RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 64 - Testo della
Trasmissione mercoledì 5 marzo 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa oggi pomeriggio
nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino, per il rito delle ceneri.
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Incontri di preghiera nei cinque continenti, in comunione con
il Papa, per la causa della pace
Cresce tra i marines statunitensi in Kuwait la riscoperta della propria fede
La terra torna a tremare
nello Xinjiang cinese, dopo il sisma che ha causato 16 mila senzatetto.
Ieri, a Roma, un incontro
promosso dall’Unione Cattolica della stampa italiana
Nuovo
tragico attentato kamikaze in Israele: almeno 11 morti nella strage di stamani
su un autobus
A
Baghdad, prosegue la distruzione dei missili Al Samoud 2
Osama
Bin Laden sarebbe vivo e in Pakistan: è quanto risulta da sue lettere
manoscritte
Cina:
al via oggi a Pechino, l’Assemblea nazionale del Popolo.
5
marzo 2003
“NON E’ MAI TROPPO TARDI” PER COSTRUIRE IL DIALOGO
ED EVITARE LA GUERRA.
ALL’UDIENZA
GENERALE, IL FORTE INVITO DEL PAPA
A
DEDICARE LA PREGHIERA E IL DIGIUNO DEL MERCOLEDI’ DELLE CENERI
PER
OTTENERE DA DIO IL DONO DELLA PACE
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
Uno sforzo comune per evitare la guerra, perché non è mai
troppo tardi per ricercare il dialogo. E’ la strada che Giovanni Paolo II
indica ai cristiani, e non solo a loro, per costruire la pace. Tra la storia
antica della Bibbia e le sfide che propone l’attualità, le parole del Papa
rivolte questa mattina, in Aula Paolo VI, ai circa 6.500 pellegrini
dell’udienza generale hanno strettamente avvinto i temi e le pratiche della
Quaresima che oggi inizia con il supremo obiettivo della pace. Un traguardo, ha
osservato il Pontefice, che si raggiunge uniti:
“Mentre entriamo nel tempo della Quaresima, non
possiamo non tener conto dell'attuale contesto internazionale, nel quale si
agitano minacciose tensioni di guerra. Occorre da parte di tutti una
consapevole assunzione di responsabilità e uno sforzo comune per evitare
all'umanità un altro drammatico conflitto”.
Per questo motivo, ha soggiunto Giovanni Paolo II, “ho
voluto che l'odierno Mercoledì delle Ceneri fosse una Giornata di preghiera e
di digiuno per implorare la pace nel mondo. Dobbiamo chiedere a Dio anzitutto
la conversione del cuore, nel quale si radica ogni forma di male e ogni spinta
verso il peccato; dobbiamo pregare e digiunare per la pacifica convivenza fra i
popoli e le nazioni”. Vecchie di millenni, anche le parole del profeta Isaia,
lette all’inizio della catechesi odierna, hanno mostrato un’immagine
beneaugurante di un mondo pacificato: un mondo dove “un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo” e nel quale
gli uomini “non si eserciteranno più nell'arte della guerra”, ma “forgeranno le
loro spade in vomeri, le loro lance in falci”. Dio saprà benedire questo sforzo
dell’umanità e il pensiero dell’intervento divino, ha affermato il Papa, “deve
stimolare ciascuno di noi a proseguire in un'incessante preghiera e in un
fattivo impegno per costruire un mondo dove l'egoismo ceda il posto alla
solidarietà e all'amore”:
“Possa questa Giornata di preghiera e di digiuno
per la pace, con cui apriamo la Quaresima, tradursi in gesti concreti di
riconciliazione. Dall'ambito familiare a quello internazionale, ciascuno si
senta e si faccia corresponsabile della costruzione della pace”.
Costruire la pace, ovvero – ha
detto il Pontefice – “costruire
un ordine sociale improntato non ad un precario equilibrio di interessi in
conflitto, ma ad un'equa e solidale ricerca del bene comune”, è un dovere per
il quale non bisogna mai disperare o temere di fallire. Il Papa lo ha ribadito
con chiarezza al momento dei saluti, parlando ai pellegrini suoi connazionali:
“WIERZĘ,
ŻE NA DIALOG...
Credo, che
quando si tratti di pace, non sia mai troppo tardi per dialogare. Perciò a voi
tutti chiedo questa preghiera e questo digiuno. Siano questi gesti concreti del
coinvolgimento da parte di coloro che credono nella missione di ricordare al
mondo che per la pace non è mai troppo tardi”.
Tra i saluti in lingua
italiana, Giovanni Paolo II ne ha rivolto uno particolare alle rappresentanti del Coordinamento Nazionale Donne
dell’Unione Generale del Lavoro, augurando loro “di porre sempre al centro di
ogni attività sociale la persona umana, secondo l’insegnamento della Chiesa”.
**********
UN
MERCOLEDI’ DELLE CENERI NEL SEGNO DELLA PACE: STRAORDINARIA ADESIONE ALLA
GIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNO PROCLAMATA DA GIOVANNI PAOLO II,
MENTRE
PROSEGUE L’ATTIVITA’ DIPLOMATICA DELLA SANTA SEDE. ATTESO OGGI A WASHINGTON,
L’INCONTRO TRA IL PRESIDENTE AMERICANO, BUSH,
E IL CADINALE LAGHI, INVIATO SPECIALE DEL
PAPA
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Oltre i confini geografici, al di là delle divisioni
politiche e culturali. L’odierna giornata di preghiera per la pace, indetta dal
Papa, ha raccolto un’adesione straordinaria in ogni angolo del mondo. Una
risposta che è cresciuta, di giorno in giorno, da quella mattina del 23
febbraio quando all’Angelus domenicale Giovanni Paolo II esortò tutti i
cattolici a dedicare il Mercoledì delle Ceneri – inizio di Quaresima e giornata
di digiuno – al grande tema della pace. “E’
doveroso per i credenti, a qualunque religione appartengano – affermò il Pontefice
in tale occasione – proclamare che mai potremo essere felici gli uni contro gli
altri; mai il futuro dell'umanità potrà essere assicurato dal terrorismo e
dalla logica della guerra”. Parole che hanno toccato il cuore di milioni di
persone delle fedi più diverse attribuendo all’evento una dimensione
interreligiosa. Significativo, in tale contesto, il favore espresso per
l’iniziativa dall’Unione delle comunità islamiche in Italia, come spiega il suo
presidente Mohamed Nour Dachan al microfono di Fabio Colagrande:
**********
R. – Credo che in questo momento, come in altri momenti
dall’11 settembre ad oggi, Sua Santità ha fatto degli appelli giusti, corretti.
