RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
341 - Testo della trasmissione di lunedì 6 dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Inaugurata oggi in Indonesia una Conferenza
internazionale religiosa
Sempre critica la situazione in Costa d’Avorio, dove
prosegue l’esodo verso il sud
Cresce la preoccupazione per
la foresta amazzonica peruviana
Attacco terroristico contro il Consolato USA di
Gedda in Arabia Saudita: morti 4 poliziotti sauditi e 3 terroristi
In Iraq una bambina di nove anni uccisa durante un attacco di guerriglieri a Baquba
Storica
visita del presidente russo Putin ad Ankara
L'Alto
rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune della UE, Solana,
ritorna oggi a Kiev per una nuova missione in Ucraina
6
dicembre 2004
IL PAPA
ESPRIME LA SUA VICINANZA ALLA POPOLAZIONE DELLE FILIPPINE
COLPITA DA UNA SERIE DI DEVASTANTI TIFONI,
CHE HANNO PROVOCATO
ALMENO
1400 VITTIME TRA MORTI E DISPERSI
-
Intervista con mons. Antonio Franco -
Profondo
cordoglio di Giovanni Paolo II per le vittime dei tifoni che, in questi giorni,
hanno devastato le Filippine, causando – secondo un ultimo bilancio – oltre
1400 vittime tra morti e dispersi. In un telegramma - a firma del cardinale
segretario di Stato, Angelo Sodano - indirizzato al presidente della Conferenza
episcopale filippina, l’arcivescovo Fernando Capalla, il Pontefice esprime la
sua vicinanza spirituale alle famiglie delle vittime e alle persone impegnate a
prestare soccorso alla popolazione. Le Filippine sono con Timor Orientale
l’unico Stato asiatico a maggioranza cattolica. Per una testimonianza sulla
situazione nelle aree colpite, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente
a Manila il nunzio apostolico, mons. Antonio Franco:
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R. – I tifoni che si sono
abbattuti su una vasta zona delle Filippine hanno provocato danni enormi, che
vengono quantificati gradualmente. Ancora non si ha un quadro esatto di quali
siano stati i danni. Quelli più gravi sono stati causati dal penultimo tifone,
Winnie, che ha distrutto quasi completamente intere regioni ad oriente della
zona di Metro Manila. Alcuni villaggi sono stati completamente rasi al suolo.
La gente ha perso tutto.
D. - Come si sta muovendo la
macchina degli aiuti umanitari?
R. - Tutti stanno cercando di
fare del loro meglio, prima di tutto per provvedere alle necessità più urgenti,
più immediate che sono cibo e medicine. Si sta muovendo un po’ la solidarietà
internazionale e c’è una grande partecipazione da parte di tutto il Paese. Le
varie diocesi delle Filippine stanno organizzando campagne di raccolta sia in
denaro, sia in viveri, medicinali e indumenti per poter aiutare quanti sono
rimasti colpiti.
D. – Qual è la reazione dei
filippini in un momento di così profondo dolore?
R. – Senza dubbio c’è tanta
preghiera e tanta fede. Si temeva che l’ultimo ciclone fosse quello più
tragico, più distruttivo. In una maniera quasi inspiegabile, invece, è passato,
ha sorvolato la grande maggioranza del territorio provocando danni leggeri. La
reazione è stata questa: la Madonna ci ha protetti, ci ha salvati. Questa gente
è abituata purtroppo a tali calamità. C’è una grande forza d’animo e c’è una
grande serenità anche nel fare fronte a queste difficoltà.
**********
LE
ANTICHE RADICI CRISTIANE DEL CONTINENTE EUROPEO ISPIRINO AI POPOLI
DEL
VECCHIO CONTINENTE STRADE DI PACE E DI MUTUA COLLABORAZIONE.
LO HA
DETTO IL PAPA AL NUOVO AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA LITUANA
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
L’Europa, e la Lituania con lei,
sappia trovare le vie per costruire la pace e la prosperità dall’Atlantico agli
Urali, senza dimenticare la dimensione etica che le proviene dalla sua antica
eredità cristiana. L’auspicio di Giovanni Paolo II è contenuto nel discorso indirizzato
questa mattina al nuovo ambasciatore della Repubblica baltica presso la Santa
Sede, il 64.enne Algirdas Saudargas,
laureato in biofisica e poliglotta, ricevuto in udienza per la presentazione
delle lettere credenziali. Ce ne parla Alessandro De Carolis.
**********
Il
dibattito attorno alle radici cristiane è di grande attualità in Lituania, una
delle nazioni della nuova Europa comunitaria a 25 Stati. Giovanni Paolo II ha
riconosciuto davanti al nuovo ambasciatore del Paese baltico questo dato
culturale e sociale, attorno al quale, ha detto, si sta snodando un dibattito
che trae vigore da una linfa antica quanto il cristianesimo. Dal momento che la
Santa Sede, ha affermato il Papa, non si è mai stancata “di
difendere i diritti dei popoli a presentarsi sullo scenario della storia con le
proprie peculiarità, nel rispetto delle legittime libertà di ciascuno”, anche
le autorità della Lituania – è stata l’esortazione del Pontefice – devono
continuare ad impegnarsi “con animo sincero” a costruire una società libera su
salde fondamenta etiche e morali. La legge morale universale, del resto,
“costituisce – ha osservato il Papa - un cammino sicuro per la civile
convivenza”.
