RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 81 - Testo della Trasmissione sabato 22 marzo 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La guerra minaccia per l’umanità. La pace dono di Dio e conquista degli uomini. Così il Papa nell’udienza al personale di Telepace, per i 25 anni dell’emittente televisiva: con noi,  il direttore don Guido Todeschini

 

 L’importanza della metafisica per superare la crisi di senso del pensiero moderno, nel saluto di Giovanni Paolo II ad una delegazione dell’Istituto mondiale di fenomenologia degli Stati Uniti

 

 Il rito per la proclamazione di cinque nuovi beati presieduto dal Papa domani mattina in Piazza San Pietro. Diretta della Radio Vaticana.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Terrore a Baghdad sotto una pioggia di bombe. Danneggiata anche la sede del patriarcato caldeo. Ancora voci di leader religiosi e manifestazioni per la pace. Iniziative umanitarie della Caritas italiana: ai nostri microfoni, i vescovi Emmanuel Karim Delly e Shlemon Warduni, il cardinale arcivescovo di Washington Theodore McCarrick e mons. Vittorio Nozza

 

 Al terzo giorno di guerra in Iraq, i drammatici sviluppi e le prospettive dell’attacco angloamericano: ce ne parlano il nunzio Fernando Filoni, il generale Carlo Jean e il giornalista libanese Camille Eid

 

Si chiude domani a Kyoto il Forum mondiale dell’acqua: intervista con la responsabile dell’Unesco per le risorse idriche Alice Aureli.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Dichiarazione congiunta dei vescovi di Austria e Repubblica Ceca per una piena riconciliazione tra i due Paesi mitteleuropei

 

Appello dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati a favore degli sfollati della guerra civile in Costa d’Avorio

 

Svoltosi ieri a Roma il Congresso “Guadalupe: evangelizzazione e storia dell’America”, alla presenza di vescovi messicani, storici e studiosi

 

All’ospedale Buccheri la Ferla di Palermo, medici, religiosi e politici a confronto sulle nuove vie della pastorale sanitaria

 

24 ORE NEL MONDO:

Tensione tra le due Coree: Pyongyang sospende i negoziati con Seul

 

Erice, città candidata ad ospitare i negoziati sulla questione israelo-palestinese

 

 Scontri in Cecenia alla vigilia del referendum costituzionale

 

Scontri in Nigeria bloccano i lavori delle compagnie petrolifere nell’area.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 marzo 2003

 

 

LA GUERRA MINACCIA PER LE SORTI DELL’UMANITA’.

LA PACE DONO DI DIO E CONQUISTA DEGLI UOMINI:

COSI’ IL PAPA RICEVENDO IN UDIENZA

GLI OPERATORI DI TELEPACE NEL 25.MO DI FONDAZIONE

- Servizio di Carla Cotignoli -

 

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Mai la violenza e le armi possono risolvere i problemi degli uomini. Lo ha ripetuto con forza il Papa ricevendo questa mattina 120 operatori di Telepace con le loro famiglie, per il 25 anniversario di fondazione.

 

“Telepace vuol essere la televisione della pace, di quella pace che è dono di Dio e umile e costante conquista degli uomini. Quando la guerra, come in questi giorni in Iraq, minaccia le sorti dell’umanità,  è ancora più urgente proclamare, con voce forte e decisa, che solo la pace è la strada per costruire una società più giusta e solidale. Mai la violenza e le armi possono risolvere i problemi degli uomini”.

 

E qui il Papa ha parlato della “indispensabile educazione alla pace” che questa emittente sta operando da 25 anni. E ricorda gli inizi: “Radio Pace nacque, quando in Italia si viveva il preoccupante clima della violenza e del terrorismo, ‘per dar voce a chi non ha voce’”.

 

Da allora un lungo cammino è stato percorso “fidando nella Provvidenza divina” che ha provveduto persino a 8 satelliti, in grado di irradiare il messaggio di amore e di pace nei 5 continenti. “Telepace – sono ancora parole del Santo Padre – ha mantenuto inalterato il suo carisma, libero da ogni condizionamento anche economico per servire Dio e l’uomo nella Chiesa”. Il Papa ha rilevato il servizio quotidiano alla sua parola e al suo magistero, la sua azione di evangelizzazione e solidarietà, gli aiuti concreti per studenti dei Paesi emergenti e ad altre persone bisognose. 

 

Ma sui frutti di evangelizzazione e di pace che questa emittente porta, ascoltiamo ora il suo fondatore e direttore, mons. Guido Todeschini, al microfono di Angela Ambrogetti:

 

“Ci sono persone che dicono: ‘Trovo tanta serenità, trovo tanto conforto, anzi: trovo la forza di andare avanti anche quando sarei tentato di farla finita’. Proprio in questi giorni, una persona era venuta a bussare alla porta per chiedere un tozzo di pane, ed era venuta con una corda che portava sotto al braccio da ben quattro giorni. Voleva farla finita. Sono riuscito con l’aiuto di Dio a farla deporre ai piedi di Maria, Stella dell’Evangelizzazione. Ma in questi 25 anni, numerosi sono stati i giovani e non giovani che sono venuti con le armi e hanno deposto le armi. Ben 11 pistole, un fucile sono stati consegnati. E allora, è proprio questo messaggio, che è il messaggio di Dio che è amore e pace, che colui che facendo zapping e incontrandosi in Telepace, riceve”.

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ALTRE UDIENZE DI OGGI. NOMINE DI INVIATI SPECIALI E DEL NUNZIO IN MOLDOVA.  PROVVISTE DI CHIESE IN GRECIA, KENYA E INDIA

- A cura di Paolo Salvo e Amedeo Lomonaco -

 

Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza il cardinale cubano Jaime Lucas Ortega y Alamino, arcivescovo di San Cristòbal de La Habana.

