RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 216 - Testo della trasmissione di martedì 3 agosto
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Petrolio
alle stelle: i pozzi dell’Iraq non fermano la crescita dei prezzi. Analisi di
Alberto Negri
CHIESA E SOCIETA’:
Nuovi aiuti di prima
necessità per la regione sudanese del Darfur: il Programma alimentare mondiale
dell’ONU ha avviato il lancio aereo di viveri e altri generi di necessità
3
agosto 2004
LA FERMA CONDANNA DEGLI ATTI TERRORISTICI
PERPETRATI IN IRAQ,
CHE
COLPISCONO LA POPOLAZIONE CIVILE,
ESPRESSA
IN UNA DICHIARAZIONE CONGIUNTA DAI DUE PRESIDENTI
DEL
COMITATO ISLAMO- CATTOLICO DI COORDINAMENTO,
PROF.
HAMID BIN AHMAD AL-RIFAIE E L’ARCIVESCOVO MICHAEL L. FITZGERALD
La ferma condanna
degli atti terroristici perpetrati in Iraq, che colpiscono la popolazione
civile, viene espressa in una dichiarazione congiunta dai due presidenti del
Comitato Islamo-Cattolico di Coordinamento, prof. Hamid Bin Ahmad Al-Rifaie e
l’arcivescovo Michael L. Fitzgerald, rispettivamente presidente del Forum
Islamico Internazionale per il Dialogo e presidente del Pontificio Consiglio
per il Dialogo Interreligioso. “Come presidenti del Comitato Islamo-cattolico,
- si legge nel comunicato - in particolare condanniamo gli attacchi suicidi
nelle aree dove sono situati luoghi di culto, musulmano o cristiano. Questi
atti di cieca violenza - viene sottolineato - offendono il sacro nome di Dio e
la vera religiosità. Mettono in evidenza un grave fraintendimento della storia
e della cultura dell’Iraq. E rappresentano una seria minaccia alla pacifica
convivenza e allo sviluppo del Paese”. Dunque si esprime l’auspicio che, “con
l’aiuto di Dio, il popolo iracheno possa godere dei frutti della pace in
un’atmosfera di mutuo rispetto e genuina collaborazione tra tutti i cittadini
di qualunque religione”.
Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, con i
rappresentanti di organizzazioni islamiche internazionali, ha creato nel giugno
1995 il Comitato Islamo-Cattolico di Coordinamento, che si incontra annualmente
per discutere vari temi di interesse reciproco. L’ultimo incontro del Comitato
si è svolto in Vaticano nel gennaio scorso ed i partecipanti sono stati
ricevuti dal Papa. Per iniziativa dell’Università di Al Azhar (massima autorità
religiosa sunnita) nel 1998 il Pontificio Consiglio per il Dialogo
Interreligioso ha istituito un altro comitato congiunto con quell’istituto: la
Commissione Permanente di Dialogo con le Religioni Monoteiste.
LO SPORT, FRONTIERA DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E
STRUMENTO DI PACE
TRA I POPOLI: ISTITUITA DAL
PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI
UNA NUOVA SEZIONE PER APPROFONDIRE LA PRESENZA
PASTORALE DELLA CHIESA
NEL MONDO DELLE COMPETIZIONI SPORTIVE NAZIONALI E
INTERNAZIONALI
- Servizio di Alessandro De Carolis -
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Lo sport è uno
“dei punti nevralgici” della cultura contemporanea. La Chiesa, riconoscendone
da sempre l’importanza, si propone di rilanciare la propria presenza
all’interno di questo macrocosmo senza frontiere, favorendo il radicarsi di una
“cultura dello sport” che sia a servizio della crescita “integrale” della
persona umana, della pace e della fraternità universale. E’ questo lo spirito e
l’obiettivo con il quale inizierà a lavorare la nuova sezione creata
all’interno del Pontificio Consiglio per i Laici, denominata “Chiesa e sport”.
“Lo Sport occupa al giorno d’oggi un ruolo molto rilevante, sia a
livello personale, che a livello globale. Le prossime Olimpiadi di Atene e i
milioni di persone che da tutto il mondo ne seguiranno lo svolgimento, sono
ancora una volta un chiaro segno di quanto lo sport sia un elemento importante
nella vita delle nostre società”. Si apre con questa constatazione il
comunicato del dicastero vaticano, che ha annunciato oggi la decisione di Giovanni
Paolo II di dotare la Chiesa di una struttura ad hoc per il mondo dello
sport. Un mondo dove la genuinità del cosiddetto “spirito olimpico” ha perso
via via limpidezza, giacché – si afferma nel comunicato – “le tendenze che
hanno allontanato sempre più la pratica delle diverse discipline dagli ideali
originari dello sport, pongono con urgenza la necessità di richiamare anche in
questo campo a valori fondamentali”.
Ecco, dunque, la risposta della Chiesa, che vede nello
sport “una delle frontiere della nuova evangelizzazione”. La nuova sezione avrà
cinque compiti principali: essere nella Chiesa “punto di riferimento per le
organizzazioni sportive nazionali e internazionali”; “sensibilizzare le Chiese
locali alla cura pastorale degli ambienti sportivi” e “stimolare la
collaborazione tra le associazioni degli sportivi cattolici; “favorire una
cultura dello sport che promuova una visione dell’attività sportiva come mezzo
di crescita integrale della persona e come strumento al servizio della pace e
della fratellanza tra i popoli; “proporre lo studio di tematiche specifiche
attinenti allo sport, soprattutto dal punto di vista etico” e infine
“organizzare e sostenere iniziative per suscitare testimonianze di vita
cristiana tra gli sportivi”. Il Pontificio Consiglio per i Laici conclude la
sua nota con un auspicio: che l’impegno della nuova struttura sappia coniugare
con “spirito costruttivo”, la pratica sportiva, le “esigenze complesse” causate
dai cambiamenti dell’ultimo secolo e il rispetto della “dignità umana”.