Penso che stia prendendo una posizione che è quella che noi condividiamo
pienamente: nessuno deve utilizzare la religione per altri scopi, soprattutto
bellici. E il digiuno è una cosa molto bella, nell’Islam si dice: ‘Il digiuno è
il segreto tra il servo e il suo Signore’, perché nessuno può sapere se ho
mangiato o no: è un segreto. Noi apprezziamo moltissimo questo appello al
digiuno e io credo che molti di noi faranno questo digiuno insieme ad amici
cristiani che stanno prendendo la posizione giusta.
D. – Qual è la vostra posizione come Unione delle comunità
ed organizzazioni islamiche in Italia, rispetto alla minaccia di un conflitto
in Medio Oriente?
R. – Noi non crediamo assolutamente che uno sbaglio
cancelli un altro sbaglio, cioè uno sbaglio più uno sbaglio diventano due;
invece, un’azione corretta corregge uno sbaglio. Se c’è la dittatura, ci sono
le armi, cerchiamo con una buona azione di cancellarle. Facendo un’altra
guerra, facendo altri morti abbiamo già l’esempio fallito dell’Afghanistan,
dove tanta gente è morta. Perché? Per prendere alcune persone che non sono
state prese, tra l’altro? Allora, non si può fare un errore per cancellare un
altro errore. Diventano due, gli errori.
**********
Le preoccupazioni per l’infiammarsi del Medio Oriente,
quale conseguenza di un nuovo conflitto nel Golfo Persico, sono condivise anche
da Tullia Zevi, voce tra le più autorevoli della comunità ebraica italiana, che
– ancora al microfono di Fabio Colagrande – spiega le ragioni della sua
adesione all’appello di Giovanni Paolo II:
**********
R. - Lo scatenarsi di una guerra suscita delle
profondissime preoccupazioni, perché uno si domanda: ‘Va bene, mettiamo che
l’America parta: ma come reagirà l’altra parte? Che cosa succederà?’. Quindi, è
anche l’estrema preoccupazione per tutta la zona. E’ difficile che un conflitto
oggi possa rimanere circoscritto all’Iraq. Gli osservatori, in generale,
prevedono che l’inizio di una guerra contro l’Iraq possa poi allargarsi, estendersi
all’intero Medio Oriente. So anche che in Israele, la maggioranza del Paese è
sotto lo shock di questi terrificanti attacchi terroristici contro la popolazione
civile che hanno creato questo indurimento, questa specie di ‘quadrato’ di estrema
di difesa; ma le mie considerazioni non sono state dettate da un volere nuocere
alla posizione di Israele, ma è proprio l’estrema apprensione delle conseguenze
di un conflitto armato anche sul destino di Israele, che è stata determinante
in questa mia decisione di rendere pubblica la mia intenzione di digiunare.
Penso che tutti debbano essere coinvolti, anche i laici, anche i non credenti,
i credenti nei diritti umani, perché io credo che si possa essere credenti
anche su virtù civiche e umane. Quindi, io penso che dovrebbe essere un dialogo
multilaterale perché il futuro del mondo – penso – dipende anche, se non
soprattutto, dalla capacità di dialogare anche con gli opposti.
**********
Accanto alla forza della preghiera, si
aggiunge instancabile - anche in queste ore - l’azione della diplomazia
vaticana per diradare le ombre di una nuova guerra. I riflettori della speranza
sono puntati su Washington, dove oggi è atteso l’incontro tra il presidente
americano e il cardinale Pio Laghi, latore di un messaggio del Santo Padre per
George Bush. “Evitare la guerra e trovare una soluzione pacifica alla questione
del disarmo iracheno”: questi – ha detto il porporato – sono i “due elementi
che stanno più a cuore alla Santa Sede”. Il cardinale Laghi ha aggiunto che si
prepara a questo importante momento con “lo spirito di Abramo che sapeva cosa
lasciava, ma non cosa avrebbe trovato”. Quindi, ha definito “incoraggiante” la
decisione del governo di Baghdad di procedere alla distruzione dei missili
al-Samoud. L’inviato speciale del Papa, dopo il colloquio alla Casa Bianca,
celebrerà nel pomeriggio una Messa per la pace nella monumentale Basilica del
Santuario nazionale dell’Immacolata concezione di Washington. Proprio da questo
luogo, durante una visita negli Stati Uniti nell’ottobre del 1979, Giovanni
Paolo II levò alta la voce in favore della “giustizia e della pace nel mondo”,
affinché “la forza e l’energia dell’amore possano prevalere sull’odio e la
distruzione”.
Ieri, intanto, il Papa ha ricevuto in udienza
il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi. Il colloquio,
riferisce una nota del direttore della Sala Stampa della Santa Sede Navarro
Valls, ha “permesso uno scambio di opinioni sull’attuale situazione internazionale,
con particolare riferimento alla crisi in Iraq ed in Terra Santa”. Quello tra
il Papa e Berlusconi è solo l’ultimo di una serie d’incontri di alto livello
avvenuti in Vaticano, all’insegna dell’impegno per una soluzione pacifica della
crisi irachena. Da un mese a questa parte, il Pontefice ha incontrato il
ministro degli Esteri tedesco, Fischer, il vicepremier iracheno Aziz, il
segretario generale dell’Onu, Annan, il premier britannico Blair, il premier spagnolo,
Aznar, e il vicepresidente del parlamento iraniano, Khatami.