 

Il Papa ha pure ricevuto in udienza questa mattina Frère Roger, priore della comunità ecumenica di Taizè.

 

Giovanni Paolo II visitò la comunità di Taizé il 5 ottobre 1986, durante il terzo viaggio apostolico in Francia ed in quella occasione volle spiegare ai giovani il significato della sua visita: «Si passa a Taizé - disse il Papa - come si passa accanto ad una fonte. Il viaggiatore si ferma, si disseta e continua il cammino”.

 

Fondata nel 1940, la comunità di Taizè accoglie giovani provenienti da tutti i continenti che partecipano agli incontri settimanali imperniati sulla ricerca della fede. Oggi i volti dei ragazzi di Taizè manifestano un'amplificazione intercontinentale considerevole ed ogni settimana i giovani giungono nel piccolo villaggio francese per trovare il senso della loro vita e tornare a casa con uno slancio nuovo.

 

L’ultimo appuntamento internazionale della comunità di Taizè, il 25° di questo tipo, si è svolto a Parigi dal 28 dicembre al primo gennaio scorsi. In quella occasione circa 80 mila giovani cattolici, anglicani, luterani ed ortodossi hanno invaso le strade della capitale francese per promuovere la costruzione di una società più giusta e più equa. L’eco di quei giovani costituisce un impegno che, soprattutto oggi, si rinnova nella speranza di una imminente conclusione della guerra nel Golfo Persico. 

 

Il Papa ha nominato il cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger, suo Inviato speciale alle celebrazioni del 750.mo anniversario della canonizzazione di San Stanislao, vescovo e martire, che avranno luogo a Cracovia il prossimo 11 maggio.

 

Il Pontefice ha inoltre nominato il cardinale prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, Mario Francesco Pompedda, suo Inviato speciale alle celebrazioni del settimo centenario della morte di Sant’Ivo, patrono dei giuristi, che si terranno a Tréguier, in Francia, dal 16 al 18 maggio prossimo.

 

Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Moldova l’arcivescovo svizzero Jean Claude Périsset, attuale nunzio apostolico in Romania.

 

In Grecia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Corfù, Zante, Cefalonia e del vicariato apostolico di Thessaloniki, presentata da mons. Anthonios Varthalitis, della congregazione assunzionista, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha quindi nominato arcivescovo di Corfù, Zante, Cefalonia e amministratore apostolico di Thessaloniki il francescano padre Joannis Spiteris, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Nato a Corfù nel 1940, il nuovo presule greco è stato finora  docente di teologia presso l’Antonianum e l’Istituto Orientale a Roma, oltre che professore inviato presso altre Università pontificie romane. E’ anche membro della Pontificia Accademia Teologica. Da alcuni anni, organizza un Simposio internazionale di dialogo tra cattolici e ortodossi. In Grecia è membro del Consiglio teologico e dell’Ufficio stampa della Conferenza episcopale.

 

In Kenya, il Pontefice ha nominato vescovo di Homa Bay il presule mons. Philip Anyolo, finora vescovo di Kericho. Come nuovo vescovo di Kericho, il Santo Padre ha nominato il sacerdote Emmanuel Okombo, 60enne, del clero della diocesi di Bungoma.

 

In India, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Madurai, presentata da mons. Marianus Arokiasamy, per limiti di età. Il Santo Padre ha quindi nominato arcivescovo di Madurai il presule mons. Peter Fernando, finora vescovo di Tuticorin.

 

 

IL SALUTO DEL PAPA AD UN GRUPPO DI STUDIOSI DI FENOMENOLOGIA,

RICEVUTI STAMANE IN VATICANO

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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“Un affascinate impresa, a partire dagli anni degli studi e dell’insegna-mento, e anche dopo, nelle successive fasi della mia vita e del mio ministero pastorale”: così Giovanni Paolo II ha ripercorso la sua partecipazione al progetto vagheggiato dal filosofo Edmund Husserl perché “si formasse una comunità di ricerca, per affrontare con diversi approcci complementari il grande mondo dell’uomo e della vita”.

 

E l’occasione per citare l’opera di questo importante maestro del pensiero filosofico del primo Novecento, è stata l’udienza ad una delegazione dell’Istituto mondiale di fenomenologia di Hanover, negli Stati Uniti, a Roma per presentare il volume “Phenomenology World-Wide. Foundations – Expanding – Dynamics - Life Engagements. A guide for research and study”. Il filosofo Husserl, nativo della Moravia, vive tra il 1859 e il 1938, tra Lipsia, Berlino, Vienna, Göttingen, Friburgo, dove nel 1928 è costretto dal regime nazista a lasciar la docenza perché ebreo; è stato il fondatore della fenomenologia, a partire dalla critica delle teorie positiviste, e del psicologismo sensualistico, per arrivare a propugnare l’esplora-zione sistematica della coscienza trascendentale, della varie possibilità coscienziali e lo studio dell’apriori universale delle scienze.

 

Come ha spiegato Giovanni Paolo II “la fenomenologia è prima di tutto uno stile di pensiero, di relazione intellettuale con la realtà, di cui si vogliono cogliere i tratti essenziali e costitutivi, evitando pregiudizi e schematismi.” “Vorrei dire - ha aggiunto il Santo Padre – che è quasi un atteggiamento di carità intellettuale verso l’uomo e il mondo e, per il credente, verso Dio, principio e fine di tutte le cose.” E “per superare la crisi di senso, che segna una parte del pensiero moderno - ha sottolineato ancora Giovanni Paolo II – ho voluto insistere nell’Enciclica Fides et ratio sull’apertura alla metafisica”, cui la fenomenologia può offrire “un significativo contributo”. Da qui la riconoscenza per il dono del volume,  “frutto della collaborazione di oltre 70 specialisti nei vari campi della ricerca fenomenologica”.

