RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
339 - Testo della trasmissione di sabato 4 dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il
Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Si aggrava il bilancio dei tifoni
nelle Filippine: sospesa la deforestazione
Pubblicate le lettere pastorali per il 2005 dei vescovi
sudcoreani.
Nasce in Kenya un nuovo centro di formazione
professionale per i giovani
Inaugurati in Argentina nuovi centri di alfabetizzazione
per giovani e adulti
Claudio Monici, inviato di Avvenire, insignito
dell’Oscar del volontariato 2004
Si terrà il prossimo 26 dicembre il ballottaggio in Ucraina. Il candidato filo russo Yanukovich ha reso noto che parteciperà alla consultazione
In Iraq almeno 4 agenti uccisi in un nuovo attentato compiuto a Baghdad contro con un commissariato di polizia. Violenze anche a nord della capitale, a Kirkuk e al confine con la Giordania
4
dicembre 2004
I
CRISTIANI AFFRONTINO LE GRANDI QUESTIONI SOCIALI
CON LA PASSIONE PER LA CAUSA DELL’UOMO NELLA LUCE
DEL VANGELO,
EVITANDO
SIA LO SPIRITUALISMO INTIMISTA CHE IL PURO ATTIVISMO SOCIALE.
COSI’ IL PAPA ALLA FONDAZIONE CENTESIMUS ANNUS-PRO
PONTIFICE
I cristiani affrontino le grandi
questioni sociali alla luce e con la forza del Vangelo di Gesù, rifuggendo sia
lo spiritualismo intimista che il puro attivismo sociale. E’ quanto ha detto il
Papa oggi ricevendo la Fondazione Centesimus Annus-Pro Pontifice, che sta
celebrando il suo convegno annuale a poco più di 10 anni dalla sua istituzione.
Giovanni Paolo II esorta i cristiani a conoscere e attuare la dottrina sociale
della Chiesa nella sua interezza, evitando di privilegiarne in modo strumentale
singoli aspetti. Il servizio di Sergio Centofanti:
*********
Giovanni Paolo II invita la
Fondazione Centesimus Annus-Pro Pontifice
a proseguire nell’impegno intrapreso dieci anni fa: quello di coniugare
il sostegno concreto alle attività del Papa e della Santa Sede con la diffusione dell’insegnamento della Chiesa
circa “le grandi questioni sociali che i cristiani sono chiamati ad affrontare
nella luce e con la forza del Vangelo di Gesù, il grande rivelatore della verità
di Dio sull'uomo”.
Il convegno della Fondazione è
dedicato quest’anno al Compendio della
dottrina sociale della Chiesa, recentemente pubblicato dal Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace. “Il testo – ha detto il Papa - costituisce uno strumento aggiornato per la
conoscenza della dottrina sociale cattolica
che ha conosciuto nel tempo approfondimenti significativi in risposta ai
problemi complessi di una società mondiale in rapido e travagliato sviluppo”.
Ma “molto resta da fare – ha aggiunto - perché l'apporto così ricco
dell'insegnamento ecclesiale diventi coerente criterio di giudizio e convinta
forza ispiratrice dell'azione sociale dei cristiani. Talvolta – infatti, ha
sottolineato Giovanni Paolo II - si ha l'impressione che la dottrina sociale
della Chiesa sia più evocata che conosciuta, sia considerata un semplice
orizzonte di valori - forse troppo grandi e nobili perché possano mai farsi concreti
in questo mondo - piuttosto che un esigente criterio di giudizio e di azione”:
“E’ dunque assai importante – ha detto il Pontefice - mirare a far conoscere la dottrina sociale
della Chiesa in modo puntuale, motivato, completo, anche per evitare che ne
venga privilegiato l'uno o l'altro aspetto, secondo sensibilità e orientamenti
precostituiti, finendo per perderne la considerazione unitaria e per usarne in
modo strumentale”.
Il Papa invita i laici a
rifuggire “sia lo spiritualismo
intimista che l’attivismo
sociale” secondo l’esempio di tante testimonianze offerte “da cristiani umili e
grandi che hanno vissuto la passione per la causa dell’uomo nella luce del
Vangelo”. E poi ribadisce la necessità
di affrontare “le grandi questioni che travagliano e provocano l'umanità a
livello mondiale…sul comune fondamento della legge naturale”. Come infatti
ricorda il Catechismo della Chiesa
Cattolica, “i precetti della legge naturale non sono percepiti da tutti
con chiarezza ed immediatezza. Nell'attuale situazione, la grazia e la Rivelazione
sono necessarie all'uomo peccatore perché le verità religiose e morali possano
essere conosciute da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza alcuna
mescolanza di errore”:
“La dottrina sociale della Chiesa – ha concluso Giovanni
Paolo II - illumina con la luce della
Rivelazione i valori fondanti di una convivenza umana ordinata e solidale,
riscattandoli da oscuramenti e ambiguità. I cristiani laici, aperti all'azione
della grazia di Dio, sono lo strumento vivo perché quei valori possano giungere
a permeare efficacemente la storia”.
