RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 223 - Testo della trasmissione di martedì 10  agosto 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Ricorrono oggi i cento anni dall’Ordinazione sacerdotale del beato Giovanni XXIII: nel pomeriggio il vescovo di Bergamo, mons. Roberto Amadei, celebrerà una Messa nella Chiesa di Santa Maria in Montesanto a Roma; domani sarà ricevuto dal Papa

 

Estate, tempo di crescita spirituale: cogliendo l’invito del Papa, offriamo una riflessione sul rapporto tra scienza e fede di mons. Elio Sgreccia.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

L’avvio, venerdì prossimo, dei 28.mi Giochi Olimpici ad Atene: alcune significative iniziative per l’occasione, nelle parole di mons. Nikolaos Foscolos

 

In un libro, la sfida della lotta contro la depressione. Intervista con Renzo Rocca

 

“Enzimi di pace” è il titolo della Rassegna cinematografica in corso all’Abbazia di Farfa fino al 14 agosto. Ai nostri microfoni, Italo Cassa.

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’impegno delle Chiese cristiane dell’Asia in difesa dei diritti umani. Prosegue fino al 15 agosto, a Giacarta, in Indonesia, un seminario di formazione

 

L’Associazione americana per la protezione dei giornalisti (CPJ) rivolge un appello al presidente russo, Putin, perché sappia tutelare la libertà di stampa nel suo Paese

 

Da oggi fino al 16 agosto, a Colle Don Bosco, vicino Asti, III confronto europeo per 300 animatori del Movimento giovanile salesiano

 

Nella Repubblica democratica del Congo continua la caccia dei bracconieri degli ultimi rinoceronti bianchi a rischio di estinzione

 

Convegno a Roma sulle nuove forme di sfruttamento sessuale e lavorativo e sulla tratta di esseri umani.

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, furiosi combattimenti nella città santa sciita di Najaf. Tensione alta anche nel resto del Paese: sequestrato un uomo d’affari giordano, mentre torna in libertà l’ostaggio libanese

 

Allerta in Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti, per le minacce terroristiche. 2 morti per esplosioni in Turchia, mentre nello Sri Lanka è stata chiusa l’ambasciata americana per motivi di sicurezza: intervista con Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto Affari Internazionali.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 agosto 2004

 

 

100 ANNI FA VENIVA ORDINATO SACERDOTE IL GIOVANE RONCALLI.

DA LÌ IN POI UN FILO ROSSO ACCOMPAGNERÀ LA MISSIONE DI PAPA GIOVANNI XXIII:

RICORDA COSÌ L’ANNIVERSARIO, AI NOSTRI MICROFONI,

IL VESCOVO DI BERGAMO, MONS. ROBERTO AMADEI,

 

Ricorrono oggi i cento anni dall’Ordinazione sacerdotale del beato Giovanni XXIII. Per ricordare l’anniversario, questo pomeriggio alle 18.30 il vescovo di Bergamo, mons. Roberto Amadei, celebrerà una Messa nella Chiesa di Santa Maria in Montesanto a Roma, dove il giovane Roncalli ricevette l’ordinazione. Saranno presenti alcuni familiari del beato e fedeli della diocesi di Bergamo. Domani mattina un’altra celebrazione, presieduta da mons. Amadei, si terrà nella Basilica Vaticana all’altare che raccoglie le spoglie di papa Giovanni e in seguito il vescovo di Bergamo sarà ricevuto da Giovanni Paolo II a Castel Gandolfo. Ascoltiamo il servizio di Ignazio Ingrao:

 

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“Quam dulce, quam suave est illam boni pastoris imaginem mente repetere...”.

 

Con queste parole pronunciate nella sua prima omelia in San Pietro, il 4 novembre del 1958, Giovanni XXIII, appena eletto Papa, descriveva la dolcezza e la gioia della sua missione sacerdotale. Al vescovo di Bergamo, mons. Roberto Amadei abbiamo chiesto quali sono state le figure che più hanno pesato sulla vocazione di Roncalli al sacerdozio:

 

R. - A mio avviso, le figure più significative sono state il prozio Saverio, lo confessa lui stesso proprio alla vigilia dell’ordinazione; ovviamente la sua famiglia, in particolare i suoi genitori; la sua parrocchia, il suo parroco che viene ricordato con riconoscenza spesso nella prima parte del ‘Giornale dell’anima’; il seminario di Bergamo. E poi, direi, questi germi si sono sviluppati nell’atmosfera del Seminario Romano, in particolare con l’aiuto di padre Pitocchi, suo direttore spirituale. Però, aggiungerei tutte le esperienze che ha fatto dopo l’ordinazione, come segretario del vescovo di Bergamo, poi come animatore di alcuni settori dell’Azione Cattolica, poi nell’opera missionaria, poi nelle varie sedi occupate, come la Bulgaria, la Turchia e la Francia ... Credo che il suo cuore si sia aperto a tutte queste esperienze che lo hanno aiutato ad approfondire la ricchezza del suo sacerdozio e così ad esprimere anche la ricchezza delle doti naturali e soprannaturali di cui lo Spirito Santo lo ha dotato.

