RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 74 - Testo della
Trasmissione sabato 15 marzo 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Crisi
irachena: “Guerra probabile, ma non inevitabile”: così il ministro britannico
Jack Straw
Nuovo piano per la ripresa del processo di
pace arabo israeliano presentato dal presidente Usa Bush
Centinaia di migliaia di persone a Belgrado
per offrire l’ultimo saluto all’ex premier serbo Djindjic, assassinato
mercoledì scorso
Domani in Italia il 25.mo anniversario del
rapimento dello statista Aldo Moro.
15 marzo 2003
“DIO E’ AMORE! RIPARTIAMO DA QUESTA BELLA
NOTIZIA”:
TERMINATI
QUESTA MATTINA IN VATICANO GLI ESERCIZI SPIRITUALI:
IL
VIVO RINGRAZIAMENTO DEL PONTEFICE AL PREDICATORE,
L’ARCIVESCOVO
ANGELO COMASTRI
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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Si erano iniziati domenica pomeriggio nella cappella Redemptoris
Mater e questa mattina hanno avuto termine con l’ultimo appuntamento, alle
ore 9, e la sentita gratitudine del Santo Padre all’arcivescovo prelato di
Loreto Angelo Comastri, che ha svolto in questa settimana le meditazioni
sull’amore e la misericordia di Dio per l’uomo. Terminata l’ultima riflessione
del predicatore, ha preso la parola il Papa ...
Sento il bisogno di rendere
grazie al Signore per aver potuto restare in prolungato ed intimo colloquio con
Lui, insieme a voi, cari cardinali, e a tutti i collaboratori della Curia
Romana ... Il mio cordiale ringraziamento va al carissimo mons. Angelo
Comastri, che con tanto tatto pastorale, ricchezza di indicazioni ascetiche,
con sapienza e devoto afflato ha guidato i nostri passi all’incontro con il Dio
dell’amore e della misericordia. A nome di tutti i presenti dico: grazie,
tantissime grazie, caro fratello.
Giovanni Paolo II ha pure rivolto un vivo ringraziamento a
coloro che hanno curato in questi giorni la liturgia, i canti e gli incontri e
un grazie particolare ha avuto anche per quanti lo hanno accompagnato con la
loro preghiera ...
Ritorniamo ora al nostro
consueto lavoro, ripartendo, come ha esortato mons. Comastri, dalla vera
notizia: Dio è amore.
Ed ora la parola all’arcivescovo prelato di Loreto, Angelo
Comastri, dopo che il Papa lo ha ricevuto in privata udienza. Eccellenza, i
suoi sentimenti al termine di questi Esercizi? Cosa porta con sé come
arricchimento personale tornando a Loreto ...
Nei giorni scorsi, quando ho letto la notizia della morte
del giornalista Domenico Del Rio, mi sono molto meravigliato del commento che
ha fatto Luigi Accattoli, giornalista e amico di Domenico Del Rio. Accattoli ha
detto che una volta Domenico Del Rio gli fece questa confidenza: io mi ero
allontanato da Dio e soprattutto mi ero allontanato dalla Chiesa. Mi sono riconciliato
con la Chiesa, e riconciliato con Dio, guardando il Papa in preghiera. Mi sono
commosso vedendo quest’uomo che si inginocchia e quando si inginocchia si
immerge nella presenza di Dio. E ha commentato Domenico Del Rio: “In quel
momento ho capito qual è la sicurezza della Chiesa: la preghiera del Papa”.
Il Papa in preghiera è la roccia sulla quale l’onnipotenza
di Dio costruisce la Chiesa in mezzo alle bufere del tempo, alle bufere della
storia ...
Il Papa in preghiera è uno spettacolo che porterò con me,
come ricordo carissimo di questi Esercizi Spirituali, che ho voluto concludere
con un ricordo personale. Mi sono permesso di raccontare al Papa e anche agli
illustri ascoltatori una confidenza. Nel 1967, quando venni ordinato sacerdote
ed era l’11 marzo, pochi giorni prima della mia ordinazione sacerdotale mi
arrivò la notizia di due sacerdoti che avevano abbandonato il sacerdozio.
Erano anni terribili quelli, subito dopo il Concilio ...
Io ricordo che rimasi un po’ turbato e ne parlai con la
mia mamma. La mia mamma mi disse – ricordo ancora le sue parole – “figlio, ti
capisco, però io ti do un consiglio”. Ricordo che la mamma mi disse “io non ho
studiato, ho fatto soltanto la terza elementare, però il Vangelo l’ho ascoltato
tante volte e nel Vangelo io ho sentito che Gesù ha amato cavalcare l’asinello
ed è entrato a Gerusalemme cavalcando un asinello. La mamma allora aggiunse: “Senti,
figlio mio, resta sempre un asinello e Gesù ti cavalcherà”. Io mi sono permesso
di dire al Papa: “Padre Santo, a restare un asinello non ho fatto nessuna
fatica. Spero che Gesù mi abbia cavalcato anche durante questi Esercizi”.
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IMPOSIZIONE DEL PALLIO AL CARDINALE JOSEPH RATZINGER
Nel corso della mattinata, il Santo Padre ha imposto il
Sacro Pallio al cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione della
Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio. I Pallii, lo ricordiamo,
sono delle bende di lana bianca, ornate con sei Croci di seta nera, che
intendono simboleggiare la pecorella smarrita, cercata, salvata e posta sulle
spalle del Buon Pastore e insieme l’Agnello crocifisso per la salvezza
dell’umanità perduta. La lana per la loro confezione viene benedetta
tradizionalmente in gennaio, nel giorno della festa di Sant’Agnese. Dopo la
benedizione, i Pallii vengono riposti in un’urna di bronzo - dono di Benedetto
XIV e conservata nella cosiddetta “nicchia dei Pallii” presso la Confessione di
San Pietro - dalla quale saranno prelevati il 29 giugno per essere imposti dal
Papa ai nuovi arcivescovi metropoliti.
