RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 341 - Testo della trasmissione di lunedì 6 dicembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa esprime la sua vicinanza alla popolazione delle Filippine colpita da una serie di devastanti tifoni, che hanno provocato almeno 1400 vittime tra morti e dispersi: intervista con il nunzio a Manila mons. Antonio Franco

 

Le antiche radici cristiane del continente europeo ispirino ai popoli del vecchio continente strade di pace e di mutua collaborazione. Lo ha detto il Papa al nuovo ambasciatore della Repubblica lituana

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Ciampi e Fini in Cina si dicono favorevoli all’abolizione dell’embargo sulla vendita delle armi a Pechino: con noi Francesco Sisci e Francesco Visioli

 

I missionari del Sacro Cuore festeggiano l’8 dicembre il 150.mo della fondazione: ce ne parla padre Armando Genovese 

 

Inaugurato al Parco della Musica di  Roma il Festival Russo: con noi Gianni Borgna, Anna Blefari, Tatjana Musatova e Bruno Cagli

 

CHIESA E SOCIETA’:

Inaugurata oggi in Indonesia una Conferenza internazionale religiosa

 

Sempre critica la situazione in Costa d’Avorio, dove prosegue l’esodo verso il sud

 

Ingente dispiegamento di forze dell’ordine oggi nello Stato dell’Uttar Pradesh, in India, in coincidenza dell’anniversario della distruzione della moschea di Ayodhya

 

Polemiche in Italia per l’iniziativa di due maestre elementari del comasco di sostituire in una canzone natalizia il termine “Gesù” con “virtù” per non offendere gli alunni musulmani

 

Cresce la preoccupazione per la foresta amazzonica peruviana

 

“I bambini e la guerra”: è lo slogan che accompagna una mostra inaugurata nei giorni scorsi a Firenze

 

24 ORE NEL MONDO:

Attacco terroristico contro il Consolato USA di Gedda in Arabia Saudita: morti 4 poliziotti sauditi e 3 terroristi

 

In Iraq una bambina di nove anni uccisa  durante un attacco di guerriglieri a Baquba

 

Storica visita del presidente russo Putin ad Ankara

 

L'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune della UE, Solana, ritorna oggi a Kiev per una nuova missione in Ucraina

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 dicembre 2004

 

 

IL PAPA ESPRIME LA SUA VICINANZA ALLA POPOLAZIONE DELLE FILIPPINE

 COLPITA DA UNA SERIE DI DEVASTANTI TIFONI, CHE HANNO PROVOCATO

ALMENO 1400 VITTIME TRA MORTI E DISPERSI

- Intervista con mons. Antonio Franco -

 

Profondo cordoglio di Giovanni Paolo II per le vittime dei tifoni che, in questi giorni, hanno devastato le Filippine, causando – secondo un ultimo bilancio – oltre 1400 vittime tra morti e dispersi. In un telegramma - a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano - indirizzato al presidente della Conferenza episcopale filippina, l’arcivescovo Fernando Capalla, il Pontefice esprime la sua vicinanza spirituale alle famiglie delle vittime e alle persone impegnate a prestare soccorso alla popolazione. Le Filippine sono con Timor Orientale l’unico Stato asiatico a maggioranza cattolica. Per una testimonianza sulla situazione nelle aree colpite, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Manila il nunzio apostolico, mons. Antonio Franco:

 

**********

R. – I tifoni che si sono abbattuti su una vasta zona delle Filippine hanno provocato danni enormi, che vengono quantificati gradualmente. Ancora non si ha un quadro esatto di quali siano stati i danni. Quelli più gravi sono stati causati dal penultimo tifone, Winnie, che ha distrutto quasi completamente intere regioni ad oriente della zona di Metro Manila. Alcuni villaggi sono stati completamente rasi al suolo. La gente ha perso tutto.

 

D. - Come si sta muovendo la macchina degli aiuti umanitari?

 

R. - Tutti stanno cercando di fare del loro meglio, prima di tutto per provvedere alle necessità più urgenti, più immediate che sono cibo e medicine. Si sta muovendo un po’ la solidarietà internazionale e c’è una grande partecipazione da parte di tutto il Paese. Le varie diocesi delle Filippine stanno organizzando campagne di raccolta sia in denaro, sia in viveri, medicinali e indumenti per poter aiutare quanti sono rimasti colpiti.

 

D. – Qual è la reazione dei filippini in un momento di così profondo dolore?

 

R. – Senza dubbio c’è tanta preghiera e tanta fede. Si temeva che l’ultimo ciclone fosse quello più tragico, più distruttivo. In una maniera quasi inspiegabile, invece, è passato, ha sorvolato la grande maggioranza del territorio provocando danni leggeri. La reazione è stata questa: la Madonna ci ha protetti, ci ha salvati. Questa gente è abituata purtroppo a tali calamità. C’è una grande forza d’animo e c’è una grande serenità anche nel fare fronte a queste difficoltà.

**********

 

 

LE ANTICHE RADICI CRISTIANE DEL CONTINENTE EUROPEO ISPIRINO AI POPOLI

DEL VECCHIO CONTINENTE STRADE DI PACE E DI MUTUA COLLABORAZIONE.

LO HA DETTO IL PAPA AL NUOVO AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA LITUANA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

L’Europa, e la Lituania con lei, sappia trovare le vie per costruire la pace e la prosperità dall’Atlantico agli Urali, senza dimenticare la dimensione etica che le proviene dalla sua antica eredità cristiana. L’auspicio di Giovanni Paolo II è contenuto nel discorso indirizzato questa mattina al nuovo ambasciatore della Repubblica baltica presso la Santa Sede, il 64.enne Algirdas Saudargas, laureato in biofisica e poliglotta, ricevuto in udienza per la presentazione delle lettere credenziali. Ce ne parla Alessandro De Carolis.

