RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 65 - Testo della Trasmissione giovedì 6 marzo 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Siate uomini di comunione, maestri di preghiera, testimoni della misericordia divina: è l’invito del Papa al clero della diocesi di Roma, nella tradizionale udienza all’inizio della Quaresima.

 

Solo la conversione dei cuori all’amore potrà diradare le minacce di guerra che incombono sul mondo: è il monito del Pontefice al rito delle ceneri nella Basilica di Santa Sabina. Grande accoglienza al giorno di preghiera e digiuno per la pace. Testimonianze di alcuni fedeli e del cardinale Carlo Maria Martini.

 

Gli sforzi della Santa Sede per scongiurare la guerra in Iraq. La lettera del Santo Padre consegnata ieri dal cardinale Pio Laghi al presidente americano George W. Bush: la riflessione del cardinale Roberto Tucci.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il “Trittico romano”, nuovo libro di poesie di Giovanni Paolo II, presentato dal cardinale Joseph Ratzinger in Sala Stampa vaticana.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La solidarietà del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace a una delegazione statunitense di movimenti contro la pena di morte.

 

Sono necessari progressi politici per rilanciare lo sviluppo: queste le parole di Nigel Roberts, rappresentante della Banca Mondiale in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.

 

Vicinanza e ammirazione della Cei per i missionari vittime di violenze.

 

Un atto esecrabile che grida giustizia al cielo: con queste parole mons. Fernando Capalla, arcivescovo di Davao, nelle Filippine, ha condannato l’attentato all’aeroporto.

 

Le calamità naturali stanno colpendo l’Africa. Domenica scorsa sul Mozambico si è abbattuto il ciclone Japhent, mentre nella Repubblica Democratica del Congo si teme una nuova eruzione del vulcano Nyamuragira.

 

24 ORE NEL MONDO:

La Cina si unisce al fronte del “no” alla guerra in Iraq.

 

Mosca richiama in patria i cittadini russi che si trovano in Iraq.

 

Rappresaglia israeliana in un campo profughi a Jabalya: 11 i morti.

 

Kocharyan riconfermato presidente dell’Armenia.

 

Funerali di Stato oggi ad Arezzo per il poliziotto ucciso domenica dalle Brigate Rosse.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 marzo 2003

 

 

IL SACERDOTE, TESTIMONE E STRUMENTO DELLA MISERICORDIA DIVINA,

OPERATORE DI PACE NELLA SUA CHIESA, A IMMAGINE DI CRISTO.

COSI’ IL PAPA NELLA TRADIZIONALE UDIENZA AL CLERO ROMANO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Uomini di Chiesa, di comunione, maestri di preghiera. Ma anche testimoni della speranza, che sappiano “fare opera di pace e di riconciliazione”. Sono i punti cardinali della vocazione del sacerdote, che Giovanni Paolo II ha illuminato questa mattina, durante il suo tradizionale incontro con il clero romano di inizio Quaresima. Sacerdoti giovani e anziani, parroci, cappellani, assistenti spirituali: tutti in prima linea nei vari ambiti della realtà ecclesiale e civile romana hanno esposto al Papa, il loro vescovo, le proprie esperienze pastorali e le problematiche che spesso le accompagnano. Il Pontefice, dopo aver ascoltato spaccati di vita vissuta – dal mondo della sanità a quello della missione alla cura delle vocazioni – ha invitato i sacerdoti ad essere, prima di ogni cosa, “uomini di Dio”.

 

“Non soltanto i fedeli a noi più vicini, ma anche le persone deboli e incerte nella loro fede e lontane dalla pratica della vita cristiana non restano insensibili alla presenza e alla testimonianza di un sacerdote che sia veramente "uomo di Dio": al contrario, nella misura in cui lo conoscono, lo stimano e tendono ad aprirsi a lui”.

 

Giovanni Paolo II ha indicato nella preghiera “la via maestra per progredire nel cammino della santificazione”. L’Eucaristia, ha proseguito, rappresenta il “cuore” della preghiera cristiana e la “chiave” del ministero sacerdotale. Un doppio sprone che unisce a Dio e alza un argine contro le tentazioni:

 

Se non cerchiamo, umilmente ma fiduciosamente, di progredire nel cammino della nostra santificazione, finiamo per accontentarci di piccoli compromessi, che man mano diventano più gravi e possono sfociare anche nel tradimento, aperto o mascherato, di quell'amore di predilezione con cui Dio ci ha amato chiamandoci al sacerdozio”.

 

Dopo aver ricordato la “grande scuola di comunione” del Sinodo, celebrato dall’86 al ’93, il Pontefice si è soffermato sul nuovo fronte del lavoro sacerdotale che interessa l’orizzonte diocesano: quello, ha detto, di conferire “stabilmente una precisa impronta missionaria a tutta la pastorale”. L’obiettivo, ha indicato Giovanni Paolo II, riguarda la formazione “di una vera coscienza missionaria” nei fedeli più vicini, che porti alla crescita di “autentiche comunità evangelizzatrici”. In precedenza, nel suo indirizzo di saluto, il cardinale vicario Camillo Ruini aveva tra l’altro messo in risalto la limitatezza delle forze in campo rispetto alle esigenze della missione. E non pochi sacerdoti - in particolare responsabili di parrocchie periferiche - avevano subito dopo domandato al Papa luce e incoraggiamento a sostegno di un impegno spesso difficile e coronato da frutti scarsi o non immediati. Questa la risposta conclusiva di Giovanni Paolo II:

 

“Quando le difficoltà e le tentazioni pesano sul nostro cuore, ricordiamoci piuttosto della grandezza del dono che abbiamo ricevuto, per essere a nostra volta capaci di ‘donare con gioia’. Siamo infatti, soprattutto nel confessionale ma anche in tutto il nostro ministero, testimoni e strumenti della misericordia divina, siamo e dobbiamo essere uomini che sanno infondere speranza e fare opera di pace e di riconciliazione”.