In questo scenario di impegno, i
cattolici lituani – che rappresentano circa l’80% della popolazione totale –
collaborino con tutte le persone di buona volontà affinché, ha detto Giovanni
Paolo II, evitino alla società di essere “fortemente influenzata” dalle false
seduzioni del “modello secolaristico ed edonistico della vita”. Consapevoli di
“non potersi accontentare di combattere le conseguenze del male – ha soggiunto
il Papa - i credenti sono disposti a camminare fianco a fianco con quanti,
attraverso un’opportuna legislazione ed equilibrati stili di comportamento,
favoriscono la difesa della famiglia e della vita, dal suo concepimento fino
alla morte naturale”. Infine, un pensiero sull’Europa comunitaria, nella quale
la Lituania ha fatto il suo ingresso da pochi mesi suscitando, tra l’altro,
l’“intimo compiacimento” del Pontefice. “Voglia Iddio – è stata la preghiera
finale di Giovanni Paolo II - che questo Continente sappia trovare i modi e le
vie per costruire la pace e la prosperità in un clima di fruttuosa
collaborazione, nel rispetto delle culture e dei legittimi diritti di tutti,
perseguendo come obiettivo il bene delle persone e dell’intera Europa
dall’Atlantico agli Urali”.
**********
ALTRE UDIENZE
Nel corso della
mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto, in successive udienze, un gruppo di
vescovi della conferenza episcopale degli Stati Uniti d’America in visita ad Limina Apostolorum e il signor Birger Dan Nielsen, ambasciatore di Danimarca, con
la consorte, in visita di congedo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo "Rendiamo onore alla Tota pulchra": all'Angelus
Giovanni Paolo II annuncia le celebrazioni della solennità dell'8 dicembre, che
assume quest'anno un significato particolare in coincidenza con i 150 anni
della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione.
Sempre
in prima, la notizia del cruento attacco al consolato degli Usa a Riad, in
Arabia Saudita.
Nelle
vaticane, nel discorso al nuovo ambasciatore di Lituania il Papa richiama con
forza il bisogno di sottolineare le radici cristiane, dalle quali il tessuto
popolare ha tratto linfa vitale lungo i secoli.
Taiwan:
l'omelia del cardinale Crescenzio Sepe a chiusura del Congresso Eucaristico Nazionale
svoltosi a Wanjin.
Nelle
estere, in evidenza l'Iraq, dove le sanguinose violenze non conoscono tregua.
La Mezzaluna rossa lascia Falluja per motivi di sicurezza.
Per
la rubrica dell' "Atlante geopolitico", un articolo di Giuseppe M.
Petrone dal titolo "Afghanistan: si insedia il Presidente Karzai".
Nella
pagina culturale, un articolo di Giovanni Lugaresi in merito alla rassegna
padovana sul tema "Bronzi del Rinascimento Collezione Vok".
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema della camorra.
In
rilievo un articolo dal titolo "Il confronto politico necessita di
stile": polemiche sull'utilizzo dei giovani in campagna elettorale.
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6
dicembre 2004
CIAMPI E FINI IN CINA SI
DICONO FAVOREVOLI ALL’ABOLIZIONE DELL’EMBARGO
SULLA VENDITA DELLE ARMI
A PECHINO
- Intervista con Francesco Sisci e Francesco Visioli -
Rilanciare
i rapporti economici e culturali tra Italia e Cina: è il proposito ribadito dal
presidente della repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, in visita ufficiale
a Pechino. Oggi l’incontro con il presidente cinese Hu Jintao, in cui è stato
sottolineato che l’Italia guarda con favore all'abolizione dell'embargo
sull'esportazione delle armi. Segnali positivi, in tal senso, anche dall’Unione
Europea. Intanto è arrivato in Cina il Cancelliere tedesco Gerhard Schroeder,
per firmare diversi contratti economici bilaterali ma anche per discutere con
la dirigenza cinese la richiesta della Germania di diventare membro permanente
del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Massimiliano Menichetti:
*********
“Il 2006 sarà
l'anno dell'Italia in Cina”: lo ha annunciato il presidente Ciampi, dopo il
colloquio con il presidente della Repubblica popolare cinese, Hu Jintao.
L'accordo che istituisce una manifestazione per rafforzare lo spirito di
collaborazione fra i due paesi è stato firmato dal ministro degli Esteri
Gianfranco Fini e dal suo omologo cinese alla presenza dei capi di Stato. E’
quindi la Cina della grande trasformazione economica e delle opportunità di sviluppo
a catalizzare, almeno nel breve periodo, l’attenzione dell’Europa, dell’Italia.
La visita di Stato della rappresentanza guidata da Ciampi si concluderà giovedì
a Shanghai. Ieri le tappe culturali, tra cui la visita alla Città proibita,
oggi l’aspetto più istituzionale. Ribadita la necessità di scambi e di
cooperazione sia in campo economico che culturale. Francesco Sisci direttore
dell’istituto culturale Italia Cina di Pechino:
“A seguito del presidente c’è una
delegazione di industriali immensa: 200 imprese. Forse l’elemento cruciale di
questa visita - Ciampi lo ha sottolineato – è l’aggancio culturale. Infatti
sull’economia noi siamo deboli, dobbiamo fare passi da giganti e forse la
cultura può essere il nostro acceleratore nei rapporti bilaterali”.
