RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 62 - Testo della Trasmissione lunedì 3 marzo 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In missione di pace e di speranza a nome del Papa, il cardinale Pio Laghi è partito oggi alla volta di Washington per incontrare il presidente americano George Bush.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il digiuno per la pace proposto da Giovanni Paolo II, obiettivo comune per credenti e non credenti: intervista con il teologo don Bruno Forte.

 

Il dialogo tra cattolici e ortodossi in Romania, una sfida emozionante per l’ecumenismo: con noi, l’arcivescovo di Bucarest, Ioan Robu.

 

Da oggi a Copenaghen, la Conferenza mondiale contro il doping nello sport: ai nostri microfoni il portavoce Frédéric Donzé.

 

Internet, la responsabilità della Chiesa e l’impegno del Legislatore: intervista con il vescovo Pierfranco Pastore e il prof. Cesare Mirabelli.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Siate sentinelle della pace: questo l’appello lanciato ieri alla città di Parigi dal cardinale Jean Marie Lustiger.

 

Due missionari italiani feriti in un’imboscata nel Sudan meridionale: sono fuori pericolo.

 

Morto a 98 anni il maestro Goffredo Petrassi, protagonista nel panorama musicale del Novecento.

 

Disponibile in internet il sito dedicato alla beatificazione di Madre Teresa di Calcutta che si svolgerà il 19 ottobre a Roma in Piazza San Pietro.

 

24 ORE NEL MONDO:

L’Iraq consegnerà tra 7 giorni un rapporto su gas nervino ed antrace in suo possesso; intanto prosegue la distruzione dei missili Al Samoud 2.

 

Massiccia incursione israeliana in un campo profughi a sud di Gaza.

 

Italia: mercoledì ad Arezzo, funerali di Stato per il poliziotto ucciso ieri da due terroristi sul treno ‘Roma-Firenze’.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 marzo 2003

 

 

IN VISITA “AD LIMINA” I VESCOVI DI SCOZIA. RINUNCIA DI AUSILIARE IN CILE

 

Il Papa ha ricevuto stamani l’arcivescovo di Glasgow, mons. Mario Joseph Conti, ed altri sei presuli della Conferenza Episcopale della Scozia, in visita “ad Limina”.

 

In Cile, il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Santiago del Cile, presentata dal vescovo mons. Sergio Valech Aldunate, per raggiunti limiti di età.

 

 

IN MISSIONE DI PACE A NOME DEL PAPA, IL CARDINALE PIO LAGHI E’ PARTITO

ALLA VOLTA DI WASHINGTON PER INCONTRARE

IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI GEORGE BUSH

 

- A cura di Paolo Salvo -

 

“Parto mettendomi nelle mani di Dio, con uno spirito di grande fiducia: ‘in spem contra spem’, nonostante tutto con tutte le speranze”. Lo ha detto stamani all’aeroporto romano di Fiumicino il cardinale Pio Laghi, in partenza per Washington, via Newark, per portare un messaggio personale del Papa al presidente americano, George W. Bush. “La mia missione – ha spiegato ai giornalisti in una sala del Cerimoniale di Stato dell’aeroporto – è di incontrarmi con il presidente degli Stati Uniti e di consegnargli anzitutto un messaggio, una lettera del Santo Padre che mi accredita come suo inviato speciale, analogamente, del resto, a come ha fatto con il cardinale Etchegaray quando è andato in missione presso Saddam Hussein in Iraq. Poi naturalmente si parlerà a voce”.

 

Il cardinale Laghi si è augurato di poter essere ricevuto dal presidente Bush dopodomani, ossia il giorno di Mercoledì delle Ceneri, che Giovanni Paolo II ha voluto dedicare alla preghiera e al digiuno per la causa della pace. “Allora andrò lì – ha detto il porporato – non col capo chino, ma in spirito di preghiera e di digiuno, dicendogli che tutti siamo impegnati per la pace, attraverso anche la preghiera e il sacrificio”. Interrogato sul contenuto del messaggio del Pontefice, il cardinale Laghi si è limitato a dire che “la posizione del Papa è quella della Santa Sede: evidentemente fare in modo di evitare che si scateni la guerra”. Un punto su cui a suo giudizio “bisogna insistere” è costituito dall’azione degli ispettori.

 

Per spiegare “con quale spirito” va a questo appuntamento, il porporato ha detto: “Mi piace fare riferimento a quando  Abramo fu chiamato da Dio per partire da Ur dei Caldei. Abramo partì mettendosi nelle mani di Dio. Si dice nella Genesi: in spem contra spem’ , nonostante tutto con tutte le speranze”. Prima di partire, il cardinale Pio Laghi, 80enne, rappresentante della Santa Sede negli Stati Uniti per dieci anni, dal 1980 al 1990, si è raccolto in preghiera a Faenza, accompagnato “dalla preghiera del Santo Padre – ha detto – che, mostrandosi in questi giorni così rinvigorito e vivace, testimonia con forza a tutti che si deve credere nella pace e portare avanti questo impegno”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

"In ginocchio per la pace" è il titolo che si impone, con eloquente evidenza, nella prima pagina: all'Angelus, Giovanni Paolo II ha rinnovato l'invito a vivere con intensa partecipazione la Giornata di preghiera e di digiuno del 5 marzo, per non arrendersi alle minacce di guerra, all'odio e alla violenza.

"Pace per il mondo, in particolare per l'Iraq e la Terra Santa" è il titolo del pensiero dedicato all'Anno del Rosario.

