RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 216 - Testo della trasmissione di martedì 3 agosto 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In una dichiarazione congiunta dei due presidenti del Comitato islamo-cattolico di coordinamento, il prof. Hamid bin Ahmad al-Rifaie e l’arcivescovo Michael Fitzgerald, condanna degli attentati in Iraq

 

Lo sport, frontiera di evangelizzazione e di pace: istituita dal Pontificio Consiglio per i laici una sezione ad hoc. Con noi, mons. Mazza, che sarà con la squadra italiana ai Giochi di Atene

 

Estate tempo di riposo e di crescita spirituale: sull’invito del Papa guardiamo alle vacanze come ad una lunga domenica, cioè una preziosa pausa dai ritmi lavorativi

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Uccisi il capo della polizia di Baghdad e tre soldati americani.  Il vescovo ausiliare di Baghdad dei caldei, mons. Shlemon Warduni, sottolinea il valore della fratellanza, dopo gli attacchi alla comunità cristiana

 

Petrolio alle stelle: i pozzi dell’Iraq non fermano la crescita dei prezzi. Analisi di Alberto Negri

 

A New York, tre anni dopo l’attacco al World Trade Center, riapre al pubblico la Statua della Libertà: ieri ed oggi, simbolo di speranza in un mondo migliore. Lo sguardo dello storico Massimo Teodori

 

Ieri, ‘festa del perdono di Assisi’. In Santa Maria degli Angeli i giovani della marcia francescana 2004. La sera, sul piazzale antistante, il musical “Chiara di Dio”.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nella festa del Fondatore della Compagnia di Gesù, omelia del vescovo di San Sebastian: la riconciliazione, obiettivo prioritario nel pensiero di Sant’Ignazio di Loyola

 

Iniziato ieri il triduo in vista delle celebrazioni liturgiche per la festa di Santa Maria della Neve, a Roma,  alla presenza del nuovo arciprete, il cardinale Bernard Law

 

Parte oggi da Milano il pellegrinaggio di ragazzi di tutta Italia al Santuario polacco di Czestochowa

 

Corsi di teatro e pittura in cambio di un sorriso: l’iniziativa di “Un ponte per …” a favore di 200 bambini iracheni

 

Dedicato al giornalista Leonardo Valente, fondatore del quotidiano “Avvenire”, il premio San Lorenzo d’Assisi

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuovi aiuti di prima necessità per la regione sudanese del Darfur: il Programma alimentare mondiale dell’ONU ha avviato il lancio aereo di viveri e altri generi di necessità

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 agosto 2004

 

LA FERMA CONDANNA DEGLI ATTI TERRORISTICI PERPETRATI IN IRAQ,

 CHE COLPISCONO LA POPOLAZIONE CIVILE,

 ESPRESSA IN UNA DICHIARAZIONE CONGIUNTA DAI DUE PRESIDENTI

 DEL COMITATO ISLAMO- CATTOLICO DI COORDINAMENTO,

 PROF. HAMID BIN AHMAD AL-RIFAIE E L’ARCIVESCOVO MICHAEL L. FITZGERALD

 

La ferma condanna degli atti terroristici perpetrati in Iraq, che colpiscono la popolazione civile, viene espressa in una dichiarazione congiunta dai due presidenti del Comitato Islamo-Cattolico di Coordinamento, prof. Hamid Bin Ahmad Al-Rifaie e l’arcivescovo Michael L. Fitzgerald, rispettivamente presidente del Forum Islamico Internazionale per il Dialogo e presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. “Come presidenti del Comitato Islamo-cattolico, - si legge nel comunicato - in particolare condanniamo gli attacchi suicidi nelle aree dove sono situati luoghi di culto, musulmano o cristiano. Questi atti di cieca violenza - viene sottolineato - offendono il sacro nome di Dio e la vera religiosità. Mettono in evidenza un grave fraintendimento della storia e della cultura dell’Iraq. E rappresentano una seria minaccia alla pacifica convivenza e allo sviluppo del Paese”. Dunque si esprime l’auspicio che, “con l’aiuto di Dio, il popolo iracheno possa godere dei frutti della pace in un’atmosfera di mutuo rispetto e genuina collaborazione tra tutti i cittadini di qualunque religione”.  

 

Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, con i rappresentanti di organizzazioni islamiche internazionali, ha creato nel giugno 1995 il Comitato Islamo-Cattolico di Coordinamento, che si incontra annualmente per discutere vari temi di interesse reciproco. L’ultimo incontro del Comitato si è svolto in Vaticano nel gennaio scorso ed i partecipanti sono stati ricevuti dal Papa. Per iniziativa dell’Università di Al Azhar (massima autorità religiosa sunnita) nel 1998 il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha istituito un altro comitato congiunto con quell’istituto: la Commissione Permanente di Dialogo con le Religioni Monoteiste.

 

 

LO SPORT, FRONTIERA DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E STRUMENTO DI PACE

TRA I POPOLI: ISTITUITA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI

UNA NUOVA SEZIONE PER APPROFONDIRE LA PRESENZA PASTORALE DELLA CHIESA

NEL MONDO DELLE COMPETIZIONI SPORTIVE NAZIONALI E INTERNAZIONALI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Lo sport è uno “dei punti nevralgici” della cultura contemporanea. La Chiesa, riconoscendone da sempre l’importanza, si propone di rilanciare la propria presenza all’interno di questo macrocosmo senza frontiere, favorendo il radicarsi di una “cultura dello sport” che sia a servizio della crescita “integrale” della persona umana, della pace e della fraternità universale. E’ questo lo spirito e l’obiettivo con il quale inizierà a lavorare la nuova sezione creata all’interno del Pontificio Consiglio per i Laici, denominata “Chiesa e sport”.