Ciampi ha anche
mostrato vicinanza alle posizioni già espresse da Francia e Germania, per la
fine dell'embargo sull’esportazione di armi imposto dall'Europa alla Cina nel
1989, all'indomani della sanguinosa repressione del movimento democratico nella
quale centinaia di persone furono uccise su piazza Tiananmen, nel centro di
Pechino. Segnali positivi anche dall’Unione Europea che ha mostrato aperture
per la fine dell’embargo, anche se non nell’immediato. Ma qual è la situazione,
oggi, sul fronte dei diritti umani? Francesco Visioli coordinatore Cina per
Amnesty International Italia:
R. - Non c’è assolutamente democrazia come
intendiamo noi in Occidente. Per esempio i cristiani non possono professare
liberamente la loro religione così come non possono fare i tibetani, gli uiguri
che sono una minoranza turcofona, che occupa una regione abbastanza ampia della
Cina e vengono continuamente perseguitati. In Cina non esiste assolutamente
libertà di fondare partiti alternativi a quello ufficiale o libertà di formare
sindacati. Non esistono tutte quelle libertà di espressione così come le intendiamo
noi in Italia e nel mondo occidentale.
D. – Seppure lento, c’è un
cambiamento oppure no?
R. – Comincia a muoversi qualcosa anche grazie alle
pressioni di gruppi che si battono per i diritti umani. Esiste, ad esempio, un
movimento di avvocati che inizia un dialogo sulla rimozione della pena di
morte. Ricordiamo che in Cina muoiono giustiziate più di 10 mila persone
all’anno. Queste sono notizie ufficiali del governo cinese. Quindi qualcosa
inizia a muoversi.
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I MISSIONARI DEL SACRO CUORE FESTEGGIANO L’8
DICEMBRE
IL 150.MO DELLA FONDAZIONE
- Intervista con padre Armando Genovese -
Circa 150 anni fa, l’8 dicembre 1854,
Papa Pio IX, oggi Beato, proclamava in San Pietro il dogma dell’Immacolata
Concezione di Maria. Nello stesso giorno un sacerdote francese, padre Jules
Chevalier (1824-1907), fondava un nuovo istituto religioso, i Missionari del
Sacro Cuore di Gesù. Oggi sono oltre
2000 i religiosi presenti in tutti i continenti. Ma chi è stato padre Jules
Chevalier? Giovanni Peduto lo ha chiesto a padre Armando Genovese, teologo e
storico della Congregazione:
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R. –
Era un uomo buono, fedele nella quotidianità del suo impegno, che aveva avuto
un’intuizione particolare. Secondo lui, per incidere sul cuore dell’uomo del
suo tempo, bisognava insistere proprio sul cuore e sul concetto connesso al
cuore, l’amore. Chevalier partiva da un’esperienza che lo inquietava: la fede
rimaneva parallela rispetto alla vita degli uomini del suo tempo. La
spiritualità del suo tempo concepiva un Dio grande, maestoso, infinito, serio,
severo, di fronte al quale inginocchiarsi, soffrire, riparare. Con la scoperta
del Cuore di Cristo, Chevalier non s’incontrò con una nuova devozione, ma con
il contenuto stesso di tutta la rivelazione. Contemplò la tenerezza infinita di
Dio per l’uomo e avvertì che finalmente riusciva a comunicarla con parole
chiare ad ognuno.
D. –
Può ricordare un fatto significativo della sua vita?
R. –
Lo racconta lui stesso, nelle sue Note personali: la nuova comunità
aveva bisogno di risorse economiche per stabilizzarsi. Senza questa solidità,
il vescovo certamente non avrebbe dato il permesso per la fondazione. Così a
Jules viene un’idea: rivolgersi alla Madre di Dio con una novena, che sarebbe
terminata l’8 dicembre 1854, proprio il giorno della proclamazione del dogma
dell’Immacolata Concezione. Alla fine della novena si presenta un signore che
offre 20 mila franchi da parte di una persona anonima. Jules Chevalier riterrà
questo fatto come il miracolo degli inizi e avrà sempre una venerazione
speciale per Maria.
D. -
Qual è il carisma dei Missionari del Sacro Cuore?
R. –
I Missionari del Sacro Cuore contemplano il mistero dell’amore del Padre,
manifestato nel cuore di Cristo. Sentono fortemente di esistere per annunciare
e far conoscere l’amore di Dio per gli uomini, mettendo una cura del tutto
speciale nel contemplarne le insondabili ricchezze del Cuore di Gesù. La strada
del cuore è la piena maturazione dell’umanità: nei cuori liberi dal peccato e
dall’egoismo, nei cuori aperti agli altri, in una solidarietà compassionevole
con il mondo e con la famiglia umana.
D. -
Quali sono stati i momenti più importanti nella storia della Congregazione?
R. –
Mi piace ricordare un avvenimento: nel marzo del 1881 Pio IX fece sapere a
padre Chevalier che sarebbe stato lieto se i suoi religiosi avessero accettato
l’incarico dell’evangelizzazione della Nuova Guinea. Padre Chevalier rispose
immediatamente con grande entusiasmo. Le comunità erano piccole, ma si sa, chi
vive secondo lo Spirito di Dio ha altri parametri. Certo, da quell’atto di
generosità la nuova e piccola Congregazione conobbe un immediato ed enorme sviluppo.
D. –
Cosa fanno oggi i Missionari del Sacro Cuore? Quanti sono e dove operano?