 

Nelle pagine vaticane, la dettagliata cronaca dell'incontro del Papa con la Comunità del Pontificio Seminario Romano Maggiore, nella Festa della Madonna della Fiducia. Il titolo al discorso del Santo Padre è "Alla scuola di Maria per apprendere la sublime arte del fidarsi di Dio".

Un servizio sulla Concelebrazione Eucaristica di ringraziamento per il XXV di Episcopato presieduta dal cardinale Angelo Sodano, nella cattedrale di Albano.

Il Comunicato congiunto della Commissione mista per il dialogo cattolico-ebraico riunitasi, dal 23 al 27 febbraio, a Grottaferrata.

Una Dichiarazione della Conferenza Episcopale del Cile dal titolo "Desideriamo un mondo di pace".

 

Nelle pagine estere, Iraq: distrutte altre armi, ma resta la tragica possibilità della guerra.

Sudan: due missionari italiani feriti in un'imboscata.

Riguardo al Medio Oriente, si sottolinea che ininterrotte violenze e persistenti minacce di nuovi conflitti si oppongono all'anelito di pace: cruente incursioni israeliane nei campi profughi palestinesi.

Terrorismo: arrestato in Pakistan uno dei capi dell'organizzazione "Al Qaeda". 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Marcello Filotei sul Maestro Goffredo Petrassi, morto all'età di 98 anni.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il terrorismo, con particolare riferimento alla drammatica sparatoria sul treno Roma-Firenze.

In rilievo poi il tema della giustizia e la ricorrente emergenza della violenza negli stadi.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 marzo 2003

 

 

DIGIUNARE PER LA PACE, OBIETTIVO COMUNE PER CREDENTI E NON CREDENTI.

L’INIZIATIVA DEL PAPA PER IL MERCOLEDI’ DELLE CENERI VEDRA’ UNITI NON SOLO

I CATTOLICI, MA NUMEROSI APPARTENENTI DI ALTRE RELIGIONI,

OLTRE AD ESPONENTI DELLA SOCIETA’ CIVILE.

IL PARERE DEL TEOLOGO BRUNO FORTE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Un digiuno planetario e interreligioso, dell’uomo di fede come dell’ateo. Un digiuno che condanna l’odio e implora la pace: dono di Dio per il credente, risorsa per chi crede nell’uomo e nella sua capacità di costruire orizzonti di speranza. L’invito lanciato da Giovanni Paolo II domenica 23 febbraio registra adesioni che si allargano di giorno in giorno come cerchi concentrici, ben al di fuori della sola comunità ecclesiale. Dopodomani, Mercoledì delle Ceneri, in diverse forme e abitudini - digiuno a pane e acqua, assunzione di un solo pasto quotidiano, cibo consumato non prima del tramonto - cristiani, ebrei, musulmani, esponenti di altre religioni, uomini e donne di buona volontà esprimeranno, anche attraverso questa antica pratica, la loro scelta della pace. Un gesto che amplia il significato già profondo dell’avvio della Quaresima e che, nel clima di possibile rivolgimento dello scacchiere mediorientale, assume per i cristiani il valore di un imperativo. Lo ha ricordato il Pontefice stesso, all’Angelus di otto giorni fa:

 

“E' doveroso per i credenti, a qualunque religione appartengano, proclamare che mai potremo essere felici gli uni contro gli altri; mai il futuro dell'umanità potrà essere assicurato dal terrorismo e dalla logica della guerra. Noi cristiani, in particolare, siamo chiamati ad essere come delle sentinelle della pace, nei luoghi in cui viviamo e lavoriamo. Ci è chiesto, cioè, di vigilare, affinché le coscienze non cedano alla tentazione dell'egoismo, della menzogna e della violenza”.

 

Non è un inedito storico questo invito del Papa ad un digiuno penitenziale che serva la causa della pace. Anche alla fine del 2001, a due mesi dagli attentati di New York e Washington, Giovanni Paolo II propose ai cattolici, durante l’Angelus del 18 novembre, di dedicare la giornata del 14 dicembre ad un giorno di digiuno e di preghiera per ottenere da Dio la grazia di “una pace stabile fondata sulla giustizia”. Anche in quell’occasione, l’iniziativa incontrò il favore e l’entusiasmo di moltissimi ambienti religiosi, sociali e civili. Come è possibile spiegare le ragioni di questo successo? Fabio Colagrande lo ha chiesto al teologo don Bruno Forte:

 

R. – Per molti motivi. Perché il Papa sempre più si è fatto ed è voce dell’umanità intera che dice ‘no alla guerra’ e ‘sì alla pace’. Perché il suo richiamo all’esigenza etica come prioritaria rispetto al semplice calcolo e all’interesse economico-politico trovano riscontro nel più profondo delle coscienze della gran parte dell’umanità. Perché la guerra, così come viene proposta - una sorta di guerra preventiva - non ha nessun fondamento morale e, dunque, non può essere giustificata alla coscienza dell’uomo, in nessun modo. Ecco perché, quando il Papa propone un digiuno e una preghiera, cioè un segno concreto di partecipazione all’invocazione a Dio per la pace ma anche all’impegno per la pace, è così largo il consenso intorno a lui non solo da parte dei cattolici ma anche da parte di credenti, cristiani di altre confessioni e perfino di non-credenti che riconoscono in questa voce la voce del più profondo della coscienza dell’umanità che sta gridando ‘no alla guerra’ e ‘sì alla pace’.