IL PAPA CHIEDE UN CAMBIAMENTO DI MENTALITA’:
L’UOMO
NON SI MISURA PER QUELLO CHE PRODUCE E CONSUMA,
MA HA
UN VALORE ASSOLUTO QUALUNQUE SIA IL SUO GRADO DI EFFICIENZA.
COSI’
NEL MESSAGGIO PER LA CAMPAGNA DELLA FRATERNITÀ DEDICATA AGLI ANZIANI
APERTA
IN BRASILE OGGI INIZIO DELLA QUARESIMA
-
Servizio di Carla Cotignoli -
**********
“Vita, dignità e speranza”. E’
lo slogan che viene lanciato oggi, inizio della Quaresima, in Brasile con la
Campagna della solidarietà 2003, dedicata agli anziani, promossa dalla
Conferenza episcopale. In questo tempo in cui l’età media è in aumento, è
necessario riscoprire la dignità degli anziani e aprirli alla speranza. Il
messaggio del Papa illumina il tempo della vecchiaia alla luce del “piano di
Dio”. “La certezza che il tempo della vita è limitato – osserva – porta a
guardare tutte le cose alla luce della Verità divina, che porta a riconoscere
la relatività di qualsiasi altra realtà”. Non per questo, la vita terrena ha
meno valore anzi: “assume i contorni di un passaggio di un ponte lanciato tra
la vita e la Vita, la gioia fragile e incerta di questa terra e il godimento
totale che il Signore riserva ai suoi servi fedeli”.
Qui il
Papa ancora una volta ribadisce “il valore assoluto di ogni persona umana,
qualunque sia il suo grado di efficienza”, mentre “la cultura utilitarista e
materialista” – scrive - “misura il valore dell’uomo per quello che produce e
consuma”. Con urgenza chiede un cambiamento di mentalità, conversione e solidarietà.
“Mi auguro – sono ancora parole del Papa – che sia dato nuovo impulso ai
programmi sociali e sanitari a sostegno della terza età – sia da parte di
istituzioni pubbliche e private, sia da parte della pastorale delle diocesi”.
Il Santo Padre si rivolge poi
con affetto a tutti gli anziani del Brasile e li invita a non cadere nello
scoraggiamento: “nella sofferenza Dio ci dà sempre la forza per superarla”. Il
Papa conclude invocando la benedizione di Dio su tutti gli anziani brasiliani,
come “incoraggiamento alla loro valida presenza nella società”.
**********
IL RITO
DELLE CENERI PRESIEDUTO DAL PAPA OGGI POMERIGGIO,
NELLA BASILICA DI SANTA SABINA ALL’AVENTINO, PER
L’INIZIO DELLA QUARESIMA
- A cura di Paolo Salvo -
In
questo speciale Mercoledì delle Ceneri, vissuto all’insegna della preghiera e
del digiuno per la pace, Giovanni Paolo II si reca come ogni anno nell’antica
basilica romana di Santa Sabina, all’Aventino, per la tradizionale celebrazione
con la quale si apre il tempo liturgico della Quaresima, che costituisce per i
cristiani un invito pressante alla conversione, alla penitenza e alla
solidarietà.
Come già annunciato, il Papa presiederà la Liturgia della
Parola e, dopo l’omelia, l’austero rito di benedizione e imposizione delle
ceneri, nella solenne cornice di questa basilica medioevale del quinto secolo,
dedicata alla santa che subì il martirio all’epoca dell’imperatore Adriano nel
secondo secolo, poi affidata da Papa Onorio III a San Domenico, che fece
edificare il chiostro ed il convento per i monaci del proprio Ordine. La Liturgia Eucaristica sarà celebrata dal
cardinale Jozef Tomko, del titolo di Santa Sabina.
Il rito sarà preceduto da un momento di preghiera, alle
ore 17, nella vicina chiesa di
Sant’Anselmo, annessa al Seminario internazionale benedettino. Seguirà la
processione penitenziale verso la basilica di Santa Sabina, cui prenderanno
parte cardinali, vescovi, monaci benedettini, padri domenicani e fedeli.
L’intera celebrazione sarà trasmessa in diretta dalla Radio Vaticana, a partire
dalle ore 17 circa, sulle consuete frequenze, con il commento in italiano.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre e
suggella la prima pagina il seguente titolo "Pace - corresponsabilità comune":
all'udienza generale del Mercoledì delle Ceneri 2003, Giovanni Paolo II chiama
il popolo di Dio a pregare e a digiunare per la pacifica convivenza fra i
popoli e le nazioni.
All'interno le diverse
iniziative, nelle varie parti del mondo, in risposta all'invito del Santo
Padre.
L'ultima pagina, fotografica,
reca le due parole-chiave a grandi caratteri: Rosario - Digiuno.
Nelle vaticane, la catechesi e
la cronaca dell'udienza generale.
Una pagina dedicata alla
Lettere pastorali per la Quaresima.
Nel cammino della Chiesa in
America, un Comunicato dei vescovi del Nicaragua in cui si ribadisce
l'ineludibile missione di difendere la vita.
Nelle pagine estere, si
sottolinea che "l'aspirazione alla pace rischia di infrangersi contro una
cinica determinazione al conflitto".
Iraq: gli Usa pronti alla
guerra anche senza un altro voto all'Onu. In Medio Oriente nuovi, sanguinosi
episodi di violenza.
Nigeria: pastori e agricoltori
perpetuano la tragedia delle guerre dimenticate; violenti scontri, in questi
giorni, hanno provocato non meno di 110 morti.