Soltanto così - spiega - “lo sport potrà essere una scuola di virtù e uno
strumento di pace tra i popoli”.
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Sull’iniziativa
ascoltiamo ora il commento del responsabile dell’Ufficio sport e tempo libero
della Conferenza episcopale italiana, mons. Carlo Mazza, che accompagnerà in
veste di assistente spirituale la squadra italiana ai prossimi Giochi olimpici
di Atene. L’intervista è di Giancarlo La Vella:
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R. - E’ da tempo che noi addetti
aspettavamo una decisione di questo genere. Finalmente è giunta e siamo molto
contenti, direi anche molto fieri ed in qualche modo abbiamo preparato il
terreno perché avvenisse presto. La presenza della Chiesa è sempre una presenza
sapiente ed orientatrice e, dunque, quello che farà questa sezione avrà delle
notevoli conseguenze proprio sulla mentalità, sulla cultura sportiva,
sull’etica sportiva. Ne abbiamo bisogno. Se la Santa Sede prende questa iniziativa,
significherà che, in qualche modo, tutto il mondo sarà attento a comprendere
quello che si farà più avanti da parte della Santa Sede, a riguardo dello
sport.
D. - Mons. Mazza, le Olimpiadi,
la più grande vetrina dello sport mondiale, stanno per prendere il via ad
Atene. Come uomini di fede, che cosa ci si aspetta da questo grande e
spettacolare evento?
R. - Innanzitutto, che sia un
evento di grande festa, una festa mondiale, potremmo dire. Che le gare si
possano svolgere in un clima non ostile di accoglienza, di pacificazione, di
tolleranza e, soprattutto, che non ci siano delle interferenze criminose da
parte del terrorismo. Da un punto di vista più umano, poi, ci auguriamo che
questo evento riesca in qualche modo ad incidere sulla pacificazione delle
Nazioni, dei popoli. Lo sport, lo ha detto anche il Santo Padre recentemente, è
un grande strumento di pace. Cosa più delle Olimpiadi può essere determinante
rispetto al produrre condizioni di pace? Di certo lo sport non è onnipotente,
quindi non è uno strumento magico, ma certamente segna delle indicazioni agli
orizzonti che giovano alla pace. Sono molto convinto, quindi, che queste olimpiadi
possano dare un loro contributo alla pacificazione e all’accoglienza della famiglia
umana.
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L’ESTATE OASI DELLO SPIRITO
CON IL PAPA UNA RIFLESSIONE IN
TEMPO DI VACANZA
ESTATE TEMPO DI RIPOSO E DI CRESCITA SPIRITUALE:
SULL’INVITO DEL PAPA GUARDIAMO ALLE VACANZE COME
AD UNA LUNGA DOMENICA CIOE’ UNA PREZIOSA PAUSA DAI RITMI LAVORATIVI
- Intervista con don Luigi Negri -
Prende
il via oggi una rubrica settimanale che ci accompagnerà per tutto il mese di agosto
e che ci permetterà, prendendo spunto da un insegnamento del Papa, di avere un
momento di riflessione. Giovanni Paolo II ha più volte sottolineato
l’importanza di spendere bene il tempo delle ferie. E’ importante - ha detto
tra l’altro - “riscoprire il primato della vita interiore”, approfittando del
maggior tempo libero a disposizione per ristorare dalle fatiche dell’anno
l’anima insieme con il corpo. Nella Lettera apostolica Dies Domini del
1998, dedicata alla significato della domenica, il Papa si sofferma sul valore
del riposo e lo definisce “cosa sacra” che consente all’uomo di “sottrarsi al
ciclo, talvolta eccessivamente assorbente, degli impegni terreni e di
riprendere coscienza che tutto è opera di Dio”.
Le
vacanze, dunque, possono rappresentare una “dilatazione” del senso profondo
della domenica. Ma come conciliare l’invito del Papa con una tendenza generale
che spinge, invece, a utilizzare le ferie come momento di totale evasione dai
vincoli del lavoro, dei rapporti sociali ordinari e, talvolta, per così dire,
dalle esigenze dello spirito? Alessandro De Carolis ne ha parlato con don Luigi
Negri, docente di introduzione alla Teologia e Storia della filosofia
all’Università Cattolica di Milano:
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R. – Io
credo che si debba andare fino in fondo alla provocazione di Giovanni Paolo II
sulle vacanze, una provocazione che mi sembra essere prima di carattere
culturale ed antropologico. In altre parole: il tipo d’uomo che vive
normalmente nella nostra società è un tipo d’uomo dimentico di sé oppure
arroccato dentro un soggettivismo di tipo consumistico, che fa partecipare alla
vita come “reagendo” continuamente ad essa. Ora, recuperare gli spazi di una
spiritualità, cioè gli spazi della coscienza, credo sia la grande scommessa del
Papa, nel senso che egli suggerisce, non solo ai cristiani ma a tutti gli
uomini, di utilizzare le vacanze come un periodo per ripartire in un altro modo
nella vita, con un’altra concezione della vita e delle cose: quella, cioè, di una persona che cerca la
verità e non di un uomo che consuma l’esistenza.
D. – Con la domenica, il
cristiano vive già la sua “vacanza” settimanale, giorno in cui - come si
afferma nella Lettera apostolica Dies Domini – “le cose materiali, per
le quali ci agitiamo, lasciano posto ai valori dello spirito”. In quest’ottica,
le vacanze possono essere considerate un’estensione della domenica e quindi un
invito a fare di più?
