RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 74 - Testo della Trasmissione sabato 15 marzo 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Dio è amore! Ripartiamo da questa bella notizia”: terminati questa mattina in Vaticano gli Esercizi Spirituali. Il grazie di Giovanni Paolo II al predicatore, l’arcivescovo Angelo Comastri, ai nostri microfoni

 

 “La carità intellettuale, anima della nuova Europa”, tema dell’odierna Giornata europea degli universitari, che questo pomeriggio si uniranno in preghiera con il Papa nell’Aula Paolo VI: ce ne parla Lorenzo Ornaghi.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Ricambio generazionale ai vertici della Cina: eletto il nuovo presidente della Repubblica popolare, Hu Jintao: il commento di Francesco Sisci

 

 “I bambini siamo noi!”: campagna di pressione lanciata in Italia per la difesa dei minori davanti alla Tv,  al Cinema e su Internet: intervista con Vincenzo Olita ed Elisa Manna

 

 Il cinema incontro “Il pianeta donna” con un festival internazionale tutto femminile: con noi, Clara Rivalta.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Le elezioni del 27 aprile costituiscono un bivio cruciale per il futuro dell’Argentina. Lo sostengono i vescovi del Paese latinoamericano

 

E’ necessario garantire a tutti il diritto di accesso a fonti idriche potabili. Questo uno degli appelli lanciati alla vigilia del terzo Forum mondiale sull’acqua, che si apre domani a Kyoto

 

Pace, disabili, bioetica e Carta europea: i temi discussi dai vescovi della Conferenza episcopale tedesca, conclusasi lo scorso 13 marzo a Freising

 

Nelle ultime statistiche dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati si registra nel 2002 una diminuzione delle richieste d’asilo.

 

I vescovi del continente americano riuniti dall’11 al 13 a Santiago del Cile per un seminario sull’evangelizzazione delle metropoli

 

24 ORE NEL MONDO:

Crisi irachena: “Guerra probabile, ma non inevitabile”: così il ministro britannico Jack Straw

 

 Nuovo piano per la ripresa del processo di pace arabo israeliano presentato dal presidente Usa Bush

 

 Centinaia di migliaia di persone a Belgrado per offrire l’ultimo saluto all’ex premier serbo Djindjic, assassinato mercoledì scorso

 

 Domani in Italia il 25.mo anniversario del rapimento dello statista Aldo Moro.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 marzo 2003

 

 

“DIO E’ AMORE! RIPARTIAMO DA QUESTA BELLA NOTIZIA”:

TERMINATI QUESTA MATTINA IN VATICANO GLI ESERCIZI SPIRITUALI:

IL VIVO RINGRAZIAMENTO DEL PONTEFICE AL PREDICATORE,

L’ARCIVESCOVO ANGELO COMASTRI

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Si erano iniziati domenica pomeriggio nella cappella Redemptoris Mater e questa mattina hanno avuto termine con l’ultimo appuntamento, alle ore 9, e la sentita gratitudine del Santo Padre all’arcivescovo prelato di Loreto Angelo Comastri, che ha svolto in questa settimana le meditazioni sull’amore e la misericordia di Dio per l’uomo. Terminata l’ultima riflessione del predicatore, ha preso la parola il Papa ...

 

Sento il bisogno di rendere grazie al Signore per aver potuto restare in prolungato ed intimo colloquio con Lui, insieme a voi, cari cardinali, e a tutti i collaboratori della Curia Romana ... Il mio cordiale ringraziamento va al carissimo mons. Angelo Comastri, che con tanto tatto pastorale, ricchezza di indicazioni ascetiche, con sapienza e devoto afflato ha guidato i nostri passi all’incontro con il Dio dell’amore e della misericordia. A nome di tutti i presenti dico: grazie, tantissime grazie, caro fratello.

 

Giovanni Paolo II ha pure rivolto un vivo ringraziamento a coloro che hanno curato in questi giorni la liturgia, i canti e gli incontri e un grazie particolare ha avuto anche per quanti lo hanno accompagnato con la loro preghiera ...

 

Ritorniamo ora al nostro consueto lavoro, ripartendo, come ha esortato mons. Comastri, dalla vera notizia: Dio è amore.

 

Ed ora la parola all’arcivescovo prelato di Loreto, Angelo Comastri, dopo che il Papa lo ha ricevuto in privata udienza. Eccellenza, i suoi sentimenti al termine di questi Esercizi? Cosa porta con sé come arricchimento personale tornando a Loreto ...

 

Nei giorni scorsi, quando ho letto la notizia della morte del giornalista Domenico Del Rio, mi sono molto meravigliato del commento che ha fatto Luigi Accattoli, giornalista e amico di Domenico Del Rio. Accattoli ha detto che una volta Domenico Del Rio gli fece questa confidenza: io mi ero allontanato da Dio e soprattutto mi ero allontanato dalla Chiesa. Mi sono riconciliato con la Chiesa, e riconciliato con Dio, guardando il Papa in preghiera. Mi sono commosso vedendo quest’uomo che si inginocchia e quando si inginocchia si immerge nella presenza di Dio. E ha commentato Domenico Del Rio: “In quel momento ho capito qual è la sicurezza della Chiesa: la preghiera del Papa”.

 

Il Papa in preghiera è la roccia sulla quale l’onnipotenza di Dio costruisce la Chiesa in mezzo alle bufere del tempo, alle bufere della storia ...

 

Il Papa in preghiera è uno spettacolo che porterò con me, come ricordo carissimo di questi Esercizi Spirituali, che ho voluto concludere con un ricordo personale. Mi sono permesso di raccontare al Papa e anche agli illustri ascoltatori una confidenza. Nel 1967, quando venni ordinato sacerdote ed era l’11 marzo, pochi giorni prima della mia ordinazione sacerdotale mi arrivò la notizia di due sacerdoti che avevano abbandonato il sacerdozio.

