RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 65 - Testo della
Trasmissione giovedì 6 marzo 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
Vicinanza
e ammirazione della Cei per i missionari vittime di violenze.
La Cina si unisce al fronte del “no” alla guerra
in Iraq.
Mosca richiama in patria i cittadini russi che si
trovano in Iraq.
Rappresaglia israeliana in un campo profughi a
Jabalya: 11 i morti.
Kocharyan riconfermato presidente dell’Armenia.
Funerali di Stato oggi ad Arezzo per il poliziotto
ucciso domenica dalle Brigate Rosse.
6 marzo 2003
IL SACERDOTE, TESTIMONE E STRUMENTO DELLA
MISERICORDIA DIVINA,
OPERATORE DI PACE NELLA SUA CHIESA, A IMMAGINE DI CRISTO.
COSI’
IL PAPA NELLA TRADIZIONALE UDIENZA AL CLERO ROMANO
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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Uomini di Chiesa, di comunione, maestri di preghiera. Ma
anche testimoni della speranza, che sappiano “fare opera di pace e di
riconciliazione”. Sono i punti cardinali della vocazione del sacerdote, che
Giovanni Paolo II ha illuminato questa mattina, durante il suo tradizionale
incontro con il clero romano di inizio Quaresima. Sacerdoti giovani e anziani,
parroci, cappellani, assistenti spirituali: tutti in prima linea nei vari
ambiti della realtà ecclesiale e civile romana hanno esposto al Papa, il loro
vescovo, le proprie esperienze pastorali e le problematiche che spesso le
accompagnano. Il Pontefice, dopo aver ascoltato spaccati di vita vissuta – dal
mondo della sanità a quello della missione alla cura delle vocazioni – ha
invitato i sacerdoti ad essere, prima di ogni cosa, “uomini di Dio”.
“Non soltanto i fedeli a noi più vicini, ma anche
le persone deboli e incerte nella loro fede e lontane dalla pratica della vita
cristiana non restano insensibili alla presenza e alla testimonianza di un
sacerdote che sia veramente "uomo di Dio": al contrario, nella misura
in cui lo conoscono, lo stimano e tendono ad aprirsi a lui”.
Giovanni Paolo II ha indicato nella preghiera “la via
maestra per progredire nel cammino della santificazione”. L’Eucaristia, ha
proseguito, rappresenta il “cuore” della preghiera cristiana e la “chiave” del
ministero sacerdotale. Un doppio sprone che unisce a Dio e alza un argine
contro le tentazioni:
“Se non cerchiamo,
umilmente ma fiduciosamente, di progredire nel cammino della nostra santificazione,
finiamo per accontentarci di piccoli compromessi, che man mano diventano più
gravi e possono sfociare anche nel tradimento, aperto o mascherato, di
quell'amore di predilezione con cui Dio ci ha amato chiamandoci al sacerdozio”.
Dopo
aver ricordato la “grande scuola di comunione” del Sinodo, celebrato dall’86 al
’93, il Pontefice si è soffermato sul nuovo fronte del lavoro sacerdotale che
interessa l’orizzonte diocesano: quello, ha detto, di conferire “stabilmente
una precisa impronta missionaria a tutta la pastorale”. L’obiettivo, ha
indicato Giovanni Paolo II, riguarda la formazione “di una vera coscienza
missionaria” nei fedeli più vicini, che porti alla crescita di “autentiche
comunità evangelizzatrici”. In precedenza, nel suo indirizzo di saluto, il
cardinale vicario Camillo Ruini aveva tra l’altro messo in risalto la
limitatezza delle forze in campo rispetto alle esigenze della missione. E non
pochi sacerdoti - in particolare responsabili di parrocchie periferiche -
avevano subito dopo domandato al Papa luce e incoraggiamento a sostegno di un
impegno spesso difficile e coronato da frutti scarsi o non immediati. Questa la
risposta conclusiva di Giovanni Paolo II:
“Quando le difficoltà e le
tentazioni pesano sul nostro cuore, ricordiamoci piuttosto della grandezza del
dono che abbiamo ricevuto, per essere a nostra volta capaci di ‘donare con
gioia’. Siamo infatti, soprattutto nel confessionale ma anche in tutto il
nostro ministero, testimoni e strumenti della misericordia divina, siamo e
dobbiamo essere uomini che sanno infondere speranza e fare opera di pace e di
riconciliazione”.
Numerosi
sono stati i ringraziamenti rivolti al Papa dai sacerdoti romani per il suo
infaticabile ministero pastorale, svolto senza risparmio di forze. I
venticinque anni di pontificato sono stati evocati più volte, sia dal Pontefice
sia dai suo interlocutori. Giovanni Paolo II ha anzitutto ringraziato per il
dono del volume appena pubblicato, che raccoglie tutti i suoi discorsi rivolti
al clero romano, a partire dal 1979. Prima della benedizione finale, nel
ricordare brevemente le tappe della sua vita sacerdotale ed episcopale, il Papa
ha voluto ringraziare con queste parole anche per gli attestati di affetto e di
simpatia che hanno punteggiato, tra ripetuti applausi, il suo dialogo con i
sacerdoti di Roma:
“Vi
sono molto grato per quelle parole che avete detto, quegli affetti che avete
manifestato, e soprattutto per le preghiere di cui ho sempre grande bisogno”.