 

Numerosi sono stati i ringraziamenti rivolti al Papa dai sacerdoti romani per il suo infaticabile ministero pastorale, svolto senza risparmio di forze. I venticinque anni di pontificato sono stati evocati più volte, sia dal Pontefice sia dai suo interlocutori. Giovanni Paolo II ha anzitutto ringraziato per il dono del volume appena pubblicato, che raccoglie tutti i suoi discorsi rivolti al clero romano, a partire dal 1979. Prima della benedizione finale, nel ricordare brevemente le tappe della sua vita sacerdotale ed episcopale, il Papa ha voluto ringraziare con queste parole anche per gli attestati di affetto e di simpatia che hanno punteggiato, tra ripetuti applausi, il suo dialogo con i sacerdoti di Roma:

 

“Vi sono molto grato per quelle parole che avete detto, quegli affetti che avete manifestato, e soprattutto per le preghiere di cui ho sempre grande bisogno”.

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ALTRA UDIENZA

 

Il Papa ha ricevuto in udienza questa mattina il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

 

 

“SOLO LA CONVERSIONE DEI CUORI ALL’AMORE POTRA’ DIRADARE LE MINACCE DI GUERRA CHE INCOMBONO SUL MONDO”.

QUESTO IL MONITO ESPRESSO IERI DAL PAPA, NEL CORSO DELLA CELEBRAZIONE DEL MERCOLEDI’ DELLE CENERI A SANTA SABINA

 

Preghiera e digiuno per la “purificazione del cuore” contro le “minacce di guerra che incombono sul mondo”. E’ l’esortazione espressa ieri pomeriggio da Giovanni Paolo II, nel corso della tradizionale celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, nell’antica basilica romana di Santa Sabina. Nel giorno che dà inizio alla Quaresima, il Papa ha, inoltre, invitato tutti a rafforzare “la comunione con Dio e con i fratelli” e a spezzare le catene delle ingiustizie e delle oppressioni tuttora esistenti.  Il servizio è di Barbara Castelli.

 

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 “Dinanzi alle minacce di guerra che incombono sul mondo, si richiede innanzitutto una corale conversione dei cuori all’amore”. Lo ha sottolineato ieri pomeriggio Giovanni Paolo II nel corso della celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, nella solenne cornice della basilica romana di Santa Sabina. Nel giorno in cui riprende il cammino della Chiesa verso la Pasqua, il Papa ha ricordato come sia proprio nel cuore che si radicano “le intenzioni profonde dell’uomo”. Ecco, quindi, l’urgenza di intraprendere il cammino della conversione, scandito dalla preghiera e dal digiuno, e di implorare la pace nel mondo.

 

“Con la preghiera ci rimettiamo totalmente nelle mani di Dio, e solo da Lui attendiamo l'autentica pace. Con il digiuno prepariamo il cuore a ricevere dal Signore la pace, dono per eccellenza e segno privilegiato della venuta del suo Regno”.

 

“La preghiera e il digiuno - ha detto il Santo Padre - vanno però accompagnati da opere di giustizia: la conversione deve tradursi in accoglienza e solidarietà”. Nella ricerca del bene comune, infatti, il cristiano è chiamato a diffondere uno stile di gratuità, “privandosi non solo del superfluo ma anche di qualcosa in più per distribuirlo a chi è nel bisogno”.

 

“Non ci sarà pace sulla terra sino a quando perdureranno le oppressioni dei popoli, le ingiustizie sociali e gli squilibri economici tuttora esistenti”.

 

Le ceneri sul capo che i fedeli ricevono nel primo giorno della Quaresima, ha ricordato il Papa, hanno il triplice significato di “riconoscersi creature”, “proclamarsi peccatori” e “ravvivare la speranza del definitivo incontro con Cristo nella pace del cielo”. “Questa prospettiva di gioia - ha concluso - impegna i credenti a fare tutto il possibile per anticipare nel tempo presente qualcosa della pace futura”.

 

(musica)

 

L’invito del Papa a digiunare e pregare per “implorare da Dio la conversione dei cuori e la lungimiranza di decisioni giuste al fine di risolvere pacificamente le contese aperte” è stato accolto da milioni di cattolici nel mondo. A loro, a Washington come a Baghdad e a Guadalupe, si sono uniti anche tanti non credenti colpiti dall’appello del Santo Padre e dalla gravità della crisi. Ecco in proposito, il servizio di Giancarlo La Vella:

 

L’appello del Papa è stato raccolto da moltissimi, soprattutto e consapevolmente dalla gente comune, quella che normalmente sembra distratta e non interessarsi alle cose del mondo:

        

“Significa fare anche qualche sacrificio per gli altri” – “Secondo me la guerra porta solo scompiglio” – “Sono contro la guerra e il Papa mi ha risollevato” – “L’unico futuro possibile è quello costruito sulla giustizia e quindi sulla pace” -  “Digiuno, sia per la pace, sia anche perché per noi cristiani ogni mercoledì delle Ceneri  è una cosa giusta da fare”.