R. – A me pare che vi sia un’analogia profonda e
molto ben utilizzata ed utilizzabile sul piano pedagogico. Già nella vita
normale, nella vita dell’anno liturgico, che al di là della grandi feste si
chiama appunto anno del Tempo ordinario, la domenica segna una punto di ripresa
del contatto con l’Eucaristia, cioè con la memoria di Cristo. Da questo punto
di vista, le vacanze rappresentano, come è stato per esempio nella mia
esperienza di giovane liceale e poi universitario, proprio un’estensione paradigmatica,
della domenica. La vacanza consente di vivere più distesamente l’atteggiamento
della domenica e ciò diventa poi anche un’educazione a vivere il resto
dell’anno secondo questa indicazione profonda.
D. – Sempre nella Dies Domini,
Giovanni Paolo II esorta esplicitamente i fedeli a scegliere - dice - “tra i
mezzi della cultura e i divertimenti che la società offre, quelli che si accordano
meglio con la vita conforme ai precetti del Vangelo”. I giovani, però, sembrano
attratti da altre distrazioni...
R. – Per la mia consuetudine, io insisto molto nel
periodo delle vacanze sulla lettura, che nella vita quotidiana viene
sacrificata. Ma è altrettanto importante valorizzare, per esempio, l’incontro
con l’arte, o favorire il contatto con la natura, nel silenzio, così da recuperarne
il segno sacramentale, secondo la tradizione non soltanto cristiana ma anche umana.
Credo sia necessario puntare anche su queste indicazioni concrete, perché sono
proprio le indicazioni concrete che poi catturano l’attenzione dei giovani o
che comunque pongono l’attenzione dei giovani di fronte a proposte precise.
D. – Quindi coltivare lo spirito,
come il Papa ci invita a fare in questo periodo, va inteso come un invito nel
senso più ampio del termine…
R. – Nel senso più ampio, più
concreto. Il Papa non ha mai cessato, lungo tutto il suo magistero, di indicare
il cristianesimo come fonte di vero umanesimo e quindi di cultura alternativa
alla cultura dominante.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l'Iraq con un articolo dal titolo "Unanime condanna degli
attacchi contro i cristiani". Appello degli Ulema per la liberazione di
tutti gli ostaggi.
La
Dichiarazione congiunta del Comitato Islamo-Cattolico di Coordinamento sulla
situazione in Iraq.
Nelle
vaticane, un articolo di Paolo Risso su S.Giovanni Maria Vianney, di cui il 4
agosto si celebra la memoria liturgica.
Nelle
estere, Sudan: il Pam invia aiuti nel Darfur per fronteggiare la crisi umanitaria.
Nella
pagina culturale, una pagina a cura di Danilo Veneruso sul tema "A
novant'anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale".
Nelle
pagine italiane, in rilievo il tema delle riforme.
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3 agosto 2004
UCCISI DALLA GUERRIGLIA, IN IRAQ, IL CAPO DELLA POLIZIA DI
BAGHDAD,
TRE
SOLDATI IRACHENI E TRE MILITARI AMERICANI.
SI
SEGUE LA PISTA AL QAEDA, PER GLI ATTENTATI
CHE
DOMENICA HANNO COLPITO LA COMUNITÀ CRISTIANA IRACHENA
-
Intervista con mons. Shlemon Warduni -
In Iraq
le forze dell’ordine continuano ad essere colpite dalla guerriglia: il capo
della polizia di Baghdad, colonnello Moyad Bachar al Janabi, è morto in seguito
alla deflagrazione di un ordigno al passaggio del suo convoglio. E nel Paese
arabo, dove è stato sabotato l’oleodotto che unisce Kirkuk al porto turco di
Ceyhan, tre militari iracheni e due soldati americani sono rimasti uccisi in
due distinti agguati compiuti dai miliziani nei pressi di Baghdad. Nella
regione occidentale di Al Anbar un attacco condotto da combattenti ha provocato,
inoltre, la morte di un marine. L’ombra di Al Qaeda sembra prolungarsi, intanto,
sugli attentati di domenica, alle chiese cristiane irachene a Baghdad e a
Mossul. Per il governo del premier Allawi non c’è dubbio: a pianificare gli
attacchi è stato il gruppo di Al Zarqawi. Ma in Iraq gli attentati ed il linguaggio
dell’odio sono condannati da gran parte della popolazione, che crede nella
fratellanza e nella pace. E’ quanto conferma, al microfono di Luca Collodi, il vescovo ausiliare di Baghdad dei caldei, mons. Shlemon
Warduni:
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R. - Ci sono tanti moderati
musulmani che vogliono questa fratellanza, questa convivenza. Noi siamo sempre
pronti a perdonare, perché questo è il comando di nostro Signore. Ieri, sono
venuti tanti capi musulmani per le condoglianze e speriamo, tutti quanti insieme,
di continuare il dialogo perché certamente questi atti terroristici non sono
assolutamente supportati dai principi religiosi musulmani.
D. – Mons. Warduni, qualcuno può
avere l’interesse a far scappare la comunità cristiana dall’Iraq?
R. – Sono gli interessi di
quelli che non vogliono che ci sia la pace. Forse preferiscono che il nuovo
governo non lavori bene ma gli iracheni rivogliono la riconciliazione e la
sicurezza.
D. – Voi siete soddisfatti di
questo governo ‘ad interim’ iracheno?
R. –
Vediamo questo governo come un passo avanti per poter arrivare ad un esecutivo eletto
da tutto il popolo iracheno. Bisogna cooperare col governo per costruire
l’Iraq.
D. – La presenza delle truppe
straniere è ancora utile, in questa fase, all’Iraq?
R. – Fin quando non arriva una
sicurezza stabile ed una pace duratura c’è ancora bisogno di queste truppe.