R. –
A 150 anni dalla fondazione, i Missionari del Sacro Cuore contano 16 Province religiose, e poco più di 2000
confratelli. Dopo aver contemplato l’amore che si manifesta nel Cuore di
Cristo, cercano di trasmettere questo amore a tutti gli uomini: pastorale
ordinaria e straordinaria; evangelizzazione degli ambienti, della cultura;
attenzione alle nuove forme di povertà e, al di sopra di tutto, uno spirito
pieno di carità, bontà, semplicità, ispirato ad una larga comprensione e non
privo di una certa simpatia per l’uomo del proprio tempo. Ovunque, in Europa,
in Oceania, in America, in Africa ed in Asia, i Missionari del Sacro Cuore sono
al servizio del cammino del Vangelo.
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INAUGURATO AL PARCO
DELLA MUSICA DI ROMA IL FESTIVAL RUSSO
- Intervista con Gianni Borgna, Anna Blefari,
Tatjana Musatova e Bruno Cagli -
Due
capolavori della letteratura musicale, Sheherazade di Rimsky-Korsakov e
la Quarta Sinfonia di Chajkovsky, e un direttore simbolo della rinascita
culturale russa e della sua apertura al mondo dopo la Perestrojka: con Valerij
Gergiev e l’Orchestra del Teatro Marinskij di San Pietroburgo si è inaugurato
all’Auditorium Parco della Musica a Roma il Festival Russo, organizzato fino al
31 dicembre dall’Accademia di S. Cecilia, Musica per Roma e Fondazione
Italia-Russia. Ce ne parla A.V.:
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(Musica)
Roma
Caput Mundi della cultura. Gemellata con Parigi, dopo il Festival Indiano e
Scandinavo, la capitale apre le porte all’arte russa. A fare gli onori di casa,
l’assessore capitolino Gianni Borgna:
“Roma è
una città internazionale per vocazione. Con il lavoro che abbiamo fatto al
Comune di Roma la città si è riaperta moltissimo a questo rapporto con la
cultura degli altri Paesi, tra l’altro, utilizzando la grande ricchezza di
organismi, istituzioni, accademie culturali, che hanno una lunga tradizione a
Roma”.
Il Ruskij Festival nasce anche
da nuovi presupposti diplomatici, col sostegno del Ministero degli Affari
Esteri. Il direttore generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale,
Anna Blefari:
“I rapporti fra Italia e
Federazione russa si sono molto intensificati. C’è un susseguirsi di vertici
politici. La Russia è un interlocutore importante nello scacchiere mondiale e
l’Italia ha spinto perché la Russia venisse associata anche ai lavori della
Nato. Nell’ambito del Festival è stato deciso anche di creare un foro di
dialogo fra le realtà economiche dei due Paesi e soprattutto fra le società
civili. E il miglior modo di dialogare è attraverso la cultura”.
L’addetto culturale
dell’Ambasciata russa in Italia Tatjana Musatova:
“Gli scambi
culturali con l’Italia sono molto utili per la conoscenza reciproca. Per quanto
riguarda la storia degli scambi culturali tra Italia e Russia, la cultura
veniva prima di tutto, poi veniva il commercio e quindi la politica”.
Cuore pulsante del Festival,
come del nuovo Auditorium, la grande musica portata dall’Accademia Nazionale di
Santa Cecilia. Il Presidente Bruno Cagli:
“Io credo che
ormai sia difficile escludere questo enorme patrimonio musicale russo dell’800
dal patrimonio collettivo europeo. E’ un grandissimo bacino di capolavori che
vivono dei contatti con il mondo occidentale, per l’ispirazione che ne hanno
avuto i musicisti russi, ma viceversa sono stati poi fonte di ispirazione per
tutta la musica successiva, in Italia, in Francia, dappertutto”.
(Musica)
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6
dicembre 2004
INAUGURATA
OGGI IN INDONESIA UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE RELIGIOSA.
OBIETTIVO
DELL’INCONTRO, AL QUALE PARTECIPANO 13 PAESI, LANCIARE
UN
MESSAGGIO DI UNITA’ CONTRO OGNI FORMA DI TERRORISMO
GIAKARTA. = E’ stato il
presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, ad inaugurare oggi a
Yogyakarta una Conferenza Internazionale sulla Cooperazione tra le religioni.
Alla due giorni prenderanno parte 13 Paesi, tra cui Nuova Zelanda, Myanmar,
Cambogia, Filippine e Vietnam, con rappresentanti di 10 confessioni diverse.
“Il nostro obiettivo – ha detto il capo di Stato asiatico, il più popoloso
Paese musulmano nel mondo – è dimostrare come la religione sia una
straordinaria forza per la pace”. “Oggi il terrorismo rappresenta un nemico per
tutte le fedi – ha proseguito Yudhoyono – alla fine sono le forze della luce,
della ragione e della speranza che devono avere la meglio sulle forze delle tenebre,
della disperazione e della violenza”. Il ministro degli Esteri dell’Australia,
dal canto suo, Alexander Downer, ha sottolineato come oggi la pace e l’armonia
del pianeta siano minacciate dal terrorismo, che utilizza la religione come
supporto ideologico per giustificare le sue azioni. “Una terribile perversione
della religione, dal volto violento – ha detto – minaccia i credenti moderati,
così come gli Stati moderati, nell’Est e nell’Ovest”. Negli ultimi anni
l’Indonesia è stata profondamente colpita dalla violenza del terrorismo e delle
tensioni interetniche. Gli attentati di Bali dell’ottobre 2002, ad esempio,
sono costati la vita a 202 persone, mentre nello scorso settembre un’autobomba,
esplosa davanti l’ambasciata australiana di Giakarta, ha causato 10 morti. Obiettivo
dell’incontro, quindi, lanciare una viva testimonianza di convivenza contro
ogni forma di terrorismo. (B.C.)
