RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
223 - Testo della trasmissione di martedì 10 agosto 2004
IL PAPA E LA
SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
In un libro, la sfida della lotta contro la
depressione. Intervista con Renzo Rocca
CHIESA E SOCIETA’:
In Iraq, furiosi
combattimenti nella città santa sciita di Najaf. Tensione alta anche nel resto
del Paese: sequestrato un uomo d’affari giordano, mentre torna in libertà
l’ostaggio libanese
Allerta in Gran
Bretagna, Italia e Stati Uniti, per le minacce terroristiche. 2 morti per
esplosioni in Turchia, mentre nello Sri Lanka è stata chiusa l’ambasciata
americana per motivi di sicurezza: intervista con Stefano Silvestri, presidente
dell’Istituto Affari Internazionali.
10
agosto 2004
100 ANNI FA VENIVA ORDINATO SACERDOTE
IL GIOVANE RONCALLI.
DA LÌ IN POI UN FILO ROSSO ACCOMPAGNERÀ LA
MISSIONE DI PAPA GIOVANNI XXIII:
RICORDA COSÌ L’ANNIVERSARIO, AI NOSTRI MICROFONI,
IL VESCOVO DI BERGAMO, MONS. ROBERTO AMADEI,
Ricorrono
oggi i cento anni dall’Ordinazione sacerdotale del beato Giovanni XXIII. Per ricordare
l’anniversario, questo pomeriggio alle 18.30 il vescovo di Bergamo, mons. Roberto
Amadei, celebrerà una Messa nella Chiesa di Santa Maria in Montesanto a Roma,
dove il giovane Roncalli ricevette l’ordinazione. Saranno presenti alcuni
familiari del beato e fedeli della diocesi di Bergamo. Domani mattina un’altra
celebrazione, presieduta da mons. Amadei, si terrà nella Basilica Vaticana
all’altare che raccoglie le spoglie di papa Giovanni e in seguito il vescovo di
Bergamo sarà ricevuto da Giovanni Paolo II a Castel Gandolfo. Ascoltiamo il
servizio di Ignazio Ingrao:
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“Quam dulce, quam suave est
illam boni pastoris imaginem mente repetere...”.
Con queste parole pronunciate
nella sua prima omelia in San Pietro, il 4 novembre del 1958, Giovanni XXIII,
appena eletto Papa, descriveva la dolcezza e la gioia della sua missione
sacerdotale. Al vescovo di Bergamo, mons. Roberto Amadei abbiamo chiesto quali
sono state le figure che più hanno pesato sulla vocazione di Roncalli al
sacerdozio:
R. - A mio avviso, le figure più significative sono state il prozio
Saverio, lo confessa lui stesso proprio alla vigilia dell’ordinazione;
ovviamente la sua famiglia, in particolare i suoi genitori; la sua parrocchia,
il suo parroco che viene ricordato con riconoscenza spesso nella prima parte
del ‘Giornale dell’anima’; il seminario di Bergamo. E poi, direi, questi germi
si sono sviluppati nell’atmosfera del Seminario Romano, in particolare con
l’aiuto di padre Pitocchi, suo direttore spirituale. Però, aggiungerei tutte le
esperienze che ha fatto dopo l’ordinazione, come segretario del vescovo di
Bergamo, poi come animatore di alcuni settori dell’Azione Cattolica, poi
nell’opera missionaria, poi nelle varie sedi occupate, come la Bulgaria, la
Turchia e la Francia ... Credo che il suo cuore si sia aperto a tutte queste
esperienze che lo hanno aiutato ad approfondire la ricchezza del suo sacerdozio
e così ad esprimere anche la ricchezza delle doti naturali e soprannaturali di
cui lo Spirito Santo lo ha dotato.
D. -
Il giorno successivo all’ordinazione - leggiamo nel “Giornale dell’Anima”, il
diario personale di Roncalli - il giovane sacerdote viene ricevuto in udienza
da Papa Pio X. Con quell’udienza è come se la sua vocazione si aprisse per la
prima volta all’universalità della Chiesa. Sentiamo ancora mons. Amadei:
R. - Certamente la permanenza a Roma, per l’atmosfera romana centrata
ovviamente sul Papa, ha contribuito in lui veramente ad aprirlo alla universalità.
In lui era vivissimo il senso ecclesiale. E’ chiaro che a Roma questa dimensione
ecclesiale ha assunto uno spessore ancora più profondo, più intenso. Lo ha
legato ancora di più al centro della Chiesa e quindi lo ha immerso ancora di
più nella universalità.
D. -
Quale esempio può offrire oggi la vocazione del beato Giovanni XXIII?
R. - Io direi a chi entra nella vita del seminario, di leggere il
‘Giornale dell’anima’ per vedere come egli, in fondo, ha risposto sin
dall’inizio a questa chiamata e ha risposto quotidianamente. A mio avviso c’è
un filo continuo nella sua vita, ed è il suo impegno a corrispondere alle
grazie che il Signore gli ha dato: la prima, quella della chiamata al sacerdozio,
poi via via tutte le altre tra cui il colloquio intimo, costante, tenace con il
Signore.
