RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 340 - Testo della trasmissione di domenica 5 dicembre 2004

 

Sommario

                                       

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’intima gioia del Papa per l’imminente solennita’ dell’Immacolata, a 150 anni dalla proclamazione del dogma.

 

Da ieri a Roma il 21° Congresso mariologico mariano internazionale sul tema “Maria di Nazareth accoglie il figlio di Dio nella storia”: intervista con padre Vincenzo Battaglia

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Non si placa la protesta a Kiev anche se la Corte Suprema ha deciso di annullare il ballottaggio presidenziale. Gli Stati Uniti soddisfatti per il verdetto. Ai nostri microfoni  Pierantonio Lacqua e p. Suk

 

Il volontariato per un futuro più sicuro e sostenibile: nella giornata internazionale promossa dall’Onu. Con noi il responsabile dell’agenzia dei volontari delle Nazioni Unite

 

Un piano di azione internazionale  sulle  ”ferite invisibili” dei traumi postguerra: Intervista con il direttore della Caritas romana mons. Guerino Di Tora

 

Una nuova biografia di Pio XII opera dello storico Philippe Chenaux: ce ne parla il prof. Roberto Morozzo della Rocca

 

Agli splendori della polifonia sacra è dedicata la prima edizione del festival “La polifonia della scuola romana” organizzato dalla Fondazione Bartolucci:  con noi lo stesso mons. Bartolucci

 

Oggi è la seconda domenica d’Avvento: intervista con Cettina Militello

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il cardinale Crescenzio Sepe partecipa a Taiwan ad una cerimonia di ordinazione sacerdotale a conclusione della visita pastorale nel sud-est asiatico.

 

Al via il nuovo progetto dell’Unione Medica Missionaria Italiana in Angola contro le malattie della povertà

 

La dichiarazione finale del Forum mondiale sull’acqua tenutosi in questi giorni a Dakar, nel Senegal

 

In corso a  Caracas il “Meeting mondiale degli intellettuali e artisti in difesa dell’umanità”

 

Inaugurata nei giorni scorsi in Uganda “Radio Pacis”.

 

24 ORE NEL MONDO:

 

Domenica di sangue in Iraq. 26 morti, tra cui una donna e un bambino,  in attacchi in diverse città

 

Scambio di prigionieri tra Tel Aviv ed Il Cairo. Liberata una spia israeliana in cambio di sei studenti egiziani.

 

In Kazakhstan, morti 23 minatori per un’esplosione provocata da una fuga di gas.

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

 

                                      IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 dicembre 2004

 

 

L’INTIMA GIOIA DEL PAPA PER L’IMMINENTE SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA,

VISSUTA IN MODO PARTICOLARE A 150 ANNI DALLA PROCLAMAZIONE DEL DOGMA.

 

 

“Ci prepariamo a celebrare, con intima gioia, la solennità dell’Immacolata Concezione”: con queste parole il Papa all’Angelus in piazza San Pietro ha annunciato le celebrazioni per l’8 dicembre. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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“Un significato particolare” e, dunque, “un’intima gioia”: sono le espressioni con cui Giovanni Paolo II sottolinea che la Solennità dell’Immacolata verrà vissuta mercoledì prossimo, 8 dicembre, con l’intensità della commemorazione dei 150 anni trascorsi “da quando fu proclamato questo importante dogma mariano”.

 

E’ il Papa stesso ad annunciare “la solenne Celebrazione eucaristica nella Basilica Vaticana”. Lì – ricorda – nel 1854 il mio venerato predecessore, il Beato Pio IX, proclamò il dogma unitamente a tanti Vescovi di ogni parte del mondo”.

 

         E il Papa sintetizzando il significato della celebrazione ricorda il valore stesso del Dogma:

 

“Renderemo così onore alla Tota pulchra, a Colei che Iddio scelse come Madre del suo Unigenito Figlio.” 

 

In programma come tutti gli anni – conferma il Papa – il tradizionale omaggio all’Immacolata, nel pomeriggio dell’8 in Piazza di Spagna.  Ad unirsi a questo atto di “filiale venerazione”, Giovanni Paolo II invita tutti:  romani e pellegrini. 

 

Tra i saluti in varie lingue, il pensiero del Papa, in particolare, agli Ispettori Salesiani d’Europa e  agli organizzatori e agli animatori delle “Giornate per la Cooperazione Italiana allo Sviluppo”. Tra i gruppi presenti in piazza, gli Olodum, una banda musicale brasiliana (percussioni, trombe, voci) proveniente dal Pelourinho di Salvador di Bahia, che da 25 anni, si batte per i diritti di cittadinanza della popolazione di colore in Brasile e per il recupero dei minori delle favelas di Bahia,  grazie anche all’azione di aiuto delle organizzazioni internazionali; una delegazione della Mauritania, del Guatemala, dell’Afghanistan, della Sierra Leone, del Mozambico e della Cooperazione Italiana allo Sviluppo.