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Sempre nel corso della mattinata, in successive udienze,
Giovanni Paolo II ha ricevuto il cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto
della Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale giapponese Peter
Seiichi.Shirayanagi, il cardinale Pio Laghi, l’arcivescovo Pedro López
Quintana, nunzio Apostolico in India e Nepal, e l’arcivescovo prelato di Loreto
Angelo Comastri, che ha ultimato stamani la predica gli Esercizi spirituali in
Vaticano.
In Spagna,
il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Granada il vescovo Francisco
Javier Martínez Fernández, finora titolare della diocesi di Cordoba. Il presule, 56
anni, ha ottenuto la licenza in Teologia biblica presso la Pontificia
Università di Comillas. Ha svolto anche incarichi di docenza in Spagna, ha
perfezionato gli studi biblici ed ha ottenuto, nell’82, il titolo di “master of
Arts” dell’Università Cattolica di Washington. In seno alla Conferenza
episcopale è membro delle Commissioni per la Dottrina della Fede e per
l’Apostolato dei laici. E’ stato membro del Pontificio Consiglio per il Dialogo
con i non Credenti e del Pontificio
Consiglio della Cultura.
In
Colombia, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della
diocesi di Garzón presentata, per raggiunti limiti di età, dal vescovo Libardo
Ramírez Gómez.
In Uganda, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Cabale presentata, sempre per raggiunti
limiti di età, dal vescovo Robert Gay,
dei Missionari d’Africa. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote
Callistus Rubaramira, finora appartenente al clero della medesima diocesi.
Mons. Rubaramira è nato nel 1950 nella diocesi di Kabale. Ha studiato in patria
e negli Stati Uniti, dove ha ottenuto
il Master in "Business administration". Tra i suoi incarichi,
quelli di parroco, di vicario episcopale per la regione di Rukungiri e di viceprocuratore
finanziario della Conferenza episcopale ugandese.
SI CELEBRA OGGI LA PRIMA GIORNATA EUROPEA
DEGLI UNIVERSITARI:
QUESTO
POMERIGGIO, NELL’AULA PAOLO VI, L’AVVENIMENTO PRINCIPALE:
LA
VEGLIA DI PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II CON I GIOVANI STUDENTI
- Il
servizio di Barbara Castelli -
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Chiesa
e Università di nuovo insieme. Si celebra oggi, infatti, la Prima Giornata
Europea degli universitari, promossa dal Consiglio delle Conferenze Episcopali
d’Europa e dal Comitato europeo dei
cappellani universitari. L’iniziativa, che ha per tema “La carità
intellettuale, anima della nuova Europa”, vede come avvenimento principale la
Veglia di preghiera di Giovanni Paolo II con gli universitari.
L’incontro inizierà alle ore 18 con un
momento di riflessione sulla Lettera Apostolica del Santo Padre “Rosarium
Virginis Mariae” e con la rievocazione dei sei Santi Compatroni d’Europa:
San Benedetto da Norcia, Santa Caterina da Siena, i Santi Cirillo e Metodio,
Santa Brigida di Svezia e Santa Edith Stein. Il Papa giungerà alle ore 19 nell’aula Paolo VI e presiederà la recita
del Santo Rosario, comprendente i Misteri della Luce, aggiunti il 16 ottobre
2002 ai tradizionali Misteri Gaudiosi, Dolorosi e Gloriosi. Ad animare l’incontro ci
saranno oltre 1.200 cantori, membri di tutti i Cori dei Conservatori italiani e
di molti Cori universitari di diverse città italiane. I giovani di
Uppsala, in Svezia, Bratislava, in Slovacchia, Cracovia, in Polonia, Colonia,
in Germania, Fatima, in Portogallo, e Vienna, in Austria, si collegheranno con
l’Aula Paolo VI, grazie ad un ponte satellitare. Al termine dell’incontro con
il Santo Padre, una processione aux flambeaux porterà l’icona della Sedes
Sapientiae dal Vaticano alla Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, antica sede
dell’Università di Roma, dove con la professione di fede degli studenti si
concluderà questa prima Giornata europea di preghiera.
La nostra emittente seguirà l’evento in
diretta, in lingua italiana, a partire dalle ore 17.45, sull’onda media di 585
kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.
Ma quale può essere il contributo delle
Università - laboratori di cultura e formazione degli studenti - sullo scenario
dell’Unione Europea e nella promozione di una cultura di pace? Ci risponde il
professor Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Uni-versità cattolica del Sacro Cuore.
“Le Università sono chiamate ad offrire
ciò che la loro riflessione scientifica sta producendo, ma sono invitate anche
a farlo - come dire - sottraendosi a quella tentazione, che c’è sempre, di restare
un po’ rinchiusi nella propria nicchia. Ecco, direi che questi sono tempi che,
proprio per la gravità delle circostanze in cui viviamo, invitano all’apertura,
quindi invitano alla carità, invitano all’amore. Possono farlo innanzitutto con
la funzione che è tipica delle Università e quindi la funzione formativa,
possono farlo anche con una formazione al capire che la pace non è un dato
offerto una volta per tutte, ma è una realtà che va costruita. Ecco, in questo
senso allora, il coniugare ricerca e formazione in una educazione autentica, la
pace significa fornire al tempo stesso la convinzione che la speranza muove il
mondo, che la nostra volontà contribuisce ad orientare i processi e che tutte e
due le operazioni sono possibili all’insegna però del realismo”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina un passo
tratto dal discorso del Papa al Corpo Diplomatico: in esso si ribadisce il
"No alla guerra", la quale è sempre una "sconfitta"
dell'umanità. Il passo si inserisce nell'ambito della riflessione
quaresimale ispirata alla "mobilitazione penitenziale per la pace".