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Il Papa
ha ricevuto in udienza questa mattina il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto
della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
“SOLO LA CONVERSIONE DEI CUORI ALL’AMORE POTRA’
DIRADARE LE MINACCE DI GUERRA CHE INCOMBONO SUL MONDO”.
QUESTO
IL MONITO ESPRESSO IERI DAL PAPA, NEL CORSO DELLA CELEBRAZIONE DEL MERCOLEDI’
DELLE CENERI A SANTA SABINA
Preghiera
e digiuno per la “purificazione del cuore” contro le “minacce di guerra che
incombono sul mondo”. E’ l’esortazione espressa ieri pomeriggio da Giovanni
Paolo II, nel corso della tradizionale celebrazione del Mercoledì delle Ceneri,
nell’antica basilica romana di Santa Sabina. Nel giorno che dà inizio alla
Quaresima, il Papa ha, inoltre, invitato tutti a rafforzare “la comunione con
Dio e con i fratelli” e a spezzare le catene delle ingiustizie e delle
oppressioni tuttora esistenti. Il
servizio è di Barbara Castelli.
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“Dinanzi alle minacce di guerra che incombono
sul mondo, si richiede innanzitutto una corale conversione dei cuori
all’amore”. Lo ha sottolineato ieri pomeriggio Giovanni Paolo II nel corso
della celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, nella solenne cornice della
basilica romana di Santa Sabina. Nel giorno in cui riprende il cammino della
Chiesa verso la Pasqua, il Papa ha ricordato come sia proprio nel cuore che si
radicano “le intenzioni profonde dell’uomo”. Ecco, quindi, l’urgenza di
intraprendere il cammino della conversione, scandito dalla preghiera e dal
digiuno, e di implorare la pace nel mondo.
“Con la preghiera ci rimettiamo totalmente nelle
mani di Dio, e solo da Lui attendiamo l'autentica pace. Con il digiuno
prepariamo il cuore a ricevere dal Signore la pace, dono per eccellenza e segno
privilegiato della venuta del suo Regno”.
“La
preghiera e il digiuno - ha detto il Santo Padre - vanno però accompagnati da
opere di giustizia: la conversione deve tradursi in accoglienza e solidarietà”.
Nella ricerca del bene comune, infatti, il cristiano è chiamato a diffondere
uno stile di gratuità, “privandosi non solo del superfluo ma anche di qualcosa
in più per distribuirlo a chi è nel bisogno”.
“Non
ci sarà pace sulla terra sino a quando perdureranno le oppressioni dei popoli,
le ingiustizie sociali e gli squilibri economici tuttora esistenti”.
Le
ceneri sul capo che i fedeli ricevono nel primo giorno della Quaresima, ha
ricordato il Papa, hanno il triplice significato di “riconoscersi creature”,
“proclamarsi peccatori” e “ravvivare la speranza del definitivo incontro con
Cristo nella pace del cielo”. “Questa prospettiva di gioia - ha concluso - impegna
i credenti a fare tutto il possibile per anticipare nel tempo presente qualcosa
della pace futura”.
(musica)
L’invito del Papa a digiunare e pregare per
“implorare da Dio la conversione dei cuori e la lungimiranza di decisioni
giuste al fine di risolvere pacificamente le contese aperte” è stato accolto da
milioni di cattolici nel mondo. A loro, a Washington come a Baghdad e a
Guadalupe, si sono uniti anche tanti non credenti colpiti dall’appello del
Santo Padre e dalla gravità della crisi. Ecco in proposito, il servizio di
Giancarlo La Vella:
L’appello del Papa è stato raccolto da moltissimi,
soprattutto e consapevolmente dalla gente comune, quella che normalmente sembra
distratta e non interessarsi alle cose del mondo:
“Significa fare anche qualche sacrificio per gli
altri” – “Secondo me la guerra porta solo scompiglio” – “Sono contro la guerra
e il Papa mi ha risollevato” – “L’unico futuro possibile è quello costruito
sulla giustizia e quindi sulla pace” -
“Digiuno, sia per la pace, sia anche perché per noi cristiani ogni
mercoledì delle Ceneri è una cosa
giusta da fare”.
Una giornata, dunque, che non rappresenta un punto
di arrivo, ma una base da cui costruire una coscienza di pace in tutte le genti, come conferma da
Gerusalemme il cardinale Carlo Maria Martini:
“Non è
importante soltanto scongiurare la guerra ma anche promuovere cammini di pace.
E qui mi pare ricordare che la pace ha un costo, la pace si paga e anche il
Vangelo quando dice: ‘A chi vuole toglierti la tunica tu lascia anche il
mantello’, fa capire che c’è un prezzo da pagare. Non basta invocare la pace,
bisogna essere disposti a sacrificare anche qualcosa di proprio per questo
grande bene e non solo a livello personale ma anche a livello di gruppo, di
popolo, di nazione. La pace ha sempre un po’ del miracoloso, del dono
dall’alto, Gesù dice: ‘vi do la mia pace, non come la dà il mondo, la do a voi’
e perciò chi crede in Dio deve invocarla nella preghiera con tutte le forze e
anche chi non crede la deve invocare dal fondo della propria coscienza, pronto
a sacrificarsi con tutto sé stesso”.