 

 

DA IERI A ROMA  IL 21° CONGRESSO MARIOLOGICO MARIANO INTERNAZIONALE SUL TEMA     “MARIA DI NAZARETH ACCOGLIE IL FIGLIO DI DIO NELLA STORIA”

- Intervista con padre Vincenzo Battaglia -

 

         Sul tema “Maria di Nazareth accoglie il Figlio di Dio nella storia” è iniziato ieri a Roma , presso la Pontificia Università Lateranense, il 21°  Congresso mariologico mariano internazionale. Il Congresso si concluderà proprio l’8 dicembre nel giorno del 150° anniversario del dogma dell’Immacolata Concezione. E’ promosso dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale e vede la partecipazione di teologi provenienti da tutto il mondo. Al centro dei lavori sarà dunque la maternità divina di Maria nella prospettiva dell’accoglienza. Ce ne parla nell’intervista di  Giovanni Peduto il  presidente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale, il padre francescano Vincenzo Battaglia:

 

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R. - Alla scuola della Vergine Maria, Madre di Dio, si impara a conoscere e a praticare lo stile, il paradigma dell’accoglienza, corrispondente al dono che si riceve, Gesù Cristo, il Figlio che il Padre ha donato ed inviato all’umanità per opera dello Spirito Santo. Si tratta di una accoglienza sorretta dalla fede e dall’obbedienza, pervasa dall’amore grato ed oblativo.

 

D.- Il Congresso si concluderà l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata, nel 150.mo anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Qual è il contenuto essenziale di questa verità di fede?

 

R.- La ricorrenza del 150.mo anniversario della proclamazione del dogma, fatta da Papa Pio IX nella Basilica Vaticana, l’8 dicembre 1854, è una felice coincidenza che consente, tra l’altro, di ripensare la Concezione Immacolata di Maria come il presupposto necessario per l’incarnazione del Figlio di Dio. Mettiamo in evidenza alcuni aspetti del significato essenziale del Dogma: preservata immune da ogni macchia di peccato originale, fin dal primo istante della sua concezione, in vista dei meriti del suo Figlio Gesù Cristo, Salvatore e Redentore del genere umano; redenta, quindi, in modo più sublime e plasmata dallo Spirito Santo come nuova creatura, la Beata Vergine Maria è stata preparata ad accogliere nel cuore e nel corpo il Figlio di Dio. La Concezione Immacolata di Maria è frutto della sola grazia, mette in risalto l’amore assolutamente gratuito e preveniente di Dio; è anticipazione, è primizia dell’efficacia salvifica della Pasqua; segna l’inizio della Chiesa; è sposa di Cristo, Santa ed Immacolata, splendete di bellezza.

 

D.- Quale messaggio viene dato all’umanità da questo Dogma?

 

R.- Tengo a sottolineare che la Concezione Immacolata di Maria è evento di grazia per tutto il genere umano. Fa apprezzare e contemplare qual è la vocazione originaria dell’essere umano, secondo l’eterno progetto salvifico di Dio, Uno e Trino, appartenere quindi pienamente a Dio, godere in pienezza del dono della sua vita e della sua santità; diventare nuova creatura in Cristo Gesù per opera dello Spirito Santo; partecipare alle vittorie di Cristo sul peccato e sulla morte. Maria Santissima è la creatura nella quale l’immagine di Dio si rispecchia con limpidezza assoluta; la bellezza di Maria Immacolata, tota pulchra, è per tutti noi un modello ispiratore ed una speranza che reca conforto.

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   OGGI IN PRIMO PIANO

5 dicembre 2004

               

 

ANCORA DISORDINI A KIEV, IN UCRAINA, NONOSTANTE LA DECISIONE DELLA CORTE SUPREMA DI RIPETERE IL BALLOTTAGGIO PRESIDENZIALE. SODDISFAZIONE PER IL VERDETTO E’ STATA ESPRESSA DAGLI STATI UNITI

 

In Ucraina continua la protesta per l’esito delle elezioni presidenziali. Nonostante sia già stata fissata la data della nuova consultazione, il prossimo 26 dicembre, centinaia di persone hanno bloccato l'accesso ai principali uffici governativi di Kiev. Intanto, Washington ha espresso soddisfazione per la decisione della Corte suprema di annullare il ballottaggio svoltosi il 21 novembre. La Casa Bianca si è anche detta disponibile a collaborare affinché la nuova consultazione avvenga senza disordini. Ma il verdetto del Supremo Tribunale ucraino favorisce in qualche modo il leader dell’opposizione, Viktor Yushenko? Roberto Piermarini lo ha chiesto a Pierantonio Lacqua, responsabile dell’Ansa di Mosca

 

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R. – La Corte Suprema ha indicato tutto il processo per dare all’Ucraina un nuovo capo dello Stato e lo ha fatto chiaramente in un modo che favorisce moltissimo Yushenko. D’altra parte Yushenko è quello che aveva sollevato, appunto, il problema di questi colossali brogli elettorali.

 

D. – Perché a questo punto Yanukovic ha deciso di ripresentarsi, visto che questa decisione della Corte Suprema lo sfavorisce?

 

R. – Perché, in effetti, non ha alternative, né Mosca né il regime se non portare avanti Yanukovic. Infatti, in caso di forfait di Yanukovic Jushenko avrebbe avuto come avversario al ballottaggio un suo alleato e cioè il socialista Morosa arrivato terzo al primo turno delle presidenziali. Quindi, di fatto, il ritiro di Yanukovic avrebbe già sanzionato la vittoria certissima di Yushenko, invece qui a Mosca c’è ancora qualcuno che spera, che proprio sull’onda di questa sentenza shock le regioni orientali filo russe e russificate dell’Ucraina possano andar massicciamente al voto il 26 novembre e quindi, chissà, Yanukovic potrebbe ancora farcela.