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INSOSTITUIBILE
IL RUOLO DEI LAICI NELLA MISSIONE DELLA CHIESA
MA ESSENZIALE UNA LORO ATTENTA FORMAZIONE:
E’ IL SENSO DEL DISCORSO DEL
PAPA AI VESCOVI USA
DELLE PROVINCE DI LOUISVILLE,
MOBILE, NEW ORLEANS
L’essenziale
e insostituibile ruolo dei laici nella missione della Chiesa: al centro del
discorso del Papa ai vescovi statunitensi in visita ad Limina delle Province di
Louisville, Mobile, New Orleans. Ma proprio per l’importanza del contributo dei
laici è forte l’appello di Giovanni Paolo II ai vescovi a seguirne con cura la
formazione. Il servizio di Fausta Speranza:
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Una
“chiara priorità pastorale” è quella che indica il Papa ai vescovi statunitensi
parlando del loro ministero di “governo” della Chiesa. La priorità è guidare i
laici nel contribuire alla “costruzione dell’unità”. Giovanni Paolo II ricorda
quanto sottolineato dal Concilio Vaticano II: il laico con il Battesimo fa
parte del corpo vivo della Chiesa di Cristo e nel suo “modo specifico”, e
“all’interno e attraverso l’attività secolare”, partecipa alla missione
cristiana. Ma proprio per il loro particolare “approccio integrato alla vita”,
giovani, coppie sposate, uomini e donne di fede hanno bisogno di essere ben
guidati nel fare “chiara distinzione tra diritti e doveri in quanto membri
della Chiesa”. E il Papa è estremamente chiaro nell’affermare che non c’è
attività umana, anche se di carattere temporale, che possa essere sottratta al
dominio di Dio. Da qui, l’urgente bisogno di una catechesi da parte dei vescovi
che abbia piena consapevolezza delle potenzialità dell’apostolato laico,
dell’importanza di una coscienza formata in modo opportuno e dell’intrinseca
relazione tra libertà e credo morale.
Il
Papa parla di un senso di responsabilità condivisa sottolineando la necessità
di “una teologia e spiritualità di comunione e di missione per un rinnovamento
della vita ecclesiale”. In questo senso, incoraggiando i vescovi ad essere
pastori e maestri, Giovanni Paolo II ricorda lo spirito di comunione che cresce
anche con la ricca varietà di carismi e missioni. Ribadendo l’importanza di una
“genuina e fruttuosa collaborazione tra il Pastore e il fedele laico, il Papa
aggiunge: “senza il rischio che tale relazione sia distorta da una acritica
trasposizione di categorie e strutture disegnate dalla vita secolare”.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattina il Papa
ha ricevuto anche, in successive udienze, l’arcivescovo Luigi Gatti, nunzio
apostolico in Libano; l’arcivescovo Thomas E. Gullickson, nunzio apostolico in
Trinidad e Tobago, Bahamas, Dominica, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, San
Vincenzo e Grenadine; il signor Isidro
Gomez Santos, ambasciatore di Cuba, con la consorte, in visita di congedo; il
cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi;
l’arcivescovo Francisco-Javier Lozano, nunzio apostolico in Croazia.
Il
Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di
Hsinchu in Taiwan, presentata da mons. Lucas Liu Hsien-tang, per raggiunti
limiti di età. Gli succede mons. James Liu Tan-kuei, finora vescovo titolare di
Accia e ausiliare di Taipei.
LA SECONDA EDIZIONE DEL MARTIROLOGIO ROMANO,
L’ELENCO AGGIORNATO DI TUTTI I SANTI E BEATI
VENERATI DALLA CHIESA
- Intervista con il dottor Roberto Fusco -
Si è svolta oggi a Roma, presso
il Palazzo della Cancelleria, una giornata di studio, promossa dalla
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti,
nell’anniversario della Sacrosanctum Concilium, la Costituzione conciliare
sulla riforma liturgica promulgata il 4 dicembre del 1963. In questa occasione
è stata presentata la seconda edizione del Martirologio Romano aggiornato ad
oggi. Ha inaugurato la giornata il cardinale Francis Arinze, prefetto del
dicastero, mentre la prolusione è stata tenuta dal cardinale José Saraiva
Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Ma cos’è esattamente il Martirologio
Romano? Giovanni Peduto lo ha chiesto al dottor Roberto Fusco, che ha lavorato
al suo aggiornamento:
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R. – Anzitutto,
contrariamente a quello che si potrebbe pensare dal nome, non è un elenco di
martiri. E’ un elenco, invece, di tutti i Santi che la Chiesa cattolica venera
come tali. Santi e Beati in un libro liturgico, quindi, destinato alla
proclamazione liturgica.
D. – Quali novità vi sono in
questa seconda edizione?
R. – Moltissime
novità innanzitutto scaturiscono dalla prima edizione del 2001, che è la prima
dopo il Concilio, dopo ben 35 anni di fatiche che forse sono state poco
sottolineate. Nella seconda edizione si è proceduto innanzitutto alla rettifica
di alcuni errori che erano comparsi nella prima edizione, di natura
tipografica, e poi all’integrazione dei numerosi Santi e Beati che sono stati
proclamati in questo triennio – dal 2001 ad oggi – per l’esattezza 117. In più
sono stati aggiunti molti Santi che hanno un culto effettivo soprattutto
nell’Italia meridionale, figure del monachesimo prevalentemente italo-greco,
che sono state finora tenute fuori dal martirologio.
