RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 66 - Testo della
Trasmissione venerdì 7 marzo 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Telegramma di cordoglio del Pontefice per la
sciagura aerea in Algeria.
La poesia di Karol Wojtyla nel suo
“Trittico Romano”. Intervista con il cardinale Joseph Ratzinger.
Autorizzata da Giovanni Paolo II
l’elaborazione del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica.
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il ruolo delle Nazioni Unite nella crisi
Usa-Iraq: con noi il prof. Vincenzo Cannizzaro.
CHIESA E
SOCIETA’:
I vescovi svizzeri invitano il Papa a visitare il elvetico Paese il prossimo anno.
L’Iran pronto
per la possibile emergenza-profughi in Iraq.
Allarme-fame
in Eritrea per oltre 2 milioni di persone.
L’Iraq chiede ai Paesi del Consiglio di Sicurezza
dell’Onu di non votare per la risoluzione presentata da Usa, Gran Bretagna e
Spagna.
Non si ferma la rappresaglia israeliana nei
Territori.
Speranze di pace per la Repubblica Democratica del Congo:
concluse le trattative del dialogo intracongolese.
7 marzo 2003
ANNUNCIATE
DAL PAPA, NEL CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO,
LE DATE DELLE PROSSIME CANONIZZAZIONI
- A cura di Alessandro De Carolis -
Sono dodici i futuri Santi la
cui canonizzazione è stata oggetto del voto del Concistoro ordinario pubblico,
tenutosi questa mattina nella Sala Clementina, in Vaticano. Giovanni Paolo II
ha annunciato le date delle cerimonie, fissate per le domeniche del 4 maggio e
18 maggio e del 5 ottobre prossimi. In quest’ultima data, verranno canonizzati
il Beato Daniele Comboni, vescovo e fondatore dei Missionari Comboniani,
insieme al fondatore dei Verbiti, Arnold Janssen, e ad un sacerdote della
stessa Società religiosa. Il 4 maggio verrà canonizzato un primo gruppo di
cinque Beati spagnoli: un sacerdote martire, fondatore dell’Istituzione
Teresiana, due fondatrici di Istituti religiosi, un sacerdote gesuita e una
suora carmelitana. Due settimane dopo, il 18 maggio, saranno canonizzati il vescovo
fondatore della Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore, Józef Sebastian
Pelczar, e tre fondatrici di Istituti femminili: Maria De Mattias, Virginia
Centurione, vedova Bracelli, e Urszula Ledóchowska.
Durante
il suo pontificato Giovanni Paolo II ha finora elevato agli onori degli altari
1305 Beati e 465 Santi.
PER
LE VITTIME DELL’INCIDENTE AEREO IN ALGERIA
Informato della catastrofe aerea
che ieri in Algeria ha provocato 102 morti, il Papa, in un telegramma a firma
del cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano, fatto recapitare alle autorità
religiose e civili del paese tramite il Nunzio apostolico mons. Augustine
Kasujja, ha invocato “la misericordia dell’Onnipotente su tutti coloro che
hanno perso la vita in questo dramma, perché riposino nella pace. Il Santo
Padre ha espresso la sua partecipazione al dolore delle famiglie delle numerose
vittime, invocando su di loro la benedizione di Dio affinché trovino conforto e
solidarietà in questa difficile prova.
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattinata, il
Santo Padre ha ricevuto il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della
Congregazione per i Vescovi.
Negli stati Uniti, Giovanni Paolo II ha accettato la
rinuncia al governo pastorale della diocesi di Tucson, presentata dal vescovo
Manuel D. Moreno, in conformità al canone 401, paragrafo 2 del Codice di
Diritto Canonico. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Gerald Frederick
Kicanas, finora vescovo coadiutore della medesima sede.
IL VANGELO E
L’ORDINE INTERNAZIONALE SOTTO LA GUIDA DELL’ONU:
GLI ARGOMENTI CHE HANNO ISPIRATO
LA MISSIONE DEL CARDINALE PIO LAGHI NEGLI
STATI UNITI.
AI NOSTRI MICROFONI IL PORPORATO
- A cura di Roberta Gisotti -
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“Mai gli uni contro gli altri,
mai al terrorismo e alla logica della guerra” : le parole di Giovanni Paolo
II rivolte al mondo intero nel
Mercoledì delle ceneri di questo tormentato inizio del 2003 sono di monito alla
comunità internazionale perché respinga l’ipotesi di un attacco armato
all’Iraq, e di sostegno a tutti quanti credono ed operano per la pace a non
disperare.
E’ questo è anche il messaggio
che trapela dalle parole del cardinale Pio Laghi, inviato speciale del Papa
negli Stati Uniti, che ha concluso la
sua missione a Washington: 72 ore per scongiurare il ricorso alle armi degli
Usa contro il governo di Baghdad. Prima l’incontro mercoledì con il presidente
George W. Bush, cui ha consegnato – lo ricordiamo – un messaggio personale del
Santo Padre; poi il colloquio ieri con il segretario di Stato, Colin Powel, in
partenza per New York, dove il caso Iraq è oggi all’ordine del giorno del
Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Lo stesso porporato è oggi nella metropoli
americana, da dove rientrerà a Roma domani.
La missione del cardinale Laghi,
ha fatto seguito a quella del cardinale Etchegaray, inviato del Papa in Iraq,
dove ha incontrato Saddam Hussein il 15 febbraio scorso e si aggiunge alle
iniziative innumerevoli promosse dalla Santa Sede per contribuire al disarmo e
alla pace in Medio Oriente. Ascoltiamo le impressioni del porporato, raccolte
ieri sera dal nostro corrispondente a Washington, Paolo Mastrolilli.