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IL RITO PER LA PROCLAMAZIONE DI CINQUE BEATI PRESIEDUTO DAL PAPA,

DOMANI MATTINA IN PIAZZA SAN PIETRO. DIRETTA DELLA RADIO VATICANA

 

Il Papa presiederà domani mattina alle ore 10.00 in Piazza San Pietro il rito per la proclamazione di cinque nuovi beati: il sacerdote francese Pierre Bonhomme; tre suore spagnole, fondatrici di istituti religiosi, María Dolores Rodríguez Sopena, María Caridad Brader, Juana María Condesa Lluch; e il laico ungherese Làszlò Batthyany Strattmann, noto come il medico dei poveri.

 

La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca diretta dell’avvenimento, a partire dalle ore 9.50, per la zona di Roma, l’Italia e l’Europa, sulle consuete frequenze, oltre che per l’America Latina e il Brasile, solo via satellite, con i commenti in italiano, francese, tedesco, ungherese, spagnolo e portoghese.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“Mai la violenza e le armi. Solo la pace costruisce una società più giusta e solidale” è il titolo che, a tutta pagina, apre il giornale: nell’udienza agli operatori di “Telepace”, il Papa ha richiamato l'urgenza di una testimonianza forte e decisa. 

L’annuncio del solenne rito di proclamazione di cinque nuovi beati che sarà presieduto - domani, in Piazza San Pietro - da Giovanni Paolo II.

Allegato al giornale, un tabloid di sedici pagini dedicato a tale evento.

 

Nelle vaticane, l’udienza del Santo Padre agli operatori di “Telepace”, che vuole essere “la televisione della pace, di quella pace che è dono di Dio e umile e costante conquista degli uomini”.

Il discorso del Papa alla delegazione dell'Istituto mondiale di Fenomenologia di Hanover (Stati Uniti d'America).

Le iniziative di preghiera per la pace organizzate nelle diocesi italiane.

La presentazione di Paola Bignardi, presidente dell'Azione Cattolica Italiana, al libro di Francesco Lambiase dal titolo: “Sui passi di Gesù”.

Un articolo di Giuseppe Buono dal titolo “La Chiesa fa memoria dei martiri per il Vangelo nel nostro tempo”; 24 marzo, una significativa giornata di preghiera.

 

Nelle pagine estere, Baghdad: colpiti i centri di comando iracheni. In tutto il mondo si susseguono le manifestazioni contro la guerra.

Il “Pam” segnala difficoltà per assicurare gli aiuti umanitari.

Sul fronte del terrorismo, si accredita la pista islamica riguardo al ritrovamento della ricina in una stazione di Parigi.

La Corea del Nord sospende a tempo indeterminato i negoziati con la Corea del Sud.

Nella pagina culturale, un contributo di Pietro Borzomati dal titolo “Una presenza preziosa durante gli anni difficili della contestazione studentesca”: un volume dedicato alla figura del vescovo Enea Selis.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica legata alla crisi irachena.

Continua massiccia la mobilitazione contro la guerra.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 marzo 2003

 

 

 

UNANIME GRIDO DI PACE DA BAGHDAD E DAL MONDO.

 LE VOCI DEI LEADER RELIGIOSI E LE INIZIATIVE UMANITARIE

PER LA POPOLAZIONE IRACHENA

 

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La massiccia offensiva angloamericana scatenata fin da ieri sera su Baghdad - che ha avvolto la capitale irachena in un drammatico gioco di luci, fuoco ed esplosioni - ha visto tra i palazzi indirettamente danneggiati dalle bombe anche la sede del patriarcato caldeo della città. La notizia ha destato grande preoccupazione quando, sulle prime, il vescovo ausiliare del patriarcato, Emmanuel Karim Delly, è stato dato per ferito da un coordinatore della Caritas giordana, interpellato stamani dalla Misna. Fortunatamente, l’informazione si è rivelata infondata e lo stesso presule, raggiunto telefonicamente a Baghdad da Sergio Centofanti, ha rassicurato sulle sue condizioni, offrendo al contempo un impressionante quadro della situazione urbana:

 

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R. – Io sto bene, sono ancora vivo, ma anche in questo momento stanno bombardando. Ci bombardano.Ci sono tante rovine, tante grida della gente, dei bambini. Quelli che hanno un cuore così duro dovrebbero avere almeno un cuore più paterno.

 

D. – Le bombe sono cadute vicino al patriarcato?

 

R. – Sì, a circa 100 metri. Nostro Signore mi ha salvato. Speriamo che non duri molto, perché se dura molto i guai saranno ancora maggiori. La gente avrà fame, avrà sete. Ieri sera abbiamo pregato, io ho celebrato la Messa e abbiamo fatto la Via Crucis, con la partecipazione di tutti i vescovi cattolici e dello stesso nunzio. Abbiamo pregato affinché il Signore ci protegga e la Madonna ci aiuti a sopportare questa  catastrofe.

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La testimonianza di mons. Delly, che dimostra come il massiccio bombardamento non abbia prodotto l’interruzione delle linee telefoniche, ci ha permesso di raccogliere anche l’appello del vescovo ausiliare di Baghdad dei caldei, Shlemon Warduni, che invoca il silenzio delle armi:

 

 

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A nome di tutto il popolo iracheno, a nome di tutti i bambini e in profonda unione con il Santo Padre dico: fate cessare la guerra. Il popolo iracheno vuole la pace! Vogliamo la pace e solo la pace! Pregate perché venga la pace! Preghiamo tutti!

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L’apprensione con la quale il Papa sta seguendo lo svolgersi della campagna bellica in Iraq è la stessa dell’episcopato americano. Anche i vescovi statunitensi si stringono al coro delle voci che - dal Palazzo di vetro dell’Onu ai pacifisti che hanno preso possesso delle piazze del mondo - chiedono una veloce conclusione delle ostilità e il pieno sostegno alla popolazione irachena. Sentiamo il cardinale Theodore Edgard McCarrick, arcivescovo di Washington:

 

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R. - FIRST OF ALL, THAT THE CONDUCT OF THE WAR BE ACCORDING TO THE RULES ...