SEMPRE
CRITICA LA SITUAZIONE IN COSTA D’AVORIO, DOVE PROSEGUE
L’ESODO
VERSO IL SUD. APPELLO DEI MISSIONARI DEL PIME,
CHE
INVITANO TUTTI ALLA SOLIDARIETA’
ROMA. = “Sono ormai più di due anni che la Costa
d’Avorio sta sprofondando in una spirale di violenze e intrighi
politico-economici senza via d’uscita”. Questo, in sintesi, l’appello alla
solidarietà lanciato in un comunicato dai missionari del Pontificio Istituto
Missioni Estere (PIME). Tra questi ultimi, riferisce l’agenzia Fides, vi è
padre Cesare Baldi, appena rientrato da Abidjan, dove ha vissuto momenti tragici
di paura e tensione nei giorni dei combattimenti attorno all’aeroporto,
vicinissimo alla missione. “La situazione umanitaria è disperata – ha riferito
padre Cesare – ad Abidjan ci troviamo di fronte ad una marea di sfollati, che
dalle regioni del nord si sono riversati nelle periferie della capitale,
fuggendo i combattimenti e gli abusi dei ribelli. E nelle altre missioni, che
si trovano proprio al confine tra nord e sud oltre che a Bouaké, continuiamo a
ricevere gente in fuga. Tra la fine del 2002 e gli inizi del 2003 – ha aggiunto
– ci siamo trovati ad assistere almeno 15 mila sfollati”. “Oggi l’esodo verso
il sud è ripreso – ha proseguito – del resto nella zona controllata dai ribelli
non funziona nulla: scuole, ospedali e dispensari sono chiusi ormai da due
anni, così come le vie di comunicazione, mentre tutte le attività agricole e
commerciali sono fortemente compromesse”. La diplomazia, intanto, è all’opera
per trovare una soluzione alla crisi ivoriana. Il presidente sudafricano, Thabo Mkebi, si è incontrato ieri con Guillaume
Soro, capo delle “Forze Nuove”, a Bouaké, roccaforte dei ribelli nel
centro della Costa d’Avorio. Il mediatore dell’Unione Africana ha, inoltre,
incontrato il presidente ivoriano, Laurent Gbagbo, ottenendo la sua disponibilità
ad aprire una strada per gli emendamenti alla Costituzione, che permetterebbero
al suo maggiore rivale politico, l’ex-primo ministro Alassane Outtara, di
concorrere alle elezioni presidenziali. La crisi ivoriana ha visto recentemente
un inasprimento per il coinvolgimento nel conflitto delle truppe francesi,
presenti nel Paese per monitorare gli accordi di pace. (B.C.)
INGENTE
DISPIEGAMENTO DI FORZE DELL’ORDINE OGGI NELLO STATO
DELL’UTTAR
PRADESH, IN INDIA, IN COINCIDENZA DELL’ANNIVERSARIO
DELLA DISTRUZIONE
DELLA MOSCHEA DI AYODHYA. PAURA PER NUOVE VIOLENZE
AYODHYA. = Misure di
sicurezza rafforzate e posti di blocco per regolare gli accessi sono stati
disposti oggi ad Ayodhya, importante centro religioso nello Stato dell’Uttar
Pradesh, in India, in vista dell’anniversario della distruzione di una moschea
da parte di centinaia di induisti, il 6 dicembre 1992. Numerosi poliziotti sono
stati dispiegati nei luoghi ritenuti più a rischio, soprattutto i templi indù,
mentre tutti i punti di accesso ad Ayodhya sono stati messi sotto controllo. Il
rito delle misure di sicurezza si ripete ogni anno, riferisce l’agenzia Misna,
per timore che scoppino nuovi disordini in questa località, dove la moschea
‘Babri Masjid’ – edificata nel XVI secolo in onore di Babur, l’invasore turco
che fondò l’impero Moghul – venne distrutta dalla furia di fondamentalisti
indù. Il clima di tensione creatosi tra la comunità musulmana e quella indù in
conseguenza di questo episodio non si è mai spento. L’irrisolta questione di
Ayodhya, infatti, ha rappresento uno dei fattori scatenanti delle violenze
inter-religiose scoppiate nella primavera 2002 nello Stato del Gujarat, quando
il 27 febbraio fu dato alle fiamme nei pressi di Godhra un convoglio, carico di
estremisti indù di ritorno da un pellegrinaggio ad Ayodhya. Le ritorsioni e le
violenze che ne seguirono provocarono almeno un migliaio di morti, in
prevalenza musulmani. (B.C.)
POLEMICHE
IN ITALIA PER L’INIZIATIVA DI DUE MAESTRE ELEMENTARI DEL COMASCO
DI
SOSTITUIRE IN UNA CANZONE NATALIZIA IL TERMINE “GESU’” CON “VIRTU’”.
IL
VESCOVO DI COMO, MAGGIOLINI: DI QUESTO PASSO SI RISCHIA L’ATEISMO
- A cura
di Alessandro De Carolis -
COMO. = Sostituire “Gesù” con
“virtù”, per salvare rima e metrica di una canzoncina natalizia, ma soprattutto
la concordia tra chi professa una religione diversa da quella maggiormente
diffusa. Un’operazione nata in un’aula elementare di Rebbio, frazione di Como,
che certamente mai le maestre che se ne sono rese autrici avrebbero pensato
innescasse una rovente polemica a sfondo religioso, giunta a sollecitare
interventi di autorità ecclesiali e politiche italiane. Avanti di questo passo,
“rischiamo di arrivare all’ateismo”, ha commentato il vescovo di Como,
Alessandro Maggiolini, per il quale “non importa che la modifica sia stata
fatta su una canzoncina del Coro Antoniano e non su una sacra”, ma “importa il
concetto” e cioè che la parola Gesù “suonasse sgradita a chi cristiano non è”.