 

Una giornata, dunque, che non rappresenta un punto di arrivo, ma una base da cui costruire una coscienza di pace  in tutte le genti, come conferma da Gerusalemme il cardinale Carlo Maria Martini:

 

“Non è importante soltanto scongiurare la guerra ma anche promuovere cammini di pace. E qui mi pare ricordare che la pace ha un costo, la pace si paga e anche il Vangelo quando dice: ‘A chi vuole toglierti la tunica tu lascia anche il mantello’, fa capire che c’è un prezzo da pagare. Non basta invocare la pace, bisogna essere disposti a sacrificare anche qualcosa di proprio per questo grande bene e non solo a livello personale ma anche a livello di gruppo, di popolo, di nazione. La pace ha sempre un po’ del miracoloso, del dono dall’alto, Gesù dice: ‘vi do la mia pace, non come la dà il mondo, la do a voi’ e perciò chi crede in Dio deve invocarla nella preghiera con tutte le forze e anche chi non crede la deve invocare dal fondo della propria coscienza, pronto a sacrificarsi con tutto sé stesso”.

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DIPLOMAZIA VATICANA ANCORA IN PRIMO PIANO

PER DIRE ‘NO’ ALLA GUERRA IN IRAQ 

ED AFFERMARE LE RAGIONI DI UNA PACE NEGOZIATA:

LE VOCI DEI CARDINALI PIO LAGHI E ROBERTO TUCCI

- A cura  di Roberta Gisotti -

 

La pace è una corresponsabilità comune: questo lo spirito che sta animando l’intensa e mai rinunciataria attività diplomatica della Santa Sede per scongiurare il ricorso alla guerra in Iraq. E ancora attesa nel mondo intero per l’incontro previsto stasera - alle 19.30 ora italiana - del cardinale Pio Laghi, inviato speciale del Papa negli Stati Uniti, con il segretario di Stato Usa Colin Powell. Ed oggi si valutano pure gli effetti del lungo colloquio avuto ieri dallo stesso porporato con il presidente George W. Bush, cui ha consegnato un messaggio personale di Giovanni Paolo II. Ascoltiamo le parole del cardinale Laghi, dopo aver lasciato la Casa Bianca, nel servizio del nostro corrispondente Paolo Mastrolilli.

 

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“Io ho esposto quello che è il pensiero del Santo Padre e della Santa Sede. Ho consegnato questa lettera che il Santo Padre ha diretto al presidente Bush. Il Papa chiude la lettera dicendo: “Stia sicuro signor presidente che noi preghiamo per lei, ma soprattutto preghiamo per la nazione americana, alla quale va il nostro rispetto e il senso della nostra amicizia”.

 

La Santa Sede ha proseguito il cardinale Laghi sta sollecitando le autorità civili a tenere presenti tutti gli aspetti di questa crisi. La nostra posizione ha due punti: primo, il governo iracheno è tenuto ad applicare completamente i suoi obblighi internazionali riguardo ai diritti umani e al disarmo, in base alle risoluzioni dell’Onu; secondo, queste obbligazioni devono continuare ad essere perseguite nel quadro delle Nazioni Unite. Il cardinale ha aggiunto che una decisione riguardo all’uso della forza può essere presa solo nell’ambito del Palazzo di Vetro, ma sempre tenendo in conto le gravi conseguenze di un simile conflitto, e cioè le sofferenze della popolazione irachena e delle persone coinvolte nelle operazioni militari, l’ulteriore instabilità nella regione e il nuovo solco tra l’islam e la cristianità. Quindi, ha dichiarato che la guerra in Iraq sarebbe ingiusta e illegale, aggiungendo però che l’eventuale autorizzazione dell’Onu non basterebbe a renderla accettabile. Il portavoce Harry Fleisher ha detto che Bush era ansioso di conoscere il messaggio del Papa, ma pensa che l’uso della forza, se si arriverà a questo, migliorerà il mondo eliminando una minaccia.

 

Da Washington, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Comunque la pace è “sempre possibile” e “può essere raggiunta anche nei momenti più bui”: lo ha ribadito con ferma convinzione il cardinale Laghi, celebrando nel pomeriggio sempre a Washington la Messa del Mercoledì delle Ceneri nella Basilica dell’Immacolata concezione. Il porporato ha aggiunto che “soluzioni pacifiche ai disaccordi vanno trovate usando il patrimonio vasto e ricco della legge internazionale e delle istituzioni create a questo scopo”, per cui “è dovere assoluto di tutti i membri della famiglia delle Nazioni Unite assolvere completamente tutti i propri obblighi.” Eppure quest’oggi aleggia nell’opinione pubblica, che teme scenari di conflitto imprevedibili, un sentimento mesto, quasi che la guerra sia ineluttabile e c’è perfino chi obietta cha la diplomazia vaticana abbia posto sullo stesso piano il presidente iracheno Saddam Hussein ed il presidente americano George W. Bush. Una ipotesi del tutto arbitraria, come spiega il cardinale Roberto Tucci, intervistato stamane da Fabio Colagrande nel nostro programma “One o five Live” .

