RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
340 - Testo della trasmissione di domenica 5 dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Oggi
è la seconda domenica d’Avvento: intervista con Cettina Militello
CHIESA E SOCIETA’:
La dichiarazione finale del Forum mondiale
sull’acqua tenutosi in questi giorni a Dakar, nel Senegal
In corso a Caracas il “Meeting mondiale degli intellettuali e artisti in
difesa dell’umanità”
Inaugurata nei giorni scorsi in
Uganda “Radio Pacis”.
Domenica di sangue in Iraq. 26 morti, tra cui una
donna e un bambino, in attacchi in
diverse città
Scambio
di prigionieri tra Tel Aviv ed Il Cairo. Liberata una spia israeliana in cambio
di sei studenti egiziani.
In
Kazakhstan, morti 23 minatori per un’esplosione provocata da una fuga di gas.
Radiogiornale
5 dicembre 2004
L’INTIMA GIOIA DEL PAPA PER L’IMMINENTE SOLENNITA’
DELL’IMMACOLATA,
VISSUTA IN MODO PARTICOLARE A 150 ANNI DALLA
PROCLAMAZIONE DEL DOGMA.
“Ci
prepariamo a celebrare, con intima gioia, la solennità dell’Immacolata
Concezione”: con queste parole il Papa all’Angelus in piazza San Pietro ha
annunciato le celebrazioni per l’8 dicembre. Il servizio di Fausta Speranza:
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“Un significato particolare” e, dunque, “un’intima gioia”: sono le
espressioni con cui Giovanni Paolo II sottolinea che la Solennità
dell’Immacolata verrà vissuta mercoledì prossimo, 8 dicembre, con l’intensità
della commemorazione dei 150 anni trascorsi “da quando fu proclamato questo
importante dogma mariano”.
E’ il Papa stesso ad annunciare “la solenne Celebrazione eucaristica
nella Basilica Vaticana”. Lì – ricorda – nel 1854 il mio venerato predecessore,
il Beato Pio IX, proclamò il dogma unitamente a tanti Vescovi di ogni parte del
mondo”.
E
il Papa sintetizzando il significato della celebrazione ricorda il valore
stesso del Dogma:
“Renderemo così onore alla Tota pulchra, a Colei
che Iddio scelse come Madre del suo Unigenito Figlio.”
In programma come tutti gli anni – conferma il Papa – il tradizionale
omaggio all’Immacolata, nel pomeriggio dell’8 in Piazza di Spagna. Ad unirsi a questo atto di “filiale
venerazione”, Giovanni Paolo II invita tutti:
romani e pellegrini.
Tra i saluti in varie lingue, il pensiero del Papa, in particolare,
agli Ispettori Salesiani d’Europa e
agli organizzatori e agli animatori delle “Giornate per la Cooperazione
Italiana allo Sviluppo”. Tra i gruppi presenti in piazza, gli Olodum, una banda
musicale brasiliana (percussioni, trombe, voci) proveniente dal Pelourinho di
Salvador di Bahia, che da 25 anni, si batte per i diritti di cittadinanza della
popolazione di colore in Brasile e per il recupero dei minori delle favelas di
Bahia, grazie anche all’azione di aiuto
delle organizzazioni internazionali; una delegazione della Mauritania, del
Guatemala, dell’Afghanistan, della Sierra Leone, del Mozambico e della
Cooperazione Italiana allo Sviluppo.
DA IERI A ROMA
IL 21° CONGRESSO MARIOLOGICO MARIANO INTERNAZIONALE SUL TEMA “MARIA DI NAZARETH ACCOGLIE IL FIGLIO DI
DIO NELLA STORIA”
- Intervista con padre Vincenzo Battaglia -
Sul
tema “Maria di Nazareth accoglie il Figlio di Dio nella storia” è iniziato ieri
a Roma , presso la Pontificia Università Lateranense, il 21° Congresso mariologico mariano
internazionale. Il Congresso si concluderà proprio l’8 dicembre nel giorno del
150° anniversario del dogma dell’Immacolata Concezione. E’ promosso dalla
Pontificia Accademia Mariana Internazionale e vede la partecipazione di teologi
provenienti da tutto il mondo. Al centro dei lavori sarà dunque la maternità
divina di Maria nella prospettiva dell’accoglienza. Ce ne parla nell’intervista
di Giovanni Peduto il presidente della Pontificia Accademia Mariana
Internazionale, il padre francescano Vincenzo Battaglia:
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R. - Alla scuola della Vergine Maria, Madre di Dio, si impara a
conoscere e a praticare lo stile, il paradigma dell’accoglienza, corrispondente
al dono che si riceve, Gesù Cristo, il Figlio che il Padre ha donato ed inviato
all’umanità per opera dello Spirito Santo. Si tratta di una accoglienza
sorretta dalla fede e dall’obbedienza, pervasa dall’amore grato ed oblativo.
D.- Il Congresso si concluderà l’8 dicembre, solennità
dell’Immacolata, nel 150.mo anniversario della proclamazione del dogma
dell’Immacolata Concezione di Maria. Qual è il contenuto essenziale di questa
verità di fede?