 

D. - Il giorno successivo all’ordinazione - leggiamo nel “Giornale dell’Anima”, il diario personale di Roncalli - il giovane sacerdote viene ricevuto in udienza da Papa Pio X. Con quell’udienza è come se la sua vocazione si aprisse per la prima volta all’universalità della Chiesa. Sentiamo ancora mons. Amadei:

 

R. - Certamente la permanenza a Roma, per l’atmosfera romana centrata ovviamente sul Papa, ha contribuito in lui veramente ad aprirlo alla universalità. In lui era vivissimo il senso ecclesiale. E’ chiaro che a Roma questa dimensione ecclesiale ha assunto uno spessore ancora più profondo, più intenso. Lo ha legato ancora di più al centro della Chiesa e quindi lo ha immerso ancora di più nella universalità.

 

D. - Quale esempio può offrire oggi la vocazione del beato Giovanni XXIII?

 

R. - Io direi a chi entra nella vita del seminario, di leggere il ‘Giornale dell’anima’ per vedere come egli, in fondo, ha risposto sin dall’inizio a questa chiamata e ha risposto quotidianamente. A mio avviso c’è un filo continuo nella sua vita, ed è il suo impegno a corrispondere alle grazie che il Signore gli ha dato: la prima, quella della chiamata al sacerdozio, poi via via tutte le altre tra cui il colloquio intimo, costante, tenace con il Signore.

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 L’ESTATE OASI DELLO SPIRITO

CON IL PAPA UNA RIFLESSIONE IN TEMPO DI VACANZA

 

 

ESTATE TEMPO DI CRESCITA SPIRITUALE:

COGLIENDO L’INVITO DEL PAPA,

OFFRIAMO UNA RIFLESSIONE SUL RAPPORTO TRA SCIENZA E FEDE

- Intervista con mons. Elio Sgreccia -

 

Secondo appuntamento oggi della nostra rubrica settimanale che ci accompagnerà per tutto il mese di agosto per offrirci un momento di riflessione, prendendo spunto da un insegnamento del Papa. In questi giorni, Giovanni Paolo II ha invitato a dedicare il tempo di vacanza alla riflessione, alla contemplazione della natura, ma anche alla lettura. D’altro canto, come è noto, il Papa, durante il soggiorno estivo a Castel Gandolfo, impegna parte del suo tempo in conversazioni con uomini di scienza ed esponenti della cultura. Convinto, come ha scritto nella Fides et Ratio, che sia “illusorio pensare che la fede dinnanzi ad una ragione debole abbia maggiore incisività”. Proprio l’Enciclica del 1998, offre il primo spunto a proposito del binomio fede e ragione. Alessandro Gisotti ne ha parlato con l’arcivescovo Elio Sgreccia, vicepresidente della Pontificia Accademia per la Vita:

 

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R. – Oggi abbiamo una ragione molto forte sul piano delle scienze sperimentali e una ragione debole che si esercita attorno alle scienze umane, all’uomo, all’antropologia filosofica, ai fini, ai destini dell’umanità. L’Enciclica ha messo in evidenza che non basta la ragione sperimentale, la ragione scientifica, occorre anche che si eserciti la ragione sull’uomo stesso. Questa esigenza la si avverte non nel grande pubblico, forse in pochi pensatori… ma è stata risvegliata. A mio avviso, nel campo delle scienze sperimentali c’è sempre di più l’esigenza del dialogo con l’etica. Proprio per alcune minacce che possono essere rappresentate da progressi scientifici e tecnologici, si avverte ovunque il bisogno di una razionalità etica.

 

D. – “L’umanesimo cristiano – ha detto il Papa – è in grado di integrare le conquiste migliori della scienza per la più grande felicità dell’uomo, scongiurando al tempo stesso le minacce contro la dignità della persona”. Quali sono oggi le difficoltà più ardue nel portare avanti questo impegno?

 

R. – Ricucire attorno all’uomo sia il dato della scienza sperimentale, sia il dato della filosofia e l’illuminazione della fede. Ricomporre l’umanesimo cristiano con un dialogo a tutto campo con le scienze sperimentali, con le scienze filosofiche e con il dato illuminante della fede. Ma la difficoltà maggiore, oggi, sta proprio qui, perché sia la scienza sperimentale sia la filosofia hanno messo in dubbio la stessa definizione dell’uomo. Sulla definizione di “uomo” è fortemente sentita l’esigenza di un dialogo più approfondito.

 

D. – “Il caso Galileo – ha rilevato Giovanni Paolo II – era il simbolo del preteso rifiuto da parte della Chiesa del progresso scientifico… Una tragica, reciproca incomprensione è stata interpretata come il riflesso di una opposizione tra scienza e fede”. Questo malinteso, questa diffidenza – se vogliamo – tra uomini di fede e di scienza appartiene ormai al passato?

 

R. – Penso di sì, perché la Chiesa rispetta la scienza. Francamente, viene molto spesso da pensare che i veri galileiani oggi stanno tra i credenti. Prendiamo l’esempio dell’embrione: noi desideriamo prendere sul serio il dato scientifico, e a partire da esso costruire il pensiero sull’uomo illuminandolo poi con la luce della fede. Questo mi sembra che sia ben avvertito. D’altra parte, la scienza che si traduce in tecnologia dev’essere mantenuta nei confini dell’umano: è una scienza che nasce dall’uomo per il bene dell’uomo.

