RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
344 - Testo della trasmissione di giovedì 9
dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Seminario alla Radio Vaticana su diritto
d’asilo e informazione: intervista con Laura Boldrini
E’ in libreria l’ultimo
libro di Giuseppe De Carli “Eminenza mi permette?”: intervista con l’autore.
CHIESA E SOCIETA’:
20 persone ritrovate vive dopo 11
giorni dal terribile tifone che ha devastato le Filippine
Oggi a Stoccolma, cerimonia di consegna dei “Nobel
alternativi”, istituiti nel 1980
Il tutto esaurito per il
concerto di beneficenza svoltosi ieri sera a Londra in favore del Darfur
Il partito di Sharon, il Likud, al voto sulla proposta del premier per un’alleanza con i laburisti. Nei Territori cinque palestinesi uccisi dai soldati israeliani
E’ nata oggi
la Comunità Sudamericana delle
Nazioni, uno spazio politico ed economico al quale hanno aderito 12 paesi
dell’America Latina.
9 dicembre 2004
INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI O DEI RIFUGIATI
COME ACCOGLIENZA, RISPETTO E RECIPROCO
ARRICCHIMENTO CULTURALE:
IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE 2005
PRESENTATO IN SALA STAMPA VATICANA
- Servizio di Alessandro De Carolis -
I cristiani ascoltino “il grido di
dolore” degli immigrati e dei rifugiati, che hanno diritto ad essere accolti e
rispettati in nome della solidarietà, e non genericamente assimilati o, peggio,
discriminati. Gli immigrati, da parte loro, si integrino nella loro nuova nazione,
imparandone la lingua e rispettandone le leggi. Sono alcune delle indicazioni
contenute nel Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2005,
che cadrà come di consueto nella seconda domenica dopo l’Epifania, il prossimo
16 gennaio, e sarà incentrata sul tema: “L’integrazione interculturale”.
Il documento è stato presentato questa mattina ai giornalisti nella Sala stampa
vaticana dal cardinale Stephen Fumio Hamao, dall’arcivescovo Agostino Marchetto
e da padre Michael Blume, rispettivamente presidente, segretario e
sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti e degli
itineranti. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Un’apertura che superi la “semplice
tolleranza” e giunga alla “simpatia”. Un “rispetto” delle differenze
socio-culturali che promuova una “fecondazione reciproca delle culture”. Nel
riflettere sul miglior tipo di integrazione da offrire agli immigrati o ai
rifugiati - 175 milioni quelli attualmente inseriti in una patria diversa dalla
propria - Giovanni Paolo II punta nel suo Messaggio a un ideale alto. Il Papa
parte da un dato di fatto ricorrente e lo ribalta: nel “conflitto di identità
che spesso si innesca nell’incontro tra persone diverse”, non mancano –
sostiene – “elementi positivi”. L’immigrato che si inserisce in un nuovo
contesto ambientale “diventa spesso più consapevole” di chi egli sia, proprio
nel momento in cui persone care e valori di riferimento fanno sentire di più la
loro mancanza. Ma quale tipo di integrazione offrire al macrocosmo dei
migranti? Giovanni Paolo II rigetta sia quelli che definisce i “modelli
assimilazionisti, che tendono a fare del diverso una copia di sé, sia i modelli
di marginalizzazione degli immigrati”, che rifiutando di accettare il diverso
possono arrivare a forme estreme come l’apartheid.
Il Pontefice raccomanda la via della
“genuina integrazione”. Se il Paese che accoglie l’immigrato si pone in un
atteggiamento di dialogo e di solidarietà, “il contatto con l’altro”, spiega,
“porta piuttosto a scoprirne il ‘segreto’, ad aprirsi a lui per accoglierne gli
aspetti validi e contribuire così ad una maggior conoscenza di ciascuno”. Ma
questa integrazione, che mira a formare società e culture”, è per l’appunto un
processo a cui ci si deve preparare. Lo ha ribadito il cardinale Hamao, in
conferenza stampa:
“L’educazione
interculturale è soprattutto educazione all’accettazione della diversità (…)
Ciò implica una pedagogia per l’accoglienza delle differenze, per la cultura
del dialogo e della reciprocità, della solidarietà e della pace”.
Oggi in
particolare, scrive ancora il Papa nel Messaggio, in un contesto di immigrazione
mondializzata diventa “necessario riconoscere la legittima pluralità delle
culture presenti in un Paese, compatibilmente con la tutela dell’ordine da cui
dipendono la pace sociale e la libertà dei cittadini”. E qui, il Papa è
esplicito nel sottolineare i doveri del migrante che, “in quanto tale è
impegnato a compiere i passi necessari all’inclusione sociale, quali l’apprendimento
della lingua nazionale e il proprio adeguamento alle leggi e alle esigenze del
lavoro, così da evitare il crearsi di una differenziazione esasperata.
Il Messaggio termina con il richiamo ai
cristiani, che sanno riconoscere nelle varie culture i “preziosi elementi
culturali ed umani” sui quali fondare una solida e reciproca “intesa”. “Come
sentinelle – conclude Giovanni Paolo II - i cristiani devono anzitutto ascoltare
il grido di aiuto proveniente da tanti migranti e rifugiati, ma devono poi
promuovere, con attivo impegno, prospettive di speranza, che preludano all’alba
di una società più aperta e solidale. A loro, per primi, spetta di scorgere la
presenza di Dio nella storia, anche quando tutto sembra ancora avvolto dalle
tenebre”.
Al termine della presentazione del
Messaggio, alcuni dei giornalisti in Sala stampa hanno sollecitato i relatori
sulle controverse iniziative che in Italia hanno portato alcuni presidi e
insegnanti a rifiutare, negli ultimi giorni, l’allestimento del presepe o a
modificare le parole di canti natalizi per non urtare la suscettibilità dei
bambini di fede musulmana. Questa la risposta dell’arcivescovo Agostino
Marchetto:
“Io
credo che sia un esempio che sta suscitando una reazione salutare, anche nella
stessa Italia: e cioè pone il problema di come non si deve rispondere ad una
presenza di identità che è diversa dalla nostra, annientando la nostra
identità. E quindi accettare l’altro, ma che anche l’altro accetti la nostra
identità. E il messaggio questo lo dice chiaramente”.