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R. – Gli argomenti, prima di
tutto, del Vangelo e dell’ordine internazionale. Perché ogni decisione adesso
spetta alle Nazioni Unite. So che presenteranno di nuovo il caso per vedere
come risolvere questa crisi. Io ho richiamato al dovere della legalità nel
contesto delle dichiarazioni delle Nazioni Unite. Da una parte, naturalmente,
ci sono quelle tante risoluzioni che sono state approvate dalle Nazioni Unite,
dal Consiglio di Sicurezza e che riguardano il disarmo, la distruzione delle
armi micidiali da parte dell’Iraq, e che finora non erano state applicate così
come richiedevano le risoluzioni delle Nazioni Unite. Sembra che adesso
qualcosa si muova da quella parte, ma va molto lento. Qui invece hanno fretta.
Naturalmente noi insistiamo sul diritto internazionale. Questo è l’argomento
principale. Poi, naturalmente, l’altro argomento è: ‘Pensate bene a quali
potranno essere le conseguenze’. Ho messo sul tavolo le varie conseguenze che
potrebbero esserci, sia per la popolazione dell’Iraq, sia per quel fossato che
si potrebbe creare nel dialogo tra Islam e Cristianesimo, sia per tanto dolore.
Ho parlato anche della ‘voce’ del Santo Padre, che è in consonanza, o meglio
l’Episcopato degli Stati Uniti è in consonanza, con la voce del Papa. Quindi,
sono tutti argomenti che non so se facciano breccia, ma hanno cercato la via
della persuasione il più possibile.
D. – Eminenza, ha ricevuto l’impressione
che la guerra sia ancora evitabile?
R. – Io devo assolutamente
pensare così. Io sto adesso considerando, riflettendo poco a poco sulle parole
che mi sono state dette alla Casa Bianca, ed è una riflessione che faccio
profonda e in preghiera. L’impressione deve essere ancora di fiducia e di
speranza. Noi non abbandoniamo mai la speranza che la soluzione della crisi
possa essere trovata non sulla strada della guerra, ma sulla strada della pace,
e ho ripetuto ‘la pace è la più nobile impresa dell’uomo’ e bisogna lavorare a
questo riguardo.
D. – Lei ha incontrato anche il
segretario di Stato Powell alla vigilia del cruciale rapporto all’Onu del capo
degli ispettori, Hans Blix. Mentre la Gran Bretagna sta valutando un
emendamento alla nuova risoluzione, per dare più tempo agli stessi ispettori.
Cosa ha detto al segretario di Stato? E ritiene che sia ancora possibile
risolvere la crisi nell’ambito del Palazzo di Vetro?
R. – Io ritengo di sì, mi
auguro, e l’ho detto al segretario di Stato Powell. E’ stato molto gentile nel
concedermi questa udienza il giorno dopo l’incontro alla Casa Bianca. Mi pare
che lui almeno sia sulla linea della Gran Bretagna. Speriamo che questo
avvenga. Anche lì ho insistito che tutto avvenga nel contesto del Consiglio di
Sicurezza e delle Nazioni Unite.
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UNA
RIVISITAZIONE DEL “TRITTICO ROMANO”, IL NUOVO LIBRO DI POESIE
DI GIOVANNI PAOLO II, PRESENTATO IERI AI GIORNALISTI
DAL
CARDINALE JOSEPH RATZINGER
- Servizio di Giovanni Peduto -
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“Verbo – perenne visione ed
enunciazione.
Colui che credeva, vedeva – vide
– ‘ciò che era buono’,
scorgeva con un concetto diverso
dal nostro.
Lui, il primo Vedente –
Vedeva, ritrovava in tutto
un’orma del suo Essere,
della sua plenitudine –
Vedeva...”.
Il Trittico Romano di
Karol Wojtyla è un testo poetico bello e toccante, ma non è di facile lettura e
comprensione, come ha rilevato il filosofo Giovanni Reale che affiancava ieri
in Sala Stampa il cardinale Ratzinger, assieme all’attore Nando Gazzolo che ha
letto alcune poesie del Pontefice. Va tenuto presente il fatto che l’asse
portante delle composizioni di Wojtyla poeta coincide esattamente con
quello di Wojtyla filosofo e di Wojtyla teologo. Questo asse
portante consiste nella concezione dell’uomo, non solo e non tanto nella sua
dimensione terrestre temporale, ma anche e soprattutto nelle sue origini
metafisiche e nel suo destino escatologico, con la complessa ed intricata
dinamica che ciò comporta.
Al cardinale Joseph Ratzinger,
prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, chiediamo:
D. –
Un Pontefice poeta: ha egli scritto queste poesie per se stesso o per dare un
messaggio al mondo?
R. – Io direi che un poeta vuol
sempre dare un messaggio, non parla mai solo per sé. La poesia nasce dalla sua
visione, dalla sua intuizione, ma sempre con la convinzione che sia una visione
che parla all’uomo, al mondo, alla storia, anche se in maniera diversa da
quella usuale, attraverso le encicliche, ecc.. Non è un annuncio che avviene in
modo ufficiale, da Papa, ma in un modo molto personale, di una persona che ha
avuto una visione e ha voluto comunicarla al mondo, perché i lettori possano
percepire il contenuto della visione.
D. – Eminenza come si coniugano
poesia, filosofia e teologia?