 

Erano anni terribili quelli, subito dopo il Concilio ...

 

Io ricordo che rimasi un po’ turbato e ne parlai con la mia mamma. La mia mamma mi disse – ricordo ancora le sue parole – “figlio, ti capisco, però io ti do un consiglio”. Ricordo che la mamma mi disse “io non ho studiato, ho fatto soltanto la terza elementare, però il Vangelo l’ho ascoltato tante volte e nel Vangelo io ho sentito che Gesù ha amato cavalcare l’asinello ed è entrato a Gerusalemme cavalcando un asinello. La mamma allora aggiunse: “Senti, figlio mio, resta sempre un asinello e Gesù ti cavalcherà”. Io mi sono permesso di dire al Papa: “Padre Santo, a restare un asinello non ho fatto nessuna fatica. Spero che Gesù mi abbia cavalcato anche durante questi Esercizi”.

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IMPOSIZIONE DEL PALLIO AL CARDINALE JOSEPH RATZINGER

 

Nel corso della mattinata, il Santo Padre ha imposto il Sacro Pallio al cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione della Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio. I Pallii, lo ricordiamo, sono delle bende di lana bianca, ornate con sei Croci di seta nera, che intendono simboleggiare la pecorella smarrita, cercata, salvata e posta sulle spalle del Buon Pastore e insieme l’Agnello crocifisso per la salvezza dell’umanità perduta. La lana per la loro confezione viene benedetta tradizionalmente in gennaio, nel giorno della festa di Sant’Agnese. Dopo la benedizione, i Pallii vengono riposti in un’urna di bronzo - dono di Benedetto XIV e conservata nella cosiddetta “nicchia dei Pallii” presso la Confessione di San Pietro - dalla quale saranno prelevati il 29 giugno per essere imposti dal Papa ai nuovi arcivescovi metropoliti.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Sempre nel corso della mattinata, in successive udienze, Giovanni Paolo II ha ricevuto il cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale giapponese Peter Seiichi.Shirayanagi, il cardinale Pio Laghi, l’arcivescovo Pedro López Quintana, nunzio Apostolico in India e Nepal, e l’arcivescovo prelato di Loreto Angelo Comastri, che ha ultimato stamani la predica gli Esercizi spirituali in Vaticano.

 

         In Spagna, il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Granada il vescovo Francisco Javier Martínez Fernández, finora titolare della diocesi di Cordoba. Il presule, 56 anni, ha ottenuto la licenza in Teologia biblica presso la Pontificia Università di Comillas. Ha svolto anche incarichi di docenza in Spagna, ha perfezionato gli studi biblici ed ha ottenuto, nell’82, il titolo di “master of Arts” dell’Università Cattolica di Washington. In seno alla Conferenza episcopale è membro delle Commissioni per la Dottrina della Fede e per l’Apostolato dei laici. E’ stato membro del Pontificio Consiglio per il Dialogo con  i non Credenti e del Pontificio Consiglio della Cultura.

 

In Colombia, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Garzón presentata, per raggiunti limiti di età, dal vescovo Libardo Ramírez Gómez.

 

In Uganda, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Cabale presentata, sempre per raggiunti limiti di età, dal vescovo  Robert Gay, dei Missionari d’Africa. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote Callistus Rubaramira, finora appartenente al clero della medesima diocesi. Mons. Rubaramira è nato nel 1950 nella diocesi di Kabale. Ha studiato in patria e negli  Stati Uniti, dove ha ottenuto il Master in "Business administration". Tra i suoi incarichi, quelli di parroco, di vicario episcopale per la regione di Rukungiri e di viceprocuratore finanziario della Conferenza episcopale ugandese.

 

 

SI CELEBRA OGGI LA PRIMA GIORNATA EUROPEA DEGLI UNIVERSITARI:

QUESTO POMERIGGIO, NELL’AULA PAOLO VI, L’AVVENIMENTO PRINCIPALE:

LA VEGLIA DI PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II CON I GIOVANI STUDENTI

- Il servizio di Barbara Castelli -

 

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Chiesa e Università di nuovo insieme. Si celebra oggi, infatti, la Prima Giornata Europea degli universitari, promossa dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa e dal Comitato europeo dei cappellani universitari. L’iniziativa, che ha per tema “La carità intellettuale, anima della nuova Europa”, vede come avvenimento principale la Veglia di preghiera di Giovanni Paolo II con gli universitari.

 

L’incontro inizierà alle ore 18 con un momento di riflessione sulla Lettera Apostolica del Santo Padre “Rosarium Virginis Mariae” e con la rievocazione dei sei Santi Compatroni d’Europa: San Benedetto da Norcia, Santa Caterina da Siena, i Santi Cirillo e Metodio, Santa Brigida di Svezia e Santa Edith Stein. Il Papa giungerà alle ore 19  nell’aula Paolo VI e presiederà la recita del Santo Rosario, comprendente i Misteri della Luce, aggiunti il 16 ottobre 2002 ai tradizionali Misteri Gaudiosi, Dolorosi e Gloriosi. Ad animare l’incontro ci saranno oltre 1.200 cantori, membri di tutti i Cori dei Conservatori italiani e di molti Cori universitari di diverse città italiane. I giovani di Uppsala, in Svezia, Bratislava, in Slovacchia, Cracovia, in Polonia, Colonia, in Germania, Fatima, in Portogallo, e Vienna, in Austria, si collegheranno con l’Aula Paolo VI, grazie ad un ponte satellitare. Al termine dell’incontro con il Santo Padre, una processione aux flambeaux porterà l’icona della Sedes Sapientiae dal Vaticano alla Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, antica sede dell’Università di Roma, dove con la professione di fede degli studenti si concluderà questa prima Giornata europea di preghiera.

 

La nostra emittente seguirà l’evento in diretta, in lingua italiana, a partire dalle ore 17.45, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.