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La
distribuzione geografica degli oltre 170 milioni di immigrati nel mondo vede
l’Europa come maggior continente ospitante, con 56 milioni di unità. Segue
l’Asia con 50 milioni, l’America settentrionale con 41, l’Africa con 16 mentre
l’America Latina e l’Oceania ne contano 6 milioni ciascuno. Una realtà davvero
globalizzata, come sottolineato dal Papa nel suo messaggio. Ma questa massiccia
presenza di immigrati come incide sul fenomeno della xenofobia? Giovanni Peduto
lo ha chiesto all’arcivescovo Agostino Marchetto:
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R. – Certo, di fronte al
crescere di una presenza migratoria, in vari Paesi si nota un aumento della
xenofobia. Al tempo stesso si moltiplicano anche le opere di accoglienza umana
e cristiana, non lo dobbiamo dimenticare.
D. – Com’è visto oggi il
migrante nei Paesi d’accoglienza: più come un pericolo o come una ricchezza?
R. – Giudicare non è facile, ma
posso dire che recentemente alle Nazioni Unite si è cominciato a sentire
giudizi positivi sul fenomeno migratorio e questo anche da parte dei Paesi
sviluppati. E’ comunque una sfida da affrontare!
D. – Come ha cambiato il
fenomeno migratorio la questione del terrorismo?
R. – La questione del
terrorismo, o meglio della sicurezza, ha influito naturalmente in modo negativo
sulla buona accoglienza dei migranti e questo in moltissimi Paesi. Dico
migranti e penso a quelli cosiddetti economici e a quelli forzati, cioè i
rifugiati. Purtroppo v’è nelle legislazioni e nella pratica a loro riguardo una
tendenza al ribasso di livello di accoglienza e di adeguamento alla
legislazione internazionale.
D. – La comunità internazionale
si preoccupa dei milioni di rifugiati, in gran parte donne e bambini, che hanno
dovuto lasciare le proprie case?
R. – Vige un diritto
internazionale in relazione ai rifugiati che dovrebbero costituire il minimo di
accoglienza oltre il quale non si dovrebbe scendere. Invece la tendenza sembra
proprio andare verso il basso, menzionando qui anche il fatto che non ci si
preoccupa di migliorare, inglobando anche i rifugiati de facto nella
visione d’insieme.
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IERI
POMERIGGIO IL PAPA IN PIAZZA DI SPAGNA PER IL TRADIZIONALE OMAGGIO ALL’IMMACOLATA, INVOCA L’INTERCESSIONE DELLA VERGINE PER LA
PACE NEL MONDO
E
PERCHE’ SIA DIFESA LA VITA E BANDITA LA VIOLENZA
A 150
anni dalla proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione, Giovanni Paolo
II è tornato ieri pomeriggio in Piazza di Spagna, dove sorge la statua della
Vergine dedicata proprio al ricordo del Dogma, per il tradizionale omaggio
all’Immacolata. Il Papa ha chiesto
l’intercessione della Madre di Dio perché nel mondo la vita dell’uomo sia
sempre amata e difesa, perché ogni forma di violenza sia bandita e la pace sia
da tutti tenacemente ricercata. Il servizio di Gabriella Ceraso.
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(canto)
Con il ricordo dell’8 dicembre
1854, quando il Beato Pio IX proclamò il dogma della preservazione dal peccato
della Vergine Maria, il Papa ha aperto la sua preghiera di affidamento della
Chiesa e dell’umanità all’Immacolata, rinnovando così il suo tradizionale atto
di devozione.
“Ancora una volta siamo qui ad adorarti, ai piedi di questa colonna sulla
quale tu vegli con amore su Roma e sul mondo intero”.
La
statua della Vergine sorge infatti in cima alla colonna che domina Piazza Mignanelli,
attigua a Piazza di Spagna, sin dal 1857, in ricordo proprio del dogma. Ed
erano in migliaia, tra cui un gruppo anche dell’UNITALSI, assiepati dietro le
transenne a salutare il Pontefice, giunto a bordo della papamobile ai piedi del
monumento, dopo la consueta sosta innanzi alla Chiesa della Santissima Trinità
per incontrare l’Associazione Commercianti Via Condotti. Ad accoglierlo i
cardinali Camillo Ruini, vicario di Roma, e Crescenzio Sepe, prefetto della
Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, insieme al sindaco capitolino
Walter Veltroni. Dopo l’omaggio di un cesto di rose rosa all’effige mariana,
adorna sin dal mattino tra l’altro dei fiori offerti dai detenuti di Rebibbia,
il Papa ha invocato la Vergine: “La tua intatta bellezza spirituale – ha detto
– è per noi sorgente di fiducia e speranza, e averti per Madre ci rassicura nel
cammino della vita”. Quindi, l’auspicio per le sorti dell‘umanità:
“Aiutaci
a costruire un mondo dove la vita dell’uomo sia sempre amata e difesa, ogni
forma di violenza bandita, la pace da tutti tenacemente ricercata”.
Nell’anno
dell’Eucaristia, appena iniziato, il Papa ha poi chiesto l’intercessione
dell’Immacolata per celebrare e adorare il mistero del Corpo e Sangue di
Cristo, con fede rinnovata e amore ardente e per far memoria delle opere che
Dio non cessa di compiere nel cuore degli uomini. Dopo i saluti di rito alle
autorità civili e religiose, Giovanni Paolo II si è congedato dai presenti e
sempre in auto ha percorso le vie del centro di Roma, salutato da migliaia di
persone, per far rientro in Vaticano.
(canto)
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Il Papa oggi ha ricevuto in
successive udienze l’arcivescovo Giuseppe Lazzarotto, nunzio apostolico in Irlanda;
alcuni presuli della Conferenza
Episcopale degli Stati Uniti d' America (Regione VIII), in visita "ad
Limina”; l’arcivescovo Agostino
Vallini, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, con mons.
Velasio De Paolis, segretario del medesimo
Tribunale.
Il Santo Padre ha quindi accettato la
rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi statunitense di Atlanta,
presentata da mons. John Francis Donoghue, per raggiunti limiti di età. Gli succede come arcivescovo
Metropolita mons. Wilton Daniel Gregory, finora Vescovo di Belleville. Mons. Wilton D. Gregory è nato a
Chicago il 7 dicembre 1947 ed è stato ordinato sacerdote il 9 maggio 1973.
Mons. Gregory è stato, fino al novembre scorso, presidente della Conferenza Episcopale
degli Stati Uniti d’America.
Sempre negli Stati Uniti il Papa ha accettato la
rinuncia al governo pastorale della diocesi di Wheeling-Charleston, presentata
da mons. Bernard William Schmidt, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Michael J.