R. – Certamente non è facile.
Tuttavia, la filosofia, la teologia e la poesia non sono realtà che si
escludono, perchè ogni vera poesia è in un certo senso anche una filosofia,
espressa con altri strumenti. Lo strumento della filosofia è il concetto, la
struttura concettuale. Lo strumento della poesia è la visione, un linguaggio
che trasmette una visione. Ma d’altra parte, una filosofia che non proceda da
una visione sarebbe vuota. E una visione poetica che non cerchi di penetrare la
profondità dell’essere, di entrare nella realtà del mondo e della nostra vita,
sarebbe puro ‘esteticismo’. Così gli strumenti espressivi sono diversi
naturalmente, ma il fondo, ossia l’entrare nella profondità dell’essere, capire
cosa sia l’uomo, la realtà, è lo scopo comune della poesia, della filosofia e
della teologia. Anche la teologia è una forma di filosofia. I Padri della
Chiesa hanno chiamato la teologia la nostra filosofia. Hanno considerato la
fede come la saggezza cercata in tutte le filosofie. Quindi, tra filosofia e
teologia esiste certamente la distinzione che l’una procede dal ragionamento,
l’altra dalla rivelazione, ma si tratta pur sempre dello stesso scopo: di
capire il perché del nostro essere e trovare e percepire il messaggio della
realtà e della nostra propria esistenza. Quanto più grande è una poesia, tanto
più presuppone una visione di saggezza, quindi di filosofia: pensiamo a Goethe,
pensiamo a Dante. Tutti i grandi poeti hanno avuto una visione del tutto, della
totalità, esprimendola non in concetti, ma in linguaggio simbolico immaginario,
visionario e sempre con lo stesso scopo. D’altra parte, la filosofia grande
passa sempre dalla poesia: pensiamo a Platone soprattutto, ma anche a
Sant’Agostino. Forse meno nell’epoca moderna, tuttavia, anche il linguaggio di
Heidegger - spesso strano - voleva avere qualcosa di poetico. Così si
compenetrano. Il Papa, filosofo e teologo, non usa qui lo strumento del
concetto, dello studio concettuale o storico, ma lo strumento visionario, e
trasmette in modo diverso, in un certo senso più ricco, il messaggio che gli
sta a cuore e che è l’essenziale della sua missione.
Molti si chiedono come mai il
Santo Padre ha sentito il bisogno di ritornare a comporre opere poetiche, come
aveva fatto da giovane. In primo luogo, va detto che alle composizioni poetiche
(pubblicate per lo più sotto pseudonimi) Wojtyla si dedicò per quasi quattro
decenni. In secondo luogo, va ricordato e ribadito che Wojtyla, oltre che
“teologo”, è non solo “poeta” ma anche “filosofo” (entro quest’anno verrà edito
un volume che contiene tutte le opere filosofiche da lui pubblicate, con il
titolo Metafisica della persona, nella stessa collana Bompiani in cui è
uscito nel 2001 il volume Tutte le opere letterarie).
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AUTORIZZATA
DA GIOVANNI PAOLO II L’ELABORAZIONE E LA PUBBLICAZIONE
DEL COMPENDIO DEL CATECHISMO DELLA CHIESA
CATTOLICA:
UN TESTO CONCISO E COMPLETO SUI CONTENUTI
DELLA FEDE
- Servizio di Alessandro De Carolis -
Una sintesi agile e al tempo
stesso completa e autorevole che permetta a cattolici e non di “conoscere ciò
che la Chiesa crede”. E’ questa la funzione che avrà il Compendio del
Catechismo della Chiesa Cattolica, un manuale più snello del modello da cui
verrà ricavato del quale Giovanni Paolo II ha autorizzato la stesura e la
pubblicazione. A dieci anni dalla pubblicazione dell’edizione originale del
Catechismo, e a cinque dalla promulgazione della sua edizione tipica latina e
dalla pubblicazione del nuovo Direttorio Catechistico Generale, il Papa ha
autorizzato il prefetto della Congregazione della Dottrina della fede, il
cardinale Joseph Ratzinger, a istituire e a presiedere, d’intesa con la
Segreteria di Stato, una Commissione speciale incaricata di redigere il
Compendio.
Quest’opera - scrive il
Pontefice nella lettera al cardinale Ratzinger dello scorso 2 febbraio – “dovrà
contenere, in modo conciso, i contenuti essenziali e fondamentali della fede
della Chiesa, rispettandone la completezza e l’integrità dottrinale, sì da
costituire una sorta di ‘vademecum’,
che consenta alle persone, credenti e non, di abbracciare, in uno sguardo
d’insieme, l’intero panorama della fede cattolica”. Il Compendio, prosegue il
Papa, “avrà come fonte, modello e punto di riferimento costante l’attuale
Catechismo della Chiesa Cattolica, che, mantenendo intatta la sua autorevolezza
e importanza, potrà trovare, in tale sintesi, uno stimolo ad essere meglio
approfondito, e, più in generale, un ulteriore strumento di educazione alla
fede”.
Nel corso degli anni, numerose
sono state le sintesi del Catechismo elaborate a livello di chiese locali e da
più parti era stata avanzata la richiesta di poter disporre di un testo di più
rapida maneggevolezza. Il Compendio, una volta completato, potrà quindi essere
tradotto in varie lingue e divenire il punto di partenza per la stesura di
ulteriori sintesi catechistiche, secondo le diverse esigenze dei destinatari e
delle Chiese locali.
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Apre la
prima pagina un passo del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della
pace, nell'ambito della riflessione quaresimale ispirata alla
"mobilitazione penitenziale per la pace".
Il telegramma di cordoglio del
Santo Padre ai familiari delle 102 vittime della sciagura aerea in
Algeria.
Riguardo all'Iraq, si
sottolinea che sono le "ore decisive" per il futuro della
pace.
"La 'ripetizione', una
discesa in profondità" è il titolo del pensiero di Andrea Riccardi
dedicato all'Anno del Rosario.