 

“Lo Sport occupa al giorno d’oggi un ruolo molto rilevante, sia a livello personale, che a livello globale. Le prossime Olimpiadi di Atene e i milioni di persone che da tutto il mondo ne seguiranno lo svolgimento, sono ancora una volta un chiaro segno di quanto lo sport sia un elemento importante nella vita delle nostre società”. Si apre con questa constatazione il comunicato del dicastero vaticano, che ha annunciato oggi la decisione di Giovanni Paolo II di dotare la Chiesa di una struttura ad hoc per il mondo dello sport. Un mondo dove la genuinità del cosiddetto “spirito olimpico” ha perso via via limpidezza, giacché – si afferma nel comunicato – “le tendenze che hanno allontanato sempre più la pratica delle diverse discipline dagli ideali originari dello sport, pongono con urgenza la necessità di richiamare anche in questo campo a valori fondamentali”.

 

Ecco, dunque, la risposta della Chiesa, che vede nello sport “una delle frontiere della nuova evangelizzazione”. La nuova sezione avrà cinque compiti principali: essere nella Chiesa “punto di riferimento per le organizzazioni sportive nazionali e internazionali”; “sensibilizzare le Chiese locali alla cura pastorale degli ambienti sportivi” e “stimolare la collaborazione tra le associazioni degli sportivi cattolici; “favorire una cultura dello sport che promuova una visione dell’attività sportiva come mezzo di crescita integrale della persona e come strumento al servizio della pace e della fratellanza tra i popoli; “proporre lo studio di tematiche specifiche attinenti allo sport, soprattutto dal punto di vista etico” e infine “organizzare e sostenere iniziative per suscitare testimonianze di vita cristiana tra gli sportivi”. Il Pontificio Consiglio per i Laici conclude la sua nota con un auspicio: che l’impegno della nuova struttura sappia coniugare con “spirito costruttivo”, la pratica sportiva, le “esigenze complesse” causate dai cambiamenti dell’ultimo secolo e il rispetto della “dignità umana”. Soltanto così - spiega - “lo sport potrà essere una scuola di virtù e uno strumento di pace tra i popoli”.

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Sull’iniziativa ascoltiamo ora il commento del responsabile dell’Ufficio sport e tempo libero della Conferenza episcopale italiana, mons. Carlo Mazza, che accompagnerà in veste di assistente spirituale la squadra italiana ai prossimi Giochi olimpici di Atene. L’intervista è di Giancarlo La Vella:

 

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R. - E’ da tempo che noi addetti aspettavamo una decisione di questo genere. Finalmente è giunta e siamo molto contenti, direi anche molto fieri ed in qualche modo abbiamo preparato il terreno perché avvenisse presto. La presenza della Chiesa è sempre una presenza sapiente ed orientatrice e, dunque, quello che farà questa sezione avrà delle notevoli conseguenze proprio sulla mentalità, sulla cultura sportiva, sull’etica sportiva. Ne abbiamo bisogno. Se la Santa Sede prende questa iniziativa, significherà che, in qualche modo, tutto il mondo sarà attento a comprendere quello che si farà più avanti da parte della Santa Sede, a riguardo dello sport.

 

D. - Mons. Mazza, le Olimpiadi, la più grande vetrina dello sport mondiale, stanno per prendere il via ad Atene. Come uomini di fede, che cosa ci si aspetta da questo grande e spettacolare evento?

 

R. - Innanzitutto, che sia un evento di grande festa, una festa mondiale, potremmo dire. Che le gare si possano svolgere in un clima non ostile di accoglienza, di pacificazione, di tolleranza e, soprattutto, che non ci siano delle interferenze criminose da parte del terrorismo. Da un punto di vista più umano, poi, ci auguriamo che questo evento riesca in qualche modo ad incidere sulla pacificazione delle Nazioni, dei popoli. Lo sport, lo ha detto anche il Santo Padre recentemente, è un grande strumento di pace. Cosa più delle Olimpiadi può essere determinante rispetto al produrre condizioni di pace? Di certo lo sport non è onnipotente, quindi non è uno strumento magico, ma certamente segna delle indicazioni agli orizzonti che giovano alla pace. Sono molto convinto, quindi, che queste olimpiadi possano dare un loro contributo alla pacificazione e all’accoglienza della famiglia umana.

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 L’ESTATE OASI DELLO SPIRITO

CON IL PAPA UNA RIFLESSIONE IN TEMPO DI VACANZA

 

 

ESTATE TEMPO DI RIPOSO E DI CRESCITA SPIRITUALE:

SULL’INVITO DEL PAPA GUARDIAMO ALLE VACANZE COME AD UNA LUNGA DOMENICA CIOE’ UNA PREZIOSA PAUSA DAI RITMI LAVORATIVI

- Intervista con don Luigi Negri -

 

Prende il via oggi una rubrica settimanale che ci accompagnerà per tutto il mese di agosto e che ci permetterà, prendendo spunto da un insegnamento del Papa, di avere un momento di riflessione. Giovanni Paolo II ha più volte sottolineato l’importanza di spendere bene il tempo delle ferie. E’ importante - ha detto tra l’altro - “riscoprire il primato della vita interiore”, approfittando del maggior tempo libero a disposizione per ristorare dalle fatiche dell’anno l’anima insieme con il corpo. Nella Lettera apostolica Dies Domini del 1998, dedicata alla significato della domenica, il Papa si sofferma sul valore del riposo e lo definisce “cosa sacra” che consente all’uomo di “sottrarsi al ciclo, talvolta eccessivamente assorbente, degli impegni terreni e di riprendere coscienza che tutto è opera di Dio”.