D. – All’incirca, quanti nominativi
contiene il Martirologio?
R. – Settemila
tra Santi e Beati oggi venerati dalla Chiesa, e dunque il cui culto è
ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa e proponibile alla Chiesa universale.
D. - Spostiamo l’attenzione alla
chiamata alla santità, che viene rivolta a tutti i discepoli di Cristo…
R. – Il
Martirologio è un libro che nella sede liturgica è destinato proprio ad
accentuare questo aspetto. Vale a dire celebrare il mistero di Cristo attraverso
le figure dei suoi Santi e al tempo stesso comunicare ai fedeli non soltanto
degli esempi da imitare ma anche una certa fiducia, vale a dire si può essere
santi!
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“L’INTEGRAZIONE INTERCULTURALE” È IL TEMA DEL MESSAGGIO DEL PAPA
PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL
RIFUGIATO 2005,
CHE SARA’ PRESENTATO GIOVEDI’ IN SALA STAMPA
VATICANA
“L’integrazione interculturale” è il tema del
Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2005
(16 gennaio 2005) che sarà presentato giovedì 9 dicembre, alle ore 11.30, nella Sala Stampa della
Santa Sede. Alla conferenza stampa interverranno: il cardinale Stephen Fumio Hamao, presidente del Pontificio Consiglio
della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; mons. Agostino Marchetto, segretario dello stesso Consiglio e p. Michael Blume, sottosegretario.
IN
ASIA SERVE UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E UN RINNOVATO IMPEGNO
PER IL
DIALOGO INTERRELIGIOSO: COSI’ IL COMUNICATO FINALE DELL’VIII RIUNIONE DEL
SINODO DEI VESCOVI PER L’ASIA
- A cura di Alessandro Gisotti -
Dare attuazione alla Ecclesia
in Asia “mettendone in risalto l’attualità con il richiamo alla
testimonianza e alla nuova evangelizzazione in un continente bisognoso di pace
sociale e di dialogo tra le culture e le religioni”. E’ l’impegno preso
dall’ottava riunione del Sinodo dei vescovi per l’assemblea speciale per
l’Asia, riunitasi nei giorni scorsi a Roma. Nel comunicato finale, diramato
oggi dalla segreteria dell’organismo, si rileva come ci sia stata una “crescita
della Chiesa cattolica nel continente, nonostante le condizioni spesso poco
favorevoli e, in particolare, la mancanza di libertà religiosa”. Per quanto
riguarda il dialogo religioso, si legge nel comunicato, i presuli hanno
sottolineato che “oltre alle difficoltà causate in prevalenza da piccoli gruppi
radicalizzati, ci sono incoraggianti esempi di collaborazione tra
rappresentanti di varie religioni sia nel campo sociale sia, per quanto
possibile, nella promozione dei valori etici e morali”.
Nella sessione plenaria
conclusiva del Consiglio, è stata fissata la data della futura riunione del
Sinodo dei vescovi per l’Asia nei giorni 18 e 19 novembre del prossimo anno.
DIFFONDERE IL MESSAGGIO DEL
PAPA E DELLE SANTA SEDE ATTRAVERSO
IL MONDO
DELLA COMUNICAZIONE: INTERVISTA AL DOTT. JOAQUIN NAVARRO-VALLS,
NEL 20.MO
ANNIVERSARIO DELLA SUA NOMINA
A
DIRETTORE DELLA SALA STAMPA VATICANA
Portare il messaggio del Papa a tutti gli esseri umani, attraverso i
mezzi di comunicazione. Da vent’anni, questa è la sfida che si rinnova ogni
giorno per il dottor Joaquin Navarro-Valls. Il 4 dicembre del 1984, infatti,
Navarro-Valls diventava direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Nato a
Cartagena, in Spagna il 16 novembre del 1936, si è laureato in medicina nel
1961. Nel 1968 ha ottenuto la laurea in giornalismo e nel 1980 quella in
scienza della comunicazione. E’ membro numerario dell’Opus Dei. Come direttore
della Sala Stampa Vaticana, si è confrontato con eventi che hanno cambiato il
mondo radicalmente. Alessandro Gisotti ha chiesto al dott. Navarro-Valls un
bilancio della sua esperienza:
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R. – Più che un bilancio, una
constatazione: l’interesse straordinario del mondo per questo Pontificato. I
media stessi si sono visti spronati dall’interesse che proveniva da tutti gli
ambienti culturali, accademici, popolari, politici verso questo Pontificato. Il
ruolo di questo ufficio è stato semplicemente cercare di esaudire l’enorme
interesse dei media di tutto il mondo.
D. – Da 20 anni, lei è una delle
persone più vicine a Giovanni Paolo II. Cosa si prova a condividere ogni giorno
esperienze, gioie e difficoltà con il Santo Padre?
R. – Si ha la certezza di vivere e di vedere da vicino la storia, ma
soprattutto quell’aspetto particolare della storia che è la dimensione religiosa
e umana. Questo Pontificato è una pagina straordinaria della storia della
Chiesa. Esserne testimone da vicino è un dono straordinario.