Nelle vaticane, Concistoro
Ordinario Pubblico per il voto su alcune Cause di Canonizzazione.
La Lettera del Papa al cardinale
Ratzinger in vista della preparazione di un Compendio del Catechismo della
Chiesa cattolica.
Una sintesi degli interventi
dei parroci durante l'udienza del Papa al Clero della diocesi di Roma,
svoltasi ieri.
Un volume dell'arcivescovo
Romeo Panciroli dal titolo "L'appartamento delle udienze
pontificie".
Cuba: la Lettera pastorale del
cardinale Ortega y Alamino, in occasione del 150 anniversario della morte del
Servo di Dio, padre Felix Varela.
Una pagina dedicata alle
Lettere quaresimali.
Nelle pagine estere, un
Comunicato sulla visita dell'arcivescovo Jean-Louis Tauran in Lituania,
svoltasi dal 2 al 5 marzo.
Medio Oriente: altre vittime
palestinesi nei Territori autonomi; uccisa anche una donna cinquantenne madre
di dieci figli.
Corea del Nord: gli Usa si
dicono ottimisti riguardo ad una soluzione pacifica della crisi nucleare.
Nella pagina culturale, un
contributo di Paola Ricci Sindoni dal titolo "La donna: memoria e
attualità": in margine ad una Collana della Libreria Editrice Vaticana.
Nelle pagine italiane, in primo
piano i temi del terrorismo e della giustizia.
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NEL DIBATTITO CRUCIALE TRA GUERRA E PACE
SI
DISCUTE ANCHE DEL RUOLO DELLE NAZIONI UNITE
-
Intervista con Vincenzo Cannizzaro -
Si avverte che si è arrivati ad un momento particolarmente
delicato della cosiddetta crisi irachena. Nel preoccupante dibattito tra guerra
e pace rientrano anche riflessioni sul ruolo dell’Organizzazione delle Nazioni
Unite. Si è parlato di una presunta legalità di diritto internazionale da
rispettare e dell’importanza delle risoluzioni Onu. Fausta Speranza ha chiesto
chiarimenti al prof. Vincenzo Cannizzaro, docente dell’Istituto di diritto
internazionale e dell’Unione europea e membro della Società italiana di diritto
internazionale.
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R. - Nel sistema delle Nazioni Unite una guerra non
autorizzata dal Consiglio di Sicurezza, pone seri dubbi di legittimità. Le
Nazioni Unite possono utilizzare la forza direttamente. Lo hanno fatto con
azioni di ‘peacekeeping’ in cui si spiegano sul campo i Caschi blu. Nell’ultimo
decennio, invece, la prassi si è un po’ evoluta. Le Nazioni Unite autorizzano
l’uso della forza in capo agli Stati. Non è che autorizzino la guerra, ma
autorizzano gli Stati ad usare la forza per rispondere a situazioni di minacce
internazionali. Però, nell’autorizzare l’uso della forza, il Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe non di meno predeterminare gli obiettivi
ed i mezzi dell’azione per evitare che agli Stati sia lasciata una eccessiva
discrezionalità nel condurre le ostilità militari.
D. – Prof. Cannizzaro, quale importanza attribuisce al
dibattito sulla necessità o meno di una nuova risoluzione per la crisi attuale?
R. - Se uno legge la risoluzione 1441 è difficile
rinvenire in essa un’autorizzazione implicita all’uso della forza. Quindi, se
alcuni Stati ritengono che ci sia la necessità di usare la forza, c’è
indubbiamente bisogno di una seconda risoluzione. Il fatto è che una seconda
risoluzione avrebbe non solo bisogno di 9 voti favorevoli, ma di 9 in cui siano
compresi anche i 5 voti dei membri permanenti e già almeno 3 membri permanenti
hanno annunciato che il loro voto positivo non ci sarà.
D. – Prof. Cannizzaro, ce la dice la sua opinione sul
fatto che Bush ritiene che possa procedere con la guerra al di là del
pronunciamento dell’Onu?
R. – Il fatto è che, a quel che si sa, anche dai documenti
ufficiali, l’amministrazione Bush ritiene che al di là della carta delle
Nazioni Unite, ci sia oggi un diritto unilaterale di intervento, per gli Stati,
per far fronte a minacce di carattere terrorista. Questa è una dottrina di
carattere unilaterale. Indipendentemente dalla sua fondatezza sul piano
politico, il fatto è che la grande maggioranza degli Stati della Comunità
Internazionale ritengono che oggi un potere unilaterale di intervento non ci
sia. Questo verosimilmente perché un potere unilaterale di intervento da parte
di ciascuno Stato condurrebbe presto al caos e alla disgregazione dell’ordine
mondiale.
D. – Professore, quali sono le differenze per quanto
riguarda il diritto internazionale tra la crisi attuale e le precedenti, cioè
nel ’91 in Iraq o quelle successive nei Balcani?
R. – Sono veramente tante. Nel ’91 in Iraq c’era
un’autorizzazione. Anzi, devo dire che è stata la prima autorizzazione del
Consiglio di Sicurezza in capo agli Stati ad usare la forza. E in qualche
misura, il Consiglio di Sicurezza ha anche guidato l’azione. Si ricorderà che,
come si dice correntemente, le forze alleate si sono fermate dopo aver liberato
il Kuwait e non hanno proceduto oltre, per cambiare il regime, perché il
mandato delle Nazioni Unite era quello di liberare il Kuwait e basta. Nei
Balcani gli episodi sono stati veramente tanti. In molti il Consiglio di
Sicurezza ha autorizzato la forza e quindi gli Stati sono intervenuti, come
dire, sulla base di questo fondamento giuridico. Nel caso della guerra in
Kosovo non c’è stata un’autorizzazione dell’uso della forza e quindi si è
trattato sicuramente di un intervento che pone problemi di legittimità. Devo
però dire che poiché si voleva rispondere ad un rischio di catastrofe
umanitaria - vero o presunto che fosse, ma questo è un altro discorso - intorno
agli interventi in Kosovo, si era creato un larghissimo consenso internazionale.
