o ai rifugiati - 175 milioni quelli attualmente inseriti in una patria diversa dalla propria - Giovanni Paolo II punta nel suo Messaggio a un ideale alto. Il Papa parte da un dato di fatto ricorrente e lo ribalta: nel “conflitto di identità che spesso si innesca nell’incontro tra persone diverse”, non mancano – sostiene – “elementi positivi”. L’immigrato che si inserisce in un nuovo contesto ambientale “diventa spesso più consapevole” di chi egli sia, proprio nel momento in cui persone care e valori di riferimento fanno sentire di più la loro mancanza. Ma quale tipo di integrazione offrire al macrocosmo dei migranti? Giovanni Paolo II rigetta sia quelli che definisce i “modelli assimilazionisti, che tendono a fare del diverso una copia di sé, sia i modelli di marginalizzazione degli immigrati”, che rifiutando di accettare il diverso possono arrivare a forme estreme come l’apartheid.

 

         Il Pontefice raccomanda la via della “genuina integrazione”. Se il Paese che accoglie l’immigrato si pone in un atteggiamento di dialogo e di solidarietà, “il contatto con l’altro”, spiega, “porta piuttosto a scoprirne il ‘segreto’, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così ad una maggior conoscenza di ciascuno”. Ma questa integrazione, che mira a formare società e culture”, è per l’appunto un processo a cui ci si deve preparare. Lo ha ribadito il cardinale Hamao, in conferenza stampa:

 

“L’educazione interculturale è soprattutto educazione all’accettazione della diversità (…) Ciò implica una pedagogia per l’accoglienza delle differenze, per la cultura del dialogo e della reciprocità, della solidarietà e della pace”.

 

Oggi in particolare, scrive ancora il Papa nel Messaggio, in un contesto di immigrazione mondializzata diventa “necessario riconoscere la legittima pluralità delle culture presenti in un Paese, compatibilmente con la tutela dell’ordine da cui dipendono la pace sociale e la libertà dei cittadini”. E qui, il Papa è esplicito nel sottolineare i doveri del migrante che, “in quanto tale è impegnato a compiere i passi necessari all’inclusione sociale, quali l’apprendimento della lingua nazionale e il proprio adeguamento alle leggi e alle esigenze del lavoro, così da evitare il crearsi di una differenziazione esasperata.

 

         Il Messaggio termina con il richiamo ai cristiani, che sanno riconoscere nelle varie culture i “preziosi elementi culturali ed umani” sui quali fondare una solida e reciproca “intesa”. “Come sentinelle – conclude Giovanni Paolo II - i cristiani devono anzitutto ascoltare il grido di aiuto proveniente da tanti migranti e rifugiati, ma devono poi promuovere, con attivo impegno, prospettive di speranza, che preludano all’alba di una società più aperta e solidale. A loro, per primi, spetta di scorgere la presenza di Dio nella storia, anche quando tutto sembra ancora avvolto dalle tenebre”.

        

         Al termine della presentazione del Messaggio, alcuni dei giornalisti in Sala stampa hanno sollecitato i relatori sulle controverse iniziative che in Italia hanno portato alcuni presidi e insegnanti a rifiutare, negli ultimi giorni, l’allestimento del presepe o a modificare le parole di canti natalizi per non urtare la suscettibilità dei bambini di fede musulmana. Questa la risposta dell’arcivescovo Agostino Marchetto:

 

“Io credo che sia un esempio che sta suscitando una reazione salutare, anche nella stessa Italia: e cioè pone il problema di come non si deve rispondere ad una presenza di identità che è diversa dalla nostra, annientando la nostra identità. E quindi accettare l’altro, ma che anche l’altro accetti la nostra identità. E il messaggio questo lo dice chiaramente”.

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         La distribuzione geografica degli oltre 170 milioni di immigrati nel mondo vede l’Europa come maggior continente ospitante, con 56 milioni di unità. Segue l’Asia con 50 milioni, l’America settentrionale con 41, l’Africa con 16 mentre l’America Latina e l’Oceania ne contano 6 milioni ciascuno. Una realtà davvero globalizzata, come sottolineato dal Papa nel suo messaggio. Ma questa massiccia presenza di immigrati come incide sul fenomeno della xenofobia? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo Agostino Marchetto:

 

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R. – Certo, di fronte al crescere di una presenza migratoria, in vari Paesi si nota un aumento della xenofobia. Al tempo stesso si moltiplicano anche le opere di accoglienza umana e cristiana, non lo dobbiamo dimenticare.

 

D. – Com’è visto oggi il migrante nei Paesi d’accoglienza: più come un pericolo o come una ricchezza?

 

R. – Giudicare non è facile, ma posso dire che recentemente alle Nazioni Unite si è cominciato a sentire giudizi positivi sul fenomeno migratorio e questo anche da parte dei Paesi sviluppati. E’ comunque una sfida da affrontare!

 

D. – Come ha cambiato il fenomeno migratorio la questione del terrorismo?

 

R. – La questione del terrorismo, o meglio della sicurezza, ha influito naturalmente in modo negativo sulla buona accoglienza dei migranti e questo in moltissimi Paesi. Dico migranti e penso a quelli cosiddetti economici e a quelli forzati, cioè i rifugiati. Purtroppo v’è nelle legislazioni e nella pratica a loro riguardo una tendenza al ribasso di livello di accoglienza e di adeguamento alla legislazione internazionale.

 

D. – La comunità internazionale si preoccupa dei milioni di rifugiati, in gran parte donne e bambini, che hanno dovuto lasciare le proprie case?

 

R. – Vige un diritto internazionale in relazione ai rifugiati che dovrebbero costituire il minimo di accoglienza oltre il quale non si dovrebbe scendere. Invece la tendenza sembra proprio andare verso il basso, menzionando qui anche il fatto che non ci si preoccupa di migliorare, inglobando anche i rifugiati de facto nella visione d’insieme.