R.- La
ricorrenza del 150.mo anniversario della proclamazione del dogma, fatta da Papa
Pio IX nella Basilica Vaticana, l’8 dicembre 1854, è una felice coincidenza che
consente, tra l’altro, di ripensare la Concezione Immacolata di Maria come il
presupposto necessario per l’incarnazione del Figlio di Dio. Mettiamo in
evidenza alcuni aspetti del significato essenziale del Dogma: preservata immune
da ogni macchia di peccato originale, fin dal primo istante della sua
concezione, in vista dei meriti del suo Figlio Gesù Cristo, Salvatore e Redentore
del genere umano; redenta, quindi, in modo più sublime e plasmata dallo Spirito
Santo come nuova creatura, la Beata Vergine Maria è stata preparata ad
accogliere nel cuore e nel corpo il Figlio di Dio. La Concezione Immacolata di
Maria è frutto della sola grazia, mette in risalto l’amore assolutamente gratuito
e preveniente di Dio; è anticipazione, è primizia dell’efficacia salvifica
della Pasqua; segna l’inizio della Chiesa; è sposa di Cristo, Santa ed
Immacolata, splendete di bellezza.
D.- Quale messaggio viene dato all’umanità da questo
Dogma?
R.- Tengo a sottolineare che la Concezione Immacolata di Maria è
evento di grazia per tutto il genere umano. Fa apprezzare e contemplare qual è
la vocazione originaria dell’essere umano, secondo l’eterno progetto salvifico
di Dio, Uno e Trino, appartenere quindi pienamente a Dio, godere in pienezza
del dono della sua vita e della sua santità; diventare nuova creatura in Cristo
Gesù per opera dello Spirito Santo; partecipare alle vittorie di Cristo sul peccato
e sulla morte. Maria Santissima è la creatura nella quale l’immagine di Dio si
rispecchia con limpidezza assoluta; la bellezza di Maria Immacolata, tota
pulchra, è per tutti noi un modello ispiratore ed una speranza che reca
conforto.
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5 dicembre 2004
ANCORA
DISORDINI A KIEV, IN UCRAINA, NONOSTANTE LA DECISIONE DELLA CORTE SUPREMA DI
RIPETERE IL BALLOTTAGGIO PRESIDENZIALE. SODDISFAZIONE PER IL VERDETTO E’ STATA
ESPRESSA DAGLI STATI UNITI
In Ucraina continua la protesta per l’esito delle elezioni presidenziali.
Nonostante sia già stata fissata la data della nuova consultazione, il prossimo
26 dicembre, centinaia di persone hanno bloccato l'accesso ai principali uffici
governativi di Kiev. Intanto, Washington ha espresso soddisfazione per la decisione
della Corte suprema di annullare il ballottaggio svoltosi il 21 novembre. La
Casa Bianca si è anche detta disponibile a collaborare affinché la nuova
consultazione avvenga senza disordini. Ma il verdetto del Supremo Tribunale
ucraino favorisce in qualche modo il leader dell’opposizione, Viktor Yushenko?
Roberto Piermarini lo ha chiesto a Pierantonio Lacqua, responsabile dell’Ansa
di Mosca
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R. – La Corte Suprema ha indicato tutto il processo per dare all’Ucraina
un nuovo capo dello Stato e lo ha fatto chiaramente in un modo che favorisce
moltissimo Yushenko. D’altra parte Yushenko è quello che aveva sollevato, appunto,
il problema di questi colossali brogli elettorali.
D. – Perché a questo punto Yanukovic ha
deciso di ripresentarsi, visto che questa decisione della Corte Suprema lo
sfavorisce?
R. – Perché, in effetti, non ha alternative, né Mosca né il regime se non
portare avanti Yanukovic. Infatti, in caso di forfait di Yanukovic Jushenko
avrebbe avuto come avversario al ballottaggio un suo alleato e cioè il
socialista Morosa arrivato terzo al primo turno delle presidenziali. Quindi, di
fatto, il ritiro di Yanukovic avrebbe già sanzionato la vittoria certissima di
Yushenko, invece qui a Mosca c’è ancora qualcuno che spera, che proprio sull’onda
di questa sentenza shock le regioni orientali filo russe e russificate
dell’Ucraina possano andar massicciamente al voto il 26 novembre e quindi,
chissà, Yanukovic potrebbe ancora farcela.
D. – Le regioni russificate, come dicevi sono per Yanukovic, però
minacciano anche la secessione in caso di vittoria di Yusheko. Hanno la
possibilità di farlo?
R. – Probabilmente le regioni orientali dell’Ucraina si potrebbero
accontentare di un’ampia autonomia. D’altra parte a Kiev è anche in corso un
processo di riforma politica per depotenziare il ruolo del capo dello Stato
perché in questo momento l’Ucraina è una Repubblica presidenziale. L’intenzione
sarebbe appunto di trasformarla, invece, in una repubblica più parlamentare. In
questo modo uno Yushenko presidente farebbe meno paura anche alle regioni russificate
dell’Est.
D. – Da’’India Putin ha accusato l’Occidente di arrivare ad un mondo unipolare.
Perché il presidente russo usa toni da guerra fredda?
R. – L’impressione, a Mosca, è che l’Unione
Europea abbia per la prima volta avuto un ruolo in una grave crisi
internazionale superiore a quello degli Stati Uniti. Solana ha avuto questo
ruolo di mediatore fondamentale a Kiev. Sono i presidenti della Lituania e
della Bosnia, cioè di due Paesi appena entrati nell’Unione europea, che hanno
avuto una grossa voce in capitolo.