Bransfield, del clero dell’arcidiocesi di Philadelphia, finora Rettore della Basilica
“National Strine of the Immacolate
Conception” in Washington D.C. Mons. Michael J. Bransfield è nato a
Philadelphia in Pennsylvania, l’8 settembre 1943, ed è stato ordinato sacerdote
il 15 maggio 1971. È Prelato d’Onore dal 20 novembre 1986.
Infine il
Santo Padre ha nominato vescovo di Tarazona in Spagna mons. Demetrio Fernández González, finora parroco nell’arcidiocesi di Toledo. Mons.
Demetrio Fernández González è nato a Puente del Arzobispo, arcidiocesi di
Toledo, il 15 febbraio 1950 ed è stato ordinato sacerdote il 22 dicembre 1974.
E’ GIUNTO STAMANI A ROMA DAI BOSCHI DEL TRENTINO
L’ABETE CHE ADORNERÀ PIAZZA SAN PIETRO NEL TEMPO
DI NATALE.
L’INAUGURAZIONE E’ PREVISTA PER MERCOLEDÌ 15 DICEMBRE
- A cura di Roberta Moretti -
Dopo un lungo viaggio in
elicottero e su uno speciale automezzo, è giunto questa mattina a Roma l’albero
destinato ad adornare piazza San Pietro nel Tempo di Natale. L’abete rosso,
alto 32 metri, pesante 84 quintali e di un’età di circa 110 anni, è stato già alzato e messo al suo posto vicino al
presepe al centro della piazza. La maestosa conifera, proveniente da un bosco del
Comune di Pinzolo, in Trentino, è stata donata al Santo Padre dalla Provincia
di Trento e da 12 comuni della Val Rendena e verrà inaugurata il prossimo 15
dicembre alle 16:30. L’iniziativa si colloca nella ricorrenza dei 20 anni del
soggiorno di Giovanni Paolo II sulle nevi dell’Adamello. L’albero di Natale
sarà inoltre il veicolo per promuovere una raccolta di fondi per la Tanzania,
nell’ambito di un progetto, finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana e
dalla Provincia di Trento, per la formazione di personale medico e
infermieristico destinato alle strutture socio sanitarie realizzate nella città
di Dodoma. Sarà possibile, dunque, sostenere l’iniziativa con un versamento
presso la Cassa Rurale di Pinzolo, sul conto corrente intestato ad “Abbraccio
di luce”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Con
forte evidenza apre la prima pagina il titolo "Vergine Immacolata! Sii tu
ad ottenere la pace": con una straordinaria giornata mariana ed
eucaristica Giovanni Paolo II celebra, insieme con tutta la Chiesa, il 150.mo
anniversario della proclamazione del Dogma dell'Immacolata Concezione.
Nelle
vaticane, all'Angelus il Papa sottolinea che l'Immacolata Concezione è un faro
di luce per l'umanità di ogni tempo, che orienta a credere e a sperare in Dio.
Il
messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato
del 2005.
Il
messaggio di Giovanni Paolo II al Cardinale Vicario Camillo Ruini in occasione
del giubileo sacerdotale.
Nelle
estere, in evidenza un articolo dal titolo "La fame uccide cinque milioni
di bambini ogni anno": presentata a Roma l'edizione 2004 del Rapporto
della FAO sulla situazione mondiale dell'insicurezza alimentare.
Iraq:
a Mossul attentati dinamitardi contro una chiesa armeno-apostolica e
l'Arcivescovado caldeo.
Nella
pagina culturale, un articolo di Antonio Braga dedicato alla riapertura del
Teatro alla Scala di Milano con l'opera di Salieri "Europa
riconosciuta".
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.
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9 dicembre 2004
NEL MONDO SONO OLTRE UN MILIARDO I BAMBINI CHE VIVONO IN POVERTÀ:
LO DENUNCIA OGGI
NEL SUO RAPPORTO L’UNICEF. PER SALVARLI,
BASTEREBBE SOLO
IL 5% DI QUANTO SI SPENDE PER LE ARMI
- Ai nostri microfoni Roberto Salvan -
Oltre un miliardo i bambini
poveri nel Sud ma anche nel Nord del Pianeta, che subiscono patimenti,
privazioni e violenze. Lo denuncia l’UNICEF nel rapporto 2005 su “La condizione
dell’infanzia nel mondo”, presentato questa mattina nella sede della Stampa
estera a Roma. Il servizio di Roberta Gisotti:
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Ieri la
notizia nel rapporto della FAO della morte ogni anno nel mondo di 5 milioni di
bambini per fame e malnutrizione. Oggi il drammatico – se ci sono aggettivi
adeguati- raddoppio, nel Rapporto dell’UNICEF con la notizia di 10 milioni e
600 mila bambini morti nel 2003, in Paesi poveri e non solo, in massima parte
per povertà, guerre, AIDS. Il Rapporto dell’UNICEF parla chiaro:”per la metà
dei bambini della Terra l’infanzia è un’esperienza orribile”. “Anni di vita
cruciali vengono devastati” dall’egoismo, dall’incuranza e dalla violenza degli
adulti.
Sono
192 i Paesi che hanno ratificato la Convenzione internazionale dell’infanzia
(mancano solo gli Stati Uniti e la Somalia), eppure – ha sottolineato il prof.
Giovanni Micali, presidente dell’UNICEF/Italia – l’ideale di un’infanzia sana e
protetta resta un sogno che si allontanerà sempre più se non saremo capaci di
mobilitare “risorse finanziarie e umane”, attraverso politiche mirate che
mettano “sul serio” i bambini al primo posto.
Ancora
qualche dato per calarci in una realtà che non dobbiamo rimuovere: oltre 1
miliardo i bambini poveri; quasi 30 mila ogni giorno i piccoli sotto i 5 anni
che muoiono per malattie prevenibili; 1 milione 700 mila i minori uccisi in
guerre dal 1990, ovvero quasi la metà delle vittime; mezzo milione nel 2003 i
decessi sotto i 15 anni a causa dell’AIDS.