 

D. - Che significato ha il digiunare per la pace?

 

R. - Il digiuno ha due grandi significati nella tradizione biblica e nella tradizione cristiana. Da una parte, un significato penitenziale: è un segno di mortificazione. In secondo luogo, un segno escatologico: è il segno del desiderio, dell’attesa, della speranza. Quando si attende qualcuno di molto importante nella propria vita, è come se persino la fame, la sete passassero in secondo piano. Ebbene, tutti e due questi significati sono coinvolti nella proposta del Papa. C’è bisogno di una purificazione perché quello che sta avvenendo nel mondo è certamente frutto di logiche di egoismo e dunque di un peso di colpa che dobbiamo espiare e da cui dobbiamo in qualche modo purificarci davanti a Dio. Dall’altra parte, poi, c’è questa grande attesa, questa speranza della pace, che è nel più profondo del cuore dell’umanità e di cui appunto il Papa si è fatto voce.

 

D. - Quella del digiuno è una pratica che i cristiani condividono con altri credenti. Questo significa che è una pratica che può anche favorire un dialogo interreligioso?

 

R. - Io sono sempre più convinto che il luogo più vero, più profondo dell’incontro a livello di dialogo interreligioso, sia quello dell’esperienza mistica, cioè dell’incontro vivo con il Divino. Il digiuno è una via per questo tipo di incontro, quindi certamente il fatto che alla proposta del Papa abbiano aderito anche credenti di altre tradizioni religiose non sta che a confermare che il cammino dell’impegno per la pace può essere un luogo di vera convergenza ecumenica e interreligiosa.

 

D. - Cosa significa il digiuno per chi non crede?

 

R. - Io credo che in questo caso significhi soprattutto un ‘sì’ incondizionato alla linea che il Papa sta testimoniando del ‘no alla guerra’ e del ‘sì alla pace’. Un ‘sì’ alle esigenze etiche che vi sono coinvolte ma anche, vorrei dire, a quelle esigenze spirituali, di rinnovamento, che il Papa vede connesse ad un impegno del genere.

 

D. - Davvero il digiuno e la preghiera possono cambiare il corso della storia?

 

R. - Quello che credo è che Dio può cambiare il corso della storia, e certamente il digiuno e la preghiera sono un segnale forte lanciato verso il suo cuore, perché abbia misericordia di questa umanità. Così l’impossibile può diventare possibile: quello che sembra umanamente sicuro, e cioè che la logica delle armi, dell’interesse economico, politico debba prevalere, potrebbe essere profondamente scalfito da questo movimento di conversione, di rinnovamento, di preghiera, di invocazione di cui il Papa è voce per tutta l’umanità.

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IL DIALOGO TRA CATTOLICI E ORTODOSSI IN ROMANIA,

UNA SFIDA EMOZIONANTE SULLA VIA DELL’ECUMENISMO

- Con noi, mons. Ioan Robu -

 

Nell’entrare a far parte della casa comune europea, il popolo romeno non dovrà dimenticare di offrire la sua “ricca eredità spirituale” a beneficio “dell’unità e della vitalità dell’intero Continente”. E’ il richiamo - ed esortazione al tempo stesso - che, sabato scorso, Giovanni Paolo II ha rivolto ai presuli della Romania, ricevuti in Vaticano al termine della visita ad limina. Il Pontefice ha espresso parole di incoraggiamento per un rinnovato fraterno dialogo tra cattolici e ortodossi del Paese. Non ha poi mancato di ricordare, con profonda emozione, la visita compiuta in terra romena, nel maggio del 1999. Proprio questo evento ha rappresentato per i cristiani della Romania una tappa fondamentale sulla via del-l’ecumenismo. Ne è convinto mons. Ioan Robu, presidente della Conferenza episcopale romena, al microfono di Aldo Sincovich:

 

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R. – Anche se la visita del Santo Padre è avvenuta nel 1999, non si possono ancora trarre le conclusioni definitive. Sono, però, sicuro che quella visita ha fatto cadere tanti pregiudizi che esistevano tra i cattolici e gli ortodossi. Soprattutto – ed è un fatto straordinario – è riuscita ad avvicinare i vari fedeli quando hanno visto pregare insieme il capo della Chiesa cattolica ed il Patriarca Teoctist. Quindi si è mosso qualcosa e penso che le conseguenze di questa visita non si sono fermate, ma continuano.

 

D. – Nel suo discorso il Santo Padre ha affermato che in Romania la comunità cattolica, di entrambi i riti, latino e bizantino, si trova quasi in un ‘laboratorio spirituale’. Come si rapportano le Chiese cristiane di fronte alle sfide sociali?

 

R. – La Chiesa ortodossa, come anche la Chiesa cattolica, è cosciente di ciò che può influire su di noi, ovvero il contatto più stretto con l’Occidente, lo scambio di idee e di nuove conoscenze. Si pensa soprattutto al materialismo che può portare danni alla Chiesa e alla via cristiana, sia alla Chiesa ortodossa che alla cattolica. La nostra Chiesa si prepara a far fronte alle varie sfide a tutti i livelli e a tutte le età con la catechesi, ponendo l’accento – come fa il Santo Padre – sulle famiglie, che sono il nostro futuro, il futuro della Romania, delle Chiese ed anche del mondo. Ritengo importante il dialogo e la collaborazione che esistono tra i nostri fedeli, i quali si amano tra di loro, non fanno discriminazioni, si accettano e sono tolleranti. Penso che se vogliamo vedere qual è la punta più avanzata dell’ecumenismo e della collaborazione lo individuiamo in questa collaborazione tra laici.

