RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 25 - Testo della
Trasmissione di sabato 25 gennaio 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Il centenario della morte di
Leone XIII aperto dal cardinale Kasper a Perugia.
Avviata a Firenze
l’attività del nuovo organismo comunitario sulla condizione dei bambini in
Europa.
A
due giorni dall’audizione all’Onu degli ispettori sul disarmo iracheno, gli
Stati Uniti avvertono i cittadini all'estero ad essere pronti ad evacuazioni improvvise
Mentre nei Territori proseguono le violenze,
l’Egitto tenta di convincere gli estremisti palestinesi ad abbandonare il
terrorismo, Intanto Israele si prepara alle elezioni legislative
Un impegno a non abbandonare le idee che ha
portato avanti tutta una vita. Questo il senso dell’intervento del neo
presidente brasiliano Lula da Silva davanti ai 100.000 del 3° Forum sociale mondiale
di Porto Alegre.
25
gennaio 2003
LE
FAMIGLIE CRISTIANE , “BUONA NOVELLA PER IL TERZO MILLENNIO”.
DAL
VATICANO, IN COLLEGAMENTO VIDEO CON MANILA,
IL
PAPA HA RIVOLTO UN MESSAGGIO DI SALUTO AI 350 MILA PARTECIPANTI
AL
QUARTO INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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Fedele alla propria vocazione, testimone della verità che
la riguarda, unita nella preghiera: sono le tre caratteristiche che possono
rendere le famiglie cristiane una “buona notizia per il terzo millennio”, “una
pagina di Vangelo scritta per il nostro tempo”. Con queste parole, grazie ad
uno speciale collegamento televisivo in diretta con le Filippine, Giovanni
Paolo II si è rivolto questa mattina alla terminata platea del Luneta Park
Manila, dove è in corso da tre giorni il quarto Incontro mondiale delle
famiglie, con persone provenienti da 75 Paesi.
(musica)
Davanti a un maxischermo installato nella Sala Clementina,
in Vaticano, il Papa ha dapprima seguito con attenzione lo svolgersi del
programma - con musica, danze, testimonianze di padri, madri e figli di ogni
parte del pianeta - quindi ha subito esclamato: “Carissime famiglie cristiane: annunciate con gioia al mondo intero il
tesoro meraviglioso di cui, come chiese domestiche, siete portatrici!”. Il tesoro,
ha detto, è la luce di Cristo, l’amore che scaturisce dal dono reciproco tra i
coniugi, dalla loro accoglienza dei figli. Tre sono gli ambiti indicati dal
Papa alle famiglie perché esse siano “buona notizia” per il millennio appena
iniziato. Anzitutto vivere “con impegno” la vocazione al matrimonio. Un
sacramento, ha osservato il Pontefice, “che vi rende capaci di amare”:
“STAND FIRM IN THE ONE CONVICTION ...
Rimanete sempre ancorati a questa
certezza, la sola che può dare senso, forza e gioia alla vostra vita: l'amore
di Cristo non si allontanerà mai da voi, non verrà mai meno la sua alleanza di
pace con voi”.
“Nel vostro cammino non siete soli”, ha ripetuto ancora
Giovanni Paolo II, pur riconoscendo le difficoltà quotidiane della vita
domestica, che possono manifestarsi sotto forma di insidie, tensioni,
sofferenza, stanchezza. Le famiglie cristiane - ed ecco il secondo ambito -
possono e devono essere testimoni convinti e coerenti della “verità sulla
famiglia”. Essa, ha soggiunto il Papa, “è patrimonio dell’umanità, è un bene grande e sommamente apprezzabile,
necessario per la vita, lo sviluppo e il futuro dei popoli”:
“I URGE YOU, DEAR CHRISTIAN FAMILIES ...
Raccomando a voi, care famiglie
cristiane, di testimoniare con la vita di ogni giorno che, pur tra tante difficoltà
ed ostacoli, è possibile vivere in pienezza il matrimonio come esperienza colma
di senso e come “buona notizia” per gli uomini e le donne del nostro tempo.
Siate protagonisti nella Chiesa e nel mondo”.
Infine, il terzo ambito, quello della preghiera. Giovanni
Paolo II ha definito la preghiera in famiglia “garanzia di unità, in uno stile
di vita coerente con la volontà di Dio”. Il Rosario, ha ribadito il Pontefice,
è preghiera “della e per la famiglia”, in particolare in questo anno dedicato a
questa preghiera mariana. Nell’indicare la città spagnola di Valencia come sede
del quinto Incontro mondiale delle famiglie, nel 2006, il Papa ha concluso
lasciando alle famiglie una consegna:
“WITH GOD’S HELP, MAKE THE GOSPEL ...
Con l’aiuto di Dio, fate del Vangelo
la regola fondamentale della vostra famiglia e della vostra famiglia una pagina
di Vangelo scritta per il nostro tempo!”