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L’ESTATE OASI DELLO SPIRITO
CON IL PAPA UNA RIFLESSIONE IN
TEMPO DI VACANZA
ESTATE TEMPO DI CRESCITA SPIRITUALE:
COGLIENDO L’INVITO DEL PAPA,
OFFRIAMO UNA RIFLESSIONE SUL RAPPORTO
TRA SCIENZA E FEDE
- Intervista con mons. Elio Sgreccia -
Secondo appuntamento oggi della
nostra rubrica settimanale che ci accompagnerà per tutto il mese di agosto per
offrirci un momento di riflessione, prendendo spunto da un insegnamento del
Papa. In questi giorni, Giovanni Paolo II ha invitato a dedicare il tempo di
vacanza alla riflessione, alla contemplazione della natura, ma anche alla
lettura. D’altro canto, come è noto, il Papa, durante il soggiorno estivo a
Castel Gandolfo, impegna parte del suo tempo in conversazioni con uomini di
scienza ed esponenti della cultura. Convinto, come ha scritto nella Fides et
Ratio, che sia “illusorio pensare che la fede dinnanzi ad una
ragione debole abbia maggiore incisività”. Proprio l’Enciclica del 1998, offre
il primo spunto a proposito del binomio fede e ragione. Alessandro Gisotti ne
ha parlato con l’arcivescovo Elio Sgreccia, vicepresidente della Pontificia
Accademia per la Vita:
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R. –
Oggi abbiamo una ragione molto forte sul piano delle scienze sperimentali e una
ragione debole che si esercita attorno alle scienze umane, all’uomo,
all’antropologia filosofica, ai fini, ai destini dell’umanità. L’Enciclica ha
messo in evidenza che non basta la ragione sperimentale, la ragione
scientifica, occorre anche che si eserciti la ragione sull’uomo stesso. Questa
esigenza la si avverte non nel grande pubblico, forse in pochi pensatori… ma è
stata risvegliata. A mio avviso, nel campo delle scienze sperimentali c’è
sempre di più l’esigenza del dialogo con l’etica. Proprio per alcune minacce
che possono essere rappresentate da progressi scientifici e tecnologici, si
avverte ovunque il bisogno di una razionalità etica.
D. – “L’umanesimo cristiano – ha
detto il Papa – è in grado di integrare le conquiste migliori della scienza per
la più grande felicità dell’uomo, scongiurando al tempo stesso le minacce
contro la dignità della persona”. Quali sono oggi le difficoltà più ardue nel
portare avanti questo impegno?
R. – Ricucire attorno all’uomo
sia il dato della scienza sperimentale, sia il dato della filosofia e
l’illuminazione della fede. Ricomporre l’umanesimo cristiano con un dialogo a
tutto campo con le scienze sperimentali, con le scienze filosofiche e con il
dato illuminante della fede. Ma la difficoltà maggiore, oggi, sta proprio qui,
perché sia la scienza sperimentale sia la filosofia hanno messo in dubbio la
stessa definizione dell’uomo. Sulla definizione di “uomo” è fortemente sentita
l’esigenza di un dialogo più approfondito.
D. – “Il caso Galileo – ha
rilevato Giovanni Paolo II – era il simbolo del preteso rifiuto da parte della
Chiesa del progresso scientifico… Una tragica, reciproca incomprensione è stata
interpretata come il riflesso di una opposizione tra scienza e fede”. Questo
malinteso, questa diffidenza – se vogliamo – tra uomini di fede e di scienza
appartiene ormai al passato?
R. – Penso di sì, perché la
Chiesa rispetta la scienza. Francamente, viene molto spesso da pensare che i
veri galileiani oggi stanno tra i credenti. Prendiamo l’esempio dell’embrione:
noi desideriamo prendere sul serio il dato scientifico, e a partire da esso
costruire il pensiero sull’uomo illuminandolo poi con la luce della fede.
Questo mi sembra che sia ben avvertito. D’altra parte, la scienza che si
traduce in tecnologia dev’essere mantenuta nei confini dell’umano: è una
scienza che nasce dall’uomo per il bene dell’uomo.
D. – Parlando
agli scienziati a Hiroshima, nel 1981, il Papa ha sottolineato che la scienza è
un prodotto della creatività umana, ma questo potenziale non è neutro. Il
futuro dell’umanità - ha avvertito in quell’occasione - “dipende dalle nostre
comuni scelte morali”. Dunque, la vera scienza al servizio dell’uomo deve
affondare sempre e comunque le proprie radici nell’etica, nell’essere umano?
R. – Indubbiamente, la scienza è
un’attività, sublime attività, dell’uomo, ma come tutte le attività dell’uomo,
ha bisogno di essere continuamente rivolta al bene stesso dell’uomo. Un bene
che dev’essere definito, chiaro. Un bene che dev’essere di tutto l’uomo e di
tutti gli uomini. Un bene che necessita di una riflessione sia etica, sia
religiosa.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l'Iraq dove imperversa la rivolta sciita. L'esercito Usa invita
la popolazione a lasciare Najaf dove continuano gli scontri con i miliziani fedeli
al leader radicale sciita al-Sadr.