Nella pagina culturale, un
contributo di Umbero Santarelli dal titolo "La giustizia rischia di
restare 'idolum Fori' se non si trasforma da modello in servizio": riflessioni
sulle leggi e sulla loro applicazione.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema del terrorismo. La questione legata all'indultino.
=======ooo=======
UN BENE INESTIMABILE PER LO SVILUPPO DEI PAESI E
LA PACE TRA I POPOLI:
PRESENTATO
OGGI A TOKYO IL RAPPORTO MONDIALE SULL’ACQUA.
APPELLO
AGLI STATI PERCHE’ SAPPIANO SFRUTTARE AL MEGLIO LE RISORSE IDRICHE
-
Servizio di Roberta Gisotti -
**********
Un rapporto davvero voluminoso di 600 pagine, che arriva
di supporto a questo Anno
internazionale dell’Acqua 2003: informazioni, dati, grafici, stime e
previsioni su questo elemento fondamentale della nostra vita che troppo spesso sottavalutiamo; 180 i
Paesi e territori monitorati. Lo studio analizza le risorse idriche di
superficie, nel suolo e nel più profondo sottosuolo, ne valuta le potenzialità,
l’effettivo sfruttamento, gli sprechi e da una lettura in chiave economica,
alimentare, ecologica, di sicurezza e cooperazione tra gli Stati. Tutto ciò
sarà portato all’esame del terzo Forum mondiale sull’acqua, che si terrà a
Tokyo in Giappone dal 16 al 23 marzo.
Un rapporto che inquieta ed allarma e che chiede risposte
pronte da parte della comunità internazionale perché “di tutte le crisi sociali
e naturali che sono di fronte all’umanità - denuncia il direttore generale
dell’Unesco, Koïchiro Matsuura - la crisi dell’acqua è quella che porta al
cuore della nostra sopravvivenza e di quella del Pianeta”. Di questo parliamo
con la dott.ssa Alice Aureli, al nostro microfono da Parigi, dove ha sede
l’Unesco, che è l’Agenzia dell’Onu che guida tutte le iniziative legate alla
promozione del problema acqua.
R. –
Abbiamo intuito finalmente che vi sono degli aspetti che trascendono il problema
specifico, tecnico. L’acqua e le risorse idriche hanno degli aspetti culturali,
morali, etici, che sono propri di ciascuna popolazione. La nostra conoscenza
scientifica è importantissima, ma deve accompagnarsi con una comprensione più
profonda di quello che le risorse idriche di un Paese rappresentano per la sua
popolazione.
D. – Il rapporto denuncia che se non si interverrà entro
la metà del secolo, ben 7 miliardi di persone soffriranno la sete, mentre già
nei prossimi 20 anni l’approvigionamento medio di acqua per ogni persona
scenderà di un terzo. Quali scenari si prevedono?
R. – Non vorrei essere negativa o spaventare ulteriormente, ma rischiamo
di compromettere gravemente la pace sulla terra, se non prendiamo seriamente in
conto la gestione delle risorse idriche. Perché questo? Perché vi sono molti
fiumi che sono fiumi internazionali, vi sono delle risorse idriche sotterranee
che sono delle risorse condivise da differenti Paesi. Se non ci mettiamo insieme
attorno ad un tavolo scienziati, politici, appartenenti alla società civile e
associazioni anche, soprattutto a volte religiose, per trovare una legislazione,
un coordinamento per l’utilizzazione di queste risorse, i Paesi quando questa
risorsa male utilizzata e troppo utilizzata verrà meno, andranno incontro a dei
conflitti. E’ un problema di pace che ci deve preoccupare tutti.
**********
CINQUANT’ANNI
FA LA MORTE DI STALIN. REPRESSIONE E TOTALITARISMO,
NEI
TRE DECENNI TRASCORSI ALLA GUIDA DELL’UNIONE SOVIETICA
-
Intervista con Vittorio Strada -
Cinquant’anni
fa, il 5 marzo del ’53, moriva Stalin. Il leader sovietico, già nel 1922 alla
guida del partito comunista di Mosca, due anni dopo successe a Lenin alla guida
dell’Unione Sovietica. Subito, con lo scopo di creare un grande Paese dal punto
di vista economico, industriale e militare dimostrò fredda decisione
nell’eliminazione degli avversari politici. Le famigerate “purghe” e i gulag
caratterizzarono il suo regime totalitarista in cui represse qualsiasi dissenso.
Vennero epurati milioni di contadini che si opponevano alla collettivizzazione
agricola. Nel ’41, poi, la Guerra mondiale vittoriosa contro Hitler e, nel
1945, l’inizio della “guerra fredda”. Per un commento sulla figura di Stalin,
personaggio verso cui la nuova Russia nutre oggi opposti sentimenti, Giancarlo
La Vella ha interpellato Vittorio Strada, docente alla Ca’ Foscari di Venezia,
storico della cultura e della letteratura russa:
**********
R. - Stalin è stato l’espressione più completa di quel
comunismo le cui basi erano state poste da Lenin, quindi un giudizio storico e
politico riguardano sia la figura stessa di Stalin, soprattutto la sua azione,
sia la sua epoca ed il sistema che egli ha creato. Non si può dimenticare, poi,
che Stalin e tutto il suo gruppo dirigente, naturalmente si sono macchiati di
enormi delitti.
D. – All’epoca del regime stalinista, perché in occidente
fece più scalpore la notizia dell’eliminazione dei compagni di partito che il
massacro della popolazione contadina?