 

Le vacanze, dunque, possono rappresentare una “dilatazione” del senso profondo della domenica. Ma come conciliare l’invito del Papa con una tendenza generale che spinge, invece, a utilizzare le ferie come momento di totale evasione dai vincoli del lavoro, dei rapporti sociali ordinari e, talvolta, per così dire, dalle esigenze dello spirito? Alessandro De Carolis ne ha parlato con don Luigi Negri, docente di introduzione alla Teologia e Storia della filosofia all’Università Cattolica di Milano:

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R. – Io credo che si debba andare fino in fondo alla provocazione di Giovanni Paolo II sulle vacanze, una provocazione che mi sembra essere prima di carattere culturale ed antropologico. In altre parole: il tipo d’uomo che vive normalmente nella nostra società è un tipo d’uomo dimentico di sé oppure arroccato dentro un soggettivismo di tipo consumistico, che fa partecipare alla vita come “reagendo” continuamente ad essa. Ora, recuperare gli spazi di una spiritualità, cioè gli spazi della coscienza, credo sia la grande scommessa del Papa, nel senso che egli suggerisce, non solo ai cristiani ma a tutti gli uomini, di utilizzare le vacanze come un periodo per ripartire in un altro modo nella vita, con un’altra concezione della vita e delle cose:  quella, cioè, di una persona che cerca la verità e non di un uomo che consuma l’esistenza.

 

D. – Con la domenica, il cristiano vive già la sua “vacanza” settimanale, giorno in cui - come si afferma nella Lettera apostolica Dies Domini – “le cose materiali, per le quali ci agitiamo, lasciano posto ai valori dello spirito”. In quest’ottica, le vacanze possono essere considerate un’estensione della domenica e quindi un invito a fare di più?

 

R. – A me pare che vi sia un’analogia profonda e molto ben utilizzata ed utilizzabile sul piano pedagogico. Già nella vita normale, nella vita dell’anno liturgico, che al di là della grandi feste si chiama appunto anno del Tempo ordinario, la domenica segna una punto di ripresa del contatto con l’Eucaristia, cioè con la memoria di Cristo. Da questo punto di vista, le vacanze rappresentano, come è stato per esempio nella mia esperienza di giovane liceale e poi universitario, proprio un’estensione paradigmatica, della domenica. La vacanza consente di vivere più distesamente l’atteggiamento della domenica e ciò diventa poi anche un’educazione a vivere il resto dell’anno secondo questa indicazione profonda.

 

D. – Sempre nella Dies Domini, Giovanni Paolo II esorta esplicitamente i fedeli a scegliere - dice - “tra i mezzi della cultura e i divertimenti che la società offre, quelli che si accordano meglio con la vita conforme ai precetti del Vangelo”. I giovani, però, sembrano attratti da altre distrazioni...

 

R. – Per la mia consuetudine, io insisto molto nel periodo delle vacanze sulla lettura, che nella vita quotidiana viene sacrificata. Ma è altrettanto importante valorizzare, per esempio, l’incontro con l’arte, o favorire il contatto con la natura, nel silenzio, così da recuperarne il segno sacramentale, secondo la tradizione non soltanto cristiana ma anche umana. Credo sia necessario puntare anche su queste indicazioni concrete, perché sono proprio le indicazioni concrete che poi catturano l’attenzione dei giovani o che comunque pongono l’attenzione dei giovani di fronte a proposte precise.

 

D. – Quindi coltivare lo spirito, come il Papa ci invita a fare in questo periodo, va inteso come un invito nel senso più ampio del termine…

 

R. – Nel senso più ampio, più concreto. Il Papa non ha mai cessato, lungo tutto il suo magistero, di indicare il cristianesimo come fonte di vero umanesimo e quindi di cultura alternativa alla cultura dominante.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'Iraq con un articolo dal titolo "Unanime condanna degli attacchi contro i cristiani". Appello degli Ulema per la liberazione di tutti gli ostaggi.

La Dichiarazione congiunta del Comitato Islamo-Cattolico di Coordinamento sulla situazione in Iraq.

 

Nelle vaticane, un articolo di Paolo Risso su S.Giovanni Maria Vianney, di cui il 4 agosto si celebra la memoria liturgica.

 

Nelle estere, Sudan: il Pam invia aiuti nel Darfur per fronteggiare la crisi umanitaria.

 

Nella pagina culturale, una pagina a cura di Danilo Veneruso sul tema "A novant'anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale".

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema delle riforme.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 agosto 2004

 

UCCISI DALLA GUERRIGLIA, IN IRAQ, IL CAPO DELLA POLIZIA DI BAGHDAD,

TRE SOLDATI IRACHENI E TRE MILITARI AMERICANI.

SI SEGUE LA PISTA AL QAEDA, PER GLI ATTENTATI

CHE DOMENICA HANNO COLPITO LA COMUNITÀ CRISTIANA IRACHENA

- Intervista con mons. Shlemon Warduni -

 

In Iraq le forze dell’ordine continuano ad essere colpite dalla guerriglia: il capo della polizia di Baghdad, colonnello Moyad Bachar al Janabi, è morto in seguito alla deflagrazione di un ordigno al passaggio del suo convoglio. E nel Paese arabo, dove è stato sabotato l’oleodotto che unisce Kirkuk al porto turco di Ceyhan, tre militari iracheni e due soldati americani sono rimasti uccisi in due distinti agguati compiuti dai miliziani nei pressi di Baghdad. Nella regione occidentale di Al Anbar un attacco condotto da combattenti ha provocato, inoltre, la morte di un marine. L’ombra di Al Qaeda sembra prolungarsi, intanto, sugli attentati di domenica, alle chiese cristiane irachene a Baghdad e a Mossul. Per il governo del premier Allawi non c’è dubbio: a pianificare gli attacchi è stato il gruppo di Al Zarqawi. Ma in Iraq gli attentati ed il linguaggio dell’odio sono condannati da gran parte della popolazione, che crede nella fratellanza e nella pace. E’ quanto conferma, al microfono di Luca Collodi, il vescovo ausiliare di Baghdad dei caldei, mons. Shlemon Warduni:

 

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R. - Ci sono tanti moderati musulmani che vogliono questa fratellanza, questa convivenza. Noi siamo sempre pronti a perdonare, perché questo è il comando di nostro Signore. Ieri, sono venuti tanti capi musulmani per le condoglianze e speriamo, tutti quanti insieme, di continuare il dialogo perché certamente questi atti terroristici non sono assolutamente supportati dai principi religiosi musulmani.