Nelle
vaticane, una pagina dedicata alla testimonianza di santa Chiara d'Assisi, nel
750 anniversario della morte.
Nelle
estere, Sudan: l'Onu denuncia nuove violenze.
Giappone:
gravi omissioni all'origine dell'incidente avvenuto nella centrale nucleare di
Mihama.
Nella
pagina culturale, un articolo di Egidio Picucci dal titolo "I sacerdoti
nella vita di Silvio Pellico": un ricordo nel 150 anniversario della morte.
Nelle
pagine italiane, in rilievo il tema dell'immigrazione.
Un
intervento del Vescovo di Vicenza in merito alla proposta di un registro pubblico
per le unioni di fatto. Il titolo all'intervento è "La famiglia società
naturale fondata sul matrimonio come recita la Costituzione".
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10
agosto 2004
SI AVVICINA L’AVVIO DEI
28.MI GIOCHI OLIMPICI.
PROTAGONISTA, DA VENERDI’ PROSSIMO, ANCHE LA CITTA’ DI ATENE CHE
LI OSPITA:
L’ATTESA E ALCUNE SIGNIFICATIVE INIZIATIVE PER
L’OCCASIONE,
NELLE
PAROLE DEL VESCOVO DELLA CAPITALE GRECA, MONS. NIKOLAOS FOSCOLOS
Si avvicina l’avvio dei 28.mi
Giochi Olimpici ad Atene. Un’occasione particolare di incontro tra atleti di
razze e religioni diverse in nome dello sport e, come ha auspicato il Papa, anche
occasione di pace per il mondo. Ma come si sta preparando la capitale greca a
questo grande evento? Luca Collodi ne ha parlato con mons. Nikolaos Foscolos,
arcivescovo cattolico di Atene:
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R. – Anche io auguro che in questi
giorni di Giochi Olimpici torni l’amicizia fra i popoli. Auguro che tutti gli
uomini si sentano veramente fratelli e che in tutta la terra si possa vivere un
armistizio, come avveniva nel corso delle Olimpiadi durante l’antichità, e che
quindi tutta l’umanità possa camminare verso la virtù, sentendo la propria
unità in maniera più forte.
D. – L’11 agosto ci sarà un
incontro tra tutti i sacerdoti cattolici che sono al seguito delle squadre.
Sarà anche un momento di dialogo della Chiesa cattolica in Europa, l’evento di
Atene 2004?
R. – Certo, abbiamo preparato
una sala che sarà usata da tutti i cristiani.
D. – Sta parlando del villaggio
olimpico?
R. – Sì, del villaggio olimpico.
Lì abbiamo cominciato le celebrazioni delle Sante Messe e devo dire che la
partecipazione è abbastanza elevata.
D. – In questo spazio ci sarà
anche una rappresentanza ortodossa o protestante?
R. – Sì. C’è una collaborazione.
E’ prevista un’ora al mattino ed un’ora alla sera per gli ortodossi, i
cattolici, gli anglicani e i protestanti.
D. – Molte squadre presenti ad
Atene hanno anche atleti di religione islamica?
R. – Ci sono delle sale,
contigue, dove c’è spazio per i musulmani, gli ebrei, i buddisti e i fedeli di
altre religioni. Questi luoghi di preghiera sono molto frequentati. Speriamo
che non siano semplicemente dei Giochi ma una gara in cui appaiano i migliori
atleti del mondo.
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IN UN LIBRO, LA SFIDA DELLA
LOTTA CONTRO LA DEPRESSIONE
- Intervista con Renzo Rocca -
Dalla depressione si può uscire:
è la sfida sostenuta nel libro “Imparare a guarire: stress, depressione,
attacchi di panico”, edito da Mondadori e realizzato dagli psicoterapeuti Renzo
Rocca e Giorgio Stedoro. Gli autori evidenziano difficoltà e problemi derivanti
dal cosiddetto “male di vivere”, spesso non capito ed in crescente aumento.
Massimiliano Menichetti ha chiesto a Renzo Rocca psicoterapeuta e coautore del
libro qual sia la causa principale della depressione:
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R. - Direi che il denominatore
comune è la gioia sconosciuta. Queste persone non hanno mai provato, o hanno
provato in parte, la gioia e l’elemento di sofferenza domina un po’ tutta la
loro vita. Il depresso ha una profonda lacerazione interna e perciò io ho
sempre creduto che l’idea della speranza e l’idea dell’amore, e possiamo dire
anche l’incontro con Dio, quando si condensano danno a tutti noi una base
fondamentale che noi chiamiamo sicurezza. Una base che è indispensabile per
dominare qualsiasi emozione.
D. – Il depresso si sente dire
spesso da altri che non ha voglia di sconfiggere la propria patologia…
R. – Spesso il medico curante
non riconosce che questo tipo di malessere è di origine psicologica e spesso la
famiglia, pur volendo molto bene a chi è stato colpito da questa grave
sofferenza, non lo comprende. Perciò aumenta la solitudine fino a tal punto che
purtroppo si arriva al suicidio, quando ormai la persona non ha più speranza su
certi valori.