R. – Prima di tutto, perché in occidente c’era una scarsa
conoscenza della realtà sovietica, unita ad una scarsa volontà di capire quella
realtà in tutta la sua tragicità. Inoltre, il clamore creato dai grandi
processi di Mosca - processi artefatti, come tutti sappiamo - colpivano
l’opinione pubblica molto più dello sterminio di milioni di contadini che
avveniva nel silenzio. Queste azioni delittuose, Stalin le ha svolte
nell’ambito dell’ideologia e del potere comunista; questo mi sembra indubbio e,
soltanto comprendendo questo aspetto, possiamo capire e valutare bene in senso
storico, l’operato di Stalin: Stalin non era crudele, ma spietato. Però, al di
là della sua personalità, ciò che conta è anche il sistema internazionale in
cui era inserito: Stalin è stato riverito, rispettato, venerato, idolatrato
all’interno del suo Paese, ma anche in tutto il resto del mondo.
D. – Quale Stalin appare dai nuovi documenti resi noti
dall’archivio di Stato di Mosca?
R. – La quantità di materiale inedito pubblicato dà un
quadro del periodo staliniano ancora più tremendo, ancora più sanguinario di
quanto si conoscesse. Anche il più acceso anticomunismo non avrebbe potuto
pensare a tanto.
D. – Eppure ancora oggi il 36 per cento dei russi -
secondo un recente sondaggio - giudica Stalin positivamente, per quale motivo?
R. – Non dimentichiamo che, dopo la Seconda Guerra
mondiale, Stalin è apparso agli occhi di tutti come l’uomo che ha impersonato
la vittoria contro Hitler e contro invasori nazisti e il conflitto ha
contribuito a dare a Stalin e al sistema comunista, al sistema sovietico, un
prestigio inaspettato e un’autorità nuova, e quindi oggi in parte della Russia
c’è una sorta di nostalgia per questa grandeur imperiale dell’Unione
Sovietica, ormai inesistente, ormai passata. Poi nella Russia d’oggi c’è anche
una volontà di un potere forte che rimetta ordine, che porti a una qualche
forma di equilibrio interno, di sicurezza, di miglioramento della situazione
economica, a differenza di quella attuale che è tutt’altro che ordinata in
senso sociale, economico e morale. Tutto questo spiega la sopravvivenza del
mito staliniano. Però, posiamo senz’altro dire che la gran parte della popolazione russa non ha la volontà di
tornare ai tempi di Stalin o ad un potere forte. La democratizzazione della
Russia, per quanto zoppicante e limitata, è qualche cosa che sembra essersi
stabilizzata. Insomma, il passato peggiore per la Russia è ormai alle spalle.
**********
=======ooo=======
5
marzo 2003
LA
CHIESA CATTOLICA È UNITA OGGI ALLA RICHIESTA DEL PAPA DI DEDICARE
IL DIGIUNO,
L’ASTINENZA E LA PREGHIERA DEL MERCOLEDÌ DELLE CENERI
ALLA
CAUSA DELLA PACE. NUMEROSI GLI INCONTRI DI PREGHIERA NEI CINQUE
CONTINENTI, A TESTIMONIANZA DELLA COMUNIONE
DEI FEDELI CON IL SANTO PADRE
MILANO
= La Chiesa cattolica ha raccolto l’invito del Papa e, in comunione con lui,
inizia la Quaresima offrendo l’astinenza e il digiuno del Mercoledì delle
Ceneri in favore della pace. Sono tantissime le iniziative nei cinque continenti,
che testimoniano l’unità della Chiesa in questo momento. A Milano, il cardinale
Dionigi Tettamanzi ha presieduto in Duomo alle 12.45 un momento di preghiera,
invitando i partecipanti ad offrire la pausa pranzo per la pace. Ad Hong Kong,
il vescovo locale, mons. Joseph Zen Ze-kiun, ha inviato una lettera a tutte le
parrocchie, comunità ed ordini religiosi, chiedendo di celebrare il Mercoledì
della Ceneri in accordo con le intenzioni di Giovanni Paolo II. A Bangkok, in Thailandia,
le parrocchie hanno ricevuto una lettera dell’arcivescovo, il cardinale Michael
Michai Kitbunchu, con l’invito ad organizzare momenti di preghiera in cui
recitare il Rosario e leggere il messaggio del Santo Padre per questa giornata.
Dall’Africa giunge la testimonianza di un missionario italiano, padre Alfonso
Poppi, che nella sua parrocchia in uno dei quartieri più poveri della capitale
del Kenya, Nairobi, ha organizzato con i fedeli tre recite del Rosario: una la
mattina, una a mezzogiorno e una la sera. In America Latina, nel santuario nazionale
di Nostra Signora di Aparecida, nello stato brasiliano di San Paolo, alle 18
ora locale, ci sarà un grande momento di preghiera. Promosso dall’Episcopato
brasiliano, l’incontro avrà un grande spazio anche sui mezzi di comunicazione:
sarà trasmesso dal canale televisivo cattolico Cancan Nova, da dodici emittenti
radiofoniche e da un sito Internet. E’ prevista la partecipazione di circa 5
mila persone che, vestite di bianco, mediteranno, guidate dai testi del Papa,
tutti i 20 misteri del Rosario. (M.A.)
CRESCE TRA I MARINES STATUNITENSI IN KUWAIT LA
RISCOPERTA DELLA PROPRIA FEDE. IN QUESTI GIORNI DIFFICILI, SOPRATTUTTO PER
LORO,
TANTI
SOLDATI RICORRONO AL CONFORTO DEI CAPPELLANI MILITARI
KUWAIT CITY. = L’attesa dell’inizio delle operazioni
militari contro l’Iraq si sta traducendo per molti dei militari statunitensi
inviati nel Golfo, in un’occasione per scoprire o riscoprire la fede. Così,
nella base LSA-7, Living Support Area 7 nel nord del Kuwait, le cappelle
da campo sono sempre piene e non è raro assistere alla celebrazione di
battesimi. Il lavoro per i cappellani quindi non manca, come conferma in
un’intervista al “Washington Post” padre Bill Devine, 55 anni, cappellano
cattolico del 7° Reggimento dei marines. “Qui mi trovo a parlare di Dio molto
più che in passato”, spiega il sacerdote che, insieme ad altri sette cappellani
cristiani, ad uno ebreo e ad uno musulmano, assiste migliaia di marines di
stanza nella base. Un lavoro quotidiano intenso che ha, naturalmente, il suo
culmine la domenica e che dà numerose soddisfazioni, anche se padre Devine è
consapevole che molte di queste conversioni sono effimere e non dureranno più
della guerra: “So che questo non significa necessariamente che Dio rimarrà
nella loro vita per sempre – ha detto - ma le loro esperienze qui li cambieranno
e se questo significa portare Dio nella loro esistenza, tanto di guadagnato”.