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DIPLOMAZIA VATICANA
ANCORA IN PRIMO PIANO
PER DIRE ‘NO’ ALLA GUERRA IN IRAQ
ED AFFERMARE LE RAGIONI DI UNA PACE NEGOZIATA:
LE VOCI DEI CARDINALI PIO LAGHI E ROBERTO TUCCI
- A cura di Roberta Gisotti -
La pace è una corresponsabilità comune: questo lo spirito
che sta animando l’intensa e mai rinunciataria attività diplomatica della Santa
Sede per scongiurare il ricorso alla guerra in Iraq. E ancora attesa nel mondo
intero per l’incontro previsto stasera - alle 19.30 ora italiana - del
cardinale Pio Laghi, inviato speciale del Papa negli Stati Uniti, con il
segretario di Stato Usa Colin Powell. Ed oggi si valutano pure gli effetti del
lungo colloquio avuto ieri dallo stesso porporato con il presidente George W.
Bush, cui ha consegnato un messaggio personale di Giovanni Paolo II. Ascoltiamo
le parole del cardinale Laghi, dopo aver lasciato la Casa Bianca, nel servizio
del nostro corrispondente Paolo Mastrolilli.
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“Io ho esposto quello che è il pensiero del Santo Padre e
della Santa Sede. Ho consegnato questa lettera che il Santo Padre ha diretto al
presidente Bush. Il Papa chiude la lettera dicendo: “Stia sicuro signor
presidente che noi preghiamo per lei, ma soprattutto preghiamo per la nazione
americana, alla quale va il nostro rispetto e il senso della nostra amicizia”.
La Santa Sede ha proseguito il cardinale Laghi sta
sollecitando le autorità civili a tenere presenti tutti gli aspetti di questa
crisi. La nostra posizione ha due punti: primo, il governo iracheno è tenuto ad
applicare completamente i suoi obblighi internazionali riguardo ai diritti
umani e al disarmo, in base alle risoluzioni dell’Onu; secondo, queste
obbligazioni devono continuare ad essere perseguite nel quadro delle Nazioni
Unite. Il cardinale ha aggiunto che una decisione riguardo all’uso della forza
può essere presa solo nell’ambito del Palazzo di Vetro, ma sempre tenendo in
conto le gravi conseguenze di un simile conflitto, e cioè le sofferenze della
popolazione irachena e delle persone coinvolte nelle operazioni militari,
l’ulteriore instabilità nella regione e il nuovo solco tra l’islam e la
cristianità. Quindi, ha dichiarato che la guerra in Iraq sarebbe ingiusta e
illegale, aggiungendo però che l’eventuale autorizzazione dell’Onu non
basterebbe a renderla accettabile. Il portavoce Harry Fleisher ha detto che
Bush era ansioso di conoscere il messaggio del Papa, ma pensa che l’uso della
forza, se si arriverà a questo, migliorerà il mondo eliminando una minaccia.
Da Washington, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Comunque la pace è “sempre possibile” e “può essere
raggiunta anche nei momenti più bui”: lo ha ribadito con ferma convinzione il
cardinale Laghi, celebrando nel pomeriggio sempre a Washington la Messa del
Mercoledì delle Ceneri nella Basilica dell’Immacolata concezione. Il porporato
ha aggiunto che “soluzioni pacifiche ai disaccordi vanno trovate usando il
patrimonio vasto e ricco della legge internazionale e delle istituzioni create
a questo scopo”, per cui “è dovere assoluto di tutti i membri della famiglia
delle Nazioni Unite assolvere completamente tutti i propri obblighi.” Eppure
quest’oggi aleggia nell’opinione pubblica, che teme scenari di conflitto
imprevedibili, un sentimento mesto, quasi che la guerra sia ineluttabile e c’è
perfino chi obietta cha la diplomazia vaticana abbia posto sullo stesso piano
il presidente iracheno Saddam Hussein ed il presidente americano George W.
Bush. Una ipotesi del tutto arbitraria, come spiega il cardinale Roberto Tucci,
intervistato stamane da Fabio Colagrande nel nostro programma “One o five Live”
.
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R. - Questa è una posizione assurda perché il Papa ha
sempre insistito sul disarmo. Quando ha mandato il cardinale Etchegaray a
incontrare Saddam Hussein, questo era il messaggio: una viva richiesta di
prendere sul serio il disarmo, soprattutto tenendo conto poi di quel male che
avrebbe procurato al proprio Paese e alla popolazione innocente del proprio
Paese, se non si fosse adoperato a collaborare pienamente con gli ispettori
dell’Onu. Però da questo a venire a considerare che il Papa ponga sullo stesso
piano … no, non pone sullo stesso piano. Da una parte chiede ai capi di Stato,
chiede alle persone importanti del mondo politico di ricordarsi che nella
politica non si può dimenticare l’etica, non si può dimenticare il diritto
internazionale. Quindi, questo è un richiamo alla ragione. Mi pare che sia
molto tipico, in tutti i campi, questo fatto che oggi la Chiesa sia una delle
poche istanze che insistono molto sull’importanza di ragionare, e ragionare
secondo principi di verità. Far considerare gli effetti negativi che avrà la
guerra, pensare in termini di real politique.
D. – Secondo lei, padre Tucci, questa grande attività del
Papa, sia diplomatica, sia dal punto di vista pastorale, rimane comunque un
punto di partenza sia che la guerra ci sia o non ci sia, per ricostruire anche
certe norme etiche nel diritto internazionale?