(musica)
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Un grande applauso è esploso a Manila, al termine del
messaggio di Giovanni Paolo II. Ed allora, per immergerci nel clima di
entusiasmo e di festa dell’Incontro mondiale delle famiglie, cediamo la parola
a padre Gianfranco Grieco, che si trova nella capitale filippina:
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Al Luneta Park di Manila, dove nel 1995 Giovanni
Paolo II incontrava oltre 5 milioni di giovani per la Giornata mondiale della
gioventù, si è concluso poco fa l’incontro di testimonianze e di festa dei 5
mila delegati giunti da 81 Paesi del mondo per il IV Incontro mondiale delle
famiglie, promosso dal Pontificio Consiglio per la famiglia. Via satellite si è
stabilito un incontro tra Giovanni Paolo II e le oltre 350 mila persone
presenti qui al Luneta Park. Preghiere, canti, testimonianze, musiche e
danze, liturgia della luce, accensione del cero pasquale, migliaia e migliaia
di lampade accese nella notte di Manila, per testimoniare al mondo la missione
della famiglia cristiana all’alba del terzo millennio.
Al Papa, hanno espresso i loro sentimenti di riconoscenza
i cardinali Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la
famiglia e legato Pontificio, l’arcivescovo di Manila, il cardinale James Sin.
Lungo è stato l’applauso dell’Assemblea quando il Papa ha dato l’annuncio del V
Incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Valencia, in Spagna, nel 2006.
Dall’Asia, quindi, all’Europa per rievangelizzare il mondo attraverso la famiglia
e con la famiglia.
Da Manila,
per la Radio Vaticana, padre Gianfranco Grieco.
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IL
PAPA OGGI POMERIGGIO NELLA BASILICA DI
SAN PAOLO FUORI LE MURA,
PER I
VESPRI A CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA
PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
Come
già annunciato, il Papa lascia oggi pomeriggio il Vaticano e si reca nella
Basilica di San Paolo fuori le Mura, per presiedere la celebrazione dei Vespri,
a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Il rito, che avrà inizio alle ore 18.00, consiste
esattamente nei Secondi Vespri della Solennità della Conversione di San Paolo,
che ricorre oggi, e sarà accompagnato dai canti in gregoriano del Coro della
Cappella Sistina. Il Santo Padre pronuncerà l’omelia nel corso della
celebrazione, alla quale sono invitati in particolare il clero e i fedeli della
diocesi di Roma.
Ricordiamo inoltre che la Radio Vaticana trasmetterà la
cronaca diretta del rito dalla Basilica di San Paolo, a partire dalle ore
18.00, per la zona di Roma, sulla modulazione di frequenza di 105 MHz e
sull’onda media di 585 kHz, con il commento in italiano.
Il Papa
ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Monterrey, in
Messico, presentata dal cardinale Adolfo Antonio Suàrez Rivera, per raggiunti
limiti di età. Giovanni Paolo II ha quindi nominato arcivescovo metropolita di
Monterrey il presule mons. Francisco Robles Ortega, finora vescovo di Toluca.
In Niger, il Pontefice ha accettato la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di
Niamey, presentata dal vescovo mons. Guy Romano, redentorista, in conformità
alla norma canonica relativa a “infermità o altra grave causa”. Come nuovo vescovo
di Niamey, il Santo Padre ha nominato il presule francese mons. Michel
Christian Cartatéguy, della Società delle Missioni Africane, finora ausiliare
della stessa diocesi.
In Myanmar, il Papa ha nominato ausiliare della diocesi di
Pathein il sacerdote 49enne John Hsane Hgyi, rettore del Seminario maggiore
nazionale birmano di Yangon, elevandolo alla dignità vescovile.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Così apre il giornale: “Fate
della vostra famiglia una pagina del Vangelo scritta per il nostro tempo!”. In
collegamento con Manila, Giovanni Paolo II ha affidato ai partecipanti al IV
Incontro mondiale delle Famiglie un’“entusiasmante consegna”. All'interno, il
dettagliato resoconto dei diversi momenti del solenne avvenimento.
Preghiera “della” e “per la”
famiglia è il titolo del pensiero dedicato all'Anno del Rosario.
Sempre in prima, la tragica
notizia della morte di quattro bambini, trucidati in Uganda dai ribelli del
“Lra”, che hanno sferrato un attacco ad una missione cattolica.
Nelle vaticane, una pagina
dedicata alla Settimana di preghiera per l'Unità dei cristiani. In questo
contesto, l'approfondito contributo del cardinale Saraiva Martins dal titolo
“Ecumenismo, santità e missione”.
L'intervento dell'arcivescovo
Julian Herranz alla sessione della Giornata accademica promossa dal Pontificio
Consiglio per i Testi legislativi, a vent'anni dalla promulgazione del nuovo
Codice di Diritto Canonico.
Una monografica, a cura di
Alfredo Marranzini, sul tema: “8 maggio 1960-1961: un ‘Anno del Rosario’
per l'85 anniversario dell'arrivo a Pompei dell'immagine della Vergine”.
Nelle pagine estere, Iraq: si
rafforza nella comunità mondiale il no alla “guerra ad ogni costo”.
Medio Oriente: confronto al
Cairo tra le fazioni palestinesi per cercare di frenare le violenze.
