RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
342 - Testo della trasmissione di martedì 7 dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Domani la solennità dell’Immacolata: del dogma ci
parla l’arcivescovo Angelo Comastri
Il cardinale Poupard a Minsk da venerdì a domenica prossima.
OGGI IN PRIMO PIANO:
Questa sera, la riapertura del Teatro alla Scala: con
noi il maestro Riccardo Muti.
CHIESA E SOCIETA’:
Santa Messa oggi a San Giovanni in Laterano per il giubileo
sacerdotale del cardinale Camillo Ruini
Acceso in Nuova Zelanda
il dibattito su leggi e famiglia
Continua ad essere limitata la libertà religiosa in
Laos
XIV
Convegno internazionale del Movimento ‘Consecratio Mundi’.
Si complica nuovamente
la crisi ucraina: salta l’accordo tra Yushenko e Yanukovic sulla riforma
costituzionale. Al vertice OSCE, confronto tra Powell e il ministro degli
Esteri russo, Lavrov
Da oggi, Karzai è ufficialmente il nuovo presidente dell’Afghanistan
Il Ghana al voto oggi
per rinnovare il Parlamento e scegliere il presidente.
7 dicembre 2004
IL PAPA RACCOMANDA AL GOVERNO DEL PERU’,
DI FRONTE A GRAVI SFIDE SOCIALI,
DI NON DIMENTICARE I VALORI ETICI E MORALI
E LA DIFESA DELLA VITA E
DELLA FAMIGLIA
Il Perú, come gran parte del Continente iberoamericano, si trova di
fronte a “gravi sfide” come la povertà, che sta segnando la vita di migliaia di
cittadini, e che è necessario affrontare “con giusto criterio”: lo ha
raccomandato il Papa al nuovo ambasciatore del Paese latinoamericano presso la
Santa Sede, Pablo Moran Val, ricevuto stamane in Vaticano per la presentazione
delle Lettere credenziali. 72 anni, sposato con due figlie, il neo ambasciatore
originario di Lima, ha svolto incarichi diplomatici in Giappone, Cina, Gran Bretagna,
Unione Sovietica, Ungheria, Italia e presso l’Organizzazione degli Stati americani.
Il servizio è di Roberta Gisotti:
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“Sebbene sia importante difendere i valori civici, non si deve
dimenticare che questi saranno più rispettati quando si basino sui valori etici
e morali dell’onestà, dell’effettiva solidarietà, di modo che si possano
correggere le ingiuste disuguaglianze sociali e gli individualismi personali,
che ostacolano la realizzazione piena del bene comune”. Così Giovanni Paolo II,
riprendendo l’appello lanciato pochi mesi fa dai vescovi del Perú perché nel Paese
trionfi “la pace, la concordia, il buon senso …. Un appello – ha ricordato –
alla speranza, a cercare l’ordine sociale, a difendere lo stato di diritto e la
costituzionalità”.
Se il Perú si trova “impegnato in un processo per rafforzare le
istituzioni nazionali”, e ugualmente nei progetti di integrazione regionale”,
c’è da augurarsi - ha osservato il Santo Padre - che non restino fuori dalle
politiche del Governo “la difesa della vita umana e le istituzioni familiari,
“oggi tanto minacciate” “per un concetto equivocato di modernità o di libertà,
giacché la famiglia configurata nel suo ordine naturale stabilito dal Creatore
è la base insostituibile dello sviluppo armonico di una nazione”.
Il Papa ha dunque auspicato che le relazioni diplomatiche tra il Perù e
la Santa Sede, instaurate fin dal 1877, “proseguano sempre in un clima di
amicizia e rispetto, trattandosi di una Nazione la cui Costituzione comincia
invocando Dio onnipotente e riconosce lo stretto legame di collaborazione dello
Stato con la Chiesa”. Del resto – ha rilevato il Santo Padre – “la fede
cattolica, professata dalla grande maggioranza della popolazione in Perù,
suscita una condotta individuale e sociale di ampie vedute, favorendo, quando
non c’è separazione tra fede e vita, un’esistenza senza incoerenze né fratture,
lasciando da parte la tentazione del ricorso alla violenza, all’egoismo, alla
corruzione, giacché la Chiesa … offre orientamenti per affrontare le sfide
etiche contemporanee”. Un ultimo pensiero Giovanni Paolo II ha dedicato alla
numerosa comunità di peruviani emigrata, e la cui presenza in Europa è
notevole.
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LA RICERCA SCIENTIFICA ASSICURI ALL’UMANITÀ UN
FUTURO DI SPERANZA E DI PACE: L’AUSPICIO DEL PAPA CHE HA RINGRAZIATO
PER IL PREMIO ERICE
“ETTORE MAJORANA - SCIENZA PER LA
PACE”
ANNUNCIANDO DI DESTINARLO A BORSE
DI STUDIO
PER
STUDENTI BISOGNOSI DEL TERZO MONDO
Possa lo sforzo congiunto della
comunità scientifica internazionale, delle pubbliche istituzioni e di tutte le
persone di buona volontà assicurare all’umanità un futuro di speranza e di
pace. Con queste parole il Papa ha ringraziato per il Premio Erice “Ettore Majorana - Scienza per la Pace”, ricevuto questa mattina dalla Delegazione della “World Federation of Scientists” accolta in Vaticano. Il servizio è di
Fausta Speranza:
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“Ringrazio per il dono generoso,
che destinerò a borse di studio per studenti bisognosi del Terzo Mondo”: così
Giovanni Paolo II ha espresso gratitudine per il Premio. Ha rivolto un saluto in particolare al prof.
Antonino Zichichi che 40 anni fa ha fondato il Centro Internazionale di Cultura
Scientifica, ad Erice in Sicilia, dedicato alla memoria di Ettore Maiorana, il
celebre fisico italiano che ha notevolmente contribuito allo sviluppo della
fisica nucleare teorica. “Con l’andar del tempo – ha sottolineato il Papa –
l’Istituto è diventato un significativo ‘cenacolo’ di attività culturali che
spaziano in vari campi del sapere moderno”.
E ha aggiunto: “Ho avuto modo, in altre occasioni, di apprezzare il
lavoro che là viene svolto e mi complimento per i risultati ottenuti.”
E poi l’auspicio di Giovanni
Paolo II: “Iddio aiuti, in particolare, i credenti che si dedicano alla ricerca
scientifica ad offrire una chiara testimonianza evangelica ed a favorire il dialogo
fra la scienza e la fede”. E il Papa ha parlato di sforzo congiunto della comunità
scientifica internazionale, delle pubbliche istituzioni e di tutte le persone
di buona volontà per “assicurare all’umanità un futuro di speranza e di pace”.
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DOMANI, SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA, I TRADIZIONALI IMPEGNI
DEL PAPA
PER L’8 DICEMBRE RIEVOCHERANNO I 150 ANNI DELLA PROCLAMAZIONE DEL DOGMA
CHE RICONOBBE L’ASSENZA DEL PECCATO ORIGINALE NEL
CONCEPIMENTO DI MARIA
- Intervista con l’arcivescovo Angelo Comastri -
La solennità dell’Immacolata
Concezione di domani, 8 dicembre, si preannuncia una festa di particolare
intensità. La Messa che Giovanni Paolo II presiederà al mattino, alle 9.30,
nella Basilica di San Pietro, e la successiva visita pomeridiana in Piazza di
Spagna per l’omaggio alla statua della Vergine, sono due avvenimenti
tradizionali che quest’anno si colorano di un particolare rilievo
commemorativo: i 150 anni della proclamazione del dogma dell’Immacolata
Concezione da parte di Pio IX. All’Angelus di domenica scorsa, il Papa ha detto
di accingersi a questo momento con “intima gioia”, invitando romani e pellegrini
a stringersi attorno a lui per questa celebrazione di impronta tutta mariana.