 

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R. - Questa è una posizione assurda perché il Papa ha sempre insistito sul disarmo. Quando ha mandato il cardinale Etchegaray a incontrare Saddam Hussein, questo era il messaggio: una viva richiesta di prendere sul serio il disarmo, soprattutto tenendo conto poi di quel male che avrebbe procurato al proprio Paese e alla popolazione innocente del proprio Paese, se non si fosse adoperato a collaborare pienamente con gli ispettori dell’Onu. Però da questo a venire a considerare che il Papa ponga sullo stesso piano … no, non pone sullo stesso piano. Da una parte chiede ai capi di Stato, chiede alle persone importanti del mondo politico di ricordarsi che nella politica non si può dimenticare l’etica, non si può dimenticare il diritto internazionale. Quindi, questo è un richiamo alla ragione. Mi pare che sia molto tipico, in tutti i campi, questo fatto che oggi la Chiesa sia una delle poche istanze che insistono molto sull’importanza di ragionare, e ragionare secondo principi di verità. Far considerare gli effetti negativi che avrà la guerra, pensare in termini di real politique.

 

D. – Secondo lei, padre Tucci, questa grande attività del Papa, sia diplomatica, sia dal punto di vista pastorale, rimane comunque un punto di partenza sia che la guerra ci sia o non ci sia, per ricostruire anche certe norme etiche nel diritto internazionale?

 

R. – Credo che il Papa stia dando un contributo veramente enorme. Il bello è che questo contributo è stato riconosciuto ampiamente nella comunità cristiana al di là dei confini del cattolicesimo e anche da istanze del mondo non cristiano, l’islamico. Quindi il Papa sta facendo quello che è possibile. Nessuno potrà mai dire che il Papa non ha fatto abbastanza. E’ andato al di là di tutto quello che si poteva qualche mese fa ipotizzare come attività per scongiurare una guerra.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

"Una mobilitazione penitenziale per la pace" è il titolo che apre, a tutta pagina, il giornale: durante la liturgia penitenziale del Mercoledì delle Ceneri, nella Basilica di Santa Sabina all'Aventino, Giovanni Paolo II con la forza dei profeti convoca tutti i credenti per implorare da Dio compassione e perdono.

A caratterizzare, poi, la prima pagina sono tre parole-chiave: Preghiera, Digiuno, Opere di giustizia.

Un pensiero di Anna Buonocore Rescigno dedicato all'Anno del Rosario.

 

Nelle vaticane, l'udienza del Papa ai parroci ed al Clero della diocesi di Roma.

La presentazione del "Trittico Romano", il nuovo libro di poesie di Giovanni Paolo II: la prolusione del cardinale Joseph Ratzinger ed il commento critico di Giovanni Reale.

L'omelia del cardinale Pio Laghi, durante la Celebrazione Eucaristica nel Santuario Mariano dell'Immacolata Concezione, a Washington.

Una pagina dedicata alla Quaresima nelle diocesi italiane.  

 

Nelle pagine estere, si sottolinea quanto segue: "Nella fatica del dialogo l'autentico eroismo dei costruttori di pace".

Iraq: Blix annuncia che Baghdad ha avviato un "vero disarmo". Medio Oriente: violenta rappresaglia israeliana dopo l'attentato suicida di Haifa. 

Eritrea: l'Unicef denuncia che diecimila bambini, al di sotto dei cinque anni, sono minacciati dalla malnutrizione.

Corea del Nord: incontro, a Berlino, tra esperti nucleari di Pyongyang e di Washington per disinnescare la crisi nucleare. 

 

Nella pagina culturale, un contributo di Paolo Miccoli dal titolo "Dignità dell'uomo e patologie dell'io": a proposito di un recente volume.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano i funerali, ad Arezzo, del poliziotto ucciso sul treno Roma-Firenze. Il tema del terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 marzo 2003

 

 

L’IDENTITA’ DELL’UOMO CHIAMATO A RISPECCHIARE L’ESSENZA DI DIO:

ISCRITTA NEL RECIPROCO DONARSI, AL CENTRO DELLA NUOVA OPERA POETICA DEL PAPA INTITOLATA:

“TRITTICO ROMANO – MEDITAZIONI”

PRESENTATA STAMANE DAL CARDINALE RATZINGER

 

Ancora una volta il Papa sorprende. Dopo anni, il Santo Padre, proprio in questi ultimi mesi, ritrova dentro di sé la vena poetica – come annota il poeta polacco Marek Skwarnicki nella post prefazione - scrivendo “Trittico romano”. Già nel titolo è indicato il luogo della creazione e, la data apposta sul manoscritto, il “quando”: 14 settembre 2002. Nella sola Polonia già ne sono state prenotate 60 mila copie. Questa sua nuova opera poetica è stata presentata questa mattina in Sala Stampa vaticana dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. E’ seguito l’intervento del filosofo Giovanni Reale, a cui è stato affidato il commento critico dei testi. Nel corso della presentazione, l’attore Nando Gazzolo ha dato lettura di alcune delle nuove poesie. Ma ascoltiamo il servizio di Carla Cotignoli.

 

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“Bello e toccante”. Così il filosofo Giovanni Reale ha definito il Trittico Romano. “Ma non di facile lettura e comprensione”. La prolusione del cardinale Ratzinger ha indicato alcune chiavi di lettura che aiutano a penetrare i significati profondi racchiusi nei versi del Papa.