D. – Nel libro lei ribadisce con
forza che la depressione si può sconfiggere…
R. – Se ne può uscire se si ha
un aiuto in famiglia, un autentico aiuto. E’ possibile quando si sente che l’altro è presente con
il suo amore e il suo affetto. Quando io sento che posso raggiungere questo
amore e questo affetto io creo un antibiotico validissimo per non cadere nella
depressione o per prevenire il cadere nella depressione.
D. – Ma i farmaci aiutano ad
uscire dalla depressione?
R. - Si può uscire se ci si fa
aiutare anche dal farmaco, ma da un farmaco personalizzato. Purtroppo succede
che si prende un farmaco antidepressivo, poi lo si consiglia ad un amico e
l’amico lo prende. In ogni caso, c’è l’altro aspetto, l’aspetto di un aiuto
psicologico, che ti aiuta a riprendere contatto con quella privilegiata
emozione che appartiene alla grande avventura della realtà della vita ed anche
con l’incontro con Dio.
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“ENZIMI DI PACE” E’ IL TITOLO SCELTO PER LA
RASSEGNA CINEMATOGRAFICA
IN CORSO ALL’ABBAZIA DI FARFA, NEL LAZIO.
PRENDE IL NOME DAL MOVIMENTO DEDICATO A PROMUOVERE
PACE,
DIRITTI
UMANI E RISPETTO DELLA NATURA ATTRAVERSO I FILM E NON SOLO
- Intervista con Italo Cassa -
“Enzimi di pace” è il titolo
scelto per la seconda edizione della rassegna cinematografica in corso
all’Abbazia di Farfa, nel Lazio, fino al 14 agosto. Il festival è organizzato
dal movimento omonimo dedicato alla filmografia per la pace, la difesa dei
diritti, la non violenza, la natura e la cooperazione. Protagonisti dell’evento
non solo i film, ma anche volontari provenienti da tutta Europa. Quali sono gli
obiettivi dell’iniziativa lo spiega, al microfono di Francesca Smacchia, Italo
Cassa, coordinatore del movimento “Enzimi di pace” e organizzatore del progetto:
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R. – Cerca di far conoscere un
cinema non commerciale, di qualità, che si occupi dei problemi della pace,
faccia vedere situazioni varie legate ai vari continenti, il Sud del mondo,
l’Africa, l’Asia, l’America, per promuovere un discorso culturale di pace.
D. – Quali sono le tematiche dei
film e dei documentari proposti?
R. – Presentiamo film ambientati
in Africa in cui i protagonisti sono bambini del Burkina Faso; poi abbiamo un
film: “Zambo’ko”, che parla della natura; poi c’è il film “Fatma” che si occupa
della condizione delle donne in Tunisia. Poi ci sono altri film che ci mostrano
spaccati di vita in vari Paesi. Molto importanti sono i documentari che
presentiamo l’11 agosto: “Sotto il cielo di Baghdad” e “Palestina”,
film-denuncia sull’eccidio nel campo di Jenin. Un altro film, il 13 agosto,
sempre sulla Palestina, è “Ticket for Jerusalem”, in cui si affronta la realtà
del cinema ambulante, molto sviluppato in Palestina.
D. – Protagonisti dell’evento
non solo i film, ma anche i volontari provenienti da tutta Europa ...
R. – Abbiamo voluto fare un
festival che fosse, appunto, interattivo, in cui fossero protagonisti i ragazzi
di tutta Europa che partecipano ad un campo di lavoro. Loro stessi sono
portatori di identità, culture e lingue differenti e sono venuti dalla
Finlandia, dalla Svezia, dalla Francia, dalla Serbia, dalla Slovenia,
ovviamente dall’Italia.
D. – Qual è la sfida che si
propone “Enzimi di pace”?
R. – Più che una sfida è un
messaggio, legato al concetto stesso di ‘enzimi’. In questo caso, sono enzimi
di pace che si propagano cercando, appunto, di far crescere la tematica della
pace in antagonismo alle realtà di guerra che viviamo.
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10
agosto 2004
L’IMPEGNO
DELLE CHIESE CRISTIANE DELL’ASIA IN DIFESA DEI DIRITTI UMANI.
DA IERI AL 15 AGOSTO SI
SVOLGE A GIAKARTA, IN INDONESIA
UN SEMINARIO DI FORMAZIONE
- A cura di Maria Grazia
Coggiola -
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GIACARTA. = Dalla Cina alla
Birmania, dalla Cambogia all’India e al Pakistan, c’è un filo rosso che
accomuna questi e altri Paesi dell’Asia: quello della repressione delle libertà
individuali e dell’intolleranza verso le minoranze etniche e religiose. Gli
attivisti cristiani che si trovano ad operare in questi Paesi si confrontano
con situazioni difficili se non rischiose, ma la loro presenza e il loro
insegnamento è estremamente importante e spesso è d’aiuto per chi soffre. E’
sulla base di questa premessa che si tiene da ieri fino al 15 agosto a
Giacarta, in Indonesia, un programma di formazione nel settore dei diritti
umani. Vi partecipano 30 rappresentanti di Chiese asiatiche e di organizzazioni
cristiane, provenienti da 15 Paesi. Il seminario è organizzato dalla Conferenza
cristiana dell’Asia e dal Consiglio ecumenico delle Chiese. Secondo il
programma, i partecipanti approfondiranno prima la storia e l’applicazione
della Dichiarazione dell’ONU sui diritti umani e in seguito analizzeranno la
situazione nei Paesi di provenienza. L’obiettivo è capire come la Chiesa può
rendere più incisivo il proprio impegno nella difesa dei diritti umani, sia a
livello locale che nazionale.