“Prima di tutto, auspichiamo che la guerra sia condotta in accordo con le regole della guerra, in misura proporzionata. In secondo luogo, che sarà fatto tutto il  possibile per evitare che siano danneggiati i civili e in terzo luogo, che si cerchi di concludere il conflitto molto rapidamente, in modo da poter iniziare subito con la ricostruzione di un Paese così importante. Per tutto questo noi stiamo pregando. Abbiamo anche detto al nostro stesso governo che deve impegnarsi, non solo tentare, di rimettere in sesto l’Iraq, una volta che la guerra sarà finita, ma anche che dovrà poi volgere la propria attenzione alla Terra Santa e lavorare per favorire la pace in quella regione, in Libano e in tutto il Medio Oriente. Dobbiamo sempre considerare che quanto stiamo facendo non contribuisca a creare una spaccatura ancora maggiore tra cristianesimo e islam. Queste sono le cose per cui stiamo pregando e queste le cose che abbiamo chiesto”.

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Analoghi sentimenti sono stati espressi in una dichiarazione congiunta dai massimi responsabili religiosi - anglicani, cattolici, ebrei e musulmani - della Gran Bretagna. Anche in questo caso, i leader spirituali britannici si appellano al rispetto della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra, ricordano che l’azione militare può essere solo “un mezzo limitato e non un fine” e ne rigettano ogni implicazione di tipo religioso. “Come cristiani, ebrei e musulmani, responsabili religiosi in questi Paese - scrivono - noi crediamo sia vitale, in mezzo a una così grande incertezza e confusione, resistere a qualsiasi tentativo di guidare divisi le nostre comunità”. 

 

Passiamo ora al risvolto umanitario della guerra in Iraq. Un aspetto che  da tempo è al centro delle preoccupazioni della Caritas Internationalis. In stretta collaborazione con l’organismo sovranazionale, anche la Caritas italiana si è mobilitata con uomini, mezzi e stanziamenti in denaro. Ad illustrarne l’impegno è il direttore, mons. Vittorio Nozza, al microfono di Alessandro De Carolis:

 

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R. – In Iraq si è riusciti in pratica ad attivare circa 400 medici e 200 volontari, a supporto di una ottantina di operatori che già la Caritas Iraq ha a sua disposizione. Questo ha comportato tutta una serie di iniziative riguardanti l’attivazione di 14 centri di accoglienza, l’approntamento di otto piccoli ospedali, la dotazione di questi ultimi con ambulanze ed altre attrezzature sanitarie. Tutto ciò proprio come segno di una presenza che sta tentando di aiutare soprattutto le persone in situazione di maggiore difficoltà, come i bambini, le donne,  gli anziani e gli ammalati.

 

D. – Che costi sta comportando questa vostra iniziativa e quali strumenti prevedete per l’immediato futuro?

 

R. – Per il momento, la presidenza della Caritas italiana ha stanziato 150 mila euro proprio per riuscire a mettere a disposizione dell’emergenza che si è creata attrezzature sanitarie, ossigeno, medicinali, alimenti. Insieme alla rete di Caritas Internationalis, intendiamo sostenere una triplice azione: la prima, che riguarda appunto gli interventi interni all’Iraq. Una seconda azione destinata soprattutto al supporto dei campi di accoglienza per i profughi che si trovano in modo particolare nei Paesi confinanti. Una terza azione, che prevede l’accoglienza dei profughi all’interno del nostro territorio.

 

D. – Per quanto riguarda gli sfollati, al momento i loro movimenti nelle zone del fronte risultano poco chiari. Voi avete qualche aggiornamento sulla situazione?

 

R. – Abbiamo segnali, già da alcuni giorni, che ci confermano il riversamento, nei Paesi confinanti, di numeri abbastanza considerevoli di persone, in fuga dalle loro abitazioni. Ad esempio, circa duemila famiglie si sono rifugiate all’interno della Siria e sono ospitate presso famiglie di iracheni che già si trovavano all’interno di quel Paese. Inoltre, c’è una presenza consistente di iracheni in Giordania e di altri ammassati ai suoi confini, anche se le frontiere per i profughi sono chiuse.

 

D. – C’è già un coordinamento in Iraq tra le varie agenzie di soccorso internazionali?

 

R. – Al momento, c’è in atto una collaborazione con una Ong, la World Vision, e con la Mezzaluna Rossa locale, soprattutto per l’opera di distribuzione di attrezzature come coperte, autocarri, containers di acqua, teli di plastica, eccetera.

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Anche Amnesty International ha sollecitato i governi di Londra e Washington ad illustrare quali misure siano state adottate per evitare vittime non militari nei raid aerei e missilistici in particolare su Baghdad, città nella quale vivono cinque milioni di persone. In un comunicato diffuso a Londra dopo l'inizio dei bombardamenti sulla capitale irachena, l'organizzazione internazionale per i diritti civili ha rimarcato che, “sulla base del diritto internazionale umanitario, un attacco deve essere cancellato o sospeso se diventa evidente che causa sproporzionate perdite di vite umane fra i civili”.