E pensare
che basterebbe solo il 5 per cento di quasi mille miliardi di spesa militare globale
annua – pari a 40-70 miliardi di dollari - per finanziarie gli obiettivi di sviluppo
fissati dall’ONU nel 2000, e salvare la vita a gran parte di quei 10 milioni e mezzo
di bambini ‘sacrificati’ fino alla morte ogni anno. Che fare di fronte a queste
cifre agghiaccianti? Non c’è forse il rischio di abituarsi a questa ingiustizia
umana come se fosse ineluttabile? Lo abbiamo chiesto al dott. Roberto Salvan,
direttore generale dell’UNICEF/Italia:
“Non ci dobbiamo abituare alla
consuetudine di queste cifre e di questi dati, dobbiamo in qualche modo fare un
passo più in là. I rapporti si susseguono uno dietro l’altro e il fatto che si
susseguano questi rapporti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite vuol dire
che c’è una necessità ulteriore per lavorare per questi obiettivi del
millennio. Quello che noi stiamo vedendo ora, nella realtà di tutti i giorni, è
che questi obiettivi non si raggiungeranno entro il 2015. Siamo ancora molto
distanti. Non ci dobbiamo abituare, ma ci dobbiamo allo stesso tempo
mobilitare. Noi cercheremo di farlo, soprattutto perché noi siamo presenti in
157 Paesi, a contatto con la gente, a contatto con i governi, a contatto con
tutte quelle realtà, donne e bambini che subiscono questa dimenticanza dei
Paesi donatori”.
Dalla Sede della Stampa estera, Roberta Gisotti.
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VEGLIA DI PREGHIERA QUESTA SERA NELLA BASILICA DI
LORETO
PER CELEBRARE LA NOTTE DELLA VENUTA DELLA SANTA
CASA DI NAZARETH,
DOVE LA VERGINE MARIA DISSE IL SUO “SI’” A DIO
- Intervista con l’arcivescovo prelato di Loreto
Angelo Comastri -
Veglia di preghiera questa sera
nella Basilica di Loreto nella “Notte della Venuta”, in questa cittadina delle
Marche, della Santa Casa di Nazareth, dove abitò la Vergine Maria. Il cardinale
Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, presiederà la
solenne concelebrazione eucaristica, seguita dalla processione con la statua
della Madonna di Loreto, di cui domani ricorre la memoria liturgica. Secondo la
tradizione le pietre della Casa di Maria
furono trasportate da Nazareth a
Loreto, dove giunsero, dopo un lungo
viaggio, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1294. Di questa tradizione
Giovanni Peduto ha parlato con l’arcivescovo prelato di Loreto, mons. Angelo
Comastri:
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R. – Si tratta di una tradizione
suffragata da tante prove, documentarie ed anche archeologiche. Questa
tradizione dice che queste pietre, queste povere pietre, vengono da Nazareth. E
a Nazareth formavano la piccola “stanza del giorno”, che insieme alla Grotta,
formavano l’unica casa di Maria. Queste pietre, allora, sono il ricordo del
“sì” di Maria, il ricordo dell’“Eccomi!”, il ricordo del momento nel quale
l’Eterno è entrato dentro il tempo, il nostro tempo, la nostra storia, per
salvarla. Ecco il grande significato di questa Casa. Ogni anno, noi ricordiamo
l’arrivo di queste pietre: idealmente, l’arrivo di questa Casa e a tutti i
pellegrini che vengono a Loreto nasce nel cuore la nostalgia di una casa vera,
una casa calda, piena di affetti, la nostalgia di una casa nella quale abita
Dio che illumina gli affetti e dà senso alla vita della famiglia. Io credo che
tutti i pellegrini che partecipano a questa serata di preghiera portino a casa un desiderio: “Voglio che la
mia casa rassomigli alla Casa di Maria”, “Voglio che la mia famiglia abbia un
raggio di luce della Santa Famiglia di Nazareth”.
D. – Cosa trovano in questo
luogo i tanti fedeli che giungono da tutto il mondo a Loreto?
R. – La Santa Casa di Loreto
grida la bellezza dell’Annunciazione, e i Santi sono coloro che per primi hanno
capito il messaggio di Loreto. Io penso: Sant’Ignazio di Loyola ha viaggiato
tanto per venire qui a pregare; San Francesco Saverio è venuto qui per chiedere
la benedizione di Maria prima di partire per il suo grande viaggio missionario;
qui ha pregato San Carlo Borromeo nel periodo del Concilio di Trento... Qui
hanno pregato tanti e tanti altri Santi: ha pregato San Paolo della Croce, San
Gabriele dell’Ad-dolorata, San Giovanni Bosco, Santa Teresa di Lisieux, ha
pregato il Servo di Dio Charles de Foucauld, San Massimiliano Kolbe, San Luigi Orione, ha pregato il beato
Piergiorgio Frassati, San José Maria Escrivá de Balaguer … qui ha pregato nel
1962 il beato Papa Giovanni XXIII affidando a Maria il Concilio Ecumenico
Vaticano II, qui cinque volte ha pregato Giovanni Paolo II ... Perché? Perché
Loreto grida il “sì” dell’Annunciazione, quel “sì” al quale tutti noi siamo
legati perché quel “sì” ha dato uno spazio a Dio dentro alla storia. E noi dobbiamo
continuamente rivisitare il “sì” di Maria perché anche noi dobbiamo dire il
nostro “sì”; anche per noi c’è un’annunciazione. Noi ora stiamo vivendo nella
storia della salvezza, noi ora dobbiamo dire il nostro “eccomi” a Dio. Chi ci
può insegnare l’“eccomi” meglio di Maria? Ecco perché ci si mette alla scuola
dell’“eccomi”: venendo a Loreto, non si fa altro che visitare il suo “sì”. Il
vero Santuario di Loreto è il “sì” di Maria.
D. – A quanti vengono a Loreto,
eccellenza, quali consigli spirituali darebbe per vivere meglio e bene il loro
pellegrinaggio?
R. –
Quello che raccomando sempre a tutti è questo: quando fate un pellegrinaggio,
preparatevi. Quando ci si mette in un viaggio, sempre si chiarisce qual è la meta:
dove vado? Che cosa voglio raggiungere? Ecco, il pellegrino che si mette in
viaggio deve dire a se stesso: “Ecco, io vado a Loreto, vado nel Santuario
della Casa di Maria, nel Santuario del ‘sì’ di Maria. Ci vado con il desiderio
di farlo mio, quel ‘sì’, ci vado per riascoltarlo e portarlo a casa ...”. Il
pellegrinaggio si gioca tutto nella preparazione: se ci si prepara a vivere il
pellegrinaggio, se si ha chiaro lo scopo del pellegrinaggio, allora il pellegrinaggio
parla, allora il pellegrinaggio trasforma la vita.