Per la Chiesa di oggi è un’acquisizione dottrinale consolidata ma in passato la
definizione del dogma impegnò Pio IX in una complessa opera di composizione
delle diverse opinioni sul merito. Per rivivere gli ultimi passaggi che
portarono alla solenne proclamazione dell’8 dicembre 1854, ecco la nota storica
di Alessandro De Carolis:
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(musica)
Una storia lunghissima,
misurabile in secoli. E’ questa l’anagrafe del dibattito teologico che si
coglie in filigrana del dogma dell’Immacolata Concezione. Già i Padri della
Chiesa trovano espressioni che esaltano Maria al di sopra del peccato
originale, ma una tale lettura genera, nel tempo, pareri non sempre concordi. I
semplici fedeli invece, grazie anche agli insegnamenti francescani,
familiarizzano rapidamente con questo aspetto della natura mariana, al punto
che, già nel 1476, la festa della Concezione di Maria viene introdotta nel
Calendario romano. Quando dunque Pio IX decide di mettere in moto il progetto
della definizione dogmatica, è ben consapevole della delicatezza
dell’operazione. L’azione di Papa Mastai Ferretti è sin dall’inizio improntata
alla prudenza. Nel 1847, il gesuita padre Giovanni Perrone aveva pubblicato uno
scritto nel quale rispondeva affermativamente alla questione se l’Immacolata
Concezione di Maria potesse essere oggetto di un dogma. I tempi sono quindi
maturi. Sotto l’influsso del libro, il primo giugno 1848 Pio IX costituisce una
commissione di venti teologi con l’incarico di studiare la questione, e quindi
il 2 febbraio del ’49, da Gaeta, pubblica l’enciclica Ubi primum nullis per conoscere la stessa opinione ai vescovi. In
Vaticano arrivano circa 600 risposte: 546 sono pienamente a favore, poche
decine con riserva, quelle negative sono meno dieci. La prima pietra del dogma
è posta.
Il lavoro, a questo punto,
accelera progressivamente i tempi. Il testo del dogma viene redatto una prima
volta e ancora altre sette. Vengono vagliate le risposte ricevute e si cerca di
tener conto delle obiezioni, due in particolare di estrema importanza: il silenzio
neotestamentario e l’universalità del peccato originale dal quale la Vergine
veniva riconosciuta esente. Pio IX segue da vicino i lavori, interviene,
suggerisce. A quattro giorni dall’8 dicembre, giorno fissato per la
promulgazione dogmatica, il testo non è ancora definitivo. Ma poi l’8 dicembre
arriva. Quel giorno, il colpo d’occhio in San Pietro è eccezionale: 53
cardinali, 43 arcivescovi e 99 vescovi di ogni parte del mondo ascoltano Pio IX
pronunciare, con le parole della Bolla Ineffabilis
Deus, la formula che sancisce il definitivo riconoscimento del dogma. Ma
questa storia ha in serbo una conferma ancor più straordinaria. Tre anni e tre
mesi dopo quella solenne giornata in San Pietro, il 25 marzo 1858, in una
grotta della campagna francese ai piedi dei Pirenei, una “Signora vestita di
bianco” dirà a una ragazzina di 14 anni, Bernadette Soubirous: “Io sono
l’Immacolata concezione”.
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Una storia lunga, dunque, per un
dogma che ha profonde radici bibliche. Sul significato del dogma, Giovanni
Peduto ha sentito l’arcivescovo prelato di Loreto, Angelo Comastri:
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R. – Il dogma dell’Immacolata Concezione ci dice con estrema chiarezza
che Dio lotta contro il peccato, perché il peccato è il vero male dell’umanità.
Il peccato è la vera disgrazia, una disgrazia tale che San Paolo esclama:
“Stipendio del peccato è la morte!”. Il peccato, allora, è il male
dell’umanità, perché il peccato è un taglio che separa l’umanità da Dio. Senza
Dio l’uomo non può vivere, senza Dio l’uomo non può essere felice!
Nell’Immacolata Concezione di Maria, Dio ci ha detto: “Guardate fino a che
punto io lotto contro il peccato! Questa creatura, Maria, la culla del mio
figlio dentro la storia, io l’ho voluta immacolata per dire a tutti voi: ‘Io
sto lottando per togliere il peccato dal mondo’. Apritemi le porte del vostro
cuore! Datemi spazio nella vostra vita! Io voglio togliere il peccato anche
dalla vostra vita, perché il peccato è il vostro male. E togliendo il peccato,
io realizzo la vostra gioia”. Guardando all’Immacolata, ricordiamoci che anche
noi, come Lei, dobbiamo dire: ‘Eccomi, Signore, ti spalanco la porta del mio
cuore’.
D. – Eccellenza, qual è la
storia di questo dogma? Un accenno ...
R. – 150 anni fa, Papa Pio IX dichiarava che la verità dell’Immacolata
Concezione di Maria è una verità che appartiene alla fede cattolica.
Evidentemente, l’Immacolata non è nata 150 anni fa: Maria era immacolata al
momento del concepimento. Soltanto che la Chiesa, approfondendo il dato
rivelato, 150 anni fa ha esclamato con chiarezza per bocca del Papa: “Maria è
immacolata!”. Nella Scrittura ci sono due meravigliosi indizi: uno al capitolo
III della Genesi, versetto 15, dove è detto, dalla bocca di Dio: “Io porrò
inimicizia tra te e la donna, tra la tua discendenza e la sua discendenza”. Qui
si parla di una donna che dà una discendenza che schiaccia il capo al serpente,
quindi che vince il male, che vince il peccato. Questa donna è troppo vicina a
questa discendenza per non essere anche lei vittoriosa, totalmente, sul
peccato. Secondo indizio: capitolo I del Vangelo di San Luca, racconto
dell’Annunciazione. L’Angelo si presenta a Maria e dice: “Gioisci, tu che sei
stata riempita di bellezza, tu che sei stata riempita di grazia”. Come può
l’Angelo chiamare Maria “piena di grazia” se in Maria ci fosse stata un’ombra
di peccato? Ecco, la Chiesa, approfondendo questi indizi, ha esclamato: “Maria
non è stata lambita dal peccato, Maria è stata concepita immacolata”.
D. – Eccellenza, ma come mai si
è arrivati così tardi alla definizione del dogma?
R. – Perché le prime verità, i primi approfondimenti che la Chiesa ha
fatto sono approfondimenti cristologici. Prima si è fissato lo sguardo su
Cristo e si sono approfondite tutte le verità che riguardano Gesù Cristo,
perché Gesù è il centro, Gesù è il cuore, Gesù è il cristianesimo, perché il
cristianesimo è una persona. Poi lo sguardo si è lentamente spostato sulla
Madre e sono, piano piano, emerse tutte le verità che riguardano Maria, che
riguardano la Vergine Santissima e quindi la verità, il dogma dell’Immacolata
Concezione e il dogma dell’Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo.
D. – Come comunicare il messaggio dell’Immacolata alla società
secolarizzata di oggi che spesso ha perso il senso del peccato?