Riguardo al Medio Oriente, Bush
prospetta il rilancio del processo di pace; caute reazioni dell'Autorità
Palestinese.
Nelle vaticane, la conclusione
degli Esercizi Spirituali.
L'imposizione del pallio, da
parte del Santo Padre, al Card. Joseph Ratzinger.
Alcuni brani dell'introduzione
di Alfredo Marranzini al volume di Karl Rahner "Teologia del Cuore di
Cristo".
Una pagina dedicata alle
celebrazioni ed alle iniziative pastorali promosse nelle Diocesi italiane in
occasione del tempo quaresimale.
Un articolo di Luigi Perollo
dal titolo "I ministeri laicali nella vita della Chiesa": verso la
conclusione la Settimana della fede, a Palermo.
Nelle pagine estere, Iraq:
vertice nelle Azzorre tra Usa, Spagna e Gran Bretagna.
Serbia: una folle imponente ai
funerali di Djindjic.
A Kyoto, Forum mondiale
sull'acqua: miliardi di persone assettate attendono aiuti e risposte
internazionali.
Nella pagina culturale, il
testo dell'intervento che Carlo Bo tenne in occasione del convegno svoltosi nel
febbraio 2001, a Fano, sulla figura di Valerio Volpini. Recentemente è stato
pubblicato il libro che raccoglie gli Atti di quel convegno.
Nelle pagine italiane, in primi
piano la situazione politica, con particolare riferimento alla crisi irachena.
Il tema del terrorismo. Il 25
anniversario del rapimento di Aldo Moro e della strage di via Fani.
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15
marzo 2003
RICAMBIO
GENERAZIONALE AI VERTICI DELLA CINA:
- Con
noi, Francesco Sisci -
La Cina
completa il proprio ricambio generazionale politico. Il sessantenne Hu Jintao è
il nuovo presidente della Repubblica popolare cinese: è stato eletto oggi
dall’Assemblea nazionale del popolo, che di fatto ha ratificato le decisioni
già prese a novembre dal Partito comunista. Hu Jintao succede a Jiang Zemin,
che a sua volta è stato eletto ora presidente della Commissione militare
centrale e mantiene un considerevole potere. Nei prossimi giorni avverrà la
scelta del nuovo governo: candidato a primo ministro è Wen Jiabao, che prenderà
il posto di Zhu Rongji. Ma cosa cambia per la Cina con la nuova leadership?
Risponde Francesco Sisci, corrispondente da Pechino del quotidiano ‘La Stampa’,
intervistato da Giada Aquilino:
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R. – Potrebbe cambiare molto. Si passa da una generazione
che è vissuta e cresciuta attraverso il passaggio di potere della rivoluzione.
Jiang Zemin, Zhu Rongji, l’ex presidente dell’Assemblea nazionale Li Peng hanno
vissuto la loro infanzia prima del ’49. Con Hu Jintao invece va al potere una
generazione di uomini che definirei “burocrati a 18 carati”, perché non sono
stati selezionati o ispirati dall’idealismo comunista del primo Partito, ma
sono persone cresciute quando il Partito già era un’organizzazione
amministrativa della Nazione. Questo fatto li allontana in qualche modo
dall’ideologia comunista pura.
D. – Di cosa dovranno andare ad occuparsi i nuovi
dirigenti cinesi?
R. – C’è l’economia che deve continuare a crescere e a
trovare nuovi spunti di sviluppo. Ci sono due questioni, una è quella
dell’occupazione e l’altra è quella dello sviluppo delle piccole e medie
imprese. Quest’ultimo punto è l’aspetto che più di ogni altro potrebbe aiutare
ad offrire lavoro ai milioni di disoccupati provenienti dalle imprese di Stato
fallimentari.
D. – L’ex presidente Jiang Zemin continua a mantenere un
considerevole potere. Quanto influirà la sua figura sulla Cina di Hu Jintao?
R. – Molto, perché anche ufficialmente Jiang Zemin rimane
il numero uno, essendo presidente della potente Commissione militare; continua
quindi ad essere l’ultimo supremo decisore. Hu Jintao e poi il primo ministro
che verrà eletto nei prossimi giorni, Wen Jiabao, in ultima istanza dovranno
rispondere delle loro azioni a Jiang Zemin.
D. – Come ha anticipato, nei prossimi giorni verrà eletto
il nuovo governo con a capo Wen Jiabao. Quale eredità lascia l’ex premier Zhu
Rongji?
R. – Un’eredità per tanti aspetti molto buona, nel senso
che il più del lavoro duro è fatto. Zhu Rongji ha distrutto le fondamenta
dell’economia e dello Stato socialista reale. Wen Jiabao oggi deve certamente
ricostruire un nuovo Stato. Le fondamenta dello Stato socialista reale
distrutte sono rappresentate dal fatto che le imprese di Stato non sono più la
manna onnicomprensiva sia di potere sia di assistenza sociale che erano prima.
Non ci sono più un sistema di assistenza pubblica garantita, un sistema di sicurezza
del lavoro garantito a vita, un sistema di istruzione gratuito, case garantite
per sempre. E’ stato cioè distrutto tutto ciò che era la sicurezza sociale e
che poi rappresentava la colonna del potere del Partito. Il governo di Pechino
deve trovare consenso attraverso nuove forme, cioè attraverso la crescita economica
e la rappresentanza politica dei protagonisti della vita cinese. I nuovi
imprenditori, i nuovi capitalisti sono oggi per la prima volta nelle alte sfere
del Partito e hanno una rappresentanza sia nel Comitato centrale, sia - più
ampiamente - nel Parlamento cinese: sempre più questa rappresentanza politica
dovrà dare voce ad idee e pensieri che sono in realtà estranei alla tradizione
comunista originale.