D. – Direttore, quali sono stati
secondo lei i temi, i momenti di questo lungo Pontificato che hanno
maggiormente caratterizzato l’attenzione del mondo dell’informazione?
R. – L’attenzione verso questo
Pontificato non è mai venuta meno in questi 26 anni. Se ci ricordiamo,
all’inizio del Pontificato, quella parola che si sentiva vibrante aveva già
catturato in qualche modo l’attenzione; poi i viaggi, poi l’attentato con tutte
le implicazioni di quel gesto; i cambiamenti epocali nel centro e nell’est
europeo. Quindi, ed è la mia convinzione, la figura, l’immagine di questo Papa
anziano che ha un’enorme eloquenza pastorale. In tutto il mondo, Giovanni Paolo
II dice molto a moltissima gente.
D. – Lei ha accompagnato il Papa
nei cinque continenti. C’è un viaggio apostolico che più degli altri le resta
nel cuore?
R. – Da un punto di vista
personale mi hanno commosso in modo particolare alcuni dei viaggi che il Papa
ha fatto in questi anni in Paesi dove c’era una piccolissima minoranza dei
cattolici. La visita ad un Paese come l’Azerbaigian, dove il Papa ha percorso
6.500 km di viaggio, soltanto per incontrare 100 cattolici.
D. – Dal 1984 ad oggi com’è cambiato il suo lavoro? Quanto lo sviluppo
tecnologico dei mass media ha influito sulla diffusione del messaggio del Papa
e della Santa Sede?
R. – Ha inciso in un modo
straordinario. Naturalmente noi abbiamo dovuto fare degli sforzi per adeguarci
a queste nuove tecnologie. C’è una parola che mi pare definisca bene questo
cambiamento: celerità. Tutto questo, però, non può sostituire il contatto
personale che si ha con i giornalisti. E’ in tale contesto personale che si
chiariscono e si trasmettono delle valutazioni sui temi di questo Pontificato.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l'Ucraina: la Corte Suprema decide un nuovo ballottaggio; si
dovrà tenere il 26 dicembre.
Nelle
vaticane, nel discorso a Vescovi statunitensi Giovanni Paolo II ha richiamato
l'urgenza di una catechesi esauriente sull'apostolato dei laici, che metta in
luce l'importanza del rapporto fra libertà e verità morale.
L'udienza
del Papa ai partecipanti al Convegno della Fondazione Vaticana "Centesimus
Annus-Pro Pontifice".
L'omelia
del Cardinale Crescenzio Sepe durante la solenne Concelebrazione Eucaristica a
Taipei.
Nelle
estere, in Iraq proseguono gli atti di violenza. Il Presidente iracheno lunedì
alla Casa Bianca.
Nella
pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Libri
e recensioni, un grottesco girotondo".
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.
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4
dicembre 2004
UN MONDO SENZA MINE: E’
L’IMPEGNO PRESO A NAIROBI
DALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE DEI PAESI
FIRMATARI DELLA
CONVENZIONE DI OTTAWA SULLA MESSA AL BANDO DELLE MINE ANTI-UOMO
- Intervista con Simona Beltrami -
Sradicare il “terribile
flagello” delle mine antiuomo. Giovanni Paolo II lo ha chiesto con forza ancora
una volta, giovedì scorso, in un messaggio ai partecipanti alla Conferenza
internazionale contro le mine anti-uomo, conclusasi ieri a Nairobi. Il vertice,
a cui hanno partecipato 144 Paesi, ha fatto il punto a cinque anni dall’entrata
in vigore della Convenzione di Ottawa, che proibisce produzione, vendita, ed
uso delle mine antiuomo e si occupa della loro bonifica e della cura delle
vittime. A Nairobi è stato elaborato un piano operativo per i prossimi cinque
anni. Ma, soprattutto, si è levato un appello affinché i Paesi che non hanno
ancora aderito al trattato di Ottawa – tra cui Russia, Cina e Stati Uniti - lo
facciano al più presto. Oltre ai rappresentanti dei governi, anche molte Ong hanno
preso parte alla conferenza incentrata sul tema “Per un mondo senza mine”.
Stefano Leszczynski ha raggiunto telefonicamente a Nairobi Simona Beltrami,
coordinatore della Campagna italiana contro le mine:
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R. – I governi hanno approvato
il piano d’azione per i prossimi anni nella lotta contro le mine, e questo
comprende anche un impegno nell’assistenza alle vittime. Diciamo che le
organizzazioni che si occupano di assistenza ai sopravvissuti a incidenti da
mina avrebbero sperato che in questo piano d’azione fosse inserito un impegno
concreto a riservare una parte specifica di quei fondi che si dedicano alle
attività generiche contro le mine, proprio all’assistenza delle vittime, per assicurare
che questi soldi non si perdano nel calderone dei finanziamenti. Purtroppo, ciò
non è stato fatto, però ci sono degli impegni a continuare l’attività a favore
di coloro che sopravvivono a incidenti da mina.
D. – Quali sono state le
reazioni al messaggio del Papa nei confronti della questione-mine?