 

Lo stop della guerra e il ripristino della pace ha visto, sia ieri che stamattina, centinaia di migliaia di persone tornare in strada in segno di protesta. Manifestazioni spontanee e organizzate dalle organizzazioni pacifiste si sono contate ovunque, in tutti i continenti. Negli Stati Uniti, Washington, Los Angeles, San Francisco hanno visto migliaia di persone sfilare per le vie delle metropoli, con incidenti violenti soprattutto a San Francisco. Da registrare una “incursione” di alcuni attivisti in due proprietà del ministro della Difesa americano Donald Rumsfeld. Anche a Toronto e Halifax, in Canada, i pacifisti hanno urlato slogan contro la guerra e, già da circa un’ora, sono in strada i manifestanti londinesi che si raduneranno questo pomeriggio ad Hyde Park. Tra le altre capitali europee interessate oggi alle marce in favore della pace vanno annoverate Parigi e Stoccolma. In Italia, Firenze, Ancona, Venezia hanno già visto questa mattina sfilate di pacifisti. Questa sera, a Milano, sfileranno, a partire dalle 19,  i partecipanti alla marcia interreligiosa organizzata dal Movimento dei Focolari e dalla Comunità di Sant’Egidio, con una suggestiva distesa di 62 fiaccole, una per ogni Paese dove, in questo momento, si combatte.

 

 

NELLA TERZA GIORNATA DI GUERRA NEL GOLFO,

 ANCORA MASSICCI BOMBARDAMENTI SU BAGHDAD.

 A BASSORA, LE TRUPPE ANGLO-AMERICANE

TRATTANO LA RESA DELLE FORZE IRACHENE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

         L’Iraq sotto attacco missilistico nel terzo giorno di guerra. Nelle ultime venti ore, massicci bombardamenti hanno scosso la capitale, provocando – secondo fonti irachene – tre morti e almeno 207 feriti. Per il Pentagono, l’attacco ha distrutto centinaia di obiettivi strategici. Raid aerei sono stati effettuati anche nel nord del Paese sulle città di Mosul e Kirkuk. Ma è nel sud - intorno a Bassora - che si concentrano, in queste ore, gli sforzi delle truppe anglo-americane, che tentano di ottenere negozialmente la resa delle forze irachene. Secondo l’emittente araba Al-Jazeera i raid su Bassora avrebbero provocato 50 morti, una parte non precisata dei quali sarebbero civili. Nuove perdite si registrano anche nella coalizione alleata: due elicotteri britannici sono entrati in collisione provocando la morte dei sette militari a bordo. Intanto, mentre prosegue l’avanzata dei blindati americani verso Baghdad, il capo di stato maggiore britannico Boyce ha dichiarato che sono migliaia i soldati iracheni fatti prigionieri nel corso delle ultime operazioni. Il Pentagono ha inoltre annunciato che l’intera 51.ma divisione irachena si è arresa. Notizia, tuttavia, smentita da un portavoce di Saddam Hussein. Baghdad, bombardata anche poco fa in pieno giorno, ha vissuto una notte drammatica, come riferisce il nunzio apostolico in Iraq, mons. Fernando Filoni, raggiunto telefonicamente nella prima mattinata da Roberto Piermarini:

        

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R. – Ieri, verso le 20-20,30 c’è stata la prima ondata di bombardamenti massicci. La seconda ondata stata è stata un paio d’ore più tardi, ma non sono stati così intensi come nella prima. Questa mattina alle 5.30 ci sono state due, tre fortissime esplosioni ma non abbiamo ancora idea esattamente dove siano avvenute.

 

D. – Mons. Filoni, le chiese, le istituzioni ecclesiastiche hanno subito danni?

 

R. – Per ora le notizie sono ancora frammentarie, le stiamo attendendo. Sappiamo che nella prima ondata, dove ci sono stati i bombardamenti, c’era la sede del patriarcato  che ha avuto moti danni. Poi faremo una verifica per vedere come stanno le cose.

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Poco fa, le forze americane hanno preso la città di Nassiriya, nel sud dell'Iraq, sull'Eufrate. Dopo essersi impadroniti, ieri, con relativa facilità del nuovo porto di Umm Qasr, scalo petrolifero nel sud dell'Iraq, i marines americani hanno, invece, trovato oggi impreviste sacche di resistenza e combattono ancora per avere il pieno controllo dell'abitato. Il Pentagono ha inoltre confermato che un missile cruise è finito fuori rotta cadendo in Iran, al confine con l'Iraq. Ma qual è l’obiettivo strategico della nuova fase della Seconda guerra del Golfo, denominata dagli americani “Shock e timore”? Lo abbiamo chiesto al generale Carlo Jean, docente di studi strategici all’Università Luiss di Roma:

 

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R. – L’obiettivo di guerra americano sicuramente è stato il collasso del regime, più che la distruzione delle forze armate irachene; infatti, i bombardamenti sono diretti molto più sugli edifici simbolici del regime, o comunque sulle strutture politico-strategiche, che non contro le forze militari. E questo spiega quella ridda di notizie confuse: una città occupata, poi la città viene sgombrata, poi ci sono nuovi combattimenti nella città… ci sono state molte notizie contraddittorie tra di loro. Molto verosimilmente, perché gli americani vogliono creare un nuovo ordine in Iraq, quindi ristabilizzare l’Iraq. Per stabilizzare l’Iraq devono ridurre al massimo le perdite, non solamente tra la popolazione civile, ma tra gli stessi militari.

 

D. – Ecco, generale, da questa notte le principali città irachene sono sottoposte a massicci bombardamenti. Quanto è elevato il rischio che siano coinvolti in queste azioni militari, in questi attacchi, le popolazioni civili?

 

R. – Penso che quando le zone sono popolate è praticamente inevitabile un coinvolgimento della popolazione civile, anche se proprio gli obiettivi di guerra americana, la logica seguita anche nelle stesse operazioni, dal puntare contro il regime anziché contro le forze militari, escludono che non venga fatto ogni sforzo per ridurre il numero di perdite tra la popolazione civile, che avrebbe effetti disastrosi sulla stessa opinione pubblica americana e anche sul raggiungimento degli scopi che gli americani si prefiggono con le operazioni militari.