 

D. – Parlando agli scienziati a Hiroshima, nel 1981, il Papa ha sottolineato che la scienza è un prodotto della creatività umana, ma questo potenziale non è neutro. Il futuro dell’umanità - ha avvertito in quell’occasione - “dipende dalle nostre comuni scelte morali”. Dunque, la vera scienza al servizio dell’uomo deve affondare sempre e comunque le proprie radici nell’etica, nell’essere umano?

 

R. – Indubbiamente, la scienza è un’attività, sublime attività, dell’uomo, ma come tutte le attività dell’uomo, ha bisogno di essere continuamente rivolta al bene stesso dell’uomo. Un bene che dev’essere definito, chiaro. Un bene che dev’essere di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Un bene che necessita di una riflessione sia etica, sia religiosa.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'Iraq dove imperversa la rivolta sciita. L'esercito Usa invita la popolazione a lasciare Najaf dove continuano gli scontri con i miliziani fedeli al leader radicale sciita al-Sadr.

Nelle vaticane, una pagina dedicata alla testimonianza di santa Chiara d'Assisi, nel 750 anniversario della morte.

 

Nelle estere, Sudan: l'Onu denuncia nuove violenze.

Giappone: gravi omissioni all'origine dell'incidente avvenuto nella centrale nucleare di Mihama.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Egidio Picucci dal titolo "I sacerdoti nella vita di Silvio Pellico": un ricordo nel 150 anniversario della morte.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema dell'immigrazione.

Un intervento del Vescovo di Vicenza in merito alla proposta di un registro pubblico per le unioni di fatto. Il titolo all'intervento è "La famiglia società naturale fondata sul matrimonio come recita la Costituzione".  

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 agosto 2004

 

 

SI AVVICINA L’AVVIO DEI 28.MI GIOCHI OLIMPICI.

 PROTAGONISTA, DA VENERDI’ PROSSIMO, ANCHE LA CITTA’ DI ATENE CHE LI OSPITA:

L’ATTESA E ALCUNE SIGNIFICATIVE INIZIATIVE PER L’OCCASIONE,

 NELLE PAROLE DEL VESCOVO DELLA CAPITALE GRECA, MONS. NIKOLAOS FOSCOLOS

 

Si avvicina l’avvio dei 28.mi Giochi Olimpici ad Atene. Un’occasione particolare di incontro tra atleti di razze e religioni diverse in nome dello sport e, come ha auspicato il Papa, anche occasione di pace per il mondo. Ma come si sta preparando la capitale greca a questo grande evento? Luca Collodi ne ha parlato con mons. Nikolaos Foscolos, arcivescovo cattolico di Atene:

 

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R. – Anche io auguro che in questi giorni di Giochi Olimpici torni l’amicizia fra i popoli. Auguro che tutti gli uomini si sentano veramente fratelli e che in tutta la terra si possa vivere un armistizio, come avveniva nel corso delle Olimpiadi durante l’antichità, e che quindi tutta l’umanità possa camminare verso la virtù, sentendo la propria unità in maniera più forte.

 

D. – L’11 agosto ci sarà un incontro tra tutti i sacerdoti cattolici che sono al seguito delle squadre. Sarà anche un momento di dialogo della Chiesa cattolica in Europa, l’evento di Atene 2004?

 

R. – Certo, abbiamo preparato una sala che sarà usata da tutti i cristiani.

 

D. – Sta parlando del villaggio olimpico?

 

R. – Sì, del villaggio olimpico. Lì abbiamo cominciato le celebrazioni delle Sante Messe e devo dire che la partecipazione è abbastanza elevata.

 

D. – In questo spazio ci sarà anche una rappresentanza ortodossa o protestante?

 

R. – Sì. C’è una collaborazione. E’ prevista un’ora al mattino ed un’ora alla sera per gli ortodossi, i cattolici, gli anglicani e i protestanti.

 

D. – Molte squadre presenti ad Atene hanno anche atleti di religione islamica?

 

R. – Ci sono delle sale, contigue, dove c’è spazio per i musulmani, gli ebrei, i buddisti e i fedeli di altre religioni. Questi luoghi di preghiera sono molto frequentati. Speriamo che non siano semplicemente dei Giochi ma una gara in cui appaiano i migliori atleti del mondo.

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IN UN LIBRO, LA SFIDA DELLA LOTTA CONTRO LA DEPRESSIONE

- Intervista con Renzo Rocca -

 

Dalla depressione si può uscire: è la sfida sostenuta nel libro “Imparare a guarire: stress, depressione, attacchi di panico”, edito da Mondadori e realizzato dagli psicoterapeuti Renzo Rocca e Giorgio Stedoro. Gli autori evidenziano difficoltà e problemi derivanti dal cosiddetto “male di vivere”, spesso non capito ed in crescente aumento. Massimiliano Menichetti ha chiesto a Renzo Rocca psicoterapeuta e coautore del libro qual sia la causa principale della depressione:

 

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R. - Direi che il denominatore comune è la gioia sconosciuta. Queste persone non hanno mai provato, o hanno provato in parte, la gioia e l’elemento di sofferenza domina un po’ tutta la loro vita. Il depresso ha una profonda lacerazione interna e perciò io ho sempre creduto che l’idea della speranza e l’idea dell’amore, e possiamo dire anche l’incontro con Dio, quando si condensano danno a tutti noi una base fondamentale che noi chiamiamo sicurezza. Una base che è indispensabile per dominare qualsiasi emozione.