 

D. – Con quale spirito, dopo il vostro incontro qui a Roma con il Successore di Pietro, con quale stato d’animo tornate nelle vostre comunità e che messaggio portate?

 

R. – Ogni incontro che abbiamo con il Papa fa sempre riferimento alla sua missione di confermare i fratelli. Così potrei rispondervi subito che torniamo confermati nella fede e nel nostro lavoro, nella nostra missione, ma anche con una veduta d’insieme della Chiesa cattolica. Torniamo, quindi, con una maggiore determinazione per un lavoro lungimirante nelle diocesi.

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LA CONFERENZA MONDIALE

CONTRO IL DOPING NELLO SPORT

- Intervista con Frédéric Donzé -

 

Su iniziativa dell’Agenzia Mondiale Antidoping, si tiene da oggi a Copenaghen la Conferenza mondiale contro il doping nello sport, la quale dovrà adottare un Codice mondiale contro l’assunzione di sostanze illecite. Tale codice dovrà anche favorire una maggiore armonizzazione delle diverse legislazioni adottate in questi ultimi anni dalle federazioni sportive  ma anche dai governi e dal Comitato Olimpico per poter lottare più efficacemente contro questa piaga. Gabrielle de Jasay, della nostra redazione francese, ha interrogato al riguardo Frédéric Donzé, portavoce dell’Agenzia Mondiale Antidoping il quale ci spiega innanzitutto come si è sviluppato il doping:

 

R. – DEPUIS LE DEBUT  DES ANNEES ...

A partire dagli anni Novanta lo sport è radicalmente cambiato con l’arrivo degli sponsor e delle televisioni private. Ci si è resi conto del grande impatto che lo sport ha, basti osservare i dati di ascolto che lo vedono battere tutti i record. Evidentemente l’aspetto economico esercita una certa pressione negli ambienti sportivi. Certo questo non giustifica il ricorso all’assunzione di sostanze vietate, ma si può comprendere come talvolta, alcuni atleti, al fine di migliorare le proprie prestazioni, ricorrano al doping.

 

D. – Si ha l’impressione che gli atleti non siano gli unici responsabili. Secondo Lei su chi altri pesa questa responsabilità?

 

R. – LES MEDIA ONT UNE RESPONSABILITE’…l

I media sono responsabili nella misura in cui generano un certo culto della prestazione. Forse anche il pubblico ha la sua responsabilità per il timore delle sue reazioni di fronte ad una competizione sportiva deludente. Poi ovviamente sono chiamati in causa i medici. In molti casi, gli atleti che vengono puniti per aver assunto sostanze illecite sono stati mal consigliati dal medico. Dal momento in cui si accetta il doping, si accetta anche di mettere in pericolo la salute degli atleti. A questo riguardo i medici hanno una grave responsabilità.

 

D. – Nel 1998, lo scandalo Festina ha provocato una vera e propria presa di coscienza del problema. E’ stata creata l’Agenzia mondiale antidoping, le Federazioni sportive ed i governi hanno adottato tutta una serie di misure. A suo avviso sta cambiando la mentalità?

 

R. – JE CROIS QUE DE PLUS EN PLUS …

In tutto il mondo si stanno moltiplicando le campagne di sensibilizzazione e di educazione del pubblico. Credo che sia in atto un certo cambiamento di mentalità. Di fronte alla portata delle conseguenze avutesi in certe competizioni, quando si è visto che si poteva morire in seguito all’assunzione di sostanze illecite, ci si è resi conto che se si voleva ridare credibilità allo sport era importante agire. Si è arrivati ad un atteggiamento di sfiducia e di sospetto gli uni verso gli altri, tra il pubblico e tra gli atleti. Lo scopo dell’Agenzia mondiale antidoping è di restituire allo sport quella credibilità che in parte ha perduto, e soprattutto di ridare agli atleti la certezza di competere in un ambiente sano.

 

D. – Concretamente che cosa prevede il nuovo Codice internazionale per la lotta contro il doping?

 

R. – CE CODE MONDIALE ANTIDOPING A DETERMINE’ …

Viene innanzitutto stabilito che la prima sanzione consisterà in una sospensione dall’attività sportiva per due anni mentre la seconda sanzione sarà a vita. Viene poi presentato un elenco dei divieti e cioè delle autorizzazioni per poter usare determinate sostanze, a cui si potrebbe in alcuni casi ricorrere. Quando si constata che in alcune competizioni il 65 per cento circa degli atleti ricorre a certificati medici, è chiaro che occorre fissare delle regole. Ci sarà poi in questo Codice una parte riguardante le responsabilità. Al codice è infine annesso un documento contenente l’elenco delle sostanze vietate. Credo che sarà difficile sradicare completamente il doping ma probabilmente si arriverà a ridurlo in maniera notevole. Il doping mina lo spirito stesso dello sport. Nello sport ciò che conta non è tanto il risultato quanto il modo in cui si è arrivati ad ottenerlo.

 

 

INTERNET: LA RESPONSABILITA’ DELLA CHIESA

E L’IMPEGNO DEL LEGISLATORE

- Con noi, il vescovo Pierfranco Pastore e il prof. Cesare Mirabelli -

 

A un anno dai documenti “Etica in Internet” e “Chiesa e Internet” del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, cresce sempre di più la presenza della chiesa nella rete digitale: solo in Italia sono stati censiti oltre 7 mila siti web cattolici. Si calcola inoltre che entro il 2005 quasi un miliardo di persone potranno collegarsi ad Internet. Un convegno che si è tenuto nei giorni scorsi a Roma ha fatto il punto sulle responsabilità di chi opera nella rete. Al riguardo, il documento Chiesa e Internet raccomandava agli episcopati locali di monitorare i siti che si dicono cattolici. Ignazio Ingrao ha chiesto al segretario del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, mons. Pierfranco Pastore, cosa è stato fatto in questa direzione.