 

Ma quale può essere il contributo delle Università - laboratori di cultura e formazione degli studenti - sullo scenario dell’Unione Europea e nella promozione di una cultura di pace? Ci risponde il professor Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Uni-versità cattolica del Sacro Cuore.

 

“Le Università sono chiamate ad offrire ciò che la loro riflessione scientifica sta producendo, ma sono invitate anche a farlo - come dire - sottraendosi a quella tentazione, che c’è sempre, di restare un po’ rinchiusi nella propria nicchia. Ecco, direi che questi sono tempi che, proprio per la gravità delle circostanze in cui viviamo, invitano all’apertura, quindi invitano alla carità, invitano all’amore. Possono farlo innanzitutto con la funzione che è tipica delle Università e quindi la funzione formativa, possono farlo anche con una formazione al capire che la pace non è un dato offerto una volta per tutte, ma è una realtà che va costruita. Ecco, in questo senso allora, il coniugare ricerca e formazione in una educazione autentica, la pace significa fornire al tempo stesso la convinzione che la speranza muove il mondo, che la nostra volontà contribuisce ad orientare i processi e che tutte e due le operazioni sono possibili all’insegna però del realismo”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina un passo tratto dal discorso del Papa al Corpo Diplomatico: in esso si ribadisce il "No alla guerra", la quale è sempre una "sconfitta" dell'umanità. Il passo si inserisce nell'ambito della riflessione quaresimale ispirata alla "mobilitazione penitenziale per la pace".

Riguardo al Medio Oriente, Bush prospetta il rilancio del processo di pace; caute reazioni dell'Autorità Palestinese.

 

Nelle vaticane, la conclusione degli Esercizi Spirituali.

L'imposizione del pallio, da parte del Santo Padre, al Card. Joseph Ratzinger.

Alcuni brani dell'introduzione di Alfredo Marranzini al volume di Karl Rahner "Teologia del Cuore di Cristo".

Una pagina dedicata alle celebrazioni ed alle iniziative pastorali promosse nelle Diocesi italiane in occasione del tempo quaresimale.

Un articolo di Luigi Perollo dal titolo "I ministeri laicali nella vita della Chiesa": verso la conclusione la Settimana della fede, a Palermo.

 

Nelle pagine estere, Iraq: vertice nelle Azzorre tra Usa, Spagna e Gran Bretagna.

Serbia: una folle imponente ai funerali di Djindjic.

A Kyoto, Forum mondiale sull'acqua: miliardi di persone assettate attendono aiuti e risposte internazionali.

 

Nella pagina culturale, il testo dell'intervento che Carlo Bo tenne in occasione del convegno svoltosi nel febbraio 2001, a Fano, sulla figura di Valerio Volpini. Recentemente è stato pubblicato il libro che raccoglie gli Atti di quel convegno.

 

Nelle pagine italiane, in primi piano la situazione politica, con particolare riferimento alla crisi irachena.

Il tema del terrorismo. Il 25 anniversario del rapimento di Aldo Moro e della strage di via Fani. 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 marzo 2003

 

RICAMBIO GENERAZIONALE AI VERTICI DELLA CINA:

HU JINTAO È IL NUOVO PRESIDENTE

- Con noi, Francesco Sisci -

 

La Cina completa il proprio ricambio generazionale politico. Il sessantenne Hu Jintao è il nuovo presidente della Repubblica popolare cinese: è stato eletto oggi dall’Assemblea nazionale del popolo, che di fatto ha ratificato le decisioni già prese a novembre dal Partito comunista. Hu Jintao succede a Jiang Zemin, che a sua volta è stato eletto ora presidente della Commissione militare centrale e mantiene un considerevole potere. Nei prossimi giorni avverrà la scelta del nuovo governo: candidato a primo ministro è Wen Jiabao, che prenderà il posto di Zhu Rongji. Ma cosa cambia per la Cina con la nuova leadership? Risponde Francesco Sisci, corrispondente da Pechino del quotidiano ‘La Stampa’, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – Potrebbe cambiare molto. Si passa da una generazione che è vissuta e cresciuta attraverso il passaggio di potere della rivoluzione. Jiang Zemin, Zhu Rongji, l’ex presidente dell’Assemblea nazionale Li Peng hanno vissuto la loro infanzia prima del ’49. Con Hu Jintao invece va al potere una generazione di uomini che definirei “burocrati a 18 carati”, perché non sono stati selezionati o ispirati dall’idealismo comunista del primo Partito, ma sono persone cresciute quando il Partito già era un’organizzazione amministrativa della Nazione. Questo fatto li allontana in qualche modo dall’ideologia comunista pura.

 

D. – Di cosa dovranno andare ad occuparsi i nuovi dirigenti cinesi?

 

R. – C’è l’economia che deve continuare a crescere e a trovare nuovi spunti di sviluppo. Ci sono due questioni, una è quella dell’occupazione e l’altra è quella dello sviluppo delle piccole e medie imprese. Quest’ultimo punto è l’aspetto che più di ogni altro potrebbe aiutare ad offrire lavoro ai milioni di disoccupati provenienti dalle imprese di Stato fallimentari.

 

D. – L’ex presidente Jiang Zemin continua a mantenere un considerevole potere. Quanto influirà la sua figura sulla Cina di Hu Jintao?

 

R. – Molto, perché anche ufficialmente Jiang Zemin rimane il numero uno, essendo presidente della potente Commissione militare; continua quindi ad essere l’ultimo supremo decisore. Hu Jintao e poi il primo ministro che verrà eletto nei prossimi giorni, Wen Jiabao, in ultima istanza dovranno rispondere delle loro azioni a Jiang Zemin.

 

D. – Come ha anticipato, nei prossimi giorni verrà eletto il nuovo governo con a capo Wen Jiabao. Quale eredità lascia l’ex premier Zhu Rongji?