 

D. – Mons. Warduni, qualcuno può avere l’interesse a far scappare la comunità cristiana dall’Iraq?

 

R. – Sono gli interessi di quelli che non vogliono che ci sia la pace. Forse preferiscono che il nuovo governo non lavori bene ma gli iracheni rivogliono la riconciliazione e la sicurezza.

 

D. – Voi siete soddisfatti di questo governo ‘ad interim’ iracheno?

 

R. – Vediamo questo governo come un passo avanti per poter arrivare ad un esecutivo eletto da tutto il popolo iracheno. Bisogna cooperare col governo per costruire l’Iraq.

D. – La presenza delle truppe straniere è ancora utile, in questa fase, all’Iraq?

 

R. – Fin quando non arriva una sicurezza stabile ed una pace duratura c’è ancora bisogno di queste truppe. Chiediamo alle truppe alleate di servire la popolazione irachena.

 

D. – Quali sono le emergenze pastorali della popolazione irachena in questa fase?

 

R. – Vogliamo veramente seminare una mentalità aperta che si fondi sulla libertà, con questo spirito: la religione è per Dio, ma la nostra Nazione è per tutti noi iracheni. Noi cristiani siamo iracheni prima di essere cristiani. I nostri fratelli musulmani sono iracheni prima di essere musulmani!

 

D. - Mons. Warduni, cosa chiedete come iracheni, come chiesa irachena, all’Unio-ne Europea?

 

R. - Vogliamo la fratellanza universale e chiediamo all’Unione Europea e al mondo unito di eliminare dall’Iraq tutti gli interessi materiali, per aiutare a ristabilire la pace nel Paese.

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PETROLIO ALLE STELLE:

I POZZI DELL’IRAQ NON FERMANO LA CRESCITA DEI PREZZI

- Intervista con Alberto Negri -

 

Più di 44 dollari al barile: nelle contrattazioni elettroniche di questa mattina alla Borsa di New York, il petrolio ha raggiunto il prezzo più alto della sua storia. Ma i Paesi produttori – ha affermato l’indonesiano Purnomo Yusgiantoro, presidente dell’Opec – non sono in grado, al momento, di assicurare al mercato rifornimenti aggiuntivi per calmierare i costi, cresciuti di un terzo dalla fine del 2003. Sui motivi di questa impennata del prezzo del greggio, sentiamo Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 ore, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. – È la legge della domanda e dell’offerta. L’offerta in questo momento, ma ormai già da diversi mesi, non copre la domanda, cioè l’aumento dei consumi mondiali. Questo aumento non riguarda soltanto le economie occidentali, ma è soprattutto dovuto all’impennata dei consumi nell’area del Sud-Est asiatico: in Cina, in India… Tutti fattori che, insieme con la mancanza di investimenti delle grandi multinazionali, hanno generato una carenza sul lato dell’offerta.

 

D. – Molti osservatori attribuiscono questo aumento al terrorismo, alla violenza in Iraq. Si temono attentati contro i pozzi petroliferi e, quindi, il prezzo del petrolio sale…

 

R. – Certamente, il fattore psicologico è importante, perché riesce ad influenzare i mercati. D’altra parte, ricordiamoci che il prezzo non è soltanto del petrolio che si consuma oggi, ma soprattutto di quello che si consumerà domani, pensiamo ai contratti per il futuro. Questi contratti a termine, a sei mesi o un anno incidono sui mercati.

 

D. – Però, c’è una cosa poco chiara: l’Iraq ha ripreso le esportazioni di petrolio, quindi la produzione è aumentata… Il prezzo, a questo punto, avrebbe dovuto abbassarsi…

 

R. – Sì, sembra quasi un paradosso. Questa guerra, che era stata definita la guerra del petrolio e che avrebbe dovuto in qualche modo portare più greggio sui mercati, sta facendo solo aumentare i prezzi. Prima del conflitto e della caduta del regime di Saddam, il petrolio iracheno arrivava sui mercati in un quantitativo di circa un milione e 800 mila barili al giorno e si pensava di poter portare questa produzione intorno ai tre milioni di barili entro la fine di quest’anno. Ma sappiamo bene che destabilizzazione e attentati terroristici e sabotaggi stanno limitando moltissimo questi programmi.

 

D. – Come vanno le economie dei Paesi produttori di petrolio?

 

R. – Sono a macchia di leopardo. Alcuni Paesi sono in una fase di crescita, di espansione, come la stessa Arabia Saudita per la cui destabilizzazione temiamo tutti, visti i recenti episodi di terrorismo. Ma è un Paese in espansione economica, che avrebbe bisogno di forti investimenti dall’estero soprattutto nei settori primari, quelli del petrolio e del gas. Ma questi investimenti delle grandi multinazionali stanno andando un po’ a rilento: non soltanto in Arabia Saudita, ma anche in altre aree. È vero che si stanno scoprendo nuove frontiere del petrolio, come per esempio in Africa, ma è ancora presto perché questi investimenti diventino redditizi.

