RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
338 - Testo della trasmissione di venerdì 3 dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Si
celebra oggi la Giornata Internazionale delle persone disabili: ce ne parla
Salvatore Nocera
CHIESA E SOCIETA’:
Inondazioni nelle Filippine: dopo Winnie si abbatte sulla zona
di Manila un quarto tifone, Nanmadol
Oggi
in Kenya i funerali del missionario irlandese John Hannon, assassinato il 25
novembre
Scagionato per mancanza di prove padre Mattew Ojara, vicario
episcopale di Kitgum
Si è conclusa la 266.ma Plenaria
della Conferenza episcopale svizzera
Giornata di sangue in Iraq: oltre 30 morti in seguito ad attacchi compiuti dalla guerriglia
In Ucraina si è riunita
la Corte Suprema per decidere sulla validità del risultato del ballottaggio
3 dicembre 2004
PROMUOVETE I VALORI CRISTIANI, DIFENDETE LA
VERITA’, LA GIUSTIZIA
E LA SOLIDARIETA’, SENZA FARVI SVIARE DA CERTE
TENDENZE DOMINANTI
NELLA CULTURA MODERNA: COSI’ OGGI IL PAPA
NEL SUO DISCORSO ALLA FEDERAZIONE ITALIANA DEI
SETTIMANALI CATTOLICI
Continuate a diffondere nella
società i valori cristiani, difendete la verità, la giustizia e la solidarietà,
evitando di farvi sviare da certe tendenze dominanti nella cultura moderna. E’
quanto ha detto il Papa oggi ricevendo i rappresentanti della FISC, la Federazione
Italiana dei Settimanali Cattolici, in occasione della loro assemblea in corso
a Roma. Il servizio di Sergio Centofanti:
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Il Papa ringrazia i settimanali
cattolici per il servizio che rendono all’edificazione della civiltà
dell’amore. Si tratta di una realtà importante, “una ricca tradizione”, con
circa 150 testate diocesane che hanno un bacino di oltre 4 milioni di lettori.
“Il contributo dei giornalisti cattolici – sottolinea il Pontefice – risulta
quanto mai prezioso anche oggi sul piano sia pastorale che culturale e sociale”.
“Essi offrono innanzitutto un
servizio di informazione sulla vita della Chiesa”. Considerando poi “la loro
capillare diffusione a livello locale, i settimanali diocesani – ha aggiunto
Giovanni Paolo II – concorrono validamente a permeare le famiglie, le
parrocchie e le città con i valori cristiani che formano gran parte del
patrimonio spirituale del popolo italiano”. Il Papa pensa “in particolare, alla
tutela della vita umana nella sua integralità; … al matrimonio e alla famiglia,
che una malintesa cultura dei diritti personali tende a snaturare” e, infine,
“ai valori della verità, della giustizia, della solidarietà”.
E’ una missione – ha notato il
Pontefice – che “nell’epoca della comunicazione globale, diventa sempre più
difficile”. “Non scoraggiatevi – ha aggiunto – per le difficoltà che incontrate”:
“Proseguite con impegno ad annunciare il Vangelo della verità e della
speranza dai singolari “pulpiti” che sono i vostri settimanali diocesani, restando
sempre aperti alle ampie prospettive della Chiesa universale”.
Per poter compiere appieno
questa missione Giovanni Paolo II invita
i giornalisti cattolici ad aver cura che non manchi a loro “per primi il
necessario alimento spirituale della preghiera e di un’intensa vita
sacramentale”:
“Preoccupatevi, inoltre, di arricchire la vostra formazione etica e
culturale, perché le vostre convinzioni si mantengano in sintonia con il
Vangelo e non si lascino sviare da perniciose tendenze dominanti in una certa
cultura moderna”.
Per questo servizio svolto dai
giornalisti cattolici il Papa invoca la protezione della Vergine Immacolata e
l’intercessione di san Francesco Saverio, patrono delle missioni, di cui ricorre
oggi la memoria liturgica.
Infine, ricordando le “luminose figure di sacerdoti e di
laici” che hanno segnato la storia dei settimanali diocesani, Giovanni Paolo II
ha voluto ricordare mons. Andrea Spada,
per oltre 50 anni direttore de “L’Eco di Bergamo”, che è morto mercoledì scorso all’età di 96 anni.
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INIZIATE OGGI IN VATICANO LE PREDICHE DI AVVENTO.
AD
ISPIRARE LE RIFLESSIONI DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA l’EUCARISTIA
L’Adorazione
Eucaristica è un silenzioso inno di lode a Dio. Con queste parole, stamani in
Vaticano, presso la cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico,
padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, ha dato il via
alle prediche di Avvento. Le riflessioni, sul tema “Contemplando Te tutto vien
meno”, si sono dipanate a partire dall’inno “Adoro te devote”. Le altre due
prediche saranno tenute il 10 e il 17 dicembre prossimi. Il servizio di Barbara
Castelli:
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Come in
primavera le foglie sui rami assorbono i raggi del sole per permettere alla
pianta di generare i frutti, così i cristiani dinanzi all’Ostia, al Corpo di
Cristo, fanno propri i Misteri capaci di plasmare il loro universo interiore,
conformandolo al Salvatore. Con questa immagine, semplice ma intensa, padre
Raniero Cantalamessa ha iniziato questa mattina le prediche di Avvento, alla
presenza di Giovanni Paolo II e della Famiglia Pontificia. Dinanzi
all’Eucaristia, di cui que-st’anno si celebra il mistero in modo solenne, ha ricordato
padre Cantalamessa, “tutto vien meno”.
“Io credo che l’anima che sta
davanti all’Eucaristia potrebbe fare proprio quel verso del nostro poeta
Ungaretti: ‘Mi illumino di immenso’”.