 

La poesia iniziale, intitolata “Torrente” è una breve ouverture lirica. “Rispecchia – ha detto il cardinale – l’esperienza della creazione, della sua bellezza del suo dinamismo”.  Al pellegrino in cerca della sorgente, giunge l’indicazione: “devi proseguire in su, controcorrente”. E’ in questo ‘controcorrente’ che il porporato individua la chiave di lettura delle due sezioni seguenti. “Il pellegrinaggio spirituale compiuto in questo senso conduce verso il Principio”. “Il nome della sorgente che il pellegrino scopre, è innanzitutto il Verbo: ‘In principio era il Verbo’”.

 

“Il Verbo – la sorgente – è una visione”. E’ questa un’altra parola-chiave che conduce “il Papa meditante a Michelangelo, agli affreschi della Cappella Sistina”. “La contemplazione del Giudizio Universale, nell’epilogo della seconda sezione, è forse la parte del Trittico che commuove di più il lettore” – annota il cardinale Ratzinger. “Dagli occhi interiori del Papa emerge nuovamente il ricordo dei Conclave dell’agosto (quando fu eletto Giovanni Paolo I) e dell’ottobre 1978”.

 

“Poiché anch’io ero presente, so bene  come eravamo esposti a quelle immagini nelle ore della grande decisione, come ci interpellavano, come insinuavano nella nostra anima la grandezza della responsabilità. Il Papa in questi versi parla ai cardinali del futuro Conclave “dopo la mia morte” e dice che a loro parli la visione di Michelangelo. La parola Con-clave gli impone il pensiero delle chiavi, dell’eredità delle chiavi lasciate a Pietro. Porre queste chiavi nelle mani giuste: è questa l’immensa responsabilità in quei giorni”.

 

Il cardinale Ratzinger è poi ritornato “al centro vero e proprio della seconda sezione”, ossia “lo sguardo all’origine”. “Che cosa vi vede l’uomo? Nell’opera del Michelangelo il Creatore appare con le sembianze di un essere umano”. Tuttavia - ha detto ancora il porporato - “lo sguardo che Cristo ci ha aperto conduce ben oltre: l’origine non è, come potrebbe apparire nel dipinto di Michelangelo, semplicemente l’Onnipotente Vecchio”.

 

“E’ invece ‘comunione di persone, un reciproco donarsi’. Se all’inizio abbiamo visto Dio partendo dall’uomo, ora impariamo a vedere l’uomo partendo da Dio: “reciproco donarsi - a questo è destinato l’uomo -; se riesce a trovare la via per giungere a ciò, allora rispecchia l’essenza di Dio e dunque si svela il nesso tra il principio e la fine”.

 

Il “donarsi senza riserve si rivela chiaramente nella terza sezione con la salita di Abramo e Isacco sul monte di Moria, il monte del sacrificio”. “Alla fine vi è la salvezza di Isacco, l’agnello - segno misterioso del Figlio che diviene Agnello e vittima sacrificale”. Ci  svela così “il vero volto di Dio: quel Dio che ci dona se stesso, che è interamente dono e amore, fino all’estremo, fino alla fine”. “L’amore che dona - ha concluso il cardinale Ratzinger - è il mistero originale e, amando anche noi, comprendiamo il messaggio della creazione, troviamo il cammino”. 

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CHIESA E SOCIETA’

6 marzo 2003

 

 

SOLIDARIETÀ DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE

AD UNA DELEGAZIONE STATUNITENSE DI MOVIMENTI CONTRO LA PENA DI MORTE

E PER LA RIFORMA DEL SISTEMA GIUDIZIARIO MINORILE, IN VISITA AL DICASTERO

 

- A cura di Paolo Scappucci -

 

ROMA. = Solidarietà e sostegno nelle campagne contro la pena di morte e per i diritti dei minori sono stati espressi dal presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, arcivescovo Renato Martino, ad una delegazione statunitense di movimenti che si battono contro le esecuzioni capitali e per la riforma del sistema giudiziario minorile nel Paese, in visita al dicastero nei giorni scorsi. Della delegazione facevano parte, tra gli altri, il reverendo Thomas A. Masters, presidente dell’organizzazione “Under Our Wings”, Vincent Schiraldi, presidente del “Justice Police Institute”, e Renny Cushing, direttore esecutivo di “Murder Victims’ Familes for Reconciliation”, un’associazione di famiglie delle vittime di atti criminali che si impegnano per la riconciliazione. Presenti all’incontro, svoltosi nella sede romana di Giustizia e Pace a Piazza San Calisto, erano anche genitori di giustiziati e di minori attualmente detenuti nelle carceri statunitensi come gli adulti, senza particolari riguardi alle loro specifiche esigenze. Dopo brevi parole di accoglienza e benvenuto, l’arcivescovo Martino ha esposto agli intervenuti gli insegnamenti della Chiesa cattolica in tema di diritto alla vita e di libertà religiosa, due capisaldi per il benessere materiale e spirituale della persona umana. E’ stata approfondita quindi l’importanza di difendere la vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, secondo i principi esposti nell’Enciclica “Evangelum Vitae”. La delegazione statunitense ha espresso apprezzamento e gratitudine per il sostegno dell’arcivescovo Martino alle iniziative degli intervenuti contro la pena di morte e per la difesa dei diritti dei minori, iniziative di cui sono state offerte diverse testimonianze nel corso dell’incontro, durato circa un’ora.