 

D. – Il depresso si sente dire spesso da altri che non ha voglia di sconfiggere la propria patologia…

 

R. – Spesso il medico curante non riconosce che questo tipo di malessere è di origine psicologica e spesso la famiglia, pur volendo molto bene a chi è stato colpito da questa grave sofferenza, non lo comprende. Perciò aumenta la solitudine fino a tal punto che purtroppo si arriva al suicidio, quando ormai la persona non ha più speranza su certi valori.

 

D. – Nel libro lei ribadisce con forza che la depressione si può sconfiggere…

 

R. – Se ne può uscire se si ha un aiuto in famiglia, un autentico aiuto. E’ possibile  quando si sente che l’altro è presente con il suo amore e il suo affetto. Quando io sento che posso raggiungere questo amore e questo affetto io creo un antibiotico validissimo per non cadere nella depressione o per prevenire il cadere nella depressione.

 

D. – Ma i farmaci aiutano ad uscire dalla depressione?

 

R. - Si può uscire se ci si fa aiutare anche dal farmaco, ma da un farmaco personalizzato. Purtroppo succede che si prende un farmaco antidepressivo, poi lo si consiglia ad un amico e l’amico lo prende. In ogni caso, c’è l’altro aspetto, l’aspetto di un aiuto psicologico, che ti aiuta a riprendere contatto con quella privilegiata emozione che appartiene alla grande avventura della realtà della vita ed anche con l’incontro con Dio.

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“ENZIMI DI PACE” E’ IL TITOLO SCELTO PER LA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA

 IN CORSO ALL’ABBAZIA DI FARFA, NEL LAZIO.

PRENDE IL NOME DAL MOVIMENTO DEDICATO A PROMUOVERE PACE,

 DIRITTI UMANI E RISPETTO DELLA NATURA ATTRAVERSO I FILM E NON SOLO

- Intervista con Italo Cassa -

 

“Enzimi di pace” è il titolo scelto per la seconda edizione della rassegna cinematografica in corso all’Abbazia di Farfa, nel Lazio, fino al 14 agosto. Il festival è organizzato dal movimento omonimo dedicato alla filmografia per la pace, la difesa dei diritti, la non violenza, la natura e la cooperazione. Protagonisti dell’evento non solo i film, ma anche volontari provenienti da tutta Europa. Quali sono gli obiettivi dell’iniziativa lo spiega, al microfono di Francesca Smacchia, Italo Cassa, coordinatore del movimento “Enzimi di pace” e organizzatore del progetto:

 

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R. – Cerca di far conoscere un cinema non commerciale, di qualità, che si occupi dei problemi della pace, faccia vedere situazioni varie legate ai vari continenti, il Sud del mondo, l’Africa, l’Asia, l’America, per promuovere un discorso culturale di pace.

 

D. – Quali sono le tematiche dei film e dei documentari proposti?

 

R. – Presentiamo film ambientati in Africa in cui i protagonisti sono bambini del Burkina Faso; poi abbiamo un film: “Zambo’ko”, che parla della natura; poi c’è il film “Fatma” che si occupa della condizione delle donne in Tunisia. Poi ci sono altri film che ci mostrano spaccati di vita in vari Paesi. Molto importanti sono i documentari che presentiamo l’11 agosto: “Sotto il cielo di Baghdad” e “Palestina”, film-denuncia sull’eccidio nel campo di Jenin. Un altro film, il 13 agosto, sempre sulla Palestina, è “Ticket for Jerusalem”, in cui si affronta la realtà del cinema ambulante, molto sviluppato in Palestina.

 

D. – Protagonisti dell’evento non solo i film, ma anche i volontari provenienti da tutta Europa ...

 

R. – Abbiamo voluto fare un festival che fosse, appunto, interattivo, in cui fossero protagonisti i ragazzi di tutta Europa che partecipano ad un campo di lavoro. Loro stessi sono portatori di identità, culture e lingue differenti e sono venuti dalla Finlandia, dalla Svezia, dalla Francia, dalla Serbia, dalla Slovenia, ovviamente dall’Italia.

 

D. – Qual è la sfida che si propone “Enzimi di pace”?

 

R. – Più che una sfida è un messaggio, legato al concetto stesso di ‘enzimi’. In questo caso, sono enzimi di pace che si propagano cercando, appunto, di far crescere la tematica della pace in antagonismo alle realtà di guerra che viviamo.

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CHIESA E SOCIETA’

10 agosto 2004

 

 

L’IMPEGNO DELLE CHIESE CRISTIANE DELL’ASIA IN DIFESA DEI DIRITTI UMANI.