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IERI POMERIGGIO IL PAPA IN PIAZZA DI SPAGNA PER IL TRADIZIONALE OMAGGIO ALL’IMMACOLATA, INVOCA L’INTERCESSIONE DELLA VERGINE PER LA PACE NEL MONDO

E PERCHE’ SIA DIFESA LA VITA E BANDITA LA VIOLENZA

 

A 150 anni dalla proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione, Giovanni Paolo II è tornato ieri pomeriggio in Piazza di Spagna, dove sorge la statua della Vergine dedicata proprio al ricordo del Dogma, per il tradizionale omaggio all’Immacolata. Il Papa ha chiesto l’intercessione della Madre di Dio perché nel mondo la vita dell’uomo sia sempre amata e difesa, perché ogni forma di violenza sia bandita e la pace sia da tutti tenacemente ricercata. Il servizio di Gabriella Ceraso.

 

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(canto)

 

Con il ricordo dell’8 dicembre 1854, quando il Beato Pio IX proclamò il dogma della preservazione dal peccato della Vergine Maria, il Papa ha aperto la sua preghiera di affidamento della Chiesa e dell’umanità all’Immacolata, rinnovando così il suo tradizionale atto di devozione.

 

“Ancora una volta siamo qui ad adorarti, ai piedi di questa colonna sulla quale tu vegli con amore su Roma e sul mondo intero”.

 

La statua della Vergine sorge infatti in cima alla colonna che domina Piazza Mignanelli, attigua a Piazza di Spagna, sin dal 1857, in ricordo proprio del dogma. Ed erano in migliaia, tra cui un gruppo anche dell’UNITALSI, assiepati dietro le transenne a salutare il Pontefice, giunto a bordo della papamobile ai piedi del monumento, dopo la consueta sosta innanzi alla Chiesa della Santissima Trinità per incontrare l’Associazione Commercianti Via Condotti. Ad accoglierlo i cardinali Camillo Ruini, vicario di Roma, e Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, insieme al sindaco capitolino Walter Veltroni. Dopo l’omaggio di un cesto di rose rosa all’effige mariana, adorna sin dal mattino tra l’altro dei fiori offerti dai detenuti di Rebibbia, il Papa ha invocato la Vergine: “La tua intatta bellezza spirituale – ha detto – è per noi sorgente di fiducia e speranza, e averti per Madre ci rassicura nel cammino della vita”. Quindi, l’auspicio per le sorti dell‘umanità:

 

“Aiutaci a costruire un mondo dove la vita dell’uomo sia sempre amata e difesa, ogni forma di violenza bandita, la pace da tutti tenacemente ricercata”.  

 

Nell’anno dell’Eucaristia, appena iniziato, il Papa ha poi chiesto l’intercessione dell’Immacolata per celebrare e adorare il mistero del Corpo e Sangue di Cristo, con fede rinnovata e amore ardente e per far memoria delle opere che Dio non cessa di compiere nel cuore degli uomini. Dopo i saluti di rito alle autorità civili e religiose, Giovanni Paolo II si è congedato dai presenti e sempre in auto ha percorso le vie del centro di Roma, salutato da migliaia di persone, per far rientro in Vaticano.

 

(canto)

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Il Papa oggi ha ricevuto in successive udienze l’arcivescovo Giuseppe Lazzarotto,  nunzio apostolico in Irlanda;  alcuni presuli della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d' America (Regione VIII), in visita "ad Limina”;  l’arcivescovo Agostino Vallini, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, con mons. Velasio De Paolis, segretario del medesimo  Tribunale.

 

         Il Santo Padre ha quindi accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi statunitense di Atlanta, presentata da mons. John Francis Donoghue, per raggiunti limiti di età. Gli succede come arcivescovo Metropolita mons. Wilton Daniel Gregory, finora Vescovo di Belleville. Mons. Wilton D. Gregory è nato a Chicago il 7 dicembre 1947 ed è stato ordinato sacerdote il 9 maggio 1973. Mons. Gregory è stato, fino al novembre scorso, presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America.

 

Sempre negli Stati Uniti il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Wheeling-Charleston, presentata da mons. Bernard William Schmidt, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Michael J. Bransfield, del clero dell’arcidiocesi di Philadelphia, finora Rettore della Basilica “National Strine of the Immacolate Conception” in Washington D.C. Mons. Michael J. Bransfield è nato a Philadelphia in Pennsylvania, l’8 settembre 1943, ed è stato ordinato sacerdote il 15 maggio 1971. È Prelato d’Onore dal 20 novembre 1986.

 

Infine il Santo Padre ha nominato vescovo di Tarazona in Spagna mons. Demetrio Fernández González, finora parroco nell’arcidiocesi di Toledo.  Mons. Demetrio Fernández González è nato a Puente del Arzobispo, arcidiocesi di Toledo, il 15 febbraio 1950 ed è stato ordinato sacerdote il 22 dicembre 1974.

 

 

E’ GIUNTO STAMANI A ROMA DAI BOSCHI DEL TRENTINO

L’ABETE CHE ADORNERÀ PIAZZA SAN PIETRO NEL TEMPO DI NATALE.

L’INAUGURAZIONE E’ PREVISTA PER MERCOLEDÌ 15 DICEMBRE

- A cura di Roberta Moretti -

 

Dopo un lungo viaggio in elicottero e su uno speciale automezzo, è giunto questa mattina a Roma l’albero destinato ad adornare piazza San Pietro nel Tempo di Natale. L’abete rosso, alto 32 metri, pesante 84 quintali e di un’età di circa 110 anni, è stato già alzato e messo al suo posto vicino al presepe al centro della piazza. La maestosa conifera, proveniente da un bosco del Comune di Pinzolo, in Trentino, è stata donata al Santo Padre dalla Provincia di Trento e da 12 comuni della Val Rendena e verrà inaugurata il prossimo 15 dicembre alle 16:30. L’iniziativa si colloca nella ricorrenza dei 20 anni del soggiorno di Giovanni Paolo II sulle nevi dell’Adamello. L’albero di Natale sarà inoltre il veicolo per promuovere una raccolta di fondi per la Tanzania, nell’ambito di un progetto, finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana e dalla Provincia di Trento, per la formazione di personale medico e infermieristico destinato alle strutture socio sanitarie realizzate nella città di Dodoma. Sarà possibile, dunque, sostenere l’iniziativa con un versamento presso la Cassa Rurale di Pinzolo, sul conto corrente intestato ad “Abbraccio di luce”.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Con forte evidenza apre la prima pagina il titolo "Vergine Immacolata! Sii tu ad ottenere la pace": con una straordinaria giornata mariana ed eucaristica Giovanni Paolo II celebra, insieme con tutta la Chiesa, il 150.mo anniversario della proclamazione del Dogma dell'Immacolata Concezione.