A nulla
sarebbe valso a Maria portare Cristo nel suo grembo, ha proseguito padre Cantalamessa,
sottolineando la grande affinità che corre tra l’Eucaristia e l’Incarnazione,
“se non lo avesse portato con amore anche nel suo cuore”. Accogliere Cristo
nella mente, dunque, significa concretamente “pensare a Lui, avere lo sguardo
rivolto su di Lui”. In questo senso, l’“Adoro te devote” è una straordinaria
sintesi di ardore eucaristico. Pensando all’epoca in cui si inserisce l’inno,
in coincidenza “della grande svolta della teologia eucaristica, occasionata
dalla reazione all’eresia di San Berengario di Tour”, il predicatore della Casa
Pontificia ha spiegato come in quel preciso momento storico stesse crescendo il
rispetto dell’Eucaristia, ma allo stesso tempo aumentando il “senso di
indegnità dei cristiani di avvicinarsi a questo Sacramento, anche per le
condizioni severissime, quasi impraticabili, poste per riceverlo”. Così i
cristiani, ha spiegato, svilupparono il contatto visivo, la contemplazione
dell’Ostia. Oggi i tempi sono cambiati, ha proseguito padre Raniero, ma non per
questo dobbiamo rinunciare alle “conquiste di ieri”. “Non possiamo ridurre
l’Eucaristia alla sola contemplazione della presenza reale di Gesù nell’Ostia –
ha detto – ma sarebbe anche una grave perdita rinunciare ad essa”. In fondo ci
sono anche “ragioni teologiche a favore dell’Adorazione Eucaristica”: “Fate
questo in memoria di me”. Fare memoria, infatti, “ha un significato oggettivo,
ripetere, quindi, i riti che Gesù ha compiuto nell’Ultima Cena, ma anche un
aspetto soggettivo, fare memoria personale di Gesù, coltivare il ricordo di
Gesù …”:
“San
Francesco d’Assisi scriveva prima dell’‘Adoro te devote’, ma nello stesso clima
di fervore eucaristico. Diceva: ‘Gran miseria sarebbe e miserevole male, se
avendo Lui così presente, vi curaste di qualunque altra cosa che fosse
nell’universo intero’. La Contemplazione Eucaristica è tutt’altro che indulgere
al quietismo, un’azione sterile. E’ stato notato come l’uomo riflette in sé
quello che contempla, che vede. Non si sta a lungo esposti al sole, senza
portarne i segni sulla faccia. Stando a lungo e con fede davanti al Santissimo,
non necessariamente con fervore sensibile, ma con fede, noi assimiliamo i
pensieri ed i sentimenti di Cristo”.
L’unica
cosa che lo Spirito Santo richiede, ha ricordato il predicatore della Casa
Pontificia, è “di dargli un po’ di tempo”, “di non essere avari di tempo, anche
se all’inizio dovesse sembrare tempo perso”. “Gesù ci aspetta in questo Sacramento
dell’amore – ha concluso padre Raniero ricordando le parole di Giovanni Paolo
II – non risparmiamo il nostro tempo per andarlo ad incontrare nell’adorazione
e nella contemplazione piena di fede”.
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L’ARCIVESCOVO GIOVANNI LAJOLO PARLA DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA
ALLA GREGORIANA,
A CONCLUSIONE DELLE
CELEBRAZIONI PER I 20 ANNI
DELLE RELAZIONI DIPLOMATICHE
TRA USA E SANTA SEDE
- Servizio di Roberta
Gisotti -
Conferenza stamane alla Pontificia Università Gregoriana su “La libertà religiosa:
pietra angolare della umana dignità”. L’iniziativa è stata promossa
dall’Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede, a conclusione degli
eventi celebrativi del ventesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra
il Vaticano e il governo di Washington. Ma quali per la Chiesa cattolica le
sfide contemporanee alla libertà religiosa? A questo interrogativo ha risposto
la relazione presentata dall’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i
rapporti della Santa Sede con gli Stati. Il servizio di Roberta Gisotti
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“E’ un tema sempre attuale, anzi
dolorosamente attuale”, quello della libertà religiosa, ha premesso mons.
Lajolo nel suo intervento, costellato di riferimenti storici sull’iter
internazionale di questo diritto, riconosciuto nella Dichiarazione universale
dei diritti umani e in tutte le principali Carte sulle libertà fondamentali.
Eppure nei fatti è un diritto così spesso calpestato come dimostra – ha
ricordato il presule – il Rapporto 2004 sulla libertà religiosa nel mondo,
pubblicato dall’Associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Del resto anche
sul piano diplomatico “resta tutt’ora uno dei punti di maggior confronto tra
opposte visioni e interpretazioni.” “Lo è stato – ha spiegato l’arcivescovo –
nel momento dell’antagonismo est ed ovest, lo è oggi di fronte a fenomeni di
intolleranza e di violenza, connessi talvolta con un fondamentalismo religioso
impermeabile al dialogo razionale, talaltra con una visione ideologica che
preclude all’uomo l’orizzonte della trascendenza, anzi, lo abbandona sulle
sabbie mobili del relativismo”.
Tra i fenomeni recenti che hanno
afflitto la Chiesa, mons. Lajolo ha citato la lotta al terrorismo, che “per
quanto necessaria – ha detto – ha avuto tra i suoi contraccolpi quello di
fomentare la piaga della ‘cristianofobia’, in vaste aree”, “dove a torto” si
crede che “certe politiche di Paesi occidentali” siano determinate dal Cristianesimo”.
In tale contesto internazionale è quanto mai opportuno – ha aggiunto il presule
– rammentare il divieto internazionale di coercizione, di sanzioni penali o di
minaccia della forza fisica per costringere ad aderire a credi o a comunità
religiose. E “non pochi Stati – ha commentato mons. Lajolo – sono gravemente
deficitari” su questo fronte.”