DA IERI AL 15 AGOSTO SI SVOLGE A GIAKARTA, IN INDONESIA

 UN SEMINARIO DI FORMAZIONE

- A cura di Maria Grazia Coggiola -

 

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GIACARTA. = Dalla Cina alla Birmania, dalla Cambogia all’India e al Pakistan, c’è un filo rosso che accomuna questi e altri Paesi dell’Asia: quello della repressione delle libertà individuali e dell’intolleranza verso le minoranze etniche e religiose. Gli attivisti cristiani che si trovano ad operare in questi Paesi si confrontano con situazioni difficili se non rischiose, ma la loro presenza e il loro insegnamento è estremamente importante e spesso è d’aiuto per chi soffre. E’ sulla base di questa premessa che si tiene da ieri fino al 15 agosto a Giacarta, in Indonesia, un programma di formazione nel settore dei diritti umani. Vi partecipano 30 rappresentanti di Chiese asiatiche e di organizzazioni cristiane, provenienti da 15 Paesi. Il seminario è organizzato dalla Conferenza cristiana dell’Asia e dal Consiglio ecumenico delle Chiese. Secondo il programma, i partecipanti approfondiranno prima la storia e l’applicazione della Dichiarazione dell’ONU sui diritti umani e in seguito analizzeranno la situazione nei Paesi di provenienza. L’obiettivo è capire come la Chiesa può rendere più incisivo il proprio impegno nella difesa dei diritti umani, sia a livello locale che nazionale.

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L’ASSOCIAZIONE AMERICANA PER LA PROTEZIONE DEI GIORNALISTI (CPJ)

RIVOLGE UN APPELLO AL PRESIDENTE RUSSO PUTIN

PERCHE’ SAPPIA TUTELARE LA LIBERTA’ DI STAMPA NEL SUO PAESE

- A cura di Roberta Gisotti -

 

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WASHINGTON. = Il “Comitato per la protezione dei giornalisti” (CPJ) dagli Stati Uniti chiede a Putin un intervento diretto per assicurare alla giustizia gli assassini di Valeri Ivanov e Aleksei Sidorov, direttori del quotidiano “Tolyattinskoe Obozreniye”, pubblicato a Togliattigrad, la capitale russa dell'auto. L'associazione umanitaria americana da tempo sta cercando di far luce sull'omicidio dei due giornalisti ‘giustiziati’ rispettivamente il 29 aprile 2002 e il 9 ottobre 2003 ed ha pure inviato una delegazione nella città russa nel tentativo di raccogliere informazioni utili e per portare la propria solidarietà ai familiari delle vittime. Il Comitato americano sostiene che Ivanov e Sidorov sono stati eliminati dalla malavita locale per le inchieste ‘scomode’ che attraverso il loro giornale stavano conducendo. Il CPJ ricorda a Putin che sono fin troppo frequenti i casi di giornalisti eliminati in Russia e Cita, a questo proposito anche Paul Klebnikov, il direttore dell'edizione russa della rivista americana Forbes, assassinato a Mosca il 9 luglio scorso. Nell'appello si legge che se Putin “vorrà dedicare l'attenzione e le risorse del suo governo alla soluzione di questi casi questo sarà un segnale al mondo che la sua amministrazione si sta muovendo nella direzione del rispetto del diritto e dei precetti fondamentali della democrazia''.

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''GIOVANI IN CAMMINO PER UNA EUROPA IN MOVIMENTO''.

DA OGGI FINO AL 16 AGOSTO, A COLLE DON BOSCO, VICINO ASTI,

III CONFRONTO EUROPEO PER 300 ANIMATORI

DEL MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO

 

ASTI. = Al via da oggi il III Confronto europeo organizzato dal Movimento giovanile salesiano (MGS), a Colle Don Bosco, in provincia di Asti. Riuniti fino al 16 agosto circa 300 animatori per dibattere sul tema “Giovani in cammino per una Europa in movimento”. Dopo l'esperienza del ‘92 e del ‘99, la terza edizione del meeting cercherà di promuovere una maggiore comunione ed un più stretto coordinamento tra i Movimenti giovanili salesiani di tutto il Vecchio Continente, per rilanciare un'Europa dei popoli dalle radici cristiane. Durante i sei giorni, i partecipanti seguiranno lavori di gruppo, visite nei luoghi tipici della spiritualità salesiana, alternando momenti di preghiera e riflessione con feste e occasioni di fraternità. Il 14 agosto parteciperanno al Confronto Europeo il rettore maggiore dei Salesiani, don Pascual Chavez, e la madre generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, suor Antonia Colombo, che interverranno sul tema della santità giovanile in un mondo che cambia. Il Confronto si concluderà con una celebrazione-festa in occasione del 'compleanno' di Don Bosco, nato il 16 agosto 1815, che prevede la partecipazione di centinaia di altri giovani provenienti da tutta Italia e dai Paesi europei più vicini. (R.G.) 