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Sul fronte nord del quadrante iracheno, il governo di Ankara ha prima confermato e successivamente smentito l’ingresso di mille soldati turchi nel nord dell’Iraq con il compito dichiarato di assistere e fermare i profughi e di contrastare le attività terroristiche. La decisione - annunciata dal ministro degli Esteri turco, Gul - era stata severamente criticata da Washington, che teme un’escalation militare tra la Turchia e i curdi iracheni, alleati della coalizione anti-Saddam. Proprio in quest’area, d’altro canto, una cinquantina di missili da crociera sono stati lanciati tra ieri e oggi sui villaggi controllati da un gruppo islamico, Ansar al Islam, ritenuto legato ai terroristi di Al Qaeda. Sul fronte politico, il ministro degli Esteri russo Ivanov ha affermato oggi che il Cremino è favorevole all'aumento del numero dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Una riforma, ha detto Ivanov, che potrebbe essere “accelerata” dall'attuale crisi irachena. Al Palazzo di Vetro, intanto, forti critiche sono state rivolte al segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, da parte dell’ambasciatore iracheno Mohammed Aldouri, per non aver condannato l'attacco militare contro l'Iraq. Proprio in una manifestazione, nel Bahrein, contro la guerra sono rimaste ferite diverse persone. Il mondo arabo, dopo le violente proteste di ieri ad Amman, Il Cairo e San’a sembra quindi essersi infiammato con l’escalation militare nel Golfo. Per un’analisi delle reazioni alla crisi irachena nel mondo islamico, ascoltiamo Camille Eid, giornalista libanese, editorialista di Avvenire:

 

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R. – Ieri era il giorno della preghiera comunitaria musulmana quindi è solito prevedere manifestazioni quando ci si trova in un clima di guerra, di tensione così forte. Dopo la preghiera di mezzogiorno queste folle che pregavano sono uscite dopo una predica che ha infiammato gli animi da parte degli imam che guidavano la preghiera.

 

D. – In quali Paesi si può prevedere che saranno più forti le proteste nei confronti della guerra all’Iraq?

 

R. –  Secondo me la Giordania.La Giordania è confinante con l’Iraq, sente maggiormente la tensione, le ripercussioni di questa guerra. Vedrà poi affluire all’interno del Paese centinaia di migliaia di profughi. Sono già stati allestiti alcuni campi per accoglierli, anche se le autorità giordane dicono di non poter ripetere l’esperienza del 1991, quando hanno accolto 2 milioni di iracheni.

 

D. – C’è il rischio che queste proteste possano alimentare il fondamentalismo islamico?

 

R. – Certamente. Sono gli intellettuali da una parte e i fondamentalisti quelli che animano la piazza vera e propria, non il popolo che fa delle manifestazioni che si sgonfiano nel giro di 24 ore. Non si può pensare di esportare la democrazia – come dicono gli americani del Medio Oriente – attraverso una guerra e questo darà quindi maggiore forza al campo integralista.

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IL MONDO VERSO LA PENURIA IDRICA. SI CHIUDE DOMANI

 A KYOTO IL FORUM MONDIALE DELL’ACQUA

- Intervista con Alice Aureli -

 

Domani si chiuderà a Kyoto il Forum Mondiale sull’Acqua, a cui hanno partecipato 160 paesi chiamati a decidere sulle scarse risorse idriche, una penuria  che  nel 2025 colpirà più di due miliardi di persone. La  Santa Sede, in una nota del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace inviata al forum di Kyoto, ha ribadito alcuni principi morali come base per la risoluzione dei problemi legati all’acqua. La nota si è soffermata anche sui principali nodi che i governi e la comunità internazionale devono affrontare ogni giorno a livello sociale, economico, politico ed ambientale. L’acqua, si ribadisce nella nota, è un essenziale elemento per la vita  e soprattutto un diritto da riconoscere a tutta l’umanità.

 

Anche il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha mostrato preoccupazione per le risorse idriche che potrebbero diventare una merce preziosa. Pertanto ha voluto  che  il 2003 fosse l’Anno Internazionale dell’Acqua. Un  rapporto sullo sviluppo idrico mondiale verrà presentato oggi, in occasione  della Giornata Mondiale dell’Acqua, dalle Nazioni Unite che hanno coinvolto nel progetto 23 agenzie onu.  Tra queste anche l’Unesco, impegnata nella ricerca di soluzioni efficaci per sopperire alla mancanza di acqua.

 

Benedetta Capelli ha raggiunto a Kyoto Alice Aureli, responsabile del programma risorse idriche sotterranee dell’Unesco, che ha espresso perplessità sull’impegno degli stati convenuti al forum.

 

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R. – Non è stato deciso nulla, ma soprattutto non si è dibattuto moltissimo. Ci sono state centinaia e centinaia di sessioni diverse, tutti hanno espresso un punto di vista – ovviamente il punto di vista dell’Unesco è conosciuto da tutti: noi vogliamo che l’acqua sia per i poveri, per quelli che ne hanno più bisogno e per tutti in generale. Un forum magnifico, ma deludente dal punto di vista politico. I governi non hanno voluto prendere nessuna decisione, non c’è nessuna risoluzione politica interessante; la volontà politica non l’ho vista.

 

D. – Questa è un’accusa abbastanza pesante ...

 

R. – Credo che non ci sia ancora una maturità. Devo dire che uno degli interventi che mi è piaciuto di più è stato proprio quello del rappresentante della Santa Sede, che è stato uno dei pochissimi che ha parlato di acqua e pace, di acqua ed educazione, di acqua e solidarietà.