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I
BAMBINI SIAMO NOI: CAMPAGNA DI PRESSIONE LANCIATA IN ITALIA
PER LA DIFESA DEI MINORI DAVANTI ALLA TV, AL CINEMA E SU INTERNET
- Intervista con Vincenzo
Olita ed Elisa Manna -
“L’inquinamento televisivo è anche
peggiore dell’inquinamento ambientale ed giunta l’ora di una vera
mobilitazione”: la denuncia è di Ettore Bernabei, presidente della Lux Vide,
intervenuto alla Conferenza che si è svolta ieri a Roma sul tema “Tv, Cinema,
Internet: nel 2003 i bambini siamo noi”. Incontro promosso da Società Libera,
associazione di intellettuali ed imprenditori, che ha presentato una sorta di
Manifesto per tutelare l’infanzia “nell’interesse di tutti”. Non parole che si
aggiungono a parole e che restano lettera morta, ma precisi obiettivi per una
campagna di pressione che Società Libera porterà in tutta Italia.
Anzitutto si propone: “liberiamoci dell’Auditel, a cui sacrifichiamo da 16 anni
nostri bambini e la nostra intelligenza”, come ha sottolineato la nostra
collega della Radio Vaticana, Roberta Gisotti, tra i relatori della Conferenza;
poi “liberiamoci di un Cinema che non rispetta i bambini, riformando l’attuale
Commissione di revisione cinematografica, che non riesce a svolgere il suo
compito istituzionale”, come ha denunciato Miela D’Attilia, giornalista
cattolica che fa parte della Commissione; infine “liberiamoci” di una Rete
Internet dove, in assenza di garanzie e tutela per i navigatori del web,
l’offerta ossessiva e non richiesta di servizi sessuali campeggia in quasi
tutte le home page. “Dobbiamo ormai fare i conti con una generazione virtuale
cresciuta davanti uno schermo che mostra gravi segnali d’identità”, ha
osservato Maria Rita Parsi, della Commissione speciale in materia d’infanzia e
minori del Senato. Ma ascoltiamo l’intervista di Ignazio Ingrao al direttore di
Società Libera, Vincenzo Olita, sul Manifesto aperto alla firma di tutti
gli italiani.
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“Vuol essere intanto un appello; un appello per la difesa
dei minori con uno slogan, chiamiamolo così, di impatto: ‘Nel 2003, i
bambini siamo anche noi’. Voglio dire: il problema ormai non è tutelare
soltanto i minori, ma tutelare anche gli adulti. Noi abbiamo messo insieme un
po’ in questo appello tre grandi settori della comunicazione: Televisione, Cinema,
Rete Internet. Non si tratta di fare – come dire – censura a tutto spiano,
anche perché come associazione che si occupa di liberalismo siamo per definizione
contro ogni tipo di censura, a priori. Siamo però per un discorso di responsabilità
individuale, perché liberalismo per noi significa essenzialmente responsabilità
individuale, e quindi se responsabilità deve esserci, deve esserci un po’ a
tutti i livelli”.
“Società libera” chiede più qualità nel servizio
pubblico: a questo proposito Elisa Manna, ricercatrice del Censis e membro del
Comitato Tv e minori, si rivolge al nuovo presidente della Rai, Lucia
Annunziata:
“Io credo innanzitutto di tener conto delle istanze che
vengono dal pubblico, quindi al nuovo presidente della Rai rivolgerei un
appello: quello di avviare una riflessione interna alla Rai, per esempio, per
quanto riguarda la rappresentazione della donna. C’è una grande stanchezza, una
grande insofferenza rispetto ad un’immagine femminile del tutto falsa. Ecco,
questa potrebbe essere una delle ‘piste’ per ripensare la qualità televisiva. E
un’altra pista importante: ritornare a fare cultura vera in televisione, naturalmente
farla nella forma più accattivante; ma che la televisione, che è il vero grande
mezzo di socializzazione per i minori, diventi lo strumento per avvicinarli ad
altre forme di consumo: al teatro, al cinema, alla grande realtà dei beni
culturali, alla lettura, soprattutto”.
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IL
CINEMA INCONTRA IL PIANETA DONNA
CON UN
FESTIVAL INTERNAZIONALE TUTTO AL FEMMINILE
- Intervista
con Clara Rivalta -
Si è
concluso ieri sera a Torino con la premiazione dei vincitori la decima edizione
del “Festival internazionale del Cinema delle donne – In viaggio con noi”. La
rassegna, organizzata dall’Associazione La Moviola con il contributo del Ministero
per i Beni e le Attività culturali e il Dipartimento per le Pari opportunità,
propone tradizionalmente una finestra sulla cinema d’autore al femminile, ospitando
produzioni di registe provenienti da tutto il mondo. Nella la sezione cortometraggi
il primo premio è andato al film “Senfonia Desconcertante” della regista
spagnola Belen Santos mentre nella sezione lungometraggi ha vinto il film “Las
caras de la luna” della regista messicana Guita Shyfter. Infine il Premio
Speciale è andato al film “Face” della regista americana Bertha Bay-Sa Pan, in
cui si affronta il tema del conflitto generazionale al femminile nella comunità
cinese di New York. Accanto al concorso ufficiale in questi giorni si è svolta
anche una serie di eventi collaterali come proiezioni per le scuole ed incontri
con le registe. Maria Di Maggio ha sentito per noi Clara Rivalta, direttrice
del Festival.