R. – Il messaggio del Pontefice
è perfettamente in linea con la posizione delle Organizzazioni non governative
della campagna internazionale contro le mine, quindi è stato molto ben accolto
perché richiama all’attenzione degli Stati-parte il fatto che non bisogna
compiacersi troppo dei risultati ottenuti, che non bisogna riposare sugli
allori ma che bisogna continuare in quella che è una lotta a lungo termine,
soprattutto per liberare territori minati da questi ordigni. E’ molto
importante l’assistenza, la riabilitazione e la reintegrazione socio-economica di
lungo periodo delle vittime delle mine.
D. – Le Organizzazioni non
governative possono dirsi soddisfatte degli esiti di questa riunione a Nairobi?
R. – Tutto sommato, non ci si
può dire insoddisfatti; ci aspettavamo che succedesse quello che è successo.
Ciò che veramente darà la misura del successo di questa conferenza sarà
l’impegno reale, effettivo e concreto degli Stati che sono stati qui presenti e
che hanno dichiarato – a parole – il loro impegno nei prossimi anni; quindi
bisogna che le belle parole del piano d’azione che è stato approvato a Nairobi
diventino poi concrete realtà, soprattutto poi per le persone che soffrono gli
effetti delle mine.
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Domani, 5 dicembre, 2a Domenica d’Avvento, la
liturgia ci presenta la figura di Giovanni Battista che predica nel deserto,
dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».. In molti
accorrevano e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel
fiume Giordano. Giovanni prepara la missione di Gesù e dice:
“Io vi battezzo con acqua per la
conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son
degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e
fuoco”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Giovanni il Battista è, per la sua missione, imparagonabile a qualsiasi altro
profeta dell’Antico Testamento, comunque una figura inquietante, che taglia e
purifica, un asceta, un uomo asciutto, un uomo del deserto, un uomo di dura
prova. L’iconografia ce lo fa sempre vedere radicalmente orientato a Cristo, in
modo che sia visibile la sua identità di rendere testimonianza a Cristo e
consumarsi per lui. Torna dal deserto e al Giordano denuncia il peccato.
Richiama al pentimento e indica il Messia. Lui prepara lo scenario per la
rivelazione del Messia e lo scenario è quello dell’umanità così come è:
peccatrice, fragile, debole, giacente nell’ombra della morte. Chi sperimenta la
morte può sentire l’urgente necessità della vita. Il Battista precisa due
significati del battesimo: il lavare e l’impregnare. Lui battezza lavando e
così purifica il popolo, ma il Messia, il figlio di Dio battezza impregnando
con lo Spirito Santo. Non solo toglie il peccato, ma dà la vita che non
tramonta.
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4
dicembre 2004
SI
AGGRAVA IL BILANCIO DEI TIFONI NELLE FILIPPINE.
IL
PRESIDENTE ARROYO, INTANTO, BLOCCA IL DISBOSCAMENTO SELVAGGIO
DELLE FORESTE. ARRIVANO I PRIMI AIUTI DALLA
PRESIDENZA
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, MENTRE
L’ARCIVESCOVO DI MANILA
INVITA
ALLA “PREGHIERA E AZIONE PER LE VITTIME”
MANILA. = Ancora drammatica la
situazione nelle Filippine, colpite in questi ultimi giorni da due furiosi
tifoni, ‘Winnie’ e ‘Nanmandol’. L’ultimo bilancio ufficiale, ancora
provvisorio, parla di 753 morti e 345 dispersi. Il presidente delle Filippine,
Gloria Macapagal Arroyo, intanto, ha “ordinato di sospendere il disboscamento
degli alberi in tutto il Paese”. Le autorità municipali e gli esperti, infatti,
hanno spiegato alla Arroyo che la deforestazione selvaggia lascia nudo il
terreno ed è la causa delle frane e dei giganteschi smottamenti di fango che
hanno colpito le tre cittadine, la cui evacuazione continua. Sono state rese note le prime stime sui danni
economici provocati dai tifoni; secondo le autorità ammonterebbero a 193,39
milioni di pesos, oltre 2 milioni e mezzo di euro. La
presidenza della Conferenza episcopale italiana
rende noto, intanto, che proprio per “far fronte alle prime emergenze e ai
bisogni essenziali delle persone colpite dalle devastazioni provocate dai
tifoni, ha stanziato un milione di euro”. L’Unicef e la Croce Rossa hanno
lanciato un appello per la raccolta di 200.000 dollari a sostegno di circa 3.000
famiglie alle quali servono cibo, medicine e generi di prima necessità. La
Caritas Italiana, anche in questa
emergenza, è in costante contatto con la Caritas di Manila, dove il direttore, padre Anton Pascual,
riferisce che “in 2 giorni abbiamo inviato vestiti, riso, pasta e sardine a 5
mila famiglie, oltre a 5 automezzi di medicinali”. Lo stesso arcivescovo di Manila, mons. Gaudencio B. Rosales, invita i
sacerdoti e i parrocchiani a “condividere tutto quello che hanno con le persone
colpite dalle inondazioni”. La solidarietà si sta allargando anche a livello
internazionale. La Commissione dell’Unione Europea ha deciso di stanziare
un milione di euro e una missione dell'Echo, l’ufficio umanitario
dell’esecutivo europeo, è attualmente in missione nel Paese per verificare i
bisogni più urgenti, “sebbene molte aree siano inaccessibili”, ha fatto sapere
il Commissario Responsabile per lo Sviluppo e gli Aiuti Umanitari, Luis
Michael. (R.A.)