Venezuela: il “Gruppo dei Paesi
amici” ha espresso totale sostegno al piano negoziale dell'ex presidente
statunitense e Premio Nobel per la pace, Carter.
Nella pagina culturale,
un'intervista di Gaetano Vallini al professor Numa Cellini sull'umanizzazione
della medicina e sul rapporto medico-paziente. Il titolo all'intervista è:
“Passare dall'altra parte della cartella clinica”.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema della giustizia.
Lutto cittadino a Torino per la
morte di Giovanni Agnelli.
Fiat: con l'accomandita
presieduta dal fratello Umberto, delineato il futuro della famiglia e del
gruppo.
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DOMANI, DOMENICA 26 GENNAIO, E’ LA 50.MA GIORNATA
MONDIALE DEI LEBBROSI:
UNA
PIAGA ANCORA PERSISTENTE E CHE NON SI RIESCE A DEBELLARE.
CON
NOI, UN APOSTOLO DEI LEBBROSI IN INDIA, PADRE CARLO TORRIANI
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Servizio di Giovanni Peduto -
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La lebbra esiste ancora. Più di un nuovo caso al minuto,
dieci milioni di persone ancora segnate dal male: queste le cifre essenziali di
una malattia che colpisce le fasce più povere dei Paesi a basso reddito. Esiste
una cura efficace ma non si dispone di un vaccino. La lebbra non è vinta, come
afferma il dottor Suniil Deepak nel suo messaggio in occasione di questa 50.ma
Giornata mondiale dei malati di lebbra. Secondo i dati dell’Organizzazione
mondiale della sanità, nel 1991 i nuovi casi di lebbra diagnosticati nel mondo
erano 609 mila; nel 2001, dieci anni dopo, la cifra è salita a 761 mila.
Con noi, il padre Carlo Torriani del Pime, che da 33 anni
lavora a Bombay, in India:
D. – Padre, si può fare qualcosa per debellare
definitivamente questo male?
R. – Ce lo eravamo proposto, tutte le organizzazioni
internazionali, per l’anno Duemila ma, come lei stesso ha detto, non ci siamo
riusciti. Riusciamo a curare i lebbrosi, riusciamo a prevenire l’infermità ma
purtroppo, non avendo ancora il vaccino, non riusciamo ad interrompere la
trasmissione.
D. – Lei lavora in India. Qual è la situazione in questo
Paese?
R. – La situazione è ancora di emergenza, perché su
quattro ammalati al mondo tre sono in India e quindi si pone il problema in
maniera numerica molto alta.
D. – Padre, qual è la psicologia, il rapporto che
intercorre tra il malato di lebbra e chi lo aiuta?
R. – Generalmente, noi ci mettiamo dalla parte dei
benefattori, di coloro che aiutano e senz’altro i malati di lebbra ce ne sono
riconoscenti. Ma da parte mia, come sociologo, mi sono sempre chiesto perché i
malati di lebbra sono sempre stati rigettati, ed ho scoperto una risposta
psicologica che per noi sono l’immagine della morte, e per me è stato, questo,
un messaggio di liberazione, perché se non ci conciliamo con la morte mentre
siamo in vita, non riusciamo neppure a vivere senza paura.
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PUBBLICATO IN UN LIBRO IL CARTEGGIO PRIVATO
TRA IL
GIOVANE KAROL WOJTYLA
E
L’AMICO FILOSOFO STEFAN SWIEZAWSKI
Sono lettere che documentano 50 anni di vita e di storia,
da quando Karol Wojtyla era un giovane sacerdote, fino a dopo la sua elezione a
Pontefice, quelle pubblicate di recente dalla casa editrice cattolica polacca
Biblos. Il volume, 406 pagine dal titolo “Pełny Wymiar” – “Dimensione
completa” – contiene il carteggio
privato tra il futuro Papa e il suo carissimo amico filosofo, Stefan
Swiezawski, oggi 95.enne, ma anche la corrispondenza tra quest’ultimo e altri
due sacerdoti. Uno di essi, Tadeusz Federowicz, ora scomparso, era stato a
lungo guida spirituale del Papa. Ascoltiamo, al microfono di Adriana Masotti,
il teologo polacco, don Janusz Krolikowski.
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R. – Questo libro, in un certo senso possiamo dire che è una
testimonianza del dialogo. Un dialogo a tre livelli: con il mondo intorno, per
capire il mondo e trovare in questo mondo la strada della fede, della Chiesa,
della vita personale ... Si nota una profonda preoccupazione per la capacità
del discernimento di ‘sentire’ con il mondo. La seconda dimensione è il dialogo
con la Chiesa. L’oggetto di interesse di tutte le persone che scrivono, è
proprio la Chiesa: come sentire la Chiesa e come aprire la strada verso la
Chiesa nel mondo di oggi. Questo secondo aspetto è, per così dire, più
importante soprattutto quando uno di questi autori – cioè Karol Wojtyla –
diventa Pontefice. Poi, ci sono anche momenti personali: possiamo dire che in
quelle lettere si riflette, in un certo senso, il dialogo che ognuno porta a
compimento, soprattutto con se stesso. Quindi, abbiamo quello che è stato
espresso nel titolo del libro: “La piena dimensione”, la piena dimensione del
dialogo.