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(musica)
R. – La nostra manifestazione vuole essere più che
riscoperta scoperta del Cinema al femminile. Il pubblico non ha tutte queste
occasioni per poter scoprire le immagini delle donne, vuoi cortometraggi,
documentari o lungometraggi. Proprio per questo in questi anni abbiamo lavorato
così tanto ed è proprio per questo, comunque, che man mano il pubblico è cresciuto
perché ha scoperto che ne valeva la pena di scoprire il talento femminile, le
immagini realizzate dalle donne, venire e conoscere i nuovi personaggi
femminili, poter confrontare stili, nazionalità e immaginari in una dimensione
davvero internazionale”.
D. – Particolare attenzione viene dedicata quest’anno al
Cinema sudafricano …
R. – Questo omaggio che noi abbiamo scelto di dedicare
alle registe dell’Africa del Sud permette allo spettatore e alla spettatrice di
capire sia i percorsi che queste registe hanno fatto in questi anni per poter
accedere alla professione di regista, sia quella che può essere la condizione
femminile nel sud dell’Africa. Si parla ancora molto, per esempio, di
mutilazioni genitali femminili perché in tantissimi Paesi dell’Africa purtroppo
sembra essere ancora una pratica assolutamente diffusa e quindi le registe
documentano questa situazione attraverso interviste e danno comunque spazio sia
a quello che è la mentalità più tradizionale che vede questo come una fase di
passaggio voluta e assolutamente inevitabile, ma danno anche spazio a tutte le
nuove voci che invece la considerano una tortura terribile rispetto alle
bambine che lo devono subire.
D. – Tra le pellicole della sezione dedicata al Cinema
sudafricano al femminile, quale, a suo avviso, è particolarmente significativa?
R. – Una delle più rappresentative è sicuramente questo
“Strong enough” della regista documentarista Penny Gains, che ha intervistato
un gruppo di donne del Sud Africa che si sono proprio inventate praticamente
una professione alla luce delle condizioni assolutamente di estrema povertà in
cui erano costrette a vivere loro così come i loro bambini e le loro bambine.
Anziché rimanere con le mani in mano hanno cercato, dando vita ad una serie di
rapporti, relazioni tra di loro e di intese, di far nascere questa sorta di
cooperativa di pescatrici e di riuscire poi a trovare il sostentamento per loro
e per le loro famiglie.
D. – In conclusione, qual è il messaggio che parte
dall’edizione 2003 del Festival del Cinema delle donne?
R. – E’ quello di un percorso che le donne hanno fatto e
che continuano a fare con grande fatica, ma anche con grande consapevolezza,
determinazione e pronte, comunque, a cogliere la meta proprio laddove sanno
perfettamente che è. Ci possono essere delle condizioni di vita quotidiane
decisamente migliori.
(musica)
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15
marzo 2003
LE ELEZIONI DEL 27 APRILE BIVIO CRUCIALE PER IL
FUTURO DELL’ARGENTINA:
QUESTO
IL PENSIERO DEI VESCOVI DEL PAESE LATINOAMERICANO A CONCLUSIONE
DELLA
RIUNIONE DELLA COMMISSIONE PERMANENTE
BUENOS
AIRES. = L’Argentina al bivio delle elezioni presidenziali del prossimo 27
aprile: quale sarà il futuro del Paese sudamericano provato dalla lunga crisi
economica e sociale dell’ultimo anno? La Commissione permanente della
Conferenza episcopale argentina, a conclusione della sua 134.ma riunione
svoltasi nei giorni scorsi a Buenos Aires, ha dedicato a questi ultimi eventi
della storia nazionale il documento “Ricreare la volontà di essere Nazione”. I
vescovi si rivolgono principalmente alle future autorità affinché non si
sottraggano al compito di ricostruire l’unità nazionale ma, alla base di tutto,
i presuli pongono l’accento su un rinnovamento generale della società. I
presuli avvertono che le sofferenze patite sono una tentazione che induce a
rifiutare vie d’azione fondate sulla giustizia e sull’onestà: uno stato d’animo
che nasce dallo scoraggiamento per i risultati che la democrazia non ha ancora
realizzato. Dall’altra parte i vescovi avvertono affinché non si cada in facili
illusioni. Nonostante l’economia sia migliorata, nonostante le ricche risorse
naturali, l’episcopato invita a prendere
coscienza della crisi argentina: uscire da questa crisi - dicono - non
sarà il frutto di una “magia”. Per questo i vescovi rivolgono un accorato
appello all’unità del Paese: “Dobbiamo aiutarci l’un l’altro con realismo -
esortano - per realizzare il meglio possibile in ogni momento”. “Le elezioni -
si legge ancora - sono uno strumento per continuare a coltivare la speranza che
siamo capaci di costruire un’Argentina migliore al di là della magia e dello
scoraggiamento”. Per raggiungere quest’obiettivo è necessario l’apporto delle
persone chiamate a governare il Paese: “Le autorità nazionali che saranno
elette - scrivono i presuli -
affronteranno l’ineludibile responsabilità di ricreare la volontà di
essere Nazione, affinché la società argentina trovi una via per esprimersi
politicamente grazie ad una dirigenza rinnovata, rappresentativa e credibile”.
Per i vescovi l’Argentina si trova davanti a due vie: valori morali,
democrazia, educazione ed unità da una parte; corruzione, anarchia, povertà e
particolarismi dall’altra. (M.A.)