R. – Credo che il Papa stia dando un contributo veramente
enorme. Il bello è che questo contributo è stato riconosciuto ampiamente nella
comunità cristiana al di là dei confini del cattolicesimo e anche da istanze
del mondo non cristiano, l’islamico. Quindi il Papa sta facendo quello che è
possibile. Nessuno potrà mai dire che il Papa non ha fatto abbastanza. E’
andato al di là di tutto quello che si poteva qualche mese fa ipotizzare come
attività per scongiurare una guerra.
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"Una
mobilitazione penitenziale per la pace" è il titolo che apre, a tutta
pagina, il giornale: durante la liturgia penitenziale del Mercoledì delle
Ceneri, nella Basilica di Santa Sabina all'Aventino, Giovanni Paolo II con la
forza dei profeti convoca tutti i credenti per implorare da Dio compassione e
perdono.
A caratterizzare, poi, la prima
pagina sono tre parole-chiave: Preghiera, Digiuno, Opere di giustizia.
Un pensiero di Anna Buonocore
Rescigno dedicato all'Anno del Rosario.
Nelle vaticane, l'udienza del
Papa ai parroci ed al Clero della diocesi di Roma.
La presentazione del
"Trittico Romano", il nuovo libro di poesie di Giovanni Paolo II: la
prolusione del cardinale Joseph Ratzinger ed il commento critico di Giovanni
Reale.
L'omelia del cardinale Pio
Laghi, durante la Celebrazione Eucaristica nel Santuario Mariano
dell'Immacolata Concezione, a Washington.
Una pagina dedicata alla
Quaresima nelle diocesi italiane.
Nelle pagine estere, si
sottolinea quanto segue: "Nella fatica del dialogo l'autentico eroismo dei
costruttori di pace".
Iraq: Blix annuncia che Baghdad
ha avviato un "vero disarmo". Medio Oriente: violenta rappresaglia
israeliana dopo l'attentato suicida di Haifa.
Eritrea: l'Unicef denuncia che
diecimila bambini, al di sotto dei cinque anni, sono minacciati dalla
malnutrizione.
Corea del Nord: incontro, a
Berlino, tra esperti nucleari di Pyongyang e di Washington per disinnescare la
crisi nucleare.
Nella pagina culturale, un
contributo di Paolo Miccoli dal titolo "Dignità dell'uomo e patologie dell'io":
a proposito di un recente volume.
Nelle pagine italiane, in primo
piano i funerali, ad Arezzo, del poliziotto ucciso sul treno Roma-Firenze.
Il tema del terrorismo.
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L’IDENTITA’ DELL’UOMO CHIAMATO A RISPECCHIARE
L’ESSENZA DI DIO:
ISCRITTA
NEL RECIPROCO DONARSI, AL CENTRO DELLA NUOVA OPERA POETICA DEL PAPA INTITOLATA:
“TRITTICO
ROMANO – MEDITAZIONI”
PRESENTATA
STAMANE DAL CARDINALE RATZINGER
Ancora
una volta il Papa sorprende. Dopo anni, il Santo Padre, proprio in questi
ultimi mesi, ritrova dentro di sé la vena poetica – come annota il poeta polacco
Marek Skwarnicki nella post prefazione - scrivendo “Trittico romano”. Già nel
titolo è indicato il luogo della creazione e, la data apposta sul manoscritto,
il “quando”: 14 settembre 2002. Nella sola Polonia già ne sono state prenotate
60 mila copie. Questa sua nuova opera poetica è stata presentata questa mattina
in Sala Stampa vaticana dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della
Congregazione per la dottrina della fede. E’ seguito l’intervento del filosofo
Giovanni Reale, a cui è stato affidato il commento critico dei testi. Nel corso
della presentazione, l’attore Nando Gazzolo ha dato lettura di alcune delle
nuove poesie. Ma ascoltiamo il servizio di Carla Cotignoli.
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“Bello
e toccante”. Così il filosofo Giovanni Reale ha definito il Trittico Romano.
“Ma non di facile lettura e comprensione”. La prolusione del cardinale Ratzinger
ha indicato alcune chiavi di lettura che aiutano a penetrare i significati
profondi racchiusi nei versi del Papa.
La
poesia iniziale, intitolata “Torrente” è una breve ouverture lirica. “Rispecchia
– ha detto il cardinale – l’esperienza della creazione, della sua bellezza del
suo dinamismo”. Al pellegrino in cerca
della sorgente, giunge l’indicazione: “devi proseguire in su, controcorrente”.
E’ in questo ‘controcorrente’ che il porporato individua la chiave di lettura
delle due sezioni seguenti. “Il pellegrinaggio spirituale compiuto in questo
senso conduce verso il Principio”. “Il nome della sorgente che il pellegrino
scopre, è innanzitutto il Verbo: ‘In principio era il Verbo’”.
“Il
Verbo – la sorgente – è una visione”. E’ questa un’altra parola-chiave che
conduce “il Papa meditante a Michelangelo, agli affreschi della Cappella Sistina”.
“La contemplazione del Giudizio Universale, nell’epilogo della seconda sezione,
è forse la parte del Trittico che commuove di più il lettore” – annota il cardinale
Ratzinger. “Dagli occhi interiori del Papa emerge nuovamente il ricordo dei
Conclave dell’agosto (quando fu eletto Giovanni Paolo I) e dell’ottobre 1978”.