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L’ASSOCIAZIONE
AMERICANA PER LA PROTEZIONE DEI GIORNALISTI (CPJ)
RIVOLGE UN APPELLO AL PRESIDENTE RUSSO PUTIN
PERCHE’ SAPPIA TUTELARE LA LIBERTA’ DI STAMPA NEL
SUO PAESE
- A cura di Roberta Gisotti -
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WASHINGTON.
= Il “Comitato per la protezione dei giornalisti” (CPJ) dagli Stati Uniti
chiede a Putin un intervento diretto per assicurare alla giustizia gli assassini
di Valeri Ivanov e Aleksei Sidorov, direttori del quotidiano “Tolyattinskoe
Obozreniye”, pubblicato a Togliattigrad, la capitale russa dell'auto. L'associazione
umanitaria americana da tempo sta cercando di far luce sull'omicidio dei due
giornalisti ‘giustiziati’ rispettivamente il 29 aprile 2002 e il 9 ottobre 2003
ed ha pure inviato una delegazione nella città russa nel tentativo di
raccogliere informazioni utili e per portare la propria solidarietà ai
familiari delle vittime. Il Comitato americano sostiene che Ivanov e Sidorov
sono stati eliminati dalla malavita locale per le inchieste ‘scomode’ che
attraverso il loro giornale stavano conducendo. Il CPJ ricorda a Putin che sono
fin troppo frequenti i casi di giornalisti eliminati in Russia e Cita, a questo
proposito anche Paul Klebnikov, il direttore dell'edizione russa della rivista
americana Forbes, assassinato a Mosca il 9 luglio scorso. Nell'appello si legge
che se Putin “vorrà dedicare l'attenzione e le risorse del suo governo alla
soluzione di questi casi questo sarà un segnale al mondo che la sua amministrazione
si sta muovendo nella direzione del rispetto del diritto e dei precetti fondamentali
della democrazia''.
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''GIOVANI IN
CAMMINO PER UNA EUROPA IN MOVIMENTO''.
DA OGGI FINO AL 16 AGOSTO, A COLLE DON BOSCO, VICINO
ASTI,
III CONFRONTO EUROPEO PER 300 ANIMATORI
DEL MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO
ASTI.
= Al via da oggi il III Confronto europeo organizzato dal Movimento giovanile
salesiano (MGS), a Colle Don Bosco, in provincia di Asti. Riuniti fino al 16 agosto
circa 300 animatori per dibattere sul tema “Giovani in cammino per una Europa
in movimento”. Dopo l'esperienza del ‘92 e del ‘99, la terza edizione del
meeting cercherà di promuovere una maggiore comunione ed un più stretto coordinamento
tra i Movimenti giovanili salesiani di tutto il Vecchio Continente, per
rilanciare un'Europa dei popoli dalle radici cristiane. Durante i sei giorni, i
partecipanti seguiranno lavori di gruppo, visite nei luoghi tipici della
spiritualità salesiana, alternando momenti di preghiera e riflessione con feste
e occasioni di fraternità. Il 14 agosto parteciperanno al Confronto Europeo il
rettore maggiore dei Salesiani, don Pascual Chavez, e la madre generale delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, suor Antonia Colombo, che interverranno sul tema
della santità giovanile in un mondo che cambia. Il Confronto si concluderà con
una celebrazione-festa in occasione del 'compleanno' di Don Bosco, nato il 16 agosto
1815, che prevede la partecipazione di centinaia di altri giovani provenienti
da tutta Italia e dai Paesi europei più vicini. (R.G.)
NELLA REPUBBLICA
DEMOCRATICA DEL CONGO
CONTINUA LA CACCIA DEI BRACCONIERI AGLI ULTIMI
RINOCERONTI BIANCHI A RISCHIO DI ESTINZIONE:
LA DENUNCIA ARRIVA DALL'UNIONE MONDIALE PER LA
CONSERVAZIONE DELLA NATURA
KINSHASA.
= Sono tra gli ultimi esemplari al mondo, i rinoceronti bianchi che vivono
nella Repubblica democratica del Congo e che continuano da oltre un anno ad
essere cacciati e ferocemente uccisi dai bracconieri sudanesi. Lo ha denunciato
ieri l'Unione mondiale per la conservazione della natura (UICN). Un controllo
aereo, fatto con l'aiuto di organizzazioni internazionali, ha permesso di
stabilire che resterebbero tra i 17 e i 22 esemplari ancora in vita nell'area,
compresi quattro cuccioli nati quest'anno. Gli animali che vivono nel parco
nazionale della Garamba, al confine con la frontiera sudanese, sono diminuiti
della metà dall’ultimo censimento realizzato poco più di un anno fa. Questi
animali costituiscono una delle due sotto specie (o razze geografiche) di
rinoceronti bianchi. La seconda vive in Africa australe, dove per il momento
non è a rischio di estinzione. (R.G.)