Chiediamo alle truppe alleate di servire la popolazione irachena.
D. – Quali sono le emergenze
pastorali della popolazione irachena in questa fase?
R. – Vogliamo veramente seminare
una mentalità aperta che si fondi sulla libertà, con questo spirito: la
religione è per Dio, ma la nostra Nazione è per tutti noi iracheni. Noi
cristiani siamo iracheni prima di essere cristiani. I nostri fratelli musulmani
sono iracheni prima di essere musulmani!
D. - Mons. Warduni, cosa
chiedete come iracheni, come chiesa irachena, all’Unio-ne Europea?
R. - Vogliamo la fratellanza
universale e chiediamo all’Unione Europea e al mondo unito di eliminare
dall’Iraq tutti gli interessi materiali, per aiutare a ristabilire la pace nel
Paese.
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PETROLIO
ALLE STELLE:
I
POZZI DELL’IRAQ NON FERMANO LA CRESCITA DEI PREZZI
-
Intervista con Alberto Negri -
Più di
44 dollari al barile: nelle contrattazioni elettroniche di questa mattina alla
Borsa di New York, il petrolio ha raggiunto il prezzo più alto della sua
storia. Ma i Paesi produttori – ha affermato l’indonesiano Purnomo Yusgiantoro,
presidente dell’Opec – non sono in grado, al momento, di assicurare al mercato
rifornimenti aggiuntivi per calmierare i costi, cresciuti di un terzo dalla
fine del 2003. Sui motivi di questa impennata del prezzo del greggio, sentiamo
Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 ore, intervistato da Andrea
Sarubbi:
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R. – È la legge della domanda e
dell’offerta. L’offerta in questo momento, ma ormai già da diversi mesi, non
copre la domanda, cioè l’aumento dei consumi mondiali. Questo aumento non
riguarda soltanto le economie occidentali, ma è soprattutto dovuto
all’impennata dei consumi nell’area del Sud-Est asiatico: in Cina, in India…
Tutti fattori che, insieme con la mancanza di investimenti delle grandi
multinazionali, hanno generato una carenza sul lato dell’offerta.
D. – Molti osservatori
attribuiscono questo aumento al terrorismo, alla violenza in Iraq. Si temono
attentati contro i pozzi petroliferi e, quindi, il prezzo del petrolio sale…
R. – Certamente, il fattore
psicologico è importante, perché riesce ad influenzare i mercati. D’altra
parte, ricordiamoci che il prezzo non è soltanto del petrolio che si consuma oggi,
ma soprattutto di quello che si consumerà domani, pensiamo ai contratti per il
futuro. Questi contratti a termine, a sei mesi o un anno incidono sui mercati.
D. – Però, c’è una cosa poco
chiara: l’Iraq ha ripreso le esportazioni di petrolio, quindi la produzione è
aumentata… Il prezzo, a questo punto, avrebbe dovuto abbassarsi…
R. – Sì, sembra quasi un
paradosso. Questa guerra, che era stata definita la guerra del petrolio e che
avrebbe dovuto in qualche modo portare più greggio sui mercati, sta facendo
solo aumentare i prezzi. Prima del conflitto e della caduta del regime di
Saddam, il petrolio iracheno arrivava sui mercati in un quantitativo di circa
un milione e 800 mila barili al giorno e si pensava di poter portare questa
produzione intorno ai tre milioni di barili entro la fine di quest’anno. Ma
sappiamo bene che destabilizzazione e attentati terroristici e sabotaggi stanno
limitando moltissimo questi programmi.
D. – Come vanno le economie dei
Paesi produttori di petrolio?
R. – Sono a macchia di leopardo.
Alcuni Paesi sono in una fase di crescita, di espansione, come la stessa Arabia
Saudita per la cui destabilizzazione temiamo tutti, visti i recenti episodi di
terrorismo. Ma è un Paese in espansione economica, che avrebbe bisogno di forti
investimenti dall’estero soprattutto nei settori primari, quelli del petrolio e
del gas. Ma questi investimenti delle grandi multinazionali stanno andando un
po’ a rilento: non soltanto in Arabia Saudita, ma anche in altre aree. È vero
che si stanno scoprendo nuove frontiere del petrolio, come per esempio in
Africa, ma è ancora presto perché questi investimenti diventino redditizi.
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A NEW YORK, TRE ANNI DOPO L’ATTACCO AL WORLD TRADE
CENTER,
RIAPRE AL
PUBBLICO LA STATUA DELLA LIBERTA’,
SIMBOLO DI SPERANZA IN UN MONDO MIGLIORE
- Intervista con il prof.
Massimo Teodori -
Per New York è un momento a lungo
atteso. Un segno di ritorno alla normalità, nonostante l’ombra del terrorismo
incomba di nuovo minacciosa. Da oggi, la Statua della Libertà, “Miss Liberty”
come la chiamano affettuosamente i newyorchesi, riapre al pubblico, dopo tre
anni di letargo forzato. Il monumento simbolo della “Grande Mela”, infatti, era
stato chiuso per motivi di sicurezza, all’indomani dell’attacco alle Torri
Gemelle. Dono del governo francese agli Stati Uniti, la Statua fu scolpita a
partire dal 1875 e inviata a New York dieci anni più tardi. Da allora,
rappresenta un simbolo di speranza per milioni di esseri umani, che, nel corso
dell’ultimo secolo, hanno attraversato l’Oceano Atlantico alla ricerca di un
mondo migliore. Ora, dopo la ferita inferta dal terrorismo al cuore di New
York, “Miss Liberty” continua ad essere ben più di un monumento. Ecco la
riflessione del prof. Massimo Teodori, docente di storia americana
all’Università di Perugia, raccolta da Alessandro Gisotti:
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R. – Il significato più forte
sta proprio nel suo nome e nella denominazione di liberty, di libertà.