“Poiché anch’io ero presente,
so bene come eravamo esposti a quelle immagini
nelle ore della grande decisione, come ci interpellavano, come insinuavano
nella nostra anima la grandezza della responsabilità. Il Papa in questi versi
parla ai cardinali del futuro Conclave “dopo la mia morte” e dice che a loro
parli la visione di Michelangelo. La parola Con-clave gli impone il pensiero
delle chiavi, dell’eredità delle chiavi lasciate a Pietro. Porre queste chiavi
nelle mani giuste: è questa l’immensa responsabilità in quei giorni”.
Il cardinale Ratzinger è poi
ritornato “al centro vero e proprio della seconda sezione”, ossia “lo sguardo
all’origine”. “Che cosa vi vede l’uomo? Nell’opera del Michelangelo il Creatore
appare con le sembianze di un essere umano”. Tuttavia - ha detto ancora il
porporato - “lo sguardo che Cristo ci ha aperto conduce ben oltre: l’origine
non è, come potrebbe apparire nel dipinto di Michelangelo, semplicemente
l’Onnipotente Vecchio”.
“E’ invece ‘comunione di persone, un reciproco donarsi’.
Se all’inizio abbiamo visto Dio partendo dall’uomo, ora impariamo a vedere
l’uomo partendo da Dio: “reciproco donarsi - a questo è destinato l’uomo -; se
riesce a trovare la via per giungere a ciò, allora rispecchia l’essenza di Dio
e dunque si svela il nesso tra il principio e la fine”.
Il “donarsi senza riserve si
rivela chiaramente nella terza sezione con la salita di Abramo e Isacco sul
monte di Moria, il monte del sacrificio”. “Alla fine vi è la salvezza di
Isacco, l’agnello - segno misterioso del Figlio che diviene Agnello e vittima
sacrificale”. Ci svela così “il vero
volto di Dio: quel Dio che ci dona se stesso, che è interamente dono e amore,
fino all’estremo, fino alla fine”. “L’amore che dona - ha concluso il cardinale
Ratzinger - è il mistero originale e, amando anche noi, comprendiamo il
messaggio della creazione, troviamo il cammino”.
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6 marzo 2003
SOLIDARIETÀ DEL PONTIFICIO
CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE
AD UNA
DELEGAZIONE STATUNITENSE DI MOVIMENTI CONTRO LA PENA DI MORTE
E PER
LA RIFORMA DEL SISTEMA GIUDIZIARIO MINORILE, IN VISITA AL DICASTERO
- A
cura di Paolo Scappucci -
ROMA. =
Solidarietà e sostegno nelle campagne contro la pena di morte e per i diritti
dei minori sono stati espressi dal presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace, arcivescovo Renato Martino, ad una delegazione statunitense
di movimenti che si battono contro le esecuzioni capitali e per la riforma del
sistema giudiziario minorile nel Paese, in visita al dicastero nei giorni
scorsi. Della delegazione facevano parte, tra gli altri, il reverendo Thomas A.
Masters, presidente dell’organizzazione “Under Our Wings”, Vincent Schiraldi,
presidente del “Justice Police Institute”, e Renny Cushing, direttore esecutivo
di “Murder Victims’ Familes for Reconciliation”, un’associazione di famiglie
delle vittime di atti criminali che si impegnano per la riconciliazione.
Presenti all’incontro, svoltosi nella sede romana di Giustizia e Pace a Piazza
San Calisto, erano anche genitori di giustiziati e di minori attualmente
detenuti nelle carceri statunitensi come gli adulti, senza particolari riguardi
alle loro specifiche esigenze. Dopo brevi parole di accoglienza e benvenuto,
l’arcivescovo Martino ha esposto agli intervenuti gli insegnamenti della Chiesa
cattolica in tema di diritto alla vita e di libertà religiosa, due capisaldi
per il benessere materiale e spirituale della persona umana. E’ stata
approfondita quindi l’importanza di difendere la vita umana dal concepimento
fino alla morte naturale, secondo i principi esposti nell’Enciclica “Evangelum
Vitae”. La delegazione statunitense ha espresso apprezzamento e gratitudine per
il sostegno dell’arcivescovo Martino alle iniziative degli intervenuti contro
la pena di morte e per la difesa dei diritti dei minori, iniziative di cui sono
state offerte diverse testimonianze nel corso dell’incontro, durato circa un’ora.
“NECESSARI PROGRESSI POLITICI PER RILANCIARE
LO SVILUPPO”. QUESTE LE PAROLE
DI
NIGEL ROBERTS, RAPPRESENTANTE DELLA BANCA MONDIALE IN CISGIORDANIA
E
NELLA STRISCIA DI GAZA ALLA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO
“DUE
ANNI DI INTIFADA, DI CHIUSURA E DI CRISI ECONOMICA PALESTINESE”
GERUSALEMME.
= “Sono indispensabili progressi politici per ricreare le condizioni necessarie
per la ripresa dello sviluppo economico nei Territori palestinesi e in Israele”.
Lo ha detto ieri a Gerusalemme, il direttore della Banca mondiale per la
Cisgiordania e la Striscia di Gaza, Nigel Roberts, durante la presentazione del
rapporto “Due anni di Intifada, di chiusura e di crisi economica palestinese”.
Alla presenza dei rappresentanti della stessa Banca mondiale e dell'inviato dell'Onu
in Medio Oriente Terje Roed-Larsen, sono stati illustrati i dati della ricerca
che ha analizzato lo stato dell’economia palestinese dopo due anni di Intifada.