 

 

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R. – E’ un lavoro molto importante, molto difficile, che noi affidiamo non soltanto agli episcopati locali ma anche a tutti coloro che navigando su internet in maniera intelligente e saggia sanno distinguere ciò che è veramente cattolico e ciò che non lo è. Il messaggio vero, autentico da messaggi fasulli.

 

D. – Da questo punto di vista c’è rischio che passi anche molta spiritualità. New Age, per esempio, sulla rete: come difendersi?

 

R. – Purtroppo, dinanzi a questi rischi c’è ancora gente in casa nostra che teme internet, che condanna internet quasi che fosse uno strumento del demonio. Ovviamente, internet come tutti i mezzi non è buono né cattivo, dipende dall’uso che se ne fa. Ora, lasciare lo spazio a coloro che ne fanno uso cattivo senza inserirsi, anche faticosamente, anche con una parola sola, per dire la nostra di fronte a coloro che dicono la loro, non è un atteggiamento cristiano e cattolico. Parlino pure: noi ci fidiamo dell’uomo che ascolta, oltre che di Dio.

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Internet è considerato il luogo per eccellenza della comunicazione libera e senza censure, ma oggi si avverte la necessità di porre delle regole. Ignazio Ingrao ha chiesto al prof. Cesare Mirabelli, presidente del consiglio nazionale degli utenti, come si può intervenire dal punto di vista legislativo.

 

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R. – Sono due gli elementi che concorrono in questo settore. Da una parte, la libertà d’accesso alla libertà della comunicazione che è esaltata dalla rete; dall’altra, il rischio che attraverso questo sistema ci sia una maggiore possibilità di arbitrio per una comunicazione che non è mediata, più libera ma può anche essere non genuina. Questo caratterizza, esalta le potenzialità del mezzo ma ne amplifica anche i rischi. Che cosa fare? Sicuramente, un primo profilo è di arrivare a regole che siano date dalla stessa comunità degli utenti di internet: l’autoregolamentazione in un settore che è allo stato nascente, in qualche modo. Dall’altro, non abbandonare la esigenza di regole che vengano a disciplinare, rispetto all’arbitrio, il fenomeno senza limitarne la libertà e la potenzialità espressiva.

 

D. – L’Italia ha il triste primato dei siti internet con incitamento al razzismo e all’antisemitismo: come porre rimedio e come tutelare, soprattutto, i più piccoli?

 

R. – Sono due problemi: uno, quello fondamentale, dell’educazione anche degli utenti di internet. Internet può rispecchiare anche situazioni che ci sono e si verificano. Due: essendo una navigazione aperta, probabilmente in internet occorrono anche sistemi di tutela perché chi è più debole, chi è più a rischio possa essere garantito per una navigazione sicura.

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CHIESA E SOCIETA’

3 marzo 2003

 

 

“SIATE SENTINELLE DELLA PACE”: QUESTO L’APPELLO LANCIATO IERI ALLA CITTÀ

DI PARIGI DAL CARDINALE JEAN MARIE LUSTIGER,

CHE HA INVITATO TUTTA LA COMUNITÀ DEI FEDELI A PREGARE INCESSANTEMENTE

PER LA PACE DURANTE TUTTA LA QUARESIMA

 

PARIGI. = L’arcivescovo di Parigi, il cardinale Jean Marie Lustiger, ha indirizzato una lettera personale ai cattolici della città affinché accolgano l’invito del Santo Padre e si facciano "sentinelle della pace" in questo periodo di Quaresima. L’appello è stato letto ieri in tutte le parrocchie parigine, assieme all’Angelus di domenica 23 febbraio, nel quale il Santo Padre esortava la Chiesa a dedicare il 5 marzo, Mercoledì delle Ceneri, alla preghiera e al digiuno per la pace. “Per risolvere pacificamente i conflitti – scrive Lustiger – invece di fare la guerra occorre superare nei cuori di ogni uomo l’egoismo, l’orgoglio, l’arroganza, l’odio, la menzogna e la violenza. Solo attraverso il pentimento si può aprire la via della pace". L’arcivescovo ha invitato la Chiesa parigina a chiedere, già dall’inizio di questa settimana, il dono della pace attraverso la preghiera, ed ha esortato parrocchie, comunità e famiglie a chiedere l’intercessione di Maria, Regina della pace, con la recita del rosario". Sono stati coinvolti, soprattutto, i santuari mariani della città e ieri pomeriggio, alla presenza dello stesso arcivescovo, è stato recitato il rosario nella cattedrale di Notre Dame de Paris. Il cardinale Lustiger ha chiesto che questa tensione nei confronti della preghiera duri per tutta la Quaresima: “Tutte le parrocchie che lo giudicheranno possibile – si legge nell’appello – proporranno ai fedeli un tempo di preghiera quotidiana, in particolare tra mezzogiorno e le due del pomeriggio così che anche coloro che lavorano a Parigi potranno unirsi alle persone non attive e ai giovani in queste settimane molto difficili nelle quali rischiamo di vivere tempi dolorosi". (M.A.)