R. – E’ vero che la società di
oggi ha perso il senso del peccato, però nello stesso tempo è una società
disgustata, è una società inquieta, è una società scontenta, è una società che
vive di tranquillanti e di droghe, è una società bisognosa di evasione. A
questa società bisogna dire: “Cercate la gioia? Cercate la felicità? Guardate,
questa ve la può dare soltanto Dio, perché Dio vi può liberare dal peccato. Il
peccato è la radice dell’inquietudine, la radice della scontentezza, è il
peccato che vi fa male”. Io ricordo un’esclamazione bella di Madre Teresa di
Calcutta: “Il peccato è male perché fa male. E il bene è bene perché fa bene!”.
E’ partendo da questo che possiamo annunciare l’Immacolata Concezione di Maria
e anche la bellezza della purezza del cuore.
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Ricordiamo che domani mattina la
nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta, a partire dalle 9.20, la
Messa dell’Immacolata presieduta da Giovanni Paolo II in occasione del 150.mo
del dogma. I commenti in modulazione di frequenza, onde medie e onde corte,
saranno in italiano, tedesco, francese e spagnolo. Il commento in inglese sarà
in collegamento telefonico, mentre quello portoghese su satellite.
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso
della mattinata il Papa ha ricevuto il cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo Maggiore
di Lviv degli Ucraini in Ucraina e l’arcivescovo
Justo Mullor Garcia, nunzio apostolico, presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica.
Sempre stamane
il Santo Padre ha nominato: arcivescovo coadiutore dell’arcidiocesi di Bamenda
nel Camerun, mons. Cornelius Fontem Esua, finora vescovo della diocesi Kumbo;
vescovo coadiutore della diocesi di Tunduru-Masasi in Tanzania, il reverendo
Castor Paul Msemwa, del clero della
diocesi di Njombe, padre spirituale delle Suore Benedettine; vescovo di Corumbá
in Brasile don Segismundo Martínez
Álvarez, vicario parrocchiale di Nossa
Senhora da Guia, nell’arcidiocesi di Cuiabá.
A SOFIA, AL 12°
CONSIGLIO MINISTERIALE DELL’ORGANIZZAZIONE PER LA SICUREZZA
E LA COOPERAZIONE IN EUROPA, E’ INTERVENUTO MONS. GIOVANNI LAJOLO.
AI NOSTRI MICROFONI IL SEGRETARIO PER I RAPPORTI
CON GLI STATI
PARLA DEL FUTURO DELL’ORGANIZZAZIONE
Ieri ed oggi a Sofia, in
Bulgaria, al 12° Consiglio Ministeriale dell’Organiz-zazione per la Sicurezza e
la Cooperazione in Europa, non si è parlato solo della difficile situazione in
Ucraina ma anche del ruolo dell’Organizzazione stessa. Riuniti tutti i ministri
degli Affari Esteri dei 55 Paesi membri dell’Organizzazione. La Delegazione
della Santa Sede era guidata da mons. Giovanni Lajolo, Segretario per i
Rapporti con gli Stati, ed integrata da mons. Giuseppe Leanza, nunzio
apostolico in Bulgaria; mons. Leo Boccardi, Rappresentante permanente della
Santa Sede presso l’OSCE; mons. Brian Udaigwe, Consigliere della Nunziatura
apostolica in Bulgaria; mons. Ettore Balestrero, officiale della Segreteria di
Stato; il generale Pierpaolo Tempesta, collaboratore della Missione della Santa
Sede presso l’OSCE. Iva Muhailova ha intervistato per noi mons.
Giovanni Lajolo Lajolo:
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R. – La Presidenza bulgara si è impegnata con generosità durante tutto
l’anno corrente. Ciò ha permesso che, in vista del presente Consiglio
Ministeriale, fossero elaborati diversi documenti, che contribuiranno a
definire più chiaramente il ruolo dell’OSCE nello spazio euro-atlantico, 30
anni dopo la firma dell’Atto Finale di Helsinki e 60 anni dopo la conclusione
della seconda guerra mondiale.
D. – Dagli anni ’70,
quando è nata l’OSCE, la situazione mondiale è molto cambiata. La Santa Sede,
che vi partecipa fin dall’inizio, come vede il futuro di quest’Organizzazione?
R. – La questione del
futuro dell’OSCE è molto attuale e su di essa i Paesi membri si stanno
confrontando ormai da qualche anno. La Santa Sede ha sottolineato più volte come
l’OSCE abbia contribuito in modo speciale a far crescere fra gli Stati partecipanti,
e nell’intera comunità internazionale, la fondamentale consapevolezza che la
pace fra i Popoli non dipende soltanto da fattori politico-militari. La pace
dipende non meno dal rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali,
come pure dalle condizioni economiche ed ambientali in cui vivono i cittadini.
La Santa Sede è convinta che, per affrontare in modo adeguato le sempre nuove
sfide della pace, sia necessario che gli Stati Partecipanti riconoscano,
anzitutto, la perdurante attualità dei principi fondamentali che hanno guidato
il processo di Helsinki e che si sforzino di rispettarli con sempre maggiore
coerenza. L’eventuale rafforzamento politico ed economico dell’Organizzazione,
proprio per consentirle di restare fedele alla sua identità e di raggiungere
gli scopi che si prefigge, non deve andare in alcun modo a detrimento della
dimensione umana e, dunque, dell’impegno dell’OSCE in favore della libertà
religiosa e degli altri diritti umani fondamentali.
D. – L’OSCE può contribuire a cercare vie di
soluzione per crisi come quella attuale dell’Ucraina? La Santa Sede ha una
posizione o proposte sull’argomento?
R. – L’OSCE è un foro di dialogo politico e
di sicurezza molto importante per la regione euro-atlantica e l’Ucraina è uno
dei suoi membri. E’ dunque naturale che a Sofia ci si confronti anche sui
recenti sviluppi avvenuti in quel grande Paese e non sorprende che proprio ieri
l’OSCE abbia chiesto che, durante le prossime elezioni, i suoi osservatori
possano svolgere in piena libertà la loro missione ed assistere anche allo
spoglio dei voti. La Santa Sede è convinta che il “Decalogo di Helsinki”, nel
quale sono contenuti i principi che debbono guidare i rapporti fra gli Stati
membri, possa aiutare a raggiungere una soluzione pacifica e rispettosa della volontà
del popolo ucraino.
D. – Nel 2004 siamo stati testimoni di molti
conflitti. La comunità internazionale può contribuire perché le parti che si
allontanano dalle trattative pacifiche ritrovino la via del dialogo?
R. – La
comunità internazionale non soltanto può, ma deve sentirsi impegnata a favorire
la via del dialogo e della soluzione pacifica delle controversie. Questo
principio è condiviso dagli Stati partecipanti dell’OSCE: di fatto, durante la
storia dell’Organizzazione, si è avuta la possibilità di constatare come
soltanto così si possono raggiungere soluzioni adeguate e durevoli ai conflitti
ed alle controversie.
D. – Sulla scena internazionale il terrorismo
continua ad imperversare. Quali possono essere secondo Lei le principali sfide
da affrontare per riuscire a combatterlo?
R. –
Le Nazioni Unite, ma anche altre Organizzazioni internazionali, sono molto
impegnate ad affrontare questo fenomeno e hanno già elaborato importanti
strumenti internazionali. Personalmente sono convinto che il terrorismo sarà
affrontato con efficacia se si persegue un’impegnata concertazione
multilaterale, rispettosa dei diritti umani fondamentali. Sappiamo anche che le
cause del terrorismo sono molteplici: politiche, sociali, economiche e
culturali. Non va dunque tralasciata
un’azione a lungo termine, che operi con preveggenza e pazienza su tali
fattori. La Santa Sede non fa mancare il proprio contributo specifico,
conformemente alla sua natura e missione, attraverso le istituzioni educative e
sociali cattoliche, attraverso la difesa e la promozione della dignità della
persona umana in tutti gli ambiti, attraverso la sua azione diplomatica e,
direi, soprattutto attraverso la voce del Papa, instancabile maestro di umanità
e apostolo della pace.