 

Nelle vaticane, all'Angelus il Papa sottolinea che l'Immacolata Concezione è un faro di luce per l'umanità di ogni tempo, che orienta a credere e a sperare in Dio.

Il messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 2005.

Il messaggio di Giovanni Paolo II al Cardinale Vicario Camillo Ruini in occasione del giubileo sacerdotale. 

 

Nelle estere, in evidenza un articolo dal titolo "La fame uccide cinque milioni di bambini ogni anno": presentata a Roma l'edizione 2004 del Rapporto della FAO sulla situazione mondiale dell'insicurezza alimentare.

Iraq: a Mossul attentati dinamitardi contro una chiesa armeno-apostolica e l'Arcivescovado caldeo.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Antonio Braga dedicato alla riapertura del Teatro alla Scala di Milano con l'opera di Salieri "Europa riconosciuta".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 dicembre 2004

 

NEL MONDO SONO OLTRE UN MILIARDO I BAMBINI CHE VIVONO IN POVERTÀ:

LO DENUNCIA OGGI NEL SUO RAPPORTO L’UNICEF. PER SALVARLI,

BASTEREBBE SOLO IL 5% DI QUANTO SI SPENDE PER LE ARMI

- Ai nostri microfoni Roberto Salvan -

 

Oltre un miliardo i bambini poveri nel Sud ma anche nel Nord del Pianeta, che subiscono patimenti, privazioni e violenze. Lo denuncia l’UNICEF nel rapporto 2005 su “La condizione dell’infanzia nel mondo”, presentato questa mattina nella sede della Stampa estera a Roma. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Ieri la notizia nel rapporto della FAO della morte ogni anno nel mondo di 5 milioni di bambini per fame e malnutrizione. Oggi il drammatico – se ci sono aggettivi adeguati- raddoppio, nel Rapporto dell’UNICEF con la notizia di 10 milioni e 600 mila bambini morti nel 2003, in Paesi poveri e non solo, in massima parte per povertà, guerre, AIDS. Il Rapporto dell’UNICEF parla chiaro:”per la metà dei bambini della Terra l’infanzia è un’esperienza orribile”. “Anni di vita cruciali vengono devastati” dall’egoismo, dall’incuranza e dalla violenza degli adulti.

 

Sono 192 i Paesi che hanno ratificato la Convenzione internazionale dell’infanzia (mancano solo gli Stati Uniti e la Somalia), eppure – ha sottolineato il prof. Giovanni Micali, presidente dell’UNICEF/Italia – l’ideale di un’infanzia sana e protetta resta un sogno che si allontanerà sempre più se non saremo capaci di mobilitare “risorse finanziarie e umane”, attraverso politiche mirate che mettano “sul serio” i bambini al primo posto.

 

Ancora qualche dato per calarci in una realtà che non dobbiamo rimuovere: oltre 1 miliardo i bambini poveri; quasi 30 mila ogni giorno i piccoli sotto i 5 anni che muoiono per malattie prevenibili; 1 milione 700 mila i minori uccisi in guerre dal 1990, ovvero quasi la metà delle vittime; mezzo milione nel 2003 i decessi sotto i 15 anni a causa dell’AIDS.

 

E pensare che basterebbe solo il 5 per cento di quasi mille miliardi di spesa militare globale annua – pari a 40-70 miliardi di dollari - per finanziarie gli obiettivi di sviluppo fissati dall’ONU nel 2000, e salvare la vita a gran parte di quei 10 milioni e mezzo di bambini ‘sacrificati’ fino alla morte ogni anno. Che fare di fronte a queste cifre agghiaccianti? Non c’è forse il rischio di abituarsi a questa ingiustizia umana come se fosse ineluttabile? Lo abbiamo chiesto al dott. Roberto Salvan, direttore generale dell’UNICEF/Italia:

 

“Non ci dobbiamo abituare alla consuetudine di queste cifre e di questi dati, dobbiamo in qualche modo fare un passo più in là. I rapporti si susseguono uno dietro l’altro e il fatto che si susseguano questi rapporti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite vuol dire che c’è una necessità ulteriore per lavorare per questi obiettivi del millennio. Quello che noi stiamo vedendo ora, nella realtà di tutti i giorni, è che questi obiettivi non si raggiungeranno entro il 2015. Siamo ancora molto distanti. Non ci dobbiamo abituare, ma ci dobbiamo allo stesso tempo mobilitare. Noi cercheremo di farlo, soprattutto perché noi siamo presenti in 157 Paesi, a contatto con la gente, a contatto con i governi, a contatto con tutte quelle realtà, donne e bambini che subiscono questa dimenticanza dei Paesi donatori”.

 

Dalla Sede della Stampa estera, Roberta Gisotti.