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Con la decisione della Corte Suprema che ha stabilito un nuovo
ballottaggio il 26 dicembre, i sostenitori di Yanukovich sperano quindi nel
voto massiccio degli elettori della parte orientale filo-russa del Paese. Ma
dopo quanto avvenuto a Kiev, Yushenko ce la può fare anche in questa parte
dell’Ucraina? Dalla città orientale di Kharpov, ci risponde il missionario
polacco, padre Paolo Suk:
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R.- A Kharpov, nella città dove stiamo, quasi il 25
per cento hanno votato Yushenko. Visto che il numero di coloro che ha votato Yanukovic
era esagerato, anche qui la popolazione è molto favorevole alla democrazia
Yushenko ed anche gli ortodossi sono sempre più per Yushenko.
D. –
Quindi non c’è rischio di una secessione?
R. – Non lo credo proprio perché non credo che
qualcuno dall’estero voglia forzare più di tanto.
D. –
Quindi in questa regione si sentono più ucraini che filo russi?
R. – Si sentono sempre più ucraini e amano anche la
cultura russa, la lingua russa, che parlano perfettamente. Cioè pur volendo la
democrazia non vogliono buttare la lingua russa, no, neanche quelli favorevoli
a Yushenko. Si rendono conto che per avere dei rapporti buoni con la Russai e
con l’occidente conviene sapere sia il russo che l’ucraino e comunicare con
tutte e due le parti.
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IL RUOLO DEL VOLONTARIATO PER UN FUTURO PIÙ SICURO
E SOSTENIBILE:
NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE PROMOSSA DALL’ONU, A
ISLAMABAD
LA CONFERENZA DEL PROGRAMMA DELLE NAZIONI UNITE
PER LO SVILUPPO.
Per un
futuro più sicuro e sostenibile, i governi e la società civile promuovano il
coinvolgimento globale delle persone in opere di assistenza e solidarietà. E’
l’invito del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, nell’odierna Giornata internazionale
del volontariato per lo sviluppo economico e sociale. Tra gli avvenimenti in
corso, la “Conferenza internazionale sul volontariato e gli Obiettivi di sviluppo
del millennio”, organizzata a Islamabad dall’UNDP, il Programma delle Nazioni
Unite per lo sviluppo. Al microfono di Roberta Moretti, il dott. Enzo di Taranto,
Responsabile dell’Agenzia dei volontari dell’Onu:
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R.- Il volontariato rappresenta
una risorsa importantissima per il raggiungimento di tutti gli obiettivi di
sviluppo. Consideriamo il dimezzamento della povertà entro il 2015 o il
sostegno alle popolazioni falcidiate dall’epidemia dell’AIDS o tutti i temi di
carattere ambientale (come la riduzione del rischio in caso di disastri
naturali): in tutte queste aree di
lavoro il servizio volontario delle popolazioni gioca un ruolo importante nel
supplire a carenze delle amministrazioni pubbliche.
D.- Ma se il volontariato
compensa queste carenze, quale dovrebbe essere il ruolo dei governi?
R.- E’ ovvio che senza un
sostegno chiaro e forte da parte dei governi e da parte dei Parlamenti il
volontariato ha poche possibilità di svilupparsi creativamente in una società.
Sicuramente è quindi necessaria una sensibilità maggiore da parte delle
istituzioni pubbliche affinché riconoscano l’importanza del volontariato e sostengano
il suo sviluppo a livello sia nazionale, sia internazionale.
D.- L’Agenzia per il volontariato
delle Nazioni Unite promuove la cosiddetta cooperazione Sud-Sud…
R.- Consiste nell’identificare
delle professionalità in Paesi in via di sviluppo e trasferire tali
professionalità, attraverso un servizio di volontariato, in un altro Paese in
via di sviluppo. Così facendo si cerca di sfatare un po’ il mito che la cooperazione
internazionale sia una cooperazione Nord-Sud, attraverso la quale
professionalità dei Paesi ricchi prestano assistenza a realtà sottosviluppate
del Pianeta. La cooperazione sud-sud tende a valorizzare il contributo delle
popolazioni dei Paesi in via di sviluppo in sostegno ad altre realtà in cui ci
sia un bisogno specifico.
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CON UN PIANO DI AZIONE INTERNAZIONALE SI E’
CONCLUSO, IERI IN CAMPIDOGLIO, L’INCONTRO DEDICATO ALLA CURA DELLE ”FERITE
INVISIBILI” DEI TRAUMI POSTGUERRA.
-
Intervista con mons. Guerino Di Tora -
Un piano
d’azione internazionale per curare le “ferite invisibili” dei traumi
postguerra: è il frutto dell’incontro conclusosi ieri in Campidoglio, a
Roma, tra i ministri della sanità di 50
Paesi teatro di guerre e i rappresentanti delle maggiori istituzioni
internazionali. Nell’occasione, la Caritas
ha annunciato la prossima apertura di
un centro internazionale specializzato in materia. Ma quali sono gli obiettivi
emersi dall’incontro? Lo spiega,
nell’intervista di Jean-Baptiste Sourou, mons. Guerino Di Tora, direttore della
Caritas romana.