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IL CARDINALE POUPARD A MINSK DA VENERDI’ A
DOMENICA PROSSIMA
- A cura di Giovanni Peduto -
Il
cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, si recherà
a Minsk, dal 10 al 12 dicembre 2004, invitato da Sua Eminenza Filaret,
metropolita di Minsk e Slutsk, esarca patriarcale di tutta la Bielorussia e
presidente della Commissione Teologica Sinodale della Chiesa Ortodossa Russa.
La
visita del porporato si colloca sulla scia del suo recente viaggio a Mosca, in
occasione dell’inaugurazione della nuova sede della “Biblioteca dello Spirito”,
alla quale hanno inviato un messaggio augurale sia Giovanni Paolo II, sia il Patriarca
di Mosca. Nel corso di quella visita il cardinale Poupard, accompagnato da
padre Bernard Ardura, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, è
stato ricevuto da Sua Santità Aleksij II, patriarca di Mosca e di tutta la
Russia, e da Sua Eminenza Kyrill, metropolita di Smolensk e Kaliningrad e capo
del Dipartimento delle Relazioni estere del Patriarcato di Mosca, i quali hanno
augurato un’azione concertata nel campo della cultura.
Proprio
in questa prospettiva, il metropolita Filaret, rettore dell’Istituto Teologico Ortodosso dei Santi Metodio e
Cirillo, ha invitato il cardinale Poupard a tenere la conferenza inaugurale al
Convegno internazionale dal titolo “La Cristianità e la vicinanza di cooperazione
dei valori spirituali nella Comunità Europea”. Nel suo intervento, il cardinale
Poupard sottolineerà come l’Europa, figlia della Cristianità, davanti alla
sfida del secolarismo, della non credenza e dell’indif-ferenza religiosa,
richiede un’evangelizzazione nella quale la fede cristiana torni ad essere
creatrice di cultura per la persona, per la famiglia e tutta la famiglia dei
popoli europei, da Est a Ovest, sull’esempio dei Santi Cirillo e Metodio.
Successivamente, il Convegno affronterà i temi quali l’identità cristiana, la
libertà religiosa, la religione nell’Europa secolarizzata, l’interazione
culturale tra ortodossi e cattolici, la santità, l’etica, la dottrina sociale
cristiana e la formazione della base etica di una società civile. L’incontro si
concluderà con una tavola rotonda dedicata alla memoria di Sant’Averincev,
sulle radici della cultura e dell’arte in Europa.
Domenica
prossima, 12 dicembre, nella Cattedrale cattolica di Minsk, il cardinale
Poupard concelebrerà la Santa Messa con il cardinale Swiatek, arcivescovo di
Minsk-Mohilev, accompagnato da numerosi sacerdoti e fedeli cattolici della città.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina un articolo di Jean Galot sul significato dell’Immacolata Concezione;
ricorre il 150 della proclamazione del Dogma mariano.
Nell’ultima
pagina, a colori, la foto della statua della Madonna a Piazza di Spagna, dove
il Papa si recherà domani per il tradizionale omaggio.
Allegato
al giornale il tascabile con il testo della prolusione di mons. Edward Nowak
all’apertura dell’Anno Accademico dello Studium della Congregazione delle Cause
dei Santi.
Nelle
vaticane, nel discorso al nuovo ambasciatore del Perú il Papa ha sottolineato
che soddisfare i bisogni fondamentali dei diseredati e degli esclusi che vivono
in una situazione quasi disperata deve considerarsi una priorità.
L’udienza
del Santo Padre alla Delegazione della “World Federation of Scientists”,
in occasione della consegna del “Premio Erice. Ettore Majorana – Scienza per la
Pace”.
Nelle
estere, l’intervento dell’arcivescovo Giovanni Lajolo al Consiglio ministeriale
dell’OCSE, a Sofia, in Bulgaria: “Sicurezza, migrazioni e non-discriminazione
religiosa”.
L’intervento
dell’arcivescovo Celestino Migliore alla plenaria della 59.ma sessione
dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite: “Il successo degli sforzi globali
per la pace e lo sviluppo è inevitabilmente collegato ad una precisa visione
del ruolo dell’ONU e alla responsabilità degli Stati”.
Nuova
Zelanda: lettera dei vescovi contro l’equiparazione delle unioni civili al
matrimonio.
Nella
pagina culturale, “I ‘granchi’ di Leonardo: un ‘ghiribizzo’ giovanile” è il
titolo dell’articolo di Carlo Pedretti sul significato dei due crostacei
disegnati sul retro dell’“Adorazione dei Magi”.
Per
l’“Osservatore libri” un articolo di Armando Rigobello in merito agli “Scritti
religiosi e morali” di Erasmo da Rotterdam, editi da Einaudi.
Nelle
pagine italiane, governo: accordo Italia-Cina, ma la Lega vuole i dazi. Il Ministro
Calderoli critica Fini e Ciampi.
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7 dicembre 2004
PER CANTARE LE MERAVIGLIOSE OPERE DI DIO COMPIUTE IN MARIA, QUESTA SERA
UNO STRAORDINARIO CONCERTO
IN VATICANO DIRETTO DA MONS. PABLO COLINO.
LA SOPRANO CABALLÉ
ESEGUIRA’ BRANI
COMPOSTI IN OMAGGIO ALLA
VERGINE MADRE
- Intervista con
Montserrat Caballé -
Per celebrare il 150° anniversario della proclamazione del dogma
dell’Immacolata Concezione e cantare le meravigliose opere di Dio compiute in
Maria, si svolgerà questa sera uno straordinario concerto nell’aula Paolo VI in
Vaticano diretto da Mons. Pablo Colino. Il collegamento in diretta della nostra
emittente con l’Aula Paolo VI sarà trasmesso sulle onde medie di 585 Khz e
sulla modulazione di frequenza di 105 Mhz. Sarà la voce di Montserrat Caballé
ad eseguire brani composti in omaggio alla Vergine Madre da autori classici e
contemporanei. Luca Pellegrini ha chiesto al celebre soprano quale emozione prova
a cantare in onore della Madre di Dio per questa occasione così speciale:
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R. – Il fatto di cantare in
onore della Madre di Dio è un sentimento così profondo, è un’emozione così
grande. Ho fatto sempre la promessa di cantare, quando possibile, per la
Vergine, perché è per me come il segno del camminare nella vita e di fare le
cose che faccio non soltanto nella musica ma anche nel quotidiano di ogni
giorno, con la gente che incontro, facendo quello che mi è possibile per loro.
E’ una forma di ringraziamento, è un modo di dire grazie di tanta bontà verso
di me, che non credo di meritare.
D. – Come vive, signora Caballè,
la sua devozione mariana?
R. – In ogni momento e in ogni
luogo io mi trovi, è come se la Madre di Dio fosse presente. Non importa il
continente, non importa la maniera, dato che molti dei miei viaggi sono anche
di missione per le Nazioni Unite e l’Unesco. Incontro gente diversa, di diverse
culture culture, in casi molto difficili ed io mi sento devota all’Immacolata
in una maniera molto speciale, che non saprei esprimere con le parole, perché
non ho un vocabolario così ricco. Il sentimento nel mio cuore, però, è sempre
con lei.
D. – Monserrat Caballé, lei
entra a pieno titolo nella storia del teatro musicale, come vorrebbe essere
ricordata un domani?