Altro terreno di particolare
impegno per la Santa Sede oggi è il riconoscimento della dimensione pubblica
della libertà religiosa, nel rispetto della ‘sana laicità’ degli Stati, che
quando “è come deve essere espressione di vera libertà, favorisce il dialogo”
e, quindi “la cooperazione” “tra società civile e religiosa, a servizio del
bene comune”. Né è da temere – ha chiarito l’arcivescovo Lajolo – che tale
riconoscimento esoneri “le comunità religiose dal rispetto di alcune norme
fondamentali del diritto, favorendo eventuali gruppi fondamentalisti, estremisti,
o perfino conniventi con reti terroristiche”. L’osservanza dell’ordine pubblico
e della sicurezza nazionale è infatti “inderogabile”
Al di là di ogni considerazione
sullo stato delle libertà religiosa che presenta manchevolezze anche negli
Stati più avanzati e rispettosi di questo diritto – ha concluso l’arcivescovo
Lajolo – la Chiesa sa comunque accettare “certe limitazioni, nella consapevolezza
del suo essere pellegrina ‘in statu viae’, compagna e solidale di ogni ‘homo
viator’ che cerca, consapevolmente o meno, il volto di Dio”
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“PREVENZIONE DELLO SFRUTTAMENTO SESSUALE
MINORILE”.
MONS.
MONNI E’ INTERVENUTO AL 74.MO CONSIGLIO ESECUTIVO
DELL’ORGANIZZAZIONE
MONDIALE DEL TURISMO, CHE SI CONCLUDERA’ DOMANI
A SAN
SALVADOR DA BAHIA, IN BRASILE
- A
cura di Rita Anaclerio -
“Negli
ultimi anni abbiamo assistito al dilagare del terribile fenomeno del Sex Tourism,
senza dubbio una vera e propria piaga sociale”. Con queste parole mons. Piero
Monni, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale
del Turismo, ha aperto oggi il suo intervento dedicato al tema della prevenzione
dello sfruttamento sessuale dei bambini alla 74.ma sessione del Consiglio
Esecutivo dell’Organizzazione Mondiale del Turismo in corso a San Salvador da
Bahia, in Brasile. “Il Turismo riflette i valori di una società – ha proseguito
mons. Monni – e la Santa Sede intende ribadire ancora una volta la denuncia di
queste deviazioni e nel contempo partecipare alla realtà “turismo” per
valorizzarla e sottolinearne gli aspetti formativi”. La natura clandestina dell'industria internazionale
del sesso ha reso impossibile andare oltre le stime approssimative, ma l'UNICEF
valuta che circa un milione di bambini ogni anno viene introdotto nel commercio
sessuale. “Un
commercio – spiega mons. Monni – sempre legato a reati a sfondo pedofilo: si
tratta di una vera e propria violenza. In questo ultimo ventennio non è mancato
ai minori un certo sostegno delle comunità internazionali e delle strutture
nazionali e religiose. Tuttavia – sottolinea l’Osservatore della Santa Sede –
assistiamo ancora ad una persistente acquiescenza di non poche persone e
istituzioni sui problemi che incidono sulle fasce più deboli”.
L’invito
che mons. Monni ha rivolto è quello di “prevenire piuttosto che curare o reprimere”
attraverso “azioni mirate di controllo ed attività formative e educative tese a
colmare l’attuale vuoto delle coscienze”. “Il turismo – ha concluso mons. Monni
– è un veicolo fondamentale di avvicinamento e dialogo tra i popoli e
promuovere la sua attività significa operare per unire gli uomini nel rispetto
universale dei diritti e delle libertà fondamentali”.
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattina il Papa
ha ricevuto anche alcuni presuli della Conferenza eiscopale degli Stati Uniti
d'America (Regione V), in visita “d Limina” e il cardinale Paul Poupard,
presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.
Il Santo Padre ha quindi nominato vescovo di Myitkyina,
nel Myanmar, mons. Francis Daw Tang, finora vescovo titolare di Maturba e
ausiliare della medesima diocesi.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l’udienza di Giovanni Paolo II ai partecipanti all’incontro
promosso dalla Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici. Nell’occasione
il Papa ha sottolineato che i settimanali diocesani sono singolari “pulpiti”
per l’annuncio del Vangelo della verità e della speranza.
In
Iraq continuano ad imperversare sanguinose violenze: attentati dinamitardi ed
attacchi da parte della guerriglia.
Sempre
in prima, la notizia che in Uganda è stato prosciolto il sacerdote accusato di
collusioni con i ribelli.
Nelle
vaticane, la visita pastorale del cardinale Crescenzio Sepe in Cambogia.
Una
pagina dal titolo “Celebrazioni centenarie della morte di Alfonso Maria
Iannucci, teologo sannita (1852-1904)”.
Nelle
estere, Ucraina: il presidente uscente Kuchma si dice pronto ad esautorare il
governo se vengono approvate le riforme.
Nella
pagina culturale, un articolo di Pietro Borzomati in merito al volume “Comboni,
ieri ed oggi” di Antonio Furioli.
Nelle
pagine italiane, in primo piano la sciagura ferroviaria nel Tarantino.
In
rilievo i temi della finanziaria e della criminalità.
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3
dicembre 2004
INIZIATO OGGI A ROMA IL VI FORUM DEL PROGETTO
CULTURALE DELLA CHIESA: L’INTERVENTO DEL CARDINALE CAMILLO
RUINI
Cinque forum con la
partecipazione di oltre 200 esperti, 1.700 pagine di documenti, 92 progetti di
ricerca, 32 volumi pubblicati, 50 borse di studio, 1.200 iniziative diocesane:
sono le cifre che riassumono i dieci anni del progetto culturale della Chiesa
italiana, lanciato dal cardinale Camillo Ruini nel 1994. E il presidente della
CEI ha aperto oggi a Roma il VI Forum del progetto culturale dedicato a
“ripensare il Concilio Vaticano II di fronte alle attuali sfide culturali e
storiche”. Il servizio di Ignazio Ingrao:
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La contestazione del ’68, la
caduta del muro di Berlino nel 1989, la globalizzazione, gli attentati dell’11
settembre 2001 fino all’attuale dibattito tra cultura laica e cultura
cattolica. Il cardinale Ruini ha riassunto così le sfide con le quali si è
dovuto misurare il messaggio del Concilio Vaticano II fino ad oggi. Attualmente,
ha osservato il presidente della CEI, “il trauma provocato da un terrorismo che
si richiama ad un’altra religione ha stimolato, se non altro per reazione, un
risveglio religioso identitario delle nazioni di matrice cristiana, tra cui
l’Italia, sia a livello di popolo sia in una parte significativa della cultura
laica”.