 

D. – Le regioni russificate, come dicevi sono per Yanukovic, però minacciano anche la secessione in caso di vittoria di Yusheko. Hanno la possibilità di farlo?

 

R. – Probabilmente le regioni orientali dell’Ucraina si potrebbero accontentare di un’ampia autonomia. D’altra parte a Kiev è anche in corso un processo di riforma politica per depotenziare il ruolo del capo dello Stato perché in questo momento l’Ucraina è una Repubblica presidenziale. L’intenzione sarebbe appunto di trasformarla, invece, in una repubblica più parlamentare. In questo modo uno Yushenko presidente farebbe meno paura anche alle regioni russificate dell’Est.

 

D. – Da’’India Putin ha accusato l’Occidente di arrivare ad un mondo unipolare. Perché il presidente russo usa toni da guerra fredda?

 

R. – L’impressione, a Mosca, è che l’Unione Europea abbia per la prima volta avuto un ruolo in una grave crisi internazionale superiore a quello degli Stati Uniti. Solana ha avuto questo ruolo di mediatore fondamentale a Kiev. Sono i presidenti della Lituania e della Bosnia, cioè di due Paesi appena entrati nell’Unione europea, che hanno avuto una grossa voce in capitolo.

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Con la decisione della Corte Suprema che ha stabilito un nuovo ballottaggio il 26 dicembre, i sostenitori di Yanukovich sperano quindi nel voto massiccio degli elettori della parte orientale filo-russa del Paese. Ma dopo quanto avvenuto a Kiev, Yushenko ce la può fare anche in questa parte dell’Ucraina? Dalla città orientale di Kharpov, ci risponde il missionario polacco, padre Paolo Suk:

 

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R.- A Kharpov, nella città dove stiamo, quasi il 25 per cento hanno votato Yushenko. Visto che il numero di coloro che ha votato Yanukovic era esagerato, anche qui la popolazione è molto favorevole alla democrazia Yushenko ed anche gli ortodossi sono sempre più per Yushenko.

 

D. – Quindi non c’è rischio di una secessione?

 

R. – Non lo credo proprio perché non credo che qualcuno dall’estero voglia forzare più di tanto.

 

D. – Quindi in questa regione si sentono più ucraini che filo russi?

 

R. – Si sentono sempre più ucraini e amano anche la cultura russa, la lingua russa, che parlano perfettamente. Cioè pur volendo la democrazia non vogliono buttare la lingua russa, no, neanche quelli favorevoli a Yushenko. Si rendono conto che per avere dei rapporti buoni con la Russai e con l’occidente conviene sapere sia il russo che l’ucraino e comunicare con tutte e due le parti.

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IL RUOLO DEL VOLONTARIATO PER UN FUTURO PIÙ SICURO E SOSTENIBILE:

NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE PROMOSSA DALL’ONU, A ISLAMABAD

LA CONFERENZA DEL PROGRAMMA DELLE NAZIONI UNITE PER LO SVILUPPO.

 

Per un futuro più sicuro e sostenibile, i governi e la società civile promuovano il coinvolgimento globale delle persone in opere di assistenza e solidarietà. E’ l’invito del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, nell’odierna Giornata internazionale del volontariato per lo sviluppo economico e sociale. Tra gli avvenimenti in corso, la “Conferenza internazionale sul volontariato e gli Obiettivi di sviluppo del millennio”, organizzata a Islamabad dall’UNDP, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo. Al microfono di Roberta Moretti, il dott. Enzo di Taranto, Responsabile dell’Agenzia dei volontari dell’Onu:

 

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R.- Il volontariato rappresenta una risorsa importantissima per il raggiungimento di tutti gli obiettivi di sviluppo. Consideriamo il dimezzamento della povertà entro il 2015 o il sostegno alle popolazioni falcidiate dall’epidemia dell’AIDS o tutti i temi di carattere ambientale (come la riduzione del rischio in caso di disastri naturali):  in tutte queste aree di lavoro il servizio volontario delle popolazioni gioca un ruolo importante nel supplire a carenze delle amministrazioni pubbliche.

 

D.- Ma se il volontariato compensa queste carenze, quale dovrebbe essere il ruolo dei governi?

 

R.- E’ ovvio che senza un sostegno chiaro e forte da parte dei governi e da parte dei Parlamenti il volontariato ha poche possibilità di svilupparsi creativamente in una società. Sicuramente è quindi necessaria una sensibilità maggiore da parte delle istituzioni pubbliche affinché riconoscano l’importanza del volontariato e sostengano il suo sviluppo a livello sia nazionale, sia internazionale.

 

D.- L’Agenzia per il volontariato delle Nazioni Unite promuove la cosiddetta cooperazione Sud-Sud…

 

R.- Consiste nell’identificare delle professionalità in Paesi in via di sviluppo e trasferire tali professionalità, attraverso un servizio di volontariato, in un altro Paese in via di sviluppo. Così facendo si cerca di sfatare un po’ il mito che la cooperazione internazionale sia una cooperazione Nord-Sud, attraverso la quale professionalità dei Paesi ricchi prestano assistenza a realtà sottosviluppate del Pianeta. La cooperazione sud-sud tende a valorizzare il contributo delle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo in sostegno ad altre realtà in cui ci sia un bisogno specifico.