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A NEW YORK, TRE ANNI DOPO L’ATTACCO AL WORLD TRADE CENTER,

 RIAPRE AL PUBBLICO LA STATUA DELLA LIBERTA’,

SIMBOLO DI SPERANZA IN UN MONDO MIGLIORE

- Intervista con il prof. Massimo Teodori -

 

         Per New York è un momento a lungo atteso. Un segno di ritorno alla normalità, nonostante l’ombra del terrorismo incomba di nuovo minacciosa. Da oggi, la Statua della Libertà, “Miss Liberty” come la chiamano affettuosamente i newyorchesi, riapre al pubblico, dopo tre anni di letargo forzato. Il monumento simbolo della “Grande Mela”, infatti, era stato chiuso per motivi di sicurezza, all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle. Dono del governo francese agli Stati Uniti, la Statua fu scolpita a partire dal 1875 e inviata a New York dieci anni più tardi. Da allora, rappresenta un simbolo di speranza per milioni di esseri umani, che, nel corso dell’ultimo secolo, hanno attraversato l’Oceano Atlantico alla ricerca di un mondo migliore. Ora, dopo la ferita inferta dal terrorismo al cuore di New York, “Miss Liberty” continua ad essere ben più di un monumento. Ecco la riflessione del prof. Massimo Teodori, docente di storia americana all’Università di Perugia, raccolta da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Il significato più forte sta proprio nel suo nome e nella denominazione di liberty, di libertà. Nel segno della libertà, gli Stati Uniti hanno vissuto e combattuto tutto il Novecento. E’ stato lo scontro tra libertà e totalitarismo quello che ha caratterizzato la presenza degli Stati Uniti nel mondo, prima la lotta contro il nazismo e poi, soprattutto, la lunga lotta contro il totalitarismo comunista. Quel nome racchiude un concetto molto importante per la storia americana. La statua è un simbolo: per 50 anni è stata la prima immagine per gli immigrati che arrivavano negli Stati Uniti da tutto il mondo e soprattutto dall’Europa povera e che vedevano il nuovo continente. Accanto all’isola della libertà, dove sorge appunto la statua, c’è l’altra isola molto importante, Ellis Island, che è stato il punto in cui tutti gli immigrati approdavano dall’Europa e dove sostavano in “quarantena”, prima di entrare nel continente americano.

 

D. – La Statua della Libertà è anche un monumento all’ottimismo, alla speranza. Due valori tipicamente americani a cui in questi giorni di campagna elettorale si richiamano tanto Bush che lo sfidante Kerry. L’attacco dell’11 settembre ha colpito nel profondo l’America, certo, ma si può dire che non ha stravolto il suo carattere, la sua eccezionalità?

 

R. – Sì. Torniamo un po’ all’idea dell’America che ha bisogno di simboli e di missioni unificanti del Paese. La missione del Paese, nel corso del Novecento, è stata appunto la missione della difesa della libertà contro il totalitarismo. In questo senso, la speranza degli americani è la speranza di assolvere un ruolo sia sulla scena internazionale, sia sulla scena interna. Questo è ciò che anima la speranza di un intero Paese. Nella Statua della Libertà è riassunta questa speranza.

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IERI, NELLA ‘FESTA DEL PERDONO DI ASSISI’,

 NELLA BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI

 ANCHE I GIOVANI DELLA MARCIA FRANCESCANA 2004.

 LA SERA, SUL PIAZZALE ANTISTANTE, IL MUSICAL “CHIARA DI DIO”

 

Ieri, festa del ‘Perdono di Assisi’, insieme con gli altri pellegrini hanno fatto visita alla Basilica di Santa Maria degli Angeli anche i giovani partecipanti alla Marcia francescana 2004. La giornata, dedicata al Sacramento della Riconciliazione, si è chiusa in festa con il musical “Chiara di Dio” di Carlo Tedeschi, in scena sul piazzale antistante la Basilica. Il servizio di Francesca Fialdini:

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(musica)

 

Arrivare ad Assisi, stanchi, ma felici. 10 giorni di marcia sotto il giogo leggero dell’essenziale, gustando il senso della fatica e di una vita fatta di semplicità. Ieri, ‘festa del perdono’, ad attraversare la soglia della Porziuncola ci sono stati anche loro, le centinaia di giovani che, dal 25 luglio scorso, sono in cammino per la tradizionale marcia francescana, organizzata, come ogni anno, dal Centro di pastorale vocazionale dei frati minori. Ma come si preparano a questa tappa finale i ragazzi? Lo abbiamo chiesto a padre Paolo Majello, assistente del gruppo giovani francescani della regione Lazio:

 

“Imparano a darsi lo stesso passo, a sostenersi, a incoraggiarsi durante il cammino, ad animarlo. Imparano anche la precarietà, l’adattamento, quindi penso che questa sia una buona prima palestra per poi vivere il perdono concretamente, oggi. Gli ultimi chilometri sono abbastanza pesanti: le vesciche ai piedi, la fame e, forse, lì abbiamo sperimentato la vera misericordia, anche la vera fratellanza. Qui, ai giovani, è proposta proprio la gratuità, come oggi, gratuitamente, noi riceviamo un dono da qualcuno più grande di noi”.

 

Era una notte del 1216, quando Francesco d’Assisi, assorto in preghiera nella chiesetta della Porziuncola, chiese al Signore la grazia della completa remissione delle colpe per tutti coloro che, pentiti e confessati, avessero fatto visita a quella chiesa. E proprio in Santa Maria degli Angeli, che accoglie la Porziuncola, l’arrivo dei giovani francescani è stato accolto con la Santa Messa, presieduta dal prefetto della Congregazione degli Istituti di vita consacrata, l’arcivescovo Franc Rodé. Ma cosa significa, nell’animo di un giovane protagonista di questa esperienza, accostarsi oggi al Sacramento della riconciliazione? Ci risponde Michele:

 

“E’ qualcosa di speciale, perché senti proprio come il coinvolgimento di tanti ragazzi ti possa spingere ad esprimere gioia, speranza, amore. Francesco diceva che il perdono è una cosa importante per tutti noi, perché si deve far capire che anche noi dobbiamo perdonare i nostri fratelli”.