PUBBLICATE
LE LETTERE PASTORALI PER IL 2005 DEI VESCOVI SUDCOREANI.
NELLE MISSIVE,
PRESENTATE LA SCORSA DOMENICA, I PRESULI
RIAFFERMANO IL VALORE
DELLA VITA E DELL’AMORE
SEOUL. =
L’Eucaristia, l’evangelizzazione delle famiglie e la creazione di piccole
comunità cristiane: questi, in sintesi, i temi al centro delle lettere
pastorali per il 2005 dei vescovi sudcoreani, pubblicate la scorsa domenica,
primo giorno di Avvento. L’arcivescovo di Seoul, mons. Nicholas Cheong Jin-suk,
ha sottolineato che “il rinnovamento della Chiesa dipende dalla capacità di
ogni singolo individuo di sapersi rinnovare, seguendo gli insegnamenti del
Vangelo”, esortando la comunità cattolica a lavorare in prima persona per
costruire “famiglie belle”. L’arcivescovo di Daegu, mons. Paul Ri Moun-hi, ha
diffuso una lettera pastorale intitolata: “Creiamo l’unità nella Parola e
nell’Eucaristia”. Nel documento invita tutti i fedeli a mettere l’Eucaristia al
centro delle loro vite. “L’Eucaristia ci permette di vivere in comunione con la
parola di Dio – scrive – seguendo l’esempio di Cristo e diffondendo l’amore
nelle comunità”. Nella sua lettera pastorale, mons. Andreas Choi Chang-mou,
arcivescovo di Kwangju, ha ribadito l’estrema importanza delle “piccole comunità
cristiane”, perché è in esse che le persone possono sperimentare la prima forma
di “vita della Chiesa”. Il presule ha, inoltre, aggiunto che “in preparazione
dei 70 anni della diocesi di Kwangju, è importante riflettere a livello
personale e comunitario sulla centralità Cristo presente nell’Eucaristia”.
Anche gli altri vescovi sudcoreani, riferisce l’agenzia Asianews, hanno
riaffermato il valore della vita e dell’amore, invitando i fedeli a partecipare
alla Messa, a meditare sulle Sacre Scritture, a pregare e leggere la Bibbia e a
promuovere il dialogo nelle famiglie. (B.C.)
NASCE IN KENYA UN NUOVO
CENTRO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE PER I GIOVANI. L’INIZIATIVA, PROMOSSA
DALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA “AMICI DI MALINDI E DINTORNI”, INTENDE OFFRIRE
UN’OCCASIONE AI TANTI RAGAZZI DI STRADA
MALINDI.
= Verrà inaugurato domani, presso il centro pastorale della diocesi di Malindi,
in Kenya, il centro professionale “Mons. Guglielmo Motolese”, un progetto per
la qualificazione artigianale e tecnica dei giovani. L’iniziativa, riferisce
l’agenzia Fides, prevede cinque corsi professionali, destinati a preparare futuri
cuochi, camerieri, giardinieri, sarti e manutentori, per un totale di 100
allievi kenyani, per la maggior parte sottratti alla strada e alla precarietà
familiare. La costruzione del centro è stata promossa dall’Associazione
italiana “Amici di Malindi e Dintorni”, un gruppo di professionisti che amano
il Kenya, la sua gente, la sua cultura e la sua storia, e che, nell’ambito
delle profonde e dolorose problematiche sociali economiche e strutturali del
Paese, intende portare a termine una serie di progetti finalizzati alla
crescita culturale ed economica della popolazione. L’Associazione ha avviato
questo progetto di formazione professionale nell’ambito dell’interscambio
culturale-formativo tra i giovani keniani ed i giovani del territorio ionico
italiano. (B.C.)
INAUGURATI IN ARGENTINA
NUOVI CENTRI DI ALFABETIZZAZIONE
PER GIOVANI E ADULTI. IL
PROGETTO MIRA A RIDURRE DEL 50 PER CENTO
IL TASSO DI
ANALFABETIZZAZIONE NEI PROSSIMI CINQUE ANNI
BUENOS
AIRES. = “Mettiamo in marcia a tutta forza, famiglia per famiglia, casa per
casa e fattoria per fattoria, il diritto ineguagliabile che tutti gli argentini
devono avere di accedere all’alfabetizzazione”. Con queste parole, il
presidente argentino Néstor Kirchner ha inaugurato i 507 nuovi centri di
alfabetizzazione realizzati dal governo nella sterminata provincia della
capitale, in collaborazione con l’Organizzazione degli Stati iberoamericani
(Osi). Queste nuove strutture vanno ad aggiungersi ai 616 già esistenti e
operativi negli altri distretti del Paese, dedicati all’alfabetizzazione della
popolazione di giovani dai 15 anni in su e di adulti che non sanno né leggere
né scrivere. Obiettivo dell’esecutivo nazionale: ridurre, nei prossimi cinque
anni, del 50 per cento il tasso di analfabetismo della popolazione argentina,
un problema che attende di essere risolto già dagli Anni ‘70 e che la crisi
economica della fine degli Anni ‘90 ha acutizzato ancora di più. In un Paese
dove oltre la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà e la
società cerca un rilancio, la questione dell’alfabetizzazione è sentita in modo
molto forte e il governo di Kirchner, in linea con quanto sta avvenendo in
Venezuela e in Brasile, cerca di trovare una soluzione. (B.C.)