Le maestre della scuola elementare “Fogazzaro” hanno definito la vicenda un equivoco
nato da una distorta interpretazione di quanto accaduto in aula, dove sarebbe
stato un bambino a proporre la sostituzione per non urtare la suscettibilità
dei suoi compagni musulmani, in preparazione alla recita di Natale. Ma alcuni genitori,
che non hanno gradito l’iniziativa, hanno riferito la vicenda ai giornali e la
polemica è divampata. In particolare la Padania, quotidiano della Lega Nord, ha
attaccato il preside della scuola, Pasquale Capria, che si è difeso affermando
che la sua è una scuola multietnica, con il 20% di bambini di fede islamica “e
mai un problema di convivenza”. Diversa la valutazione dell’accaduto
all’interno degli ambienti islamici. Se Adel Smith, presidente dell’Unione
musulmani d’Italia, ha criticato le tradizioni festive “che portano a un
indottrinamento religioso coatto” all’interno delle scuole pubbliche, Hamed
Shaari, presidente dell’Istituto culturale islamico di Milano si è attestato su
una posizione più morbida. Le tradizioni che esistono da duemila anni vanno tenute e
rispettate – ha detto - Così anche noi possiamo rispettare le nostre
tradizioni. La cosa importante è che c’è una convivenza e una comprensione da
costruire tra due religioni che hanno una origine comune”.
CRESCE LA
PREOCCUPAZIONE PER LA FORESTA AMAZZONICA PERUVIANA.
NEGLI ULTIMI 4 DECENNI ABBATTUTI 10
MILIONI DI ETTARI, MOLTI ILLEGALMENTE
LIMA. = Allarme per la
foresta amazzonica peruviana. Negli ultimi quarant’anni, infatti, il polmone
verde ha subito l’abbattimento di circa 10 milioni di ettari di selva naturale.
A diffondere la notizia è Enrique Toledo, direttore esecutivo del Fondo per la
promozione dello sviluppo forestale (‘Fondo de Promoción del Desarrollo
Forestal’ - Fondebosque), nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Lima.
La quantità di alberi abbattuti – molti illegalmente – equivale a circa il 13%
del totale del patrimonio boschivo peruviano, ha continuato Toledo, spiegando
che uno dei problemi più gravi è rappresentato dalla cosiddetta ‘tumba y quema
de bosques’, cioè dall’abbattimento delle piante d’alto fusto e dalla loro
distruzione con il fuoco da parte degli agricoltori, che si trasferiscono nelle
regioni amazzoniche alla ricerca di nuove terre da coltivare. “Danno fuoco a
grandi estensioni di terreno - ha spiegato il direttore di Fondebosque
- per poi dare il via ad attività agricole o di allevamento”, provocando
così la distruzione irrimediabile di un patrimonio boschivo insostituibile.
(B.C.)
“I
BAMBINI E LA GUERRA”: E’ LO SLOGAN CHE ACCOMPAGNA UNA MOSTRA
INAUGURATA
NEI GIORNI SCORSI A FIRENZE. NEGLI SCATTI DI PIA RANZATO
IL DRAMMA
DELL’INFANZIA VIOLATA DALL’EGOISMO DEGLI ADULTI
FIRENZE. = Sarà aperta fino al prossimo 10 dicembre
a Firenze la mostra fotografica “I bambini e la guerra”, allestita nella Sala
Affreschi di Palazzo Panciatichi e realizzata da Pia Ranzato, in occasione
delle manifestazioni della “Festa della Toscana” edizione 2004, dedicata ai
diritti dei minori. La rassegna raccoglie le foto scattate nel corso di un
viaggio tra i profughi afghani a Peshawar in Pakistan, nel marzo 2002, e altre
foto realizzate durante il Firenze Social Forum, il Bombay Social Forum e la
Marcia Mondiale dei Bambini del 2004 a Firenze. Le immagini dei piccoli afghani
documentano la vita e le condizioni dei profughi nei campi e nei quartieri
fatiscenti di Peshawar e il lavoro pedagogico di due associazioni di donne,
“Rawa” e “Hawca”, che si adoperano per mantenere viva nei bambini la memoria e
la cultura del proprio Paese. Pia Ranzato, fotografa e videomaker, da anni
documenta l’agire e il pensiero delle donne che lottano per i diritti e contro
i fondamentalismi. Ha realizzato anche il volume e la mostra “Afghanistan
conteso, il sogno del ritorno”, dedicato alla comunità afghana esiliata in
Pakistan. (B.C.)
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6
dicembre 2004
- A cura
di Fausta Speranza -
Non
c’è pace per l’Iraq. Una bambina di nove anni è stata uccisa accidentalmente e
un’altra persona è rimasta ferita durante un attacco di guerriglieri mirato ad
un ufficiale di polizia oggi a Baquba. E
mentre si avvicina il 30 gennaio data delle elezioni generali e dopo un week
end di sangue con oltre venti morti tra le forze irachene e americane, i
vertici militari statunitensi hanno comunicato solo stamane la morte di 3 marines uccisi ieri nella
parte occidentale del Paese e di altri due che hanno perso la vita venerdì
scorso.