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SEMINARIO ALLA RADIO
VATICANA SU DIRITTO D’ASILO E INFORMAZIONE
- Intervista con Laura Boldrini -
I media
dovrebbero dedicare maggiore attenzione ai temi dell’immigrazione e del diritto
di asilo per sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso un’informazione più
corretta e completa. Questo il tema centrale del seminario “Diritto d’asilo:
informazione e diritti umani”, svoltosi oggi presso la Sala Marconi della Radio
Vaticana. Ce ne parla Eugenio Bonanata:
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Accompagnare
i rifugiati e i richiedenti asilo in Italia, nel loro percorso di integrazione
socio economica. Questo l’obiettivo del progetto Integ.R.A. promosso dalle ACLI
nell’ambito dell’iniziativa europea Equal, di cui si è fatto il punto
nell’incontro. Alla vigilia della giornata dei diritti umani, il seminario ha
dedicato attenzione alle difficoltà quotidiane affrontate dai migranti e
soprattutto da quanti lasciano forzatamente la propria terra nel timore di
persecuzioni di varia natura. Secondo gli addetti ai lavori presenti, dal punto
di vista giuridico, il diritto di asilo in Italia dovrebbe essere maggiormente
tutelato. E da un punto di vista mediatico si richiede la necessità di una
maggiore visibilità di questi temi. Visibilità che passa anche attraverso la
modificazione di alcune abitudini produttive dei media stessi. Per un quadro
della situazione ascoltiamo Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite e relatrice dell’incontro:
R. - E’ scoraggiante occuparsi
di asilo in Italia. Non fa notizia. Nessuno si occupa di asilo. Ed un altro
punto di cui parlare è che i numeri sono contenuti, anche se leggendo i giornali
spesso pensiamo di essere invasi. I rifugiati sono una risorsa, se integrati;
sono una risorsa, se si dà loro la possibilità di esprimersi, di lavorare, di
esserci e non tenendoli nell’angolo, facendo finta che non esistano.
L’immigrazione e l’asilo non sono emergenze, sono fattori strutturali, sono
grandi sfide per i prossimi decenni: fattori strutturali da pianificare,
regolare e gestire. Politiche immigratorie a quota zero, come in alcuni Paesi europei,
sono non realistiche. Quote di immigrazione limitate, come in Italia, quando Confindustria
chiede tre volte tanto, significa non fare i conti con la realtà e incrementare
la clandestinità. Perché se il Paese ha più bisogno di persone di quante hanno
diritto di poter entrare, significa che altre ne entreranno clandestinamente e
così facendo si alimenta un circuito di illegalità.
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E’ IN LIBRERIA L’ULTIMO
LIBRO DI GIUSEPPE DE CARLI “EMINENZA MI PERMETTE?”:
UNO SPACCATO DELLA
POSIZIONE DELLA CHIESA SUI TEMI PIU’ CALDI DEL MOMENTO
ATTRAVERSO L’OPINIONE
DI 23 CARDINALI
- Intervista con
l’autore -
“Eminenza,
mi permette?”: Giuseppe De Carli, vaticanista del TG1 e responsabile
della Struttura Rai-Vaticano, titola così il suo ultimo libro, pubblicato dalle
edizioni Rai Eri-Piemme. L’opera raccoglie 23 interviste rilasciate da altrettanti
cardinali, appartenenti alle diverse aree geografiche del mondo. Le domande
vertono sui temi di maggiore attualità e “delineano con chiarezza – come scrive
lo storico Giorgio Rumi nella prefazione – un’idea aggiornata e incalzante
dell’odierno rapporto tra Chiesa e mondo”. Padre Vito Magno ha chiesto
all’autore quale impressione abbia ricavato del Collegio cardinalizio:
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R. – Io sospettavo che dietro
l’apparato mediatico, che è ancora concentrato sul Papa, ci fosse il vuoto.
Mentre l’impressione che ne ho ricavata è straordinaria: i cardinali di Papa
Wojityla sono grandi quanto il Papa che li ha voluti.
D. – Però per il libro lei ne ha
scelti soltanto 23…
R. – E’ fatto a titolo
esemplificativo. Ho cercato, dividendo per blocchi gli argomenti, di
intervistare alcuni cardinali sullo status della fede o la crisi della fede
oggi nel mondo.
D. – C’è un filo che lega le
loro risposte?
R. – Il rapporto Chiesa-mondo e
la crisi della fede, è il primo argomento. Il secondo, attualissimo, riguarda
invece guerra e pace. Il terzo, il rapporto con le altre religioni e soprattutto
con l’Islam.
D. – Più concretamente, come
appare il mondo raccontato dai cardinali?
R. – E’ un mondo tormentato. C’è
la consapevolezza – e questo lo dice il cardinale Lustiger – che la Chiesa è la
prima società globalizzata della storia. Poi emergono i temi della AIDS, della
povertà, del divario Nord e Sud del mondo. Ed ancora, il tema della democrazia
all’interno della Chiesa e quello della corruzione dei governi, che rovina
interi continenti.
D. – Al riguardo, ci sono
differenze di vedute?
R. – Le differenze ci sono. E’
una Chiesa più ricca di quello che uno si aspetti.
D. – Una Chiesa più protesa al
progresso o alla conservazione?
R. – E’ una foresta
rigogliosissima. Adesso non so se sia possibile classificare, perché questi
sono canoni un po’ vetusti - cardinali di “destra”, di “centro” e
“progressisti”. Sicuramente, sentono fortissima la comunione con il successore
di Pietro.
D. – Sul sociale, invece, cosa
pensano?
R. – Il compendio della dottrina
sociale della Chiesa rappresenta benissimo quello che è il loro pensiero,
soprattutto per i vescovi di frontiera. Penso ai vescovi dell’America Latina ed
ai vescovi dell’Africa, per i quali l’opzione preferenziale per i poveri è netta
e soprattutto denunciano i guasti della globalizzazione e del debito estero,
che strangola interi Paesi se non interi continenti.
D. – Quale preoccupazione,
soprattutto, assilla i cardinali?
R. – L’eclissi di Dio nel mondo
di oggi, il relativismo religioso ed etico. Non si accetta più la religione
come istituzione, ma ognuno vuole avere un rapporto diretto con Dio.