Per esempio, gli Stati occidentali erano tutti d’accordo e di fatto
l’intervento è stato organizzato dalla Nato. Si era creata una specie di
legittimazione politica dell’intervento in Kosovo. Legittimazione che non so se
invece ci sia - anzi sarei piuttosto scettico - per quanto riguarda un
eventuale intervento in Iraq.
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DEDICATA ALLE PERSONE ANZIANE LA “CAMPAGNA
DI FRATERNITA’”
PROMOSSA PER LA QUARESIMA DAI VESCOVI DEL
BRASILE:
CON
NOI MONS. LUCIANO MENDES DE ALMEIDA
-
Servizio di Cristiane Murray -
In
attuazione del messaggio del Santo Padre per la quaresima di quest’anno dal
titolo “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”, varie conferenze episcopali
hanno lanciato iniziative solidarietà. In Cile i vescovi hanno promosso la
“Campagna della quaresima di fraternità”, invitando i fedeli a vivere questo
tempo in preghiera, digiuno ed elemosina, versando i frutti delle loro rinunce,
come contributi per la Campagna a favore dei più poveri. Analoga iniziativa in
Brasile, dove la Conferenza episcopale ha lanciato la “Campagna della
fraternità 2003”, dedicata quest’anno alle persone anziane. Ce ne parla
Cristiane Murray.
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(musica)
La
Campagna della fraternità brasiliana fa proprie le parole della "Lettera
agli Anziani" di Giovanni Paolo II (1999), sottolineando il dovere di
“rispettare e amare gli anziani, perché essi si sentano, nonostante
l'affievolirsi delle forze, parte viva della società".
Sentiamo
dom Luciano Mendes de Almeida, gesuita, arcivescovo di Mariana, Minas Gerais,
personalità ben conosciuta in Brasile. Ex presidente della Conferenza
episcopale del paese, nel 1992 ha guidato, a Santo Domingo, l'assemblea
dell'episcopato latino-americano.
R. -
Da anni questa campagna si è trasformata in Brasile come grande elemento di
conversione comunitario verso i valori del Regno di Dio.
D. -
Noi adesso siamo un popolo pieno di
speranza con un nuovo governo, un nuovo sistema … Voi avete notato da parte del
governo e da parte dei fedeli un nuovo stimolo a partecipare?
R. -
Voglio dire che la parola speranza è importante in questa Campagna di
Fraternità, in quanto la fraternità per le persone anziane è appoggiata da
queste tre parole: vita, dignità e speranza. La parola speranza è una parola
molto forte in questa Campagna. Possiamo vedere in questo momento qualcosa di
nuovo nella vita politica del Brasile, in quanto l’elezione del nuovo
presidente è stata un’elezione in cui la maggior parte della popolazione si è
presentata in un’affermazione di voto che ha riempito il cuore di molte
persone, nella certezza che ci sarà un cambiamento nella politica nazionale,
cioè una priorità verso gli obiettivi sociali. Questo è stato dichiarato dal
nuovo governo, quando ha scelto come priorità il superamento della miseria e
della fame. Con questo si è trovato sensibilmente in accordo con la
presentazione della Chiesa.
D. –
Qual è il contributo che lei crede l’anziano può dare?
R. –
La saggezza, perché ogni persona anziana significa una vita di sofferenza, una
vita di grandi esperienze, una vita pure di grandi conquiste, realizzazioni,
che a volte rimangono nel cuore delle persone anziane. Il grande frutto per la
Chiesa è di ritrovare quello che è la ricchezza esistenziale dell’anziano.
Allora tutta la comunità si rinnova, ognuno trova il suo posto. E questo sarà
per noi, credo, la previsione di grandi frutti spirituali.
(musica)
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7 marzo 2003
SI È CONCLUSA IERI A LUCERNA
L’ASSEMBLEA DEI VESCOVI SVIZZERI.
TRA LE
DECISIONI PRESE, L’INVITO RIVOLTO AL SANTO PADRE
A
VISITARE LA SVIZZERA NEL 2004,UN APPELLO IN FAVORE
DEI CRISTIANI DELLA TERRA SANTA ED UN
DOCUMENTO
SULLO
STATUTO DELL’EMBRIONE
LUCERNA. = L’invito al Papa per la primavera del 2004, un
appello in favore dei cristiani di Betlemme e un documento di bioetica
sull’embrione: sono le principali iniziative della Conferenza episcopale
svizzera (Ces) a conclusione della 259.a assemblea ordinaria che si è svolta
dal 3 al 5 marzo a Lucerna. Nella primavera del 2004 i vescovi intendono
organizzare un incontro di giovani
cattolici svizzeri: in questa occasione vorrebbero invitare Giovanni
Paolo II. I vescovi hanno però precisato che non sono ancora stabiliti né il
luogo né la data dell’incontro. Si tratterebbe comunque della seconda visita di
Giovanni Paolo II in Svizzera dopo quella del 1984. Un altro punto importante
dei lavori dell’assemblea è stata la situazione della Terra Santa. I vescovi hanno
espresso la loro più profonda preoccupazione: “La popolazione di questa regione
– osservano - vive una situazione drammatica, che da qualche mese i rischi
della guerra in Iraq eclissano. La presenza delle comunità cristiane in
Palestina è minacciata dal conflitto attuale e dalla devastazione economica conseguente”.