SI CHIUDE OGGI A ROMA IL CONGRESSO INTERNAZIONALE
DEI MINISTRI
DELLA SANITA’ DI 50 PAESI INCENTRATO SULLA SALUTE
MENTALE E IL RECUPERO
DAL POST-CONFLITTO. ALLA FINE DELL’APPUNTAMENTO,
NELL'AMBITO DEL PROGETTO
“ONE BILLION” PER L’ASSISTENZA A LUNGO
TERMINE DELLE VITTIME DELLE GUERRE
E DELLE VIOLENZE,
LA FIRMA DI UN PIANO DI LAVORO
- A cura di Jean-Bapstiste Sourou -
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ROMA. = Il piano di lavoro sulla
salute mentale, presentato dall’equipe scientifica diretta dal professore
statunitense Richard Mollica, tocca sette punti. Chiede prima di tutto che le
nazioni firmatarie abbiano una vera politica nazionale sulla salute mentale,
possibilmente con leggi e sistemi di controllo del suo funzionamento. La salute
ha un costo, perciò il documento chiede che l’Organizzazione mondiale della
sanità gestisca la rete dei finanziamenti, affinché si evitino sprechi e
disfunzionamenti. Ogni Paese dovrà dotarsi di studi scientifici aggiornati sui
problemi o casi di salute mentale, ciò faciliterà gli interventi in caso di
necessità. Bisogna che si rinforzino le capacità locali di cura dei traumi
postbellici, formando non solo medici, ma integrando anche modelli
tradizionali, compresi gli educatori e le famiglie stesse. Spesso nei Paesi
distrutti da guerre o violenze c’è un disfunzionamento di tutto. In questi
casi, le Organizzazioni internazionali dovranno coordinare maggiormente i loro
interventi. Il documento presenta i legami stretti tra sviluppo economico e
disturbi psichici: una popolazione sana è un buon punto di partenza per lo
sviluppo. Infine, il professor Mollica e la sua equipe dicono che più i diritti
dell’uomo verranno rispettati e meno guerre, violenze e terrorismo subiranno le
popolazioni. E’ un invito allora ai governi a fare uno sforzo in più in materia
dei diritti dell’uomo.
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CLAUDIO MONICI, INVIATO DI AVVENIRE, INSIGNITO
DELL’OSCAR DEL VOLONTARIATO 2004, IL RICONOSCIMENTO DELLA FOCSIV E’ DEDICATO
QUEST’ANNO ALL’INFORMAZIONE CHE DA’ VOCE AI CONFLITTI DIMENTICATI
ROMA.
= L’Oscar del Volontariato 2004 è andato all’inviato di Avvenire, Claudio Monici.
Il premio, istituito da Volontari nel mondo-Focsiv, è stato infatti dedicato
quest’anno all’informazione che dà voce ai conflitti dimenticati. Ruanda,
Sierra Leone, Indonesia, Sudan, Guatemala sono solo alcuni dei Paesi dove
Claudio Monici si è impegnato a dare un’informazione sensibile e professionale.
Il premio, giunto alla sua decima edizione, è stato consegnato
dall’organizzazione in occasione della Giornata mondiale del volontariato,
indetta il 5 dicembre dalle Nazione Unite, e vuole essere un omaggio anche “a
tutti i nostri volontari – si legge nel comunicato della Focsiv – che operano lontano dai riflettori e
spesso senza riconoscimenti, impegnandosi quotidianamente e mettendo la propria
vita al servizio dei più deboli”. (D.D.)
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4
dicembre 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Ucraina il verdetto con il quale la Corte Suprema ha
dichiarato nullo il ballottaggio delle elezioni presidenziali dello scorso 21
novembre è stato dichiarato inappellabile. La Corte ha anche fissato per il
prossimo 26 dicembre la data della nuova consultazione. La decisione è stata
accolta con stati d’animo opposti dalle parti. Il nostro servizio:
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Il verdetto ha “violato la Costituzione”. E’ quanto sostiene
il candidato filorusso Yanukovich confermando che parteciperà alla nuova
consultazione. A Mosca si spera adesso che Yanukovic possa vincere grazie ad
una fortissima mobilitazione delle regioni russofone dell’est ucraino. I
sostenitori dell’attuale premier hanno inoltre definito “politica” la
decisione. Il leader dell’opposizione, Yushenko, ha invece affermato che la
sentenza costituisce una vittoria per il popolo. “Gli ucraini – ha aggiunto –
si sono conquistati questo diritto alla libertà”. Giudizi positivi sul provvedimento
sono stati espressi anche dall’amministrazione americana e dall’Alto
rappresentante per la politica estera e sicurezza dell’Unione Europea, Javier
Solana, che ha invitato le parti a rispettare la decisione. Dopo la sentenza di
ieri, il Parlamento ucraino, la Rada, è chiamato ora a definire una nuova legge
elettorale e i criteri per la nomina dei componenti della commissione
elettorale.