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9 dicembre 2004
LE CARCERI DI INGHILTERRA E GALLES SVOLGONO LA
FUNZIONE DI “PATTUMIERE”
DELLA SOCIETA’ ED URGE UNA RIFORMA. COSI’, IN UN
RAPPORTO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE D’INGHILTERRA E GALLES
DIFFUSO OGGI
- A cura di Roberta Moretti -
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LONDRA. = Le carceri di
Inghilterra e Galles svolgono la funzione di “pattumiere” della società ed urge
una riforma. E’ quanto sostenuto in un rapporto intitolato “Un luogo di riscatto”,
diffuso oggi dalla Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles, che due volte
l’anno si riunisce per fare il punto sulla situazione della Chiesa a livello
nazionale. Secondo i vescovi, il sistema carcerario britannico è sovraffollato
e non riesce a svolgere la sua funzione primaria, ovvero, quella di riabilitare
i detenuti. “E’ ormai troppo tempo – è scritto nel rapporto – che si
interpretano le prigioni come estremo rimedio per ogni problema della società:
le cose devono cambiare”, perché “le carceri non possono essere solo il modo
per accantonare i problemi sociali che non hanno trovato altra soluzione”. Sono
troppi inoltre i soldi spesi per la costruzione di nuove prigioni piuttosto che
per una riforma del sistema carcerario, dato che, delle 12 nuove strutture
costruite nell’ultimo decennio, 9 sono già sovraffollate. Infine, anche gli
staff delle prigioni andrebbero “attentamente ascoltati e curati” ma,
aggiungono i vescovi, alcuni degli impiegati dovrebbero essere sostituiti,
perché la loro visione delle cose “è corrotta da persistenti pregiudizi che
impediscono il cambiamento necessario”. Al rapporto, per ora, il Ministero
degli interni britannico non ha ancora dato una risposta ufficiale.
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IL TERRORISMO NON AFFONDA LE SUE RADICI NELLE
RELIGIONI, MA NELLA POVERTÀ
E NELLE
INGIUSTIZIE SOCIALI. È IL MESSAGGIO DI OLTRE 100 LEADER RELIGIOSI
DELLA REGIONE PACIFICO- ASIATICA, RIUNITI NEI
GIORNI SCORSI A YOGYAKARTA,
IN INDONESIA, PER PROMUOVERE IL DIALOGO FRA LE
DIVERSE CONFESSIONI
E FAVORIRE LA PACE NEL TERRITORIO
YOGYAKARTA. = Dobbiamo rafforzare il dialogo interreligioso e
condannare i gruppi fondamentalisti che ostacolano il cammino verso la pace. Lo
affermano in un documento comune 124 leader religiosi della regione
pacifico-asiatica al termine di un incontro a Yogyakarta, in Indonesia. Al
vertice hanno partecipato personalità del mondo religioso (cattolici,
protestanti, musulmani, buddisti, indù ed ebrei) e politico, con lo scopo di
promuovere il dialogo fra le diverse confessioni e favorire la pace nella
regione. Padre Ismartono, rappresentante della Conferenza dei vescovi
indonesiani (KWI), ha sottolineato l’importanza dell’incontro nel favorire lo
scambio di idee e l’amicizia fra i diversi gruppi religiosi. Secondo il
sacerdote, il meeting ha avuto “una valenza politica rilevante”, sancendo una
condanna comune contro “i gruppi di estrema destra e fondamentalisti”. I delegati
hanno inoltre sottolineato come il terrorismo non affondi le sue radici nelle religioni,
perché esso è contro la morale e i principi “di tutte le fedi religiose”. Una
presa di posizione ribadita dal presidente indonesiano, Susilo Bambang
Yudhoyono, secondo cui è necessario eliminare “i pregiudizi religiosi e
razziali, legati al divario economico e alle discriminazioni fra ricchi e
poveri, che potrebbero sfociare in conflitti”. Durante l’incontro, Syafii
Maarif, presidente del Muhammadiyah, la seconda organizzazione musulmana del
Paese, ha denunciato l'atteggiamento aggressivo del governo Usa, promotore di
una politica estera che ha provocato profonda miseria in molte parti del mondo.
Malgrado tale condanna, il leader islamico ha invitato i musulmani a “non
odiare gli americani”. Syafii Anwar, direttore del Centro internazionale per l’Islam
e il pluralismo (ICIP), ha aggiunto che un mondo pacificato sarà possibile solo
quando una democrazia ispirata all’Islam riuscirà a combattere il radicalismo islamico.
(R.M.)
VENTI
PERSONE RITROVATE VIVE DOPO 11 GIORNI DAL TERRIBILE TIFONE
CHE HA
DEVASTATO LE FILIPPINE. I PRIMI SOCCORSI A UNA DONNA E A TRE BAMBINI
REAL. = Circa venti persone sono
state trovate vive sotto le macerie di un’abitazione nella città filippina di
Real, 11 giorni dopo il passaggio del violento tifone. Sotto un edificio abbattuto
dai forti venti il 29 novembre, i soccorritori hanno trovato questa mattina una
donna di 50 anni e tre bambini ancora in vita. La donna ha subito informato che
altre persone si trovavano sotto le macerie, indicando un luogo da dove
ancora provenivano flebili grida di
aiuto. “Non ci aspettavamo di trovare gente ancora in vita”, ha commentato il
capitano dei soccorsi, Gerry Sultana. “Dopo tre giorni di scavi avevamo
estratto solo corpi in decomposizione”. I supersiti hanno raccontato di essere riusciti a sopravvivere bevendo
“ogni tipo di liquido che gocciolava” dalle macerie. (R.A.)
OGGI A STOCCOLMA, CERIMONIA DI CONSEGNA DEI “NOBEL
ALTERNATIVI”,
ISTITUITI NEL 1980 PER “ONORARE E SOSTENERE COLORO
CHE OFFRONO RISPOSTE CONCRETE ED ESEMPLARI ALLE SFIDE PIÙ URGENTI DELL’OGGI”
STOCCOLMA. = Oggi, presso il
Parlamento di Stoccolma, cerimonia di consegna dei “Premi per il giusto modo di
vivere/Right Livelihood Awards”. I riconoscimenti, detti anche “Nobel
alternativi”, sono stati istituiti nel 1980 per “onorare e sostenere coloro che
offrono risposte concrete ed esemplari alle sfide più urgenti dell’oggi”.
Premiate quest’anno, le associazioni russe “Memorial”, impegnate nella creazione
di una memoria storica delle vittime del totalitarismo, nella promozione dei
diritti umani e della democrazia, e nella prevenzione di un ritorno dei regimi
totalitaristici. Il premio è andato anche alla attivista nicaraguense per i
diritti umani, Bianca Jagger, per il sostegno all’abolizione della pena di
morte, la promozione della giustizia sociale e l’impegno per la prevenzione
degli abusi sui bambini. Insignito, inoltre, il biologo argentino Raúl
Montenegro, sostenitore del diritto delle popolazioni indigene ad un ambiente
protetto e instancabile promotore della conservazione delle risorse naturali in
America Latina e in altre aree del mondo. I premi onorari vanno invece a due
personalità religiose dell’India, che da oltre vent’anni si adoperano per la
giustizia sociale e l’armonia tra le comunità: il riformatore sociale di fede
induista, Swami Agnivesh, e lo studioso e attivista musulmano, Asghar Ali
Engineer. (R.M.)