 

R. – Un’eredità per tanti aspetti molto buona, nel senso che il più del lavoro duro è fatto. Zhu Rongji ha distrutto le fondamenta dell’economia e dello Stato socialista reale. Wen Jiabao oggi deve certamente ricostruire un nuovo Stato. Le fondamenta dello Stato socialista reale distrutte sono rappresentate dal fatto che le imprese di Stato non sono più la manna onnicomprensiva sia di potere sia di assistenza sociale che erano prima. Non ci sono più un sistema di assistenza pubblica garantita, un sistema di sicurezza del lavoro garantito a vita, un sistema di istruzione gratuito, case garantite per sempre. E’ stato cioè distrutto tutto ciò che era la sicurezza sociale e che poi rappresentava la colonna del potere del Partito. Il governo di Pechino deve trovare consenso attraverso nuove forme, cioè attraverso la crescita economica e la rappresentanza politica dei protagonisti della vita cinese. I nuovi imprenditori, i nuovi capitalisti sono oggi per la prima volta nelle alte sfere del Partito e hanno una rappresentanza sia nel Comitato centrale, sia - più ampiamente - nel Parlamento cinese: sempre più questa rappresentanza politica dovrà dare voce ad idee e pensieri che sono in realtà estranei alla tradizione comunista originale.

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I BAMBINI SIAMO NOI: CAMPAGNA DI PRESSIONE LANCIATA IN ITALIA

 PER LA DIFESA DEI MINORI DAVANTI ALLA TV, AL CINEMA E SU INTERNET

- Intervista con Vincenzo Olita ed Elisa Manna -

 

“L’inquinamento televisivo è anche peggiore dell’inquinamento ambientale ed giunta l’ora di una vera mobilitazione”: la denuncia è di Ettore Bernabei, presidente della Lux Vide, intervenuto alla Conferenza che si è svolta ieri a Roma sul tema “Tv, Cinema, Internet: nel 2003 i bambini siamo noi”. Incontro promosso da Società Libera, associazione di intellettuali ed imprenditori, che ha presentato una sorta di Manifesto per tutelare l’infanzia “nell’interesse di tutti”. Non parole che si aggiungono a parole e che restano lettera morta, ma precisi obiettivi per una campagna di pressione che Società Libera porterà in tutta Italia. Anzitutto si propone: “liberiamoci dell’Auditel, a cui sacrifichiamo da 16 anni nostri bambini e la nostra intelligenza”, come ha sottolineato la nostra collega della Radio Vaticana, Roberta Gisotti, tra i relatori della Conferenza; poi “liberiamoci di un Cinema che non rispetta i bambini, riformando l’attuale Commissione di revisione cinematografica, che non riesce a svolgere il suo compito istituzionale”, come ha denunciato Miela D’Attilia, giornalista cattolica che fa parte della Commissione; infine “liberiamoci” di una Rete Internet dove, in assenza di garanzie e tutela per i navigatori del web, l’offerta ossessiva e non richiesta di servizi sessuali campeggia in quasi tutte le home page. “Dobbiamo ormai fare i conti con una generazione virtuale cresciuta davanti uno schermo che mostra gravi segnali d’identità”, ha osservato Maria Rita Parsi, della Commissione speciale in materia d’infanzia e minori del Senato. Ma ascoltiamo l’intervista di Ignazio Ingrao al direttore di Società Libera, Vincenzo Olita, sul Manifesto aperto alla firma di tutti gli italiani.

 

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“Vuol essere intanto un appello; un appello per la difesa dei minori con uno slogan, chiamiamolo così, di impatto: ‘Nel 2003, i bambini siamo anche noi’. Voglio dire: il problema ormai non è tutelare soltanto i minori, ma tutelare anche gli adulti. Noi abbiamo messo insieme un po’ in questo appello tre grandi settori della comunicazione: Televisione, Cinema, Rete Internet. Non si tratta di fare – come dire – censura a tutto spiano, anche perché come associazione che si occupa di liberalismo siamo per definizione contro ogni tipo di censura, a priori. Siamo però per un discorso di responsabilità individuale, perché liberalismo per noi significa essenzialmente responsabilità individuale, e quindi se responsabilità deve esserci, deve esserci un po’ a tutti i livelli”.

 

Società libera” chiede più qualità nel servizio pubblico: a questo proposito Elisa Manna, ricercatrice del Censis e membro del Comitato Tv e minori, si rivolge al nuovo presidente della Rai, Lucia Annunziata:

 

“Io credo innanzitutto di tener conto delle istanze che vengono dal pubblico, quindi al nuovo presidente della Rai rivolgerei un appello: quello di avviare una riflessione interna alla Rai, per esempio, per quanto riguarda la rappresentazione della donna. C’è una grande stanchezza, una grande insofferenza rispetto ad un’immagine femminile del tutto falsa. Ecco, questa potrebbe essere una delle ‘piste’ per ripensare la qualità televisiva. E un’altra pista importante: ritornare a fare cultura vera in televisione, naturalmente farla nella forma più accattivante; ma che la televisione, che è il vero grande mezzo di socializzazione per i minori, diventi lo strumento per avvicinarli ad altre forme di consumo: al teatro, al cinema, alla grande realtà dei beni culturali, alla lettura, soprattutto”.

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IL CINEMA INCONTRA IL PIANETA DONNA

CON UN FESTIVAL INTERNAZIONALE TUTTO AL FEMMINILE

- Intervista con Clara Rivalta -

 

Si è concluso ieri sera a Torino con la premiazione dei vincitori la decima edizione del “Festival internazionale del Cinema delle donne – In viaggio con noi”. La rassegna, organizzata dall’Associazione La Moviola con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività culturali e il Dipartimento per le Pari opportunità, propone tradizionalmente una finestra sulla cinema d’autore al femminile, ospitando produzioni di registe provenienti da tutto il mondo. Nella la sezione cortometraggi il primo premio è andato al film “Senfonia Desconcertante” della regista spagnola Belen Santos mentre nella sezione lungometraggi ha vinto il film “Las caras de la luna” della regista messicana Guita Shyfter. Infine il Premio Speciale è andato al film “Face” della regista americana Bertha Bay-Sa Pan, in cui si affronta il tema del conflitto generazionale al femminile nella comunità cinese di New York. Accanto al concorso ufficiale in questi giorni si è svolta anche una serie di eventi collaterali come proiezioni per le scuole ed incontri con le registe. Maria Di Maggio ha sentito per noi Clara Rivalta, direttrice del Festival.

