RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 81 - Testo della
Trasmissione sabato 22 marzo 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Tensione tra le due Coree: Pyongyang sospende i
negoziati con Seul
Erice,
città candidata ad ospitare i negoziati sulla questione israelo-palestinese
Scontri in Cecenia alla vigilia del
referendum costituzionale
Scontri
in Nigeria bloccano i lavori delle compagnie petrolifere nell’area.
22
marzo 2003
LA GUERRA MINACCIA PER LE SORTI
DELL’UMANITA’.
LA PACE DONO DI DIO E CONQUISTA DEGLI UOMINI:
COSI’
IL PAPA RICEVENDO IN UDIENZA
GLI
OPERATORI DI TELEPACE NEL 25.MO DI FONDAZIONE
-
Servizio di Carla Cotignoli -
**********
Mai la violenza e le armi possono risolvere i problemi degli
uomini. Lo ha ripetuto con forza il Papa ricevendo questa mattina 120 operatori
di Telepace con le loro famiglie, per il 25 anniversario di fondazione.
“Telepace vuol essere la televisione della pace, di quella
pace che è dono di Dio e umile e costante conquista degli uomini. Quando la
guerra, come in questi giorni in Iraq, minaccia le sorti dell’umanità, è ancora più urgente proclamare, con voce
forte e decisa, che solo la pace è la strada per costruire una società più
giusta e solidale. Mai la violenza e le armi possono risolvere i problemi degli
uomini”.
E qui il Papa ha parlato della “indispensabile educazione
alla pace” che questa emittente sta operando da 25 anni. E ricorda gli inizi:
“Radio Pace nacque, quando in Italia si viveva il preoccupante clima della
violenza e del terrorismo, ‘per dar voce a chi non ha voce’”.
Da allora un lungo cammino è stato percorso “fidando nella
Provvidenza divina” che ha provveduto persino a 8 satelliti, in grado di
irradiare il messaggio di amore e di pace nei 5 continenti. “Telepace – sono
ancora parole del Santo Padre – ha mantenuto inalterato il suo carisma, libero
da ogni condizionamento anche economico per servire Dio e l’uomo nella Chiesa”.
Il Papa ha rilevato il servizio quotidiano alla sua parola e al suo magistero,
la sua azione di evangelizzazione e solidarietà, gli aiuti concreti per
studenti dei Paesi emergenti e ad altre persone bisognose.
Ma sui
frutti di evangelizzazione e di pace che questa emittente porta, ascoltiamo ora
il suo fondatore e direttore, mons. Guido Todeschini, al microfono di Angela
Ambrogetti:
“Ci sono persone che dicono: ‘Trovo tanta serenità, trovo
tanto conforto, anzi: trovo la forza di andare avanti anche quando sarei
tentato di farla finita’. Proprio in questi giorni, una persona era venuta a
bussare alla porta per chiedere un tozzo di pane, ed era venuta con una corda
che portava sotto al braccio da ben quattro giorni. Voleva farla finita. Sono
riuscito con l’aiuto di Dio a farla deporre ai piedi di Maria, Stella dell’Evangelizzazione.
Ma in questi 25 anni, numerosi sono stati i giovani e non giovani che sono
venuti con le armi e hanno deposto le armi. Ben 11 pistole, un fucile sono
stati consegnati. E allora, è proprio questo messaggio, che è il messaggio di
Dio che è amore e pace, che colui che facendo zapping e incontrandosi in
Telepace, riceve”.
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ALTRE
UDIENZE DI OGGI. NOMINE DI INVIATI SPECIALI E DEL NUNZIO IN MOLDOVA. PROVVISTE DI CHIESE IN GRECIA, KENYA E INDIA
- A cura di Paolo Salvo e Amedeo Lomonaco -
Nel
corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza il cardinale
cubano Jaime Lucas Ortega y Alamino, arcivescovo di San Cristòbal de La Habana.
Il Papa
ha pure ricevuto in udienza questa mattina Frère Roger, priore della comunità
ecumenica di Taizè.
Giovanni
Paolo II visitò la comunità di Taizé il 5 ottobre 1986, durante il terzo
viaggio apostolico in Francia ed in quella occasione volle spiegare ai giovani
il significato della sua visita: «Si passa a Taizé - disse il Papa - come si
passa accanto ad una fonte. Il viaggiatore si ferma, si disseta e continua il
cammino”.
Fondata
nel 1940, la comunità di Taizè accoglie giovani provenienti da tutti i
continenti che partecipano agli incontri settimanali imperniati sulla ricerca
della fede. Oggi i volti dei ragazzi di Taizè manifestano un'amplificazione
intercontinentale considerevole ed ogni settimana i giovani giungono nel piccolo
villaggio francese per trovare il senso della loro vita e tornare a casa con
uno slancio nuovo.
L’ultimo
appuntamento internazionale della comunità di Taizè, il 25° di questo tipo, si
è svolto a Parigi dal 28 dicembre al primo gennaio scorsi. In quella occasione
circa 80 mila giovani cattolici, anglicani, luterani ed ortodossi hanno invaso
le strade della capitale francese per promuovere la costruzione di una società
più giusta e più equa. L’eco di quei giovani costituisce un impegno che,
soprattutto oggi, si rinnova nella speranza di una imminente conclusione della
guerra nel Golfo Persico.
Il Papa ha nominato il cardinale prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger, suo Inviato
speciale alle celebrazioni del 750.mo anniversario della canonizzazione di San
Stanislao, vescovo e martire, che avranno luogo a Cracovia il prossimo 11 maggio.
Il Pontefice ha inoltre nominato il cardinale prefetto del
Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, Mario Francesco Pompedda, suo
Inviato speciale alle celebrazioni del settimo centenario della morte di
Sant’Ivo, patrono dei giuristi, che si terranno a Tréguier, in Francia, dal 16
al 18 maggio prossimo.
Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Moldova
l’arcivescovo svizzero Jean Claude Périsset, attuale nunzio apostolico in
Romania.
In Grecia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al
governo pastorale dell’arcidiocesi di Corfù, Zante, Cefalonia e del vicariato
apostolico di Thessaloniki, presentata da mons. Anthonios Varthalitis, della
congregazione assunzionista, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha quindi
nominato arcivescovo di Corfù, Zante, Cefalonia e amministratore apostolico di
Thessaloniki il francescano padre Joannis Spiteris, dell’Ordine dei Frati
Minori Cappuccini. Nato a Corfù nel 1940, il nuovo presule greco è stato
finora docente di teologia presso
l’Antonianum e l’Istituto Orientale a Roma, oltre che professore inviato presso
altre Università pontificie romane. E’ anche membro della Pontificia Accademia
Teologica. Da alcuni anni, organizza un Simposio internazionale di dialogo tra
cattolici e ortodossi. In Grecia è membro del Consiglio teologico e
dell’Ufficio stampa della Conferenza episcopale.
In Kenya, il Pontefice ha nominato vescovo di Homa Bay il
presule mons. Philip Anyolo, finora vescovo di Kericho. Come nuovo vescovo di
Kericho, il Santo Padre ha nominato il sacerdote Emmanuel Okombo, 60enne, del
clero della diocesi di Bungoma.
In India, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale dell’arcidiocesi di Madurai, presentata da mons. Marianus Arokiasamy,
per limiti di età. Il Santo Padre ha quindi nominato arcivescovo di Madurai il
presule mons. Peter Fernando, finora vescovo di Tuticorin.
IL SALUTO DEL PAPA AD UN GRUPPO DI STUDIOSI
DI FENOMENOLOGIA,
RICEVUTI STAMANE IN VATICANO
- Servizio di Roberta Gisotti -
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“Un affascinate impresa, a partire dagli anni degli studi
e dell’insegna-mento, e anche dopo, nelle successive fasi della mia vita e del
mio ministero pastorale”: così Giovanni Paolo II ha ripercorso la sua
partecipazione al progetto vagheggiato dal filosofo Edmund Husserl perché “si
formasse una comunità di ricerca, per affrontare con diversi approcci
complementari il grande mondo dell’uomo e della vita”.
E l’occasione per citare l’opera di questo importante
maestro del pensiero filosofico del primo Novecento, è stata l’udienza ad una
delegazione dell’Istituto mondiale di fenomenologia di Hanover, negli Stati
Uniti, a Roma per presentare il volume “Phenomenology World-Wide. Foundations
– Expanding – Dynamics - Life Engagements. A guide for research and study”.
Il filosofo Husserl,
nativo della Moravia, vive tra il 1859 e il 1938, tra Lipsia, Berlino, Vienna,
Göttingen, Friburgo, dove nel 1928 è costretto dal regime nazista a lasciar la
docenza perché ebreo; è stato il fondatore della fenomenologia, a partire dalla
critica delle teorie positiviste, e del psicologismo sensualistico, per
arrivare a propugnare l’esplora-zione sistematica della coscienza
trascendentale, della varie possibilità coscienziali e lo studio dell’apriori
universale delle scienze.
Come ha spiegato Giovanni Paolo II “la fenomenologia è
prima di tutto uno stile di pensiero, di relazione intellettuale con la realtà,
di cui si vogliono cogliere i tratti essenziali e costitutivi, evitando pregiudizi
e schematismi.” “Vorrei dire - ha aggiunto il Santo Padre – che è quasi un atteggiamento
di carità intellettuale verso l’uomo e il mondo e, per il credente, verso Dio,
principio e fine di tutte le cose.” E “per superare la crisi di senso, che
segna una parte del pensiero moderno - ha sottolineato ancora Giovanni Paolo II
– ho voluto insistere nell’Enciclica Fides et ratio sull’apertura alla
metafisica”, cui la fenomenologia può offrire “un significativo contributo”. Da
qui la riconoscenza per il dono del volume,
“frutto della collaborazione di oltre 70 specialisti nei vari campi
della ricerca fenomenologica”.
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IL
RITO PER LA PROCLAMAZIONE DI CINQUE BEATI PRESIEDUTO DAL PAPA,
DOMANI
MATTINA IN PIAZZA SAN PIETRO. DIRETTA DELLA RADIO VATICANA
Il Papa
presiederà domani mattina alle ore 10.00 in Piazza San Pietro il rito per la proclamazione
di cinque nuovi beati: il sacerdote francese Pierre Bonhomme; tre suore
spagnole, fondatrici di istituti religiosi, María Dolores Rodríguez Sopena,
María Caridad Brader, Juana María Condesa Lluch; e il laico ungherese Làszlò
Batthyany Strattmann, noto come il medico dei poveri.
La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca diretta
dell’avvenimento, a partire dalle ore 9.50, per la zona di Roma, l’Italia e
l’Europa, sulle consuete frequenze, oltre che per l’America Latina e il
Brasile, solo via satellite, con i commenti in italiano, francese, tedesco,
ungherese, spagnolo e portoghese.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“Mai la violenza e le armi.
Solo la pace costruisce una società più giusta e solidale” è il titolo che, a
tutta pagina, apre il giornale: nell’udienza agli operatori di “Telepace”, il
Papa ha richiamato l'urgenza di una testimonianza forte e decisa.
L’annuncio del solenne
rito di proclamazione di cinque nuovi beati che sarà presieduto - domani, in
Piazza San Pietro - da Giovanni Paolo II.
Allegato al giornale, un
tabloid di sedici pagini dedicato a tale evento.