 

**********

Il dibattito attorno alle radici cristiane è di grande attualità in Lituania, una delle nazioni della nuova Europa comunitaria a 25 Stati. Giovanni Paolo II ha riconosciuto davanti al nuovo ambasciatore del Paese baltico questo dato culturale e sociale, attorno al quale, ha detto, si sta snodando un dibattito che trae vigore da una linfa antica quanto il cristianesimo. Dal momento che la Santa Sede, ha affermato il Papa, non si è mai stancata “di difendere i diritti dei popoli a presentarsi sullo scenario della storia con le proprie peculiarità, nel rispetto delle legittime libertà di ciascuno”, anche le autorità della Lituania – è stata l’esortazione del Pontefice – devono continuare ad impegnarsi “con animo sincero” a costruire una società libera su salde fondamenta etiche e morali. La legge morale universale, del resto, “costituisce – ha osservato il Papa - un cammino sicuro per la civile convivenza”.

 

In questo scenario di impegno, i cattolici lituani – che rappresentano circa l’80% della popolazione totale – collaborino con tutte le persone di buona volontà affinché, ha detto Giovanni Paolo II, evitino alla società di essere “fortemente influenzata” dalle false seduzioni del “modello secolaristico ed edonistico della vita”. Consapevoli di “non potersi accontentare di combattere le conseguenze del male – ha soggiunto il Papa - i credenti sono disposti a camminare fianco a fianco con quanti, attraverso un’opportuna legislazione ed equilibrati stili di comportamento, favoriscono la difesa della famiglia e della vita, dal suo concepimento fino alla morte naturale”. Infine, un pensiero sull’Europa comunitaria, nella quale la Lituania ha fatto il suo ingresso da pochi mesi suscitando, tra l’altro, l’“intimo compiacimento” del Pontefice. “Voglia Iddio – è stata la preghiera finale di Giovanni Paolo II - che questo Continente sappia trovare i modi e le vie per costruire la pace e la prosperità in un clima di fruttuosa collaborazione, nel rispetto delle culture e dei legittimi diritti di tutti, perseguendo come obiettivo il bene delle persone e dell’intera Europa dall’Atlantico agli Urali”.

**********

 

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto, in successive udienze, un gruppo di vescovi della conferenza episcopale degli Stati Uniti d’America in visita ad Limina Apostolorum e il signor Birger Dan Nielsen, ambasciatore di Danimarca, con la consorte, in visita di congedo.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Rendiamo onore alla Tota pulchra": all'Angelus Giovanni Paolo II annuncia le celebrazioni della solennità dell'8 dicembre, che assume quest'anno un significato particolare in coincidenza con i 150 anni della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione.

Sempre in prima, la notizia del cruento attacco al consolato degli Usa a Riad, in Arabia Saudita.

 

Nelle vaticane, nel discorso al nuovo ambasciatore di Lituania il Papa richiama con forza il bisogno di sottolineare le radici cristiane, dalle quali il tessuto popolare ha tratto linfa vitale lungo i secoli.

Taiwan: l'omelia del cardinale Crescenzio Sepe a chiusura del Congresso Eucaristico Nazionale svoltosi a Wanjin.

 

Nelle estere, in evidenza l'Iraq, dove le sanguinose violenze non conoscono tregua. La Mezzaluna rossa lascia Falluja per motivi di sicurezza.

Per la rubrica dell' "Atlante geopolitico", un articolo di Giuseppe M. Petrone dal titolo "Afghanistan: si insedia il Presidente Karzai".

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giovanni Lugaresi in merito alla rassegna padovana sul tema "Bronzi del Rinascimento Collezione Vok". 

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della camorra.

In rilievo un articolo dal titolo "Il confronto politico necessita di stile": polemiche sull'utilizzo dei giovani in campagna elettorale.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

6 dicembre 2004

 

 

CIAMPI E FINI IN CINA SI DICONO FAVOREVOLI ALL’ABOLIZIONE DELL’EMBARGO

SULLA VENDITA DELLE ARMI A PECHINO

 - Intervista con Francesco Sisci e Francesco Visioli -

 

Rilanciare i rapporti economici e culturali tra Italia e Cina: è il proposito ribadito dal presidente della repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, in visita ufficiale a Pechino. Oggi l’incontro con il presidente cinese Hu Jintao, in cui è stato sottolineato che l’Italia guarda con favore all'abolizione dell'embargo sull'esportazione delle armi. Segnali positivi, in tal senso, anche dall’Unione Europea. Intanto è arrivato in Cina il Cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, per firmare diversi contratti economici bilaterali ma anche per discutere con la dirigenza cinese la richiesta della Germania di diventare membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Massimiliano Menichetti:

 

*********

“Il 2006 sarà l'anno dell'Italia in Cina”: lo ha annunciato il presidente Ciampi, dopo il colloquio con il presidente della Repubblica popolare cinese, Hu Jintao. L'accordo che istituisce una manifestazione per rafforzare lo spirito di collaborazione fra i due paesi è stato firmato dal ministro degli Esteri Gianfranco Fini e dal suo omologo cinese alla presenza dei capi di Stato. E’ quindi la Cina della grande trasformazione economica e delle opportunità di sviluppo a catalizzare, almeno nel breve periodo, l’attenzione dell’Europa, dell’Italia. La visita di Stato della rappresentanza guidata da Ciampi si concluderà giovedì a Shanghai. Ieri le tappe culturali, tra cui la visita alla Città proibita, oggi l’aspetto più istituzionale. Ribadita la necessità di scambi e di cooperazione sia in campo economico che culturale. Francesco Sisci direttore dell’istituto culturale Italia Cina di Pechino:

 

         “A seguito del presidente c’è una delegazione di industriali immensa: 200 imprese. Forse l’elemento cruciale di questa visita - Ciampi lo ha sottolineato – è l’aggancio culturale. Infatti sull’economia noi siamo deboli, dobbiamo fare passi da giganti e forse la cultura può essere il nostro acceleratore nei rapporti bilaterali”.