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Siamo dalla parte della gente che è scesa in piazza con intenzioni
pacifiche per rivendicare la verità. Così ha esordito l'arcivescovo maggiore di
Leopoli, cardinale Lubomyr Husar davanti alla stampa internazionale ieri a
Roma. Il porporato ha però anche avvertito l’opinione pubblica dei rischi di un
inasprimento della tensione. Stefano Leszczynski lo ha intervistato:
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R.
- L’atteggiamento della popolazione in genere, che non è spinta da nessuno, è
di agire in modo tranquillo, ma decisivo. Dove c’è l’ingiustizia deve essere
rimossa, ma non c’è desiderio di farlo con un’azione rivoluzionaria.
D. – Ci sono molti
interessi esterni sull’Ucraina?
R. – Sì, ma in
questo momento penso che siano maggiori quelli interni. Si parla di persone in
Ucraina che sono fra le più ricche in Europa. La gente è addolorata per questo
fatto e si domanda come mai queste persone, che sono pochissime, fanno soffrire
tutta la popolazione. La gente, però, è contro la violenza.
D. – E’ dunque
un’attesa di speranza?
R. – Assolutamente
sì.
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In Iraq una forte esplosione è risuonata nel pieno centro di
Baghdad provocando la morte di almeno 4 agenti. L’attentato è stato compiuto
contro un commissariato di polizia. La facciata anteriore dell’edificio è
crollata per la potenza dell’onda d’urto e un’auto è stata addirittura
scaraventata in cima al tetto di una palazzina di due piani antistante la sede
della polizia presa di mira dal kamikaze, rimasto ucciso dopo lo scoppio. A
nord di Baghdad gli attacchi della guerriglia hanno provocato, inoltre, la
morte di altre 6 persone. Violenze anche a Kirkuk, teatro di un’imboscata costata la vita ad un soldato americano, e al
confine tra Iraq e Giordania dove due militari della coalizione sono morti per
un attentato dinamitardo.
Restiamo in Medio Oriente dove le
truppe israeliane hanno arrestato a Tulkarem, in Cisgiordania, il capo locale
del braccio armato del movimento islamico Hamas. L’uomo è ritenuto
responsabile, secondo fonti militari, di un attacco condotto a marzo
nell’insediamento di Avnei Hefez che aveva provocato la morte di una persona.
La Spagna nuovamente colpita dall’organizzazione
indipendentista basca ‘Eta’. Cinque ordigni sono esplosi ieri in altrettante
stazioni di servizio a Madrid, causando il ferimento di due persone. Gli
attentati fanno seguito ad un’ondata di arresti avvenuti nei mesi scorsi in
Francia e Spagna. Il ministro dell’Interno, Jose Antonio Alonso, ha assicurato
intanto che lo Stato non retrocederà “neppure di un millimetro nella lotta al
terrorismo”.
In Kosovo l’albanese Ramush Haradinaj è
stato nominato dal Parlamento di Pristina nuovo primo ministro. Al neo premier,
che rischia un’incriminazione per crimini di guerra, toccherà il compito di far
rispettare gli standard democratici fissati dalle Nazioni Unite. Secondo il
primo ministro serbo Kostunica, la nomina dell’ex capo dei guerriglieri
dell’UCK costituisce una provocazione politica.
Un vertice
trilaterale, da organizzare il prossimo anno, per contrastare l’egemonia in
politica estera degli Stati Uniti. Ci stanno pensando, secondo il quotidiano
‘Asian Age’, i leader di India, Cina e Russia. Secondo il giornale, il premier
russo Vladimir Putin e il primo ministro indiano, Manmohan Singh, hanno
discusso di questa ipotesi durante l’incontro di ieri a Nuova Delhi.
In Russia almeno quindici persone sono morte nell’incendio
sviluppatosi ieri pomeriggio nel magazzino di una fabbrica di mobili di Perkhushkovo,
nei dintorni di Mosca. Secondo i primi accertamenti, l’incendio si sarebbe
verificato per una violazione delle norme di sicurezza.
Negli Stati Uniti il presidente George Bush ha confermato ieri il
segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld. Poche ore prima, Bush aveva anche nominato
l’ex capo della polizia di New York, Kerik, segretario alla sicurezza interna
al posto del dimissionario Tom Ridge.
Sono circa cinque
milioni gli elettori chiamati oggi alle urne in Niger, uno dei Paesi più poveri
della Terra. A sfidarsi, nel secondo turno delle presidenziali, il socialista
Mamadou Tandja e il giornalista della France Presse Mahamadou Issoufou. Sembra
scontato un secondo mandato per il capo di Stato uscente Tandja.
Il presidente ivoriano, Laurent Gbagbo, ha accettato di sottoporre
all’esame dei deputati il progetto di revisione dell’articolo 35 della Costituzione
sulle condizioni di eleggibilità per la presidenza in Costa d’Avorio.
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