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R.-
Gli obiettivi sono quelli di far prendere coscienza dell’esistenza di quelle
che sono ferite invisibili. Nella società dell’immagine è più facile guardare a
quelle che sono le realtà esterne, fisiche, e, quindi la cura, l’attenzione
verso quelle che sono malattie visibili, la perdita di un braccio, la perdita
di un occhio, cose del genere. Ci si cura di meno di quella che è una realtà
invisibile, di quello che va a toccare la psiche dell’uomo, cioè le malattie
psicologiche. Si tratta della spiritualità di una persona e noi riteniamo sia
un fondamento importante. L’uomo non è soltanto la corporeità o l’esteriorità.
L’uomo ha una sua spiritualità, ha una sua anima che lo fa non solo essere
immagine di Dio, ma che dà un’unità alla persona. Occorre portare maggiormente
l’attenzione su queste realtà, soprattutto per le persone più indifese. Immaginiamo
la realtà di donne sole, di bambini che porteranno le conseguenze di certe
situazioni. Immaginiamo un bambino che ha visto uccidere il padre, che ha visto
bruciare la propria casa: porterà per tutta la sua vita le conseguenze di
questa situazione. Occorre allora ricostruire tutto il dramma di questa
scissione.
D. - Quindi non basta soltanto
per ricostruire un Paese post guerra dare soldi…
R.- Occorre non solo dare soldi per la ricostruzione materiale, alla
quale tutti, poiché è una cosa visibile, sono attenti, ma occorre “ricostruire”
le persone. I beni materiali devono essere in funzione delle persone. Avere
delle case belle e non avere le persone che dignitosamente possano abitarci
perché si sentono menomate nel loro essere uomini questo non serve gran che.
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UNA NUOVA BIOGRAFIA DI PIO XII,
OPERA DELLO STORICO PHILIPPE CHENAUX,
PROFESSORE ALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE
- Intervista con il prof. Roberto Morozzo della
Rocca -
Il
Premio François Millepierres 2004 dell’Académie Française è stato assegnato in settimana, a Parigi, al
volume Pio XII, diplomatico e pastore, di Philippe Chenaux, professore
di Storia moderna e contemporanea della Chiesa alla Lateranense, svizzero ma
romano d’adozione. L’opera, appena pubblicata anche in Italia dalla San Paolo,
è frutto di circa quattro anni di lavoro e contiene una ricchissima
documentazione, attestata dalle 1.295 Note e dalle 405 voci della Bibliografia.
È un grande affresco dell’attività della Santa Sede in circa 80 anni, sotto
cinque Papi: Leone XIII, Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Pio XII. La ricerca,
apprezzata dalla stampa in Francia, è stata tradotta in italiano da Fulvio
Cavarocchi, già redattore della Radio Vaticana. Giada Aquilino ha chiesto il parere del prof. Roberto Morozzo
della Rocca, ordinario di Storia contemporanea all’Università Roma Tre:
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R. – L’originalità del saggio sta nell’abbracciare tutta la storia e
tutta la biografia di Pio XII. In genere, le biografie su Papa Pacelli sorvolano
sui primi decenni della vita e si concentrano sul papato, spesso sulla
questione dei cosiddetti “silenzi”, del suo atteggiamento riguardo alle
tragedie della Seconda guerra mondiale. L’opera di Philippe Chenaux è, invece,
una biografia onnicomprensiva che non lascia nulla in ombra.
D. – Qual è, però, il principale contributo di questo studio sulla
dibattuta questione della posizione di Pio XII riguardo alla persecuzione
nazista degli ebrei?
R. – Mi sembra che porti un contributo di ragionevolezza e di
riflessione notevole, perché spiega che Pio XII era personalmente molto
tormentato per la persecuzione degli ebrei, ma era essenzialmente un
diplomatico per cultura e formazione: quindi ha agito da diplomatico, cercando
di evitare tragedie maggiori. Non è stato un Papa insensibile, tutt’altro: ha
cercato di incanalare il suo tormento in una riflessione dettatagli
dall’esperienza diplomatica. Da giovane diceva: “Io appartengo tutto intero
alla Santa Sede e alla Chiesa”. Quindi è stata quest’idea di corrispondere
idealmente alla sua responsabilità che poi ne ha definito la figura storica.
D. – Cosa ne pensa della
straordinaria documentazione presentata nel libro?
R. – E’
una documentazione di prima mano. Philippe Chenaux ha visto fondi inediti da
pochissimo aperti negli Archivi Vaticani. Ciò gli ha consentito di avere un
quadro davvero convincente della personalità di Pio XII.
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AGLI SPLENDORI DELLA POLIFONIA SACRA È DEDICATA LA PRIMA EDIZIONE DEL
FESTIVAL “LA POLIFONIA DELLA SCUOLA ROMANA”
ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE BARTOLUCCI
- Intervista con mons. Domenico Bartolucci -
Agli splendori della polifonia
sacra è dedicata la prima edizione del Festival “La Polifonia della Scuola
romana” organizzato dalla Fondazione Bartolucci. In programma due concerti:
questa sera nella Basilica romana di San Lorenzo in Lucina e la sera dell’8
dicembre a Santa Maria sopra Minerva. Il servizio di Luca Pellegrini:
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I due
concerti che mons. Domenico Bartolucci dirigerà questa sera e mercoledì
prossimo, Solennità dell’Immacolata, vogliono ripercorrere la strada affascinante
della scuola polifonica romana e proporre le più belle pagine del repertorio da
Palestrina ad oggi. Abbiamo chiesto al Maestro ottantasettenne quali siano,
secondo lui, le ragioni profonde di questo nuovo progetto intrapreso con il consueto
entusiasmo:
R. - Credo che sia un dovere mio questo, non tanto per me, quanto per
Roma, per la nostra città, il nostro Paese, che ha avuto in Palestrina e nella
scuola romana polifonica la base di tutta la musica occidentale. A Roma c’è
stata sempre, anche nella vecchia “Sistina” una tradizione molto particolare.