 

 

DUE MISSIONARI ITALIANI, ORIGINARI DELLA LOMBARDIA, SONO RIMASTI FERITI IERI, IN SUDAN,

NEL CORSO DI UN IMBOSCATA TESA DAI GUERRIGLIERI

DELLA TRIBU’ TOPOSA. TRASFERITI IN AEREO A NAIROBI, IN KENYA,

SONO STATI GIUDICATI FUORI PERICOLO DAI MEDICI

- A cura di Giulio Albanese -

 

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NAIROBI. = Due missionari italiani sono caduti domenica in un’imboscata tesa da guerrieri toposa al confine tra Sudan e Kenya. Lo hanno riferito fonti religiose, precisando che il fatto è avvenuto alle 15 ora locale, in territorio sudanese sulla strada che collega la missione di Narus, in Sud Sudan, alla base delle Nazioni Unite di Lokichoko, nel nord del Kenya. I due missionari, padre Elia Ciapetti, comboniano, originario della provincia di Brescia, e Alessandro Codato, volontario laico, originario di Varese, dopo essere stati derubati sono rimasti feriti, il primo al braccio il secondo alle gambe. Un ribelle dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan, che era con loro in macchina, è invece stato ucciso. Grazie all’aiuto di un giovane, i due hanno raggiunto in macchina Lokichoko e da lì, in aereo, sono stati trasferiti al Nairobi Hospital, nella capitale kenyana. Secondo i medici, sono fuori pericolo. I due missionari, provenivano da Narus, dove sorge una missione cattolica appartenente alla diocesi di Torit. Va ricordato che la zona dove è avvenuta l’imboscata è interessata da frequenti scontri tra guerrieri toposa e turkana per il controllo del bestiame.

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UNA STELLA DI PRIMA GRANDEZZA NEL PANORAMA MUSICALE DEL NOVECENTO,

SI E’ SPENTO NELLA NOTTE A ROMA GOFFREDO PETRASSI,

AUTORE DI OPERE SINFONICHE E CAMERISTICHE DI GRANDE SUCCESSO

 

ROMA. = Il mondo della musica è in lutto per la morte di Goffredo Petrassi, uno dei protagonisti assoluti della cultura italiana del Novecento. Prolifico autore di opere sinfoniche e cameristiche, di musica da film, internazionalmente noto anche come direttore d’orchestra, negli anni ‘40-‘50, Petrassi è stato anche sovrintendente della Fenice di Venezia, direttore artistico dell'Accademia filarmonica romana e presidente della Società internazionale di musica contemporanea. Nato il 16 luglio 1904 nella cittadina laziale di Zagarolo - da una famiglia di modeste origini - fin da ragazzo cominciò, come autodidatta, a studiare e cantare in un coro. A quindici anni iniziò a lavorare in un negozio di strumenti musicali. Più tardi, seguì studi regolari al conservatorio di Roma, dove insegnò poi composizione dal 1939. Fra le letture giovanili, Pascal lo colpì, suggerendogli di essere “più riservati che si può, con quanto ne consegue” come confessò dettando il suo “Autoritratto” pubblicato nel 1991. Messosi in luce con la “Partita” (1932), Petrassi si affermò rapidamente come autore, attento soprattutto agli sviluppi della tradizione europea. In quegli anni la lezione degli italiani Malipiero e Casella e gli esempi di Stravinskij e di Hindemiti lo portarono verso un neoclassicismo segnato da solida compattezza architettonica, come nell’“Ouverture da concerto” (1931) e nell' “Introduzione e allegro” (1933) per violino e undici strumenti. Nelle composizioni con partecipazione corale mise a punto uno stile suggestionato dall'arte barocca, romana e controriformista, esemplificato da opere notevoli come il “Salmo IX” per coro, archi, ottoni, percussione e due pianoforti (1936) e il “Magnificat” per soprano, coro e orchestra. La produzione successiva rivelò un atteggiamento più meditativo e introverso, un approfondimento della tematica religiosa. Nacquero così “Coro di morti”, su testo di Leopardi, (1941), “Quattro inni sacri” (1942), i balletti “La follia di Orlando” (1943) e “Ritratto di Don Chisciotte” (1945), le opere in un atto “Il cordovano” (1949) e “Morte dell'aria” (1950), la cantata “Noche oscura” per coro e  orchestra (1950-51). Dopo il 1953, Petrassi si distinse per importanti pagine cameristiche, genere che divenne quasi esclusivo per le numerose opere dal 1960 in poi: da “Concerto” per flauto e orchestra a “Beatitudes: testimonianza per Martin Luther King”. Fra i momenti più significativi della sua carriera fu la rappresentazione al Theatre des Champes Elysees del balletto “Le portrait de Don Quijote” (1945), prima opera  italiana moderna presentata a Parigi. Petrassi ha scritto anche musiche per film quali “Riso amaro”, “Non c'e' pace tra gli ulivi”, “La pattuglia sperduta”, “Cronaca familiare”. Una caratteristica che ha sempre distinto il musicista è stata la molteplicità degli interessi culturali, dalla pittura alla letteratura, favoriti anche dall’aver sposato la pittrice Rosetta Acerbi. A lei dedicò “Estri” (1967), diventato un balletto del coreografo Aurelio Millos per il Festival di Spoleto. (A.G.)