Questo risveglio dell’identità
cristiana, ha osservato il porporato, è un bene se contribuisce a superare la
fase del laicismo e del secolarismo e far sì che la fede cristiana “possa
alimentare, in un’ottica non confessionale, una visione della vita e alcuni
fondamentali valori etici che forniscono la base dell’identità delle nostre
nazioni”. Tuttavia il cardinale ha tenuto a chiarire due aspetti: “In primo
luogo bisogna essere consapevoli che il contributo della nostra fede alla vita
e all’autocoscienza dei popoli” non può andare nella direzione di una
“rivendicazione chiusa e conflittuale della propria identità”, ma deve essere
volto a “conservare e valorizzare questa identità promuovendo per quanto possibile
la comprensione reciproca e la pace, la riconciliazione e la collaborazione
anche con popoli di matrici religiose e culturali diverse”. In secondo luogo è
“essenziale rendersi conto che la fede cristiana” non può essere ridotta “a
un’eredità culturale del passato”, ma va “creduta e vissuta dalle persone
concrete, nella sua verità e autenticità” al riparo dalle strumentalizzazioni.
Alla luce di queste
considerazioni il presidente della CEI ha ribadito che la questione antropologica
deve essere messa al centro della riflessione della Chiesa seguendo
l’insegnamento del Concilio Vaticano II.
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SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA
INTERNAZIONALE DELLE PERSONE DISABILI
- Intervista con Salvatore Nocera -
“Nessuna società può pretendere
di fondarsi sulla giustizia e l’uguaglianza se le persone portatrici di
disabilità non hanno, a pieno titolo, voce in capitolo nelle decisioni che li riguardano”.
Così, il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nell’odierna Giornata
internazionale delle persone disabili, dedicata alla partecipazione dei
diversamente abili alla vita sociale e alle attività di sviluppo. Il 2003 è
stato l’Anno europeo delle persone con disabilità, che nel mondo raggiungono i
500 milioni di individui. In questi mesi è cambiato qualcosa nel loro cammino
di integrazione nella società? Roberta Moretti lo ha chiesto al dott. Salvatore
Nocera, vice presidente della Federazione italiana per il superamento
dell’handicap:
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R. – In Italia, l’Anno europeo
ci ha dato poco o nulla. Abbiamo avuto degli arretramenti in materia di
inserimento lavorativo, di riduzione di fondi per le politiche sociali. A
livello europeo, invece, l’Unione Europea sta portando avanti delle politiche
per la lotta contro le discriminazioni e per le pari opportunità in materia di
garanzia dei diritti delle persone con disabilità. Per esempio, in Europa c’è
molta più attenzione all’eliminazione delle barriere architettoniche: in
Italia, abbiamo circa il 70 per cento delle scuole ancora non accessibili dai
disabili. Per quanto riguarda, invece, l’attenzione alle famiglie con
disabilità, ci sono state delle novità anche da parte di questo governo, nel senso
che sono stati consentiti due anni di congedo retribuito per i genitori
lavoratori di persone con disabilità.
D. – Quanto conta l’istruzione
per dare una nuova immagine sociale alle persone disabili?
R. – L’istruzione, nella forma
che si è attuata in Italia a partire dalla fine degli anni Sessanta,
dell’integrazione nelle scuole comuni ha contribuito enormemente a cambiare la
mentalità non solo delle persone con disabilità, ma anche della società, perché
i compagni hanno incominciato a convivere con loro, poi se li sono ritrovati
come compagni di lavoro e nella vita quotidiana.
D. – Qual è oggi il peso
politico dei disabili?
R. – E’ notevole perché tutti i
partiti cercano di accattivarsi le famiglie, perché sono voti; perché la
persona con disabilità intorno a sé ha tutto un mondo di operatori, di amici,
di volontari; pesa di meno la presenza di persone con disabilità in Parlamento,
sia in quello nostro che in quello europeo ... Io credo che quello che conta di
più è convincere le persone non disabili a sostenere i diritti delle persone
con disabilità, a farli lievitare in Parlamento per far conoscere quello che
normalmente si tendeva fino a qualche decennio fa a tener nascosto nel segreto
degli istituti speciali ...
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SUI LUOGHI DEL CRISTIANESIMO PRIMITIVO
UN NUOVO IMPEGNO PER LA PIENA UNITA’ DEI CRISTIANI
CONCLUSA AD ISTANBUL LA 23.MA CONFERENZA ECUMENICA
DEI VESCOVI AMICI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI
- Con noi il Metropolita ortodosso rumeno Serafim
Joanta -
Un
nuovo impulso al cammino verso la piena unità dei cristiani ha avuto il via da
Istanbul, l’antica Costantinopoli, da una terra ricca di storia, dove è fiorito
il cristianesimo primitivo, indiviso. E’ qui che si è svolto il convegno
annuale dei vescovi di varie Chiese amici del Movimento dei Focolari a cui
hanno partecipato oltre 40 vescovi provenienti da 18 Paesi dal Medio Oriente
all’Australia, Stati Uniti, Europa dell’Est e Ovest, ortodossi, siro-ortodossi,
armeno-apostolici, anglicani, evangelico- luterani e cattolici di vari riti.