Io sto cercando di poter rivivere e far vivere agli altri quello che ci dà la
nostra tradizione romana.
D. - Maestro, non trova che si stia perdendo l’abitudine al gusto e alla
frequentazione del canto polifonico?
R. - Si sta perdendo, come si sta perdendo il canto gregoriano. E allora
cerchiamo di avere un po’ questo riguardo affinché per lo meno rimanga per i giovani.
Questo tornare alle fonti interessa veramente quasi di più i giovani, non tutti
chiaramente ma quelli che studiano musica, che non gli adulti. Ho fatto delle
conferenze anche in qualche conservatorio ed ho visto un interesse enorme. Di
conseguenza non mettiamoci da parte e diamo il nostro contributo che, per
fortuna, è quello diretto, della tradizione antica. Il guaio è che, come sempre
accade, noi italiani si vuole imparare dagli altri. Molti, non tutti
chiaramente, hanno creduto che la vera scuola sia quella nordica, ma la nordica
era scuola fiamminga e, quindi, consequenziale. La scuola veramente base è
quella della polifonia di Palestrina, il quale ha portato al massimo grado la
polifonia. La sua scuola, per fortuna, è rimasta qui a Roma, per lo meno
l’andamento, la spiritualità che emana, quel particolare di sacro e di
profondo.
D. - I 25 cantori professionisti del Coro eseguiranno mercoledì sera un
programma di musiche polifoniche natalizie scritte dallo stesso Bartolucci. A
quale tradizione si rifà, Maestro, la sua tecnica compositiva?
R. - Le radici sono quelle,
naturalmente, ma con il linguaggio di oggi, con un linguaggio molto più
evoluto, più ricco armonicamente. Lo spirito, però, è quello. In fondo è quello
che dice San Pio X: la musica sacra è tanto più grande arte quanto più segue il
canto gregoriano e la polifonia classica. Anzi, rammenta proprio Palestrina.
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OGGI
DOMENICA 5 DICEMBRE È LA SECONDA DOMENICA D’AVVENTO.
NELLA LITURGIA, L’INVITO DI SAN GIOVANNI
BATTISTA
A
“RADDRIZZARE I SENTIERI DEL SIGNORE”, IN ATTESA DEL SALVATORE
- Con
noi Cettina Militello -
Oggi domenica 5 dicembre è la
seconda Domenica d’Avvento. La Chiesa ci esorta a continuare a vivere questo
tempo forte con speranza. Due gli aspetti distintivi dei 40 giorni precedenti
l’arrivo del Natale: l’attesa della venuta di Cristo nella carne e del suo
ritorno glorioso alla fine della storia. La liturgia odierna ci invita
attraverso le parole di San Giovanni Battista a convertirci, a “raddrizzare i
sentieri del Signore” in attesa di Cristo Salvatore. Ma sul significato
dell’Avvento, ascoltiamo, nell’intervista di Paolo Ondarza, la teologa Cettina
Militello, presidente della Società Italiana per la Ricerca Teologica:
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R. – L’Avvento, fondamentalmente, è un’attesa gaudiosa all’interno
della quale si fa una duplice memoria: la memoria della prima venuta del Verbo
di Dio nella carne e contemporaneamente l’attesa del suo ritorno glorioso.
Questa attesa della luce in qualche modo segue l’incedere delle stagioni, visto
che il Natale cade nel pieno dell’inverno, quando l’oscurità sembra prevalere:
ma proprio allora, rinasce il ciclo della luce!
D. – Molto spesso siamo poco abituati ad aspettare qualcosa, quindi
questo invito in che modo viene a smuovere le nostre coscienze?
R. – Guardi, questo è proprio un grande problema: non abbiamo né
spessore retroattivo, né aspettativa per il futuro. E allora il compito della
comunità cristiana dovrebbe essere quello di ricollocarci all’interno della
storia e soprattutto di rimettere a tema il fatto che i giorni che ci sono
donati sono giorni a termine, perché la nostra vita ha un senso complessivo che
va oltre quanto ci è dato da vivere. Noi esorcizziamo la morte, l’abbiamo completamente
“fatta fuori”, e invece fa parte della nostra esistenza. Averla persa ci porta
anche a questa alienazione.
D. – In quanto cristiani rischiamo anche di essere alienati da quella
che è la verità portante della nostra fede, ossia che il periodo di Avvento è
un momento di attesa di Gesù che si fa uomo …
R. – Non so se ricorda che l’anno scorso in Inghilterra avevano
addirittura proposto di abolire la memoria della nascita di Gesù per motivi di
rispetto interreligioso. Il che significava ad un certo punto festeggiare
forsennatamente, non si capisce chi e che cosa. Le nostre comunità percepiscono
nella sua forza teologica l’evento dell’incarnazione? Questo sinceramente non
lo so, bisognerebbe chiederselo. Certo è un paradosso, è qualche cosa al di
sopra della nostra comprensione. Però è l’unica cosa che ci rende tollerabile
la vita e le dà senso, perché se Dio non si è fatto creatura, se non è
diventato nostro compagno, se non ha preso la nostra stessa carne, allora le nostre
grandi domande rimangono senza risposta.