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VEGLIA DI PREGHIERA QUESTA SERA NELLA BASILICA DI LORETO

PER CELEBRARE LA NOTTE DELLA VENUTA DELLA SANTA CASA DI NAZARETH,

DOVE LA VERGINE MARIA DISSE IL SUO “SI’” A DIO

- Intervista con l’arcivescovo prelato di Loreto Angelo Comastri -

 

Veglia di preghiera questa sera nella Basilica di Loreto nella “Notte della Venuta”, in questa cittadina delle Marche, della Santa Casa di Nazareth, dove abitò la Vergine Maria. Il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, presiederà la solenne concelebrazione eucaristica, seguita dalla processione con la statua della Madonna di Loreto, di cui domani ricorre la memoria liturgica. Secondo la tradizione le pietre della Casa di Maria  furono trasportate da Nazareth  a Loreto, dove giunsero,  dopo un lungo viaggio, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1294. Di questa tradizione Giovanni Peduto ha parlato con l’arcivescovo prelato di Loreto, mons. Angelo Comastri:

 

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R. – Si tratta di una tradizione suffragata da tante prove, documentarie ed anche archeologiche. Questa tradizione dice che queste pietre, queste povere pietre, vengono da Nazareth. E a Nazareth formavano la piccola “stanza del giorno”, che insieme alla Grotta, formavano l’unica casa di Maria. Queste pietre, allora, sono il ricordo del “sì” di Maria, il ricordo dell’“Eccomi!”, il ricordo del momento nel quale l’Eterno è entrato dentro il tempo, il nostro tempo, la nostra storia, per salvarla. Ecco il grande significato di questa Casa. Ogni anno, noi ricordiamo l’arrivo di queste pietre: idealmente, l’arrivo di questa Casa e a tutti i pellegrini che vengono a Loreto nasce nel cuore la nostalgia di una casa vera, una casa calda, piena di affetti, la nostalgia di una casa nella quale abita Dio che illumina gli affetti e dà senso alla vita della famiglia. Io credo che tutti i pellegrini che partecipano a questa serata di preghiera  portino a casa un desiderio: “Voglio che la mia casa rassomigli alla Casa di Maria”, “Voglio che la mia famiglia abbia un raggio di luce della Santa Famiglia di Nazareth”.

 

D. – Cosa trovano in questo luogo i tanti fedeli che giungono da tutto il mondo a Loreto?

 

R. – La Santa Casa di Loreto grida la bellezza dell’Annunciazione, e i Santi sono coloro che per primi hanno capito il messaggio di Loreto. Io penso: Sant’Ignazio di Loyola ha viaggiato tanto per venire qui a pregare; San Francesco Saverio è venuto qui per chiedere la benedizione di Maria prima di partire per il suo grande viaggio missionario; qui ha pregato San Carlo Borromeo nel periodo del Concilio di Trento... Qui hanno pregato tanti e tanti altri Santi: ha pregato San Paolo della Croce, San Gabriele dell’Ad-dolorata, San Giovanni Bosco, Santa Teresa di Lisieux, ha pregato il Servo di Dio Charles de Foucauld, San Massimiliano Kolbe,  San Luigi Orione, ha pregato il beato Piergiorgio Frassati, San José Maria Escrivá de Balaguer … qui ha pregato nel 1962 il beato Papa Giovanni XXIII affidando a Maria il Concilio Ecumenico Vaticano II, qui cinque volte ha pregato Giovanni Paolo II ... Perché? Perché Loreto grida il “sì” dell’Annunciazione, quel “sì” al quale tutti noi siamo legati perché quel “sì” ha dato uno spazio a Dio dentro alla storia. E noi dobbiamo continuamente rivisitare il “sì” di Maria perché anche noi dobbiamo dire il nostro “sì”; anche per noi c’è un’annunciazione. Noi ora stiamo vivendo nella storia della salvezza, noi ora dobbiamo dire il nostro “eccomi” a Dio. Chi ci può insegnare l’“eccomi” meglio di Maria? Ecco perché ci si mette alla scuola dell’“eccomi”: venendo a Loreto, non si fa altro che visitare il suo “sì”. Il vero Santuario di Loreto è il “sì” di Maria.

 

D. – A quanti vengono a Loreto, eccellenza, quali consigli spirituali darebbe per vivere meglio e bene il loro pellegrinaggio?

 

R. – Quello che raccomando sempre a tutti è questo: quando fate un pellegrinaggio, preparatevi. Quando ci si mette in un viaggio, sempre si chiarisce qual è la meta: dove vado? Che cosa voglio raggiungere? Ecco, il pellegrino che si mette in viaggio deve dire a se stesso: “Ecco, io vado a Loreto, vado nel Santuario della Casa di Maria, nel Santuario del ‘sì’ di Maria. Ci vado con il desiderio di farlo mio, quel ‘sì’, ci vado per riascoltarlo e portarlo a casa ...”. Il pellegrinaggio si gioca tutto nella preparazione: se ci si prepara a vivere il pellegrinaggio, se si ha chiaro lo scopo del pellegrinaggio, allora il pellegrinaggio parla, allora il pellegrinaggio trasforma la vita.

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SEMINARIO ALLA RADIO VATICANA SU DIRITTO D’ASILO E INFORMAZIONE

- Intervista con Laura Boldrini -

 

I media dovrebbero dedicare maggiore attenzione ai temi dell’immigrazione e del diritto di asilo per sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso un’informazione più corretta e completa. Questo il tema centrale del seminario “Diritto d’asilo: informazione e diritti umani”, svoltosi oggi presso la Sala Marconi della Radio Vaticana. Ce ne parla Eugenio Bonanata:

 

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Accompagnare i rifugiati e i richiedenti asilo in Italia, nel loro percorso di integrazione socio economica. Questo l’obiettivo del progetto Integ.R.A. promosso dalle ACLI nell’ambito dell’iniziativa europea Equal, di cui si è fatto il punto nell’incontro. Alla vigilia della giornata dei diritti umani, il seminario ha dedicato attenzione alle difficoltà quotidiane affrontate dai migranti e soprattutto da quanti lasciano forzatamente la propria terra nel timore di persecuzioni di varia natura. Secondo gli addetti ai lavori presenti, dal punto di vista giuridico, il diritto di asilo in Italia dovrebbe essere maggiormente tutelato. E da un punto di vista mediatico si richiede la necessità di una maggiore visibilità di questi temi. Visibilità che passa anche attraverso la modificazione di alcune abitudini produttive dei media stessi. Per un quadro della situazione ascoltiamo Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite e relatrice dell’incontro:

 