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CON UN PIANO DI AZIONE INTERNAZIONALE SI E’ CONCLUSO, IERI IN CAMPIDOGLIO, L’INCONTRO DEDICATO ALLA CURA DELLE ”FERITE INVISIBILI” DEI TRAUMI POSTGUERRA.

- Intervista con mons. Guerino Di Tora -

 

Un piano d’azione internazionale per curare le “ferite invisibili” dei traumi postguerra: è il frutto dell’incontro conclusosi ieri in Campidoglio, a Roma,  tra i ministri della sanità di 50 Paesi teatro di guerre e i rappresentanti delle maggiori istituzioni internazionali.  Nell’occasione, la Caritas ha annunciato  la prossima apertura di un centro internazionale specializzato in materia. Ma quali sono gli obiettivi emersi  dall’incontro? Lo spiega, nell’intervista di  Jean-Baptiste Sourou,  mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas romana.

 

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R.- Gli obiettivi sono quelli di far prendere coscienza dell’esistenza di quelle che sono ferite invisibili. Nella società dell’immagine è più facile guardare a quelle che sono le realtà esterne, fisiche, e, quindi la cura, l’attenzione verso quelle che sono malattie visibili, la perdita di un braccio, la perdita di un occhio, cose del genere. Ci si cura di meno di quella che è una realtà invisibile, di quello che va a toccare la psiche dell’uomo, cioè le malattie psicologiche. Si tratta della spiritualità di una persona e noi riteniamo sia un fondamento importante. L’uomo non è soltanto la corporeità o l’esteriorità. L’uomo ha una sua spiritualità, ha una sua anima che lo fa non solo essere immagine di Dio, ma che dà un’unità alla persona. Occorre portare maggiormente l’attenzione su queste realtà, soprattutto per le persone più indifese. Immaginiamo la realtà di donne sole, di bambini che porteranno le conseguenze di certe situazioni. Immaginiamo un bambino che ha visto uccidere il padre, che ha visto bruciare la propria casa: porterà per tutta la sua vita le conseguenze di questa situazione. Occorre allora ricostruire tutto il dramma di questa scissione.

 

D. - Quindi non basta soltanto per ricostruire un Paese post guerra dare soldi…

 

R.- Occorre non solo dare soldi per la ricostruzione materiale, alla quale tutti, poiché è una cosa visibile, sono attenti, ma occorre “ricostruire” le persone. I beni materiali devono essere in funzione delle persone. Avere delle case belle e non avere le persone che dignitosamente possano abitarci perché si sentono menomate nel loro essere uomini questo non serve gran che.

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UNA NUOVA BIOGRAFIA DI PIO XII,

OPERA DELLO STORICO PHILIPPE CHENAUX,

PROFESSORE ALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE

- Intervista con il prof. Roberto Morozzo della Rocca -

 

Il Premio François Millepierres 2004 dell’Académie Française  è stato assegnato in settimana, a Parigi, al volume Pio XII, diplomatico e pastore, di Philippe Chenaux, professore di Storia moderna e contemporanea della Chiesa alla Lateranense, svizzero ma romano d’adozione. L’opera, appena pubblicata anche in Italia dalla San Paolo, è frutto di circa quattro anni di lavoro e contiene una ricchissima documentazione, attestata dalle 1.295 Note e dalle 405 voci della Bibliografia. È un grande affresco dell’attività della Santa Sede in circa 80 anni, sotto cinque Papi: Leone XIII, Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Pio XII. La ricerca, apprezzata dalla stampa in Francia, è stata tradotta in italiano da Fulvio Cavarocchi, già redattore della Radio Vaticana.  Giada Aquilino ha chiesto il parere del prof. Roberto Morozzo della Rocca, ordinario di Storia contemporanea all’Università Roma Tre:

 

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R. – L’originalità del saggio sta nell’abbracciare tutta la storia e tutta la biografia di Pio XII. In genere, le biografie su Papa Pacelli sorvolano sui primi decenni della vita e si concentrano sul papato, spesso sulla questione dei cosiddetti “silenzi”, del suo atteggiamento riguardo alle tragedie della Seconda guerra mondiale. L’opera di Philippe Chenaux è, invece, una biografia onnicomprensiva che non lascia nulla in ombra.

 

D. – Qual è, però, il principale contributo di questo studio sulla dibattuta questione della posizione di Pio XII riguardo alla persecuzione nazista degli ebrei?

 

R. – Mi sembra che porti un contributo di ragionevolezza e di riflessione notevole, perché spiega che Pio XII era personalmente molto tormentato per la persecuzione degli ebrei, ma era essenzialmente un diplomatico per cultura e formazione: quindi ha agito da diplomatico, cercando di evitare tragedie maggiori. Non è stato un Papa insensibile, tutt’altro: ha cercato di incanalare il suo tormento in una riflessione dettatagli dall’esperienza diplomatica. Da giovane diceva: “Io appartengo tutto intero alla Santa Sede e alla Chiesa”. Quindi è stata quest’idea di corrispondere idealmente alla sua responsabilità che poi ne ha definito la figura storica.

 

D. – Cosa ne pensa della straordinaria documentazione presentata nel libro?

 

R. – E’ una documentazione di prima mano. Philippe Chenaux ha visto fondi inediti da pochissimo aperti negli Archivi Vaticani. Ciò gli ha consentito di avere un quadro davvero convincente della personalità di Pio XII.