CONVEGNO A ROMA SULLE NUOVE FORME DI SFRUTTAMENTO
SESSUALE E LAVORATIVO
E SULLA TRATTA DI ESSERI UMANI. L’INIZIATIVA
S’INSERISCE NELL’AMBITO
DEL CORRENTE ANNO INTERNAZIONALE, PROCLAMATO
DALL’ONU
PER COMMEMORARE LA LOTTA CONTRO LA SCHIAVITU’ E LA
SUA ABOLIZIONE
ROMA.
= Un Convegno sul tema delle “Nuove schiavitù: fenomeni, strumenti,
prospettive” si terrà a Roma il 24 e 25 settembre, in occasione del corrente Anno
internazionale per commemorare la lotta contro la schiavitù e la sua abolizione,
proclamato dalle Nazioni Unite su proposta dell’UNESCO. Il 2004 celebra infatti
il bicentenario della proclamazione del primo Stato simbolo della lotta e della
resistenza degli schiavi, Haiti. Duecento anni dopo, il mondo assiste, in gran
parte impotente, all’affermarsi di nuove forme di sfruttamento sessuale e lavorativo
condotte su scala globale, un commercio ‘sporco’ ma fiorente, che secondo l'Organizzazione
Internazionale delle Migrazioni (OIM) produce un giro d’affari di 7 miliardi di
dollari l'anno, coinvolgendo solo nei Paesi dell'Europa occidentale circa 12
mila persone, che vi arrivano clandestinamente. In Italia, nel biennio
2000-2002, si stima che le donne sfruttate nel mercato del sesso a pagamento
siano state circa 10 mila, di cui circa 2 mila sarebbero state sottoposte a
tratta e ridotte in schiavitù, comprate e vendute. I minori vittime del
traffico nel 2001-2002 sono stati oltre 6 mila, solo per quanto riguarda quelli
individuati in Italia. Il Convegno di Roma proporrà un confronto sui molteplici
aspetti della tratta di esseri umani, indagando anche sulla situazione
legislativa sia in Italia, che a livello europeo ed internazionale, per
individuare gli strumenti idonei allo scopo di affrontare e combattere il
fenomeno. (R.G.)
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10
agosto 2004
- A cura di Barbara Castelli -
Iraq:
proseguono per il sesto giorno consecutivo gli intensi combattimenti nella
città santa sciita di Najaf tra le truppe statunitensi e i guerriglieri fedeli
all'imam radicale Moqtada al-Sadr. Il bilancio delle vittime è di 360 miliziani
e 4 soldati americani. Da New York è arrivato l’appello del segretario generale
delle Nazioni Unite, Kofi Annan, per sollecitare la fine degli scontri. Ma sul
campo resta la violenza. Ce ne parla Roberta Moretti:
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Evacuare
immediatamente Najaf. Questo l’invito rivolto alla popolazione civile della
città santa sciita dalle truppe statunitensi che hanno girato per le strade con
i megafoni. I combattimenti, ricominciati dopo una notte di sporadiche
sparatorie, sono concentrati soprattutto dentro e intorno all'antico cimitero
monumentale della città. Contro le postazioni dei ribelli tra le tombe, gli
americani hanno scatenato un intenso fuoco di artiglieria, al quale si sono
uniti anche i carri armati e gli elicotteri d'assalto. Colonne di fumo nero si
levano anche dal sito più sacro di Najaf, il mausoleo dell'imam Ali. Per il
complicarsi della situazione, il contingente polacco ha restituito ai generali
statunitensi il controllo delle provincie di Najaf e Kardisia, cuore della
rivolta sciita. Intanto stamani a Baghdad, dopo i combattimenti nel quartiere
Sadr City, è esplosa una bomba al passaggio di un convoglio militare americano
nei pressi degli hotel Palestine e Sheraton, fortunatamente senza causare
vittime. E non ha provocato danni alle persone neanche l’attacco alla base militare
giapponese di Samara, nell’Iraq meridionale, colpita da quattro colpi di
mortaio. Mentre è di almeno 3 feriti il bilancio dell’esplosione della bomba
fatta detonare a distanza al passaggio di un convoglio militare ucraino
all'altezza di Numaniyah, nel sud dell’Iraq.
Alla
notizia del rilascio di un ostaggio libanese da parte della guerriglia irachena,
segue quella del sequestro di un uomo d’affari giordano. Molti dubbi, inoltre,
sull’autenticità del video trasmesso ieri da un sito islamico con la presunta
decapitazione di Georgi Lazov, il primo dei due camionisti bulgari rapiti da
terroristi in Iraq. Intanto, sul fronte politico prosegue la vicenda del
presidente del Congresso nazionale iracheno ed ex pupillo del Pentagono, Ahmed
Chalabi, e di suo nipote Salem, presidente del Tribunale speciale che
processerà Saddam Hussein, accusati ieri dalla magistratura irachena
rispettivamente di spaccio di denaro falso e di coinvolgimento nell'omicidio
dell’ex direttore del Ministero delle finanze di Baghdad. I due, che si trovano
rispettivamente in Iran e Gran Bretagna, nelle interviste rilasciate alla CNN e
alla BBC, si dichiarano innocenti e disposti a rientrare nella capitale irachena.