Nelle vaticane, l’udienza del
Santo Padre agli operatori di “Telepace”, che vuole essere “la televisione
della pace, di quella pace che è dono di Dio e umile e costante conquista degli
uomini”.
Il discorso del Papa alla
delegazione dell'Istituto mondiale di Fenomenologia di Hanover (Stati Uniti
d'America).
Le iniziative di preghiera per
la pace organizzate nelle diocesi italiane.
La presentazione di Paola Bignardi,
presidente dell'Azione Cattolica Italiana, al libro di Francesco Lambiase dal
titolo: “Sui passi di Gesù”.
Un articolo di Giuseppe Buono
dal titolo “La Chiesa fa memoria dei martiri per il Vangelo nel nostro tempo”;
24 marzo, una significativa giornata di preghiera.
Nelle pagine estere, Baghdad:
colpiti i centri di comando iracheni. In tutto il mondo si susseguono le
manifestazioni contro la guerra.
Il “Pam” segnala difficoltà per
assicurare gli aiuti umanitari.
Sul fronte del terrorismo, si
accredita la pista islamica riguardo al ritrovamento della ricina in una
stazione di Parigi.
La Corea del Nord sospende a
tempo indeterminato i negoziati con la Corea del Sud.
Nella pagina culturale, un
contributo di Pietro Borzomati dal titolo “Una presenza preziosa durante gli
anni difficili della contestazione studentesca”: un volume dedicato alla figura
del vescovo Enea Selis.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione politica legata alla crisi irachena.
Continua massiccia la
mobilitazione contro la guerra.
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22 marzo 2003
UNANIME
GRIDO DI PACE DA BAGHDAD E DAL MONDO.
LE VOCI DEI LEADER RELIGIOSI E LE INIZIATIVE
UMANITARIE
PER LA
POPOLAZIONE IRACHENA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
La massiccia offensiva
angloamericana scatenata fin da ieri sera su Baghdad - che ha avvolto la
capitale irachena in un drammatico gioco di luci, fuoco ed esplosioni - ha
visto tra i palazzi indirettamente danneggiati dalle bombe anche la sede del
patriarcato caldeo della città. La notizia ha destato grande preoccupazione
quando, sulle prime, il vescovo ausiliare del patriarcato, Emmanuel Karim
Delly, è stato dato per ferito da un coordinatore della Caritas giordana, interpellato
stamani dalla Misna. Fortunatamente, l’informazione si è rivelata infondata e
lo stesso presule, raggiunto telefonicamente a Baghdad da Sergio Centofanti, ha
rassicurato sulle sue condizioni, offrendo al contempo un impressionante quadro
della situazione urbana:
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R. – Io sto bene, sono ancora vivo, ma anche in questo
momento stanno bombardando. Ci bombardano.Ci sono tante rovine, tante grida
della gente, dei bambini. Quelli che hanno un cuore così duro dovrebbero avere
almeno un cuore più paterno.
D. – Le bombe sono cadute vicino al patriarcato?
R. – Sì, a circa 100 metri. Nostro Signore mi ha salvato.
Speriamo che non duri molto, perché se dura molto i guai saranno ancora
maggiori. La gente avrà fame, avrà sete. Ieri sera abbiamo pregato, io ho
celebrato la Messa e abbiamo fatto la Via Crucis, con la partecipazione di
tutti i vescovi cattolici e dello stesso nunzio. Abbiamo pregato affinché il
Signore ci protegga e la Madonna ci aiuti a sopportare questa catastrofe.
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La testimonianza di mons.
Delly, che dimostra come il massiccio bombardamento non abbia prodotto
l’interruzione delle linee telefoniche, ci ha permesso di raccogliere anche
l’appello del vescovo ausiliare di Baghdad dei caldei, Shlemon Warduni, che invoca il
silenzio delle armi:
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A nome di tutto il popolo iracheno, a nome di tutti i bambini e in
profonda unione con il Santo Padre dico: fate cessare la guerra. Il popolo
iracheno vuole la pace! Vogliamo la pace e solo la pace! Pregate perché venga
la pace! Preghiamo tutti!
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L’apprensione con la quale il
Papa sta seguendo lo svolgersi della campagna bellica in Iraq è la stessa
dell’episcopato americano. Anche i vescovi statunitensi si stringono al coro
delle voci che - dal Palazzo di vetro dell’Onu ai pacifisti che hanno preso
possesso delle piazze del mondo - chiedono una veloce conclusione delle ostilità
e il pieno sostegno alla popolazione irachena. Sentiamo il cardinale Theodore
Edgard McCarrick, arcivescovo di Washington:
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R. - FIRST
OF ALL, THAT THE CONDUCT OF THE WAR BE ACCORDING TO THE RULES ...
“Prima
di tutto, auspichiamo che la guerra sia condotta in accordo con le regole della
guerra, in misura proporzionata. In secondo luogo, che sarà fatto tutto il possibile per evitare che siano danneggiati
i civili e in terzo luogo, che si cerchi di concludere il conflitto molto
rapidamente, in modo da poter iniziare subito con la ricostruzione di un Paese
così importante. Per tutto questo noi stiamo pregando. Abbiamo anche detto al
nostro stesso governo che deve impegnarsi, non solo tentare, di rimettere in
sesto l’Iraq, una volta che la guerra sarà finita, ma anche che dovrà poi
volgere la propria attenzione alla Terra Santa e lavorare per favorire la pace
in quella regione, in Libano e in tutto il Medio Oriente. Dobbiamo sempre
considerare che quanto stiamo facendo non contribuisca a creare una spaccatura
ancora maggiore tra cristianesimo e islam. Queste sono le cose per cui stiamo
pregando e queste le cose che abbiamo chiesto”.