 

Ciampi ha anche mostrato vicinanza alle posizioni già espresse da Francia e Germania, per la fine dell'embargo sull’esportazione di armi imposto dall'Europa alla Cina nel 1989, all'indomani della sanguinosa repressione del movimento democratico nella quale centinaia di persone furono uccise su piazza Tiananmen, nel centro di Pechino. Segnali positivi anche dall’Unione Europea che ha mostrato aperture per la fine dell’embargo, anche se non nell’immediato. Ma qual è la situazione, oggi, sul fronte dei diritti umani? Francesco Visioli coordinatore Cina per Amnesty International Italia:

 

R. - Non c’è assolutamente democrazia come intendiamo noi in Occidente. Per esempio i cristiani non possono professare liberamente la loro religione così come non possono fare i tibetani, gli uiguri che sono una minoranza turcofona, che occupa una regione abbastanza ampia della Cina e vengono continuamente perseguitati. In Cina non esiste assolutamente libertà di fondare partiti alternativi a quello ufficiale o libertà di formare sindacati. Non esistono tutte quelle libertà di espressione così come le intendiamo noi in Italia e nel mondo occidentale.

 

D. – Seppure lento, c’è un cambiamento oppure no?

 

R. – Comincia a muoversi qualcosa anche grazie alle pressioni di gruppi che si battono per i diritti umani. Esiste, ad esempio, un movimento di avvocati che inizia un dialogo sulla rimozione della pena di morte. Ricordiamo che in Cina muoiono giustiziate più di 10 mila persone all’anno. Queste sono notizie ufficiali del governo cinese. Quindi qualcosa inizia a muoversi.

**********

 

 

I MISSIONARI DEL SACRO CUORE FESTEGGIANO L’8 DICEMBRE

IL 150.MO DELLA FONDAZIONE

- Intervista con padre Armando Genovese -   

 

         Circa 150 anni fa, l’8 dicembre 1854, Papa Pio IX, oggi Beato, proclamava in San Pietro il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Nello stesso giorno un sacerdote francese, padre Jules Chevalier (1824-1907), fondava un nuovo istituto religioso, i Missionari del Sacro Cuore di Gesù.  Oggi sono oltre 2000 i religiosi presenti in tutti i continenti. Ma chi è stato padre Jules Chevalier? Giovanni Peduto lo ha chiesto a padre Armando Genovese, teologo e storico della Congregazione:

 

**********

R. – Era un uomo buono, fedele nella quotidianità del suo impegno, che aveva avuto un’intuizione particolare. Secondo lui, per incidere sul cuore dell’uomo del suo tempo, bisognava insistere proprio sul cuore e sul concetto connesso al cuore, l’amore. Chevalier partiva da un’esperienza che lo inquietava: la fede rimaneva parallela rispetto alla vita degli uomini del suo tempo. La spiritualità del suo tempo concepiva un Dio grande, maestoso, infinito, serio, severo, di fronte al quale inginocchiarsi, soffrire, riparare. Con la scoperta del Cuore di Cristo, Chevalier non s’incontrò con una nuova devozione, ma con il contenuto stesso di tutta la rivelazione. Contemplò la tenerezza infinita di Dio per l’uomo e avvertì che finalmente riusciva a comunicarla con parole chiare ad ognuno.

 

D. – Può ricordare un fatto significativo della sua vita?

 

R. – Lo racconta lui stesso, nelle sue Note personali: la nuova comunità aveva bisogno di risorse economiche per stabilizzarsi. Senza questa solidità, il vescovo certamente non avrebbe dato il permesso per la fondazione. Così a Jules viene un’idea: rivolgersi alla Madre di Dio con una novena, che sarebbe terminata l’8 dicembre 1854, proprio il giorno della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. Alla fine della novena si presenta un signore che offre 20 mila franchi da parte di una persona anonima. Jules Chevalier riterrà questo fatto come il miracolo degli inizi e avrà sempre una venerazione speciale per Maria.

 

D. - Qual è il carisma dei Missionari del Sacro Cuore?

 

R. – I Missionari del Sacro Cuore contemplano il mistero dell’amore del Padre, manifestato nel cuore di Cristo. Sentono fortemente di esistere per annunciare e far conoscere l’amore di Dio per gli uomini, mettendo una cura del tutto speciale nel contemplarne le insondabili ricchezze del Cuore di Gesù. La strada del cuore è la piena maturazione dell’umanità: nei cuori liberi dal peccato e dall’egoismo, nei cuori aperti agli altri, in una solidarietà compassionevole con il mondo e con la famiglia umana.