R. – Non ho mai pensato al
futuro. Mi piacerebbe però che se qualcuno mai ricordasse il mio passaggio su
questa Terra, lo facesse ricordando qualche buona azione che io ho fatto. Non
c’entra nulla con il canto, né con la musica, né con la carriera. Come dice mio
marito, che ti ricordino dicendo: “Era una persona buona”. Questo sarebbe
bello.
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IERI POMERIGGIO, UN’ULTERIORE
UDIENZA, PRESSO IL TRIBUNALE PENALE DI ROMA,
DEL PROCESSO CHE VEDE IMPUTATI ALCUNI DIRIGENTI DELLA
RADIO VATICANA
PER I
PRESUNTI DISAGI ARRECATI ALLA POPOLAZIONE DALLE EMISSIONI
ELETTROMAGNETICHE DEL CENTRO TRASMITTENTE DI SANTA
MARIA DI GALERIA
- Nota di padre Federico Lombardi -
Ha avuto luogo ieri pomeriggio, presso il Tribunale penale
di Roma, un’ulteriore udienza del processo che vede imputati alcuni dirigenti
della Radio Vaticana per i presunti disagi arrecati alla popolazione dalle
emissioni elettromagnetiche del Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria.
L’udienza è stata dedicata agli interventi degli avvocati delle parti civile,
Codacons, Comitati Roma Nord, Cittadinanza attiva, Legambiente, Verdi, Ambiente
e Società, e alcuni privati. La nota del nostro direttore dei Programmi, padre
Federico Lombardi:
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Tutti gli interventi hanno
concordato sulla esistenza del reato di “getto pericoloso di cose” e sulla
conseguente richiesta di condanna per gli imputati e hanno avanzato varie richieste
di risarcimento, a vantaggio delle associazioni ambientalistiche stesse, dello
Stato, degli enti locali, dei privati e così via. A dire il vero, non sembra
che tutti gli interventi si siano segnalati per obiettività e senso della
misura, sia nell’argomentazione sia nella quantificazione dei risarcimenti. In
particolare, ci sembra grave l’accusa di falsità avanzata da un intervento nei
riguardi della Segreteria di Stato vaticana per aver definito, in una sua nota,
la Radio Vaticana come ente centrale della Chiesa, come se non fosse compito
della stessa Segreteria di Stato, come espressione del governo della Chiesa, definire
quali siano gli enti ad esso pertinenti. Ad ogni modo, ribadiamo ancora una volta
la nostra convinzione che la Radio abbia sempre agito nel pieno rispetto degli
accordi fra la Santa Sede e l’Italia e delle esigenze di tutela della popolazione.
In attesa dell’intervento della difesa, fissato a gennaio, e della sentenza,
confermiamo la nostra fiducia in un equo giudizio da parte della magistratura
italiana.
**********
L’EMOZIONE DELLA CITTA’ DI MILANO E DI TUTTI GLI
AMANTI DI MUSICA PER
LA RIAPERTURA, QUESTA SERA, DEL RINNOVATO
TEATRO ALLA SCALA.
MUTI
SUL PODIO PER L’OPERA “L’EUROPA RICONOSCIUTA” DI ANTONIO SALIERI
- Con
noi il maestro Riccardo Muti -
Si apre
il sipario, questa sera, del rinnovato Teatro alla Scala: Riccardo Muti sul
podio, la musica di Antonio Salieri, grande cast, allestimento illuministico e
pieno di meraviglie, sala restaurata in ogni più piccolo particolare. Tutta la
città di Milano è stretta attorno al suo glorioso Teatro che riapre dopo tre
anni di restauri.
Trenta
mesi di lavoro assiduo per seicento persone, nel cantiere più delicato del
mondo: quello del Teatro alla Scala. Storica facciata del Piermarini intatta,
orizzonte più tecnologico con l’ellisse e la torre scenica disegnati
dall’Architetto Botta. Tecnologico anche il palcoscenico che, questa sera, per
la storica inaugurazione, rivelerà tutte le sue meraviglie grazie alle macchine
sceniche ideate da Luca Ronconi, regista, e Pier Luigi Pizzi, scenografo e
costumista, coppia altrettanto storica del teatro lirico italiano. Saranno un
fragoroso tuono ed un naufragio spettacolare ad irrompere tra gli spettatori,
quando la sconosciuta opera di Antonio Salieri, “L’Europa riconosciuta”,
riconsegnerà l’edificio agli appassionati di tutto il mondo, così come segnò
l’apertura. Riccardo Muti, confermando la sensibilità e la dedizione da sempre
coltivate per questo repertorio, confessa ai nostri microfoni la sua emozione e
spiega il vero motivo che lo ha spinto a scegliere un titolo così desueto per
questa attesissima inaugurazione:
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R. – Ritorniamo, felici di
essere qui, avendo fatto le prove in un clima all’interno del teatro piuttosto
complesso, difficile, perché tutti i lavoratori sono rientrati in un cantiere
non ancora chiuso, quindi con disagi. E questo lo dico per fare una lode
all’orchestra, al coro, al ballo, ai tecnici tutti che, proprio spinti
dall’amore che hanno per il loro teatro, si sono sottoposti a difficoltà notevoli.
Ma alla fine dobbiamo portare a casa un risultato. Quando il sipario si alza
non ci sono ‘ma’, ‘forse’, non ci sono scuse, c’è un rendiconto di quello che
noi abbiamo fatto e non importa in quali circostanze, in quali condizioni. Il
pubblico aspetta un risultato. L’opera che inaugura il teatro è “L’Europa
riconosciuta” di Salieri, che fu l’opera che il 3 agosto 1778 inaugurò la
Scala. Lo spettacolo ebbe molto successo e la musica piacque molto. Il maestro
Salieri fu estremamente lodato. Il librettista fu stroncato, invece. Ed oggi a
rileggere questi versi si capisce anche il perché. Al di là della contorta
abilità tecnica del librettista, è difficile la comprensione. Il vantaggio di
questo libretto, però, è che offriva la possibilità di situazioni drammatiche e
colpi di scena, che Salieri 28.enne seppe ben sfruttare. Certamente, un
libretto così problematico, essendo stato messo in musica da Salieri con
notevoli risultati dal punto di vista musicale, diventa una ragione di maggiore
apprezzamento nei confronti di Salieri, perché è riuscito da un libretto così
farraginoso a creare comunque un’opera interessante, brillante, piacevole,
espressiva e a tratti anche struggente. Questa scelta è simbolica. Significa
che la Scala che è stata chiusa, e questa volta non per una tragedia dei
bombardamenti ma per lavori completi di restauro con il rifacimento completo
del palcoscenico, oggi, è come se rinascesse.
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7
dicembre 2004
SANTA MESSA OGGI POMERIGGIO A
SAN GIOVANNI IN LATERANO
PER IL
GIUBILEO SACERDOTALE DEL CARDINALE CAMILLO RUINI.
NEL CORSO DELLA CERIMONIA VERRA’ LETTA
LA LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II INVIATA AL
CARDINALE VICARIO
ROMA. = Si svolgerà questo pomeriggio a
Roma, nell’arcibasilica di San Giovanni in Laterano, una Santa Messa in
occasione del giubileo sacerdotale del cardinale vicario Camillo Ruini. Per l’occasione Giovanni Paolo II ha fatto
pervenire al porporato una Lettera, che verrà letta durante la celebrazione, ed
un prezioso calice. La diocesi capitolina, donerà al cardinale vicario
un’antica statua di San Giuseppe che, per suo desiderio, sarà collocata
nell’arcibasilica Lateranense, Cattedrale di Roma. Sacerdote per la diocesi di
Reggio Emilia, il cardinale Camillo Ruini è stato ordinato a Roma l’8 dicembre
1954, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, da mons.