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Analoghi sentimenti sono stati
espressi in una dichiarazione congiunta dai massimi responsabili religiosi -
anglicani, cattolici, ebrei e musulmani - della Gran Bretagna. Anche in questo
caso, i leader spirituali britannici si appellano al rispetto della Convenzione
di Ginevra sui prigionieri di guerra, ricordano che l’azione militare può
essere solo “un mezzo limitato e non un fine” e ne rigettano ogni implicazione
di tipo religioso. “Come cristiani, ebrei e musulmani, responsabili religiosi
in questi Paese - scrivono - noi crediamo sia vitale, in mezzo a una così
grande incertezza e confusione, resistere a qualsiasi tentativo di guidare
divisi le nostre comunità”.
Passiamo
ora al risvolto umanitario della guerra in Iraq. Un aspetto che da tempo è al centro delle preoccupazioni
della Caritas Internationalis. In stretta collaborazione con l’organismo
sovranazionale, anche la Caritas italiana si è mobilitata con uomini, mezzi e
stanziamenti in denaro. Ad illustrarne l’impegno è il direttore, mons. Vittorio
Nozza, al microfono di Alessandro De Carolis:
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R. – In Iraq si è riusciti in pratica ad attivare circa 400 medici e 200
volontari, a supporto di una ottantina di operatori che già la Caritas Iraq ha
a sua disposizione. Questo ha comportato tutta una serie di iniziative
riguardanti l’attivazione di 14 centri di accoglienza, l’approntamento di otto
piccoli ospedali, la dotazione di questi ultimi con ambulanze ed altre
attrezzature sanitarie. Tutto ciò proprio come segno di una presenza che sta
tentando di aiutare soprattutto le persone in situazione di maggiore
difficoltà, come i bambini, le donne,
gli anziani e gli ammalati.
D. –
Che costi sta comportando questa vostra iniziativa e quali strumenti prevedete
per l’immediato futuro?
R. – Per il momento, la presidenza della Caritas italiana ha stanziato
150 mila euro proprio per riuscire a mettere a disposizione dell’emergenza che
si è creata attrezzature sanitarie, ossigeno, medicinali, alimenti. Insieme
alla rete di Caritas Internationalis, intendiamo sostenere una triplice azione:
la prima, che riguarda appunto gli interventi interni all’Iraq. Una seconda
azione destinata soprattutto al supporto dei campi di accoglienza per i
profughi che si trovano in modo particolare nei Paesi confinanti. Una terza
azione, che prevede l’accoglienza dei profughi all’interno del nostro
territorio.
D. –
Per quanto riguarda gli sfollati, al momento i loro movimenti nelle zone del
fronte risultano poco chiari. Voi avete qualche aggiornamento sulla situazione?
R. – Abbiamo segnali, già da
alcuni giorni, che ci confermano il riversamento, nei Paesi confinanti, di
numeri abbastanza considerevoli di persone, in fuga dalle loro abitazioni. Ad
esempio, circa duemila famiglie si sono rifugiate all’interno della Siria e
sono ospitate presso famiglie di iracheni che già si trovavano all’interno di
quel Paese. Inoltre, c’è una presenza consistente di iracheni in Giordania e di
altri ammassati ai suoi confini, anche se le frontiere per i profughi sono
chiuse.
D. – C’è già un coordinamento in
Iraq tra le varie agenzie di soccorso internazionali?
R. –
Al momento, c’è in atto una collaborazione con una Ong, la World Vision,
e con la Mezzaluna Rossa locale, soprattutto per l’opera di distribuzione di attrezzature
come coperte, autocarri, containers di acqua, teli di plastica, eccetera.
**********
Anche Amnesty International ha sollecitato i governi
di Londra e Washington ad illustrare quali misure siano state adottate per evitare
vittime non militari nei raid aerei e missilistici in particolare su Baghdad,
città nella quale vivono cinque milioni di persone. In un comunicato diffuso a
Londra dopo l'inizio dei bombardamenti sulla capitale irachena,
l'organizzazione internazionale per i diritti civili ha rimarcato che, “sulla
base del diritto internazionale umanitario, un attacco deve essere cancellato o
sospeso se diventa evidente che causa sproporzionate perdite di vite umane fra
i civili”.
Lo stop della guerra e il ripristino della pace ha
visto, sia ieri che stamattina, centinaia di migliaia di persone tornare in
strada in segno di protesta. Manifestazioni spontanee e organizzate dalle
organizzazioni pacifiste si sono contate ovunque, in tutti i continenti. Negli
Stati Uniti, Washington, Los Angeles, San Francisco hanno visto migliaia di
persone sfilare per le vie delle metropoli, con incidenti violenti soprattutto
a San Francisco. Da registrare una “incursione” di alcuni attivisti in due
proprietà del ministro della Difesa americano Donald Rumsfeld. Anche a Toronto
e Halifax, in Canada, i pacifisti hanno urlato slogan contro la guerra e, già
da circa un’ora, sono in strada i manifestanti londinesi che si raduneranno
questo pomeriggio ad Hyde Park. Tra le altre capitali europee interessate oggi
alle marce in favore della pace vanno annoverate Parigi e Stoccolma. In Italia,
Firenze, Ancona, Venezia hanno già visto questa mattina sfilate di pacifisti.
Questa sera, a Milano, sfileranno, a partire dalle 19, i partecipanti alla marcia interreligiosa
organizzata dal Movimento dei Focolari e dalla Comunità di Sant’Egidio, con una
suggestiva distesa di 62 fiaccole, una per ogni Paese dove, in questo momento,
si combatte.
NELLA TERZA GIORNATA DI GUERRA NEL GOLFO,
ANCORA
MASSICCI BOMBARDAMENTI SU BAGHDAD.