 

 

DISPONIBILE IN INTERNET IL SITO DEDICATO ALLA BEATIFICAZIONE DI MADRE TERESA DI CALCUTTA. ALL’INDIRIZZO WWW.MOTHERTERESACAUSE.INFO, I FEDELI TROVERANNO INFORMAZIONI UTILI SULLE MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE ALL’EVENTO

CHE SI SVOLGERA’ IL 19 OTTOBRE A ROMA IN PIAZZA SAN PIETRO.

 

ROMA. = É già on line il sito Internet ufficiale dedicato alla beatificazione di Madre Teresa di Calcutta. All'indirizzo www.motherteresacause.info sono disponibili tutte le informazioni su date, modalità di partecipazione, eventi in programma e testimonianze in 3 lingue: italiano, inglese e spagnolo. La beatificazione di madre Teresa avverrà a Roma, a San Pietro, il prossimo 19 ottobre, in concomitanza con altri tre eventi: la Giornata Missionaria Mondiale (che si celebra lo stesso giorno); il 25mo anniversario dell’elezione di Giovanni Paolo II al soglio pontificio (16 ottobre); la conclusione dell'Anno del Rosario. Si prevede che alla cerimonia saranno presenti centinaia di migliaia di fedeli provenienti da tutte le parti del mondo. Per facilitare la partecipazione, il sito internet offre la possibilità di prenotare i biglietti, inviando un messaggio o un fax al numero indicato sulle pagine web. Il sito, che è gestito dalla Postulazione, presenta anche una dichiarazione dell’attuale superiora suor Nirmala, succeduta alla madre Teresa nel governo dell'Istituto: "Il suo esempio - dice la religiosa - aiuti tutti noi a impegnarci seriamente sul cammino della santità: ad amare Dio, a rispettare ed amare ogni essere umano". Il sito Internet offre anche una biografia della suora più conosciuta del mondo ed alcune lettere e documenti sulla sua vita spirituale. In particolare sono citate le lettere in cui Madre Teresa scrive di aver percepito la chiamata a vivere la sua missione fra i poveri dell'India e quelle in cui descrive il "silenzio di Dio", esperienza di aridità e dolore, da lei provata per tanti anni. (M.A.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 marzo 2003

 

 

- A cura di  Giada Aquilino -

 

L'Iraq consegnerà tra una settimana un rapporto sul gas nervino Vx e sull'antrace. Lo ha annunciato il portavoce dell'Onu a Baghdad, Hiro Ueki, precisando che la decisione sul documento è maturata durante le discussioni fra gli ispettori delle Nazioni Unite e i responsabili tecnici iracheni, avvenute ieri sera, dopo che Baghdad aveva annunciato la scoperta di grandi quantità di antrace e tracce di gas nervino. Nel frattempo, prosegue anche oggi l’eliminazione dei missili Al Samoud 2. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Quattro missili sono stati eliminati sabato ed altri sei ieri, su un totale di circa 120. Ma se Washington segnalerà l’intenzione di attaccare, gli altri Al Samoud non saranno distrutti e potrebbero essere usati nell’eventuale conflitto. Secondo il governo americano, l’unico sviluppo che potrebbe evitare l’intervento militare sarebbe il disarmo completo e quindi Washington continua a premere sul Consiglio di Sicurezza dell’Onu affinché approvi la nuova risoluzione per aprire la porta all’uso della forza. Ieri il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin ha ribadito l’opposizione a questo testo, pur evitando di minacciare il veto, e il quotidiano britannico The Observer ha accusato l’intelligence americana di spiare i Paesi membri del Consiglio. Il Palazzo di Vetro, nel frattempo, ha rivelato che si aspetta 600 mila rifugiati in caso di scontro. Nella regione del Golfo, intanto, la tensione sale. Gli Stati Uniti sostengono che i caccia iracheni abbiano violato per due volte la no-fly zone nel sud del Paese e si siano spinti verso il territorio saudita, arrivando ad un passo dallo scontro aereo. I jet anglo-americani hanno colpito ancora strutture a terra.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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L'Iraq deve “fare di più, offrire una cooperazione maggiore e più attiva” alle ispezioni dell'Onu. E’ il monito del presidente francese Jacques Chirac, nel discorso al Parlamento algerino. Chirac, nella prima storica visita di un presidente francese nell'Algeria indipendente, ha ribadito inoltre che la Francia sostiene il disarmo iracheno “nella pace”.

 

Il fronte del no alla guerra in Iraq cresce anche in Pakistan. Ieri decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Karachi, la più grande città del sud del Paese, rispondendo così all’appello dei principali partiti islamici. Durante la sfilata non sono mancati slogan contro gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Intanto sempre in Pakistan, Khalid Sheikh Mohammed, numero tre dell’organizzazione terroristica Al Qaeda e “cervello” degli attentati dell’11 settembre, è stato interrogato ieri dalle autorità locali e da ufficiali statunitensi.