Da parte sua, proprio nelle
ultime ore il ministro degli Esteri iracheno, Zebari, ha affermato che il
governo ad interim non sta sottovalutando i
problemi di sicurezza per le prossime elezioni del 30 gennaio e tuttavia ritiene che il voto possa avere
luogo.
Alle 13.30 circa, 7 bombe sono
esplose in città spagnole in diverse zone del Paese: Léon, Avila, Santillana
del Mar, Ciudad Real, Malaga, Valladolid e Alicante. Le esplosioni erano state
annunciate dall’Eta poco prima. Sembra che due o tre persone siano state ferite
ma al momento non si hanno conferme o altre informazioni.
La Gran Bretagna ha ottenuto il
sì degli Stati Uniti allo svolgimento all'inizio dell'anno prossimo di una conferenza internazionale
sul Medio Oriente. Lo scrive oggi il Daily Telegraph aggiungendo che il premier Tony Blair ne discuterà con i leader
israeliani e palestinesi in visita in Medio Oriente questo mese stesso. Sempre
secondo il giornale, la conferenza verrebbe annunciata solo dopo lo svolgimento
delle elezioni per la presidenza palestinese, previste per il 9 gennaio. Su
colloqui diplomatici in programma oggi ma anche su incontri a carattere
economico e sugli affari interni a Israele, il nostro servizio:
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Il successore designato di
Yasser Arafat alla guida dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina
(Olp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), è giunto a Damasco per colloqui con le
autorità siriane che segnano una ripresa ufficiale di rapporti, dopo anni di
divergenze sul processo di pace in Medio Oriente.
Sempre con riferimento all’area
mediorientale ma in tema di economia, Israele, Egitto e Stati Uniti firmeranno
il 14 dicembre un accordo sulla creazione di quattro zone di libero scambio. Lo ha annunciato oggi la presidenza del
consiglio israeliana. I prodotti fabbricati da ditte egiziane e israeliane in
queste zone, situate al confine egiziano, avranno accesso al mercato americano
esenti da tariffe doganali. Una simile cooperazione è già in atto fra Israele,
Giordania e Stati Uniti. Da parte sua,
la società d'elettricità israeliana sta negoziando un accordo con il consorzio egiziano Eastern Mediterranean Gas
un contratto per 2,5 miliardi di
dollari per l'acquisto per 15 anni di
gas naturale. La firma dell'accordo e' prevista per la prossima settimana.
E guardando agli affari interni
a Israele, pochi giorni prima di una riunione cruciale del
Comitato centrale del Likud, il partito di cui è il leader, il primo ministro israeliano
Sharon ha oggi di nuovo sollevato la minaccia di elezioni anticipate se non gli
sarà concesso di formare una nuova coalizione di governo col partito laburista. Il premier vuole un'alleanza con
questo partito che si è impegnato ad
appoggiare il suo piano di ritiro dalla striscia di Gaza e da aree nel nord della Cisgiordania.
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L'Alto rappresentante per la
politica estera e di sicurezza comune della UE, Solana, ritorna oggi a Kiev per
una nuova missione in Ucraina. Solana - ha reso noto il suo ufficio a Bruxelles
- avrà incontri con il presidente polacco, Kwasniewski, il presidente lituano,
Adamkus, e l'inviato russo, Gryzlov. L'obbiettivo è di favorire tutti gli
sforzi per una soluzione positiva dopo che il presidente ucraino uscente,
Kuchma, ha annunciato che nominerà un nuovo governo, in sostituzione di quello
capeggiato dal controverso premier filo-russo Yanukovic, soltanto dopo il varo
delle riforme costituzionali concordate.
Kuchma ha così ingaggiato un ulteriore braccio di ferro con il leader
dell'opposizione Yushenko che in vista del nuovo ballottaggio presidenziale del
26 dicembre con Yanukovic chiede, invece, le immediate dimissioni dell'attuale
governo e poi le riforme destinate a ridurre i poteri del capo dello Stato a
tutto vantaggio del parlamento.
La crisi dell’Ucraina è stata
affrontata anche al Consiglio Plenario dei ministri dell’Organizzazione per la
Sicurezza e lo Sviluppo in Europa, in corso a Sofia in Bulgaria. Il
presidente dell'Osce, Passy, che è il ministro degli Esteri bulgaro, ha
annunciato l’invio il 26 dicembre di mille
osservatori elettorali in Ucraina per il monitoraggio della ripetizione del
ballottaggio delle presidenziali. Si tratta di un numero di osservatori doppio
rispetto a quelli messi in campo il 21 novembre, in occasione del primo
ballottaggio annullato dalla Corte Suprema, ma l’opposizione ucraina ha chiesto
di arrivare a duemila.
Sempre all’incontro Osce, il
primo ministro della Bulgaria, Coburgo ha presentato la proposta per un’
“Alleanza tra le Civiltà” fatta dal presidente del governo spagnolo, Zapatero,
per combattere “le manifestazioni di xenofobia, di razzismo, discriminazione e
intolleranza verso i musulmani”. Il primo ministro Coburgo ha sottolineato,
inoltre, che "la tensione in Georgia, la violenza in Kosovo e le elezioni
presidenziali in Ucrania" hanno messo a dura prova "tanto le
istituzioni che le organizzazioni". "L’espansione della Nato e
dell’Unione Europea, ha spiegato il primo ministro bulgaro, impone che le
organizzazioni si adeguino al nuovo assetto euroatlantico”.