Particolari timori desta la costruzione del muro che separa le popolazioni palestinesi
ed israeliane a Betlemme. Secondo i vescovi dozzine di famiglie cristiane rimarrebbero
isolate dal resto della città, lontane dai principali servizi. Per questo i
presuli hanno chiesto la cessazione di questa misura, ed hanno raccomandato ai
fedeli di aderire alla colletta del Venerdì Santo in favore della Terra Santa e
di partecipare ai pellegrinaggi in quelle zone. Importante anche la stesura del
documento di bioetica. Il gruppo di lavoro della Ces ha presentato ai
parlamentari svizzeri la sua presa di posizione intitolata “Lo Statuto
dell’embrione”, nel quale viene esaminato in maniera critica il progetto di
legge in esame alla Camera riguardante lo stesso argomento. (M.A.)
L’IRAN È PRONTO AD ACCOGLIERE PROFUGHI IRACHENI
IN CASO DI EMERGENZA.
LO HA
DETTO IERI L’ALTO COMMISSARIO DELL’ONU PER I RIFUGIATI RUUD LUBBERS
AL
TERMINE DELLA SUA VISITA NEL PAESE MEDIO ORIENTALE, IN RIFERIMENTO
ALL’IPOTESI
DI UN ATTACCO ALL’IRAQ
TEHERAN.
= L’Iran è disposto ad accogliere profughi provenienti dall’Iraq “in caso di
emergenza”, pur mantenendo intatta in linea di principio la sua politica di
tenere chiuse le frontiere con il paese vicino. Lo ha detto ieri a Teheran
l’Alto Commissario dell'Onu per i rifugiati Ruud Lubbers, che ha visitato tre
campi di accoglienza nella regione sud occidentale iraniana di Ahwaz.
“L'intento della Repubblica islamica - ha aggiunto Lubbers - è di allestire
sette campi per poter far fronte nel caso peggiore ad un flusso di 200-250 mila
profughi”. Lubbers che ha incontrato anche il presidente iraniano Mohammad
Khatami, ha detto che le autorità di Teheran hanno espresso tra l’altro la
preoccupazione che l’afflusso di profughi possa portare verso l’Iran malattie
provocate dall’eventuale uso di armi biologiche da parte di Saddam Hussein”.
L’Alto Commissario dell’Onu ha detto che l’Iran sarebbe il Stato maggiormente
interessato da un afflusso di profughi provenienti per la maggior parte dalle
regioni sciite del sud del Paese, ma anche dalla regione di Baghdad che dista
dal confine iraniano non più di 140 chilometri. L’Alto Commissariato dell'Onu
per i rifugiati (Unhcr) ha richiesto ai paesi donatori un contributo di 60
milioni di dollari per far fronte alle prime esigenze di assistenza ai
rifugiati, ma ha lamentato che fino ad ora soltanto un esiguo gruppo di Nazioni
ha risposto all'appello, mettendo a disposizione una somma non superiore ai 20
milioni di dollari. Secondo Lubbers ogni campo che verrà allestito in territorio
iraniano potrà ospitare fino a 20 mila profughi. Per l’organizzazione di queste
strutture l’Unhcr sta lavorando con la Mezza Luna Rossa e con il governo di
Teheran. “E' da sottolineare - ha detto Lubbers - l'atteggiamento coerente delle
autorità iraniane su questa materia umanitaria”. (M.A.).
INCONTRO IN COSTA RICA TRA L’EPISCOPATO
ED IL GOVERNO PER UN CONFRONTO
SULLA
NOTA DELLA CONGREGAZIONE DELLA DOTTRINA DELLA FEDE
SUL COMPORTAMENTO DEI CATTOLICI NELLA VITA POLITICA.
NELLE DICHIARAZIONI DEI VESCOVI E DEI POLITICI,
PIENA CONCORDANZA SULLE INDICAZIONI DEL DICASTERO
ROMANO
SAN JOSÉ. = Esponenti
dell’episcopato della Costa Rica e del governo nazionale si sono incontrati due
giorni fa, nella capitale San José, per discutere riguardo la recente nota
dottrinale della Congregazione della dottrina della fede, “Circa alcune
questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella
vita politica”. All’incontro erano presenti tra gli altri, il presidente della
Conferenza episcopale mons. Josè Francisco Ulloa Rojas, e il presidente della
Repubblica, Abel Pacheco. Durante l’incontro mons. Ulloa ha ricordato che la
Chiesa non pretende
formulare soluzioni concrete per questioni temporali, né supplire alla
decisioni dei governanti. Il presule ha però affermato che la Chiesa ha il
diritto e il dovere di pronunziare giudizi morali sulla realtà temporale,
quando la fede e la legge morale lo esigono. Il vescovo è stato fermo nel
ribadire la necessità di fondamenti etici nell’azione politica. “Senza ordine
morale – ha detto – i grandi progetti di carattere sociale, economico o
politico svaniscono, se non sono sostenuti da principi etici”. A queste parole
il presidente Pacheco ha risposto sottolineando il contributo che i cattolici
impegnati in politica sono chiamati ad offrire: “Alla luce degli insegnamenti
della Chiesa – ha detto il presidente – tutti i cattolici devono lavorare in
favore della giustizia. Chi ha ricevuto l’opportunità di servire, necessita
sempre orientamento etico per condurre il Paese per la via migliore. Noi
cattolici – ha aggiunto – alla luce dell’esempio di Gesù, dobbiamo essere
strumenti di cambiamento, mai passivi spettatori, bensì costruttori ed
innovatori della realtà”. (M.A.)