E’ dai tempi di George Washington che le truppe statunitensi sono accompagnate
dai cappellani militari, che, chiaramente, non sono armati. Di solito, sono assegnati
alle unità mediche per dare conforto ai feriti ed impartire l’unzione degli infermi,
ma spesso dopo scontri a fuoco e battaglie, assistono i militari che escono
traumatizzati da queste esperienze. Proprio a causa della delicatezza del
servizio, Esercito, Aeronautica e Marina statunitensi richiedono cappellani
preparati, che abbiano svolto un corso di addestramento di alcuni anni. (L.Z./M.A.)
DOPO IL TERREMOTO DELLA SCORSA SETTIMANA, TREMA
ANCORA LA TERRA
NELLO
XINJIANG CINESE, MA FORTUNATAMENTE NON SEMBRANO ESSERCI VITTIME.
RIMANE
PERÒ CRITICA LA SITUAZIONE DI 16 MILA SENZATETTO
SUI
QUALI SI ACCANISCONO TEMPESTE DI NEVE E GELO
PECHINO.
= Una scossa tellurica di 5,2 gradi Richter ha colpito questa mattina la
regione dello Xinjiang (nordovest della Cina). Già la scorsa settimana, la
stesse zone erano state colpite da un terremoto che aveva ucciso 263 persone e
ne aveva ferite altre 4 mila. Fortunatamente, secondo i primi bilanci, non
sembrano esserci nuove vittime, ma la situazione è critica. Si valuta che il
disastro naturale dei giorni scorsi abbia coinvolto almeno 50 mila persone.
Circa 8 mila abitazioni sono state distrutte, e circa 16 mila persone, secondo
stime della Croce rossa internazionale, sono adesso senza casa. La loro
condizione è aggravata dalle terribili condizioni atmosferiche che
compromettono le operazioni di assistenza. La regione dello Xinjiang si trova
in un territorio montagnoso a ridosso del confine con i paesi dell’Asia
centrale. Durante il fine settimana appena trascorso, neve e tempeste di
ghiaccio hanno fatto scendere la temperatura a 6 gradi sotto lo zero. La
pioggia insistente ha trasformato le strade in piste di fango impedendo agli
automezzi di raggiungere le zone per portare i soccorsi. Queste condizioni ritardano
la realizzazione di case in prefabbricato, obbligando la gente a vivere in
tende. Le autorità locali sperano di poter ricostruire le abitazioni per i
primi mesi dell’estate. Questo significa che, se la situazione atmosferica non
migliorerà velocemente o se non verranno allestiti rifugi decenti, migliaia di
persone dovranno trascorre i prossimi mesi in balia delle intemperie. (M.A.)
ANNUNCIATA
DALL’ARCIVESCOVO DI SAN JOSÉ IN COSTA RICA, MONS. HUGO BARRANTES UREÑA, UNA
GRANDE MISSIONE POPOLARE. DAL PROSSIMO OTTOBRE,
5 MILA
MISSIONARI ANDRANNO DI CASA IN CASA
PER
ANNUNCIARE IL VANGELO A TUTTE LE FAMIGLIE DELLA DIOCESI
SAN JOSE’. = L’arcivescovo di San José in Costa Rica,
mons. Hugo Barrantes Ureña, ha annunciato che dal prossimo ottobre partirà
nella capitale del Paese una grande missione popolare. Saranno coinvolti circa
5 mila fedeli che, casa per casa, andranno ad annunciare il Vangelo. “La realtà
ci ha dimostrato che battezzare un bambino non garantisce che da grande sia un
cristiano – dice l’arcivescovo nel messaggio in cui parla del progetto – e
cristiani non si nasce, si diventa”. Il cuore di questo piano pastorale per la
cura dei fedeli è il rilancio della parrocchia che, secondo mons. Barrantes
Ureña, deve “mettersi al servizio della comunità”. Perciò chi presterà questo
servizio missionario visiterà tutte le famiglie della propria parrocchia per
informarsi sulle loro necessità spirituali e materiali e per far sapere ai
fedeli cosa la Chiesa può fare per loro. Parallelamente verrà effettuato un
piccolo censimento per rilevare le opinioni delle persone, cattolici e non,
riguardo la Chiesa, e per conoscere meglio la composizione sociale dei fedeli:
professione, età, istruzione. Perciò l’arcivescovo di San José ha esortato
sacerdoti, religiosi e religiose, movimenti e fedeli laici ad un rinnovato
impegno. “La Chiesa – ha detto – è per sua stessa natura missionaria, e il suo
compito primordiale è l’evangelizzazione”. Un invito particolare è rivolto ai
laici. “Tutti i fedeli laici, in virtù del Battesimo e della Cresima, hanno il
diritto e il dovere di lavorare affinché il messaggio divino della Salvezza sia
conosciuto e ricevuto”. Il presule per questo ha raccomandato a tutta la
comunità costanza nella preghiera e nella contemplazione, “fondamenti dello
sforzo evangelizzatore”. (D.D./M.A.)