Luigi Traglia. Cinquant’anni di fedeltà alla Chiesa, di cui quasi quattordici
spesi nella cura della diocesi di Roma come vicario generale di Sua Santità.
L’anniversario della sua ordinazione segna, dunque, una tappa importante nel
percorso del suo ministero ed un’occasione per l’intera comunità diocesana di
ritrovarsi nella preghiera. “Tutti sentiamo un debito di profonda riconoscenza
per quanto dal 1991 sta offrendo alla Chiesa di Roma e, dal 1986, alla Chiesa
italiana, dapprima come segretario generale e, quindi, come presidente della
Conferenza Episcopale Italiana (CEI)”: così mons. Luigi Moretti nella sua
lettera d’invito rivolta a parroci, rettori di Chiese, cappellani, sacerdoti e
fedeli. (B.C.)
CONCLUSA LA VISITA
PASTORALE DEL CARDINALE SEPE,
PREFETTO DELLA
CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI,
NEL SUDEST ASIATICO.
ULTIMA TAPPA TAIWAN
TAIPEI.
= Al termine del lungo viaggio che lo ha portato a visitare alcune Chiese del
sud-est asiatico (Thailandia, Myanmar, Laos e Cambogia), il cardinale
Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei
Popoli, si è recato anche a Taiwan. Nel corso di questa breve sosta - riferisce
l’agenzia Fides - il porporato ha conferito sabato l’ordinazione sacerdotale ad
una decina di diaconi, presso l’Università Cattolica Fu Jen, a Taipei. Domenica
ha presieduto la celebrazione di chiusura del Congresso Eucaristico Nazionale,
presso la Basilica Santuario Mariano di Wanjin, a Kaohsiung. Durante la solenne
concelebrazione eucaristica, il prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli ha amministrato anche il sacramento del battesimo
a diverse centinaia di adulti della Diocesi di Kaohsiung. (B.C.)
LA VITA “NON E’ UN REALITY SHOW”. BASTA CON QUESTO
“FRASTUONO
ESIBIZIONISTICO”. “TORNATE AD ESSERE SOLIDALI
L’UNO CON L'ALTRO”.
QUESTO L’APPELLO CHE L’ARCIVESCOVO
TETTAMANZI HA RIVOLTO IERI ALLA CITTA’ DI MILANO,
ALLA VIGILIA DELLA FESTA DI SANT’AMBROGIO
- A cura
di Fabio Brenna -
MILANO. = “Il volto amico e
solidale della città”. Questo il titolo del discorso alla città che
l’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, è tornato a proporre
per la festa del patrono Sant’Ambrogio, alla presenza dei rappresentanti delle
istituzioni e delle comunità regionali e straniere del capoluogo lombardo. Il
discorso alla città è una tradizione inaugurata nel 1974 e si riconnette ai
precedenti interventi dedicati al risveglio della coscienza morale e alla
‘Milano da amare’. L’analisi del cardinale Tettamanzi parte dalla
considerazione che l’uomo di oggi sperimenta nella città una nuova solitudine,
un crescente isolamento ed anonimato. In questa situazione, per far fronte alla
necessità di relazioni, la città deve progettare una nuova solidarietà che non
sia più solo intesa come impegno individuale nell’andare verso chi ha bisogno,
ma come un reciproco riconoscersi. Su questo riconoscimento - ha aggiunto il
porporato – si radica l’impegno a mantenere saldo il vincolo che ci unisce. La
saldezza di tale legame è la fonte della nuova solidarietà. Una particolare
responsabilità ad assicurare il vincolo solidaristico è propria di chi governa
la città. La solidarietà, anima della democrazia, si traduce allora nel
ristabilire le eguaglianze. Questo il compito precipuo degli amministratori.
Come sempre, Sant’Ambrogio ha offerto lo spunto per una serie di considerazioni
sui problemi emergenti di Milano, che il cardinale Tettamanzi ha evidenziato
nel problema della casa e nell’impoverimento di ampie fasce di popolazione. Il
porporato ha, quindi, concluso chiedendo nuovi progetti di incontro su questi
fronti oltre ad un impegno a rendere più sostenibile la città.
CONTINUA AD ESSERE LIMITATA
LA LIBERTA’ RELIGIOSA IN LAOS.
“POSSIAMO PRATICARE LA NOSTRA FEDE – HA DETTO
ALL’AGENZIA APIC
UNA GIOVANE CATECHIESTA CATTOLICA – MA SONO ANCORA
NUMEROSE E PESANTI
LE RESTRIZIONI IMPOSTE ALLE ATTIVITA’ RELIGIOSE
DELLA CHIESA”
VIENTIANE.
= Nonostante qualche timida e formale apertura in questi ultimi anni, la
libertà religiosa nel Laos continua ad essere molto limitata, in particolare
per la piccolissima comunità cattolica locale. E’ quanto conferma in una lunga
intervista all’agenzia svizzera APIC una giovane catechista laotiana.
“Dall’esterno – afferma la ragazza, che ha voluto mantenere l’anonimato – la
Chiesa sembra libera, possiamo praticare la nostra fede. Ma nei fatti non
abbiamo tutta questa libertà”. La nuova Costituzione del 1991, in effetti,
garantisce la libertà religiosa e, dopo le dure persecuzioni seguite alla
salita al potere del “Patet Lao” (il partito comunista laotiano) nel
1975, la Chiesa cattolica è oggi legalmente riconosciuta. Tuttavia, sono ancora
numerose e pesanti le restrizioni imposte alle sue attività religiose, dovute
anche al fatto che il regime continua ad associare la Chiesa al colonialismo
francese e a considerarla straniera. “Quale che sia l’attività che svolgiamo –
spiega la catechista – dobbiamo sempre informarne le autorità”. Un esempio
emblematico è quello della prefettura apostolica di Luang Prabang dove il
prefetto mons. Tito Banchong può celebrare la messa solo nelle case private e
non è stato ancora autorizzato a risiedere nella città. La sua libertà di
movimento nel territorio è limitata, perché le autorità non vogliono una
presenza cattolica troppo “visibile”.
Evangelizzato dai missionari delle Missioni Estere di Parigi nella seconda metà
del XIX secolo, in concomitanza con la colonizzazione francese dell’Indocina,
il Laos conta oggi 35-40mila cattolici, su circa sei milioni di abitanti, in
maggioranza buddisti e animisti. Dopo l’espulsione di tutti i missionari
stranieri nel 1975, oggi la vita della Chiesa locale dipende in larga parte dai
fedeli laici, mentre il clero rimasto è composto esclusivamente di sacerdoti
laotiani. (L.Z.)
ACCESO IN NUOVA ZELANDA
IL DIBATTITO SU LEGGI E FAMIGLIA.
LETTERA APERTA DEI
VESCOVI LOCALI CONTRO UNA LEGGE ALL’ESAME
DEL PARLAMENTO CHE
VORREBBE EQUIPARARE LE UNIONI DI FATTO
E LE COPPIE OMOSESSUALI
AL MATRIMONIO
WELLINGTON.