 

D. - Quali sono stati i momenti più importanti nella storia della Congregazione?

 

R. – Mi piace ricordare un avvenimento: nel marzo del 1881 Pio IX fece sapere a padre Chevalier che sarebbe stato lieto se i suoi religiosi avessero accettato l’incarico dell’evangelizzazione della Nuova Guinea. Padre Chevalier rispose immediatamente con grande entusiasmo. Le comunità erano piccole, ma si sa, chi vive secondo lo Spirito di Dio ha altri parametri. Certo, da quell’atto di generosità la nuova e piccola Congregazione conobbe un immediato ed enorme sviluppo.

 

D. – Cosa fanno oggi i Missionari del Sacro Cuore? Quanti sono e dove operano?

 

R. – A 150 anni dalla fondazione, i Missionari del Sacro Cuore contano 16  Province religiose, e poco più di 2000 confratelli. Dopo aver contemplato l’amore che si manifesta nel Cuore di Cristo, cercano di trasmettere questo amore a tutti gli uomini: pastorale ordinaria e straordinaria; evangelizzazione degli ambienti, della cultura; attenzione alle nuove forme di povertà e, al di sopra di tutto, uno spirito pieno di carità, bontà, semplicità, ispirato ad una larga comprensione e non privo di una certa simpatia per l’uomo del proprio tempo. Ovunque, in Europa, in Oceania, in America, in Africa ed in Asia, i Missionari del Sacro Cuore sono al servizio del cammino del Vangelo.

********** 

 

 

INAUGURATO AL PARCO DELLA MUSICA DI  ROMA IL FESTIVAL RUSSO

- Intervista con Gianni Borgna, Anna Blefari, Tatjana Musatova e Bruno Cagli -

 

Due capolavori della letteratura musicale, Sheherazade di Rimsky-Korsakov e la Quarta Sinfonia di Chajkovsky, e un direttore simbolo della rinascita culturale russa e della sua apertura al mondo dopo la Perestrojka: con Valerij Gergiev e l’Orchestra del Teatro Marinskij di San Pietroburgo si è inaugurato all’Auditorium Parco della Musica a Roma il Festival Russo, organizzato fino al 31 dicembre dall’Accademia di S. Cecilia, Musica per Roma e Fondazione Italia-Russia. Ce ne parla A.V.:

 

**********

(Musica)

 

Roma Caput Mundi della cultura. Gemellata con Parigi, dopo il Festival Indiano e Scandinavo, la capitale apre le porte all’arte russa. A fare gli onori di casa, l’assessore capitolino Gianni Borgna:

 

“Roma è una città internazionale per vocazione. Con il lavoro che abbiamo fatto al Comune di Roma la città si è riaperta moltissimo a questo rapporto con la cultura degli altri Paesi, tra l’altro, utilizzando la grande ricchezza di organismi, istituzioni, accademie culturali, che hanno una lunga tradizione a Roma”.

 

Il Ruskij Festival nasce anche da nuovi presupposti diplomatici, col sostegno del Ministero degli Affari Esteri. Il direttore generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale, Anna Blefari:

 

“I rapporti fra Italia e Federazione russa si sono molto intensificati. C’è un susseguirsi di vertici politici. La Russia è un interlocutore importante nello scacchiere mondiale e l’Italia ha spinto perché la Russia venisse associata anche ai lavori della Nato. Nell’ambito del Festival è stato deciso anche di creare un foro di dialogo fra le realtà economiche dei due Paesi e soprattutto fra le società civili. E il miglior modo di dialogare è attraverso la cultura”.

 

L’addetto culturale dell’Ambasciata russa in Italia Tatjana Musatova:

 

“Gli scambi culturali con l’Italia sono molto utili per la conoscenza reciproca. Per quanto riguarda la storia degli scambi culturali tra Italia e Russia, la cultura veniva prima di tutto, poi veniva il commercio e quindi la politica”.

 

Cuore pulsante del Festival, come del nuovo Auditorium, la grande musica portata dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Il Presidente Bruno Cagli:

 

“Io credo che ormai sia difficile escludere questo enorme patrimonio musicale russo dell’800 dal patrimonio collettivo europeo. E’ un grandissimo bacino di capolavori che vivono dei contatti con il mondo occidentale, per l’ispirazione che ne hanno avuto i musicisti russi, ma viceversa sono stati poi fonte di ispirazione per tutta la musica successiva, in Italia, in Francia, dappertutto”.

 

(Musica)

**********

=======ooo========     

 

 

CHIESA E SOCIETA’

6 dicembre 2004

 

 

INAUGURATA OGGI IN INDONESIA UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE RELIGIOSA.

OBIETTIVO DELL’INCONTRO, AL QUALE PARTECIPANO 13 PAESI, LANCIARE

UN MESSAGGIO DI UNITA’ CONTRO OGNI FORMA DI TERRORISMO

 

GIAKARTA. = E’ stato il presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, ad inaugurare oggi a Yogyakarta una Conferenza Internazionale sulla Cooperazione tra le religioni. Alla due giorni prenderanno parte 13 Paesi, tra cui Nuova Zelanda, Myanmar, Cambogia, Filippine e Vietnam, con rappresentanti di 10 confessioni diverse. “Il nostro obiettivo – ha detto il capo di Stato asiatico, il più popoloso Paese musulmano nel mondo – è dimostrare come la religione sia una straordinaria forza per la pace”. “Oggi il terrorismo rappresenta un nemico per tutte le fedi – ha proseguito Yudhoyono – alla fine sono le forze della luce, della ragione e della speranza che devono avere la meglio sulle forze delle tenebre, della disperazione e della violenza”. Il ministro degli Esteri dell’Australia, dal canto suo, Alexander Downer, ha sottolineato come oggi la pace e l’armonia del pianeta siano minacciate dal terrorismo, che utilizza la religione come supporto ideologico per giustificare le sue azioni. “Una terribile perversione della religione, dal volto violento – ha detto – minaccia i credenti moderati, così come gli Stati moderati, nell’Est e nell’Ovest”. Negli ultimi anni l’Indonesia è stata profondamente colpita dalla violenza del terrorismo e delle tensioni interetniche. Gli attentati di Bali dell’ottobre 2002, ad esempio, sono costati la vita a 202 persone, mentre nello scorso settembre un’autobomba, esplosa davanti l’ambasciata australiana di Giakarta, ha causato 10 morti. Obiettivo dell’incontro, quindi, lanciare una viva testimonianza di convivenza contro ogni forma di terrorismo. (B.C.)