 

 

 

“NECESSARI PROGRESSI POLITICI PER RILANCIARE LO SVILUPPO”. QUESTE LE PAROLE

DI NIGEL ROBERTS, RAPPRESENTANTE DELLA BANCA MONDIALE IN CISGIORDANIA

E NELLA STRISCIA DI GAZA ALLA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO

“DUE ANNI DI INTIFADA, DI CHIUSURA E DI CRISI ECONOMICA PALESTINESE”

 

GERUSALEMME. = “Sono indispensabili progressi politici per ricreare le condizioni necessarie per la ripresa dello sviluppo economico nei Territori palestinesi e in Israele”. Lo ha detto ieri a Gerusalemme, il direttore della Banca mondiale per la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, Nigel Roberts, durante la presentazione del rapporto “Due anni di Intifada, di chiusura e di crisi economica palestinese”. Alla presenza dei rappresentanti della stessa Banca mondiale e dell'inviato dell'Onu in Medio Oriente Terje Roed-Larsen, sono stati illustrati i dati della ricerca che ha analizzato lo stato dell’economia palestinese dopo due anni di Intifada. Dal 2000 il numero dei poveri in Cisgiordania e Gaza è triplicato passando da 637 mila a circa due milioni. A questo dato, si aggiunge l’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’Unrwa, l'agenzia dell'Onu che assiste i profughi palestinesi, che hanno previsto l’esaurimento entro la fine di marzo delle scorte alimentari a disposizione dei residenti nei Territori. Secondo quanto sottolineato dalla Banca mondiale, il reddito nazionale palestinese si è dimezzato e oggi oltre il 50 per cento della forza lavoro nei Territori è senza occupazione. Gli investimenti sono calati da 1,5 miliardi di dollari del 1999 a 140 milioni di dollari dello scorso anno, mentre le esportazioni si sono ridotte del 50 per cento e le importazioni del 30 per cento. In totale l'economia palestinese ha perduto in due anni e mezzo 5,4 miliardi di dollari. Ad aggravare la situazione si aggiungono i danni per oltre 700 milioni di dollari subiti dalle infrastrutture civili palestinesi in conseguenza del conflitto con Israele. La Banca mondiale identifica la prima causa della profonda crisi economica palestinese nel blocco totale di Cisgiordania e Gaza e delle aree autonome palestinesi rioccupate lo scorso giugno dall'esercito israeliano. Roberts perciò ha sottolineato il ruolo fondamentale della comunità internazionale: “In questa situazione – ha dichiarato - mantenere un livello di assistenza alto da parte dei paesi donatori è essenziale, ma – ha aggiunto, in riferimento ad un impegno delle parti per una soluzione pacifica del conflitto - questa crisi non può essere risolta soltanto con l’aiuto economico”. (M.A.)

 

 

“SOLIDARIETÀ ED AMMIRAZIONE”: È QUANTO ESPRIME LA COMMISSIONE EPISCOPALE DELLA CEI

PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI E LA COOPERAZIONE FRA LE CHIESE,

 AI MISSIONARI ITALIANI RECENTEMENTE COINVOLTI IN EPISODI

DI VIOLENZA IN DIVERSE PARTI DEL MONDO

 

ROMA. = La Commissione episcopale della Cei per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione fra le Chiese ha voluto manifestare, con un comunicato diffuso ieri, la propria vicinanza ai missionari italiani che affrontano crescenti situazioni di difficoltà, soprattutto in Africa. La Commissione ha ricordato “le crescenti situazioni di difficoltà, spesso neppure ricordate dai mezzi di informazione, che incontrano i missionari italiani in molte regioni del mondo e particolarmente in Africa”. L’ultimo caso, che risale a qualche giorno fa, è avvenuto nell’area meridionale del Sudan, dove due missionari italiani sono stati feriti. “Esprimiamo la nostra solidarietà – si legge nel comunicato – per l’autentica testimonianza di fede di tanti fratelli e sorelle che, con grande spirito di generosità evangelica ed anche a rischio della loro vita, rimangono al servizio della Chiesa”. La Commissione, inoltre, “assicura a tutti i missionari la vicinanza e l’incoraggiamento dell’intera comunità ecclesiale italiana, perché si mantengano sereni e forti nel loro servizio di annuncio e testimonianza al Vangelo di Cristo”. (A.L.)

 

 

UN ATTO ESECRABILE CHE GRIDA GIUSTIZIA AL CIELO”. CON QUESTE PAROLE L’ARCIVESCOVO DI DAVAO,

MONS. FERNANDO CAPALLA, HA CONDANNATO

L’ATTENTATO ALL’AEROPORTO DI DAVAO, NELLE FILIPPINE,

CHE HA CAUSATO PIÙ DI 23 MORTI E CIRCA 150 FERITI

 

MINDANAO. = Dure condanne, ma anche l’invito alla popolazione alla calma e alla preghiera per le vittime, sono stati espressi dai due vescovi filippini di Davao e Tagum, dopo i gravi attentati che hanno colpito martedì scorso le due città nell’isola filippina di Mindanao. Il bilancio più grave si è registrato a Davao, dove l’azione terroristica ha causato più di 23 morti e circa 150 feriti. L’arcivescovo di Davao, mons. Fernando Capalla, in un intervista rilasciata oggi alla rivista missionaria “Popoli”, ha definito l’attentato “un atto esecrabile che grida giustizia al cielo”. Il vescovo di Tagum, mons. Wilfredo Manlapaz, ha esortato i fedeli a dedicare le Messe del Mercoledì delle Ceneri alle vittime. Mons. Fernando Capalla ha affermato di non credere alla rivendicazione dell’atto terroristico da parte del gruppo islamico “Abu Sayyaf”. “Hanno detto – ha riferito il presule – che volevano danneggiare l’economia, ma questa non è una motivazione convincente”. L’arcivescovo ha ritenuto inoltre attendibile la professione di innocenza pronunciata da un altro gruppo guerrigliero, il Fronte di liberazione islamico Moro (Milf). Secondo il presule “esiste una terza fazione responsabile del sanguinoso attacco contro i civili”. “Ci sono piccoli gruppi emersi in passato – ha detto Fernando Capalla – che sono in larga parte responsabili degli attentati avvenuti recentemente a Mindanao. Provengono sia dalle fila del Milf sia da quelle di Abu Sayyaf”. Nel 1992 la città di Davao era già stata teatro di due attentati dinamitardi, avvenuti entrambi nella cattedrale di San Pietro. (A.L.)