D. – In alcune lettere del prof. ... a Giovanni Paolo II
troviamo alcune critiche nei riguardi della Chiesa polacca. Il professore scrive:
“Più vado avanti negli anni, più amo la Chiesa ma anche più divengo
anti-clericale”. E il Papa sembra condividere questo atteggiamento. Lei che ne
dice?
R. – E’
un’affermazione un po’ forte, direi. Il Papa presenta la sua preoccupazione per
la ricezione del Concilio Vaticano II in Polonia. Il Papa vede molto bene
quello che è stato fatto, anche se nel dialogo con il professor Swiezawski
accetta quei punti critici che gli presenta il professore, come mancanze della
Chiesa in Polonia. Ad esempio, uno scarso coinvolgimento dei laici, o la Chiesa
poco aperta al dialogo con i laici, la Chiesa che non sempre si preoccupa di
mettere in atto la riforma liturgica: non è – forse – una critica, ma comunque
una forte preoccupazione per la Chiesa nel momento attuale.
D. – C’è in questo volume qualche elemento inedito della
vita e della persona del Papa?
R. –
Punti poco conosciuti sono forse le relazioni personali, perché da quelle
lettere riceviamo un’immagine del Papa come un uomo umanissimo: vediamo l’uomo
che vive l’amicizia, che ricorda la famiglia, che gli sono cari ricordi
riguardanti il passato ... questa forte condivisione della vita delle persone:
come si sente la moglie del professore, i suoi figli, i suoi nipoti ... vediamo
questo sentimento profondo di amicizia. Eventi straordinari non ne troviamo,
forse tranne quello per cui prima dell’elezione di Karol Wojtyla a vescovo di
Roma, il professor Swiezawski gli aveva comunicato la sua convinzione secondo
cui sarebbe stato eletto Papa.
D. –
Professor Krolikowski, cosa vuole mettere in evidenza ancora di questa raccolta
di lettere private?
R. –
Quello che – almeno per me – è molto importante in questo libro è proprio
l’attenzione del Papa alla voce degli altri; si vede che lui ascolta
profondamente quello che gli dicono gli altri. La discussione con il professor
Swiezawski come si manifesta da queste lettere la troviamo ad esempio espressa
nell’enciclica “Fides et Ratio”.
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SULL’ATTACCO
ALL’IRAQ DIVERSE LE POSIZIONI
ALL’INTERNO
DELLA NATO E DELL’EUROPA
-
Intervista con Federico Eichberg -
Mentre
gli Stati Uniti continuano i preparativi per l’attacco all’Iraq, nel resto
della comunità internazionale ferve il dibattito sull’atteggiamento da avere
nella crisi irachena. All’interno della Nato, la Gran Bretagna conferma il suo
ruolo di tradizionale alleato di Washington, mentre Francia e Germania si
affidano a nuovi tentativi diplomatici per evitare una nuova guerra nel Golfo.
Altri Paesi, come Italia e Spagna, dichiarano il proprio appoggio
all’intervento americano, ma sottoponendolo alla decisione preventiva dell’Onu
e dei rispettivi parlamenti; posizioni, queste, che si riflettono nei rapporti
all’interno dell’Unione Europea. Ma si può parlare effettivamente di spaccatura
tra gli alleati occidentali? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Federico
Eichberg, ricercatore del Centro Militare di Studi Strategici:
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R. – Anche i Paesi che hanno dimostrato maggiore vicinanza
alle posizioni statunitensi non si sono, comunque, finora espressi in maniera
precisa sull’ipotesi di attacco senza una risoluzione delle Nazioni Unite.
Questo rimane ancora oggi lo spartiacque vero tra favorevoli e contrari; nel
senso che si attende la conclusione dell’itinerario e dei tempi previsti dalle Nazioni
Unite. A quel punto, forse, si potrà parlare eventualmente di una spaccatura.
D. – Si può parlare di divisione anche all’interno
dell’Europa?
R. – Il ruolo assunto da Francia e Germania è sicuramente
un duro colpo alla voce unica europea; ma era già successo nel ’98, quando la
Gran Bretagna decise di appoggiare il bombardamento all’Iraq, anche in
quell’occasione senza ascoltare gli alleati europei. Sicuramente questo
significa che da parte europea si cerca di rispondere ad una minaccia potenziale,
non secondo la dottrina della guerra preventiva, ma secondo la dottrina
tradizionale della proporzionalità alla minaccia e all’offesa. E’ difficile
individuare il principio di proporzionalità nel momento in cui una minaccia è
solo potenziale; il principio della proporzionalità si applica ad un’offesa
concreta. Allora, affrontare una minaccia come quella irachena con i metodi
della cosiddetta hard security statunitensi, contraddice questo
principio della proporzionalità, mentre gli europei sono più propensi ad un
ruolo di mediazione, attraverso il quale fronteggiare la minaccia irachena, non
secondo il ricorso all’uso della guerra, ma secondo tutte le altre strategie di
soft security che maggiormente si addicono a questa situazione.