Dal 2000 il numero dei poveri in Cisgiordania e Gaza è triplicato passando da
637 mila a circa due milioni. A questo dato, si aggiunge l’allarme lanciato nei
giorni scorsi dall’Unrwa, l'agenzia dell'Onu che assiste i profughi
palestinesi, che hanno previsto l’esaurimento entro la fine di marzo delle
scorte alimentari a disposizione dei residenti nei Territori. Secondo quanto
sottolineato dalla Banca mondiale, il reddito nazionale palestinese si è
dimezzato e oggi oltre il 50 per cento della forza lavoro nei Territori è senza
occupazione. Gli investimenti sono calati da 1,5 miliardi di dollari del 1999 a
140 milioni di dollari dello scorso anno, mentre le esportazioni si sono
ridotte del 50 per cento e le importazioni del 30 per cento. In totale
l'economia palestinese ha perduto in due anni e mezzo 5,4 miliardi di dollari.
Ad aggravare la situazione si aggiungono i danni per oltre 700 milioni di dollari
subiti dalle infrastrutture civili palestinesi in conseguenza del conflitto con
Israele. La Banca mondiale identifica la prima causa della profonda crisi
economica palestinese nel blocco totale di Cisgiordania e Gaza e delle aree
autonome palestinesi rioccupate lo scorso giugno dall'esercito israeliano.
Roberts perciò ha sottolineato il ruolo fondamentale della comunità
internazionale: “In questa situazione – ha dichiarato - mantenere un livello di
assistenza alto da parte dei paesi donatori è essenziale, ma – ha aggiunto, in
riferimento ad un impegno delle parti per una soluzione pacifica del conflitto
- questa crisi non può essere risolta soltanto con l’aiuto economico”. (M.A.)
“SOLIDARIETÀ ED AMMIRAZIONE”: È
QUANTO ESPRIME LA COMMISSIONE EPISCOPALE DELLA CEI
PER
L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI E LA COOPERAZIONE FRA LE CHIESE,
AI MISSIONARI ITALIANI RECENTEMENTE COINVOLTI
IN EPISODI
DI
VIOLENZA IN DIVERSE PARTI DEL MONDO
ROMA. =
La Commissione episcopale della Cei per l’evangelizzazione dei popoli e la
cooperazione fra le Chiese ha voluto manifestare, con un comunicato diffuso
ieri, la propria vicinanza ai missionari italiani che affrontano crescenti
situazioni di difficoltà, soprattutto in Africa. La Commissione ha ricordato
“le crescenti situazioni di difficoltà, spesso neppure ricordate dai mezzi di
informazione, che incontrano i missionari italiani in molte regioni del mondo e
particolarmente in Africa”. L’ultimo caso, che risale a qualche giorno fa, è
avvenuto nell’area meridionale del Sudan, dove due missionari italiani sono
stati feriti. “Esprimiamo la nostra solidarietà – si legge nel comunicato – per
l’autentica testimonianza di fede di tanti fratelli e sorelle che, con grande
spirito di generosità evangelica ed anche a rischio della loro vita, rimangono
al servizio della Chiesa”. La Commissione, inoltre, “assicura a tutti i
missionari la vicinanza e l’incoraggiamento dell’intera comunità ecclesiale
italiana, perché si mantengano sereni e forti nel loro servizio di annuncio e
testimonianza al Vangelo di Cristo”. (A.L.)
“UN ATTO ESECRABILE CHE GRIDA
GIUSTIZIA AL CIELO”. CON QUESTE PAROLE L’ARCIVESCOVO DI DAVAO,
MONS.
FERNANDO CAPALLA, HA CONDANNATO
L’ATTENTATO
ALL’AEROPORTO DI DAVAO, NELLE FILIPPINE,
CHE HA
CAUSATO PIÙ DI 23 MORTI E CIRCA 150 FERITI
MINDANAO.
= Dure condanne, ma anche l’invito alla popolazione alla
calma e alla preghiera per le vittime, sono stati espressi dai due vescovi
filippini di Davao e Tagum, dopo i gravi attentati che hanno colpito martedì
scorso le due città nell’isola filippina di Mindanao. Il bilancio più grave si
è registrato a Davao, dove l’azione terroristica ha causato più di 23 morti e
circa 150 feriti.
L’arcivescovo di Davao, mons. Fernando Capalla, in un intervista rilasciata
oggi alla rivista missionaria “Popoli”, ha definito l’attentato “un atto
esecrabile che grida giustizia al cielo”. Il vescovo di Tagum,
mons. Wilfredo Manlapaz, ha esortato i fedeli a dedicare le Messe del Mercoledì
delle Ceneri alle vittime. Mons. Fernando Capalla ha affermato di non credere alla rivendicazione
dell’atto terroristico da parte del gruppo islamico “Abu Sayyaf”. “Hanno
detto – ha riferito il presule – che volevano danneggiare l’economia, ma questa
non è una motivazione convincente”. L’arcivescovo ha ritenuto inoltre
attendibile la professione di innocenza pronunciata da un altro gruppo
guerrigliero, il Fronte di liberazione islamico Moro (Milf). Secondo il presule
“esiste una terza fazione responsabile del sanguinoso attacco contro i civili”.