Il
presidente russo Putin, giunto ieri ad Ankara in una storica visita, incontrerà
oggi il presidente Sezer e il primo ministro Erdogan. Dai colloqui dovrebbero
derivare tre accordi su difesa, finanza ed energia, oltre a una dichiarazione
bilaterale di amicizia e collaborazione. In agenda, la partecipazione ad un
foro di uomini d'affari volto a incrementare il commercio fra la Russia e la
Turchia. Ma anche la cooperazione contro il terrorismo dovrebbe essere uno dei
temi centrali degli incontri. Sul piano economico, nella prima metà del 2004
gli scambi bilaterali sono cresciuti del 60 per cento, raggiungendo i 4,6
miliardi di dollari e, secondo le previsioni del ministero del Commercio di
Mosca, potrebbero superare i 10 miliardi alla fine dell'anno.
Anche il ministro per gli affari
europei del governo olandese Atzo
Nicolai sarà in visita ufficiale domani
e dopodomani in Turchia, nel quadro
della presidenza olandese dell'UE. In un comunicato della stessa presidenza si sottolinea che gli incontri
''serviranno alla preparazione del
processo decisionale sull'avvio dei negoziati di adesione della Turchia
all'UE''. Il rappresentante della
presidenza UE - riferisce la nota -
incontrerà il vice primo ministro nonché ministro degli Esteri Gul,
parlamentari e rappresentanti di organizzazioni non governative. L'8 dicembre il ministro olandese pronuncerà anche un discorso in occasione
dell'inaugurazione di un ''centro di
religioni'' che raggruppa una moschea, una sinagoga, una chiesa e un punto di
informazioni. All'inaugurazione sarà
presente il premier turco Erdogan.
E c’è da dire che in Germania i
leader dell'opposizione conservatrice, Angela Merkel della Cdu e Edmund Stoiber
della Csu, hanno ribadito con forza la loro contrarietà alla prospettiva di
ingresso della Turchia nella UE scrivendo al riguardo una lettera al
cancelliere Gerhard Schroeder (Spd).
Chiedono di impedire l'avvio di negoziati miranti alla piena adesione di
Ankara all'Unione. Una decisione su questo tema è attesa al vertice europeo in programma a Bruxelles il 16 e 17
dicembre.
Da oggi fino al 17 dicembre a
Buenos Aires ministri ed esperti di 189 Paesi si incontrano per fare il punto
sulla lotta ai gas serra e sulle strategie per applicare il Protocollo di
Kyoto, il trattato internazionale sulla limitazione delle emissioni che entra
in vigore il 16 febbraio prossimo. L’aumento delle emissioni dei gas ad effetto
serra sta provocando il riscaldamento del clima della Terra con effetti a volte
devastanti. Il servizio di Maurizio
Salvi da Buenos Aires:
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Da anni gli scienziati avvertono
che il clima sulla terra sta riscaldandosi e che questo è dovuto certo alle
radiazioni solari e all’attività vulcanica, ma soprattutto all’azione
dell’uomo. E’ proprio l’uomo che determina le emissioni di gas che producono il
cosiddetto “effetto serra” e quindi l’aumento generale della temperatura del
Pianeta. Le conseguenze di questo fenomeno si manifestano in modo sempre più
evidente con l’aumento nella frequenza, intensità e durata degli uragani e con
piogge disastrose ed inondazioni di intere regioni, oppure con lunghi periodi
di siccità seguiti da eccezionali carestie. Ma si segnalano anche riduzioni
nelle dimensioni dei ghiacciai e scioglimento delle nevi eterne da cui deriva
il rischio di minore disponibilità di acqua per l’energia e l’agricoltura e
l’aumento del livello dei mari che compromette vita e coltivazioni lungo le
coste.
E’ stato questo quadro
allarmante che ha indotto la comunità internazionale a mettere a punto nel 1997
il ‘Protocollo di Kyoto’ in cui sono fissati i meccanismi di massima per
ridurre e stabilizzare le emissioni di gas nocivi. Tutto il processo, che
dovrebbe terminare entro il 2012, è però ritardato dalle difficoltà di ratifica
di vari Paesi e dalla posizione rigida degli Stati Uniti che contribuiscono al
25 per cento dell’”effetto serra” ma che hanno deciso, sotto la gestione del
presidente Bush, di non incoraggiare il programma.
Ma il piatto forte della
Conferenza è che la Russia ha deciso di firmare il protocollo: questo significa
il superamento della soglia del 55 per cento di adesioni e quindi l’entrata in
vigore automatica dell’accordo.
Da Buenos Aires, Maurizio Salvi
per la Radio Vaticana.
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Oltre
il 90% degli 1,6 milioni di aventi diritto al voto si è recato ieri alle urne
per l’approvazione della nuova Costituzione in Centrafrica. Fin dall’apertura
dei seggi nella capitale Bangui si sono viste lunghe file di elettori in attesa
di votare e oltre 3.000 seggi sono rimasti aperti al di là dell’orario
previsto. E per tutta la giornata il Centrafrica è rimasto praticamente
isolato: il ministero dell’Interno, infatti, ha deciso di chiudere le frontiere
fino alla mezzanotte di domenica. La nuova Costituzione, sulla quale si sono
espressi gli elettori, è stata elaborata dopo un lungo dibattito da parte del
Consiglio nazionale di transizione (Cnt), nominato in seguito al colpo di Stato
del generale François Bozizé che nel marzo 2003 depose l’allora presidente
Ange-Félix Patassé. I risultati del referendum dovrebbero essere resi noti
entro otto giorni dalla Corte Suprema.
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