D. – Un attacco all’Iraq, con le truppe anglo-americane
impegnate sul terreno e il resto dei Paesi occidentali a guardare, che cosa
significherebbe per il futuro dei rapporti, sia all’interno della Nato che
della comunità internazionale?
R. – Bisogna immaginare l’attacco all’Iraq come un
fotogramma nell’azione di Enduring Freedom che è iniziata in
Afghanistan, è proseguita – a riflettori spenti – in altri Paesi: nelle
Filippine, in Indonesia, in qualche misura nello Yemen, in Somalia attraverso
azioni di corpi speciali; Enduring Freedom continuerà anche dopo l’Iraq,
semmai ci sarà questa guerra, e, quindi, su quel banco di prova gli Stati Uniti
chiameranno nuovamente gli alleati. In altri casi, sicuramente in maniera meno
eclatante, ma comunque l’impegno su questi teatri riveste un’importanza – se
vogliamo – quasi maggiore rispetto a quella del teatro iracheno. Per quanto
riguarda l’Europa: sicuramente questo è un colpo che inciderà sui lavori della
Convenzione – questo è evidente – e che potrà far riflettere sulla proposta
fatta dal governo italiano di accorpare con la carica di presidente del
Consiglio dell’Unione Europea anche la carica di rappresentante della politica
estera. Sarebbe un passo deciso verso un’unica voce.
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25
gennaio 2003
MAGGIOR
IMPEGNO PER FAVORIRE LA CRESCITA GLOBALE DELLE OPPORTUNITA’:
E’
L’ESORTAZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
D’EUROPA, MONS. AMÉDÉE GRAB, CONTENUTA IN UN MESSAGGIO INDIRIZZATO
AI PARTECIPANTI AL VERTICE ECONOMICO MONDIALE
DI DAVOS
SAN GALLO.= Sempre più uomini
e donne devono poter godere “in pienezza il dono della vita e tutto ciò che
questo dono racchiude e dischiude”. Così, il vescovo Amédée Grab, presidente del Consiglio delle
Conferenze Episcopali d'Europa (Ccee) nel messaggio inviato alle personalità
della politica e dell’economia riunite in questi giorni a Davos, in Svizzera,
per il Vertice economico mondiale. Il presule sottolinea il ruolo di chi
pubblicamente assume responsabilità politiche, economiche e scientifiche per
“accrescere le opportunità a disposizione” di tutti gli esseri umani. D’altro
canto, il presidente della Ccee esprime l’auspicio che “la ricerca del bene
comune” superi quei rischi che a volte hanno dato luogo a “decisioni
compromettenti” la dignità di milioni di vite umane. “Tali rischi – rileva –
non debbono scoraggiare ma responsabilizzare”, giacché “la memoria di errori e
di colpe non va rimossa ma assunta e convertita in impegno più umile e più intenso”.
Esortando i leader riuniti a Davos a “continuare in modo coraggioso e con
spirito critico il loro impegno”, mons. Grab volge così il pensiero alla
drammatica situazione nel Vicino Oriente. E’ necessario, si legge nel
messaggio, “un grande sforzo di responsabilità e di dialogo, di apertura e di
ferma resistenza ai soprusi, perché si allarghi quanto più possibile l’area in
cui vigono le condizioni giuridiche e sociali utili ad una convivenza civile
tra le persone e tra le nazioni”. Nel riecheggiare le parole del Papa nel
recente discorso al Corpo diplomatico, il presidente della Ccee chiede quindi
alle società libere di ricercare “ogni possibile forma pacifica per la difesa
ed il ristabilimento dei diritti e delle libertà”. (A.G.)
IN
OCCASIONE DEL CENTANARIO DELLA MORTE DI PAPA LEONE XIII,
IL
CARDINALE KASPER HA IERI UFFICIALMENTE APERTO A PERUGIA L’ANNO LEONINO
PERUGIA.
= Si è aperto ieri ufficialmente nella suggestiva cornice della Sala dei Notari
del palazzo comunale dei Priori di Perugia, l’anno delle celebrazioni culturali
del centenario della morte di Leone XIII, il Papa dell’enciclica “Rerum novarum”. Nella città umbra il
futuro Leone XIII, al secolo Gioacchino Pecci, nato il 2 marzo 1810 a Carpineto
Romano, fu vescovo dal 1846 al 1878.
Diverse autorità civili e numerosi cittadini hanno gremito la storica
sala per prendere parte all’incontro con il cardinale Walter Kasper, presidente
del Pontificio Consi-glio per la promozione dell’unità dei cristiani, che ha
ricordato come il pontificato di Papa Leone XIII rappresenti l’alba dell’ecumenismo.
(A.L.)
RAGGIUNTO L’ACCORDO TRA LA NESTLE’ E IL GOVERNO
DELL’ETIOPIA:
LA
MULTINAZIONALE ALIMENTARE RINUNCIA AL RISARCIMENTO
CHIESTO
PER L’ESPROPRIAZIONE DI UNA SUA AZIENDA AVVENUTA NEL 1975.