Nel segno della libertà, gli Stati Uniti hanno vissuto e combattuto tutto il
Novecento. E’ stato lo scontro tra libertà e totalitarismo quello che ha
caratterizzato la presenza degli Stati Uniti nel mondo, prima la lotta contro
il nazismo e poi, soprattutto, la lunga lotta contro il totalitarismo
comunista. Quel nome racchiude un concetto molto importante per la storia
americana. La statua è un simbolo: per 50 anni è stata la prima immagine per
gli immigrati che arrivavano negli Stati Uniti da tutto il mondo e soprattutto
dall’Europa povera e che vedevano il nuovo continente. Accanto all’isola della
libertà, dove sorge appunto la statua, c’è l’altra isola molto importante,
Ellis Island, che è stato il punto in cui tutti gli immigrati approdavano
dall’Europa e dove sostavano in “quarantena”, prima di entrare nel continente
americano.
D. – La Statua della Libertà è
anche un monumento all’ottimismo, alla speranza. Due valori tipicamente
americani a cui in questi giorni di campagna elettorale si richiamano tanto
Bush che lo sfidante Kerry. L’attacco dell’11 settembre ha colpito nel profondo
l’America, certo, ma si può dire che non ha stravolto il suo carattere, la sua
eccezionalità?
R. – Sì. Torniamo un po’
all’idea dell’America che ha bisogno di simboli e di missioni unificanti del
Paese. La missione del Paese, nel corso del Novecento, è stata appunto la missione
della difesa della libertà contro il totalitarismo. In questo senso, la speranza
degli americani è la speranza di assolvere un ruolo sia sulla scena
internazionale, sia sulla scena interna. Questo è ciò che anima la speranza di
un intero Paese. Nella Statua della Libertà è riassunta questa speranza.
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IERI, NELLA ‘FESTA DEL PERDONO DI ASSISI’,
NELLA
BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI
ANCHE I
GIOVANI DELLA MARCIA FRANCESCANA 2004.
LA SERA,
SUL PIAZZALE ANTISTANTE, IL MUSICAL “CHIARA DI DIO”
Ieri, festa del ‘Perdono di
Assisi’, insieme con gli altri pellegrini hanno fatto visita alla Basilica di
Santa Maria degli Angeli anche i giovani partecipanti alla Marcia francescana
2004. La giornata, dedicata al Sacramento della Riconciliazione, si è chiusa in
festa con il musical “Chiara di Dio” di Carlo Tedeschi, in scena sul piazzale
antistante la Basilica. Il servizio di Francesca Fialdini:
**********
(musica)
Arrivare ad Assisi, stanchi, ma
felici. 10 giorni di marcia sotto il giogo leggero dell’essenziale, gustando il
senso della fatica e di una vita fatta di semplicità. Ieri, ‘festa del
perdono’, ad attraversare la soglia della Porziuncola ci sono stati anche loro,
le centinaia di giovani che, dal 25 luglio scorso, sono in cammino per la
tradizionale marcia francescana, organizzata, come ogni anno, dal Centro di
pastorale vocazionale dei frati minori. Ma come si preparano a questa tappa
finale i ragazzi? Lo abbiamo chiesto a padre Paolo Majello, assistente del
gruppo giovani francescani della regione Lazio:
“Imparano a
darsi lo stesso passo, a sostenersi, a incoraggiarsi durante il cammino, ad
animarlo. Imparano anche la precarietà, l’adattamento, quindi penso che questa
sia una buona prima palestra per poi vivere il perdono concretamente, oggi. Gli
ultimi chilometri sono abbastanza pesanti: le vesciche ai piedi, la fame e,
forse, lì abbiamo sperimentato la vera misericordia, anche la vera fratellanza.
Qui, ai giovani, è proposta proprio la gratuità, come oggi, gratuitamente, noi
riceviamo un dono da qualcuno più grande di noi”.
Era una notte del 1216, quando
Francesco d’Assisi, assorto in preghiera nella chiesetta della Porziuncola,
chiese al Signore la grazia della completa remissione delle colpe per tutti
coloro che, pentiti e confessati, avessero fatto visita a quella chiesa. E
proprio in Santa Maria degli Angeli, che accoglie la Porziuncola, l’arrivo dei
giovani francescani è stato accolto con la Santa Messa, presieduta dal prefetto
della Congregazione degli Istituti di vita consacrata, l’arcivescovo Franc
Rodé. Ma cosa significa, nell’animo di un giovane protagonista di questa
esperienza, accostarsi oggi al Sacramento della riconciliazione? Ci risponde
Michele:
“E’ qualcosa di
speciale, perché senti proprio come il coinvolgimento di tanti ragazzi ti possa
spingere ad esprimere gioia, speranza, amore. Francesco diceva che il perdono è
una cosa importante per tutti noi, perché si deve far capire che anche noi
dobbiamo perdonare i nostri fratelli”.
Francesca Fialdini, per la Radio
Vaticana.