= “I diritti civili, come l’ereditarietà, i benefici e le garanzie patrimoniali,
possono essere garantiti da una legislazione appropriata, senza bisogno di
conferire alle unioni di fatto e alle coppie gay gli stessi diritti e
riconoscimenti giuridici e sociali del matrimonio”. Questa, in sintesi, la
denuncia dei vescovi della Nuova Zelanda, contenuta in una lettera sul tema
della famiglia e del matrimonio. I presuli, infatti, hanno ritenuto opportuno
puntualizzare il loro pensiero contro il cosiddetto “Civil Union Bill”, il
progetto di legge in questi giorni all’esame del Parlamento. Secondo i vescovi
neozelandesi, la legge, garantendo particolari diritti giuridici e sociali alle
unioni fra coppie di fatto e persone dello stesso sesso, eroderà il valore del
matrimonio e della famiglia nella società. Il parlamentare Richard Worth,
intanto, ha proposto una bozza alternativa al documento, proponendo la dicitura
“relazioni civili” invece di “unioni civili”, con una formula giuridica che
distingue e non equipara le “relazioni” al matrimonio. Già nel 2001 il
Parlamento neozelandese ha approvato quattro disegni di legge, che estendono
alle coppie di fatto e alle coppie omosessuali gli stessi diritti patrimoniali
delle unioni eterosessuali. (B.C.)
INTERESSANTE E ATTUALE SEMINARIO OGGI ALLE NAZIONI
UNITE.
I PARTECIPANTI SI CONFRONTERANNO SUL TEMA: “FAR FRONTE ALL’ISLAMOFOBIA: L’EDUCAZIONE ALLA TOLLERANZA E ALLA
COMPRENSIONE”
NEW YORK. = Si
svolgerà oggi a New York, presso le Nazioni Unite, un seminario sul tema: “Far fronte all’islamofobia: l’educazione
alla tolleranza e alla comprensione”. Ad introdurre i lavori, il capo
del Palazzo di Vetro, il segretario generale ONU, Kofi Annan. L’appuntamento è
il secondo della serie “Dimenticare
l’intolleranza”, organizzata dal dipartimento dell’Informazione Pubblica
delle Nazioni Unite (DPI) al fine di esaminare le diverse manifestazioni di
intolleranza e di esplorare modalità per favorire il rispetto e l’armonia tra i
popoli. All’indirizzo del segretario generale ONU, farà seguito la relazione
del professor Seyyed Hossein Nasr, docente di Studi Islamici alla George
Washington University. Le tre tavole rotonde successive offriranno alcune
prospettive sull’islamofobia contemporanea, evidenziando il ruolo
dell’istruzione nella promozione del dialogo. Si susseguiranno interventi di
esponenti del Cattolicesimo, dell’Islam e dell’Ebraismo. Tra i partecipanti, il
rettore dell’Università Cattolica Peter Pazmany di Budapest, mons. György Fodor. (B.C.)
“LA PAROLA RIVELATA E LA VITA ESCATOLOGICA DI
GESU’ - UOMO,
DELLA BEATA VERGINE MARIA, DEGLI ANGELI E DEGLI
UOMINI”. E’ IL TEMA
CHE ACCOMPAGNA IL XIV CONVEGNO INTERNAZIONALE DEL
MOVIMENTO
‘CONSECRATIO MUNDI’. L’INCONTRO SI CONCLUDE DOMANI
A LORETO
LORETO. = Si concluderà domani a
Loreto il XIV convegno internazionale del Movimento ‘Consecratio Mundi’. I
partecipanti, tra cui mons. Angelo Comastri, arcivescovo di Loreto, e padre
Luka Cirimotic, fondatore del Movimento, si stanno confrontando sul tema: “La
Parola rivelata e la vita escatologica di Gesù - uomo, della Beata Vergine
Maria, degli angeli e degli uomini”. “Il tema è molto importante e parte dalla
visione Escatologica – si legge in un comunicato – poiché dobbiamo sapere quale
fine è annunziata per il nostro mondo e in che misura questo nostro mondo avrà
un coronamento felice o dovrà subire la prova di una purificazione con un nuovo
sforzo di santità”. “Occorre soprattutto vivere – sottolinea ancora il documento
– la fiducia nella Madonna, perché Maria ha ogni potenza di intercessione
presso il Suo Figlio Sovrano Dio e può ottenere il perdono completo di cui
abbiamo bisogno”. (B.C.)
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7 dicembre 2004
- A cura di Alessandro Gisotti -
Ritorna
tesa e confusa la situazione a Kiev: gli ucraini sono andati ieri a dormire dopo
l’annuncio di un compromesso tra le fazioni dei due candidati alla presidenza,
Yushenko e Yanukovic, ma si sono risvegliati stamattina con la notizia che non
c’è accordo. Intanto, fonti vicine al presidente ucraino uscente, Kuch-ma,
riferiscono che questi potrebbe appoggiare nella corsa alla sua successione non
più il premier filo-russo, come ha fatto finora, ma il leader dell'opposizione
Yushenko. Sulla crisi ucraina, il servizio di Giuseppe D’Amato:
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Situazione sempre complicata in
Ucraina: la cosiddetta tavola rotonda non ha dato risultati concreti in sei ore
di negoziati. Le parti si sono accordate per sciogliere la precedente
Commissione elettorale, l’organo che gestisce le elezioni. Questo l’annuncio
del presidente uscente, Kuchma. Governo ed opposizione sono lontanissime su
tutti gli altri punti, comprese la riforma costituzionale e quella della legge
elettorale. Niente anche sull’accettazione o meno da parte di Kuchma delle
dimissioni del premier Yanucovich. In precedenza, sia lo speaker della Rada Litvin
che l’opposizione avevano dato l’accordo per riformare la Costituzione. Il
presidente russo Putin ha dichiarato che lavorerà senza problema con qualsiasi
leader ucraino. Il capo del Cremlino non ha però lesinato critiche
all’Occidente che vuole imporre il suo tipo di democrazia.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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E
l’evoluzione della situazione politica in Ucraina è stato il tema dominante
stamani anche alla riunione ministeriale dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza
e la cooperazione in Europa, in corso a Sofia. L’incontro è stato teatro di un
botta e risposta tra Powell e il collega russo Lavrov. Dalla capitale bulgara,
Iva Mihailova:
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“L’Ucraina non deve fare una
scelta tra l’Occidente e l’Oriente, perché si possono avere amici da tutte e
due le parti”, ha detto a Sofia il segretario di Stato americano Colin Powell.
“E’ giusta la volontà del popolo ucraino di avere un Paese democratico”, ha
aggiunto ancora. Alle accuse di alcuni rappresentanti russi, di avere applicato
doppi standard nel monitoraggio delle elezioni, Powell ha risposto che l’OSCE
rispetta criteri uguali in tutto il territorio dell’Organizzazione e non ha
fini politici. Il segretario di Stato americano ha anche promesso che gli Stati
Uniti si impegneranno a non violare i diritti umani, citando gli abusi dei
soldati americani in Iraq. Il ministro degli esteri russo, Serghei Lavrov,
invece ha ricordato che gli osservatori alle elezioni in Ucraina devono avere
criteri unici e che i conflitti regionali non possono risolversi con
impazienza, trasformandoli in focolai di tensione. L’Organizzazione per la
sicurezza e la cooperazione in Europa – ha confermato Lavrov – deve aiutare e
non ostacolare le già esistenti trattative. Il ministro degli esteri russo
ritiene che l’Unione Europea non abbia contribuito alla soluzione del conflitto
in Moldavia e non è soddisfatto delle decisioni del summit tra l’Unione Europea
e la Russia, svoltosi all’Aja il 25 novembre scorso.
Per la Radio Vaticana, da Sofia,
Iva Mihailova.
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In
una Kabul blindata, Hamid Karzai, si è insediato oggi come presidente della
Repubblica islamica dell'Afghanistan. L’insediamento è avvenuto alla presenza
di centinaia di personalità politiche internazionali. Il vicepresidente
americano, Dick Cheney, presente alla cerimonia, ha promesso che il governo di
Washington continuerà a sostenere l'Afghanistan. L’insediamento del nuovo capo
dello Stato è giunto tre anni esatti dopo la caduta dei talebani.