ALLARME DELL’UNICEF SULL’EMERGENZA
ALIMENTARE IN AFRICA.
CIRCA 2,5 MILIONI DI PERSONE RISCHIANO DI
MORIRE DI FAME IN ERITREA;
ALMENO 11 MILIONI NELLA VICINA ETIOPIA, MA IN
TUTTO
IL
CONTINENTE IN 38 MILIONI SOFFRONO LA DENUTRIZIONE
NAIROBI.
= Tra i 5 mila ed i 10 mila bimbi eritrei al di sotto dei cinque anni sono
gravemente denutriti a causa della siccità che ha sconvolto il Paese, con gravissimi
rischi di sopravvivenza per circa 2,5 milioni di persone, vale a dire i due
terzi della popolazione. Lo denuncia un comunicato del Fondo dell’Onu per
l’infanzia (Unicef). La situazione, viene spiegato, si fa di giorno in giorno
più disperata, così come nella confinante Etiopia, dove a rischio di fame sono
almeno 11 milioni di persone, ma su una popolazione di circa 65 milioni. Numeri
enormi che fanno paura all’Eritrea, che però, proporzionalmente è in una
situazione ancor più disperata, ma teme di restare schiacciata dalle esigenze
dell’ex grande fratello, poi grande nemico. Nell’intera Africa, fonti Onu hanno
calcolato che almeno 38 milioni di persone rischiano la vita per la fame,
sempre conseguenza della siccità (non di rado intrecciate con straordinari
esempi di malgoverno e di scelte strategiche errate). Una situazione che,
inoltre, funge da effetto moltiplicatore sulle croniche malattie che sconvolgono
il continente: Aids, malaria (che falcidia i bimbi al di sotto dei cinque anni:
72 mila morti all'anno solo in Kenya) e tubercolosi in primo luogo. (M.A.)
PREMIO MONDIALE PER LA LIBERTA’ DI
STAMPA 2003 ASSEGNATO
DALL’UNESCO ALLA GIORNALISTA ISRAELIANA AMIRA
HASS
DA 10 ANNI INVIATA NEI TERRITORI PALESTINESI
PARIGI. = “Amira Hass ha dimostrato un impegno
professionale e una indipendenza eccezionale”. Lo ha riconosciuto Koichiro
Matsuura, Direttore generale dell’Unesco, motivando l’assegnazione del Premio
Mondiale per la libertà di stampa 2003 alla giornalista israeliana che da 10
anni è inviata del quotidiano israeliano Ha’aretz, nei Territori
autonomi palestinesi. “Se la pace si stabilirà tra Israeliani e Palestinesi -
ha ancora detto Koichiro Matsuura - sarà grazie a persone come Amira Hass, che
sono capaci di riportare i fatti e di comprenderli, senza pregiudizi”. E il
presidente della giuria internazionale, il giamaicano Oliver Clarke, Presidente
della Gleaner Company Limited, ha riconosciuto che “in questi 10 anni scorsi,
Amira Hass ha dato prova di un coraggio e di una professionalità esemplari,
proprio quando il suo lavoro di ricerca della verità era sottoposto a forti pressioni”.
Pressioni motivate dalle sue posizioni critiche e indipendenti sia riguardo
alla politica israeliana che a quella palestinese. “La neo-premiata è la prima
e unica giornalista israeliana che vive nei Territori palestinesi. Malgrado le
restrizioni imposte sia da parte dei militari israeliani che dall’Autorità
nazionale palestinese” - si legge nel comunicato dell’Unesco - Amira Hass ha
scritto senza sosta articoli sulla difficile vita quotidiana dei Palestinesi.
(C.C.)
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7 marzo 2003
- A cura di Giada Aquilino -
L'esilio del leader iracheno
Saddam Hussein potrebbe essere ''una opzione'' per evitare la guerra. La pensa
così il segretario generale dell'Onu Kofi Annan, proprio mentre Baghdad
sollecita i Paesi del Consiglio di Sicurezza dell'Onu a non votare per la nuova
risoluzione proposta da Stati Uniti, Gran Bretagna e Spagna. Ma la linea
americana sull’Iraq non cambia: i 34 missili distrutti da Baghdad nell’ultima
settimana non bastano. Nell’Iraq meridionale proseguono infatti i raid
angloamericani - stamani è stata attaccata una stazione radar mobile - e ieri
Bush è tornato a ribadire che Washington “non ha bisogno del permesso di
nessuno per fare la guerra”. Sentiamo Paolo Mastrolilli:
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Il capo della Casa Bianca ha
annunciato che tra pochi giorni chiederà al Consiglio di Sicurezza di votare
sulla nuova risoluzione per spingere tutti i Paesi a dimostrare da che parte
stanno, ma si è riservato il diritto di attaccare anche se il documento fosse
bocciato. Bush ha aggiunto quindi che il suo obiettivo in Iraq è il disarmo, ma
per ottenerlo serve un cambiamento di regime. Oggi il capo degli ispettori Onu,
Hans Blix, presenterà al Consiglio di Sicurezza quello che potrebbe essere il
suo ultimo rapporto e, alla vigilia, la Gran Bretagna ha avanzato l’ipotesi di
emendare la risoluzione per dare più tempo ai controlli sul disarmo. Ma i Paesi
contrari alla nuova risoluzione non hanno mostrato molto interesse, anche
perché Blix ha dichiarato che Baghdad ha cominciato il disarmo reale, eliminando
i missili Al Samoud 2, e quindi le ispezioni stanno dando dei risultati
che dovrebbero giustificare il loro prolungamento. Il Pentagono però ha detto
di essere pronto ad attaccare: Bush potrebbe dare l’ordine anche la settimana
prossima, dopo aver capito se la nuova risoluzione abbia voti sufficienti per essere
approvata.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Mentre l’Iraq ha annunciato che
in caso di guerra non brucerà i propri pozzi petroliferi, come successo in
passato, l’Europa continua a mostrarsi divisa sulla crisi. Dal vertice
italo-tedesco, iniziato ieri a Brema alla presenza del cancelliere tedesco
Schroeder e del premier italiano Berlusconi, è emersa la differenza di vedute
di Italia e Germania. La divergenza - hanno spiegato i due leader - si basa
essenzialmente sulla valutazione della reale volontà di Saddam di collaborare
con gli ispettori.