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5 dicembre 2004
“SERVIRE DIO E IL PROSSIMO È L’ESSENZA
DEL VOSTRO SACERDOZIO”. COSÌ, IL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER
L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE, IERI A TAIWAN
DURANTE UNA CERIMONIA DI ORDINAZIONE SACERDOTALE, A CONCLUSIONE DELLA VISITA
PASTORALE NEL SUD-EST ASIATICO
TAIPEI. = “Il servire Dio e il prossimo è l’essenza del vostro
sacerdozio, lo scopo del vostro ministero”. E’ l’invito del prefetto della
Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinale Crescenzio Sepe,
durante la Concelebrazione Eucaristica di Ordinazione sacerdotale di una decina
di diaconi, svoltasi ieri a Taipei. Il porporato, al termine del lungo viaggio
nel sud-est asiatico, dove ha incontrato le Chiese di Thailandia, Myanmar, Laos
e Cambogia, ha compiuto una visita pastorale anche alla Chiesa di Taiwan ed ha partecipato
alla cerimonia. Il cardinale ha incitato i futuri presbiteri a configurare la
propria vita a quella di Cristo Sacerdote, attraverso la Grazia divina del
Sacramento dell’Ordinazione. “E’ un dono che ci è stato dato e che va donato” ha
aggiunto il porporato, evidenziando la centralità del Mistero dell’Incarnazione
del Verbo nella vita di ogni sacerdote: “Non tralasciate mai di attingere da
questo Mistero, soprattutto nella celebrazione della santa Eucaristia,
l’energia spirituale per adempiere fedelmente alla vostra missione”. Il
cardinale Sepe, riconoscendo la difficoltà di vivere il sacerdozio nel mondo di
oggi, ha invitato i diaconi a non avere paura: “Dio sarà sempre con voi! Con il
suo aiuto potrete percorrere le strade che conducono al cuore di ogni uomo e
annunciargli che il Buon Pastore ha dato la vita per lui e lo vuole partecipe
del suo mistero di salvezza”. Ma per compiere quest’opera è necessaria la
preghiera costante, la meditazione personale, la fedeltà alla Liturgia delle
Ore e “soprattutto la devota quotidiana celebrazione dell’Eucaristia”. Il porporato
ha poi incoraggiato i superiori dei seminari a continuare nel loro generoso
servizio, “perché la Chiesa che è in Taiwan sia arricchita di presbiteri
numerosi e ben formati”. L’omelia si è conclusa con un riferimento alla
Madonna: “A lei, regina della Cina, affido voi e il vostro sacerdozio. Ella
saprà guidarvi, giorno per giorno, a diventare una cosa sola col Buon Pastore,
specialmente nella quotidiana celebrazione dell’Eucaristia. Durante la solenne
cerimonia, il cardinale Sepe ha amministrato anche il sacramento del Battesimo
a centinaia di adulti della diocesi di Kaohsiung. (R.M.)
AL VIA IL NUOVO PROGETTO DELL’UNIONE MEDICA
MISSIONARIA ITALIANA IN ANGOLA CONTRO LE TRE MALATTIE DELLA POVERTA’:
TUBERCOLOSI, MALARIA E AIDS
LUANDA. = In Angola si registra
un’altissima percentuale di incidenza di pazienti colpiti dalle tre malattie
della povertà: tubercolosi, malaria e Aids. Nonostante la validità del servizio
offerto dal Centro TBC dell’Ospedale Divina Provvidenza a Luanda, l’Unione
Medico Missionaria Italiana (UMMI), già presente nella capitale angolana dal
1994 con vari progetti socio-sanitari, ritiene indispensabile intervenire con
nuove azioni per migliorare l’accessibilità e la copertura territoriale di
questo servizio. I destinatari del progetto saranno i 700 mila abitanti di
Kilamba Kiaxi, nella periferia sud di Luanda, per i quali le attività sanitarie
promosse finora nell’ospedale centrale e sul territorio sono il loro unico
punto di riferimento per la prevenzione, la diagnosi e la cura. La malaria è la
prima causa di mortalità nel Paese. Può contribuire all’insorgere dialtri problemi
come i nati morti, il basso peso alla nascita e la malnutrizione. La
tubercolosi ha una prevalenza di circa il 2% della popolazione dell’Angola ed è
stata fortemente favorita dallo stato di povertà generalizzata, dalle
difficoltà nutrizionali, dall’aumento della prevalenza dell’Hiv. Un ulteriore
importante problema per la salute pubblica locale è costituito dalle malattie a
trasmissione sessuale, come la gonorrea, la sifilide, l’epatite B e l’Aids che
ha l’impatto più negativo. (R.M.)