“Ci sono piccoli gruppi emersi in passato – ha detto Fernando Capalla – che
sono in larga parte responsabili degli attentati avvenuti recentemente a
Mindanao. Provengono sia dalle fila del Milf sia da quelle di Abu Sayyaf”. Nel
1992 la città di Davao era già stata teatro di due attentati dinamitardi,
avvenuti entrambi nella cattedrale di San Pietro. (A.L.)
AFRICA MINACCIATA DALLE CALAMITÀ NATURALI:
DOMENICA
SCORSA IL MOZAMBICO È STATO COLPITO DAL CICLONE JAPHENT,
MENTRE
NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO SI TEME UNA NUOVA ERUZIONE DEL VULCANO
NYAMURAGIRA
MAPUTO.
= Le calamità naturali stanno colpendo l’Africa in questo periodo. Domenica
scorsa sul Mozambico si è abbattuto il ciclone Japhent, che ha causato tre
morti (tra i quali purtroppo ci sono
due bambini) e circa 23 mila senza tetto. Il vento ha raggiunto la velocità di
130 chilometri orari, causando il danneggiamento di centinaia di case e
costringendo decine di migliaia di persone a lasciare le loro abitazioni.
Japhent è il secondo ciclone che investe il Mozambico negli ultimi due mesi,
dopo il tornado Delfina che, a febbraio, aveva ucciso decine di persone nel
nord e nel centro del paese. La situazione è preoccupante anche nella Repubblica
democratica del Congo. Gli scienziati dell’Osservatorio di vulcanologia di
Goma, nella zona orientale del Paese, hanno annunciato che il vulcano Nyamuragira
ha ripreso rapidamente la sua attività sismica. Un anno fa infatti, la sua eruzione
aveva distrutto interi quartieri della città. Gli esperti temono che una nuova
eruzione sia questione di settimane se non di giorni. Un’altra eruzione sarebbe
un disastro perché molte persone non si sono ancora riprese dalla precedente. Migliaia
di sfollati vivono ancora nelle tende, impossibilitati a ricostruire le proprie
abitazioni, anche a causa della diminuzione del flusso degli aiuti. (M.A.)
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6 marzo 2003
- A cura di Giancarlo La Vella -
Si allarga il divario tra il fronte contrario alla
guerra in Iraq e Stati Uniti e Gran Bretagna, fautori di una seconda
risoluzione dell’Onu che apra la strada verso un possibile attacco a Baghdad.
Mentre il presidente americano Bush va avanti nei preparativi bellici, a Parigi
i ministri degli esteri di Francia, Russia e Germania hanno ribadito il loro
“no” alla guerra ed oggi anche la Cina ha appoggiato questa linea. Ce ne parla
Giada Aquilino:
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Anche se a Parigi, nell’incontro di ieri tra i ministri
degli Esteri russo, tedesco e francese, Ivanov, Fischer e De Villepin, la
parola ‘veto’ non è stata pronunciata, di fatto la posizione dei tre Paesi
rimane rigida. Il disarmo di Saddam Hussein deve avvenire attraverso il
rafforzamento delle ispezioni dell’Onu; quindi nessun via libera ad una nuova
risoluzione che possa aprire la porta all’intervento armato. Piena adesione a
questa posizione è stata espressa oggi dalla Cina. Il ministro degli Esteri di Pechino,
Tang Jiaxuan, ha ribadito che la Cina ritiene assolutamente non necessaria una
nuova risoluzione dell'Onu sull'Iraq. Il fronte contro la guerra dunque si allarga
e sembra sempre più forte e deciso ad opporsi al fronte anglo-americano sempre
più isolato. Un altro “no” alla guerra è arrivato anche dal Qatar, dove
l’organizzazione della Conferenza islamica ha proclamato il suo totale rifiuto
ad un intervento armato in Iraq. Dibattito in corso pure in Turchia. Dopo il
“no” del Parlamento al dispiegamento di truppe americane sul proprio
territorio, il capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Hilmi Oldcoak, si
è detto favorevole ad accogliere i soldati americani e anche ad inviare truppe
turche nel nord Iraq. Ma il vicepremier turco, Ertugrul Yalcinbayir, ha
precisato che il governo non sta favorendo “la presenza in Turchia delle truppe
americane. Renderemo difficile il lancio di una guerra in Iraq. Noi - ha
concluso il vicepremier - non faciliteremo il lavoro degli americani”.
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Mosca,
intanto, ha deciso oggi di ordinare ai cittadini russi che vivono in Iraq di
abbandonare il Paese arabo, in vista di una possibile azione militare contro
Baghdad. Per l’evacuazione sono stati messi a disposizione voli speciali organizzati
dal ministero russo della Protezione civile. L'ufficio stampa del dicastero ha
però tenuto a precisare che non si tratta di un’emergenza e che l'ambasciata russa
a Baghdad continuerà a funzionare normalmente.