A BASSORA,
LE TRUPPE ANGLO-AMERICANE
TRATTANO LA RESA DELLE FORZE IRACHENE
- Servizio di Alessandro Gisotti -
L’Iraq
sotto attacco missilistico nel terzo giorno di guerra. Nelle ultime venti ore,
massicci bombardamenti hanno scosso la capitale, provocando – secondo fonti irachene
– tre morti e almeno 207 feriti. Per il Pentagono, l’attacco ha distrutto
centinaia di obiettivi strategici. Raid aerei sono stati effettuati anche nel
nord del Paese sulle città di Mosul e Kirkuk. Ma è nel sud - intorno a Bassora
- che si concentrano, in queste ore, gli sforzi delle truppe anglo-americane,
che tentano di ottenere negozialmente la resa delle forze irachene. Secondo
l’emittente araba Al-Jazeera i raid su Bassora avrebbero provocato 50 morti,
una parte non precisata dei quali sarebbero civili. Nuove perdite si registrano
anche nella coalizione alleata: due elicotteri britannici sono entrati in
collisione provocando la morte dei sette militari a bordo. Intanto, mentre
prosegue l’avanzata dei blindati americani verso Baghdad, il capo di stato
maggiore britannico Boyce ha dichiarato che sono migliaia i soldati iracheni
fatti prigionieri nel corso delle ultime operazioni. Il Pentagono ha inoltre
annunciato che l’intera 51.ma divisione irachena si è arresa. Notizia,
tuttavia, smentita da un portavoce di Saddam Hussein. Baghdad, bombardata anche
poco fa in pieno giorno, ha vissuto una notte drammatica, come riferisce il
nunzio apostolico in Iraq, mons. Fernando Filoni, raggiunto telefonicamente
nella prima mattinata da Roberto Piermarini:
**********
R. – Ieri, verso le 20-20,30 c’è stata la prima ondata di bombardamenti
massicci. La seconda ondata stata è stata un paio d’ore più tardi, ma non sono
stati così intensi come nella prima. Questa mattina alle 5.30 ci sono state
due, tre fortissime esplosioni ma non abbiamo ancora idea esattamente dove
siano avvenute.
D. – Mons. Filoni, le chiese, le
istituzioni ecclesiastiche hanno subito danni?
R. – Per ora le notizie sono ancora frammentarie, le
stiamo attendendo. Sappiamo che nella prima ondata, dove ci sono stati i
bombardamenti, c’era la sede del patriarcato
che ha avuto moti danni. Poi faremo una verifica per vedere come stanno
le cose.
**********
Poco fa, le forze americane
hanno preso la città di Nassiriya, nel sud dell'Iraq, sull'Eufrate. Dopo
essersi impadroniti, ieri, con relativa facilità del nuovo porto di Umm Qasr,
scalo petrolifero nel sud dell'Iraq, i marines americani hanno, invece, trovato
oggi impreviste sacche di resistenza e combattono ancora per avere il pieno
controllo dell'abitato. Il Pentagono ha inoltre confermato che un missile
cruise è finito fuori rotta cadendo in Iran, al confine con l'Iraq. Ma qual è
l’obiettivo strategico della nuova fase della Seconda guerra del Golfo,
denominata dagli americani “Shock e timore”? Lo abbiamo chiesto al generale
Carlo Jean, docente di studi strategici all’Università Luiss di Roma:
**********
R. – L’obiettivo di guerra
americano sicuramente è stato il collasso del regime, più che la distruzione
delle forze armate irachene; infatti, i bombardamenti sono diretti molto più
sugli edifici simbolici del regime, o comunque sulle strutture politico-strategiche,
che non contro le forze militari. E questo spiega quella ridda di notizie
confuse: una città occupata, poi la città viene sgombrata, poi ci sono nuovi
combattimenti nella città… ci sono state molte notizie contraddittorie tra di
loro. Molto verosimilmente, perché gli americani vogliono creare un nuovo
ordine in Iraq, quindi ristabilizzare l’Iraq. Per stabilizzare l’Iraq devono
ridurre al massimo le perdite, non solamente tra la popolazione civile, ma tra
gli stessi militari.
D. – Ecco, generale, da questa notte le principali città irachene sono
sottoposte a massicci bombardamenti. Quanto è elevato il rischio che siano
coinvolti in queste azioni militari, in questi attacchi, le popolazioni civili?
R. – Penso che quando le zone sono popolate è praticamente inevitabile un
coinvolgimento della popolazione civile, anche se proprio gli obiettivi di
guerra americana, la logica seguita anche nelle stesse operazioni, dal puntare
contro il regime anziché contro le forze militari, escludono che non venga fatto
ogni sforzo per ridurre il numero di perdite tra la popolazione civile, che avrebbe
effetti disastrosi sulla stessa opinione pubblica americana e anche sul raggiungimento
degli scopi che gli americani si prefiggono con le operazioni militari.
**********
Sul fronte nord del quadrante
iracheno, il governo di Ankara ha prima confermato e successivamente smentito
l’ingresso di mille soldati turchi nel nord dell’Iraq con il compito dichiarato
di assistere e fermare i profughi e di contrastare le attività terroristiche.