La rete
terroristica di Osama bin Laden ha rivendicato, con un comunicato su un sito internet,
l'attacco che, ieri al consolato americano nella città di Gedda, ha causato 12
morti. I terroristi hanno affermato che l’attentato è un proseguimento della
battaglia di Falluja in Iraq. Sulle reazioni americane all’attacco
terroristico, ci riferisce Paolo Mastrolilli:
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Il presidente Bush ha saputo
dell’incursione prima di ricevere alla Casa Bianca il collega iracheno, Gazi Al
Yawar. E dopo l’incontro ha commentato così: “Questo attacco dimostra che i
terroristi sono ancora in movimento. Vogliono che lasciamo l’Arabia Saudita e
l’Iraq. Vogliono che diventiamo timidi e paurosi davanti alla loro
determinazione di uccidere a caso persone innocenti. Questa è la ragione per
cui le elezioni in Iraq sono molto importanti”. Quindi Bush ha collegato
l’offensiva di Al Qaeda a Gedda con quella a Baghdad, unendole in un fronte
unico con cui i terroristi cercano di far indietreggiare gli Stati Uniti e i
loro alleati. Il governo di Riad si è riunito in sessione speciale sotto la
guida del principe ereditario, Abdullah e poi ha pubblicato un comunicato di
condanna riaffermando la determinazione a combattere l’eversione. Questo
assalto riapre un capitolo che i sauditi speravano di aver chiuso da giugno,
quando in seguito a diversi attentati avevano lanciato una serie di operazioni
contro i terroristi che avevano portato all’uccisione del loro capo in Arabia.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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E durante l’incontro con Al Yawar alla Casa Bianca, Bush ha promesso al
popolo iracheno che le elezioni si terranno il 30 gennaio come previsto.
Manderemo “un messaggio” chiaro e forte, ha detto il presidente americano: gli
iracheni preferiscono “la democrazia al terrorismo”. Intanto, il premier
iracheno Allawi ha dichiarato che le elezioni in Iraq saranno “probabilmente
scaglionate su 15 o 20 giorni”. Sul terreno, forze statunitensi hanno arrestato
18 sospetti ribelli nel corso di raid avvenuti nella notte intorno alla città
di Tikrit. Truppe della guardia nazionale irachena e soldati americani
avrebbero, invece, sventato a Baghdad un tentativo di replicare la tragica
presa d'ostaggi a Beslan, che avrebbe previsto il sequestro delle studentesse
di un liceo femminile.
Ghana al voto oggi per le elezioni presidenziali e legislative. Sono 10 milioni
i ghanesi chiamati alle urne. La sfida per la presidenza è tra il capo dello
Stato, John Kufuor, e il leader dell’opposizione, John Atta Mills. Il servizio
di Giulio Albanese:
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Le elezioni generali si stanno
svolgendo regolarmente, in Ghana, e l’affluenza alle urne è considerata al
momento soddisfacente, a detta degli osservatori internazionali. Il braccio di
ferro per la massima carica dello Stato è tra il presidente uscente, John
Kufuor, e il suo vecchio rivale, John Attamils. Si tratta della quarta
consultazione elettorale davvero democratica dal 1992 quanto l’allora
presidente Rowlings decise di aprire al multipartitismo. Il partito di Kufour,
il “Neopatriottic Party”, vorrebbe confermarsi alla guida del governo per i
successi raggiunti nella scorsa legislatura anche se l’opposizione di Attamils
rinfaccia al presidente di avere privatizzato il Paese, aumentando peraltro il
costo della vita a partire dalla benzina e acuendo il divario tra una classe
imprenditoriale locale sempre più agguerrita ed i ceti meno abbienti. La
disoccupazione è sempre alta, nonostante il Ghana, ex colonia britannica,
risulti essere il secondo produttore africano di oro e addirittura il secondo
esportatore mondiale di cacao, dopo la Costa d’Avorio. Una cosa è certa: lo
spirito politico del “padre della patria”, N’juameng Krouna, profeta del panafricanesimo,
è rivendicato un po’ da tutte le forze politiche in campo.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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In Medio Oriente, il nuovo leader dell’Olp, Abu Mazen, in visita a Damasco,
ha concluso un accordo con gli integralisti di Hamas per la “ripresa del
dialogo tra tutte le parti palestinesi, all'interno e all'esterno della
Palestina”. Intanto, proseguono le violenze nella regione: un soldato
israeliano è stato ucciso e altri 4 sono rimasti feriti a causa di una bomba
fatta esplodere da militanti palestinesi vicino a una base dell'esercito
israeliano nel centro della striscia di Gaza. Secondo fonti palestinesi
l'attacco è opera di Hamas. Dopo l’attacco, due palestinesi sono stati uccisi
dalle forze militari israeliane nel corso di un'incursione nella città di Gaza.
Fin
dal 2002, agenti dell’FBI furono testimoni di interrogatori “molto aggressivi” e
di maltrattamenti inferti a sospetti terroristi, nella prigione per talebani e
presunti terroristi di Al Qaeda allestita nella base di Guantanamo a Cuba. Li
segnalava, in una lettera indirizzata a responsabili dell'esercito degli Stati
Uniti, un alto funzionario del ministero della Giustizia.
Il
presidente sudafricano Thabo Mbeki ha ottenuto, al termine di un lavoro di
mediazione durato cinque giorni in Costa D'Avorio, l'impegno di tutte le parti
in causa (ribelli e presidente) su quattro punti che dovrebbero facilitare la
riconciliazione del Paese. Le misure da adottare prevedono l'adozione delle
riforme politiche previste dalla precedente intesa di Marcoussis, l'inizio del
processo di disarmo, il ritorno in carica nel governo di “riconciliazione
nazionale” dei ministri dei ribelli e il ritorno a una situazione di sicurezza
del Paese.
Cina
e Germania rafforzano i loro legami economici e il cancelliere tedesco Gerhard
Schroeder, in visita a Pechino, annuncia che i rapporti commerciali tra i due
Paesi raddoppieranno prima del 2010. La Cina ribadisce poi al cancelliere la
sua richiesta di togliere l'embargo sulle armi, deciso dall'Unione Europea 15
anni fa, in occasione della repressione studentesca di piazza Tiananmen.
Intanto in Italia si è acceso il confronto politico tra favorevoli e contrari
alla revoca dell’embargo sulle armi alla Cina, dopo le dichiarazioni in tal
senso fatte dal presidente Ciampi, anch’egli in visita nello Stato asiatico.
Il
presidente serbo Boris Tadic, ieri in visita a Sarajevo, ha presentato le sue
scuse alla Bosnia per la guerra dei primi anni '90. “Ognuno dovrebbe chiedere
perdono a ognuno per quello che è successo: se devo cominciare io, sono pronto.
Chiedo scusa a tutti coloro che hanno sofferto per crimini commessi in nome del
popolo serbo”, ha detto Tadic ai giornalisti dopo un incontro con la presidenza
tripartita bosniaca.
In
Italia, maxi operazione anticamorra nel napoletano. Le forze di polizia hanno
proceduto all’arresto di 52 persone, tra cui anche il figlio del boss camorrista
Di Lauro. I destinatari sono accusati di associazione mafiosa, alcuni di loro
anche di omicidio in relazione a quattro delitti commessi nelle ultime
settimane. Dalla Cina, il presidente Ciampi si è congratulato con il ministro
dell'Interno, Pisanu.
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