 

 

SEMPRE CRITICA LA SITUAZIONE IN COSTA D’AVORIO, DOVE PROSEGUE

L’ESODO VERSO IL SUD. APPELLO DEI MISSIONARI DEL PIME,

CHE INVITANO TUTTI ALLA SOLIDARIETA’

 

ROMA. = “Sono ormai più di due anni che la Costa d’Avorio sta sprofondando in una spirale di violenze e intrighi politico-economici senza via d’uscita”. Questo, in sintesi, l’appello alla solidarietà lanciato in un comunicato dai missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME). Tra questi ultimi, riferisce l’agenzia Fides, vi è padre Cesare Baldi, appena rientrato da Abidjan, dove ha vissuto momenti tragici di paura e tensione nei giorni dei combattimenti attorno all’aeroporto, vicinissimo alla missione. “La situazione umanitaria è disperata – ha riferito padre Cesare – ad Abidjan ci troviamo di fronte ad una marea di sfollati, che dalle regioni del nord si sono riversati nelle periferie della capitale, fuggendo i combattimenti e gli abusi dei ribelli. E nelle altre missioni, che si trovano proprio al confine tra nord e sud oltre che a Bouaké, continuiamo a ricevere gente in fuga. Tra la fine del 2002 e gli inizi del 2003 – ha aggiunto – ci siamo trovati ad assistere almeno 15 mila sfollati”. “Oggi l’esodo verso il sud è ripreso – ha proseguito – del resto nella zona controllata dai ribelli non funziona nulla: scuole, ospedali e dispensari sono chiusi ormai da due anni, così come le vie di comunicazione, mentre tutte le attività agricole e commerciali sono fortemente compromesse”. La diplomazia, intanto, è all’opera per trovare una soluzione alla crisi ivoriana. Il presidente sudafricano, Thabo Mkebi, si è incontrato ieri con Guillaume Soro, capo delle “Forze Nuove”, a Bouaké, roccaforte dei ribelli nel centro della Costa d’Avorio. Il mediatore dell’Unione Africana ha, inoltre, incontrato il presidente ivoriano, Laurent Gbagbo, ottenendo la sua disponibilità ad aprire una strada per gli emendamenti alla Costituzione, che permetterebbero al suo maggiore rivale politico, l’ex-primo ministro Alassane Outtara, di concorrere alle elezioni presidenziali. La crisi ivoriana ha visto recentemente un inasprimento per il coinvolgimento nel conflitto delle truppe francesi, presenti nel Paese per monitorare gli accordi di pace. (B.C.)

 

 

INGENTE DISPIEGAMENTO DI FORZE DELL’ORDINE OGGI NELLO STATO

DELL’UTTAR PRADESH, IN INDIA, IN COINCIDENZA DELL’ANNIVERSARIO

DELLA DISTRUZIONE DELLA MOSCHEA DI AYODHYA. PAURA PER NUOVE VIOLENZE

 

AYODHYA. = Misure di sicurezza rafforzate e posti di blocco per regolare gli accessi sono stati disposti oggi ad Ayodhya, importante centro religioso nello Stato dell’Uttar Pradesh, in India, in vista dell’anniversario della distruzione di una moschea da parte di centinaia di induisti, il 6 dicembre 1992. Numerosi poliziotti sono stati dispiegati nei luoghi ritenuti più a rischio, soprattutto i templi indù, mentre tutti i punti di accesso ad Ayodhya sono stati messi sotto controllo. Il rito delle misure di sicurezza si ripete ogni anno, riferisce l’agenzia Misna, per timore che scoppino nuovi disordini in questa località, dove la moschea ‘Babri Masjid’ – edificata nel XVI secolo in onore di Babur, l’invasore turco che fondò l’impero Moghul – venne distrutta dalla furia di fondamentalisti indù. Il clima di tensione creatosi tra la comunità musulmana e quella indù in conseguenza di questo episodio non si è mai spento. L’irrisolta questione di Ayodhya, infatti, ha rappresento uno dei fattori scatenanti delle violenze inter-religiose scoppiate nella primavera 2002 nello Stato del Gujarat, quando il 27 febbraio fu dato alle fiamme nei pressi di Godhra un convoglio, carico di estremisti indù di ritorno da un pellegrinaggio ad Ayodhya. Le ritorsioni e le violenze che ne seguirono provocarono almeno un migliaio di morti, in prevalenza musulmani. (B.C.)

 

 

POLEMICHE IN ITALIA PER L’INIZIATIVA DI DUE MAESTRE ELEMENTARI DEL COMASCO

DI SOSTITUIRE IN UNA CANZONE NATALIZIA IL TERMINE “GESU’” CON “VIRTU’”.