SODDISFAZIONE
DELL’ONG INGLESE, OXFAM, CHE HA PROMOSSO
LA
CAMPAGNA INTERNAZIONALE IN FAVORE
DEL
PAESE AFRICANO AFFLITTO DA UNA TREMENDA CARESTIA
ADDIS
ABEBA.= Una vittoria significativa a favore dei più poveri. La multinazionale
alimentare Nestlé aveva richiesto all’Etiopia, Paese allo stremo per la carestia,
un risarcimento di 6 milioni di dollari per l’espropriazione nel 1975 di una azienda
alimentare, l’Elidco, della holding svizzera. Quarantamila lettere di
protesta - in seguito a una campagna internazionale promossa dalla Ong inglese Ox-fam
- hanno convinto il colosso elvetico ad accontentarsi di 1 milione e mezzo di
dollari (prima offerta di Addis Abeba per risolvere il contenzioso). Ieri,
rappresentanti della Nestlé e del governo etiope, alla presenza di delegati
della Oxfam, hanno sottoscritto un’intesa. I portavoce della multinazionale
hanno tenuto a precisare che l’ammontare del risarcimento verrà reinvestito nel
poverissimo Paese in programmi di lotta alla fame. Un gesto importante visto
che solo tre mesi fa la Nestlé sembrava sorda alle vibranti proteste della
società civile, sostenendo che il risarcimento fosse “una questione di
principio” e che era nell’interesse dell’Etiopia assolvere al suo debito per
non scoraggiare altri investitori stranieri. “E’ una grande vittoria che
dimostra come neanche la Nestlé sia immune dalla pressione della pubblica
opinione”, ha commentato Phil Bloomer dell’Ong inglese. D’altro canto, va
rilevato che mai la grande multinazionale aveva ceduto a tali sollecitazioni,
nonostante numerose campagne di boicottaggio in particolare per le aggressive
politiche commerciali finalizzate alla diffusione del latte in polvere nei
Paesi in via di sviluppo a scapito di un ben più benefico allattamento dal seno
materno. L’Oxfam suggerisce alla multinazionale - che trae il 40 per cento dei
suoi profitti dal caffè solubile - di fare il primo passo pagando ai produttori
di caffè etiopi un prezzo più equo per i loro raccolti. Una delle cause della
crisi economica in cui versano molti Paesi africani è infatti la svalutazione
del caffè, il cui prezzo sul mercato internazionale è calato del 50 per cento
in tre anni. (A.G.)
“LA
CONVENZIONE EUROPEA E LE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA
DALL’EST ALL’OVEST”. E’ IL TEMA DI UN SIMPOSIO PROMOSSO
DAL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE. L’INCONTRO AVRA’ LUOGO
LUNEDI’
PROSSIMO, ALL’ATENEO PONTIFICIO
REGINA APOSTOLORUM
ROMA. =
All'inizio del terzo millennio, il continente europeo pone degli interrogativi
sulla sua condizione attuale, la sua storia e il suo futuro. Su questi temi si terrà lunedì prossimo a Roma il
simposio “La convenzione Europea e le radici cristiane dell’Europa dall’Est
all’Ovest” organizzato dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, dall’Ateneo
Pontificio Regina Apostolorum e dalla Fondazione Guilé. Il Congresso, nella
sede universitaria, sarà focalizzato sull’analisi delle radici storiche che hanno
modellato l'Europa durante i secoli e il complesso dei valori religiosi
cristiani che ne hanno determinato il tessuto culturale. In un mondo che cambia
rapidamente ed in mezzo a situazioni complesse, l'Europa cerca la sua identità,
il suo ruolo, i suoi rappresentanti. Con le nuove frontiere aperte verso Est,
l’Europa finalmente inizierà a respirare con entrambi i polmoni del vecchio
Continente. Si realizzerà così il sogno enunciato da Giovanni Paolo II
nell’enciclica “Slavorum apostoli”, di vedere unita l’Europa di San Benedetto a
quella dei Santi Cirillo e Metodio. Al simposio interverranno, tra gli altri,
mons. Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e
Pace; il vicepresidente della Convenzione Ue, Giuliano Amato; i parlamentari
Lamberto Dini e Antonio Tajani; il rappresentante del governo italiano alla
Convenzione, Gianfranco Fini. Un altro incontro sui comuni valori cristiani dei
popoli europei, intitolato “Costituzione e secolarizzazione”, si terrà
mercoledì prossimo alle ore 16.30 presso la sala del refettorio della Camera
dei deputati. Il seminario, organizzato dalla Biblioteca centrale del Cnr e
dall’Istituto di ricerche sui problemi dello Stato e delle istituzioni, prende
spunto dalla pubblicazione del volume del costituzionalista Pietro Giuseppe
Grasso “Costituzione e secolarizzazione”, che nell’occasione verrà presentato
al pubblico. (A.L.)