L’AUDITEL,
NATO PER DARE UN PREZZO AGLI SPOT PUBBLICITARI SI È TRASFORMATO NEL GIUDICE
INSINDACABILE DELLE TRASMISSIONI TELEVISIVE. MA CI SONO ALTRE STRADE PER
MISURARE IL GRADIMENTO DEL PUBBLICO: SE NE È DISCUSSO IERI A ROMA, IN UN
INCONTRO PROMOSSO DALL’UNIONE CATTOLICA DELLA STAMPA ITALIANA
- A cura
di Ignazio Ingrao -
ROMA. = Cinquemila famiglie italiane forse hanno più
potere del Consiglio d’amministrazione della Rai: sono le famiglie inserite nel
campione dell’Auditel. Sono loro il vero giudice dei programmi: basta che restino
sintonizzate per 30 secondi su un canale e subito saranno conteggiate nei dati
d’ascolto. Non importa quanto abbiano gradito la trasmissione o quanto vi
abbiano prestato attenzione: per i pubblicitari quello che vale è il numero di
contatti. E su queste percentuali sono costruiti i palinsesti delle reti
televisive. “Una vera e propria tirannia dell’Auditel che ha regnato finora in
regime di totale monopolio”, ha commentato Roberta Gisotti, giornalista della
Radio vaticana e autrice del libro intitolato “La favola dell’Auditel”. La
conseguenza, ha osservato Ettore Bernabei, “è che oggi l’unico vero padrone
della televisione è la pubblicità e non la politica. E la tirannia della pubblicità
ha indotto tutta la programmazione a ridurre, fino ad eliminare, ogni riferimento
ai codici morali”. Gli ha fatto eco Ermanno Bocchini, docente di diritto
dell’informazione, che citando alcuni sociologi americani ha osservato che la tv
è stata ridotta ad “un’industria che produce telespettatori da vendere alle agenzie
pubblicitarie”. Ma ora gli stessi pubblicitari sono preoccupati per gli effetti
negativi di questo appiattimento della televisione, ha osservato Anna Scalfati,
giornalista Rai. Per reagire a questa situazione, ad avviso di Ettore Bernabei,
“bisogna cambiare mentalità. Dobbiamo metterci in testa che una parte la deve
fare lo Stato ma una parte la dobbiamo fare tutti noi”. All’etica del mercato,
ha sottolineato Bocchini, dobbiamo sostituire un’etica della responsabilità
capace di orientare la programmazione televisiva. In questo contesto, secondo
il docente, “le associazioni dei cittadini e degli utenti possono fare molto”.
Bocchini ha suggerito anche l’elaborazione di uno statuto della comunicazione
che ponga a tema il servizio pubblico e il diritto all’informazione dei
cittadini.
=======ooo=======
5 marzo 2003
- A cura di Giada Aquilino -
La
violenza e la paura tornano purtroppo a sconvolgere il Medio Oriente. Poco fa
un kamikaze si è fatto esplodere su un autobus ad Haifa, in Israele. Un primo
bilancio dell'attentato parla di almeno 11 morti ed oltre 30 feriti. Il
servizio di Giancarlo La Vella:
**********
Un bilancio delle vittime provvisorio, destinato purtroppo
a crescere. Il copione è sempre drammaticamente lo stesso: un autobus affollato
e improvvisamente un kamikaze che si fa saltare in aria, lasciando sul terreno
il sangue e i corpi di vittime innocenti, orrendamente straziati. Teatro del
nuovo attentato dell’estremismo palestinese, la popolosa città di Haifa, nel
nord di Israele. Nel caos e nel panico generale, sono scattate le misure di
sicurezza da parte degli agenti dello Stato ebraico che hanno immediatamente
isolato la zona dell’attentato, anche per dare modo alle ambulanze di
soccorrere i feriti. La polizia israeliana ritiene che l’azione sia stata
compiuta da un estremista palestinese
che si è fatto esplodere nella parte posteriore dell'automezzo. Il tetto
dell'autobus è stato completamente divelto dalla potente deflagrazione,
affermano testimoni. Inoltre, l’esplosione ha innescato un incendio che è stato
domato a fatica dai vigili del fuoco. Appena ieri il nuovo governo israeliano,
per bocca del premier Sharon, aveva posto in testa alle priorità dell’esecutivo
la sicurezza. Si attende ora di conoscere l’entità della risposta che Israele
deciderà di adottare.
**********
E’ ancora
in discussione la data esatta del voto per la seconda risoluzione Onu
sull’Iraq, “ma se Saddam non si atterrà alle disposizioni delle Nazioni Unite
tale voto ci sarà”. La pensa così il premier britannico Tony Blair, che stamani
a Londra ha incontrato il ministro degli Esteri russo Igor Ivanov, nel
tentativo di convincere Mosca a non porre il veto alla nuova risoluzione
proposta da Stati Uniti, Gran Bretagna e Spagna. Al Consiglio di Sicurezza,
intanto, c’è attesa per il nuovo rapporto sul disarmo iracheno che il capo ispettore Hans Blix e il direttore dell'Agenzia
internazionale dell'energia atomica Mohammed El Baradei presenteranno venerdì
prossimo, 7 marzo. E a Baghdad prosegue la distruzione dei missili Al Samoud
2. Ce ne parla Andrea Sarubbi:
*********
Nove missili eliminati in un giorno solo. Per
Baghdad è un mezzo record, da quando – cinque giorni fa – ha deciso di
rinunciare agli Al Samoud 2. Un disarmo a testa alta, tiene a precisare
il governo, che oggi ha fatto sfilare per le vie della capitale migliaia di
uomini delle forze di sicurezza interna, a dimostrazione che un eventuale
attacco americano non fa paura. “Daremo agli invasori una lezione
indimenticabile”, ha ribadito in Qatar Izzat Ibrahim, inviato di Saddam alla
Conferenza dell’Organizzazione islamica. Ma il suo intervento di questa mattina
sarà ricordato soprattutto per il litigio con il rappresentante del Kuwait,
accusato di fiancheggiare gli Stati Uniti ed Israele, e per l’appello ai Paesi
arabi a non fornire assistenza logistica alle forze armate americane. Con 230
mila soldati già schierati nel Golfo ed altri 60 mila in partenza, la guerra
appare sempre meno evitabile. Anche se stamattina il ministro degli Esteri
tedesco, Fischer – oggi a Parigi per incontrare i colleghi francese e russo –
ha detto esattamente il contrario: il memorandum a tre – in cui proprio
Francia, Russia e Germania chiedono un prolungamento delle ispezioni – avrebbe,
a suo parere, la maggioranza nel Consiglio di Sicurezza. Chi insiste invece
sull’inevitabilità del conflitto è la stampa britannica. Secondo il ‘Times’, le
Nazioni Unite avrebbero già preparato un piano per il dopo-Saddam. Una
commissione dell’Onu sarebbe pronta ad amministrare l’Iraq, fino alla scelta di
un governo autonomo. La guiderebbe Lakhdar Brahimi, attuale rappresentante in
Afghanistan.