TRASMETTERE ALLE DONNE E AI BAMBINI LE
NORME BASILARI PER EVITARE LE MALATTIE LEGATE ALLA SCARSITÀ DI IGIENE E ALLA
MANCANZA DI ACQUA POTABILE. E’ L’OBIETTIVO CHE EMERGE DALLA
DICHIARAZIONE FINALE DEL FORUM MONDIALE SULL’ACQUA, TENUTOSI IN QUESTI GIORNI A
DAKAR, IN SENEGAL
DAKAR. = Insegnare alle donne e
ai giovani le norme basilari per evitare la diffusione di malattie legate alla
scarsità di igiene e alla mancanza di acqua potabile. E’ il principale
obiettivo che emerge dalla dichiarazione finale del ‘Forum mondiale sull’acqua:
risanamento e igiene per tutti’, tenutosi in questi giorni a Dakar, in Senegal.
Il documento, nel quale si fa esplicito riferimento agli Obiettivi del millennio
per lo sviluppo, fissati dalle Nazioni Unite nel 2000, pone l’accento sul ruolo
della donna, riconoscendone l’importanza assoluta “a tutti i livelli, da quelli
di base fino ai vertici, passando per gli aspetti tecnici, manageriali e
politici”. La dichiarazione chiede inoltre che si proceda all’istruzione dei
bambini e dei giovani “in materia di risanamento e d’igiene”, perché proprio
loro rappresentano il futuro del Sud del mondo e sono, al contempo, le
principali vittime del cattivo funzionamento del settore dell’acqua potabile. Inoltre,
invita “le piccole imprese private a impegnarsi a fornire, a prezzi
accessibili, servizi di risanamento e d’approvvigionamento d’acqua”. Secondo i
dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dal Fondo
dell’Onu per l’infanzia (Unicef), oggi 2,6 miliardi di esseri umani, pari al
40% della popolazione mondiale, non dispongono di servizi igienici e
d’approvvigionamento d’acqua di base. La maggior parte di loro vive nelle zone
rurali dell’Africa subsahariana e nei Paesi dell’Asia sud-orientale. Sono molte
le gravi malattie legate alla scarsità d’igiene e alla mancanza di acqua
potabile, a cominciare da colera, tifo, polio, meningite, epatite A e B, tutte
patologie facilmente trasmissibili e in grado di trasformarsi in epidemie. Nonostante
i progressi attesi entro il 2015, per quella data - fa sapere l’Onu - saranno ancora 800 milioni le persone che
soffriranno per la carenza d’igiene e d’acqua potabile. (R.M.)
A CARACAS, “MEETING MONDIALE DEGLI INTELLETTUALI E ARTISTI IN DIFESA
DELL’UMANITA’”. TRA I TEMI DELL’INCONTRO, L’AMBIZIOSO PROGRAMMMA DEL GOVERNO
VENEZUELANO CONTRO L’ANALFABETISMO
CARACAS.
= Oltre 400 esponenti della cultura di alcune decine di Paesi sono protagonisti
in questi giorni del “Meeting mondiale degli intellettuali e artisti in difesa
dell’umanità”, organizzato a Caracas dal governo venezuelano in collaborazione
con il Consiglio Nazionale della cultura (Conac). Gli intellettuali si
confronteranno non solo su questioni legate esclusivamente alla cultura ma
anche su temi legati allo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa e
all’identità nazionale. Inoltre, il meeting si propone di mettere in luce
l’impegno del governo venezuelano verso il processo di alfabetizzazione
universale. “Robinson e Sucre”, infatti, sono i programmi che si propongono di
portare 1,25 milioni di venezuelani adulti fino alle soglie dell’università o
dell’accademia. Iniziativa impegnativa per un Paese in cui, soprattutto nelle
zone rurali e nelle periferie della capitale, analfabetismo e degrado sanitario
sono sempre stati due dei principali problemi per la popolazione venezuelana.
(R.A.)
INAUGURATA NEI GIORNI SCORSI IN UGANDA
‘RADIO PACIS’. È LA QUINTA RADIO CATTOLICA DEL PAESE
KAMPALA. = “È una radio
all’insegna della pace. Per questo il nostro vescovo, mons. Frederick Drandua,
l’ha battezzata ‘Radio Pacis’”, lo ha dichiarato all’Agenzia Fides il padre
Tonino Pasoline, missionario comboniano, direttore della nuova emittente
ugandese. ‘Radio Pacis’, promossa dalla diocesi di Arua e inaugurata nei giorni
scorsi, è la quinta radio cattolica in Uganda dopo Radio Kyoga-Veritas nella
diocesi di Soroti; Radio Wa nella diocesi di Lira; Radio Maria e Radio
Sapientia. “Il nord Uganda è segnato dalla guerra civile e speriamo con il nostro
lavoro di riuscire a seminare semi di pace nel cuore della gente”, ha affermato
padre Pasoline. “Il segnale della nostra radio copre un raggio di oltre 200 km
ed è così in grado di raggiungere Arua, Nebbi, alcune zone del distretto di Gulu,
Lira e Moroto, arrivando fino alle zone di confine del sud Sudan e della Repubblica
Democratica del Congo. Per il momento trasmettiamo in 3 lingue: oltre
all’inglese, in lugbara e madi, che sono due dei principali linguaggi del nord Uganda”.
Ma “entro un anno – ha specificato il missionario – speriamo di poter aggiungere
un’altra frequenza con la quale trasmettere programmi in lingua Alur, che è la
lingua degli Acholi, la popolazione del distretto di Gulu”. I programmi prevedono,
oltre a servizi di approfondimento, con il rilancio di alcuni programmi della
Radio Vaticana in inglese, di BBC e Voice of America, anche trasmissioni di
carattere pastorale. Tra queste, la Messa della domenica e una tavola rotonda
con il vescovo. C’è anche un programma educativo rivolto soprattutto ai catechisti.