AVVIATA A FIRENZE L’ATTIVITA’ DEL NUOVO ORGANISMO
COMUNITARIO SULLA CONDIZIONE DEI BAMBINI IN
EUROPA
FIRENZE.=
Una nuova iniziativa a livello europeo a favore dei minori. Si tratta dell'European
network of national observatories on childhood, un nuovo organismo comunitario
nato per coordinare il monitoraggio sulla condizione di bambini e ragazzi. Tale organismo ha iniziato la sua
attività presso l'Istituto degli Innocenti a Firenze. Tra i primi appuntamenti,
un seminario sui minori stranieri non accompagnati, che si terrà in Italia, in
autunno, durante il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea. Verrà
anche pianificata la creazione di un sito internet comune e la messa in rete
delle conoscenze dei vari osservatori. All'incontro di presentazione del nuovo
organismo hanno preso parte i rappresentanti di sette degli otto Stati membri
dell'Unione che hanno aderito alla rete di coordinamento (Belgio, Danimarca,
Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Spagna), assente il Portogallo, assieme
ai rappresentanti di altri sette Stati
europei che siedono per adesso in qualità di osservatori: Germania, Olanda,
Regno Unito, Svezia, Finlandia, Austria e Grecia. (A.G.)
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- A cura di Salvatore Sabatino -
E’ un
clima di attesa quello che si respira negli Stati Uniti per l’audizione, lunedì
prossimo all’Onu, dei capi degli ispettori sul disarmo iracheno, Blix ed El
Baradei. Ma tutto sembra pronto per un nuovo attacco al regime di Saddam
Hussein. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
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Washington ha inviato un messaggio alle sua ambasciate
avvertendo i cittadini all’estero di tenersi pronti per evacuazioni d’emergenza
che potrebbero diventare necessarie in caso di guerra. La Casa Bianca ha
confermato che considera l’Italia uno degli alleati disposti a sostenere
l’intervento e ha rivelato che il presidente Bush, nel discorso sullo stato
dell’Unione di martedì, parlerà delle prove del riarmo di Saddam. Il “Los Angeles
Time” ha però scritto che Stati Uniti e Gran Bretagna stanno considerando
di dare più tempo agli ispettori per convincere la comunità internazionale.
Ieri, infatti, il premier tedesco Schroeder e il leader russo Putin hanno
ribadito la convergenza delle loro
posizioni. Da Baghdad il figlio di Saddam, Udai, ha risposto alle accuse di
Washington dicendo che “se gli americani attaccheranno pagheranno un prezzo
inimmaginabile al confronto del quale l’11 settembre sembrerà un pic-nic”. Ma
il capo dell’Agenzia Onu per l’energia atomica, El Baradei, ha cercato di
raffreddare gli animi dicendo che finora gli iracheni meritano un buon voto per
la collaborazione offerta agli ispettori, anche se ieri hanno detto che gli
scienziati non vogliono farsi interrogare in privato.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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E
cresce la tensione in tutta l’area mediorientale. Questa mattina in Kuwait
colpi di fuoco sono stati sparati da sconosciuti contro un convoglio militare
statunitense su una strada a sud della capitale. I proiettili non hanno per
fortuna causato vittime.
Mentre
Israele si prepara alle elezioni legislative di domani, l’Egitto sta tentando
una difficile mediazione tra fazioni palestinesi moderate ed estremiste con lo
scopo di convincere queste ultime ad abbandonare qualsiasi azione terroristica
e riallacciare il dialogo con lo Stato ebraico. Intanto nei Territori è stata
un’altra giornata di violenze con un bilancio di 5 palestinesi uccisi. E questa
mattina l'esercito israeliano ha fatto saltare con la dinamite quattro piccoli
ponti che collegavano a Gaza la cittadina di Beit Hanun, rimasta ora
completamente isolata. In questo modo - ha spiegato un portavoce dell'esercito
- , i miliziani intregralisti di Hamas non potranno raggiungere la zona di Beit
Hanun, da dove lanciano spesso razzi contro centri abitati israeliani adiacenti
alla Striscia di Gaza. Sugli scontri delle ultime ore ci riferisce Graziano
Motta:
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Il più grave scontro a fuoco tra guerriglieri e soldati
nella zona del Monte Ebal, che domina la città di Nablus, capoluogo della Samaria
mentre l’operazione israeliana più importante vede tuttora impegnate nella
striscia di Gaza reparti di fanteria, blindati e del genio con l’obiettivo di
rastrellare una zona da dove nelle ultime ore i palestinesi hanno lanciato tre
missili e due proiettili di mortaio sul territorio d’Israele presso la
cittadina di Zerot. Sul piano politico continuano nei Territori le
manifestazioni di sostegno a Saddam Hussein. Ieri le più affollate si sono
svolte a Rafah e a Nablus. Intanto al Cairo prosegue, tra grandi difficoltà, il
tentativo egiziano di convincere 12 organizzazioni politiche della rivolta
palestinese a sospendere per un anno gli attentati suicidi contro Israele al
fine di consentire una riattivazione del dialogo di pace. Come all’inizio della
settimana, anche ieri le organizzazioni fondamentaliste hanno ribadito
l’intenzione di continuare a combattere fino a costringere gli israeliani al
ritiro totale dai Territori. Analogo
proposito è stato ribadito dallo sceicco Nashrallh, capo dei guerriglieri fondamentalisti
libanesi.