E’
NECESSARIO GARANTIRE A TUTTI IL DIRITTO DI ACCESSO A FONTI IDRICHE POTABILI. E’
QUESTO UNO DEGLI APPELLI LANCIATI ALLA VIGILIA DEL TERZO FORUM MONDIALE
SULL’ACQUA, CHE SI APRE DOMANI A KYOTO, IN GIAPPONE
- A
cura di Chiaretta Zucconi -
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KYOTO. = Oltre 35 milioni di persone in Asia corrono il
rischio di bere acqua contaminata da arsenico. Questo uno degli allarmi
lanciati dall’Onu alla vigilia del terzo Forum mondiale dell’acqua, che si apre
domani a Kyoto, in Giappone, per concludersi il 23 marzo. Cina, Bangladesh,
India, Thailandia, Nepal e Taiwan sono tra i Paesi asiatici dove la
contaminazione da arsenico delle falde acquifere è un problema gravissimo da
fronteggiare subito e che minaccia di decimare soprattutto le poverissime
popolazioni del Bangladesh. Nel corso della Conferenza, cui è prevista una
partecipazione di oltre 10 mila persone provenienti da tutto il Pianeta, non si
parlerà soltanto di acqua sicura, ma saranno affrontati molteplici temi legati
all’acqua, risorsa fondamentale per la vita e strumento strategico di crescita
sociale e civile. Acqua e povertà, acqua e diversità culturali, scarsità idriche
nei Paesi in via di sviluppo ed infine, acqua e prevenzione, un tema particolarmente
caro al Giappone che ancora non ha dimenticato le difficoltà per
l’approvvigionamento idrico, nelle aree devastate dal grande terremoto di Kobeh
del 1995.
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PACE, DISABILI, BIOETICA E CARTA EUROPEA.
SONO STATI QUESTI I TEMI DISCUSSI
DAI
VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TEDESCA LA CUI ASSEMBLEA GENERALE SI È CONCLUSALO
SCORSO 13 MARZO A FREISING, IN BAVIERA
FREISING.
= La questione irachena, l’anno dei disabili, la bioetica e la Costituzione
europea. Sono stati questi i principali temi affrontati dall’Assemblea generale
della Conferenza episcopale tedesca, tenutasi dal 10 al 13 marzo a Friesing, in
Baviera. I vescovi tedeschi hanno ribadito con un documento la loro “preoccupazione
per le conseguenze che una guerra provocherebbe nella regione mediorientale” e
non hanno nascosto la loro apprensione per la situazione dei cristiani in Terra
Santa. In occasione dell’Anno europeo dei disabili, proclamato per il
2003, i presuli hanno lanciato un
appello alle strutture ecclesiali, affinché possano offrire alle persone con
handicap una maggiore partecipazione alla vita della Chiesa. “Gli atteggiamenti
negativi verso i disabili – si legge nel comunicato – possono essere
ulteriormente rafforzati con i progressi nella genetica”. Sulle questioni legate alla bioetica, la
Conferenza episcopale tedesca ha ribadito che “una selezione dei bambini è
moralmente riprovevole in ogni caso”. Sui lavori per l’elaborazione della
Costituzione europea, i vescovi hanno infine espresso la loro approvazione per
“l’impegno dimostrato da molti membri della Convenzione nel tener conto del
desiderio della Chiesa di inserire riferimenti alla tradizione cristiana”.
(A.L.)
RAPPORTO DELL’ALTO COMMISSARIATO ONU PER I
RIFUGIATI. 578MILA LE RICHIESTE D’ASILO IN TUTTO IL MONDO NEL 2002. LE PIU’
NUMEROSE INOLTRATE DA CITTADINI
IRACHENI
E DELL’EX JUGOSLAVIA
GINEVRA.
= Il maggior numero di domande d’asilo nel mondo è stato inoltrato nel 2002 dai
cittadini iracheni che, con oltre 51 mila richieste, hanno preceduto gli abitanti
della ex Jugoslavia dove ne sono state presentate circa 33 mila. Lo riferisce,
l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Dalle ultime
statistiche elaborate dall’organismo dell’Onu emerge che nell’ultimo anno si è
registrata una leggera flessione del numero totale di richieste, che è passato
dalle oltre 620 mila del 2001 alle 587 mila attuali. Questi dati evidenziano
come il miglioramento della situazione nei Paesi d’origine influisca
direttamente sulla diminuzione delle domande d’asilo. Questa tendenza è
confermata, oltre che dal caso dell’Afghanistan, anche da quelli di Sierra
Leone e Sri Lanka, dove i positivi sviluppi dei processi di pace hanno
determinato diminuzioni del 43% e del 30% nel numero di domande rispetto al
2001. Il Regno Unito con oltre 111 mila richieste, è stato ancora una volta il
Paese che ha ricevuto il più alto numero di domande. Nei Paesi dell’Unione
Europea il numero complessivo di richieste d’asilo è rimasto sostanzialmente
stabile. E’ invece cambiata la distribuzione delle richieste tra i vari Paesi.
Tale fenomeno è particolarmente evidente nei Paesi del Nord Europa, dove
l’introduzione in Danimarca e nei Paesi Bassi di legislazioni più restrittive
in materia d’asilo, ha contribuito al netto calo del numero di domande, che
invece è notevolmente aumentato in Svezia. Questi dati evidenziano chiaramente
la necessità di una maggiore armonizzazione delle politiche in materia d’asilo
al fine di ridurre tali improvvise differenze tra i Paesi dell’Unione. (A.L.)
I PRESULI DEL CONTINENTE AMERICANO RIUNITI DALL’11
AL 13 A SANTIAGO DEL CILE PER UN SEMINARIO SULL’EVANGELIZZAZIONE DELLE
METROPOLI. E’ EMERSA LA SITUAZIONE DI SOLITUDINE, ESCLUSIONE ED ANONIMATO
VISSUTA DA TANTE PERSONE, CHE LA CHIESA ATTRAVERSO IL VANGELO È CHIAMATA A
CONFORTARE
SANTIAGO
DEL CILE. = Le grandi metropoli dell’America hanno bisogno del Vangelo. Per
riflettere su questa necessità il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam)
ha organizzato dall’11 al 13 marzo a Santiago del Cile un seminario a cui hanno
partecipato vescovi (una trentina, tra cui otto cardinali), sacerdoti ed esperti
provenienti dall’America latina e dagli Usa. Nel suo saluto inaugurale
l’arcivescovo di Santiago, il cardinale Francisco Javie r Errazuriz, ha
sottolineato, l’importanza di questo seminario per dare ulteriore impulso ad
una pastorale specifica per evangelizzare le realtà urbane. I lavori hanno
fornito l’opportunità di un arricchimento pastorale attraverso lo scambio delle
differenti esperienze, ma hanno anche confermato l’urgenza della missione.