R. - E’ scoraggiante occuparsi di asilo in Italia. Non fa notizia. Nessuno si occupa di asilo. Ed un altro punto di cui parlare è che i numeri sono contenuti, anche se leggendo i giornali spesso pensiamo di essere invasi. I rifugiati sono una risorsa, se integrati; sono una risorsa, se si dà loro la possibilità di esprimersi, di lavorare, di esserci e non tenendoli nell’angolo, facendo finta che non esistano. L’immigrazione e l’asilo non sono emergenze, sono fattori strutturali, sono grandi sfide per i prossimi decenni: fattori strutturali da pianificare, regolare e gestire. Politiche immigratorie a quota zero, come in alcuni Paesi europei, sono non realistiche. Quote di immigrazione limitate, come in Italia, quando Confindustria chiede tre volte tanto, significa non fare i conti con la realtà e incrementare la clandestinità. Perché se il Paese ha più bisogno di persone di quante hanno diritto di poter entrare, significa che altre ne entreranno clandestinamente e così facendo si alimenta un circuito di illegalità.

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E’ IN LIBRERIA L’ULTIMO LIBRO DI GIUSEPPE DE CARLI “EMINENZA MI PERMETTE?”:

UNO SPACCATO DELLA POSIZIONE DELLA CHIESA SUI TEMI PIU’ CALDI DEL MOMENTO

ATTRAVERSO L’OPINIONE DI 23 CARDINALI

- Intervista con l’autore -

 

“Eminenza, mi permette?”: Giuseppe De Carli, vaticanista del TG1 e responsabile della Struttura Rai-Vaticano, titola così il suo ultimo libro, pubblicato dalle edizioni Rai Eri-Piemme. L’opera raccoglie 23 interviste rilasciate da altrettanti cardinali, appartenenti alle diverse aree geografiche del mondo. Le domande vertono sui temi di maggiore attualità e “delineano con chiarezza – come scrive lo storico Giorgio Rumi nella prefazione – un’idea aggiornata e incalzante dell’odierno rapporto tra Chiesa e mondo”. Padre Vito Magno ha chiesto all’autore quale impressione abbia ricavato del Collegio cardinalizio:

 

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R. – Io sospettavo che dietro l’apparato mediatico, che è ancora concentrato sul Papa, ci fosse il vuoto. Mentre l’impressione che ne ho ricavata è straordinaria: i cardinali di Papa Wojityla sono grandi quanto il Papa che li ha voluti.

 

D. – Però per il libro lei ne ha scelti soltanto 23…

 

R. – E’ fatto a titolo esemplificativo. Ho cercato, dividendo per blocchi gli argomenti, di intervistare alcuni cardinali sullo status della fede o la crisi della fede oggi nel mondo.

 

D. – C’è un filo che lega le loro risposte?

 

R. – Il rapporto Chiesa-mondo e la crisi della fede, è il primo argomento. Il secondo, attualissimo, riguarda invece guerra e pace. Il terzo, il rapporto con le altre religioni e soprattutto con l’Islam.

 

D. – Più concretamente, come appare il mondo raccontato dai cardinali?

 

R. – E’ un mondo tormentato. C’è la consapevolezza – e questo lo dice il cardinale Lustiger – che la Chiesa è la prima società globalizzata della storia. Poi emergono i temi della AIDS, della povertà, del divario Nord e Sud del mondo. Ed ancora, il tema della democrazia all’interno della Chiesa e quello della corruzione dei governi, che rovina interi continenti.

 

D. – Al riguardo, ci sono differenze di vedute?

 

R. – Le differenze ci sono. E’ una Chiesa più ricca di quello che uno si aspetti.

 

D. – Una Chiesa più protesa al progresso o alla conservazione?

 

R. – E’ una foresta rigogliosissima. Adesso non so se sia possibile classificare, perché questi sono canoni un po’ vetusti - cardinali di “destra”, di “centro” e “progressisti”. Sicuramente, sentono fortissima la comunione con il successore di Pietro.

 

D. – Sul sociale, invece, cosa pensano?

 

R. – Il compendio della dottrina sociale della Chiesa rappresenta benissimo quello che è il loro pensiero, soprattutto per i vescovi di frontiera. Penso ai vescovi dell’America Latina ed ai vescovi dell’Africa, per i quali l’opzione preferenziale per i poveri è netta e soprattutto denunciano i guasti della globalizzazione e del debito estero, che strangola interi Paesi se non interi continenti.

 

D. – Quale preoccupazione, soprattutto, assilla i cardinali?

 

R. – L’eclissi di Dio nel mondo di oggi, il relativismo religioso ed etico. Non si accetta più la religione come istituzione, ma ognuno vuole avere un rapporto diretto con Dio.

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CHIESA E SOCIETA’

9 dicembre 2004

 

LE CARCERI DI INGHILTERRA E GALLES SVOLGONO LA FUNZIONE DI “PATTUMIERE”

DELLA SOCIETA’ ED URGE UNA RIFORMA. COSI’, IN UN RAPPORTO

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE D’INGHILTERRA E GALLES DIFFUSO OGGI

- A cura di Roberta Moretti -

 

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LONDRA. = Le carceri di Inghilterra e Galles svolgono la funzione di “pattumiere” della società ed urge una riforma. E’ quanto sostenuto in un rapporto intitolato “Un luogo di riscatto”, diffuso oggi dalla Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles, che due volte l’anno si riunisce per fare il punto sulla situazione della Chiesa a livello nazionale. Secondo i vescovi, il sistema carcerario britannico è sovraffollato e non riesce a svolgere la sua funzione primaria, ovvero, quella di riabilitare i detenuti. “E’ ormai troppo tempo – è scritto nel rapporto – che si interpretano le prigioni come estremo rimedio per ogni problema della società: le cose devono cambiare”, perché “le carceri non possono essere solo il modo per accantonare i problemi sociali che non hanno trovato altra soluzione”. Sono troppi inoltre i soldi spesi per la costruzione di nuove prigioni piuttosto che per una riforma del sistema carcerario, dato che, delle 12 nuove strutture costruite nell’ultimo decennio, 9 sono già sovraffollate. Infine, anche gli staff delle prigioni andrebbero “attentamente ascoltati e curati” ma, aggiungono i vescovi, alcuni degli impiegati dovrebbero essere sostituiti, perché la loro visione delle cose “è corrotta da persistenti pregiudizi che impediscono il cambiamento necessario”. Al rapporto, per ora, il Ministero degli interni britannico non ha ancora dato una risposta ufficiale.