La decisione - annunciata dal ministro degli Esteri turco, Gul - era stata
severamente criticata da Washington, che teme un’escalation militare tra
la Turchia e i curdi iracheni, alleati della coalizione anti-Saddam. Proprio in
quest’area, d’altro canto, una cinquantina di missili da crociera sono stati
lanciati tra ieri e oggi sui villaggi controllati da un gruppo islamico, Ansar
al Islam, ritenuto legato ai terroristi di Al Qaeda. Sul fronte politico, il
ministro degli Esteri russo Ivanov ha affermato oggi che il Cremino è
favorevole all'aumento del numero dei membri permanenti del Consiglio di
Sicurezza. Una riforma, ha detto Ivanov, che potrebbe essere “accelerata”
dall'attuale crisi irachena. Al Palazzo di Vetro, intanto, forti critiche sono
state rivolte al segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, da parte
dell’ambasciatore iracheno Mohammed Aldouri, per non aver condannato l'attacco
militare contro l'Iraq. Proprio in una manifestazione, nel Bahrein, contro la
guerra sono rimaste ferite diverse persone. Il mondo arabo, dopo le violente
proteste di ieri ad Amman, Il Cairo e San’a sembra quindi essersi infiammato
con l’escalation militare nel Golfo. Per un’analisi delle reazioni alla crisi
irachena nel mondo islamico, ascoltiamo Camille Eid, giornalista libanese, editorialista
di Avvenire:
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R. – Ieri era il giorno della
preghiera comunitaria musulmana quindi è solito prevedere manifestazioni quando
ci si trova in un clima di guerra, di tensione così forte. Dopo la preghiera di
mezzogiorno queste folle che pregavano sono uscite dopo una predica che ha
infiammato gli animi da parte degli imam che guidavano la preghiera.
D. –
In quali Paesi si può prevedere che saranno più forti le proteste nei confronti
della guerra all’Iraq?
R.
– Secondo me la Giordania.La Giordania
è confinante con l’Iraq, sente maggiormente la tensione, le ripercussioni di
questa guerra. Vedrà poi affluire all’interno del Paese centinaia di migliaia
di profughi. Sono già stati allestiti alcuni campi per accoglierli, anche se le
autorità giordane dicono di non poter ripetere l’esperienza del 1991, quando
hanno accolto 2 milioni di iracheni.
D. –
C’è il rischio che queste proteste possano alimentare il fondamentalismo islamico?
R. – Certamente. Sono gli
intellettuali da una parte e i fondamentalisti quelli che animano la piazza
vera e propria, non il popolo che fa delle manifestazioni che si sgonfiano nel
giro di 24 ore. Non si può pensare di esportare la democrazia – come dicono gli
americani del Medio Oriente – attraverso una guerra e questo darà quindi
maggiore forza al campo integralista.
**********
IL MONDO
VERSO LA PENURIA IDRICA. SI CHIUDE DOMANI
A KYOTO IL FORUM MONDIALE DELL’ACQUA
-
Intervista con Alice Aureli -
Domani si chiuderà a Kyoto il Forum Mondiale
sull’Acqua, a cui hanno partecipato 160 paesi chiamati a decidere sulle scarse
risorse idriche, una penuria che nel 2025 colpirà più di due miliardi di
persone. La Santa Sede, in una nota del
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace inviata al forum di Kyoto, ha
ribadito alcuni principi morali come base per la risoluzione dei problemi
legati all’acqua. La nota si è soffermata anche sui principali nodi che i
governi e la comunità internazionale devono affrontare ogni giorno a livello
sociale, economico, politico ed ambientale. L’acqua, si ribadisce nella nota, è
un essenziale elemento per la vita e
soprattutto un diritto da riconoscere a tutta l’umanità.
Anche il segretario generale
dell’Onu, Kofi Annan, ha mostrato preoccupazione per le risorse idriche che
potrebbero diventare una merce preziosa. Pertanto ha voluto che
il 2003 fosse l’Anno Internazionale dell’Acqua. Un rapporto sullo sviluppo idrico mondiale
verrà presentato oggi, in occasione
della Giornata Mondiale dell’Acqua, dalle Nazioni Unite che hanno
coinvolto nel progetto 23 agenzie onu.
Tra queste anche l’Unesco, impegnata nella ricerca di soluzioni efficaci
per sopperire alla mancanza di acqua.
Benedetta Capelli ha raggiunto a
Kyoto Alice Aureli, responsabile del programma risorse idriche sotterranee
dell’Unesco, che ha espresso perplessità sull’impegno degli stati convenuti al
forum.
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R. – Non è stato deciso nulla, ma soprattutto non si è dibattuto
moltissimo. Ci sono state centinaia e centinaia di sessioni diverse, tutti
hanno espresso un punto di vista – ovviamente il punto di vista dell’Unesco è
conosciuto da tutti: noi vogliamo che l’acqua sia per i poveri, per quelli che
ne hanno più bisogno e per tutti in generale. Un forum magnifico, ma deludente
dal punto di vista politico. I governi non hanno voluto prendere nessuna
decisione, non c’è nessuna risoluzione politica interessante; la volontà
politica non l’ho vista.
D. – Questa è un’accusa
abbastanza pesante ...
R. – Credo che non ci sia ancora una maturità. Devo dire che uno degli
interventi che mi è piaciuto di più è stato proprio quello del rappresentante
della Santa Sede, che è stato uno dei pochissimi che ha parlato di acqua e
pace, di acqua ed educazione, di acqua e solidarietà.
D. – L’anno 2003 è l’anno mondiale dell’acqua. Quale emergenza reale
esiste nei confronti di questo bene?
R. – Si parla di scarsità in alcune zone di grande aridità o di
iper-aridità: i dati sono evidenti a tutti; c’è una mancanza effettiva. Ma
quando si parla dell’obiettivo delle Nazioni Unite, di dare acqua a tutti,
bisogna tenere in considerazione che non conosciamo benissimo ancora la riserva
disponibile, la quantità di acqua disponibile. Per questo le Nazioni Unite
hanno creato il Programma di riconoscimento, di valutazione delle risorse
idriche mondiali: per potere avere un’idea corretta della risorsa disponibile.