 

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(musica)

R. – La nostra manifestazione vuole essere più che riscoperta scoperta del Cinema al femminile. Il pubblico non ha tutte queste occasioni per poter scoprire le immagini delle donne, vuoi cortometraggi, documentari o lungometraggi. Proprio per questo in questi anni abbiamo lavorato così tanto ed è proprio per questo, comunque, che man mano il pubblico è cresciuto perché ha scoperto che ne valeva la pena di scoprire il talento femminile, le immagini realizzate dalle donne, venire e conoscere i nuovi personaggi femminili, poter confrontare stili, nazionalità e immaginari in una dimensione davvero internazionale”.

 

D. – Particolare attenzione viene dedicata quest’anno al Cinema sudafricano …

 

R. – Questo omaggio che noi abbiamo scelto di dedicare alle registe dell’Africa del Sud permette allo spettatore e alla spettatrice di capire sia i percorsi che queste registe hanno fatto in questi anni per poter accedere alla professione di regista, sia quella che può essere la condizione femminile nel sud dell’Africa. Si parla ancora molto, per esempio, di mutilazioni genitali femminili perché in tantissimi Paesi dell’Africa purtroppo sembra essere ancora una pratica assolutamente diffusa e quindi le registe documentano questa situazione attraverso interviste e danno comunque spazio sia a quello che è la mentalità più tradizionale che vede questo come una fase di passaggio voluta e assolutamente inevitabile, ma danno anche spazio a tutte le nuove voci che invece la considerano una tortura terribile rispetto alle bambine che lo devono subire.

 

D. – Tra le pellicole della sezione dedicata al Cinema sudafricano al femminile, quale, a suo avviso, è particolarmente significativa?

 

R. – Una delle più rappresentative è sicuramente questo “Strong enough” della regista documentarista Penny Gains, che ha intervistato un gruppo di donne del Sud Africa che si sono proprio inventate praticamente una professione alla luce delle condizioni assolutamente di estrema povertà in cui erano costrette a vivere loro così come i loro bambini e le loro bambine. Anziché rimanere con le mani in mano hanno cercato, dando vita ad una serie di rapporti, relazioni tra di loro e di intese, di far nascere questa sorta di cooperativa di pescatrici e di riuscire poi a trovare il sostentamento per loro e per le loro famiglie.

 

D. – In conclusione, qual è il messaggio che parte dall’edizione 2003 del Festival del Cinema delle donne?

 

R. – E’ quello di un percorso che le donne hanno fatto e che continuano a fare con grande fatica, ma anche con grande consapevolezza, determinazione e pronte, comunque, a cogliere la meta proprio laddove sanno perfettamente che è. Ci possono essere delle condizioni di vita quotidiane decisamente migliori.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

15 marzo 2003

 

 

LE ELEZIONI DEL 27 APRILE BIVIO CRUCIALE PER IL FUTURO DELL’ARGENTINA:

QUESTO IL PENSIERO DEI VESCOVI DEL PAESE LATINOAMERICANO A CONCLUSIONE

DELLA RIUNIONE DELLA COMMISSIONE PERMANENTE

 

BUENOS AIRES. = L’Argentina al bivio delle elezioni presidenziali del prossimo 27 aprile: quale sarà il futuro del Paese sudamericano provato dalla lunga crisi economica e sociale dell’ultimo anno? La Commissione permanente della Conferenza episcopale argentina, a conclusione della sua 134.ma riunione svoltasi nei giorni scorsi a Buenos Aires, ha dedicato a questi ultimi eventi della storia nazionale il documento “Ricreare la volontà di essere Nazione”. I vescovi si rivolgono principalmente alle future autorità affinché non si sottraggano al compito di ricostruire l’unità nazionale ma, alla base di tutto, i presuli pongono l’accento su un rinnovamento generale della società. I presuli avvertono che le sofferenze patite sono una tentazione che induce a rifiutare vie d’azione fondate sulla giustizia e sull’onestà: uno stato d’animo che nasce dallo scoraggiamento per i risultati che la democrazia non ha ancora realizzato. Dall’altra parte i vescovi avvertono affinché non si cada in facili illusioni. Nonostante l’economia sia migliorata, nonostante le ricche risorse naturali, l’episcopato invita a prendere  coscienza della crisi argentina: uscire da questa crisi - dicono - non sarà il frutto di una “magia”. Per questo i vescovi rivolgono un accorato appello all’unità del Paese: “Dobbiamo aiutarci l’un l’altro con realismo - esortano - per realizzare il meglio possibile in ogni momento”. “Le elezioni - si legge ancora - sono uno strumento per continuare a coltivare la speranza che siamo capaci di costruire un’Argentina migliore al di là della magia e dello scoraggiamento”. Per raggiungere quest’obiettivo è necessario l’apporto delle persone chiamate a governare il Paese: “Le autorità nazionali che saranno elette - scrivono i presuli -  affronteranno l’ineludibile responsabilità di ricreare la volontà di essere Nazione, affinché la società argentina trovi una via per esprimersi politicamente grazie ad una dirigenza rinnovata, rappresentativa e credibile”. Per i vescovi l’Argentina si trova davanti a due vie: valori morali, democrazia, educazione ed unità da una parte; corruzione, anarchia, povertà e particolarismi dall’altra. (M.A.)