 

Francesca Fialdini, per la Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

3 agosto 2004

 

LA RICONCILIAZIONE QUALE OBIETTIVO PRIORITARIO NEL PENSIERO

DI SANT’IGNAZIO DI LOYOLA: L’OMELIA DEL VESCOVO DI SAN SEBASTIAN

NELLA FESTA DEL FONDATORE DELLA COMPAGNIA DI GESÙ

- A cura di P. Ignacio Arregui -

                                  

SAN SEBASTIAN. = “Annunciare la fede e promuovere la riconciliazione nella nostra società: queste le priorità più urgenti e vitali della Chiesa nei Paesi Baschi”. Lo ha detto mons. Juan Maria Uriarte, vescovo della diocesi di San Sebastian, nei Paesi Baschi in Spagna, nell’omelia per la celebrazione liturgica della festa di Sant’Ignazio nel Santuario di Loyola. La riconciliazione, “dissidentium reconciliationem”, è tra le principali attività specificamente formulate nelle Costituzioni della Compagnia di Gesù, approvate nel 1550 sul testo presentato da Sant’Ignazio. Oggi, soprattutto nei Paesi Baschi, l’ideale della riconciliazione vuol dire, nelle parole del vescovo di San Sebastian, la partecipazione di tutti alla costruzione di una vera convivenza, rinunciando talvolta ciascuno a determinate legittime aspirazioni, sempre al servizio del bene supremo della pace. “Nella casa comune deve esserci spazio per tutti anche stringendoci un po’, se necessario” – è stato sottolineato. Per fare questo, dovrà esserci vera volontà di concordia e perfino un certo “ingegno”, per trovare formule idonee di riconciliazione. La pacificazione, poi, è un’esigenza sempre più pressante nella nostra società: certamente dovranno tacere le armi che portano paura e morte. Ma un popolo “pacificato” non è ancora un popolo “riconciliato”. Ci sono tante ferite da cicatrizzare e tanto senso di sfiducia da guarire. Saranno necessari segni concreti di credibilità. Tutti sono chiamati a collaborare nella preparazione delle vie della riconciliazione: la classe politica, gli imprenditori, i movimenti sociali, le istituzioni educative, i mezzi di comunicazione sociale, in breve, ogni cittadino. E in primo luogo la Chiesa. In particolare, essa deve essere vicina alle vittime della violenza senza però strumentalizzare politicamente la loro situazione. E’ necessario anche rendere più umane le condizioni di vita di centinaia di detenuti, motivo di forte angoscia e grande tensione in un Paese piccolo come quello basco. Concludendo la sua omelia, il vescovo di San Sebastian ha chiesto a tutti di rafforzare la speranza che c’è in tutti i cittadini, affinché si possa finalmente trovare una soluzione umana ai problemi del Paese.

 

 

SI CELEBRA IL 5 AGOSTO LA FONDAZIONE DELLA BASILICA ROMANA

DI SANTA MARIA MAGGIORE. IN PREPARAZIONE ALL’EVENTO, DA IERI, IL TRIDUO

DI CELEBRAZIONI LITURGICHE ALLA PRESENZA DEL NUOVO ARCIPRETE

DI SANTA MARIA MAGGIORE, IL CARDINALE BERNARD FRANCIS LAW

ROMA. = Si celebrerà giovedì 5 agosto, nella Basilica Romana di Santa Maria Maggiore, la festa di Santa Maria della Neve. Lo stesso giorno si commemorerà l’anniversario della fondazione della Basilica ad opera di Papa Liberio, il 5 agosto del 358. Ad ispirare al Pontefice l’edificazione del luogo sacro, fu l’apparizione in sogno della Vergine Maria, che gli indicò di costruire una chiesa in suo onore sul monte Esquilino. La Madonna confermò questo desiderio con il miracolo della neve in quella calda notte d’agosto. Alla presenza di numerosi romani, Papa Liberio tracciò sulla neve il perimetro di quella che sarebbe diventata la prima Basilica del luogo e che venne chiamata Santa Maria della Neve. L’edificio attuale, più noto come Santa Maria Maggiore, è il risultato di riedificazioni, nei secoli, sulle fondamenta originali. Quest’anno, le celebrazioni avvengono alla presenza del nuovo arciprete di Santa Maria Maggiore, il cardinale Bernard Francis Law. Il Triduo ha avuto inizio domenica 1 agosto, con la Messa officiata dal cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. Nella serata di lunedì 2 agosto, il rito è stato celebrato dal nunzio apostolico, arcivescovo Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. La Messa odierna sarà presieduta dal cardinale Virgilio Noè, arciprete emerito della Patriarcale Basilica Vaticana. Da domani i momenti più significativi della ricorrenza: i Primi Vespri, ai quali il giorno seguente farà seguito la Messa Solenne del mattino e i secondi Vespri presieduti dal cardinale Law. Durante l’ultima celebrazione, migliaia di petali verranno lanciati dall’alto ai fedeli riuniti per commemorare l’evento: è la tradizionale “pioggia dei fiori” in memoria del miracolo della nevicata del 358.  (D.G.)