 

 

NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

CONTINUA LA CACCIA DEI BRACCONIERI AGLI ULTIMI RINOCERONTI BIANCHI A RISCHIO DI ESTINZIONE:

LA DENUNCIA ARRIVA DALL'UNIONE MONDIALE PER LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA

 

KINSHASA. = Sono tra gli ultimi esemplari al mondo, i rinoceronti bianchi che vivono nella Repubblica democratica del Congo e che continuano da oltre un anno ad essere cacciati e ferocemente uccisi dai bracconieri sudanesi. Lo ha denunciato ieri l'Unione mondiale per la conservazione della natura (UICN). Un controllo aereo, fatto con l'aiuto di organizzazioni internazionali, ha permesso di stabilire che resterebbero tra i 17 e i 22 esemplari ancora in vita nell'area, compresi quattro cuccioli nati quest'anno. Gli animali che vivono nel parco nazionale della Garamba, al confine con la frontiera sudanese, sono diminuiti della metà dall’ultimo censimento realizzato poco più di un anno fa. Questi animali costituiscono una delle due sotto specie (o razze geografiche) di rinoceronti bianchi. La seconda vive in Africa australe, dove per il momento non è a rischio di estinzione. (R.G.)

 

 

CONVEGNO A ROMA SULLE NUOVE FORME DI SFRUTTAMENTO SESSUALE E LAVORATIVO

E SULLA TRATTA DI ESSERI UMANI. L’INIZIATIVA S’INSERISCE NELL’AMBITO

DEL CORRENTE ANNO INTERNAZIONALE, PROCLAMATO DALL’ONU

PER COMMEMORARE LA LOTTA CONTRO LA SCHIAVITU’ E LA SUA ABOLIZIONE

 

ROMA. = Un Convegno sul tema delle “Nuove schiavitù: fenomeni, strumenti, prospettive” si terrà a Roma il 24 e 25 settembre, in occasione del corrente Anno internazionale per commemorare la lotta contro la schiavitù e la sua abolizione, proclamato dalle Nazioni Unite su proposta dell’UNESCO. Il 2004 celebra infatti il bicentenario della proclamazione del primo Stato simbolo della lotta e della resistenza degli schiavi, Haiti. Duecento anni dopo, il mondo assiste, in gran parte impotente, all’affermarsi di nuove forme di sfruttamento sessuale e lavorativo condotte su scala globale, un commercio ‘sporco’ ma fiorente, che secondo l'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) produce un giro d’affari di 7 miliardi di dollari l'anno, coinvolgendo solo nei Paesi dell'Europa occidentale circa 12 mila persone, che vi arrivano clandestinamente. In Italia, nel biennio 2000-2002, si stima che le donne sfruttate nel mercato del sesso a pagamento siano state circa 10 mila, di cui circa 2 mila sarebbero state sottoposte a tratta e ridotte in schiavitù, comprate e vendute. I minori vittime del traffico nel 2001-2002 sono stati oltre 6 mila, solo per quanto riguarda quelli individuati in Italia. Il Convegno di Roma proporrà un confronto sui molteplici aspetti della tratta di esseri umani, indagando anche sulla situazione legislativa sia in Italia, che a livello europeo ed internazionale, per individuare gli strumenti idonei allo scopo di affrontare e combattere il fenomeno. (R.G.) 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

10 agosto 2004

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

Iraq: proseguono per il sesto giorno consecutivo gli intensi combattimenti nella città santa sciita di Najaf tra le truppe statunitensi e i guerriglieri fedeli all'imam radicale Moqtada al-Sadr. Il bilancio delle vittime è di 360 miliziani e 4 soldati americani. Da New York è arrivato l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, per sollecitare la fine degli scontri. Ma sul campo resta la violenza. Ce ne parla Roberta Moretti:

 

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Evacuare immediatamente Najaf. Questo l’invito rivolto alla popolazione civile della città santa sciita dalle truppe statunitensi che hanno girato per le strade con i megafoni. I combattimenti, ricominciati dopo una notte di sporadiche sparatorie, sono concentrati soprattutto dentro e intorno all'antico cimitero monumentale della città. Contro le postazioni dei ribelli tra le tombe, gli americani hanno scatenato un intenso fuoco di artiglieria, al quale si sono uniti anche i carri armati e gli elicotteri d'assalto. Colonne di fumo nero si levano anche dal sito più sacro di Najaf, il mausoleo dell'imam Ali. Per il complicarsi della situazione, il contingente polacco ha restituito ai generali statunitensi il controllo delle provincie di Najaf e Kardisia, cuore della rivolta sciita. Intanto stamani a Baghdad, dopo i combattimenti nel quartiere Sadr City, è esplosa una bomba al passaggio di un convoglio militare americano nei pressi degli hotel Palestine e Sheraton, fortunatamente senza causare vittime. E non ha provocato danni alle persone neanche l’attacco alla base militare giapponese di Samara, nell’Iraq meridionale, colpita da quattro colpi di mortaio. Mentre è di almeno 3 feriti il bilancio dell’esplosione della bomba fatta detonare a distanza al passaggio di un convoglio militare ucraino all'altezza di Numaniyah, nel sud dell’Iraq.