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3 agosto 2004
LA RICONCILIAZIONE QUALE
OBIETTIVO PRIORITARIO NEL PENSIERO
DI SANT’IGNAZIO DI LOYOLA: L’OMELIA DEL VESCOVO DI
SAN SEBASTIAN
NELLA FESTA DEL FONDATORE DELLA COMPAGNIA DI GESÙ
- A cura di P. Ignacio Arregui -
SAN SEBASTIAN. = “Annunciare la fede e promuovere la
riconciliazione nella nostra società: queste le priorità più urgenti e vitali
della Chiesa nei Paesi Baschi”. Lo ha detto mons. Juan Maria Uriarte, vescovo
della diocesi di San Sebastian, nei Paesi Baschi in Spagna, nell’omelia per la
celebrazione liturgica della festa di Sant’Ignazio nel Santuario di Loyola. La
riconciliazione, “dissidentium reconciliationem”, è tra le principali attività
specificamente formulate nelle Costituzioni della Compagnia di Gesù, approvate
nel 1550 sul testo presentato da Sant’Ignazio. Oggi, soprattutto nei Paesi
Baschi, l’ideale della riconciliazione vuol dire, nelle parole del vescovo di
San Sebastian, la partecipazione di tutti alla costruzione di una vera
convivenza, rinunciando talvolta ciascuno a determinate legittime aspirazioni,
sempre al servizio del bene supremo della pace. “Nella casa comune deve esserci
spazio per tutti anche stringendoci un po’, se necessario” – è stato sottolineato.
Per fare questo, dovrà esserci vera volontà di concordia e perfino un certo
“ingegno”, per trovare formule idonee di riconciliazione. La pacificazione,
poi, è un’esigenza sempre più pressante nella nostra società: certamente
dovranno tacere le armi che portano paura e morte. Ma un popolo “pacificato”
non è ancora un popolo “riconciliato”. Ci sono tante ferite da cicatrizzare e
tanto senso di sfiducia da guarire. Saranno necessari segni concreti di
credibilità. Tutti sono chiamati a collaborare nella preparazione delle vie
della riconciliazione: la classe politica, gli imprenditori, i movimenti
sociali, le istituzioni educative, i mezzi di comunicazione sociale, in breve,
ogni cittadino. E in primo luogo la Chiesa. In particolare, essa deve essere
vicina alle vittime della violenza senza però strumentalizzare politicamente la
loro situazione. E’ necessario anche rendere più umane le condizioni di vita di
centinaia di detenuti, motivo di forte angoscia e grande tensione in un Paese
piccolo come quello basco. Concludendo la sua omelia, il vescovo di San Sebastian
ha chiesto a tutti di rafforzare la speranza che c’è in tutti i cittadini,
affinché si possa finalmente trovare una soluzione umana ai problemi del Paese.
SI
CELEBRA IL 5 AGOSTO LA FONDAZIONE DELLA BASILICA ROMANA
DI SANTA MARIA MAGGIORE. IN
PREPARAZIONE ALL’EVENTO, DA IERI, IL TRIDUO
DI CELEBRAZIONI LITURGICHE
ALLA PRESENZA DEL NUOVO ARCIPRETE
DI SANTA MARIA MAGGIORE, IL CARDINALE
BERNARD FRANCIS LAW
ROMA. = Si celebrerà giovedì 5
agosto, nella Basilica Romana di Santa Maria Maggiore, la festa di Santa
Maria della Neve. Lo stesso giorno si commemorerà l’anniversario della
fondazione della Basilica ad opera di Papa Liberio, il 5 agosto del 358. Ad
ispirare al Pontefice l’edificazione del luogo sacro, fu l’apparizione in sogno
della Vergine Maria, che gli indicò di costruire una chiesa in suo onore sul
monte Esquilino. La Madonna confermò questo desiderio con il miracolo della neve
in quella calda notte d’agosto. Alla presenza di numerosi romani, Papa Liberio
tracciò sulla neve il perimetro di quella che sarebbe diventata la prima
Basilica del luogo e che venne chiamata Santa Maria della Neve. L’edificio
attuale, più noto come Santa Maria Maggiore, è il risultato di riedificazioni,
nei secoli, sulle fondamenta originali. Quest’anno, le celebrazioni avvengono
alla presenza del nuovo arciprete di Santa Maria Maggiore, il cardinale Bernard
Francis Law. Il Triduo ha avuto inizio domenica 1 agosto, con la Messa
officiata dal cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio
Consiglio per la Pastorale della Salute. Nella serata di lunedì 2 agosto, il
rito è stato celebrato dal nunzio apostolico, arcivescovo Andrea Cordero Lanza
di Montezemolo. La Messa odierna sarà presieduta dal cardinale Virgilio Noè, arciprete
emerito della Patriarcale Basilica Vaticana. Da domani i momenti più
significativi della ricorrenza: i Primi Vespri, ai quali il giorno seguente
farà seguito la Messa Solenne del mattino e i secondi Vespri presieduti dal
cardinale Law. Durante l’ultima celebrazione, migliaia di petali verranno
lanciati dall’alto ai fedeli riuniti per commemorare l’evento: è la tradizionale
“pioggia dei fiori” in memoria del miracolo della nevicata del 358. (D.G.)
AL
VIA OGGI DA MILANO, IL PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO POLACCO
DI CZESTOCHOWA. L’INIZIATIVA,
PROMOSSA DA “COMUNIONE E LIBERAZIONE”,
VEDE COINVOLTI NOVECENTO
GIOVANI, IN LARGA PARTE “NEODIPLOMATI”
E NEOLAUREATI, CHE SI AFFIDANO
ALLA PROTEZIONE DELLA MADONNA
CZESTOCHOWA.
= Partono oggi da Milano verso Cracovia, in Polonia, i 900 ragazzi provenienti
da tutt’Italia e anche dall’estero, che l’11 agosto raggiungeranno il santuario
di Czestochowa. Nel pellegrinaggio, organizzato da “Comunione e Liberazione”,
sono coinvolti soprattutto i neodiplomati, i laureandi e i neolaureati, “come
gesto di offerta personale a Maria, in un momento importante della vita”, ha
spiegato don Beppe, della Diocesi di Bergamo, responsabile dell’iniziativa. Il
viaggio sarà scandito da marce e preghiere. I giovani si sveglieranno alle sei,
alle sette parteciperanno alla Messa, quindi si metteranno in cammino. Sono tre
le soste previste nel corso della giornata, inclusa l’ultima, al campo base,
dove piantoneranno le tende. L’ultimo momento di preghiera è quello delle
21.00, dedicato alla Madonna di Czestochowa. Una volta giunti a Cracovia, i
ragazzi si uniranno a tutti i pellegrini della diocesi polacca. “I giovani partono
divisi – osserva don Beppe – ognuno sta con il proprio gruppo, ma alla fine si
arriva uniti: in tal modo fanno esperienza dell’unità della Chiesa”. (D.G.)