Una settimana ricca di incontri: con il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, il
Patriarca armeno apostolico Mesrob II e il vicario patriarcale siro ortodosso Filuksinos
Jusuf Cetin,che li hanno accolti nelle loro comunità e con il card. Walter
Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. Il
Servizio di Carla Cotignoli:
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NOUS AVONS FAIT CES JOURS CI…
“In questi giorni abbiamo
vissuto un’esperienza estremamente ricca che ci ha rinnovato spiritualmente”.
E’ questa la testimonianza del Metropolita
ortodosso rumeno Serafim Joanta. Un momento culmine: la visita a Nicea, dove si
sono celebrati due tra i primi Concili.
A NICEA NOUS AVONS VEÇU…
A
Nicea abbiamo vissuto un momento molto forte: è un luogo che testimonia la
Chiesa indivisa. Abbiamo pregato nella Chiesa di s. Irene. Insieme abbiamo
firmato un patto di amore reciproco. Essendo i vescovi a capo di una Chiesa
locale, abbiamo impegnato anche le nostre comunità. E’ stato un segno molto forte,
una speranza per l’avvenire.
I
vescovi sono stati testimoni anche dello storico ritorno delle reliquie degli
antichi Patriarchi di Costantinopoli, san Giovanni Crisostomo e Gregorio di
Nazianzo. Hanno partecipato alla festa di Sant’Andrea. Il Patriarca Bartolomeo
I aveva parlato del primato dell’unità spirituale che siamo chiamati a vivere
in Cristo, sul modello della Trinità.
E’ questa l’esperienza più profonda vissuta dai vescovi delle diverse
Chiese. La parola ancora al metropolita:
JE PENSE QUE..
“Penso che quanto abbiamo vissuto qui a Costantinopoli, nello spirito
dell’unità dei Focolari, con Gesù in mezzo a noi è una speranza, è un seme
dell’unità che esiste già tra le diverse Chiese, tra vescovi uniti dall’amore
della Trinità”.
La
presenza di Cristo fra coloro che “sono uniti nel suo nome” è stata infatti non
solo il tema del Convegno, ma l’esperienza che ne ha scandito lo svolgimento.
Tre interventi preparati da Chiara Lubich hanno illustrato i fondamenti di
questa via ecumenica che nasce dalla spiritualità di comunione dei Focolari, il
cosiddetto, “dialogo della vita” o “dialogo di popolo”, la cui importanza è
stata sottolineata dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio
Consiglio per l’unità dei cristiani, in un momento di incontro con i
vescovi. Vari membri del Movimento, di
diverse Chiese, poi, hanno raccontato come, nelle varie parti del mondo, stanno
operando per incrementare la comunione nelle loro Chiese e fra le diverse
Comunità cristiane. Il metropolita Serafin Joanta:
NOUS AVONS ICI …
“Abbiamo
avuto qui Costantinopoli una testimonianza molto forte di un prete cattolico e
di una signora ortodossa che si sono impegnati a incontrare regolarmente i
sacerdoti ortodossi, cattolici, riformati e luterani. Questi incontri hanno
cambiato lo spirito di questa città. Sì, il Movimento dei Focolari ha un grande
rispetto per ogni confessione e non fa mai proseliti, al contrario ogni
sacerdote, ogni cristiano, ritrova le proprie radici nella propria Chiesa,
ognuno approfondisce la propria tradizione. E’ qualcosa che può cambiare la
situazione”.
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GRANDE CELEBRAZIONE OGGI A GOA, IN INDIA,
PER LA MEMORIA DI SAN FRANCESCO SAVERIO:
DA OGGI L’ESPOSIZIONE DELLE RELIQUIE DEL SANTO
Una folla imponente ha
partecipato a Goa, in India, alle celebrazioni in onore di San Francesco
Saverio, di cui ricorre oggi la memoria liturgica. Per l’occasione nella Basilica
del Buon Gesù sono state esposte le reliquie del Santo, che resteranno visibili
fino al 2 gennaio prossimo. Goa, sulla costa occidentale dell'India, è la città
dove nel 1542 approdò Francesco Saverio, dando inizio alla sua missione in
Estremo Oriente. Sulla figura di questo Santo, proclamato patrono delle missioni,
il servizio di Sergio Centofanti:
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Nato nel 1506 in Spagna,
compagno di studi di Sant’Ignazio di Loyola a Parigi e, con lui, uno dei
fondatori della Compagnia di Gesù, san Francesco Saverio partì missionario nel
1541 verso l’India e il Giappone: era il primo sacerdote europeo a raggiungere
quelle antiche civiltà. Nel corso della
sua intensissima predicazione, percorse l’India, la Malacca, le Molucche, altre
isole del Pacifico e il Giappone. Sapeva adattare il messaggio evangelico alle
culture locali e pare abbia battezzato oltre trentamila persone. E’ morto a
soli 46 anni nell’isola di San Chao, stremato dalle fatiche, mentre si
preparava ad evangelizzare la Cina. In una lettera scritta a sant’Ignazio di
Loyola descrive la sua attività missionaria tra gli indigeni cristiani nelle
zone più povere dell’India.
Qui – dice - “non c'è nessuno
che celebri le sacre funzioni, nessuno che insegni” a pregare. “Da quando …
sono arrivato qui non mi sono fermato un istante; percorro con assiduità i
villaggi, amministro il battesimo ai bambini che non l'hanno ancora ricevuto.
..I ragazzi poi non mi lasciano né dire l'Ufficio divino, né prendere cibo, né
riposare fino a che non ho loro insegnato qualche preghiera; allora ho
cominciato a capire che a loro appartiene il regno dei cieli”.
“Moltissimi, in questi luoghi -
scrive san Francesco Saverio - non si fanno ora cristiani solamente perché
manca chi li faccia cristiani. Molto spesso mi viene in mente di percorrere le
Università d'Europa… e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo e scuotere
coloro che hanno più scienza che carità con queste parole: Ahimè, quale gran
numero di anime, per colpa vostra, viene escluso dal cielo”. “Oh! se costoro,
come si occupano di lettere, così si dessero pensiero anche di questo, onde
poter rendere conto a Dio della scienza e dei talenti ricevuti!”