 

AL VIA OGGI DA MILANO, IL PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO POLACCO

DI CZESTOCHOWA. L’INIZIATIVA, PROMOSSA DA “COMUNIONE E LIBERAZIONE”,

VEDE COINVOLTI NOVECENTO GIOVANI, IN LARGA PARTE “NEODIPLOMATI”

E NEOLAUREATI, CHE SI AFFIDANO ALLA PROTEZIONE DELLA MADONNA

 

CZESTOCHOWA. = Partono oggi da Milano verso Cracovia, in Polonia, i 900 ragazzi provenienti da tutt’Italia e anche dall’estero, che l’11 agosto raggiungeranno il santuario di Czestochowa. Nel pellegrinaggio, organizzato da “Comunione e Liberazione”, sono coinvolti soprattutto i neodiplomati, i laureandi e i neolaureati, “come gesto di offerta personale a Maria, in un momento importante della vita”, ha spiegato don Beppe, della Diocesi di Bergamo, responsabile dell’iniziativa. Il viaggio sarà scandito da marce e preghiere. I giovani si sveglieranno alle sei, alle sette parteciperanno alla Messa, quindi si metteranno in cammino. Sono tre le soste previste nel corso della giornata, inclusa l’ultima, al campo base, dove piantoneranno le tende. L’ultimo momento di preghiera è quello delle 21.00, dedicato alla Madonna di Czestochowa. Una volta giunti a Cracovia, i ragazzi si uniranno a tutti i pellegrini della diocesi polacca. “I giovani partono divisi – osserva don Beppe – ognuno sta con il proprio gruppo, ma alla fine si arriva uniti: in tal modo fanno esperienza dell’unità della Chiesa”. (D.G.)

 

 

Corsi di teatro e pittura in cambio di un sorriso:

è questo l’obiettivo di “Saif Hulu”, l’iniziativa della Ong italiana

“Un ponte per…” dedicata a 200 bambini iracheni

 

BAGHDAD. = Teatro, tele e pennelli per regalare un sorriso ai bambini che da anni versano in condizioni di sofferenza e di dolore, costretti a giocare tra carcasse di auto bruciate e proiettili inesplosi. Sono questi gli ingredienti di “Saif Hulu”, estate felice, la summer school con cui i volontari italiani dell’associazione non governativa “Un ponte per…” proveranno a regalare un po’ di serenità a duecento bambini iracheni. L’iniziativa, pensata dalla Ong con la collaborazione dell’Unicef  nell’ambito del progetto “Farah: educazione in Iraq”, coinvolge l’istituto Al Andalus, nel quartiere di Jameela. Per tutto il mese di agosto, insegnanti, educatori ed animatori locali terranno corsi di pittura, teatro, fotografia e disegno per gli studenti della scuola primaria. L’obiettivo è quello di migliorare le loro condizioni di vita e di combattere il problema della scarsa scolarizzazione. È questa, infatti, una delle piaghe più dolorose dell’Iraq, afflitto da 13 anni di guerra e di embargo. Stime dell’Unicef relative al 2003 riportano, a riguardo, cifre allarmanti che collocano il Paese ai livelli più bassi dell’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite. Il 31 per cento delle bambine e il 17 per cento dei loro coetanei non sono mai andati a scuola, mentre il fenomeno degli abbandoni riguarda il 40-50 per cento degli alunni delle elementari. (R. P.)

 

 

SARA’ DEDICATA AL GIORNALISTA LEONARDO VALENTE,

FONDATORE DEL QUOTIDIANO AVVENIRE, IL PREMIO SAN LORENZO D’ASSISI,

GIUNTO QUEST’ANNO ALLA QUINTA EDIZIONE.

IL RICONOSCIMENTO VIENE ASSEGNATO

A QUANTI HANNO DIMOSTRATO CREATIVITA’ ED IMPEGNO NELLA LORO PROFESSIONE

 

ASSISI. = Creatività, impegno, professionalità: queste le caratteristiche dei personaggi scelti per il Premio San Lorenzo d’Assisi, ideato da Ezio Ranaldi e ormai giunto alla sua quinta edizione. Quest’anno, la serata del 10 agosto, ambientata nella suggestiva cornice di Villa San Lorenzo, sarà dedicata al giornalista Leonardo Valente, fondatore e ideatore del quotidiano “Avvenire” su incarico di Papa Paolo VI. “Era un grande sia come uomo, sia come giornalista, con un unico difetto: era troppo modesto. Faceva il lavoro e non amava sbandierarlo”: così lo ricorda l’amico e collega Giorgio Caiati, suo vice all’Avvenire nel 1968. Ed è proprio ispirato al libro di Leonardo Valente, dal titolo Non abbiate paura, lo speciale dedicato al Papa che è valso a Cinzia Conti, redattrice dell’Ansa Multimedia, la Graticola d’oro, simbolo del martirio di San Lorenzo. Tra i premiati, anche il presentatore Fabrizio Frizzi, per la versione audio-libro per non vedenti del Pinocchio di Collodi, e Massimo Montella, per il contributo dato alla realizzazione del Sistema Museo in Umbria. (R.P.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 agosto 2004

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Ancora violenze in Medio Oriente. Tre palestinesi sono rimasti uccisi nell’esplosione di un missile israeliano a Rafah, nel Sud della striscia di Gaza. Altri 17 sono rimasti feriti. Sul piano diplomatico, preoccupazione è stata espressa dagli Stati Uniti per il progetto di espansione israeliano che prevede la costruzione di 600 appartamenti a Maalè Adumim, la principale colonia ebraica in Cisgiordania. E c’è attesa per quanto il premier israeliano, Sharon, riferirà domani al parlamento dello Stato ebraico circa la smobilitazione delle colonie dalla Striscia di Gaza.

 

Il presidente statunitense, George Bush, ha annunciato l’intenzione di riformare i servizi di sicurezza tenendo conto di alcune raccomandazioni formulate dalla commissione d’inchiesta sull’11 settembre 2001. Le principali proposte del capo di Stato americano riguardano: la creazione della figura del direttore dell’intelligence; l’istituzione di un Centro nazionale anti-terrorismo per il controllo ed il coordinamento del lavoro di tutte le agenzie di intelligence; la valutazione, da parte della commissione d’inchiesta sulle armi di sterminio, dell’opportu-nità di creare un’agenzia governativa contro la diffusione degli arsenali pericolosi.