Corsi di teatro e pittura
in cambio di un sorriso:
è questo l’obiettivo di
“Saif Hulu”, l’iniziativa della Ong italiana
“Un ponte per…” dedicata a
200 bambini iracheni
BAGHDAD. = Teatro, tele e pennelli per
regalare un sorriso ai bambini che da anni versano in condizioni di sofferenza
e di dolore, costretti a giocare tra carcasse di auto bruciate e proiettili
inesplosi. Sono questi gli ingredienti di “Saif Hulu”, estate felice, la summer
school con cui i volontari italiani dell’associazione non governativa
“Un ponte per…” proveranno a regalare un po’ di serenità a duecento bambini
iracheni. L’iniziativa, pensata dalla Ong con la collaborazione
dell’Unicef nell’ambito del progetto
“Farah: educazione in Iraq”, coinvolge l’istituto Al Andalus, nel quartiere di
Jameela. Per tutto il mese di agosto, insegnanti, educatori ed animatori locali
terranno corsi di pittura, teatro, fotografia e disegno per gli studenti della
scuola primaria. L’obiettivo è quello di migliorare le loro condizioni di vita
e di combattere il problema della scarsa scolarizzazione. È questa, infatti,
una delle piaghe più dolorose dell’Iraq, afflitto da 13 anni di guerra e di
embargo. Stime dell’Unicef relative al 2003 riportano, a riguardo, cifre allarmanti
che collocano il Paese ai livelli più bassi dell’indice di sviluppo umano delle
Nazioni Unite. Il 31 per cento delle bambine e il 17 per cento dei loro
coetanei non sono mai andati a scuola, mentre il fenomeno degli abbandoni
riguarda il 40-50 per cento degli alunni delle elementari. (R. P.)
SARA’ DEDICATA AL GIORNALISTA LEONARDO VALENTE,
FONDATORE DEL QUOTIDIANO AVVENIRE, IL PREMIO SAN
LORENZO D’ASSISI,
GIUNTO QUEST’ANNO ALLA QUINTA EDIZIONE.
IL RICONOSCIMENTO VIENE ASSEGNATO
A QUANTI HANNO DIMOSTRATO CREATIVITA’ ED IMPEGNO
NELLA LORO PROFESSIONE
ASSISI. = Creatività, impegno,
professionalità: queste le caratteristiche dei personaggi scelti per il Premio
San Lorenzo d’Assisi, ideato da Ezio Ranaldi e ormai giunto alla sua quinta
edizione. Quest’anno, la serata del 10 agosto, ambientata nella suggestiva
cornice di Villa San Lorenzo, sarà dedicata al giornalista Leonardo Valente,
fondatore e ideatore del quotidiano “Avvenire” su incarico di Papa Paolo VI. “Era un grande sia come uomo, sia come giornalista,
con un unico difetto: era troppo modesto. Faceva il lavoro e non amava
sbandierarlo”: così lo ricorda l’amico e collega Giorgio Caiati, suo vice
all’Avvenire nel 1968. Ed è proprio ispirato al libro di Leonardo Valente, dal
titolo Non abbiate paura, lo speciale dedicato al Papa che è valso a
Cinzia Conti, redattrice dell’Ansa Multimedia, la Graticola d’oro, simbolo del
martirio di San Lorenzo. Tra i premiati, anche il presentatore Fabrizio Frizzi,
per la versione audio-libro per non vedenti del Pinocchio di Collodi, e
Massimo Montella, per il contributo dato alla realizzazione del Sistema Museo
in Umbria. (R.P.)
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3 agosto 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Ancora violenze in Medio Oriente. Tre palestinesi sono rimasti
uccisi nell’esplosione di un missile israeliano a Rafah, nel Sud della striscia
di Gaza. Altri 17 sono rimasti feriti. Sul piano diplomatico, preoccupazione è
stata espressa dagli Stati Uniti per il progetto di espansione israeliano che
prevede la costruzione di 600 appartamenti a Maalè Adumim, la principale
colonia ebraica in Cisgiordania. E c’è attesa per quanto il premier israeliano,
Sharon, riferirà domani al parlamento dello Stato ebraico circa la
smobilitazione delle colonie dalla Striscia di Gaza.
Il
presidente statunitense, George Bush, ha annunciato l’intenzione di riformare i
servizi di sicurezza tenendo conto di alcune raccomandazioni formulate dalla
commissione d’inchiesta sull’11 settembre 2001. Le principali proposte del capo
di Stato americano riguardano: la creazione della figura del direttore
dell’intelligence; l’istituzione di un Centro nazionale anti-terrorismo per il
controllo ed il coordinamento del lavoro di tutte le agenzie di intelligence;
la valutazione, da parte della commissione d’inchiesta sulle armi di sterminio,
dell’opportu-nità di creare un’agenzia governativa contro la diffusione degli
arsenali pericolosi.