Gli
ambasciatori della trojka europea si sono recati oggi sul luogo del sanguinoso
attentato compiuto dall’estremismo palestinese ieri ad Haifa. I tre hanno
deposto una corona di fiori sul luogo del tragico episodio in onore delle
vittime. Intanto, non si è fatta attendere la rappresaglia israeliana. All’alba
un raid dei militari dello Stato ebraico nel campo profughi di Jabalya ha
provocato la morte di 11 palestinesi e oltre un centinaio di feriti. Il
servizio di Graziano Motta:
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Blindati e reparti
di fanteria israeliani, appoggiati da elicotteri, sono penetrati nella notte
nel campo profughi di Jabalya, uno dei più grandi della Striscia di Gaza, dove
hanno incontrato una fortissima resistenza armata palestinese come testimonia
il bilancio dei morti e dei feriti. Nelle perquisizioni sono state trovate,
riferiscono fonti israeliane, cariche esplosive, bombe, missili anticarro,
proiettili di mortaio. E’ questa l’operazione militare più importante dopo la
strage di ieri nella città di Haifa, che ha causato 15 morti e 40 feriti su un
autobus affollato di studenti che tornavano a casa da scuola: oltre
all’attentatore suicida un palestinese di 21 anni di Hebron, studente di informatica
nella locale università. Il governo israeliano ha deciso il blocco totale dei
territori palestinesi fino a domenica e ha annunciato che reagirà con una
operazione militare, che tuttavia “eviterà di disturbare i piani americani contro
l’Iraq”.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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I
risultati del ballottaggio delle presidenziali in Armenia: Robert Kocharyan è
stato confermato alla presidenza della Repubblica armena. Alla votazione di
ieri, ha infatti ottenuto il 67.5 per cento delle preferenze, contro il 32.5
per cento dello sfidante, Stepan Demirchyan. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
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Cinque anni di vita normale stabile, ha promesso il
48.enne presidente eletto, nativo del Nagorno-Karabach, l’enclave conteso con
l’Azerbaijan, per il quale non si trovano soluzioni da un decennio. Al primo
turno, il 19 febbraio scorso, Kocharyan aveva ottenuto il 49,5 per cento delle
preferenze, mentre Demirchyan il 28,2 per cento. L’opposizione intera ha
denunciato brogli e falsificazione. Quasi ogni giorno ha tenuto manifestazioni
di protesta in tutta l’Armenia. Le varie organizzazioni internazionali, che
monitorano il voto, hanno espresso preoccupazione per il clima in cui si è
svolto il ballottaggio. Grande come il Belgio, l’Armenia attraversa da anni una
grave crisi economica.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Funerali di Stato oggi ad Arezzo per il sovrintendente
della Polizia, Emanuele Petri, ucciso domenica scorsa dai terroristi delle
Brigate Rosse mentre prestava servizio sul treno Roma-Firenze. “Pensando a
questi terroristi, mentre affidiamo alla giustizia e alla misericordia di Dio
l’anima di chi ha perso la vita in questo folle gesto, - ha detto nell’omelia
il vescovo di Arezzo mons. Gualtiero Bassetti - vogliamo pregare perché il loro
disprezzo ed odio per la vita siano trasformati in impegno per la crescita e lo
sviluppo della società”. Nei giorni scorsi, mons. Bassetti aveva invocato
misericordia nei confronti di Mario Galesi, il terrorista rimasto ucciso in
treno. Ieri, l’altra terrorista arrestata, Desdemona Lioce, non ha voluto rilasciare
dichiarazioni nell’interrogatorio a cui è stata sottoposta, ma ha consegnato
alle autorità giudiziarie un articolato documento in cui ribadisce la scelta
della lotta armata.
Si riaccende la violenza in Colombia. Un’autobomba
è esplosa ieri in un centro commerciale di Cucuta, a Nord Est di Bogotà,
provocando la morte di 7 persone e il ferimento di altre 50. La polizia ha per
ora attribuito l’attentato alla guerriglia dell’Esercito di Liberazione
nazionale. Scosso dall’ennesimo attentato, il presidente colombiano, Alvaro
Uribe, ha accusato i procuratori di “essere al servizio dell’Eln”.
In Argentina ieri la Corte
Suprema ha dichiarato incostituzionale la trasformazione in pesos dei depositi
bancari in dollari, decisa nel gennaio del 2001 dal governo del presidente
Eduardo Duhalde. Nello specifico, la Corte si è pronunciata in merito ad un
deposito di 247 milioni di dollari nel Banco Nacion del governatorato di San
Luis. La decisione era molto attesa perché può costituire un precedente per
numerosissimi altri ricorsi presentati da istituzioni e singoli cittadini
contro la ‘pesificazione’ obbligatoria dei depositi bancari.
Esperti nucleari nordcoreani e
statunitensi, vicini ai rispettivi governi, hanno tenuto almeno due incontri
riservati a Berlino per discutere il caso del riarmo atomico di Pyongyang.
Secondo quanto hanno riferito fonti bene informate, le discussioni si sarebbero
concentrate sui modi di verifica dello smantellamento del programma nucleare
nordcoreano con l’uranio arricchito.
Un leader dell’opposizione
nigeriana è stato ucciso ieri ad Abuja, a un mese dalle elezioni legislative e
presidenziali nel Paese africano. Lo hanno reso noto fonti del partito cui la
vittima apparteneva. Harry Marshall, leader dell’All Nigeria Peoples Party, e
grande oppositore del presidente, Olusegun Obasanjo, è stato colpito a morte da
uomini armati non identificati.
Per dare nuovi incentivi all’economia continentale oggi la
Banca Centrale Europea ha deciso di abbassare il costo del denaro al 2,50 per
cento, ovvero 0,25 punti in meno. Si tratta del livello minimo del tasso di
interesse raggiunto nella zona dell’Euro. Il livello massimo è stato del 4,75
per cento. La Banca d’Inghilterra ha invece lasciato invariato il tasso.
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