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Il
presidente statunitense, George W. Bush, ha scelto il deputato repubblicano
Porter Goss come nuovo direttore della CIA. La nomina, secondo l’Associated
Press, verrà ufficializzata nelle prossime ore. Goss è il presidente della commissione
intelligence della Camera ed è stato in passato un agente segreto della
CIA. Il suo nome era da tempo in cima alla lista dei candidati alla successione
di George Tenet, che ha lasciato la direzione della CIA l'11 luglio scorso dopo
sette anni.
Gli
attacchi in Iraq; la violenza in Turchia, che questa mattina è costata la vita
a due persone in due diverse azioni terroristiche; la preparazione di attentati
di al Qaeda in vista delle elezioni presidenziali del prossimo novembre negli
Stati Uniti; la chiusura dell’ambasciata americana in Sri Lanka. Sono tutti
segnali che fanno temere azioni terroristiche ancora più violente. Giada
Aquilino ne ha parlato col prof. Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto
Affari Internazionali:
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R. –
Siamo ad un punto abbastanza decisivo. Il terrorismo cerca di creare
un’atmosfera di tensione che si possa riflettere anche sulla situazione irachena.
Al centro di tutto c’è la situazione in Iraq e tutto gira intorno alla
possibilità di stabilizzare questo Paese. Più il resto del mondo è preoccupato
e terrorizzato per eventuali attacchi terroristici, più potrebbero affermarsi
tendenze a creare disimpegno dall’Iraq.
D. –
La Turchia è stata colpita nuovamente ad Istanbul, proprio dove il terrorismo
era già entrato in azione a giugno e a novembre scorsi. Perché è nel mirino
degli attentatori?
R. –
La Turchia è un Paese chiave dell’alleanza occidentale. Si trova ben
all’interno del Medio Oriente e, da questo punto di vista, è evidentemente un
punto cruciale. Per i terroristi è anche un obiettivo simbolico, perché è un
Paese islamico, democratico e in più alleato con Israele.
D. –
Le Olimpiadi in Grecia, il Ferragosto in Italia, le elezioni di novembre negli
Stati Uniti ... Cosa ci si deve aspettare?
R. –
Tutti i grandi eventi possono rappresentare una calamita per i terroristi. Ciò
che a loro interessa è il tentativo di fare un grande colpo mediatico, oltre
che terroristico, sia influenzando le elezioni, sia turbando le Olimpiadi. C’è
comunque da dire che i terroristi colpiscono laddove hanno effettivamente
possibilità. Non è detto che un evento, proprio perché è chiaramente un
bersaglio ideale del terrorismo, lo divenga effettivamente.
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La perdurante assenza di stabilità in Iraq continua ad
incidere profondamente sulla corsa al rialzo del petrolio. Per la prima volta
dalla sua creazione, il prezzo del paniere dell’OPEC, calcolato dai Paesi
produttori, facendo la media tra 7 tipi di greggio, ha superato i 40 dollari al
barile. Il servizio di Andrea Sarubbi:
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A
questo punto, ogni calcolo è saltato. I pozzi dell’Iraq meridionale, gli stessi
che, nel dopo Saddam, hanno prodotto molto meno greggio del previsto, sono
stati costretti a rallentare notevolmente la produzione, che in alcuni casi si
è addirittura fermata. Riprenderà probabilmente domani, ma non è neppure
sicuro, perché le minacce dei radicali sciiti contro gli oleodotti del sud
dell’Iraq fanno più paura dei prezzi alle stelle. Se a Londra il costo del Brent,
il greggio europeo di riferimento, è dato oggi in lieve calo rispetto a ieri,
dall’Asia la domanda continua a crescere. E l’OPEC, che riunisce i Paesi
produttori, non sembra più in grado di controllare i rialzi. Dopo molti
tentennamenti, dunque, alla riunione del 15 settembre a Vienna si discuterà
della possibilità di aumentare le quote. E la partecipazione di Russia ed
Angola, finora escluse dal cartello, fa capire quanto palpabile sia il timore
di non trovare soluzioni alla crisi. Tanto più che, nel mese che manca, si dovrà
far fronte ad altre due incognite. La prima è il referendum in Venezuela, che
potrebbe rimuovere Chávez dalla presidenza e dunque preludere ad un’inversione
di rotta nella politica energetica: la tensione è così alta, nel quinto Paese
produttore del mondo, che la polizia rinforzerà la sorveglianza intorno agli
stabilimenti della compagnia statale. La seconda incognita è rappresentata
dalla Russia: mentre in Cecenia la guerriglia ha sequestrato due impiegati di
una società petrolifera, a Mosca rimane critica la situazione della Yukos. Una
cordata di investitori, fra cui la famiglia dell’emiro di Dubai, sarebbe disponibile
a ripianarne i debiti, in cambio del 40 per cento delle azioni. Ma dopo la
doccia fredda dell’Iraq, gli analisti non sembrano fidarsi più delle promesse.