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AGLI SPLENDORI DELLA POLIFONIA SACRA È DEDICATA LA PRIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL “LA POLIFONIA DELLA SCUOLA ROMANA”

ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE BARTOLUCCI

- Intervista con mons. Domenico Bartolucci -

 

Agli splendori della polifonia sacra è dedicata la prima edizione del Festival “La Polifonia della Scuola romana” organizzato dalla Fondazione Bartolucci. In programma due concerti: questa sera nella Basilica romana di San Lorenzo in Lucina e la sera dell’8 dicembre a Santa Maria sopra Minerva. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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I due concerti che mons. Domenico Bartolucci dirigerà questa sera e mercoledì prossimo, Solennità dell’Immacolata, vogliono ripercorrere la strada affascinante della scuola polifonica romana e proporre le più belle pagine del repertorio da Palestrina ad oggi. Abbiamo chiesto al Maestro ottantasettenne quali siano, secondo lui, le ragioni profonde di questo nuovo progetto intrapreso con il consueto entusiasmo:

 

R. - Credo che sia un dovere mio questo, non tanto per me, quanto per Roma, per la nostra città, il nostro Paese, che ha avuto in Palestrina e nella scuola romana polifonica la base di tutta la musica occidentale. A Roma c’è stata sempre, anche nella vecchia “Sistina” una tradizione molto particolare. Io sto cercando di poter rivivere e far vivere agli altri quello che ci dà la nostra tradizione romana.

 

D. - Maestro, non trova che si stia perdendo l’abitudine al gusto e alla frequentazione del canto polifonico?

 

R. - Si sta perdendo, come si sta perdendo il canto gregoriano. E allora cerchiamo di avere un po’ questo riguardo affinché per lo meno rimanga per i giovani. Questo tornare alle fonti interessa veramente quasi di più i giovani, non tutti chiaramente ma quelli che studiano musica, che non gli adulti. Ho fatto delle conferenze anche in qualche conservatorio ed ho visto un interesse enorme. Di conseguenza non mettiamoci da parte e diamo il nostro contributo che, per fortuna, è quello diretto, della tradizione antica. Il guaio è che, come sempre accade, noi italiani si vuole imparare dagli altri. Molti, non tutti chiaramente, hanno creduto che la vera scuola sia quella nordica, ma la nordica era scuola fiamminga e, quindi, consequenziale. La scuola veramente base è quella della polifonia di Palestrina, il quale ha portato al massimo grado la polifonia. La sua scuola, per fortuna, è rimasta qui a Roma, per lo meno l’andamento, la spiritualità che emana, quel particolare di sacro e di profondo.

 

D. - I 25 cantori professionisti del Coro eseguiranno mercoledì sera un programma di musiche polifoniche natalizie scritte dallo stesso Bartolucci. A quale tradizione si rifà, Maestro, la sua tecnica compositiva?

 

R. - Le radici sono quelle, naturalmente, ma con il linguaggio di oggi, con un linguaggio molto più evoluto, più ricco armonicamente. Lo spirito, però, è quello. In fondo è quello che dice San Pio X: la musica sacra è tanto più grande arte quanto più segue il canto gregoriano e la polifonia classica. Anzi, rammenta proprio Palestrina.

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OGGI DOMENICA 5 DICEMBRE È LA SECONDA DOMENICA D’AVVENTO.

 NELLA LITURGIA, L’INVITO DI SAN GIOVANNI BATTISTA

A “RADDRIZZARE I SENTIERI DEL SIGNORE”, IN ATTESA DEL SALVATORE

- Con noi Cettina Militello -

 

Oggi domenica 5 dicembre è la seconda Domenica d’Avvento. La Chiesa ci esorta a continuare a vivere questo tempo forte con speranza. Due gli aspetti distintivi dei 40 giorni precedenti l’arrivo del Natale: l’attesa della venuta di Cristo nella carne e del suo ritorno glorioso alla fine della storia. La liturgia odierna ci invita attraverso le parole di San Giovanni Battista a convertirci, a “raddrizzare i sentieri del Signore” in attesa di Cristo Salvatore. Ma sul significato dell’Avvento, ascoltiamo, nell’intervista di Paolo Ondarza, la teologa Cettina Militello, presidente della Società Italiana per la Ricerca Teologica:

 

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R. – L’Avvento, fondamentalmente, è un’attesa gaudiosa all’interno della quale si fa una duplice memoria: la memoria della prima venuta del Verbo di Dio nella carne e contemporaneamente l’attesa del suo ritorno glorioso. Questa attesa della luce in qualche modo segue l’incedere delle stagioni, visto che il Natale cade nel pieno dell’inverno, quando l’oscurità sembra prevalere: ma proprio allora, rinasce il ciclo della luce!

 

D. – Molto spesso siamo poco abituati ad aspettare qualcosa, quindi questo invito in che modo viene a smuovere le nostre coscienze?

 

R. – Guardi, questo è proprio un grande problema: non abbiamo né spessore retroattivo, né aspettativa per il futuro. E allora il compito della comunità cristiana dovrebbe essere quello di ricollocarci all’interno della storia e soprattutto di rimettere a tema il fatto che i giorni che ci sono donati sono giorni a termine, perché la nostra vita ha un senso complessivo che va oltre quanto ci è dato da vivere. Noi esorcizziamo la morte, l’abbiamo completamente “fatta fuori”, e invece fa parte della nostra esistenza. Averla persa ci porta anche a questa alienazione.