 

Alla notizia del rilascio di un ostaggio libanese da parte della guerriglia irachena, segue quella del sequestro di un uomo d’affari giordano. Molti dubbi, inoltre, sull’autenticità del video trasmesso ieri da un sito islamico con la presunta decapitazione di Georgi Lazov, il primo dei due camionisti bulgari rapiti da terroristi in Iraq. Intanto, sul fronte politico prosegue la vicenda del presidente del Congresso nazionale iracheno ed ex pupillo del Pentagono, Ahmed Chalabi, e di suo nipote Salem, presidente del Tribunale speciale che processerà Saddam Hussein, accusati ieri dalla magistratura irachena rispettivamente di spaccio di denaro falso e di coinvolgimento nell'omicidio dell’ex direttore del Ministero delle finanze di Baghdad. I due, che si trovano rispettivamente in Iran e Gran Bretagna, nelle interviste rilasciate alla CNN e alla BBC, si dichiarano innocenti e disposti a rientrare nella capitale irachena.

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Il presidente statunitense, George W. Bush, ha scelto il deputato repubblicano Porter Goss come nuovo direttore della CIA. La nomina, secondo l’Associated Press, verrà ufficializzata nelle prossime ore. Goss è il presidente della commissione intelligence della Camera ed è stato in passato un agente segreto della CIA. Il suo nome era da tempo in cima alla lista dei candidati alla successione di George Tenet, che ha lasciato la direzione della CIA l'11 luglio scorso dopo sette anni.

 

Gli attacchi in Iraq; la violenza in Turchia, che questa mattina è costata la vita a due persone in due diverse azioni terroristiche; la preparazione di attentati di al Qaeda in vista delle elezioni presidenziali del prossimo novembre negli Stati Uniti; la chiusura dell’ambasciata americana in Sri Lanka. Sono tutti segnali che fanno temere azioni terroristiche ancora più violente. Giada Aquilino ne ha parlato col prof. Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto Affari Internazionali:

 

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R. – Siamo ad un punto abbastanza decisivo. Il terrorismo cerca di creare un’atmosfera di tensione che si possa riflettere anche sulla situazione irachena. Al centro di tutto c’è la situazione in Iraq e tutto gira intorno alla possibilità di stabilizzare questo Paese. Più il resto del mondo è preoccupato e terrorizzato per eventuali attacchi terroristici, più potrebbero affermarsi tendenze a creare disimpegno dall’Iraq.

 

D. – La Turchia è stata colpita nuovamente ad Istanbul, proprio dove il terrorismo era già entrato in azione a giugno e a novembre scorsi. Perché è nel mirino degli attentatori?

 

R. – La Turchia è un Paese chiave dell’alleanza occidentale. Si trova ben all’interno del Medio Oriente e, da questo punto di vista, è evidentemente un punto cruciale. Per i terroristi è anche un obiettivo simbolico, perché è un Paese islamico, democratico e in più alleato con Israele.

 

D. – Le Olimpiadi in Grecia, il Ferragosto in Italia, le elezioni di novembre negli Stati Uniti ... Cosa ci si deve aspettare?

 

R. – Tutti i grandi eventi possono rappresentare una calamita per i terroristi. Ciò che a loro interessa è il tentativo di fare un grande colpo mediatico, oltre che terroristico, sia influenzando le elezioni, sia turbando le Olimpiadi. C’è comunque da dire che i terroristi colpiscono laddove hanno effettivamente possibilità. Non è detto che un evento, proprio perché è chiaramente un bersaglio ideale del terrorismo, lo divenga effettivamente.

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La perdurante assenza di stabilità in Iraq continua ad incidere profondamente sulla corsa al rialzo del petrolio. Per la prima volta dalla sua creazione, il prezzo del paniere dell’OPEC, calcolato dai Paesi produttori, facendo la media tra 7 tipi di greggio, ha superato i 40 dollari al barile. Il servizio di Andrea Sarubbi:

 

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A questo punto, ogni calcolo è saltato. I pozzi dell’Iraq meridionale, gli stessi che, nel dopo Saddam, hanno prodotto molto meno greggio del previsto, sono stati costretti a rallentare notevolmente la produzione, che in alcuni casi si è addirittura fermata. Riprenderà probabilmente domani, ma non è neppure sicuro, perché le minacce dei radicali sciiti contro gli oleodotti del sud dell’Iraq fanno più paura dei prezzi alle stelle. Se a Londra il costo del Brent, il greggio europeo di riferimento, è dato oggi in lieve calo rispetto a ieri, dall’Asia la domanda continua a crescere. E l’OPEC, che riunisce i Paesi produttori, non sembra più in grado di controllare i rialzi. Dopo molti tentennamenti, dunque, alla riunione del 15 settembre a Vienna si discuterà della possibilità di aumentare le quote. E la partecipazione di Russia ed Angola, finora escluse dal cartello, fa capire quanto palpabile sia il timore di non trovare soluzioni alla crisi. Tanto più che, nel mese che manca, si dovrà far fronte ad altre due incognite. La prima è il referendum in Venezuela, che potrebbe rimuovere Chávez dalla presidenza e dunque preludere ad un’inversione di rotta nella politica energetica: la tensione è così alta, nel quinto Paese produttore del mondo, che la polizia rinforzerà la sorveglianza intorno agli stabilimenti della compagnia statale. La seconda incognita è rappresentata dalla Russia: mentre in Cecenia la guerriglia ha sequestrato due impiegati di una società petrolifera, a Mosca rimane critica la situazione della Yukos. Una cordata di investitori, fra cui la famiglia dell’emiro di Dubai, sarebbe disponibile a ripianarne i debiti, in cambio del 40 per cento delle azioni. Ma dopo la doccia fredda dell’Iraq, gli analisti non sembrano fidarsi più delle promesse.