IL VESCOVO DI COMO, MAGGIOLINI: DI QUESTO PASSO SI RISCHIA L’ATEISMO

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

COMO. = Sostituire “Gesù” con “virtù”, per salvare rima e metrica di una canzoncina natalizia, ma soprattutto la concordia tra chi professa una religione diversa da quella maggiormente diffusa. Un’operazione nata in un’aula elementare di Rebbio, frazione di Como, che certamente mai le maestre che se ne sono rese autrici avrebbero pensato innescasse una rovente polemica a sfondo religioso, giunta a sollecitare interventi di autorità ecclesiali e politiche italiane. Avanti di questo passo, “rischiamo di arrivare all’ateismo”, ha commentato il vescovo di Como, Alessandro Maggiolini, per il quale “non importa che la modifica sia stata fatta su una canzoncina del Coro Antoniano e non su una sacra”, ma “importa il concetto” e cioè che la parola Gesù “suonasse sgradita a chi cristiano non è”. Le maestre della scuola elementare “Fogazzaro” hanno definito la vicenda un equivoco nato da una distorta interpretazione di quanto accaduto in aula, dove sarebbe stato un bambino a proporre la sostituzione per non urtare la suscettibilità dei suoi compagni musulmani, in preparazione alla recita di Natale. Ma alcuni genitori, che non hanno gradito l’iniziativa, hanno riferito la vicenda ai giornali e la polemica è divampata. In particolare la Padania, quotidiano della Lega Nord, ha attaccato il preside della scuola, Pasquale Capria, che si è difeso affermando che la sua è una scuola multietnica, con il 20% di bambini di fede islamica “e mai un problema di convivenza”. Diversa la valutazione dell’accaduto all’interno degli ambienti islamici. Se Adel Smith, presidente dell’Unione musulmani d’Italia, ha criticato le tradizioni festive “che portano a un indottrinamento religioso coatto” all’interno delle scuole pubbliche, Hamed Shaari, presidente dell’Istituto culturale islamico di Milano si è attestato su una posizione più morbida. Le tradizioni che esistono da duemila anni vanno tenute e rispettate – ha detto - Così anche noi possiamo rispettare le nostre tradizioni. La cosa importante è che c’è una convivenza e una comprensione da costruire tra due religioni che hanno una origine comune”.

 

 

CRESCE LA PREOCCUPAZIONE PER LA FORESTA AMAZZONICA PERUVIANA.

NEGLI ULTIMI 4 DECENNI ABBATTUTI 10 MILIONI DI ETTARI, MOLTI ILLEGALMENTE

 

LIMA. = Allarme per la foresta amazzonica peruviana. Negli ultimi quarant’anni, infatti, il polmone verde ha subito l’abbattimento di circa 10 milioni di ettari di selva naturale. A diffondere la notizia è Enrique Toledo, direttore esecutivo del Fondo per la promozione dello sviluppo forestale (‘Fondo de Promoción del Desarrollo Forestal’ - Fondebosque), nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Lima. La quantità di alberi abbattuti – molti illegalmente – equivale a circa il 13% del totale del patrimonio boschivo peruviano, ha continuato Toledo, spiegando che uno dei problemi più gravi è rappresentato dalla cosiddetta ‘tumba y quema de bosques’, cioè dall’abbattimento delle piante d’alto fusto e dalla loro distruzione con il fuoco da parte degli agricoltori, che si trasferiscono nelle regioni amazzoniche alla ricerca di nuove terre da coltivare. “Danno fuoco a grandi estensioni di terreno - ha spiegato il direttore di Fondebosque - per poi dare il via ad attività agricole o di allevamento”, provocando così la distruzione irrimediabile di un patrimonio boschivo insostituibile. (B.C.)

 

 

“I BAMBINI E LA GUERRA”: E’ LO SLOGAN CHE ACCOMPAGNA UNA MOSTRA

INAUGURATA NEI GIORNI SCORSI A FIRENZE. NEGLI SCATTI DI PIA RANZATO

IL DRAMMA DELL’INFANZIA VIOLATA DALL’EGOISMO DEGLI ADULTI

 

FIRENZE. = Sarà aperta fino al prossimo 10 dicembre a Firenze la mostra fotografica “I bambini e la guerra”, allestita nella Sala Affreschi di Palazzo Panciatichi e realizzata da Pia Ranzato, in occasione delle manifestazioni della “Festa della Toscana” edizione 2004, dedicata ai diritti dei minori. La rassegna raccoglie le foto scattate nel corso di un viaggio tra i profughi afghani a Peshawar in Pakistan, nel marzo 2002, e altre foto realizzate durante il Firenze Social Forum, il Bombay Social Forum e la Marcia Mondiale dei Bambini del 2004 a Firenze. Le immagini dei piccoli afghani documentano la vita e le condizioni dei profughi nei campi e nei quartieri fatiscenti di Peshawar e il lavoro pedagogico di due associazioni di donne, “Rawa” e “Hawca”, che si adoperano per mantenere viva nei bambini la memoria e la cultura del proprio Paese. Pia Ranzato, fotografa e videomaker, da anni documenta l’agire e il pensiero delle donne che lottano per i diritti e contro i fondamentalismi. Ha realizzato anche il volume e la mostra “Afghanistan conteso, il sogno del ritorno”, dedicato alla comunità afghana esiliata in Pakistan. (B.C.)