 

D. – In quanto cristiani rischiamo anche di essere alienati da quella che è la verità portante della nostra fede, ossia che il periodo di Avvento è un momento di attesa di Gesù che si fa uomo …

 

R. – Non so se ricorda che l’anno scorso in Inghilterra avevano addirittura proposto di abolire la memoria della nascita di Gesù per motivi di rispetto interreligioso. Il che significava ad un certo punto festeggiare forsennatamente, non si capisce chi e che cosa. Le nostre comunità percepiscono nella sua forza teologica l’evento dell’incarnazione? Questo sinceramente non lo so, bisognerebbe chiederselo. Certo è un paradosso, è qualche cosa al di sopra della nostra comprensione. Però è l’unica cosa che ci rende tollerabile la vita e le dà senso, perché se Dio non si è fatto creatura, se non è diventato nostro compagno, se non ha preso la nostra stessa carne, allora le nostre grandi domande rimangono senza risposta.

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CHIESA E SOCIETA

                               5 dicembre 2004

 

“SERVIRE DIO E IL PROSSIMO È L’ESSENZA DEL VOSTRO SACERDOZIO”. COSÌ, IL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE, IERI A TAIWAN DURANTE UNA CERIMONIA DI ORDINAZIONE SACERDOTALE, A CONCLUSIONE DELLA VISITA PASTORALE NEL SUD-EST ASIATICO

TAIPEI. = “Il servire Dio e il prossimo è l’essenza del vostro sacerdozio, lo scopo del vostro ministero”. E’ l’invito del prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinale Crescenzio Sepe, durante la Concelebrazione Eucaristica di Ordinazione sacerdotale di una decina di diaconi, svoltasi ieri a Taipei. Il porporato, al termine del lungo viaggio nel sud-est asiatico, dove ha incontrato le Chiese di Thailandia, Myanmar, Laos e Cambogia, ha compiuto una visita pastorale anche alla Chiesa di Taiwan ed ha partecipato alla cerimonia. Il cardinale ha incitato i futuri presbiteri a configurare la propria vita a quella di Cristo Sacerdote, attraverso la Grazia divina del Sacramento dell’Ordinazione. “E’ un dono che ci è stato dato e che va donato” ha aggiunto il porporato, evidenziando la centralità del Mistero dell’Incarnazione del Verbo nella vita di ogni sacerdote: “Non tralasciate mai di attingere da questo Mistero, soprattutto nella celebrazione della santa Eucaristia, l’energia spirituale per adempiere fedelmente alla vostra missione”. Il cardinale Sepe, riconoscendo la difficoltà di vivere il sacerdozio nel mondo di oggi, ha invitato i diaconi a non avere paura: “Dio sarà sempre con voi! Con il suo aiuto potrete percorrere le strade che conducono al cuore di ogni uomo e annunciargli che il Buon Pastore ha dato la vita per lui e lo vuole partecipe del suo mistero di salvezza”. Ma per compiere quest’opera è necessaria la preghiera costante, la meditazione personale, la fedeltà alla Liturgia delle Ore e “soprattutto la devota quotidiana celebrazione dell’Eucaristia”. Il porporato ha poi incoraggiato i superiori dei seminari a continuare nel loro generoso servizio, “perché la Chiesa che è in Taiwan sia arricchita di presbiteri numerosi e ben formati”. L’omelia si è conclusa con un riferimento alla Madonna: “A lei, regina della Cina, affido voi e il vostro sacerdozio. Ella saprà guidarvi, giorno per giorno, a diventare una cosa sola col Buon Pastore, specialmente nella quotidiana celebrazione dell’Eucaristia. Durante la solenne cerimonia, il cardinale Sepe ha amministrato anche il sacramento del Battesimo a centinaia di adulti della diocesi di Kaohsiung. (R.M.)

 

 

AL VIA IL NUOVO PROGETTO DELL’UNIONE MEDICA MISSIONARIA ITALIANA IN ANGOLA CONTRO LE TRE MALATTIE DELLA POVERTA’: TUBERCOLOSI, MALARIA E AIDS

 

LUANDA. = In Angola si registra un’altissima percentuale di incidenza di pazienti colpiti dalle tre malattie della povertà: tubercolosi, malaria e Aids. Nonostante la validità del servizio offerto dal Centro TBC dell’Ospedale Divina Provvidenza a Luanda, l’Unione Medico Missionaria Italiana (UMMI), già presente nella capitale angolana dal 1994 con vari progetti socio-sanitari, ritiene indispensabile intervenire con nuove azioni per migliorare l’accessibilità e la copertura territoriale di questo servizio. I destinatari del progetto saranno i 700 mila abitanti di Kilamba Kiaxi, nella periferia sud di Luanda, per i quali le attività sanitarie promosse finora nell’ospedale centrale e sul territorio sono il loro unico punto di riferimento per la prevenzione, la diagnosi e la cura. La malaria è la prima causa di mortalità nel Paese. Può contribuire all’insorgere dialtri problemi come i nati morti, il basso peso alla nascita e la malnutrizione. La tubercolosi ha una prevalenza di circa il 2% della popolazione dell’Angola ed è stata fortemente favorita dallo stato di povertà generalizzata, dalle difficoltà nutrizionali, dall’aumento della prevalenza dell’Hiv. Un ulteriore importante problema per la salute pubblica locale è costituito dalle malattie a trasmissione sessuale, come la gonorrea, la sifilide, l’epatite B e l’Aids che ha l’impatto più negativo. (R.M.)