San Francesco Saverio invita i
credenti ad ascoltare quanto il Signore dice al proprio cuore per mettersi
totalmente a disposizione della volontà di Dio. Così facendo – afferma – in
molti “griderebbero certo dal profondo del loro cuore: Signore, eccomi; che
cosa vuoi che io faccia? Mandami dove vuoi, magari anche in India”.
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3
dicembre 2004
NUOVO TIFONE SULLE FILIPPINE. OLTRE 100 I MORTI
PER LE INONDAZIONI.
INTANTO
PARTONO GLI AIUTI INTERNAZIONALI
- A cura di Stefano Cavallo -
MANILA. = È di oltre 1000
vittime, tra morti e dispersi, il bilancio delle inondazioni nell’arcipelago
delle Filippine, dove dopo il passaggio del tifone Winnie si è abbattuta
un’altra tempesta ribattezzata Nanmadol, ultima di una
serie di quattro. L'arrivo dell’ultimo tifone aveva costretto a sospendere
le già difficili operazioni di aiuto alle migliaia di persone rimaste senza
tetto, ma ora le squadre di soccorso sono tornate al lavoro. Il presidente,
Gloria Arroyo Macapagal, visitando oggi alcune delle aree più colpite ha denunciato
la deforestazione selvaggia come una delle principali cause di allagamenti e
smottamenti. Sotto accusa il disboscamento del Paese, dove rispetto al 1920 la
copertura arborea è scesa al 18%. Sospesa intanto la navigazione dei traghetti
tra Manila e la penisola di Bicol, dove migliaia di passeggeri sono rimasti
bloccati; chiuse le scuole nella capitale e nelle province circostanti,
maggiormente colpite. Ora si fronteggia il rischio delle epidemie a causa dei
corpi rimasti insepolti; l'acqua e il fango che avevano ricoperto vaste
porzioni di terreno si sono ritirati, ma a Luzon - la maggiore isola
dell’arcipelago - migliaia di persone rimangono tagliate fuori dagli aiuti a
causa del maltempo. Nei momenti di maggiore forza il tifone ha raggiunto i 185
km orari. Dopo la richiesta di assistenza da parte del governo filippino,
Germania, Stati Uniti, Australia, Spagna e Giappone hanno deciso di inviare
aiuti umanitari. Nanmadol ha ora lasciato le Filippine e punta con minor
veenmenza su Taiwan, dove le autorità hanno comunque invitato la popolazione a
osservare rigide norme di sicurezza. (S.C.)
OGGI IN KENYA I FUNERALI DEL MISSIONARIO IRLANDESE
JOHN HANNON,
UCCISO LO SCORSO 25 NOVEMBRE
NAIROBI.
= “È successo ancora una volta: è stato ucciso un altro innocente, un amante
della pace e un servo di Dio”: così si è espresso oggi il presidente della
Conferenza episcopale keniota, Cornelius Arap Korir, in merito all’uccisione di
padre John Hannon, il cui corpo è stato ritrovato lo scorso 25 novembre nei
locali della parrocchia di San Barnaba a Matasia (diocesi di Ngong). “è accaduto all’interno dell’area sacra
della chiesa – continua mons. Korir – da parte di persone che lo conoscevano,
alle quali padre Hannon aveva dato lavoro”. Padre John Francis Hannon,
irlandese, della Società delle Missioni Africane (SMA), che si trova a una
ventina di chilometri da Nairobi. Questo episodio “sembra più un sacrificio che
un ‘normale’ omicidio”, commenta il presidente dei vescovi del Kenya,
aggiungendo: “ci sono casi irrisolti di omicidio che ancora ci angosciano”,
come padre John Anthony Kaiser, della Società Missionaria di San Giuseppe di
Mill Hill, trovato morto nell’agosto 2000 nei pressi del lago Naivasha (Kenya)
in circostanze ancora da chiarire; fratel Larry Timmons, ucciso a Nakuru o
padre John Andeni, assassinato a Maralal; oppure il diplomatico dello Zambia
nel quartiere di Korogocho, a Nairobi, recentemente ucciso. “Sta diventando
sistematico che in Kenya le persone vengano uccise: che cosa sta accadendo alla
sicurezza interna del Paese? C’è bisogno di un numero maggiore di poliziotti e
meglio equipaggiati” afferma il presidente della Conferenza episcopale. Oggi,
intanto, si svolgono i funerali di padre Hannon nella chiesa di San Barnaba a
Matasia, proprio nel luogo dove è stato ucciso; la cerimonia è presieduta dal
nunzio apostolico in Kenya, monsignor Giovanni Tonucci, alla presenza di molti
vescovi del Paese africano. (S.C.)
I MINISTRI DELLA SANITÀ DI 50 PAESI TEATRO DI
GUERRE SI INCONTRANO IN CAMPIDOGLIO CON I RAPPRESENTANTI DELLE MAGGIORI ISTITUZIONI
INTERNAZIONALI: UN PIANO D’AZIONE INTERNAZIONALE PER CURARE LE “FERITE
INVISIBILI” DEI TRAUMI POSTGUERRA
- A cura di Jean-Baptiste Sourou -
ROMA. = Il primo obiettivo è
coniugare gli sforzi dei Governi e delle organizzazioni internazionali, ONG e
Chiese nella cura dei traumi inevitabili alle popolazioni nelle zone di guerra.