Nuovi
aiuti di prima necessità per il Darfur, la regione del Sudan occidentale dov’è
in corso un sanguinoso conflitto interetnico. Il Programma alimentare mondiale
dell’Onu, già mobilitato nella zona, ha avviato anche il lancio di viveri e
altri generi d’emergenza. Ce ne parla Vichi De Marchi, portavoce italiana del
Programma alimentare mondiale, al microfono di Giada Aquilino:
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R. – Distribuiamo il cibo in
oltre cento campi dove si trovano gli sfollati. Nella regione del Darfur, oltre
un milione di persone ha bisogno di assistenza alimentare e di tutti i tipi. Da
tempo siamo impegnati nella distribuzione di cibo d’emergenza, come sorgo e
riso. Attualmente abbiamo un problema logistico molto forte nel muoverci in alcune
zone del Darfur occidentale. Per questo, da domenica, abbiamo iniziato anche a
paracadutare cibo in modo da raggiungere le popolazioni che sono in questo momento
isolate a causa delle forti piogge. Questa operazione continuerà per tutto
agosto.
D. – Qual è la situazione sul
terreno?
R. – Continua ad esserci una
situazione di grande insicurezza, anche per il personale umanitario, che si trova
spesso a fronteggiare saccheggi di cibo ed attacchi ai convogli. Per quanto
riguarda la popolazione, il numero degli sfollati continua a crescere nei campi
di accoglienza. Molte persone fuggono dalle loro case per paura degli attacchi,
ma allo stesso tempo si dirigono anche in direzione di quei posti dove sanno di
poter trovare cibo.
D. – Dal punto di vista
umanitario cosa serve ancora al Darfur?
R. – Servono medicine, cibo,
coperte, tutto ciò che è necessario per la vita di un campo profughi. Da Brindisi
stanno partendo dodici voli che arriveranno in Darfur per portare attrezzature,
prefabbricati per gli uffici e per le persone che operano sul campo, depuratori
per l’acqua. Si tratta di una serie di strutture che possono agevolare il
lavoro in loco e rendere più efficace l’assistenza alle popolazioni.
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Dolore
e commozione ieri in Paraguay ai primi funerali delle circa 350 vittime dello
spaventoso incendio sviluppatosi domenica scorsa in un centro commerciale della
capitale Asunción. Due, sinora, gli arresti tra i responsabili del centro:
l’accusa è di omicidio colposo, reato per cui rischiano 25 anni di reclusione.
Il servizio di Maurizio Salvi:
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I vigili del fuoco sono convinti
che, ormai, tra le macerie del supermercato botanico di Asunción, non vi siano
più cadaveri e per questo hanno nuovamente sospeso le ricerche in attesa
dell’arrivo di una squadra di specialisti in disastri stranieri. La popolazione
è attonita per aver appreso che si tratta di una delle più gravi tragedie
accadute in Paraguay nel dopo guerra e per l’incredibile leggerezza con la
quale i responsabili del supermercato hanno dato l’ordine di chiudere le porte
per paura di furti di merci. Il proprietario della società, Juan Pio Paiva, e
suo figlio Daniel, arrestati domenica sera, hanno assicurato di non aver dato
istruzioni in questo senso, ma il loro avvocato difensore ha annunciato di
avere rinunciato alla loro difesa, spiegando che fra le vittime vi sarebbero
suoi amici e parenti.
Maurizio Salvi, per la Radio
Vaticana.
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“Sono contento. Questo Dpef è un
importante passo in avanti verso il completamento del programma elettorale del
2001”. Lo ha detto il premier italiano, Silvio Berlusconi, arrivando a
Montecitorio dove tra poco si voterà il documento di programmazione economica e
finanziaria. La manovra correttiva dei conti pubblici per il 2004 che, secondo
quanto stabilito nel Dpef sarà di 24 miliardi di euro, è stata duramente
criticata da Corte dei Conti e Bankitalia. Nelle audizioni di ieri dinanzi alla
Commissione Bilancio della Camera, i due organismi hanno espresso dubbi sulla
“sua fattibilità”.
Sempre in Italia, la memoria della strage di Bologna conduce al patto tra tutti i
democratici per evitare progetti criminali con lo scopo di distruggere la
democrazia. Così, in sintesi, il messaggio del presidente della Repubblica,
Ciampi, in occasione, ieri, del 24° anniversario della strage alla stazione in
cui morirono 85 persone. Parole di cordoglio e solidarietà sono state espresse
anche dal premier Berlusconi e dai presidenti di Camera e Senato, Casini e
Pera. Sulla cerimonia di commemorazione svoltasi ieri a Bologna, ascoltiamo il
servizio di Massimiliano Menichetti:
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Il ministro delle Infrastrutture
e Trasporti, Lunardi, aprendo la cerimonia di commemorazione della strage, ha
espresso la solidarietà del governo e ha ribadito l’impegno nella lotta al
terrore. Alcuni fischi si sono levati dalla platea. Il sindaco della città,
Cofferati, pur considerando fuori luogo le proteste, ha definito
incomprensibili gli atti di clemenza nei confronti degli esecutori materiali
della strage, come nel caso di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti cui sono
stati concessi gli arresti domiciliari. Paolo Bolognesi, dell’Associazione
familiari vittime della strage di Bologna ha sottolineato la necessità di far
chiarezza su molti punti oscuri dell’accaduto, è d’accordo, Maurizio Puddu
presidente dell’Associazione italiana vittime del terrorismo:
“Ancora adesso c’è la ricerca dei mandanti di questi assassini. E’ giusto
che si ricordi la memoria di coloro che sono scomparsi, ma si dovrebbero fare
ulteriori passi, come quello di togliere il segreto di Stato. Direi che se ci
sono stati degli errori è bene identificarli perché nel futuro non si ripetano.
E’ necessario, inoltre, che siano meglio attrezzate anche le strutture stesse
che salvaguardano gli interessi generali delle istituzioni”.
Il presidente della Repubblica,
Ciampi, in un messaggio ha ribadito che non ci devono essere spazi per i
progetti criminali e che la memoria della strage deve favorire un patto per
proteggere la democrazia.
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