TUTTO ESAURITO PER IL CONCERTO DI
BENEFICENZA SVOLTOSI A LONDRA
IN FAVORE DEL DARFUR. SFILATA DI
GRANDI NOMI DEL PANORAMA MUSICALE
LONDRA. = Cinquemila biglietti venduti e il tutto esaurito alla
Royal Albert Hall di Londra, dove ieri si è svolto il concerto di beneficenza
in favore del Darfur, la martoriata regione del Sudan teatro di una guerra
civile che ha causato migliaia di morti. Sul palcoscenico, carrellata di stelle
della musica classica, pop, rock e jazz: da Mick Hucknall dei “Simply Red” a
Chrissie Hynde dei “Pretender”, dal baritono Willard White alla leggenda del
jazz, Alison Moyet, dalla Hendricks alla star disco, Jocelyn Brown. Jack Morland, dell’Alto commissariato
Onu per i rifugiati, nonché organizzatore del concerto, ha tenuto a ricordare
che la crisi è grave e “tuttora orribile nel Darfur e in Ciad. Ci sono nei
campi 1,8 milioni di rifugiati terrorizzati dall’idea di tornare a casa”. (R.A)
DOPO 17 ANNI DI LAVORI, SARA’ PRONTA NELLA
PRIMAVERA DEL 2005
LA
TRADUZIONE AGGIORNATA DELLA BIBBIA IN LINGUA COREANA, PROMOSSA
DALLA
CONFERENZA EPISCOPALE LOCALE PER AVVICINARE LA PAROLA DI DIO
ALLA GENTE
DEL TERZO MILLENNIO
SEUL.
= I fedeli coreani avranno presto una nuova traduzione della Bibbia. E’
prevista infatti per la primavera del 2005 l’edizione delle Sacre Scritture
messa a punto dalla Commissione Biblica della Conferenza Episcopale della
Corea. La Commissione, guidata da mons. John Chrysostom Kwon Hyok-ju, vescovo
di Andong, ha lavorato al testo per 17 anni ed è ora alle ultime fasi di
revisione. L’opera ha seguito un criterio fondamentale: elaborare una
traduzione più aderente alla lingua coreana corrente, nel rispetto della fedeltà
al testo originale, al fine di avvicinare la Parola di Dio alla gente del terzo
millennio. Nei giorni scorsi, la Commissione ha tenuto un’udienza pubblica per
raccogliere suggerimenti e opinioni in vista di possibili modifiche, prima
dell’approvazione definitiva della Conferenza Episcopale. Oltre 100, fra
specialisti, teologi, traduttori, intellettuali, linguisti e sacerdoti, hanno
partecipato all’appuntamento. Durante l’incontro sono state sollevate
particolari questioni terminologiche, come l’uso di “Signore” al posto di
“Yahweh” e l’opportunità di traslitterare i nomi propri ebraici in lingua coreana.
Secondo un sondaggio condotto in tutto il territorio nazionale, oltre l’80 per
cento dei fedeli si sono mostrati favorevoli all’uso della nuova traduzione come
versione ufficiale della Bibbia per la Chiesa cattolica in Corea. Il fatto
mostra la buona accoglienza del testo, anche se in experimentum presso la comunità cattolica del Paese. (R.M.)
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9
dicembre 2004
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A cura di Amedeo Lomonaco -
In
Medio Oriente il premier israeliano, Ariel Sharon, affronta oggi una delle prove
più difficili: il suo partito, il Likud, vota infatti sulla sua proposta di
un’alleanza con i laburisti e con due formazioni religiose ultraortodosse.
Oltre 3 mila i membri del partito chiamati alle urne, che si chiuderanno questa
sera. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Il primo ministro dello Stato
ebraico ha esortato gli elettori a votare in massa e ad approvare la sua
proposta. Gli avversari di Sharon all’interno del Likud hanno cercato, invece,
di rinviare la votazione rivolgendosi al tribunale di Tel Aviv, che ha però
respinto la loro richiesta. Il premier ha un assoluto bisogno di includere i
laburisti e almeno uno dei partiti religiosi nel suo governo per ricostituire
alla Knesset una maggioranza che non ha più. I risultati della consultazione,
attesi nella notte, sono cruciali anche per il proseguimento del piano di
disimpegno da Gaza e dal nord della Cisgiordania. L’ingresso dei laburisti nel
governo permetterebbe a Sharon, infatti, di neutralizzare i membri del suo partito
legati alla corrente che si oppone al piano di ritiro unilaterale. E nei
Territori proseguono, intanto, le violenze: cinque palestinesi sono stati
uccisi nella notte da soldati israeliani nei pressi di Rafah. Secondo fonti militari i cinque uomini
sono stati colpiti mentre cercavano di infiltrarsi nella Striscia di Gaza
dall’Egitto. Sempre nei pressi di Rafah, un missile lanciato da un elicottero
israeliano ha colpito stamani un’auto ferendo il leader di un movimento che
raggruppa numerose fazioni di combattenti. L’amministrazione
di George Bush ha infine annunciato, durante la Conferenza dei Paesi donatori
in corso ad Oslo, la concessione di aiuti per 20 milioni di dollari all’Autorità
nazionale palestinese, colpita da una grave crisi finanziaria.
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In Iraq, un affollato mercato di
Mossul è stato teatro di una forte esplosione che ha causato la morte di tre
persone. A Baghdad l’ambasciata italiana e stata raggiunta, inoltre, da diversi
colpi di mortaio che fortunatamente non hanno provocato vittime. Il primo ministro giapponese Junichiro
Koizumi ha annunciato, intanto, il prolungamento di un anno della permanenza
delle truppe nipponiche in Iraq.
Il segretario di Stato
americano, Donald Rumsfeld, è arrivato oggi a New
Delhi dove è in programma un Vertice con il premier indiano Singh. Al centro
dei colloqui la preoccupazione del governo indiano per la vendita, da parte
degli Stati Uniti, di cacciabombardieri al Pakistan. Ieri Rumsfeld ha visitato,
intanto, le truppe americane in Kuwait. Durante l’incontro il capo del
Pentagono è stato contestato dai soldati statunitensi. I militari hanno
protestato soprattutto per la mancanza di condizioni di sicurezza adeguate.