 

 

======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

6 dicembre 2004

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Non c’è pace per l’Iraq. Una bambina di nove anni è stata uccisa accidentalmente e un’altra persona è rimasta ferita durante un attacco di guerriglieri mirato ad un ufficiale di  polizia oggi a Baquba. E mentre si avvicina il 30 gennaio data delle elezioni generali e dopo un week end di sangue con oltre venti morti tra le forze irachene e americane, i vertici militari statunitensi hanno comunicato solo stamane  la morte di 3 marines uccisi ieri nella parte occidentale del Paese e di altri due che hanno perso la vita venerdì scorso.

 

Da parte sua, proprio nelle ultime ore il ministro degli Esteri iracheno, Zebari, ha affermato che il governo ad interim non sta sottovalutando i  problemi di sicurezza per le prossime elezioni del 30 gennaio e  tuttavia ritiene che il voto possa avere luogo. 

 

Alle 13.30 circa, 7 bombe sono esplose in città spagnole in diverse zone del Paese: Léon, Avila, Santillana del Mar, Ciudad Real, Malaga, Valladolid e Alicante. Le esplosioni erano state annunciate dall’Eta poco prima. Sembra che due o tre persone siano state ferite ma al momento non si hanno conferme o altre informazioni.

 

La Gran Bretagna ha ottenuto il sì degli Stati Uniti allo svolgimento all'inizio dell'anno  prossimo di una conferenza internazionale sul Medio Oriente. Lo scrive oggi il Daily Telegraph aggiungendo che il  premier Tony Blair ne discuterà con i leader israeliani e palestinesi in visita in Medio Oriente questo mese stesso. Sempre secondo il giornale, la conferenza verrebbe annunciata solo dopo lo svolgimento delle elezioni per la presidenza palestinese, previste per il 9 gennaio. Su colloqui diplomatici in programma oggi ma anche su incontri a carattere economico e sugli affari interni a Israele, il nostro servizio:

 

**********

Il successore designato di Yasser Arafat alla guida dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), è giunto a Damasco per colloqui con le autorità siriane che segnano una ripresa ufficiale di rapporti, dopo anni di divergenze sul processo di pace in Medio Oriente.

Sempre con riferimento all’area mediorientale ma in tema di economia, Israele, Egitto e Stati Uniti firmeranno il 14 dicembre un accordo sulla creazione di quattro  zone di libero scambio. Lo ha annunciato oggi la presidenza del consiglio israeliana. I prodotti fabbricati da ditte egiziane e israeliane in queste zone, situate al confine egiziano, avranno accesso al mercato americano esenti da tariffe doganali. Una simile cooperazione è già in atto fra Israele, Giordania e Stati  Uniti. Da parte sua, la società d'elettricità israeliana sta negoziando un  accordo con il consorzio egiziano Eastern Mediterranean Gas un  contratto per 2,5 miliardi di dollari per l'acquisto per 15  anni di gas naturale. La firma dell'accordo e' prevista per la  prossima settimana.

 

E guardando agli affari interni a Israele, pochi giorni prima di una riunione cruciale del Comitato centrale del Likud, il partito di cui è il leader, il primo ministro israeliano Sharon ha oggi di nuovo sollevato la minaccia di elezioni anticipate se non gli sarà concesso di formare una nuova coalizione di  governo col partito laburista. Il premier vuole un'alleanza con questo partito che si è  impegnato ad appoggiare il suo piano di ritiro dalla striscia di  Gaza e da aree nel nord della Cisgiordania. 

**********

 

L'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune della UE, Solana, ritorna oggi a Kiev per una nuova missione in Ucraina. Solana - ha reso noto il suo ufficio a Bruxelles - avrà incontri con il presidente polacco, Kwasniewski, il presidente lituano, Adamkus, e l'inviato russo, Gryzlov. L'obbiettivo è di favorire tutti gli sforzi per una soluzione positiva dopo che il presidente ucraino uscente, Kuchma, ha annunciato che nominerà un nuovo governo, in sostituzione di quello capeggiato dal controverso premier filo-russo Yanukovic, soltanto dopo il varo delle riforme costituzionali concordate.  Kuchma ha così ingaggiato un ulteriore braccio di ferro con il leader dell'opposizione Yushenko che in vista del nuovo ballottaggio presidenziale del 26 dicembre con Yanukovic chiede, invece, le immediate dimissioni dell'attuale governo e poi le riforme destinate a ridurre i poteri del capo dello Stato a tutto vantaggio del parlamento.

 

La crisi dell’Ucraina è stata affrontata anche al Consiglio Plenario dei ministri dell’Organizzazione per la Sicurezza e lo Sviluppo in Europa, in corso a Sofia in Bulgaria.  Il presidente dell'Osce, Passy, che è il ministro degli Esteri bulgaro, ha annunciato l’invio il 26 dicembre di mille osservatori elettorali in Ucraina per il monitoraggio della ripetizione del ballottaggio delle presidenziali. Si tratta di un numero di osservatori doppio rispetto a quelli messi in campo il 21 novembre, in occasione del primo ballottaggio annullato dalla Corte Suprema, ma l’opposizione ucraina ha chiesto di arrivare a duemila.

 

Sempre all’incontro Osce, il primo ministro della Bulgaria, Coburgo ha presentato la proposta per un’ “Alleanza tra le Civiltà” fatta dal presidente del governo spagnolo, Zapatero, per combattere “le manifestazioni di xenofobia, di razzismo, discriminazione e intolleranza verso i musulmani”. Il primo ministro Coburgo ha sottolineato, inoltre, che "la tensione in Georgia, la violenza in Kosovo e le elezioni presidenziali in Ucrania" hanno messo a dura prova "tanto le istituzioni che le organizzazioni". "L’espansione della Nato e dell’Unione Europea, ha spiegato il primo ministro bulgaro, impone che le organizzazioni si adeguino al nuovo assetto euroatlantico”.