Nelle metropoli del continente americano vivono infatti milioni di persone
emarginate, in condizione di estrema povertà materiale e spirituale.
Solitudine, esclusione, anonimato: realtà di cui la Chiesa deve avere
conoscenza per portare il conforto e la consolazione del Vangelo. Un’attenzione
particolare è stata dedicata alle dinamiche migratorie. Dalle campagne, dalle zone
con economie depresse, le persone si trasferiscono nelle città in cerca di
migliori opportunità. I partecipanti hanno perciò sottolineato l’importanza
dell’accoglienza e della collaborazione con il mondo politico ed economico
nella soluzione dei problemi. (M.A.)
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15
marzo 2003
-
A cura di Paolo Ondarza -
L’ipotesi
di una guerra in Iraq è "più probabile" rispetto ad alcune settimane
fa, ma non è “inevitabile". E’ quanto ha dichiarato alla Bbc il ministro
degli Esteri britannico Jack Straw, che ha aggiunto “Saddam Hussein ha ancora
tempo per obbedire alle risoluzioni dell'Onu” sul disarmo, ma "questo
tempo è limitato". Meno rassicurante la prospettiva per il ministro
britannico per le Forze Armate, Adam Ingram, che ha lasciato intendere che la
guerra potrebbe essere imminente. E migliaia di iracheni sono scesi oggi nelle
strade di Baghdad per dimostrare il loro sostegno al presidente Saddam Hussein.
Intanto domani nelle Azzorre si svolgerà un vertice a tre in merito
all’eventualità di un attacco all’Iraq tra i leader di Stati Uniti, Gran
Bretagna e Spagna. Ce ne parla da New York Paolo Mastrolilli.
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Il vertice è stato convocato dopo le difficoltà incontrate
all’Onu per far approvare la nuova risoluzione che aprirebbe le porte
all’intervento armato. Ieri il presidente francese Chirac ha parlato con Blair
per allentare le tensioni e discutere un compromesso sui tempi del disarmo,
però ha ribadito che è contrario ad un ultimatum che crei meccanismi automatici
per la guerra, mentre Baghdad ha consegnato un nuovo rapporto in cui sostiene
di aver distrutto tutti i suoi gas B-X. Il Cile, uno dei 6 Paesi indecisi del
Consiglio di Sicurezza ha proposto di dare all’Iraq 3 settimane per disarmare,
ma la Casa Bianca ha bocciato l’idea. Alle Azzorre, i 3 presentatori della
nuova risoluzione, valuteranno se esistono ancora i margini per votarla, oppure
se ritirarla e lanciare l’intervento militare con i Paesi disposti a cooperare.
I collaboratori di Bush starebbero già scrivendo un discorso per dare
l’ultimatum finale a Saddam prima della guerra, mentre ieri i bombardieri
pesanti B1 hanno colpito per la prima volta nella no fly zone.
Da New York per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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E
qualora si decidesse per un intervento armato in Iraq la Nunziatura Apostolica
di Baghdad rimarrà aperta. E’ quanto ha fatto sapere ieri il direttore della
Sala Stampa vaticana, Navarro Valls. “E’ infatti tradizione – ha detto – che i
rappresentanti diplomatici rimangano vicini alle popolazioni presso cui sono
inviati, anche in situazioni di estremo pericolo”. E proprio dello stato di
emergenza che si trova a vivere la popolazione irachena in queste ore, ci
riferisce la nostra corrispondente in Iraq Delphine Minoui.
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JE
SUIS A SULAYMANIYAH, QUI SE TROUVE A QUELQUES 600 KM DE LA VILLE ...
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“Mi trovo a Sulaimaniya, a circa 600 km dalla città
di Kirkuk, città di origine curda ma sotto il controllo di Saddam Hussein; a
giudicare dalle voci, la tensione aumenta continuamente, le persone si sentono
angosciate, si rilevano forti movimenti di popolazione. Sono persone che
vengono a cercare rifugio nel Nord dell’Iraq, nel Kurdistan. Quando ero alla
frontiera, ad esempio, ho visto passare tre autobus, pieni di persone che
fuggivano. Loro stessi parlano di una forte pressione subita nei luoghi
d’origine, del coprifuoco imposto ora a Kirkuk, la sera dopo le 21. Si parla
anche di retate nel quartiere dei curdi a Kirkuk. Inoltre, per proteggersi, gli
uomini di Saddam Hussein avrebbero riempito alcuni fossi di petrolio e in caso
di emergenza, sarebbero pronti a far saltare in aria alcuni quartieri della
città: è un modo ‘simbolico’ per far sapere che Saddam Hussein è pronto a
resistere all’ultimo, pronto ad agire e a prendersela persino con la sua stessa
gente”.
E mentre il mondo vive ore di attesa sugli sviluppi
della crisi irachena, il presidente statunitense George W. Bush ha presentato
il piano per la ripresa del processo di pace arabo-israeliano. Ma nel frattempo
in Medio Oriente non si arresta la spirale di violenza: nelle ultime 48 ore 12
miliziani palestinesi hanno perso la vita in operazioni militari israeliane,
fra questi un ragazzo di 18 anni. Ma del piano di Bush che prevede la fine
degli insediamenti ebraici nei Territori e la conferma del nuovo premier
palestinese Abu Mazen in una posizione di vera autorità, ci informa Graziano
Motta.