In Ucraina, l’opposizione ha
rinunciato al blocco della sede del governo a Kiev, consentendo ai funzionari e
agli impiegati di tornare al lavoro per la prima volta dopo due settimane.
Resta invece circondato dalla folla il palazzo presidenziale: i manifestanti hanno
annunciato che sospenderanno la protesta dopo la ripetizione del ballottaggio,
prevista il prossimo 26 dicembre. La Nato e la Russia hanno trovato, intanto,
una posizione comune sull’Ucraina e auspicano che il Paese sia “indipendente,
sovrano, integro territorialmente e democratico”. E quanto emerge da un
comunicato al termine del Consiglio Nato – Russia, tenutosi a Bruxelles.
Ancora nulla di fatto per il
processo di pace nell’Irlanda del Nord. Un nuovo accordo per una divisione dei
poteri tra gli indipendentisti e gli unionisti si è incagliato sulla richiesta
di questi ultimi di avere prove fotografiche sulla distruzione degli arsenali
dell’Ira. Il servizio di Enzo Farinella:
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I paramilitari dell’Ira si erano
impegnati a distruggere le loro armi. L’operazione sarebbe avvenuta prima del
prossimo Natale davanti ad un generale canadese e a due esponenti della Chiesa
cattolica e protestante. Ma la richiesta di una prova verificabile, quale una
foto, ha rimesso di nuovo tutto in discussione. Il primo ministro inglese, Tony
Blair, e quello irlandese, Bertie Ahern, si sono incontrati ieri Belfast per
annunciare l’accordo di pace. Hanno potuto solo ripetere, invece, la loro ferma
volontà a proseguire nella ricerca di una soluzione a quest’ultimo ostacolo.
Secondo una dichiarazione dei paramilitari dell’Ira, è impossibile fotografare
il processo di distruzione delle loro armi perchè questo sarebbe un atto
umiliante e costituirebbe una resa inaccettabile. I Democratici Unionisti che
dall’intransigenza più assoluta sono giunti all’opzione di dar vita ad un governo
di coalizione con i Nazionalisti, appaiono inamovibili dinanzi alla richiesta
dell’evidenza fotografica. Il ministro degli Esteri irlandese, Ahern, ha dichiarato
che i due governi di Londra e Dublino hanno lavorato tanto per una soluzione e
che continueranno a farlo per superare anche quest’ultimo scoglio. Un ostacolo
che rivela ancora una volta la sfiducia tra Unionisti e Nazionalisti.
Da Dublino, per la Radio
Vaticana, Enzo Farinella.
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“Gli obiettivi sono stati raggiunti. La missione cinese dimostra
che quando l’Italia fa sistema può vincere”. Lo ha detto il presidente della
Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi, che oggi compie 84 anni, commentando
la sua visita di Stato in Cina prima della partenza dall’aeroporto di Shanghai.
L’istituzione di un direttore
nazionale dell’intelligence, la creazione di un Centro nazionale per
l’antiterrorismo, la formazione di un Consiglio per le libertà civili,
l’aumento dei controlli alle frontiere e l’incremento di programmi di educazione
sul mondo musulmano. Sono le principali novità della riforma dell'intelligence
approvata negli Stati Uniti dalla Camera e dal Senato.
Restiamo negli Stati Uniti, dove
il ministro per i reduci, Anthony Principi, ha deciso di rassegnare le proprie
dimissioni. E’ stato invece confermato il segretario al Tesoro, John Snow, dopo
le insistenti voci, nei giorni scorsi, di una sua possibile sostituzione. Con
l’uscita di scena di Principi sono nove su 15 i ministri dell’amministrazione
americana che hanno lasciato il loro posto prima dell’inizio, il prossimo 20
gennaio, del secondo mandato del presidente George Bush.
E’ nata oggi la Comunità Sudamericana delle
Nazioni. Un nuovo blocco politico ed economico formato da dodici Paesi che
seguirà l’esempio dell’Unione Europea. Ce ne parla Rita Anaclerio:
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“Comunità Sudamericana delle
Nazioni” (CSN). E’ questo il nome del nuovo blocco politico ed economico, il
cui atto di nascita è stato suggellato oggi dalla firma della “Dichiarazione di
Cuzco”. Dodici i Paesi che ne fanno parte: Argentina,
Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Guyana, Paraguay, Perú, Suriname,
Uruguay e Venezuela. Gli sforzi della nuova comunità saranno rivolti, come si
legge nella “Dichiarazione”, alla
“concertazione e coordinazione politica” oltre che “all’approfondimento delle
convergenze tra il Mercato Comune del Sud (MERCOSUR), la Comunità andina e il
Cile, attraverso una zona di libero scambio”. Il presidente peruviano,
Alejandro Toledo, ha detto che un giorno questa nuova Comunità avrà una moneta
comune, un Parlamento e un proprio passaporto, per affrontare "le sfide
della globalizzazione", seguendo l’esempio dell’Unione Europea. L'accordo
di Cuzco dà vita a un mercato di 361 milioni di consumatori. Il nuovo blocco,
infatti, rappresenta il 45 per cento dell'intero continente americano ed
esporta beni e servizi per un valore di 181 miliardi di dollari con un prodotto
lordo complessivo di 973 miliardi di dollari. Già è stato fissato per il primo
marzo a Montevideo il primo incontro tra i dodici Paesi il cui impegno sarà
quello di armonizzare il processo di fusione dei diversi meccanismi economici. Toccherà al Perú occuparsi della segreteria
pro-tempore della Comunità Sudamericana delle Nazioni, fino allo svolgimento
del primo vertice che si terrà in Brasile nel primo semestre del 2005, mentre
il secondo appuntamento avrà come sede, nel 2006, la Bolivia.
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Lo scrutinio in corso in Ghana
non sembra rivelare sorprese: le proiezioni del voto di martedì confermerebbero
l’annunciata vittoria alle presidenziali del capo di Stato uscente, John
Kufuor.
Tensione
altissima nel nord Kivu, la regione orientale della Repubblica democratica del
Congo dove sarebbe penetrato l’esercito ruandese per combattere contro i
ribelli di etnia Hutu. Ieri il Rwanda ha negato ogni responsabilità di fronte
al Consiglio di sicurezza dell’ONU, ma questa mattina il governo congolese è
corso ai ripari, inviando un contingente nella regione.
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