 

Il presidente russo Putin, giunto ieri ad Ankara in una storica visita, incontrerà oggi il presidente Sezer e il primo ministro Erdogan. Dai colloqui dovrebbero derivare tre accordi su difesa, finanza ed energia, oltre a una dichiarazione bilaterale di amicizia e collaborazione. In agenda, la partecipazione ad un foro di uomini d'affari volto a incrementare il commercio fra la Russia e la Turchia. Ma anche la cooperazione contro il terrorismo dovrebbe essere uno dei temi centrali degli incontri. Sul piano economico, nella prima metà del 2004 gli scambi bilaterali sono cresciuti del 60 per cento, raggiungendo i 4,6 miliardi di dollari e, secondo le previsioni del ministero del Commercio di Mosca, potrebbero superare i 10 miliardi alla fine dell'anno.

 

Anche il ministro per gli affari europei del governo  olandese Atzo Nicolai sarà  in visita ufficiale domani e  dopodomani in Turchia, nel quadro della presidenza olandese dell'UE. In un comunicato della stessa  presidenza si sottolinea che gli incontri ''serviranno  alla preparazione del processo decisionale sull'avvio dei negoziati di adesione della Turchia all'UE''.  Il rappresentante della presidenza UE - riferisce la nota -  incontrerà il vice primo ministro nonché ministro degli Esteri Gul, parlamentari e rappresentanti di organizzazioni  non governative. L'8 dicembre il ministro olandese pronuncerà  anche un discorso in occasione dell'inaugurazione di un ''centro  di religioni'' che raggruppa una moschea, una sinagoga, una chiesa e un punto di informazioni. All'inaugurazione sarà  presente il premier turco Erdogan.

 

E c’è da dire che in Germania i leader dell'opposizione conservatrice, Angela Merkel della Cdu e Edmund Stoiber della Csu, hanno ribadito con forza la loro contrarietà alla prospettiva di ingresso della Turchia nella UE scrivendo al riguardo una lettera al cancelliere Gerhard Schroeder (Spd).  Chiedono di impedire l'avvio di negoziati miranti alla piena adesione di Ankara all'Unione. Una decisione su questo tema è  attesa al vertice europeo in programma a Bruxelles il 16 e 17 dicembre.

 

Da oggi fino al 17 dicembre a Buenos Aires ministri ed esperti di 189 Paesi si incontrano per fare il punto sulla lotta ai gas serra e sulle strategie per applicare il Protocollo di Kyoto, il trattato internazionale sulla limitazione delle emissioni che entra in vigore il 16 febbraio prossimo. L’aumento delle emissioni dei gas ad effetto serra sta provocando il riscaldamento del clima della Terra con effetti a volte devastanti.  Il servizio di Maurizio Salvi da Buenos Aires:

 

**********

Da anni gli scienziati avvertono che il clima sulla terra sta riscaldandosi e che questo è dovuto certo alle radiazioni solari e all’attività vulcanica, ma soprattutto all’azione dell’uomo. E’ proprio l’uomo che determina le emissioni di gas che producono il cosiddetto “effetto serra” e quindi l’aumento generale della temperatura del Pianeta. Le conseguenze di questo fenomeno si manifestano in modo sempre più evidente con l’aumento nella frequenza, intensità e durata degli uragani e con piogge disastrose ed inondazioni di intere regioni, oppure con lunghi periodi di siccità seguiti da eccezionali carestie. Ma si segnalano anche riduzioni nelle dimensioni dei ghiacciai e scioglimento delle nevi eterne da cui deriva il rischio di minore disponibilità di acqua per l’energia e l’agricoltura e l’aumento del livello dei mari che compromette vita e coltivazioni lungo le coste.

 

E’ stato questo quadro allarmante che ha indotto la comunità internazionale a mettere a punto nel 1997 il ‘Protocollo di Kyoto’ in cui sono fissati i meccanismi di massima per ridurre e stabilizzare le emissioni di gas nocivi. Tutto il processo, che dovrebbe terminare entro il 2012, è però ritardato dalle difficoltà di ratifica di vari Paesi e dalla posizione rigida degli Stati Uniti che contribuiscono al 25 per cento dell’”effetto serra” ma che hanno deciso, sotto la gestione del presidente Bush, di non incoraggiare il programma.

 

Ma il piatto forte della Conferenza è che la Russia ha deciso di firmare il protocollo: questo significa il superamento della soglia del 55 per cento di adesioni e quindi l’entrata in vigore automatica dell’accordo.

 

Da Buenos Aires, Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

********** 

 

Oltre il 90% degli 1,6 milioni di aventi diritto al voto si è recato ieri alle urne per l’approvazione della nuova Costituzione in Centrafrica. Fin dall’apertura dei seggi nella capitale Bangui si sono viste lunghe file di elettori in attesa di votare e oltre 3.000 seggi sono rimasti aperti al di là dell’orario previsto. E per tutta la giornata il Centrafrica è rimasto praticamente isolato: il ministero dell’Interno, infatti, ha deciso di chiudere le frontiere fino alla mezzanotte di domenica. La nuova Costituzione, sulla quale si sono espressi gli elettori, è stata elaborata dopo un lungo dibattito da parte del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), nominato in seguito al colpo di Stato del generale François Bozizé che nel marzo 2003 depose l’allora presidente Ange-Félix Patassé. I risultati del referendum dovrebbero essere resi noti entro otto giorni dalla Corte Suprema.

 

 

=======ooo=======