 

Massiccia incursione israeliana in un campo profughi a sud della città di Gaza, nel quale vivono 25 mila palestinesi. Il bilancio degli scontri tra soldati israeliani e combattenti palestinesi è di 8 morti. Sentiamo Graziano Motta:

 

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Decine di carri armati e reparti di fanteria hanno investito la scorsa notte il campo profughi di El Bureij: nell’operazione è stato arrestato uno dei capi del braccio armato di Hamas, collaboratore del comandante Mohammed Taha, accusato di vari attentati e di traffico d’armi, e demolito due case abitate da attivisti della rivolta. Anche altri edifici sono stati coinvolti: una donna è rimasta sepolta sotto le macerie. Viva la resistenza incontrata dai soldati, come testimonia il bilancio dei palestinesi morti, tra cui un ragazzo di 13 anni. Nell’azione sono rimasti feriti pure due soldati israeliani. Sempre nel contesto di operazioni militari contro il movimento fondamentalista Hamas, nelle ultime ore c’è stata un’analoga operazione nella Striscia di Gaza, a Khan Yunes, con tre palestinesi uccisi. Sono avvenute inoltre incursioni a Nablus e la scorsa notte, dopo mesi, sono ripresi gli spari di palestinesi dalla zona di Betlemme contro il quartiere residenziale ebraico di Gilo, alla periferia di Gerusalemme. Agli spari hanno reagito i soldati: non si segnalano vittime.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Quattro guardie del corpo del capo dell'Amministrazione cecena filorussa, Akhmad Kadyrov, sono rimaste uccise insieme a tre agenti russi in un attentato della guerriglia cecena. Kadyrov, probabile candidato alla presidenza dopo il referendum costituzionale del 23 marzo indetto dai russi, è uscito illeso dall'attacco che è avvenuto sabato sera, ma se ne è avuta notizia solo oggi. Intanto, il presidente indipendentista Aslan Maskhadov ha invitato tutti i ceceni a continuare la lotta e a respingere il referendum voluto da Mosca.

 

Filippine. Dieci ribelli separatisti musulmani del Fronte Moro di Liberazione Islamico (Milf) sono stati uccisi dai militari mentre si apprestavano a far saltare alcuni piloni delle linee elettriche nel sud del Paese. I soldati erano stati schierati da ieri nei pressi delle città di Datu Paglas e di Baluan, sull'isola meridionale di Mindanao, dopo che gli abitanti avevano segnalato la presenza in zona dei ribelli. Il Fronte Moro la scorsa settimana aveva sabotato una linea dell'alta tensione, lasciando al buio 18 milioni di persone.

 

Ancora notizie di violenze provengono dalla Repubblica Democratica del Congo. I ribelli della Coalizione democratica congolese-Movimento di liberazione (Rcd-Ml), capeggiata da Mbusa Nyamwisi appoggiato da alcuni reparti dell'esercito ugandese, avrebbero massacrato 500 persone a Logoro, nell’est del Congo ex-Zaire. Lo ha dichiarato Jean Pierre Bemba, il leader del Movimento di liberazione del Congo (Mlc). Uno dei ‘signori della guerra’, Thomas Lubanga, ha inoltre precisato che le uccisioni sarebbero avvenute tra il 24 e il 25 febbraio.

 

In un clima di grande attesa, oggi in Ulster è il giorno del vertice che i primi ministri britannico Tony Blair e irlandese Bertie Ahern tengono a Belfast con le delegazioni di tutti i partiti politici nordirlandesi. L'obiettivo è quello di presentare un nuovo piano per l’assetto futuro dell’Ulster e per la piena applicazione degli accordi del Venerdì Santo del 1998. Sentiamo Enzo Farinella:

 

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Il partito Sinn Fein - braccio politico dell’Esercito repubblicano nordirlandese - dovrà assicurare che i paramilitari nazionalisti dell’Ira non ricorreranno mai più alla guerriglia e alla violenza e che quindi la guerra è finita per sempre. In cambio, il governo irlandese annuncerebbe la smilitarizzazione del territorio del Nord, con lo smantellamento delle sue torri vistose e del suo apparato militare, e ulteriori riforme nel campo della polizia e dei diritti umani. Gli unionisti dovrebbero impegnarsi a loro volta a non far cadere il governo di coalizione e quindi a mantenere il loro impegno per strutture durature nel Nord Irlanda. C’è un cauto ottimismo - questa è la grande novità - che il tentativo odierno possa aver successo e riportare quindi un clima di maggiore tranquillità per l’Ulster.

 

Da Belfast, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.

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“Non siamo in grado di capire quale fosse lo scopo del viaggio di Desdemona Lioce e Mario Galesi”. Lo ha detto oggi a Firenze il procuratore aggiunto Francesco Fleury, a proposito delle indagini su quanto avvenuto ieri sul treno ‘Roma-Firenze’: da un normale controllo della Polizia ferroviaria è scaturito un conflitto a fuoco tra agenti e due terroristi, appunto Lioce e Galesi. Un agente e lo stesso Galesi sono morti nello scontro. Mercoledì ad Arezzo si terranno i funerali di Stato per il poliziotto. Intanto Desdemona Lioce, che è stata arrestata, si è dichiarata prigioniera politica. Sentiamo Giampiero Guadagni:

 

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Erano latitanti da anni, indagati anche per l’omicidio del professor D’Antona, i due brigatisti rossi che ieri mattina hanno risposto ad una normale operazione di controllo dei documenti sul treno ‘Roma-Firenze’ sparando ed uccidendo l’agente della polizia ferroviaria Emanuele Petri, 48 anni. L’arma usata dai terroristi è una pistola 7.65, lo stesso calibro di quella mai trovata e usata per uccidere nel ’99 il professor D’Antona e l’anno scorso il professor Biagi. Inquirenti e magistrati stanno in queste ore verificando i legami tra le vicende, anche in attesa degli esami dei reperti balistici. E comunque il ministro dell’Interno, Pisanu, assicura che ora per gli omicidi D’Antona e Biagi non si brancola più nel buio. Ma c’è naturalmente molta preoccupazione tra tutte le forze politiche e sociali, tanto più che i due brigatisti diretti ad Arezzo stavano con tutta probabilità organizzando un nuovo attentato.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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