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IL TERRORISMO NON AFFONDA LE SUE RADICI NELLE RELIGIONI, MA NELLA POVERTÀ

 E NELLE INGIUSTIZIE SOCIALI. È IL MESSAGGIO DI OLTRE 100 LEADER RELIGIOSI

DELLA REGIONE PACIFICO- ASIATICA, RIUNITI NEI GIORNI SCORSI A YOGYAKARTA,

IN INDONESIA, PER PROMUOVERE IL DIALOGO FRA LE DIVERSE CONFESSIONI

E FAVORIRE LA PACE NEL TERRITORIO

 

YOGYAKARTA. = Dobbiamo rafforzare il dialogo interreligioso e condannare i gruppi fondamentalisti che ostacolano il cammino verso la pace. Lo affermano in un documento comune 124 leader religiosi della regione pacifico-asiatica al termine di un incontro a Yogyakarta, in Indonesia. Al vertice hanno partecipato personalità del mondo religioso (cattolici, protestanti, musulmani, buddisti, indù ed ebrei) e politico, con lo scopo di promuovere il dialogo fra le diverse confessioni e favorire la pace nella regione. Padre Ismartono, rappresentante della Conferenza dei vescovi indonesiani (KWI), ha sottolineato l’importanza dell’incontro nel favorire lo scambio di idee e l’amicizia fra i diversi gruppi religiosi. Secondo il sacerdote, il meeting ha avuto “una valenza politica rilevante”, sancendo una condanna comune contro “i gruppi di estrema destra e fondamentalisti”. I delegati hanno inoltre sottolineato come il terrorismo non affondi le sue radici nelle religioni, perché esso è contro la morale e i principi “di tutte le fedi religiose”. Una presa di posizione ribadita dal presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, secondo cui è necessario eliminare “i pregiudizi religiosi e razziali, legati al divario economico e alle discriminazioni fra ricchi e poveri, che potrebbero sfociare in conflitti”. Durante l’incontro, Syafii Maarif, presidente del Muhammadiyah, la seconda organizzazione musulmana del Paese, ha denunciato l'atteggiamento aggressivo del governo Usa, promotore di una politica estera che ha provocato profonda miseria in molte parti del mondo. Malgrado tale condanna, il leader islamico ha invitato i musulmani a “non odiare gli americani”. Syafii Anwar, direttore del Centro internazionale per l’Islam e il pluralismo (ICIP), ha aggiunto che un mondo pacificato sarà possibile solo quando una democrazia ispirata all’Islam riuscirà a combattere il radicalismo islamico. (R.M.)

 

 

VENTI PERSONE RITROVATE VIVE DOPO 11 GIORNI DAL TERRIBILE TIFONE

CHE HA DEVASTATO LE FILIPPINE. I PRIMI SOCCORSI A UNA DONNA E A TRE BAMBINI

 

REAL. = Circa venti persone sono state trovate vive sotto le macerie di un’abitazione nella città filippina di Real, 11 giorni dopo il passaggio del violento tifone. Sotto un edificio abbattuto dai forti venti il 29 novembre, i soccorritori hanno trovato questa mattina una donna di 50 anni e tre bambini ancora in vita. La donna ha subito informato che altre persone si trovavano sotto le macerie, indicando un luogo da dove ancora  provenivano flebili grida di aiuto. “Non ci aspettavamo di trovare gente ancora in vita”, ha commentato il capitano dei soccorsi, Gerry Sultana. “Dopo tre giorni di scavi avevamo estratto solo corpi in decomposizione”. I supersiti hanno raccontato di essere riusciti a sopravvivere bevendo “ogni tipo di liquido che gocciolava” dalle macerie. (R.A.)

 

 

OGGI A STOCCOLMA, CERIMONIA DI CONSEGNA DEI “NOBEL ALTERNATIVI”,

ISTITUITI NEL 1980 PER “ONORARE E SOSTENERE COLORO CHE OFFRONO RISPOSTE CONCRETE ED ESEMPLARI ALLE SFIDE PIÙ URGENTI DELL’OGGI”

 

STOCCOLMA. = Oggi, presso il Parlamento di Stoccolma, cerimonia di consegna dei “Premi per il giusto modo di vivere/Right Livelihood Awards”. I riconoscimenti, detti anche “Nobel alternativi”, sono stati istituiti nel 1980 per “onorare e sostenere coloro che offrono risposte concrete ed esemplari alle sfide più urgenti dell’oggi”. Premiate quest’anno, le associazioni russe “Memorial”, impegnate nella creazione di una memoria storica delle vittime del totalitarismo, nella promozione dei diritti umani e della democrazia, e nella prevenzione di un ritorno dei regimi totalitaristici. Il premio è andato anche alla attivista nicaraguense per i diritti umani, Bianca Jagger, per il sostegno all’abolizione della pena di morte, la promozione della giustizia sociale e l’impegno per la prevenzione degli abusi sui bambini. Insignito, inoltre, il biologo argentino Raúl Montenegro, sostenitore del diritto delle popolazioni indigene ad un ambiente protetto e instancabile promotore della conservazione delle risorse naturali in America Latina e in altre aree del mondo. I premi onorari vanno invece a due personalità religiose dell’India, che da oltre vent’anni si adoperano per la giustizia sociale e l’armonia tra le comunità: il riformatore sociale di fede induista, Swami Agnivesh, e lo studioso e attivista musulmano, Asghar Ali Engineer.  (R.M.)