Chiamate “ferite invisibili”, colpiscono più di un miliardo di persone nel
mondo. Sono però frequentemente trascurate nella fase di ricostruzione post-guerra:
al termine dei conflitti, infatti, quando si prospetta un nuovo futuro, più
facilmente si è portati a pensare per il Paese distrutto una nuova
organizzazione politica e infrastrutture economiche, mentre i disturbi
psico-traumatici, più nocivi, vengono dimenticati. Per gli organizzatori del
Congresso, è importante non solo richiamare l’attenzione sulla tutela della
salute mentale delle vittime, soprattutto donne e bambini, ma coordinare anche
gli sforzi. Urge farlo perché, come ha detto mons. Luigi Moretti, vicegerente
di Roma, “queste ferite invisibili rendono sempre più presente il passato della
guerra e chiudono nelle popolazioni ogni speranza per un futuro prospero di
riconciliazione e di sviluppo”. La Caritas della diocesi di Roma darà un
esempio nella cura di questi traumi, con la prossima apertura di un centro
internazionale specializzato in materia: lo ha affermato questa mattina don
Guerino Di Tora, direttore della Caritas romana.
SCAGIONATO PER MANCANZA DI PROVE PADRE MATTEW
OJARA.
L’ARCIVESCOVO DI GULU: LA SUA CARCERAZIONE, “UNA
DISPOSIZIONE
NON CONFORME CON LA COSTITUZIONE UGANDESE”
KAMPALA.
= È stato dichiarato innocente e scagionato per mancanza di prove: padre
Matthew Ojara, il vicario episcopale di Kitgum, nell’nord dell’Uganda, era
stato arrestato ai primi di novembre per presunte collusioni con i ribelli del
sedicente Esercito di resistenza del signore (LRA), il gruppo armato che da 18
anni insanguina i distretti del nord Uganda. Fermato al termine di
un'operazione congiunta di esercito e polizia, Padre Ojara era rimasto in
carcere per tre giorni, ed in seguito ha ottenuto gli arresti domiciliari.
“Ringrazio Dio per aver guidato lo Stato a vedere le falsità dirette a un
sacerdote e a dichiararlo una persona innocente, come è sempre stato”, ha detto
monsignor John Baptiste Odama, arcivescovo di Gulu - dove padre Ojara è stato
detenuto - commentando così l’assoluzione per mancanza di prove di padre Ojara.
Secondo l’arcivescovo di Gulu il periodo di custodia da parte della polizia “è
stato contro le disposizioni dell’articolo 23 della Costituzione dell’Uganda”,
che permette la detenzione di un sospettato fino alle 48 ore dal momento del
suo arresto. Le autorità ugandesi, soprattutto quelle militari, contestavano a
Padre Ojara presunti contatti coi ribelli dell’ LRA. Tra le accuse vi era anche
una presunta telefonata con uno dei ribelli, in cui il sacerdote avrebbe
sconsigliato all’LRA di avviare colloqui di pace con le autorità. Una
circostanza smentita dalla scarcerazione del vicario episcopale, ma anche dalle
recenti notizie dell’avvio di una trattativa tra emissari del governo e i
ribelli. (S.C.)
CONCLUSA L’ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE SVIZZERA
VIèGE. = Si è conclusa mercoledì a
Viège la 266.ma assemblea plenaria della Conferenza episcopale svizzera (CES),
iniziata il 29 novembre. In primo piano nei lavori sono state le iniziative per
la celebrazione dell’Anno Eucaristia nella Confederazione. I vescovi hanno
convenuto sul fatto che esso sarà, anche per i fedeli svizzeri, una grande
opportunità per riscoprire la ricchezza e il significato profondo del mistero
eucaristico e per vivere pienamente la domenica quale Giorno del Signore. Essi
hanno altresì espresso l’auspicio che possa essere un’occasione per rilanciare
le vocazioni nel Paese, rilevando la felice coincidenza dell’Anno Eucaristico
con l’“Anno delle vocazioni sacerdotali” indetto dalla CES per il 2005.
Durante la riunione è stato poi visionato il bilancio definitivo dell’Incontro
nazionale dei giovani a Berna e della visita del Santo Padre, lo scorso 5 e 6
giugno. I presuli hanno deciso di coprire l’ammanco di 688mila franchi svizzeri
con donazioni ed eventuali ulteriori collette. L’Assemblea ha inoltre nominato
mons. Amédée Grab quale delegato per la firma, il prossimo 23 gennaio a
St-Ursanne, della “Charta Oecumenica”, il documento sottoscritto nel
2001 a Strasburgo dalla Conferenza delle Chiese Europee e dal Consiglio delle
Conferenze episcopali d’Europa con l’obiettivo di indicare le linee guida per
il futuro del cammino verso l’unità delle Chiese cristiane nel Continente. Tra
gli altri punti all’ordine del giorno sono stati,
infine, diverse nomine e l’approvazione del piano di lavoro della Commissione
per la pianificazione pastorale per il triennio 2005-2007. Nel corso della riunione i vescovi hanno inoltre
ricevuto il nuovo Nunzio apostolico in Svizzera, mons. Francesco
Canalini, succeduto in queste settimane a
mons. Pier Giacomo De Nicolò, e il cardinale Georges-Marie Martin Cottier,
teologo della Casa Pontificia, per festeggiare la sua elevazione alla porpora
cardinalizia al Concistoro del 21 ottobre 2003.(L.Z.)