 

TRASMETTERE ALLE DONNE E AI BAMBINI LE NORME BASILARI PER EVITARE LE MALATTIE LEGATE ALLA SCARSITÀ DI IGIENE E ALLA MANCANZA DI ACQUA POTABILE. E’ L’OBIETTIVO CHE EMERGE DALLA DICHIARAZIONE FINALE DEL FORUM MONDIALE SULL’ACQUA, TENUTOSI IN QUESTI GIORNI A DAKAR, IN SENEGAL

DAKAR. = Insegnare alle donne e ai giovani le norme basilari per evitare la diffusione di malattie legate alla scarsità di igiene e alla mancanza di acqua potabile. E’ il principale obiettivo che emerge dalla dichiarazione finale del ‘Forum mondiale sull’acqua: risanamento e igiene per tutti’, tenutosi in questi giorni a Dakar, in Senegal. Il documento, nel quale si fa esplicito riferimento agli Obiettivi del millennio per lo sviluppo, fissati dalle Nazioni Unite nel 2000, pone l’accento sul ruolo della donna, riconoscendone l’importanza assoluta “a tutti i livelli, da quelli di base fino ai vertici, passando per gli aspetti tecnici, manageriali e politici”. La dichiarazione chiede inoltre che si proceda all’istruzione dei bambini e dei giovani “in materia di risanamento e d’igiene”, perché proprio loro rappresentano il futuro del Sud del mondo e sono, al contempo, le principali vittime del cattivo funzionamento del settore dell’acqua potabile. Inoltre, invita “le piccole imprese private a impegnarsi a fornire, a prezzi accessibili, servizi di risanamento e d’approvvigionamento d’acqua”. Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dal Fondo dell’Onu per l’infanzia (Unicef), oggi 2,6 miliardi di esseri umani, pari al 40% della popolazione mondiale, non dispongono di servizi igienici e d’approvvigionamento d’acqua di base. La maggior parte di loro vive nelle zone rurali dell’Africa subsahariana e nei Paesi dell’Asia sud-orientale. Sono molte le gravi malattie legate alla scarsità d’igiene e alla mancanza di acqua potabile, a cominciare da colera, tifo, polio, meningite, epatite A e B, tutte patologie facilmente trasmissibili e in grado di trasformarsi in epidemie. Nonostante i progressi attesi entro il 2015, per quella data -  fa sapere l’Onu - saranno ancora 800 milioni le persone che soffriranno per la carenza d’igiene e d’acqua potabile. (R.M.)

 

 

A CARACAS, “MEETING MONDIALE DEGLI INTELLETTUALI E ARTISTI IN DIFESA DELL’UMANITA’”. TRA I TEMI DELL’INCONTRO, L’AMBIZIOSO PROGRAMMMA DEL GOVERNO VENEZUELANO CONTRO L’ANALFABETISMO

 

CARACAS. = Oltre 400 esponenti della cultura di alcune decine di Paesi sono protagonisti in questi giorni del “Meeting mondiale degli intellettuali e artisti in difesa dell’umanità”, organizzato a Caracas dal governo venezuelano in collaborazione con il Consiglio Nazionale della cultura (Conac). Gli intellettuali si confronteranno non solo su questioni legate esclusivamente alla cultura ma anche su temi legati allo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa e all’identità nazionale. Inoltre, il meeting si propone di mettere in luce l’impegno del governo venezuelano verso il processo di alfabetizzazione universale. “Robinson e Sucre”, infatti, sono i programmi che si propongono di portare 1,25 milioni di venezuelani adulti fino alle soglie dell’università o dell’accademia. Iniziativa impegnativa per un Paese in cui, soprattutto nelle zone rurali e nelle periferie della capitale, analfabetismo e degrado sanitario sono sempre stati due dei principali problemi per la popolazione venezuelana. (R.A.)

 

INAUGURATA NEI GIORNI SCORSI IN UGANDA ‘RADIO PACIS’. È LA QUINTA RADIO CATTOLICA DEL PAESE

KAMPALA. = “È una radio all’insegna della pace. Per questo il nostro vescovo, mons. Frederick Drandua, l’ha battezzata ‘Radio Pacis’”, lo ha dichiarato all’Agenzia Fides il padre Tonino Pasoline, missionario comboniano, direttore della nuova emittente ugandese. ‘Radio Pacis’, promossa dalla diocesi di Arua e inaugurata nei giorni scorsi, è la quinta radio cattolica in Uganda dopo Radio Kyoga-Veritas nella diocesi di Soroti; Radio Wa nella diocesi di Lira; Radio Maria e Radio Sapientia. “Il nord Uganda è segnato dalla guerra civile e speriamo con il nostro lavoro di riuscire a seminare semi di pace nel cuore della gente”, ha affermato padre Pasoline. “Il segnale della nostra radio copre un raggio di oltre 200 km ed è così in grado di raggiungere Arua, Nebbi, alcune zone del distretto di Gulu, Lira e Moroto, arrivando fino alle zone di confine del sud Sudan e della Repubblica Democratica del Congo. Per il momento trasmettiamo in 3 lingue: oltre all’inglese, in lugbara e madi, che sono due dei principali linguaggi del nord Uganda”. Ma “entro un anno – ha specificato il missionario – speriamo di poter aggiungere un’altra frequenza con la quale trasmettere programmi in lingua Alur, che è la lingua degli Acholi, la popolazione del distretto di Gulu”. I programmi prevedono, oltre a servizi di approfondimento, con il rilancio di alcuni programmi della Radio Vaticana in inglese, di BBC e Voice of America, anche trasmissioni di carattere pastorale. Tra queste, la Messa della domenica e una tavola rotonda con il vescovo. C’è anche un programma educativo rivolto soprattutto ai catechisti. (R.M.)