Vi è ancora una risorsa che non conosciamo completamente e che per fortuna non
abbiamo utilizzato a pieno, e sono le
acque sotterranee che sono senza dubbio ancora dei contenitori idrici di più
grande qualità rispetto alle risorse di acqua superficiale. Solo che se c’è la
volontà politica di conoscere immediatamente e di gestire queste risorse come
si deve, è l’oggi di cui stiamo parlando, di stazioni di gestione e di
monitoraggio delle risorse sotterranee ci sono e si possono migliorare ed
aumentare. Quello che invece è accaduto negli ultimi anni è che i governi hanno
finanziato sempre meno stazioni di monitoraggio o di riconoscimento per cui i
nostri dati sono quelli di vent’anni fa.
D. – Oggi è la Giornata mondiale dell’acqua, festeggiata ogni anno il 22
marzo. Si potrebbe fare di più per questa risorsa?
R. – L’acqua è un valore spirituale, un valore culturale, un valore
storico, un valore essenziale per la vita. Bisognerebbe sperare che i nostri
programmi di educazione non si fermino un giorno, un anno, che sia a lungo
termine, che i nostri politici pensino a questa risorsa e che ci diano dei
sistemi educativi adeguati.
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22
marzo 2003
DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEI VESCOVI DI AUSTRIA E
REPUBBLICA CECA IN FAVORE DI UNA COMPLETA RICONCILIAZIONE TRA I DUE PAESI. NEL
DOCUMENTO I PRESULI INVITANO A SUPERARE LE DIVISIONI ED A ESSERE ATTIVI
NEL PROCESSO DI UNIFICAZIONE EUROPEA
VIENNA – PRAGA. = Un importante passo verso la completa
riconciliazione tra Austria e Repubblica Ceca è stato compiuto ieri dai due
episcopati nazionali che hanno firmato una dichiarazione congiunta dal titolo
“Riconciliazione e relazioni cordiali nel cuore dell’Europa”. Il documento,
frutto del lavoro di una commissione mista dei due episcopati, è stato
presentato ieri a Vienna dal cardinale Christoph Schonborn, presidente della
conferenza episcopale austriaca, e a Praga dall’arcivescovo di Olomuc, mons.
Jan Graubner, presidente di quella ceca. I regimi totalitari del 20.mo secolo
incrinarono notevolmente le relazioni tra i due Paesi. La dura occupazione
nazista della Boemia durante la seconda guerra mondiale e l’espulsione, a fine
conflitto, di tre milioni di persone di lingua tedesca lasciarono infatti ferite
che ancora non si sono rimarginate. I presuli si augurano che il documento
possa contribuire a distendere i rapporti tra i popoli delle due nazioni. Ma,
come si legge nel titolo, la dichiarazione parla anche di prospettiva europea: “Speriamo – scrivono i
vescovi dei due Paesi dell’Europa centrale – di poter offrire un contributo al
processo di allargamento e di unificazione europea che il Santo Padre
continuamente incoraggia. Per questo – proseguono i presuli – i
cristiani austriaci e cechi devono unire le loro forze per contribuire alla
riunificazione dell’Europa. E’ necessario guardare indietro nella storia e
riconoscere il male che è stato compiuto da entrambi”. A conferma del
contributo utile che può dare questo documento sono giunte le parole dell’arcivescovo
di Praga, il cardinale Miroslav Vlk, che ha ricordato una dichiarazione simile
firmata dai vescovi cechi e tedeschi nel 1995 che concorse non poco alla
distensione tra i due Paesi. (M.A.)
L’ALTO COMMISSARIATO DELL’ONU PER I RIFUGIATI HA CHIESTO 29 MILIONI
DI
DOLLARI PER ASSISTERE GLI SFOLLATI DELLA GUERRA CIVILE IN COSTA D’AVORIO.
L’ORGANISMO
INTERNAZIONALE DENUNCIA LA SITUAZIONE DI INSTABILITÀ
DELL’INTERA
REGIONE CHE OSTACOLA GLI INTERVENTI UMANITARI
NEW
YORK. = L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha rinnovato ieri
l’appello per reperire 29 milioni di dollari da destinare ad aiuti umanitari in
favore dei 163 mila sfollati a causa della guerra civile in Costa d’Avorio. Il
portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), Kris
Janowski, ha spiegato che i fondi permetteranno di assistere sia le persone
sfollate all’interno del Paese, sia quelle scappate all’estero che adesso hanno
deciso di rimpatriare. Janowski ha precisato la gravità della situazione
umanitaria: frequenti conflitti e persistente instabilità politica minacciano
le popolazioni della regione. L’Unhcr ha dichiarato che migliaia di ivoriani, così
come i liberiani che vivevano in Costa D’Avorio sono fuggiti in Paesi vicini come
la Liberia, tormentata da una cruenta guerra civile. Attualmente l’agenzia
assiste 120 mila persone direttamente colpite dalla guerra; tra di essi sono
circa 42 mila gli ivoriani, rifugiati principalmente in Liberia ed in Guinea.
La situazione dei campi d’accoglienza è pero estremamente critica. Mentre in
Liberia, dove la situazione alla frontiera con la Costa d’Avorio ostacola di
continuo gli sforzi umanitari dell’Unhcr, c’è bisogno di nuovi campi, in Guinea
è pressante l’estensione o la ristrutturazione dei siti per far fronte ai nuovi
flussi di rifugiati in arrivo. I 29 milioni di dollari costituiranno solo una
parte della somma di cui l’Unhcr avrà bisogno per aiutare gli ivoriani: il
prolungarsi della crisi, secondo la dirigenza dell’organismo, non favorisce
soluzioni a breve termine. (M.A.)