(R.M.)
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5 dicembre 2004
- A cura di Dorotea Gambardella -
Domenica di sangue in Iraq. Sono ventisei le vittime, tra
cui una donna e un bambino, nei diversi attacchi sferrati dalla guerriglia locale,
nelle ultime 24 ore. L’attentato più grave nei pressi di Tikrit, città natale
del deposto dittatore Saddam Hussein, dove diciassette civili iracheni hanno perso
la vita e tredici sono rimasti feriti. I particolari nel nostro servizio:
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Secondo fonti militari statunitensi, i trenta iracheni,
impiegati presso un deposito di smaltimento di ordigni inesplosi americano,
stavano recandosi al lavoro. Intorno alle 8.30 ora locale, i due pullman sui
quali viaggiavano sono stati avvicinati da un paio di auto, da cui sono partite
numerose raffiche di armi automatiche. È stata una strage: 17 i morti, 13 i
feriti. Sangue anche nella città di Ramadi, dove fonti ospedaliere hanno
riferito di una donna e di un bambino uccisi da colpi di mortaio. Nei pressi di
Baiji, a nord della capitale Baghdad, si aggrava il bilancio delle vittime
dell'esplosione di un'autobomba. Tra i caduti c’è anche il comandante della
Guardia Nazionale irachena, oltre ai tre uomini della sua scorta. A Samarra, un
soldato governativo è rimasto ucciso sotto il fuoco degli insorti sunniti. Ed è
di ieri pomeriggio, invece, la notizia della morte di due soldati Usa in un
attacco sferrato dalla guerriglia locale contro la loro pattuglia nella città
di Mossul. L’esercito statunitense ha riferito dell’agguato soltanto oggi. Sul
piano politico, l'emissario delle Nazioni Unite in Iraq, Lakhdar Brahimi,
in un'intervista a titolo personale, ha dichiarato che “se nel Paese la situazione
della sicurezza non migliorerà sarà impossibile tenere
elezioni a gennaio”. E proprio in merito alle prossime consultazioni, il
leader radicale sciita Moqtada al Sadr ha fatto sapere che vi parteciperà
unendosi alla lista dell’ayatollah Ali al Sistani.
Scambio di prigionieri tra Tel Aviv ed Il Cairo. L’arabo
israeliano Azzam Azzam, detenuto dal ’97 in Egitto perché sospettato di essere
una spia dello Stato ebraico, è stato liberato ed è già in territorio
israeliano. In cambio del rilascio dell'uomo, sono stati messi in libertà sei
studenti egiziani condannati per aver ordito un attentato in Israele.
Un'esplosione, la scorsa notte, ha devastato una miniera
di carbone nella regione di Karaganda, nel centro del Kazakhstan. Morti 23
uomini. Lo ha riferito l'agenzia di stampa russa Interfax, precisando che la
sciagura è stata provocata da una fuga di gas metano. Al momento dell'incidente
nella miniera si trovavano 87 operai.
Almeno sei soldati nepalesi morti e due feriti: è il bilancio
dell’attacco scagliato da un gruppo di ribelli maoisti contro una pattuglia
militare nei pressi del villaggio di Shivagadi, a circa 300 chilometri dalla
capitale Katmandu. Lo hanno indicato fonti della polizia. I ribelli maoisti
combattono dal 1996 per rovesciare la monarchia e sostituirla con un regime
comunista. Fino ad ora la ribellione ha provocato la morte di oltre diecimila
persone.
Il Giappone è contrario all’imposizione di sanzioni economiche
nei confronti della Corea del Nord. Lo ha reso noto il ministro degli Esteri
nipponico, Nobutaka Machimura, secondo cui potrebbero costituire un pretesto da
parte di Pyongyang per interrompere le trattative sul disarmo nucleare. Prima
di riprendere i colloqui, attualmente in fase di stallo, la dittatura guidata
da Kim Jong Il ha invitato Washington ad abbandonare la “politica ostile” nei
suoi confronti.
Sale ad undici il numero delle vittime dell'attentato
compiuto da un gruppo di militanti islamici nella regione indiana del Kashmir.
Secondo fonti della polizia locale, si tratta di soldati indiani morti in
seguito all'esplosione di una mina.
Indonesia. È di nove vittime il bilancio ancora provvisorio
delle alluvioni dei giorni scorsi sulle regioni orientali dell'isola di Giava.
Lo ha reso noto il governatore della provincia interessata, Imam Utomo. I danni
provocati dalle forti piogge sono stati aggravati dalla deforestazione, effettuata
senza criterio in molte aree.
Medio Oriente. Hamas smentisce la notizia della disponibilità
di un cessate il fuoco con Israele. Uno dei maggiori esponenti del movimento integralista
palestinese nella Striscia di Gaza, lo sceicco Mahmud A-Zahar, ha negato che la
tregua con Tel Aviv sia mai stata al centro dei colloqui con l'Olp ed Al Fatah.
"Fino a questo momento - ha detto – continuiamo a difendere il nostro
popolo e a cacciare gli israeliani dai nostri territori".
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