 

D. – L’anno 2003 è l’anno mondiale dell’acqua. Quale emergenza reale esiste nei confronti di questo bene?

 

R. – Si parla di scarsità in alcune zone di grande aridità o di iper-aridità: i dati sono evidenti a tutti; c’è una mancanza effettiva. Ma quando si parla dell’obiettivo delle Nazioni Unite, di dare acqua a tutti, bisogna tenere in considerazione che non conosciamo benissimo ancora la riserva disponibile, la quantità di acqua disponibile. Per questo le Nazioni Unite hanno creato il Programma di riconoscimento, di valutazione delle risorse idriche mondiali: per potere avere un’idea corretta della risorsa disponibile. Vi è ancora una risorsa che non conosciamo completamente e che per fortuna non abbiamo  utilizzato a pieno, e sono le acque sotterranee che sono senza dubbio ancora dei contenitori idrici di più grande qualità rispetto alle risorse di acqua superficiale. Solo che se c’è la volontà politica di conoscere immediatamente e di gestire queste risorse come si deve, è l’oggi di cui stiamo parlando, di stazioni di gestione e di monitoraggio delle risorse sotterranee ci sono e si possono migliorare ed aumentare. Quello che invece è accaduto negli ultimi anni è che i governi hanno finanziato sempre meno stazioni di monitoraggio o di riconoscimento per cui i nostri dati sono quelli di vent’anni fa.

 

D. – Oggi è la Giornata mondiale dell’acqua, festeggiata ogni anno il 22 marzo. Si potrebbe fare di più per questa risorsa?

 

R. – L’acqua è un valore spirituale, un valore culturale, un valore storico, un valore essenziale per la vita. Bisognerebbe sperare che i nostri programmi di educazione non si fermino un giorno, un anno, che sia a lungo termine, che i nostri politici pensino a questa risorsa e che ci diano dei sistemi educativi adeguati.

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CHIESA E SOCIETA’

22 marzo 2003

 

 

 

DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEI VESCOVI DI AUSTRIA E REPUBBLICA CECA IN FAVORE DI UNA COMPLETA RICONCILIAZIONE TRA I DUE PAESI. NEL DOCUMENTO I PRESULI INVITANO A SUPERARE LE DIVISIONI ED A ESSERE ATTIVI

 NEL PROCESSO DI UNIFICAZIONE EUROPEA

 

VIENNA – PRAGA. = Un importante passo verso la completa riconciliazione tra Austria e Repubblica Ceca è stato compiuto ieri dai due episcopati nazionali che hanno firmato una dichiarazione congiunta dal titolo “Riconciliazione e relazioni cordiali nel cuore dell’Europa”. Il documento, frutto del lavoro di una commissione mista dei due episcopati, è stato presentato ieri a Vienna dal cardinale Christoph Schonborn, presidente della conferenza episcopale austriaca, e a Praga dall’arcivescovo di Olomuc, mons. Jan Graubner, presidente di quella ceca. I regimi totalitari del 20.mo secolo incrinarono notevolmente le relazioni tra i due Paesi. La dura occupazione nazista della Boemia durante la seconda guerra mondiale e l’espulsione, a fine conflitto, di tre milioni di persone di lingua tedesca lasciarono infatti ferite che ancora non si sono rimarginate. I presuli si augurano che il documento possa contribuire a distendere i rapporti tra i popoli delle due nazioni. Ma, come si legge nel titolo, la dichiarazione parla anche di prospettiva europea: “Speriamo – scrivono i vescovi dei due Paesi dell’Europa centrale – di poter offrire un contributo al processo di allargamento e di unificazione europea che il Santo Padre continuamente incoraggia. Per questo – proseguono i presuli – i cristiani austriaci e cechi devono unire le loro forze per contribuire alla riunificazione dell’Europa. E’ necessario guardare indietro nella storia e riconoscere il male che è stato compiuto da entrambi”. A conferma del contributo utile che può dare questo documento sono giunte le parole dell’arcivescovo di Praga, il cardinale Miroslav Vlk, che ha ricordato una dichiarazione simile firmata dai vescovi cechi e tedeschi nel 1995 che concorse non poco alla distensione tra i due Paesi. (M.A.)

 

 

L’ALTO COMMISSARIATO DELL’ONU PER I RIFUGIATI HA CHIESTO 29 MILIONI

DI DOLLARI PER ASSISTERE GLI SFOLLATI DELLA GUERRA CIVILE IN COSTA D’AVORIO.

L’ORGANISMO INTERNAZIONALE DENUNCIA LA SITUAZIONE DI INSTABILITÀ

DELL’INTERA REGIONE CHE OSTACOLA GLI INTERVENTI UMANITARI

 

NEW YORK. = L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha rinnovato ieri l’appello per reperire 29 milioni di dollari da destinare ad aiuti umanitari in favore dei 163 mila sfollati a causa della guerra civile in Costa d’Avorio. Il portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), Kris Janowski, ha spiegato che i fondi permetteranno di assistere sia le persone sfollate all’interno del Paese, sia quelle scappate all’estero che adesso hanno deciso di rimpatriare. Janowski ha precisato la gravità della situazione umanitaria: frequenti conflitti e persistente instabilità politica minacciano le popolazioni della regione. L’Unhcr ha dichiarato che migliaia di ivoriani, così come i liberiani che vivevano in Costa D’Avorio sono fuggiti in Paesi vicini come la Liberia, tormentata da una cruenta guerra civile. Attualmente l’agenzia assiste 120 mila persone direttamente colpite dalla guerra; tra di essi sono circa 42 mila gli ivoriani, rifugiati principalmente in Liberia ed in Guinea. La situazione dei campi d’accoglienza è pero estremamente critica. Mentre in Liberia, dove la situazione alla frontiera con la Costa d’Avorio ostacola di continuo gli sforzi umanitari dell’Unhcr, c’è bisogno di nuovi campi, in Guinea è pressante l’estensione o la ristrutturazione dei siti per far fronte ai nuovi flussi di rifugiati in arrivo. I 29 milioni di dollari costituiranno solo una parte della somma di cui l’Unhcr avrà bisogno per aiutare gli ivoriani: il prolungarsi della crisi, secondo la dirigenza dell’organismo, non favorisce soluzioni a breve termine. (M.A.)