 

 

AFRICA MINACCIATA DALLE CALAMITÀ NATURALI:

DOMENICA SCORSA IL MOZAMBICO È STATO COLPITO DAL CICLONE JAPHENT,

MENTRE NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO SI TEME UNA NUOVA ERUZIONE DEL VULCANO NYAMURAGIRA

 

MAPUTO. = Le calamità naturali stanno colpendo l’Africa in questo periodo. Domenica scorsa sul Mozambico si è abbattuto il ciclone Japhent, che ha causato tre morti  (tra i quali purtroppo ci sono due bambini) e circa 23 mila senza tetto. Il vento ha raggiunto la velocità di 130 chilometri orari, causando il danneggiamento di centinaia di case e costringendo decine di migliaia di persone a lasciare le loro abitazioni. Japhent è il secondo ciclone che investe il Mozambico negli ultimi due mesi, dopo il tornado Delfina che, a febbraio, aveva ucciso decine di persone nel nord e nel centro del paese. La situazione è preoccupante anche nella Repubblica democratica del Congo. Gli scienziati dell’Osservatorio di vulcanologia di Goma, nella zona orientale del Paese, hanno annunciato che il vulcano Nyamuragira ha ripreso rapidamente la sua attività sismica. Un anno fa infatti, la sua eruzione aveva distrutto interi quartieri della città. Gli esperti temono che una nuova eruzione sia questione di settimane se non di giorni. Un’altra eruzione sarebbe un disastro perché molte persone non si sono ancora riprese dalla precedente. Migliaia di sfollati vivono ancora nelle tende, impossibilitati a ricostruire le proprie abitazioni, anche a causa della diminuzione del flusso degli aiuti. (M.A.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 marzo 2003

 

 

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

Si allarga il divario tra il fronte contrario alla guerra in Iraq e Stati Uniti e Gran Bretagna, fautori di una seconda risoluzione dell’Onu che apra la strada verso un possibile attacco a Baghdad. Mentre il presidente americano Bush va avanti nei preparativi bellici, a Parigi i ministri degli esteri di Francia, Russia e Germania hanno ribadito il loro “no” alla guerra ed oggi anche la Cina ha appoggiato questa linea. Ce ne parla Giada Aquilino:

 

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Anche se a Parigi, nell’incontro di ieri tra i ministri degli Esteri russo, tedesco e francese, Ivanov, Fischer e De Villepin, la parola ‘veto’ non è stata pronunciata, di fatto la posizione dei tre Paesi rimane rigida. Il disarmo di Saddam Hussein deve avvenire attraverso il rafforzamento delle ispezioni dell’Onu; quindi nessun via libera ad una nuova risoluzione che possa aprire la porta all’intervento armato. Piena adesione a questa posizione è stata espressa oggi dalla Cina. Il ministro degli Esteri di Pechino, Tang Jiaxuan, ha ribadito che la Cina ritiene assolutamente non necessaria una nuova risoluzione dell'Onu sull'Iraq. Il fronte contro la guerra dunque si allarga e sembra sempre più forte e deciso ad opporsi al fronte anglo-americano sempre più isolato. Un altro “no” alla guerra è arrivato anche dal Qatar, dove l’organizzazione della Conferenza islamica ha proclamato il suo totale rifiuto ad un intervento armato in Iraq. Dibattito in corso pure in Turchia. Dopo il “no” del Parlamento al dispiegamento di truppe americane sul proprio territorio, il capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Hilmi Oldcoak, si è detto favorevole ad accogliere i soldati americani e anche ad inviare truppe turche nel nord Iraq. Ma il vicepremier turco, Ertugrul Yalcinbayir, ha precisato che il governo non sta favorendo “la presenza in Turchia delle truppe americane. Renderemo difficile il lancio di una guerra in Iraq. Noi - ha concluso il vicepremier - non faciliteremo il lavoro degli americani”.

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Mosca, intanto, ha deciso oggi di ordinare ai cittadini russi che vivono in Iraq di abbandonare il Paese arabo, in vista di una possibile azione militare contro Baghdad. Per l’evacuazione sono stati messi a disposizione voli speciali organizzati dal ministero russo della Protezione civile. L'ufficio stampa del dicastero ha però tenuto a precisare che non si tratta di un’emergenza e che l'ambasciata russa a Baghdad continuerà a funzionare normalmente.