 

Nuovi aiuti di prima necessità per il Darfur, la regione del Sudan occidentale dov’è in corso un sanguinoso conflitto interetnico. Il Programma alimentare mondiale dell’Onu, già mobilitato nella zona, ha avviato anche il lancio di viveri e altri generi d’emergenza. Ce ne parla Vichi De Marchi, portavoce italiana del Programma alimentare mondiale, al microfono di Giada Aquilino:

 

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R. – Distribuiamo il cibo in oltre cento campi dove si trovano gli sfollati. Nella regione del Darfur, oltre un milione di persone ha bisogno di assistenza alimentare e di tutti i tipi. Da tempo siamo impegnati nella distribuzione di cibo d’emergenza, come sorgo e riso. Attualmente abbiamo un problema logistico molto forte nel muoverci in alcune zone del Darfur occidentale. Per questo, da domenica, abbiamo iniziato anche a paracadutare cibo in modo da raggiungere le popolazioni che sono in questo momento isolate a causa delle forti piogge. Questa operazione continuerà per tutto agosto.

 

D. – Qual è la situazione sul terreno?

 

R. – Continua ad esserci una situazione di grande insicurezza, anche per il personale umanitario, che si trova spesso a fronteggiare saccheggi di cibo ed attacchi ai convogli. Per quanto riguarda la popolazione, il numero degli sfollati continua a crescere nei campi di accoglienza. Molte persone fuggono dalle loro case per paura degli attacchi, ma allo stesso tempo si dirigono anche in direzione di quei posti dove sanno di poter trovare cibo.

 

D. – Dal punto di vista umanitario cosa serve ancora al Darfur?

 

R. – Servono medicine, cibo, coperte, tutto ciò che è necessario per la vita di un campo profughi. Da Brindisi stanno partendo dodici voli che arriveranno in Darfur per portare attrezzature, prefabbricati per gli uffici e per le persone che operano sul campo, depuratori per l’acqua. Si tratta di una serie di strutture che possono agevolare il lavoro in loco e rendere più efficace l’assistenza alle popolazioni.

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Dolore e commozione ieri in Paraguay ai primi funerali delle circa 350 vittime dello spaventoso incendio sviluppatosi domenica scorsa in un centro commerciale della capitale Asunción. Due, sinora, gli arresti tra i responsabili del centro: l’accusa è di omicidio colposo, reato per cui rischiano 25 anni di reclusione. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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I vigili del fuoco sono convinti che, ormai, tra le macerie del supermercato botanico di Asunción, non vi siano più cadaveri e per questo hanno nuovamente sospeso le ricerche in attesa dell’arrivo di una squadra di specialisti in disastri stranieri. La popolazione è attonita per aver appreso che si tratta di una delle più gravi tragedie accadute in Paraguay nel dopo guerra e per l’incredibile leggerezza con la quale i responsabili del supermercato hanno dato l’ordine di chiudere le porte per paura di furti di merci. Il proprietario della società, Juan Pio Paiva, e suo figlio Daniel, arrestati domenica sera, hanno assicurato di non aver dato istruzioni in questo senso, ma il loro avvocato difensore ha annunciato di avere rinunciato alla loro difesa, spiegando che fra le vittime vi sarebbero suoi amici e parenti.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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“Sono contento. Questo Dpef è un importante passo in avanti verso il completamento del programma elettorale del 2001”. Lo ha detto il premier italiano, Silvio Berlusconi, arrivando a Montecitorio dove tra poco si voterà il documento di programmazione economica e finanziaria. La manovra correttiva dei conti pubblici per il 2004 che, secondo quanto stabilito nel Dpef sarà di 24 miliardi di euro, è stata duramente criticata da Corte dei Conti e Bankitalia. Nelle audizioni di ieri dinanzi alla Commissione Bilancio della Camera, i due organismi hanno espresso dubbi sulla “sua fattibilità”.

 

Sempre in Italia, la memoria della strage di Bologna conduce al patto tra tutti i democratici per evitare progetti criminali con lo scopo di distruggere la democrazia. Così, in sintesi, il messaggio del presidente della Repubblica, Ciampi, in occasione, ieri, del 24° anniversario della strage alla stazione in cui morirono 85 persone. Parole di cordoglio e solidarietà sono state espresse anche dal premier Berlusconi e dai presidenti di Camera e Senato, Casini e Pera. Sulla cerimonia di commemorazione svoltasi ieri a Bologna, ascoltiamo il servizio di Massimiliano Menichetti:

 

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Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Lunardi, aprendo la cerimonia di commemorazione della strage, ha espresso la solidarietà del governo e ha ribadito l’impegno nella lotta al terrore. Alcuni fischi si sono levati dalla platea. Il sindaco della città, Cofferati, pur considerando fuori luogo le proteste, ha definito incomprensibili gli atti di clemenza nei confronti degli esecutori materiali della strage, come nel caso di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti cui sono stati concessi gli arresti domiciliari. Paolo Bolognesi, dell’Associazione familiari vittime della strage di Bologna ha sottolineato la necessità di far chiarezza su molti punti oscuri dell’accaduto, è d’accordo, Maurizio Puddu presidente dell’Associazione italiana vittime del terrorismo:

 

“Ancora adesso c’è la ricerca dei mandanti di questi assassini. E’ giusto che si ricordi la memoria di coloro che sono scomparsi, ma si dovrebbero fare ulteriori passi, come quello di togliere il segreto di Stato. Direi che se ci sono stati degli errori è bene identificarli perché nel futuro non si ripetano. E’ necessario, inoltre, che siano meglio attrezzate anche le strutture stesse che salvaguardano gli interessi generali delle istituzioni”.

 

Il presidente della Repubblica, Ciampi, in un messaggio ha ribadito che non ci devono essere spazi per i progetti criminali e che la memoria della strage deve favorire un patto per proteggere la democrazia.

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