**********
La Corea del Sud ha definito ''senza alcun fondamento''
l'ipotesi di attacchi militari preventivi degli Stati Uniti contro gli impianti
nucleari nordcoreani. Ieri il Pentagono aveva annunciato l’invio nella zona di
24 bombardieri B-1 e B-52. Lo stesso presidente americano George Bush ha
comunque ribadito che l'opzione militare contro Pyongyang è sul tappeto, anche
se per ora si continua a privilegiare la soluzione diplomatica della crisi.
Sarebbe
vivo e si nasconderebbe in Pakistan Osama Bin Laden. E’ quanto risulta da
alcune lettere manoscritte del capo di Al Qaeda, ritrovate addosso allo
stratega militare della rete terroristica Khaled Sheikh Mohammed, arrestato sabato
scorso in Pakistan. Lo ha comunicato un responsabile della sicurezza di Islamabad.
Ventuno morti e 150 feriti: è pesante il bilancio
degli attentati delle ultime ore nelle Filippine, rivendicati dai ribelli
islamici di Abu Sayyaf. Quattro le bombe esplose nell’isola meridionale di
Mindanao: l’ultima questa mattina a Cobatato, la più potente ieri nella sala
d’attesa dell’aeroporto internazionale di Davao. La presidente filippina,
Gloria Arroyo, proprio a Davao ha condannato gli attentati, definendoli un
palese atto di terrorismo che non rimarrà impunito. La Arroyo ha comunque
dichiarato che il proprio Paese non autorizzerà truppe americane a partecipare
a combattimenti contro i ribelli musulmani che vorrebbero creare uno Stato islamico
nel Sud dell'arcipelago.
Si è aperta oggi a Pechino l’Assemblea nazionale del
popolo, il Parlamento cinese. La seduta, che durerà sino al 18 marzo, vede
all’ordine del giorno la nomina dei successori del capo dello Stato, Jiang
Zemin, del primo ministro, Zhu Rongji, e del presidente del Parlamento, Li
Peng: una generazione di dirigenti a cui, anche nella stessa Cina, si fanno
molte critiche per la gestione delle drammatiche manifestazioni studentesche di
Piazza Tienanmen del 1989. Ce ne parla Bernardo Cervellera:
**********
L’Assemblea può solo avallare le nomine decise dal
Comitato centrale del partito comunista. Hu Jintao sarà il presidente, Wen
Jiabao il primo
ministro, Wu Bangguo il presidente dell’Assemblea nazionale del popolo. Prima
di uscire di scena, Jiang Zemin si è comunque assicurato la carica di presidente della
Commissione militare. Al di là delle cariche, la politica del nuovo esecutivo,
scossa dalla corruzione, è destinata a seguire la via pragmatica del partito,
per garantire nuovi investimenti al Paese, riassorbire la valanga di
disoccupati, bloccare ogni spinta democratica. Ma la popolazione la pensa
diversamente. Un gruppo detto “le madri di Tienanmen” ha reso pubblico un
appello che chiede al governo di far luce sul destino di 12 studenti scomparsi
dopo il massacro del 4 giugno 1989, quando morirono diverse centinaia di
giovani. Fin da allora, gli studenti chiedevano appunto democrazia e fine della
corruzione.
Per la Radio Vaticana, Bernardo Cervellera.
**********
Quattro
settimane in più di negoziati nella speranza di raggiungere un accordo. Al
termine dei due giorni di colloqui a Belfast sul futuro dell’Ulster, i governi
di Londra e Dublino hanno deciso di spostare le elezioni in Irlanda del Nord
dal 1° al 29 maggio. Nel frattempo, i partiti si confronteranno sul nuovo piano
di pace. Sentiamo Enzo Farinella:
**********
“Siamo sicuri che le nostre proposte offrano una reale via
d’uscita e una piattaforma per un nuovo futuro di pace per il Nord Irlanda”:
così si è espresso il primo ministro inglese Blair ieri notte, dopo una
maratona di 30 ore di trattative. Progressi notevoli sono stati fatti nei
settori della riforma della polizia, della giustizia criminale, della
smilitarizzazione e della distruzione di armi dei paramiliari, anche se la
richiesta di sanzioni da parte degli unionisti è segno evidente della mancanza
di fiducia esistente tra le due comunità. L’abbandono del tavolo dei negoziati
da parte del leader unionista Trimble ha lasciato tutti alquanto perplessi,
soprattutto se si pensa che Tony Blair ha rinunciato ad impegni importanti a
Londra - quali l’incontro con il ministro degli Esteri russo Ivanov - e il
premier irlandese Ahern ha dovuto cancellare appuntamenti importanti per
aiutare i vari partiti a raggiungere un accordo che è nell’aria, anche se non
ancora del tutto definito.
Da Dublino per la Radio
Vaticana, Enzo Farinella.
**********
=======ooo=======