 

 

TUTTO ESAURITO PER IL CONCERTO DI BENEFICENZA SVOLTOSI A LONDRA

IN FAVORE DEL DARFUR. SFILATA DI GRANDI NOMI DEL PANORAMA MUSICALE

 

LONDRA. = Cinquemila biglietti venduti e il tutto esaurito alla Royal Albert Hall di Londra, dove ieri si è svolto il concerto di beneficenza in favore del Darfur, la martoriata regione del Sudan teatro di una guerra civile che ha causato migliaia di morti. Sul palcoscenico, carrellata di stelle della musica classica, pop, rock e jazz: da Mick Hucknall dei “Simply Red” a Chrissie Hynde dei “Pretender”, dal baritono Willard White alla leggenda del jazz, Alison Moyet, dalla Hendricks alla star disco, Jocelyn  Brown. Jack Morland, dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, nonché organizzatore del concerto, ha tenuto a ricordare che la crisi è grave e “tuttora orribile nel Darfur e in Ciad. Ci sono nei campi 1,8 milioni di rifugiati terrorizzati dall’idea di tornare a casa”. (R.A)

 

 

DOPO 17 ANNI DI LAVORI, SARA’ PRONTA NELLA PRIMAVERA DEL 2005

 LA TRADUZIONE AGGIORNATA DELLA BIBBIA IN LINGUA COREANA, PROMOSSA

 DALLA CONFERENZA EPISCOPALE LOCALE PER AVVICINARE LA PAROLA DI DIO

 ALLA GENTE DEL TERZO MILLENNIO

 

SEUL. = I fedeli coreani avranno presto una nuova traduzione della Bibbia. E’ prevista infatti per la primavera del 2005 l’edizione delle Sacre Scritture messa a punto dalla Commissione Biblica della Conferenza Episcopale della Corea. La Commissione, guidata da mons. John Chrysostom Kwon Hyok-ju, vescovo di Andong, ha lavorato al testo per 17 anni ed è ora alle ultime fasi di revisione. L’opera ha seguito un criterio fondamentale: elaborare una traduzione più aderente alla lingua coreana corrente, nel rispetto della fedeltà al testo originale, al fine di avvicinare la Parola di Dio alla gente del terzo millennio. Nei giorni scorsi, la Commissione ha tenuto un’udienza pubblica per raccogliere suggerimenti e opinioni in vista di possibili modifiche, prima dell’approvazione definitiva della Conferenza Episcopale. Oltre 100, fra specialisti, teologi, traduttori, intellettuali, linguisti e sacerdoti, hanno partecipato all’appuntamento. Durante l’incontro sono state sollevate particolari questioni terminologiche, come l’uso di “Signore” al posto di “Yahweh” e l’opportunità di traslitterare i nomi propri ebraici in lingua coreana. Secondo un sondaggio condotto in tutto il territorio nazionale, oltre l’80 per cento dei fedeli si sono mostrati favorevoli all’uso della nuova traduzione come versione ufficiale della Bibbia per la Chiesa cattolica in Corea. Il fatto mostra la buona accoglienza del testo, anche se in experimentum presso la comunità cattolica del Paese. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

9 dicembre 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Medio Oriente il premier israeliano, Ariel Sharon, affronta oggi una delle prove più difficili: il suo partito, il Likud, vota infatti sulla sua proposta di un’alleanza con i laburisti e con due formazioni religiose ultraortodosse. Oltre 3 mila i membri del partito chiamati alle urne, che si chiuderanno questa sera. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il primo ministro dello Stato ebraico ha esortato gli elettori a votare in massa e ad approvare la sua proposta. Gli avversari di Sharon all’interno del Likud hanno cercato, invece, di rinviare la votazione rivolgendosi al tribunale di Tel Aviv, che ha però respinto la loro richiesta. Il premier ha un assoluto bisogno di includere i laburisti e almeno uno dei partiti religiosi nel suo governo per ricostituire alla Knesset una maggioranza che non ha più. I risultati della consultazione, attesi nella notte, sono cruciali anche per il proseguimento del piano di disimpegno da Gaza e dal nord della Cisgiordania. L’ingresso dei laburisti nel governo permetterebbe a Sharon, infatti, di neutralizzare i membri del suo partito legati alla corrente che si oppone al piano di ritiro unilaterale. E nei Territori proseguono, intanto, le violenze: cinque palestinesi sono stati uccisi nella notte da soldati israeliani nei pressi di Rafah. Secondo fonti militari i cinque uomini sono stati colpiti mentre cercavano di infiltrarsi nella Striscia di Gaza dall’Egitto. Sempre nei pressi di Rafah, un missile lanciato da un elicottero israeliano ha colpito stamani un’auto ferendo il leader di un movimento che raggruppa numerose fazioni di combattenti. L’amministrazione di George Bush ha infine annunciato, durante la Conferenza dei Paesi donatori in corso ad Oslo, la concessione di aiuti per 20 milioni di dollari all’Autorità nazionale palestinese, colpita da una grave crisi finanziaria.

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In Iraq, un affollato mercato di Mossul è stato teatro di una forte esplosione che ha causato la morte di tre persone. A Baghdad l’ambasciata italiana e stata raggiunta, inoltre, da diversi colpi di mortaio che fortunatamente non hanno provocato vittime.  Il primo ministro giapponese Junichiro Koizumi ha annunciato, intanto, il prolungamento di un anno della permanenza delle truppe nipponiche in Iraq.

 

Il segretario di Stato americano, Donald Rumsfeld, è arrivato oggi a New Delhi dove è in programma un Vertice con il premier indiano Singh. Al centro dei colloqui la preoccupazione del governo indiano per la vendita, da parte degli Stati Uniti, di cacciabombardieri al Pakistan. Ieri Rumsfeld ha visitato, intanto, le truppe americane in Kuwait. Durante l’incontro il capo del Pentagono è stato contestato dai soldati statunitensi. I militari hanno protestato soprattutto per la mancanza di condizioni di sicurezza adeguate.