 

 

E’ NECESSARIO GARANTIRE A TUTTI IL DIRITTO DI ACCESSO A FONTI IDRICHE POTABILI. E’ QUESTO UNO DEGLI APPELLI LANCIATI ALLA VIGILIA DEL TERZO FORUM MONDIALE SULL’ACQUA, CHE SI APRE DOMANI A KYOTO, IN GIAPPONE

- A cura di Chiaretta Zucconi -

 

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KYOTO. = Oltre 35 milioni di persone in Asia corrono il rischio di bere acqua contaminata da arsenico. Questo uno degli allarmi lanciati dall’Onu alla vigilia del terzo Forum mondiale dell’acqua, che si apre domani a Kyoto, in Giappone, per concludersi il 23 marzo. Cina, Bangladesh, India, Thailandia, Nepal e Taiwan sono tra i Paesi asiatici dove la contaminazione da arsenico delle falde acquifere è un problema gravissimo da fronteggiare subito e che minaccia di decimare soprattutto le poverissime popolazioni del Bangladesh. Nel corso della Conferenza, cui è prevista una partecipazione di oltre 10 mila persone provenienti da tutto il Pianeta, non si parlerà soltanto di acqua sicura, ma saranno affrontati molteplici temi legati all’acqua, risorsa fondamentale per la vita e strumento strategico di crescita sociale e civile. Acqua e povertà, acqua e diversità culturali, scarsità idriche nei Paesi in via di sviluppo ed infine, acqua e prevenzione, un tema particolarmente caro al Giappone che ancora non ha dimenticato le difficoltà per l’approvvigionamento idrico, nelle aree devastate dal grande terremoto di Kobeh del 1995.

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PACE, DISABILI, BIOETICA E CARTA EUROPEA. SONO STATI QUESTI I TEMI DISCUSSI

DAI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TEDESCA LA CUI ASSEMBLEA GENERALE SI È CONCLUSALO SCORSO 13 MARZO A FREISING, IN BAVIERA

 

FREISING. = La questione irachena, l’anno dei disabili, la bioetica e la Costituzione europea. Sono stati questi i principali temi affrontati dall’Assemblea generale della Conferenza episcopale tedesca, tenutasi dal 10 al 13 marzo a Friesing, in Baviera. I vescovi tedeschi hanno ribadito con un documento la loro “preoccupazione per le conseguenze che una guerra provocherebbe nella regione mediorientale” e non hanno nascosto la loro apprensione per la situazione dei cristiani in Terra Santa. In occasione dell’Anno europeo dei disabili, proclamato per il 2003,  i presuli hanno lanciato un appello alle strutture ecclesiali, affinché possano offrire alle persone con handicap una maggiore partecipazione alla vita della Chiesa. “Gli atteggiamenti negativi verso i disabili – si legge nel comunicato – possono essere ulteriormente rafforzati con i progressi nella genetica”.  Sulle questioni legate alla bioetica, la Conferenza episcopale tedesca ha ribadito che “una selezione dei bambini è moralmente riprovevole in ogni caso”. Sui lavori per l’elaborazione della Costituzione europea, i vescovi hanno infine espresso la loro approvazione per “l’impegno dimostrato da molti membri della Convenzione nel tener conto del desiderio della Chiesa di inserire riferimenti alla tradizione cristiana”. (A.L.)

 

 

RAPPORTO DELL’ALTO COMMISSARIATO ONU PER I RIFUGIATI. 578MILA LE RICHIESTE D’ASILO IN TUTTO IL MONDO NEL 2002. LE PIU’ NUMEROSE INOLTRATE DA CITTADINI

IRACHENI E DELL’EX JUGOSLAVIA

 

GINEVRA. = Il maggior numero di domande d’asilo nel mondo è stato inoltrato nel 2002 dai cittadini iracheni che, con oltre 51 mila richieste, hanno preceduto gli abitanti della ex Jugoslavia dove ne sono state presentate circa 33 mila. Lo riferisce, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Dalle ultime statistiche elaborate dall’organismo dell’Onu emerge che nell’ultimo anno si è registrata una leggera flessione del numero totale di richieste, che è passato dalle oltre 620 mila del 2001 alle 587 mila attuali. Questi dati evidenziano come il miglioramento della situazione nei Paesi d’origine influisca direttamente sulla diminuzione delle domande d’asilo. Questa tendenza è confermata, oltre che dal caso dell’Afghanistan, anche da quelli di Sierra Leone e Sri Lanka, dove i positivi sviluppi dei processi di pace hanno determinato diminuzioni del 43% e del 30% nel numero di domande rispetto al 2001. Il Regno Unito con oltre 111 mila richieste, è stato ancora una volta il Paese che ha ricevuto il più alto numero di domande. Nei Paesi dell’Unione Europea il numero complessivo di richieste d’asilo è rimasto sostanzialmente stabile. E’ invece cambiata la distribuzione delle richieste tra i vari Paesi. Tale fenomeno è particolarmente evidente nei Paesi del Nord Europa, dove l’introduzione in Danimarca e nei Paesi Bassi di legislazioni più restrittive in materia d’asilo, ha contribuito al netto calo del numero di domande, che invece è notevolmente aumentato in Svezia. Questi dati evidenziano chiaramente la necessità di una maggiore armonizzazione delle politiche in materia d’asilo al fine di ridurre tali improvvise differenze tra i Paesi dell’Unione. (A.L.)