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Un
poliziotto ucciso e due ingegneri di una compagnia petrolifera rapiti: nelle ultime
24 ore, la guerriglia cecena torna a colpire i cittadini russi presenti a
Grozny. Ma le violenze proseguono anche altrove. Ad est della capitale, due
esplosioni di mine al passaggio di altrettanti automezzi hanno provocato 7
feriti.
Sempre
alta la tensione in Medio Oriente. Nei pressi della colonia di Barman, in
Cisgiordania settentrionale, due israeliani sono stati feriti questa mattina da
colpi di arma da fuoco sparati contro un autobus. Poco dopo l’attacco,
rivendicato dalle Brigate di Al Aqsa, è esploso anche un ordigno, che
fortunatamente non ha provocato feriti. Sotto accusa anche lo Stato ebraico,
per le dure condizioni di vita imposte alla popolazione.
Lunedì nero per le centrali
nucleari giapponesi. In una sola giornata sono stati registrati tre incidenti
in tre diversi impianti. Il più grave si è verificato presso la centrale di Mihama,
dove una fuoriuscita di vapore ad alta pressione è costato la vita a quattro
operai. Il governo giapponese, intanto, ha ordinato alle 10 società private che
gestiscono le 52 centrali nucleari del Paese di ispezionare i loro impianti.
Chiaretta Zucconi:
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Quella di ieri è stata una
giornata tutta da dimenticare sul fronte dell’energia atomica per il Giappone.
In poche ore si sono verificati tre incidenti nucleari in tre differenti
centrali e proprio nel 59.mo anniversario della tragedia di Nagasaki.
L’incidente di Mihama, 320 chilometri ad ovest di Tokyo, sarebbe stato causato
da una fuoriuscita di vapore ad altissima temperatura dal sistema di circolazione
delle turbine del reattore nucleare. Secondo i responsabili della Tokyo
Electric Power (TEPCO), il reattore si è bloccato automaticamente e quindi non
ci sarebbero state fuoriuscite radioattive all’esterno, con conseguente
pericolo per la popolazione. Dura la reazione del premier Junichiro Koizumi,
che ha sollecitato l’apertura di un’inchiesta governativa per accertare cosa
sia accaduto esattamente e rafforzare così le misure di sicurezza. Ma ieri si
sono verificati altri due incidenti: rispettivamente in una centrale della
prefettura di Shimane, non lontano da Mihama, e nell’impianto di Ekushima-Daini
della TEPCO, principale produttore nipponico di energia. In entrambi i casi non
ci sarebbero state vittime, né perdite di radioattività, ma la tensione
nell’opinione pubblica continua ad essere alta, soprattutto nelle aree vicine
alle centrali.
Per la Radio Vaticana, Chiaretta
Zucconi.
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Sempre drammatica la situazione in Darfur. Nuovi atti di
violenza contro le popolazioni civili sono stati segnalati nella regione del
Sudan occidentale per opera delle famigerate milizie filogovernative Janjaweed.
La notizia è stata diffusa ieri da un portavoce del segretario generale
dell’Onu, Kofi Annan. Ma della crisi in Darfur si è occupata anche l’Unione
Europea. Ce ne parla Giulio Albanese:
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“Ciò che sta accadendo nella
regione sudanese del Darfur non costituisce genocidio”. Lo ha dichiarato ieri,
durante una conferenza stampa, Pieter Feith, inviato speciale dell’Alto
rappresentante per la politica estera di Bruxelles, Javier Solana, che ha
guidato una missione in terra sudanese. “E’ chiaro tuttavia – ha aggiunto
l’inviato dell’Unione Europea – che ci sono massacri diffusi che continuano nel
silenzio in modo graduale e che i villaggi sono stati bruciati su larga scala”.
La cautela dell’Europa contrasta con la politica del Congresso statunitense,
che lo scorso 23 luglio aveva adottato all’unanimità una risoluzione nella
quale definisce “genocidio” le atrocità perpetrate contro la popolazione non
araba di questa regione occidentale del Sudan. La questione del Darfur potrebbe
condizionare, se non addirittura pregiudicare, il processo di riconciliazione
tra nord e sud Sudan, che, peraltro, ha visto Washington in prima fila nella
mediazione.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Sembra ricomporsi la crisi in Costa d’Avorio, dove ieri il
governo di unità nazionale è tornato a riunirsi al completo dopo 4 mesi e
mezzo. Il presidente, Laurent Gbagbo, ha reintegrato i tre ministri ex ribelli
che avevano lasciato l’esecutivo a fine marzo, per protestare contro la mancata
applicazione degli accordi di pace. Si confida ora nella messa in opera
dell’intesa, sottoscritta dieci giorni fa ad Accra, in Ghana, che prevede il disarmo
dei guerriglieri e l’approvazione di un piano di riforme da parte del
Parlamento.
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