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Un poliziotto ucciso e due ingegneri di una compagnia petrolifera rapiti: nelle ultime 24 ore, la guerriglia cecena torna a colpire i cittadini russi presenti a Grozny. Ma le violenze proseguono anche altrove. Ad est della capitale, due esplosioni di mine al passaggio di altrettanti automezzi hanno provocato 7 feriti.

 

Sempre alta la tensione in Medio Oriente. Nei pressi della colonia di Barman, in Cisgiordania settentrionale, due israeliani sono stati feriti questa mattina da colpi di arma da fuoco sparati contro un autobus. Poco dopo l’attacco, rivendicato dalle Brigate di Al Aqsa, è esploso anche un ordigno, che fortunatamente non ha provocato feriti. Sotto accusa anche lo Stato ebraico, per le dure condizioni di vita imposte alla popolazione.

 

Lunedì nero per le centrali nucleari giapponesi. In una sola giornata sono stati registrati tre incidenti in tre diversi impianti. Il più grave si è verificato presso la centrale di Mihama, dove una fuoriuscita di vapore ad alta pressione è costato la vita a quattro operai. Il governo giapponese, intanto, ha ordinato alle 10 società private che gestiscono le 52 centrali nucleari del Paese di ispezionare i loro impianti. Chiaretta Zucconi:

 

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Quella di ieri è stata una giornata tutta da dimenticare sul fronte dell’energia atomica per il Giappone. In poche ore si sono verificati tre incidenti nucleari in tre differenti centrali e proprio nel 59.mo anniversario della tragedia di Nagasaki. L’incidente di Mihama, 320 chilometri ad ovest di Tokyo, sarebbe stato causato da una fuoriuscita di vapore ad altissima temperatura dal sistema di circolazione delle turbine del reattore nucleare. Secondo i responsabili della Tokyo Electric Power (TEPCO), il reattore si è bloccato automaticamente e quindi non ci sarebbero state fuoriuscite radioattive all’esterno, con conseguente pericolo per la popolazione. Dura la reazione del premier Junichiro Koizumi, che ha sollecitato l’apertura di un’inchiesta governativa per accertare cosa sia accaduto esattamente e rafforzare così le misure di sicurezza. Ma ieri si sono verificati altri due incidenti: rispettivamente in una centrale della prefettura di Shimane, non lontano da Mihama, e nell’impianto di Ekushima-Daini della TEPCO, principale produttore nipponico di energia. In entrambi i casi non ci sarebbero state vittime, né perdite di radioattività, ma la tensione nell’opinione pubblica continua ad essere alta, soprattutto nelle aree vicine alle centrali.

 

Per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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Sempre drammatica la situazione in Darfur. Nuovi atti di violenza contro le popolazioni civili sono stati segnalati nella regione del Sudan occidentale per opera delle famigerate milizie filogovernative Janjaweed. La notizia è stata diffusa ieri da un portavoce del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. Ma della crisi in Darfur si è occupata anche l’Unione Europea. Ce ne parla Giulio Albanese:

 

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“Ciò che sta accadendo nella regione sudanese del Darfur non costituisce genocidio”. Lo ha dichiarato ieri, durante una conferenza stampa, Pieter Feith, inviato speciale dell’Alto rappresentante per la politica estera di Bruxelles, Javier Solana, che ha guidato una missione in terra sudanese. “E’ chiaro tuttavia – ha aggiunto l’inviato dell’Unione Europea – che ci sono massacri diffusi che continuano nel silenzio in modo graduale e che i villaggi sono stati bruciati su larga scala”. La cautela dell’Europa contrasta con la politica del Congresso statunitense, che lo scorso 23 luglio aveva adottato all’unanimità una risoluzione nella quale definisce “genocidio” le atrocità perpetrate contro la popolazione non araba di questa regione occidentale del Sudan. La questione del Darfur potrebbe condizionare, se non addirittura pregiudicare, il processo di riconciliazione tra nord e sud Sudan, che, peraltro, ha visto Washington in prima fila nella mediazione.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Sembra ricomporsi la crisi in Costa d’Avorio, dove ieri il governo di unità nazionale è tornato a riunirsi al completo dopo 4 mesi e mezzo. Il presidente, Laurent Gbagbo, ha reintegrato i tre ministri ex ribelli che avevano lasciato l’esecutivo a fine marzo, per protestare contro la mancata applicazione degli accordi di pace. Si confida ora nella messa in opera dell’intesa, sottoscritta dieci giorni fa ad Accra, in Ghana, che prevede il disarmo dei guerriglieri e l’approvazione di un piano di riforme da parte del Parlamento.

 

 

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