Continuano in Turchia i
preparativi militari statunitensi e turchi, mentre il leader del partito di
governo Erdogan ha dichiarato che Ankara ''vuole attendere la decisione del
Consiglio di Sicurezza dell'Onu del 14 marzo'' prima di presentare un nuovo
decreto al Parlamento: l’Assemblea nei giorni scorsi aveva infatti detto no al
passaggio di truppe americane ed all'invio di militari turchi nel nord Iraq.
Osama Bin Laden è vivo e gode di buona salute. Lo
avrebbe riferito Khalid Sheikh Mohammed, il numero tre dell’organizzazione
terroristica Al Qaeda, arrestato sabato scorso alla periferia di Rawalpindi, in
Pakistan. Intanto sono state smentite sia da fonti della Casa Bianca sia dal
ministero dell’Interno pakistano le voci su un presunto arresto di Bin Laden.
È durissima la rappresaglia
israeliana nei Territori, dopo l’attentato kamikaze che mercoledì ha provocato
15 vittime ad Haifa. In Cisgiordania un palestinese è stato ucciso la scorsa
notte presso la colonia di Hamra dove, secondo fonti militari israeliane,
cercava di infiltrarsi. Le ripetute incursioni dell’esercito hanno poi causato
la morte di 14 persone, la maggior parte delle quali nel campo profughi di
Jabaliya, nella Striscia di Gaza. Ce ne parla Graziano Motta:
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Le operazioni a Jabaliya e a
Beit Hanun, nel nord della Striscia, vengono presentate come una risposta al
ripetuto lancio di missili sulla cittadina israeliana di Sderot, che hanno
causato lievi danni, ma non vittime. Altre attività militari sono segnalate in
Cisgiordania. A Jenin, fra l’altro, sono stati arrestati il comandante del
braccio armato della Jihad e due suoi collaboratori, e in un villaggio presso
questa città è rimasta uccisa una donna di 50 anni, madre di 10 figli. Tutto
ciò mentre ad Haifa sono state seppellite oggi altre quattro vittime della
strage, compiuta l’altro ieri sull’autobus urbano da un attentatore suicida
palestinese. Due persone sono ancora ricoverate in ospedale, in condizioni
gravissime. Sul piano politico si riunirà domani a Ramallah il Consiglio
legislativo palestinese per approvare la nomina di Abu Mazen (Mahmud Abbas) a
primo ministro dell’Anp.
Per Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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Possibile spiraglio nella crisi che attanaglia la
Costa d’Avorio. I ribelli hanno infatti deciso di rinunciare ai ministeri
chiave di Difesa e Interni per mettere fine all’impasse sulla formazione
del governo di unità nazionale. I ribelli avevano ottenuto i due ministeri a
margine del summit di Marcoussis, Parigi, del 25 e 26 gennaio scorsi.
Speranze di pace per la Repubblica Democratica del
Congo: si sono concluse in nottata a Pretoria, in Sudafrica, le trattative del
dialogo intracongolese. Governo e ribelli hanno raggiunto l’accordo su una
bozza di Costituzione, che dovrà gestire la fase di transizione:
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Anche la coalizione democratica
congolese di Goma ha accettato, dopo l’annuncio della caduta della città di
Bunia nelle mani delle truppe ugandesi. Intanto a Pretoria è stato pure
approvato un memorandum sull’organizzazione militare e sulle garanzie di
sicurezza che dovranno essere poste in atto nella fase del passaggio dei
poteri, con cui dovrebbe concludersi la guerra scoppiata il 2 agosto del 1998.
“Se Dio vuole”, ha commentato Moustapha Niasse, inviato speciale del segretario
generale dell’Onu, Kofi Annan, “l’approvazione di questi documenti porterà alle
elezioni entro due anni”. Ma ora tocca proprio a lui, Niasse, ex presidente del
Botswana, convocare entro 15 giorni le parti in una località segreta per dar
vita all’assise finale.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Il leader turco-cipriota Rauf
Denktash ha detto no alla terza versione del piano presentato dal segretario
generale dell’Onu, Kofi Annan, per la riunificazione dell'isola divisa.
Toccherà ora alle autorità turco-cipriote la responsabilità di decidere se
tenere o non un referendum su quel piano anche nella parte turca di Cipro, come
chiesto da Annan. Il segretario generale dell’Onu attende una risposta dai
leader delle due parti il 10 marzo all’Aja.
La Forza di stabilizzazione della nato in Bosnia,
la Sfor, ha lanciato un'operazione nella zona di Pale, nella Republika Srpska
(entità serba di Bosnia) a est di Sarajevo, con lo scopo di interrompere le
attività di coloro “che danno sostegno finanziario” all'ex leader serbo
bosniaco Radovan Karadzic e ad altri ricercati per crimini di guerra.
All'inizio dell'anno la comunità internazionale aveva annunciato che colpirà la
rete dei sostenitori di Karadzic, i quali permettono all'ex leader, ricercato
dal Tribunale penale internazionale per i crimini di guerra in ex Jugoslavia,
di essere latitante da sette anni.
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