 

 

L’APPARIZIONE DI GUADALUPE, TESTIMONIANZA DELLA PACE PORTATA DA CRISTO. QUESTO IL MESSAGGIO DEL CONGRESSO “GUADALUPE: EVANGELIZZAZIONE E STORIA DELL’AMERICA”, SVOLTOSI IERI A ROMA ALLA PRESENZA DI VESCOVI MESSICANI, STORICI E STUDIOSI

 

ROMA. = In occasione dell’Assemblea plenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina, prevista la prossima settimana, l’Ateneo pontificio romano “Regina Apostolorum” ha ospitato ieri il congresso “Guadalupe: evangelizzazione e storia dell’America”. Ai lavori sono interventi l’arcivescovo di Città del Messico, il cardinale Norberto Rivera Carrera, l’arcivescovo di Guadalajara, il cardinale Juan Sandoval Íñiguez, il vicepresidente della Commissione per l’America Latina, mons. Cipriano Calderon e vari studiosi e storici. “L’evento di Guadalupe - ha spiegato il missionario comboniano padre Fidel Gonzalez Fernandez, presidente della Commissione storica guadalupana – è legato intimamente al processo storico della formazione della coscienza cattolica nel continente americano: non è possibile comprendere la storia dell’evangelizzazione dell’America senza comprendere le apparizioni della Vergine di Guadalupe nel 1531”. La Vergine chiese che al posto di un luogo di culto nel quale le popolazioni precolombiane offrivano sacrifici umani ai loro dei fosse costruita una chiesa a lei dedicata. “Così – spiega padre Gonzalez – le apparizioni tramutarono quello che era un luogo tragico in un punto di incontro e pace. La riconciliazione dei popoli che sembrava impossibile agli occhi umani si poté operare con la grazia di Cristo”. (M.A.)

 

 

CHIESA E SOCIETÀ AL SERVIZIO DEL MALATO. ALL’OSPEDALE “BUCCHERI LA FERLA”

DI PALERMO, MEDICI, RELIGIOSI E POLITICI A CONFRONTO SULLE NUOVE VIE

DELLA PASTORALE SANITARIA

 

PALERMO. = Le attuali tecnologie mediche, la moderne politiche sanitarie e, purtroppo, la nuove malattie chiamano la Chiesa ad un rinnovamento della pastorale sanitaria.  Per riflettere su questi temi si svolge oggi a Palermo il convegno “Nuove vie per la pastorale della salute”, promosso dall’ospedale “Buccheri La Ferla”, l’unica struttura sanitaria pubblica italiana gestita da religiosi. L’assistenza ai malati è stata sempre un ambito privilegiato per l’esercizio della carità cristiana, ma il mondo contemporaneo richiede nuovi approcci al mondo della sanità. La congregazione dei Fatebenefratelli, che gestisce il “Buccheri La Ferla”, vuole sottolineare che il rinnovo non è un problema limitato alla sfera ecclesiastica: al congresso perciò interverranno anche medici, amministratori e famigliari, oltre all’arcivescovo attuale ed a quello emerito di Palermo, i cardinali Salvatore De Giorgi e Salvatore Pappalardo, e il presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro. Particolare attenzione sarà dedicata agli aspetti propriamente umani della pastorale sanitaria: “Il cittadino che arriva in ospedale – spiega il superiore del “Buccheri La Ferla” fra Elia Tripaldi - ha bisogno di un adeguato trattamento anche sul piano psicologico, senza trascurare, ovviamente, quello religioso”. (M.A)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

22 marzo 2003

- A cura di Paolo Ondarza -

 

La guerra in Iraq si ripercuote anche sui rapporti intercoreani. Pyongyang ha comunicato la sospensione a tempo indeterminato dei negoziati con la Corea del sud visto l’appoggio dato da Seul all'intervento militare di Washington contro Baghdad. Lo ha reso noto Radio Pyongyang, captata a Seul.

 

Il governo del Pakistan ha rafforzato le proprie truppe ed ha inviato nuove unità nella "linea di controllo" che separa il paese dall'India nella regione del Kashmir per l'aumento della tensione nell'area. Lo ha fatto sapere oggi il ministero della difesa di Islamabad.

 

I 15 paesi dell’Unione Europea hanno discusso sulla sede che ospiterà il tavolo di negoziato sulla questione israelo-palestinese. Tra le proposte, la siciliana Erice.

 

Ad un giorno dal referendum costituzionale della nuova repubblica in Cecenia, dove sono attesi alle urne circa 560 mila elettori, un gruppo di uomini armati durante la notte ha sparato su alcuni posti di controllo a Grozny: feriti due ufficiali dell'esercito russo.

 

E domani in Slovenia avrà luogo una duplice consultazione referendaria sull’adesione del Paese all’Unione Europea e alla Nato. La repubblica delle penisola balcanica, indipendente dal 1991, rappresenta una regione di collegamento tra Mitteleuropa e le regioni adriatiche e balcaniche.

 

E’ ancora allarme per il virus della polmonite atipica che ha già provocato 10 morti e 300 contagiati. Localizzata l’origine della malattia: otre l'80 per cento dei degenti è collegabile ad un medico cinese che aveva operato nel confinante Guangdong, nel sud della Cina, prima di tornare a Hong Kong e morire egli stesso a causa del virus il 4 marzo scorso.

 

Sale a 2647 persone il numero delle persone arrestate in relazione all’assassinio del primo ministro serbo Zoran Djindjc. Tra questi anche il generale Milan Saeajlic, accusato di collaborare con la criminalità organizzata.

 

Scontri tra etnie rivali si sono verificati nel sud ovest della Nigeria. Le agitazioni verificatasi nella città di Warri, dove hanno perso la vita un centinaio di persone, hanno bloccato i lavori delle compagnie petrolifere operanti nell'area.

 

 

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