 

In Ucraina, l’opposizione ha rinunciato al blocco della sede del governo a Kiev, consentendo ai funzionari e agli impiegati di tornare al lavoro per la prima volta dopo due settimane. Resta invece circondato dalla folla il palazzo presidenziale: i manifestanti hanno annunciato che sospenderanno la protesta dopo la ripetizione del ballottaggio, prevista il prossimo 26 dicembre. La Nato e la Russia hanno trovato, intanto, una posizione comune sull’Ucraina e auspicano che il Paese sia “indipendente, sovrano, integro territorialmente e democratico”. E quanto emerge da un comunicato al termine del Consiglio Nato – Russia, tenutosi a Bruxelles.

Ancora nulla di fatto per il processo di pace nell’Irlanda del Nord. Un nuovo accordo per una divisione dei poteri tra gli indipendentisti e gli unionisti si è incagliato sulla richiesta di questi ultimi di avere prove fotografiche sulla distruzione degli arsenali dell’Ira. Il servizio di Enzo Farinella:

 

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I paramilitari dell’Ira si erano impegnati a distruggere le loro armi. L’operazione sarebbe avvenuta prima del prossimo Natale davanti ad un generale canadese e a due esponenti della Chiesa cattolica e protestante. Ma la richiesta di una prova verificabile, quale una foto, ha rimesso di nuovo tutto in discussione. Il primo ministro inglese, Tony Blair, e quello irlandese, Bertie Ahern, si sono incontrati ieri Belfast per annunciare l’accordo di pace. Hanno potuto solo ripetere, invece, la loro ferma volontà a proseguire nella ricerca di una soluzione a quest’ultimo ostacolo. Secondo una dichiarazione dei paramilitari dell’Ira, è impossibile fotografare il processo di distruzione delle loro armi perchè questo sarebbe un atto umiliante e costituirebbe una resa inaccettabile. I Democratici Unionisti che dall’intransigenza più assoluta sono giunti all’opzione di dar vita ad un governo di coalizione con i Nazionalisti, appaiono inamovibili dinanzi alla richiesta dell’evidenza fotografica. Il ministro degli Esteri irlandese, Ahern, ha dichiarato che i due governi di Londra e Dublino hanno lavorato tanto per una soluzione e che continueranno a farlo per superare anche quest’ultimo scoglio. Un ostacolo che rivela ancora una volta la sfiducia tra Unionisti e Nazionalisti.

 

Da Dublino, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.

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 “Gli obiettivi sono stati raggiunti. La missione cinese dimostra che quando l’Italia fa sistema può vincere”. Lo ha detto il presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi, che oggi compie 84 anni, commentando la sua visita di Stato in Cina prima della partenza dall’aeroporto di Shanghai.

 

L’istituzione di un direttore nazionale dell’intelligence, la creazione di un Centro nazionale per l’antiterrorismo, la formazione di un Consiglio per le libertà civili, l’aumento dei controlli alle frontiere e l’incremento di programmi di educazione sul mondo musulmano. Sono le principali novità della riforma dell'intelligence approvata negli Stati Uniti dalla Camera e dal Senato.

 

Restiamo negli Stati Uniti, dove il ministro per i reduci, Anthony Principi, ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni. E’ stato invece confermato il segretario al Tesoro, John Snow, dopo le insistenti voci, nei giorni scorsi, di una sua possibile sostituzione. Con l’uscita di scena di Principi sono nove su 15 i ministri dell’amministrazione americana che hanno lasciato il loro posto prima dell’inizio, il prossimo 20 gennaio, del secondo mandato del presidente George Bush.

 

E’ nata oggi la Comunità Sudamericana delle Nazioni. Un nuovo blocco politico ed economico formato da dodici Paesi che seguirà l’esempio dell’Unione Europea. Ce ne parla Rita Anaclerio:

 

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“Comunità Sudamericana delle Nazioni” (CSN). E’ questo il nome del nuovo blocco politico ed economico, il cui atto di nascita è stato suggellato oggi dalla firma della “Dichiarazione di Cuzco”. Dodici i Paesi che ne fanno parte: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Guyana, Paraguay, Perú, Suriname, Uruguay e Venezuela. Gli sforzi della nuova comunità saranno rivolti, come si legge nella “Dichiarazione”, alla “concertazione e coordinazione politica” oltre che “all’approfondimento delle convergenze tra il Mercato Comune del Sud (MERCOSUR), la Comunità andina e il Cile, attraverso una zona di libero scambio”. Il presidente peruviano, Alejandro Toledo, ha detto che un giorno questa nuova Comunità avrà una moneta comune, un Parlamento e un proprio passaporto, per affrontare "le sfide della globalizzazione", seguendo l’esempio dell’Unione Europea. L'accordo di Cuzco dà vita a un mercato di 361 milioni di consumatori. Il nuovo blocco, infatti, rappresenta il 45 per cento dell'intero continente americano ed esporta beni e servizi per un valore di 181 miliardi di dollari con un prodotto lordo complessivo di 973 miliardi di dollari. Già è stato fissato per il primo marzo a Montevideo il primo incontro tra i dodici Paesi il cui impegno sarà quello di armonizzare il processo di fusione dei diversi meccanismi economici. Toccherà al Perú occuparsi della segreteria pro-tempore della Comunità Sudamericana delle Nazioni, fino allo svolgimento del primo vertice che si terrà in Brasile nel primo semestre del 2005, mentre il secondo appuntamento avrà come sede, nel 2006, la Bolivia.

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Lo scrutinio in corso in Ghana non sembra rivelare sorprese: le proiezioni del voto di martedì confermerebbero l’annunciata vittoria alle presidenziali del capo di Stato uscente, John Kufuor.

 

Tensione altissima nel nord Kivu, la regione orientale della Repubblica democratica del Congo dove sarebbe penetrato l’esercito ruandese per combattere contro i ribelli di etnia Hutu. Ieri il Rwanda ha negato ogni responsabilità di fronte al Consiglio di sicurezza dell’ONU, ma questa mattina il governo congolese è corso ai ripari, inviando un contingente nella regione.

 

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