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Anche se non ha voluto rivelarla
c’è certamente una ragione che ha spinto il presidente Bush a fare questa
dichiarazione di intenti sul Medio Oriente. Verosimilmente ha voluto
rassicurare i Paesi arabi, nell’imminenza del conflitto con l’Iraq, che egli
resta impegnato sui principi per una soluzione della crisi israelo-palestinese
enunciati il 24 giugno, ovvero sull’esistenza di due Stati che vivono fianco a
fianco in pace e sicurezza, su uno Stato palestinese democratico che ha fatto una decisa rinuncia
del terrorismo, sul suo riconoscimento da parte di Israele che, una volta
ristabilita tranquillità e sicurezza, dovrà agire rapidamente in vista di un
accordo finale e che, in base ai progressi del negoziato, dovrà cessare le sue
attività negli insediamenti dei coloni. Premesso tutto questo, Bush ha
affermato che dopo la ratifica della nomina del primo ministro palestinese, gli
Stati Uniti presenteranno il ruolino di marcia con le scadenze del piano di
pace e inviteranno le parti a riprendere le trattative.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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181, questo il numero delle persone arrestate finora nell'inchiesta sull'assassinio del
premier serbo Zoran Djindjic. E’ quanto
ha comunicato la polizia alla Radio
locale B92. Nella lista degli indagati figura anche il nome di Gradisa Katic, editore di un controverso settimanale serbo, che nel giorno
dell'omicidio preannunciava in prima pagina l’attentato all’ex primo ministro.
Oggi intanto a Belgrado si sono svolti i funerali celebrati dal Patriarca
ortodosso Pavle nella Chiesa di san Sava: presenti tra le migliaia di persone
accorse, numerose personalità politiche giunte da tutto il Continente. I
particolari nel servizio di Emiliano Bos.
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Migliaia di persone si sono accalcate stamattina
intorno alla cattedrale di San Sava, a Belgrado, per i solenni funerali del
primo ministro Djindjc, assassinato mercoledì davanti al palazzo del governo. A
rendere omaggio al premier che ha sconfitto Milosevic sono giunte personalità
politiche di spicco da oltre 40 Paesi, tra cui il presidente della Commissione
europea Romano Prodi e i leader di tutti i Paesi Balcanici. Davanti al feretro
avvolto nel drappo bianco, rosso e blu della Serbia, hanno sfilato soprattutto
tantissimi cittadini, che per tutta la notte – incuranti del freddo e della neve
che è tornata a cadere – hanno compilato il libro delle condoglianze. Il
patriarca Pavle, massima autorità della chiesa ortodossa serba, ha officiato la
cerimonia funebre, che secondo alcuni ricorda quella del leader comunista Josif
Broz Tito nel 1980. Oggi per i serbi è il giorno del dolore per la scomparsa di
un politico intorno a cui si è stretta tutta la nazione, ma non si fermano le
indagini della polizia per arrestare mandanti ed esecutori del più clamoroso
delitto politico dell’ex Jugoslavia. Le forze di sicurezza hanno già eseguito
circa 180 arresti tra le bande della criminalità organizzata ritenute
responsabile dell’agguato mortale contro Djindjic. Il governo manterrà lo Stato
di emergenza fino a quando non verrà catturato Milorad Lukovic detto Legija,
l’ex comandante delle Forze speciali di polizia colluso coi grandi potentati
mafiosi. Secondo le autorità è il vero regista della morte di Djindjic, che da
oggi riposa nel più antico cimitero di Belgrado accanto ai personaggi illustri
della storia della Serbia.
Per Radio Vaticana, Emiliano Bos.
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Prime condanne in Madagascar contro gli ex potenti
del vecchio regime di Didier Ratsiraka. Tra questi il tribunale di Antananarivo
ha condannato in contumacia a 5 anni di reclusione Pierrot Rajaonarivelo,
vice-primo ministro del precedente governo, per ‘complicità nell’usurpazione
delle funzioni’. All’uomo, fuggito dall’isola al termine del lungo braccio di
ferro politico-militare tra l’ex presidente Ratsiraka e Marc Ravalomana,
attuale capo di Stato, la sentenza di ieri impedirà di essere il potenziale
sfidante dello stesso Ravalomanana alle prossime presidenziali.
Si vota domani in Salvador per le elezioni parlamentari e
municipali. Lo scontro coinvolgerà in primo luogo i candidati del partito Arena
di centro destra, attualmente al potere, ed il Fronte Farabundo Marti di
sinistra.
Giornata di consultazioni elettorali, domani, anche per la
Finlandia dove più di 4 milioni di elettori si recheranno alle urne per
rinnovare il parlamento. Ma l’atmosfera che si respira è di disinteresse e
mancanza di passione; atteggiamenti questi ultimi legati, secondo gli esperti
all’assenza di partiti estremisti o populisti che abbiano un seguito di qualche
spessore.
L'Indonesia, quarto paese più popoloso al mondo, a
maggioranza musulmana, ha fissato le prossime elezioni parlamentari al 5 aprile 2004. Lo ha
annunciato oggi il vicepresidente della
Commissione elettorale Ramlan Surbakati. Entro sei mesi poi, subito dopo le
elezioni parlamentari, il Paese, attraversato da gravi tensioni politiche e da
un forte movimento di guerriglia filoislamica,
sarà chiamato a votare per la carica di presidente e vicepresidente.
Italia. Ricorre domani il 25.mo anniversario del rapimento
dello statista Aldo Moro, leader della Democrazia
cristiana assassinato dalle brigate rosse dopo 45 giorni di prigionia. Il suo
cadavere fu ritrovato nel bagagliaio di un auto, abbandonata nel centro storico
di Roma. Il drammatico avvenimenti segnò il punto più alto della “strategia
della tensione” e degli “anni di piombo”.
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