 

Gli ambasciatori della trojka europea si sono recati oggi sul luogo del sanguinoso attentato compiuto dall’estremismo palestinese ieri ad Haifa. I tre hanno deposto una corona di fiori sul luogo del tragico episodio in onore delle vittime. Intanto, non si è fatta attendere la rappresaglia israeliana. All’alba un raid dei militari dello Stato ebraico nel campo profughi di Jabalya ha provocato la morte di 11 palestinesi e oltre un centinaio di feriti. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Blindati e reparti di fanteria israeliani, appoggiati da elicotteri, sono penetrati nella notte nel campo profughi di Jabalya, uno dei più grandi della Striscia di Gaza, dove hanno incontrato una fortissima resistenza armata palestinese come testimonia il bilancio dei morti e dei feriti. Nelle perquisizioni sono state trovate, riferiscono fonti israeliane, cariche esplosive, bombe, missili anticarro, proiettili di mortaio. E’ questa l’operazione militare più importante dopo la strage di ieri nella città di Haifa, che ha causato 15 morti e 40 feriti su un autobus affollato di studenti che tornavano a casa da scuola: oltre all’attentatore suicida un palestinese di 21 anni di Hebron, studente di informatica nella locale università. Il governo israeliano ha deciso il blocco totale dei territori palestinesi fino a domenica e ha annunciato che reagirà con una operazione militare, che tuttavia “eviterà di disturbare i piani americani contro l’Iraq”.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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I risultati del ballottaggio delle presidenziali in Armenia: Robert Kocharyan è stato confermato alla presidenza della Repubblica armena. Alla votazione di ieri, ha infatti ottenuto il 67.5 per cento delle preferenze, contro il 32.5 per cento dello sfidante, Stepan Demirchyan. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Cinque anni di vita normale stabile, ha promesso il 48.enne presidente eletto, nativo del Nagorno-Karabach, l’enclave conteso con l’Azerbaijan, per il quale non si trovano soluzioni da un decennio. Al primo turno, il 19 febbraio scorso, Kocharyan aveva ottenuto il 49,5 per cento delle preferenze, mentre Demirchyan il 28,2 per cento. L’opposizione intera ha denunciato brogli e falsificazione. Quasi ogni giorno ha tenuto manifestazioni di protesta in tutta l’Armenia. Le varie organizzazioni internazionali, che monitorano il voto, hanno espresso preoccupazione per il clima in cui si è svolto il ballottaggio. Grande come il Belgio, l’Armenia attraversa da anni una grave crisi economica.

        

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Funerali di Stato oggi ad Arezzo per il sovrintendente della Polizia, Emanuele Petri, ucciso domenica scorsa dai terroristi delle Brigate Rosse mentre prestava servizio sul treno Roma-Firenze. “Pensando a questi terroristi, mentre affidiamo alla giustizia e alla misericordia di Dio l’anima di chi ha perso la vita in questo folle gesto, - ha detto nell’omelia il vescovo di Arezzo mons. Gualtiero Bassetti - vogliamo pregare perché il loro disprezzo ed odio per la vita siano trasformati in impegno per la crescita e lo sviluppo della società”. Nei giorni scorsi, mons. Bassetti aveva invocato misericordia nei confronti di Mario Galesi, il terrorista rimasto ucciso in treno. Ieri, l’altra terrorista arrestata, Desdemona Lioce, non ha voluto rilasciare dichiarazioni nell’interrogatorio a cui è stata sottoposta, ma ha consegnato alle autorità giudiziarie un articolato documento in cui ribadisce la scelta della lotta armata.

 

Si riaccende la violenza in Colombia. Un’autobomba è esplosa ieri in un centro commerciale di Cucuta, a Nord Est di Bogotà, provocando la morte di 7 persone e il ferimento di altre 50. La polizia ha per ora attribuito l’attentato alla guerriglia dell’Esercito di Liberazione nazionale. Scosso dall’ennesimo attentato, il presidente colombiano, Alvaro Uribe, ha accusato i procuratori di “essere al servizio dell’Eln”.

 

In Argentina ieri la Corte Suprema ha dichiarato incostituzionale la trasformazione in pesos dei depositi bancari in dollari, decisa nel gennaio del 2001 dal governo del presidente Eduardo Duhalde. Nello specifico, la Corte si è pronunciata in merito ad un deposito di 247 milioni di dollari nel Banco Nacion del governatorato di San Luis. La decisione era molto attesa perché può costituire un precedente per numerosissimi altri ricorsi presentati da istituzioni e singoli cittadini contro la ‘pesificazione’ obbligatoria dei depositi bancari.

 

Esperti nucleari nordcoreani e statunitensi, vicini ai rispettivi governi, hanno tenuto almeno due incontri riservati a Berlino per discutere il caso del riarmo atomico di Pyongyang. Secondo quanto hanno riferito fonti bene informate, le discussioni si sarebbero concentrate sui modi di verifica dello smantellamento del programma nucleare nordcoreano con l’uranio arricchito.

 

Un leader dell’opposizione nigeriana è stato ucciso ieri ad Abuja, a un mese dalle elezioni legislative e presidenziali nel Paese africano. Lo hanno reso noto fonti del partito cui la vittima apparteneva. Harry Marshall, leader dell’All Nigeria Peoples Party, e grande oppositore del presidente, Olusegun Obasanjo, è stato colpito a morte da uomini armati non identificati.

 

Per dare nuovi incentivi all’economia continentale oggi la Banca Centrale Europea ha deciso di abbassare il costo del denaro al 2,50 per cento, ovvero 0,25 punti in meno. Si tratta del livello minimo del tasso di interesse raggiunto nella zona dell’Euro. Il livello massimo è stato del 4,75 per cento. La Banca d’Inghilterra ha invece lasciato invariato il tasso.

 

 

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