L’APPARIZIONE DI GUADALUPE, TESTIMONIANZA
DELLA PACE PORTATA DA CRISTO. QUESTO IL MESSAGGIO DEL CONGRESSO “GUADALUPE:
EVANGELIZZAZIONE E STORIA DELL’AMERICA”, SVOLTOSI IERI A ROMA ALLA PRESENZA DI
VESCOVI MESSICANI, STORICI E STUDIOSI
ROMA. =
In occasione dell’Assemblea plenaria della Pontificia Commissione per l’America
Latina, prevista la prossima settimana, l’Ateneo pontificio romano “Regina
Apostolorum” ha ospitato ieri il congresso “Guadalupe: evangelizzazione e
storia dell’America”. Ai lavori sono interventi l’arcivescovo di Città del
Messico, il cardinale Norberto Rivera Carrera, l’arcivescovo di Guadalajara, il
cardinale Juan Sandoval Íñiguez, il vicepresidente della Commissione per
l’America Latina, mons. Cipriano Calderon e vari studiosi e storici. “L’evento
di Guadalupe - ha spiegato il missionario comboniano padre Fidel Gonzalez
Fernandez, presidente della Commissione storica guadalupana – è legato
intimamente al processo storico della formazione della coscienza cattolica nel
continente americano: non è possibile comprendere la storia
dell’evangelizzazione dell’America senza comprendere le apparizioni della
Vergine di Guadalupe nel 1531”. La Vergine chiese che al posto di un luogo di
culto nel quale le popolazioni precolombiane offrivano sacrifici umani ai loro
dei fosse costruita una chiesa a lei dedicata. “Così – spiega padre Gonzalez –
le apparizioni tramutarono quello che era un luogo tragico in un punto di
incontro e pace. La riconciliazione dei popoli che sembrava impossibile agli
occhi umani si poté operare con la grazia di Cristo”. (M.A.)
CHIESA
E SOCIETÀ AL SERVIZIO DEL MALATO. ALL’OSPEDALE “BUCCHERI LA FERLA”
DI
PALERMO, MEDICI, RELIGIOSI E POLITICI A CONFRONTO SULLE NUOVE VIE
DELLA
PASTORALE SANITARIA
PALERMO.
= Le attuali tecnologie mediche, la moderne politiche sanitarie e, purtroppo,
la nuove malattie chiamano la Chiesa ad un rinnovamento della pastorale
sanitaria. Per riflettere su questi
temi si svolge oggi a Palermo il convegno “Nuove vie per la pastorale della
salute”, promosso dall’ospedale “Buccheri La Ferla”, l’unica struttura
sanitaria pubblica italiana gestita da religiosi. L’assistenza ai malati è
stata sempre un ambito privilegiato per l’esercizio della carità cristiana, ma
il mondo contemporaneo richiede nuovi approcci al mondo della sanità. La
congregazione dei Fatebenefratelli, che gestisce il “Buccheri La Ferla”, vuole
sottolineare che il rinnovo non è un problema limitato alla sfera
ecclesiastica: al congresso perciò interverranno anche medici, amministratori e
famigliari, oltre all’arcivescovo attuale ed a quello emerito di Palermo, i
cardinali Salvatore De Giorgi e Salvatore Pappalardo, e il presidente della
Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro. Particolare attenzione sarà dedicata agli
aspetti propriamente umani della pastorale sanitaria: “Il cittadino che arriva
in ospedale – spiega il superiore del “Buccheri La Ferla” fra Elia Tripaldi -
ha bisogno di un adeguato trattamento anche sul piano psicologico, senza
trascurare, ovviamente, quello religioso”. (M.A)
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22 marzo 2003
- A cura di Paolo Ondarza -
La guerra in Iraq si ripercuote
anche sui rapporti intercoreani. Pyongyang ha comunicato la sospensione a tempo
indeterminato dei negoziati con la Corea del sud visto l’appoggio dato da Seul
all'intervento militare di Washington contro Baghdad. Lo ha reso noto Radio
Pyongyang, captata a Seul.
Il governo del Pakistan ha rafforzato le proprie
truppe ed ha inviato nuove unità nella "linea di controllo" che separa
il paese dall'India nella regione del Kashmir per l'aumento della tensione
nell'area. Lo ha fatto sapere oggi il ministero della difesa di Islamabad.
I 15
paesi dell’Unione Europea hanno discusso sulla sede che ospiterà il tavolo di
negoziato sulla questione israelo-palestinese. Tra le proposte, la siciliana
Erice.
Ad un giorno dal referendum
costituzionale della nuova repubblica in Cecenia, dove sono attesi alle urne
circa 560 mila elettori, un gruppo di uomini armati durante la notte ha sparato
su alcuni posti di controllo a Grozny: feriti due ufficiali dell'esercito
russo.
E domani in Slovenia avrà luogo
una duplice consultazione referendaria sull’adesione del Paese all’Unione
Europea e alla Nato. La repubblica delle penisola balcanica, indipendente dal
1991, rappresenta una regione di collegamento tra Mitteleuropa e le regioni
adriatiche e balcaniche.
E’ ancora
allarme per il virus della polmonite atipica che ha già provocato 10 morti e 300 contagiati. Localizzata
l’origine della malattia: otre l'80 per cento dei degenti è collegabile ad un medico cinese che
aveva operato nel confinante Guangdong, nel sud della Cina, prima di tornare a
Hong Kong e morire egli stesso a causa del virus il 4 marzo scorso.
Sale a 2647 persone il numero delle persone arrestate in relazione
all’assassinio del primo ministro serbo Zoran Djindjc. Tra questi anche il
generale Milan Saeajlic, accusato di collaborare con la criminalità
organizzata.
Scontri
tra etnie rivali si sono verificati nel sud ovest della Nigeria. Le agitazioni
verificatasi nella città di Warri, dove hanno perso la vita un centinaio di
persone, hanno bloccato i lavori delle compagnie petrolifere operanti
nell'area.
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