 

 

I PRESULI DEL CONTINENTE AMERICANO RIUNITI DALL’11 AL 13 A SANTIAGO DEL CILE PER UN SEMINARIO SULL’EVANGELIZZAZIONE DELLE METROPOLI. E’ EMERSA LA SITUAZIONE DI SOLITUDINE, ESCLUSIONE ED ANONIMATO VISSUTA DA TANTE PERSONE, CHE LA CHIESA ATTRAVERSO IL VANGELO È CHIAMATA A CONFORTARE

 

SANTIAGO DEL CILE. = Le grandi metropoli dell’America hanno bisogno del Vangelo. Per riflettere su questa necessità il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) ha organizzato dall’11 al 13 marzo a Santiago del Cile un seminario a cui hanno partecipato vescovi (una trentina, tra cui otto cardinali), sacerdoti ed esperti provenienti dall’America latina e dagli Usa. Nel suo saluto inaugurale l’arcivescovo di Santiago, il cardinale Francisco Javie r Errazuriz, ha sottolineato, l’importanza di questo seminario per dare ulteriore impulso ad una pastorale specifica per evangelizzare le realtà urbane. I lavori hanno fornito l’opportunità di un arricchimento pastorale attraverso lo scambio delle differenti esperienze, ma hanno anche confermato l’urgenza della missione. Nelle metropoli del continente americano vivono infatti milioni di persone emarginate, in condizione di estrema povertà materiale e spirituale. Solitudine, esclusione, anonimato: realtà di cui la Chiesa deve avere conoscenza per portare il conforto e la consolazione del Vangelo. Un’attenzione particolare è stata dedicata alle dinamiche migratorie. Dalle campagne, dalle zone con economie depresse, le persone si trasferiscono nelle città in cerca di migliori opportunità. I partecipanti hanno perciò sottolineato l’importanza dell’accoglienza e della collaborazione con il mondo politico ed economico nella soluzione dei problemi. (M.A.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

15 marzo 2003

 

- A cura di  Paolo Ondarza -

 

L’ipotesi di una guerra in Iraq è "più probabile" rispetto ad alcune settimane fa, ma non è “inevitabile". E’ quanto ha dichiarato alla Bbc il ministro degli Esteri britannico Jack Straw, che ha aggiunto “Saddam Hussein ha ancora tempo per obbedire alle risoluzioni dell'Onu” sul disarmo, ma "questo tempo è limitato". Meno rassicurante la prospettiva per il ministro britannico per le Forze Armate, Adam Ingram, che ha lasciato intendere che la guerra potrebbe essere imminente. E migliaia di iracheni sono scesi oggi nelle strade di Baghdad per dimostrare il loro sostegno al presidente Saddam Hussein. Intanto domani nelle Azzorre si svolgerà un vertice a tre in merito all’eventualità di un attacco all’Iraq tra i leader di Stati Uniti, Gran Bretagna e Spagna. Ce ne parla da New York Paolo Mastrolilli.

 

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Il vertice è stato convocato dopo le difficoltà incontrate all’Onu per far approvare la nuova risoluzione che aprirebbe le porte all’intervento armato. Ieri il presidente francese Chirac ha parlato con Blair per allentare le tensioni e discutere un compromesso sui tempi del disarmo, però ha ribadito che è contrario ad un ultimatum che crei meccanismi automatici per la guerra, mentre Baghdad ha consegnato un nuovo rapporto in cui sostiene di aver distrutto tutti i suoi gas B-X. Il Cile, uno dei 6 Paesi indecisi del Consiglio di Sicurezza ha proposto di dare all’Iraq 3 settimane per disarmare, ma la Casa Bianca ha bocciato l’idea. Alle Azzorre, i 3 presentatori della nuova risoluzione, valuteranno se esistono ancora i margini per votarla, oppure se ritirarla e lanciare l’intervento militare con i Paesi disposti a cooperare. I collaboratori di Bush starebbero già scrivendo un discorso per dare l’ultimatum finale a Saddam prima della guerra, mentre ieri i bombardieri pesanti B1 hanno colpito per la prima volta nella no fly zone.

 

Da New York per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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E qualora si decidesse per un intervento armato in Iraq la Nunziatura Apostolica di Baghdad rimarrà aperta. E’ quanto ha fatto sapere ieri il direttore della Sala Stampa vaticana, Navarro Valls. “E’ infatti tradizione – ha detto – che i rappresentanti diplomatici rimangano vicini alle popolazioni presso cui sono inviati, anche in situazioni di estremo pericolo”. E proprio dello stato di emergenza che si trova a vivere la popolazione irachena in queste ore, ci riferisce la nostra corrispondente in Iraq Delphine Minoui.

 

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JE SUIS A SULAYMANIYAH, QUI SE TROUVE A QUELQUES 600 KM DE LA VILLE ...

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“Mi trovo a Sulaimaniya, a circa 600 km dalla città di Kirkuk, città di origine curda ma sotto il controllo di Saddam Hussein; a giudicare dalle voci, la tensione aumenta continuamente, le persone si sentono angosciate, si rilevano forti movimenti di popolazione. Sono persone che vengono a cercare rifugio nel Nord dell’Iraq, nel Kurdistan. Quando ero alla frontiera, ad esempio, ho visto passare tre autobus, pieni di persone che fuggivano. Loro stessi parlano di una forte pressione subita nei luoghi d’origine, del coprifuoco imposto ora a Kirkuk, la sera dopo le 21. Si parla anche di retate nel quartiere dei curdi a Kirkuk. Inoltre, per proteggersi, gli uomini di Saddam Hussein avrebbero riempito alcuni fossi di petrolio e in caso di emergenza, sarebbero pronti a far saltare in aria alcuni quartieri della città: è un modo ‘simbolico’ per far sapere che Saddam Hussein è pronto a resistere all’ultimo, pronto ad agire e a prendersela persino con la sua stessa gente”.

 

E mentre il mondo vive ore di attesa sugli sviluppi della crisi irachena, il presidente statunitense George W. Bush ha presentato il piano per la ripresa del processo di pace arabo-israeliano. Ma nel frattempo in Medio Oriente non si arresta la spirale di violenza: nelle ultime 48 ore 12 miliziani palestinesi hanno perso la vita in operazioni militari israeliane, fra questi un ragazzo di 18 anni. Ma del piano di Bush che prevede la fine degli insediamenti ebraici nei Territori e la conferma del nuovo premier palestinese Abu Mazen in una posizione di vera autorità, ci informa Graziano Motta. 