Da Gerusalemme per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Cresce la preoccupazione in tutto il mondo per possibili
nuovi atti terroristici. Una cellula della rete di Bin Laden, pronta a sferrare
attacchi chimici, è stata smantellata ieri in Catalogna. Lo ha annunciato il
primo ministro spagnolo, Jose Maria Aznar, specificando che sono 16 gli uomini
finiti in manette. Nelle stesse ore in Germania sono state controllate nel
corso di un’operazione speciale più di 1.200 persone e circa 800 veicoli. Nello
stato americano del Connecticut, invece, ha preso il via il piano di
vaccinazione anti-vaiolo messo a punto dal governo statunitense per 500 mila
lavoratori della sanità.
Un
impegno a non abbandonare le idee che ha portato avanti tutta una vita e a ben
considerare un governo definito “il più onesto della storia del Brasile”.
Questo il senso dell’intervento del neo presidente brasiliano Lula da Silva
davanti ai 100.000 del 3° Forum sociale mondiale di Porto Alegre. Parlando
della sua odierna trasferta a Davòs, dove è in corso il World Economic Forum,
Lula ha assicurato che il viaggio in Svizzera non costituisce una revisione dei
propri convincimenti. Il servizio di Maurizio Salvi:
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Andrò in Svizzera – ha indicato – per dire che il mondo
odierno è malato, che bisogna attuare un cambiamento radicale e soprattutto che
di fronte a questo quadro non ci vuole una guerra, ma la comprensione tra la
gente. Non avrò pace – ha concluso – fino a quando ci sarà gente al mondo che
mangia 5 volte al giorno e altra nel Terzo Mondo che passa anche 5 giorni senza
mangiare. Le molte migliaia di persone presenti lo hanno applaudito
freneticamente ed anche l’ex presidente portoghese Mario Soares e il premio
Nobel per la pace argentino, Adolfo Peres Esquivel, hanno chiesto alla comunità
internazionale di aiutarlo. Solo il leader dei “senza terra” brasiliani,
Joao Pedro Stedile, ha insistito sul fatto che a suo parere Lula perde tempo ad
andare Davòs, dove rischia solo di dare una copertura morale ai ricchi del
mondo, che non possono fare granché per modificare un modello che essi stessi
hanno creato.
Da Porto Alegre, Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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E a Davòs cresce l’attesa anche per l’intervento del
segretario di stato americano, Colin Powell, giunto questa mattina in Svizzera.
Il capo della diplomazia di Washington pronuncerà il suo discorso domattina,
discorso sicuramente incentrato sulla crisi irachena. Powell sempre nella
mattinata di domani incontrerà il ministro degli Esteri svizzero Micheline
Calmy Rey, decisamente contraria all'intervento contro il regime di
Baghdad.
''Tradurre in fatti le
promesse'' dell'accordo di pace. Questo l’appello del presidente francese,
Jacques Chirac, all’apertura oggi a Parigi del vertice sulla Costa d'Avorio,
dopo l’intesa di riconciliazione firmata due notti fa dalle parti ivoriane a Marcoussis,
non lontano dalla capitale francese. Il vertice dei capi di Stato africani, a
cui partecipa anche il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, durerà due
giorni e dovrà condurre alla ratifica dell'accordo.
La Corea del sud, che nei giorni scorsi aveva annunciato
la partenza di due inviati per Pyongyang, con il compito di trattare con le
autorità nord coreane, ha reagito alla notizia della convocazione di un vertice
di emergenza dell'Aiea chiedendo all'Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica
di attendere oltre la data del 3 febbraio per riunire il consiglio dei
governatori. Nel frattempo nella delicata crisi è intervenuta anche Mosca. Il
vice ministro degli Esteri russo, Lossioukov ha riferito ieri di ritenere
“prematuro” portare il caso nord coreano all’attenzione del Consiglio di
Sicurezza, favorendo invece “un dialogo bilaterale” fra Washington e Pyongyang,
come chiesto da quest’ultima.
Nulla di fatto nella Repubblica Ceca per le elezioni
presidenziali. Le due Camere del Parlamento non sono riuscite neanche ieri ad
eleggere un successore per il Presidente della Repubblica, Vaclav Havel.
Nessuno dei due candidati, Vaclav Klaus e Jaroslava Moserova, ha, infatti,
ottenuto la necessaria maggioranza dei deputati e senatori riuniti in seduta
comune a Praga. Entro i prossimi 14 giorni dovrà essere fissata la data per una terza giornata di votazioni.
Il mondo della finanza e della politica italiana, e non
solo, si è stretto attorno alla famiglia Agnelli, per la morte del presidente onorario della Fiat
e senatore a vita, Giovanni Agnelli. L’avvocato è scomparso ieri dopo una lunga
malattia: avrebbe compiuto 82 anni il prossimo 12 marzo. Domani i funerali nel
Duomo di Torino.
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