 

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  24 ORE NEL MONDO

5 dicembre 2004

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

 

Domenica di sangue in Iraq. Sono ventisei le vittime, tra cui una donna e un bambino, nei diversi attacchi sferrati dalla guerriglia locale, nelle ultime 24 ore. L’attentato più grave nei pressi di Tikrit, città natale del deposto dittatore Saddam Hussein, dove diciassette civili iracheni hanno perso la vita e tredici sono rimasti feriti. I particolari nel nostro servizio:

 

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Secondo fonti militari statunitensi, i trenta iracheni, impiegati presso un deposito di smaltimento di ordigni inesplosi americano, stavano recandosi al lavoro. Intorno alle 8.30 ora locale, i due pullman sui quali viaggiavano sono stati avvicinati da un paio di auto, da cui sono partite numerose raffiche di armi automatiche. È stata una strage: 17 i morti, 13 i feriti. Sangue anche nella città di Ramadi, dove fonti ospedaliere hanno riferito di una donna e di un bambino uccisi da colpi di mortaio. Nei pressi di Baiji, a nord della capitale Baghdad, si aggrava il bilancio delle vittime dell'esplosione di un'autobomba. Tra i caduti c’è anche il comandante della Guardia Nazionale irachena, oltre ai tre uomini della sua scorta. A Samarra, un soldato governativo è rimasto ucciso sotto il fuoco degli insorti sunniti. Ed è di ieri pomeriggio, invece, la notizia della morte di due soldati Usa in un attacco sferrato dalla guerriglia locale contro la loro pattuglia nella città di Mossul. L’esercito statunitense ha riferito dell’agguato soltanto oggi. Sul piano politico, l'emissario delle Nazioni Unite in Iraq, Lakhdar Brahimi, in un'intervista a titolo personale, ha dichiarato che “se nel Paese la situazione della sicurezza non migliorerà sarà impossibile tenere elezioni a gennaio”. E proprio in merito alle prossime consultazioni, il leader radicale sciita Moqtada al Sadr ha fatto sapere che vi parteciperà unendosi alla lista dell’ayatollah Ali al Sistani.

 

Scambio di prigionieri tra Tel Aviv ed Il Cairo. L’arabo israeliano Azzam Azzam, detenuto dal ’97 in Egitto perché sospettato di essere una spia dello Stato ebraico, è stato liberato ed è già in territorio israeliano. In cambio del rilascio dell'uomo, sono stati messi in libertà sei studenti egiziani condannati per aver ordito un attentato in Israele.

 

Un'esplosione, la scorsa notte, ha devastato una miniera di carbone nella regione di Karaganda, nel centro del Kazakhstan. Morti 23 uomini. Lo ha riferito l'agenzia di stampa russa Interfax, precisando che la sciagura è stata provocata da una fuga di gas metano. Al momento dell'incidente nella miniera si trovavano 87 operai.

 

Almeno sei soldati nepalesi morti e due feriti: è il bilancio dell’attacco scagliato da un gruppo di ribelli maoisti contro una pattuglia militare nei pressi del villaggio di Shivagadi, a circa 300 chilometri dalla capitale Katmandu. Lo hanno indicato fonti della polizia. I ribelli maoisti combattono dal 1996 per rovesciare la monarchia e sostituirla con un regime comunista. Fino ad ora la ribellione ha provocato la morte di oltre diecimila persone.

 

Il Giappone è contrario all’imposizione di sanzioni economiche nei confronti della Corea del Nord. Lo ha reso noto il ministro degli Esteri nipponico, Nobutaka Machimura, secondo cui potrebbero costituire un pretesto da parte di Pyongyang per interrompere le trattative sul disarmo nucleare. Prima di riprendere i colloqui, attualmente in fase di stallo, la dittatura guidata da Kim Jong Il ha invitato Washington ad abbandonare la “politica ostile” nei suoi confronti.

 

Sale ad undici il numero delle vittime dell'attentato compiuto da un gruppo di militanti islamici nella regione indiana del Kashmir. Secondo fonti della polizia locale, si tratta di soldati indiani morti in seguito all'esplosione di una mina.

 

Indonesia. È di nove vittime il bilancio ancora provvisorio delle alluvioni dei giorni scorsi sulle regioni orientali dell'isola di Giava. Lo ha reso noto il governatore della provincia interessata, Imam Utomo. I danni provocati dalle forti piogge sono stati aggravati dalla deforestazione, effettuata senza criterio in molte aree.

 

Medio Oriente. Hamas smentisce la notizia della disponibilità di un cessate il fuoco con Israele. Uno dei maggiori esponenti del movimento integralista palestinese nella Striscia di Gaza, lo sceicco Mahmud A-Zahar, ha negato che la tregua con Tel Aviv sia mai stata al centro dei colloqui con l'Olp ed Al Fatah. "Fino a questo momento - ha detto – continuiamo a difendere il nostro popolo e a cacciare gli israeliani dai nostri territori".

 

 

 

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