 

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Anche se non ha voluto rivelarla c’è certamente una ragione che ha spinto il presidente Bush a fare questa dichiarazione di intenti sul Medio Oriente. Verosimilmente ha voluto rassicurare i Paesi arabi, nell’imminenza del conflitto con l’Iraq, che egli resta impegnato sui principi per una soluzione della crisi israelo-palestinese enunciati il 24 giugno, ovvero sull’esistenza di due Stati che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza, su uno Stato palestinese democratico che ha fatto una decisa rinuncia del terrorismo, sul suo riconoscimento da parte di Israele che, una volta ristabilita tranquillità e sicurezza, dovrà agire rapidamente in vista di un accordo finale e che, in base ai progressi del negoziato, dovrà cessare le sue attività negli insediamenti dei coloni. Premesso tutto questo, Bush ha affermato che dopo la ratifica della nomina del primo ministro palestinese, gli Stati Uniti presenteranno il ruolino di marcia con le scadenze del piano di pace e inviteranno le parti a riprendere le trattative.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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181, questo il numero delle persone arrestate  finora nell'inchiesta sull'assassinio del premier serbo Zoran  Djindjic. E’ quanto ha comunicato la polizia alla  Radio locale B92. Nella lista degli indagati figura anche il nome di  Gradisa Katic,  editore di un controverso settimanale serbo, che nel giorno dell'omicidio preannunciava in prima pagina l’attentato all’ex primo ministro. Oggi intanto a Belgrado si sono svolti i funerali celebrati dal Patriarca ortodosso Pavle nella Chiesa di san Sava: presenti tra le migliaia di persone accorse, numerose personalità politiche giunte da tutto il Continente. I particolari nel servizio di Emiliano Bos.

 

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Migliaia di persone si sono accalcate stamattina intorno alla cattedrale di San Sava, a Belgrado, per i solenni funerali del primo ministro Djindjc, assassinato mercoledì davanti al palazzo del governo. A rendere omaggio al premier che ha sconfitto Milosevic sono giunte personalità politiche di spicco da oltre 40 Paesi, tra cui il presidente della Commissione europea Romano Prodi e i leader di tutti i Paesi Balcanici. Davanti al feretro avvolto nel drappo bianco, rosso e blu della Serbia, hanno sfilato soprattutto tantissimi cittadini, che per tutta la notte – incuranti del freddo e della neve che è tornata a cadere – hanno compilato il libro delle condoglianze. Il patriarca Pavle, massima autorità della chiesa ortodossa serba, ha officiato la cerimonia funebre, che secondo alcuni ricorda quella del leader comunista Josif Broz Tito nel 1980. Oggi per i serbi è il giorno del dolore per la scomparsa di un politico intorno a cui si è stretta tutta la nazione, ma non si fermano le indagini della polizia per arrestare mandanti ed esecutori del più clamoroso delitto politico dell’ex Jugoslavia. Le forze di sicurezza hanno già eseguito circa 180 arresti tra le bande della criminalità organizzata ritenute responsabile dell’agguato mortale contro Djindjic. Il governo manterrà lo Stato di emergenza fino a quando non verrà catturato Milorad Lukovic detto Legija, l’ex comandante delle Forze speciali di polizia colluso coi grandi potentati mafiosi. Secondo le autorità è il vero regista della morte di Djindjic, che da oggi riposa nel più antico cimitero di Belgrado accanto ai personaggi illustri della storia della Serbia.

 

Per Radio Vaticana, Emiliano Bos.

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Prime condanne in Madagascar contro gli ex potenti del vecchio regime di Didier Ratsiraka. Tra questi il tribunale di Antananarivo ha condannato in contumacia a 5 anni di reclusione Pierrot Rajaonarivelo, vice-primo ministro del precedente governo, per ‘complicità nell’usurpazione delle funzioni’. All’uomo, fuggito dall’isola al termine del lungo braccio di ferro politico-militare tra l’ex presidente Ratsiraka e Marc Ravalomana, attuale capo di Stato, la sentenza di ieri impedirà di essere il potenziale sfidante dello stesso Ravalomanana alle prossime presidenziali.

 

Si vota domani in Salvador per le elezioni parlamentari e municipali. Lo scontro coinvolgerà in primo luogo i candidati del partito Arena di centro destra, attualmente al potere, ed il Fronte Farabundo Marti di sinistra.

 

Giornata di consultazioni elettorali, domani, anche per la Finlandia dove più di 4 milioni di elettori si recheranno alle urne per rinnovare il parlamento. Ma l’atmosfera che si respira è di disinteresse e mancanza di passione; atteggiamenti questi ultimi legati, secondo gli esperti all’assenza di partiti estremisti o populisti che abbiano un seguito di qualche spessore.

 

L'Indonesia, quarto paese più popoloso al mondo, a maggioranza musulmana, ha fissato le prossime elezioni  parlamentari al 5 aprile 2004. Lo ha annunciato oggi il  vicepresidente della Commissione elettorale Ramlan Surbakati. Entro sei mesi poi, subito dopo le elezioni parlamentari, il Paese, attraversato da gravi tensioni politiche e da un forte movimento di guerriglia filoislamica,  sarà chiamato a votare per la carica di presidente e vicepresidente.

 

Italia. Ricorre domani il 25.mo anniversario del rapimento dello statista  Aldo Moro, leader della Democrazia cristiana assassinato dalle brigate rosse dopo 45 giorni di prigionia. Il suo cadavere fu ritrovato nel bagagliaio di un auto, abbandonata nel centro storico di Roma. Il drammatico avvenimenti segnò il punto più alto della “strategia della tensione” e degli “anni di piombo”.

 

 

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