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3 dicembre 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco e Rita Anaclerio -
In
Iraq un attentato e un attacco hanno riacceso la violenza a Baghdad provocando
la morte di almeno 30 persone. Le due azioni sono state rivendicate da un
gruppo estremista legato al giordano Al Zarqawi. Violenze anche a Mossul dove 6
iracheni sono morti in due distinti agguati condotti dalla guerriglia. Il Parlamento ucraino
ha approvato, intanto, una risoluzione che chiede il ritiro delle truppe
inviate da Kiev in Iraq. Sulla situazione del
Paese arabo, dove stamani è arrivato il segretario generale della Nato Jaap de
Hoop Scheffer per incontrare i componenti della missione di addestramento
dell’Alleanza Atlantica, il nostro servizio:
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Dopo alcuni giorni di relativa calma, il dramma
della violenza ha nuovamente colpito il Paese arabo: Baghdad è stata teatro di
una forte esplosione, avvenuta davanti ad una moschea sciita nell’area di
Adhamiya. La deflagrazione ha provocato la morte di almeno 14 persone. Nel
quartiere, a prevalenza sunnita e devastato negli ultimi tempi da una serie di
attacchi della guerriglia, si teme ora che questo episodio di violenza possa
acuire le tensioni. E sempre nella capitale, 16 agenti sono rimasti uccisi in
seguito ad un agguato condotto da un gruppo di insorti contro un commissariato
di polizia. Testimoni hanno raccontato che l’edificio è stato attaccato e circondato
da cecchini appostati sui tetti delle case. Le due stragi sono state
rivendicate con un comunicato pubblicato su internet da un gruppo del
terrorista giordano Al Zarqawi. Il Paese è stato scosso, intanto, da un altro
attacco: con l’approssimarsi delle elezioni, previste il prossimo 30 gennaio,
si intensificano infatti gli agguati contro i centri elettorali: una bomba è
stata lanciata stamani contro un ufficio di Bassora, nel sud dell’Iraq, senza
provocare vittime. Si devono rimarcare infine due importanti operazioni
antiterrorismo: tre iracheni sospettati di aver pianificato un attentato per
uccidere il primo ministro Iyad Allawi, che attualmente si trova in visita a
Berlino, sono stati arrestati dalla polizia tedesca. I servizi di sicurezza russi hanno annunciato, inoltre, “l’eliminazione”
del “vicecapo di Al Qaeda nel Caucaso del nord”, il siriano Marvan ucciso in un
raid lo scorso 25 novembre in Inguscezia.
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In Ucraina i giudici della Corte Suprema si
sono riuniti in camera di consiglio dove sono chiamati a decidere se
convalidare o invalidare il contestato risultato uscito dal ballottaggio
presidenziale dello scorso 21 novembre. A Kiev si dà per scontato che l’esito
della consultazione sarà dichiarato nullo. Dopo il verdetto, il parlamento
ucraino – la Rada – incomincerà ad esaminare alcune proposte di riforma
politica con l’obiettivo di porre il governo sotto il controllo diretto dei
legislatori.
Il ministro degli
Esteri italiano, Gianfranco Fini, ha ribadito in un intervento alla Camera “un sostanziale consenso” per l’eventuale adesione della Turchia
alla UE alla data del primo gennaio del 2014. Il governo di Ankara ha fatto
registrare risultati incoraggianti – ha detto Fini - ma la questione di Cipro
continua a gravare come un’incognita anche sulle prospettive del prossimo Consiglio europeo del 17 dicembre.
Tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione si sono dichiarate
favorevoli alle parole di Fini, ad eccezione della Lega.
Sono passati venti anni dal
disastro ambientale avvenuto nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984 nella
cittadina indiana di Bhopal e causato dalla fuoriuscita di una miscela di gas
letali dall’impianto chimico della società americana ‘Union Carbide’. La
tragedia è stata provocata dalle scarse condizioni dell’impianto e anche dalla
decisione presa dai suoi dirigenti di tenere spento il sistema di
condizionamento con l’obiettivo di risparmiare 45 dollari al giorno. Il
servizio di Maria Grazia Coggiola:
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A mezzanotte e
cinque del 3 dicembre 1984, una nube di gas fuoriuscita dalla fabbrica di
pesticidi dell’americana Union Carbide, uccide sul colpo oltre 3.000
abitanti di una bidonville; altri 20 mila morirono negli anni che seguirono la
tragedia, mezzo milione ne soffre oggi le conseguenze sulla loro pelle, negli
occhi, nei polmoni e al loro apparato riproduttivo. Oggi, dopo 20 anni, la
fabbrica della morte è ancora là. Nessuno ha bonificato il sito. Acqua e suolo
sono contaminati ed è nata una seconda generazione di vittime di Bhopal. Come
prova di buona volontà, un rappresentante del governo del Madia Pradesh, di cui
Bhopal è il capoluogo, ha annunciato ieri di avviare le procedure per la
bonifica del suolo che toccherebbe – secondo gli attivisti – alla Union
Carbide. Della vertenza se ne sta occupando un tribunale americano, che
dovrebbe pronunciarsi nei prossimi giorni. Ancora aperto è anche il capitolo
giudiziario contro i responsabili della tragedia: Warren Anderson, ora 80.enne,
all’epoca presidente della Union Carbide, è un latitante per la
giustizia indiana. Una richiesta di estradizione è stata respinta dagli Stati
Uniti nel luglio scorso.
Da New Delhi, per la
Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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L’esecutivo indiano
sostiene la candidatura della Russia all’Organiz-zazione mondiale del commercio
e il governo di Mosca approva l’assegnazione all’India di un seggio permanente
nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. E’ quanto emerso a Nuova Delhi durante una
conferenza stampa congiunta tra il primo ministro indiano Singh ed il presidente
russo Putin.
L’amministrazione americana ha chiesto ancora
una volta il rilascio immediato del premio Nobel per la Pace e leader
dell’opposizione Aung San Suu Kyi, affinché possa partecipare liberamente al
processo di riconciliazione e democratizzazione in Myanmar, la ex Birmania. Lo
ha ribadito ieri a Washington il portavoce del presidente Bush, Scott
McClellan, secondo il quale la scarcerazione deve avvenire “immediatamente e
senza condizioni”.
Momento storico ieri per il Burundi. Ha preso
il via, infatti, a Muranvya, alla presenza del presidente, Domitien Ndayizeye,
la smobilitazione dei soldati e degli ex-ribelli burundesi. Il Paese africano
cerca faticosamente di rialzarsi dopo oltre 11 anni di guerra civile, costati
la vita a circa 300.000 persone.
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