RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 23 - Testo della Trasmissione di giovedì 23 gennaio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La preoccupante diffusione delle sette ed i rischi del sincretismo religioso, temi forti del discorso di Giovanni Paolo II ai vescovi brasiliani dello Stato di San Paolo in visita “ad Limina”.

 

Vent’anni fa il nuovo Codice di Diritto Canonico. Domani solenne commemorazione in Vaticano: intervista con l’arcivescovo Juliàn Herranz.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’impegno della Chiesa per la piena unità dei cristiani, riproposto ieri dal Papa all’udienza generale: un commento del cardinale Roberto Tucci.

 

Ricca di eventi la seconda giornata dell’Incontro mondiale delle famiglie a Manila, apertasi con l’intervento del cardinale Macharski, arcivescovo di Cracovia.

 

Da oggi alla Pontificia Università Lateranense, il quarto Convegno interdisciplinare su scienza e fede: con noi, il teologo don Piero Coda.

 

Confronto a distanza tra i grandi del mondo e i movimenti no global, a Davos e Porto Alegre: ai nostri microfoni, l’economista Alberto Quadrio Curzio.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La grande figura di Paolo VI, cantore appassionato della Chiesa e illuminato fautore del dialogo ecumenico, rievocata da mons. Tarcisio Bertone a 25 anni dalla morte di Papa Montini.

 

No ad una eventuale guerra in Iraq, dalla Conferenza delle Organizzazioni Cattoliche Internazionali, riunita a Parigi.

 

Inaugurata a Roma dal cardinale Sebastiani nella Parrocchia di San Pio X una cappella dedicata a padre Pio.

 

Realizzato a Butembo, nella Repubblica Democratica del Congo,  con la collaborazione della diocesi di Noto, il Centro nutrizionale “Giorgio Cerruto”.

 

Si concluderà domenica mattina in Piazza San Pietro la “Carovana della pace” dei ragazzi dell’Azione Cattolica.

 

24 ORE NEL MONDO:

La Francia dice no ad una nuova guerra del Golfo. Lunedì a Bruxelles l’Ue parlerà della crisi irachena.

 

Oggi al Cairo, al via i colloqui tra diversi gruppi palestinesi.

 

Olanda: i democristiani del premier Balkenende si preparano ad un nuovo governo, dopo aver vinto le politiche di ieri.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 gennaio 2003

 

 

LA PREOCCUPANTE DIFFUSIONE DEL FENOMENO DELLE SETTE IN BRASILE

E I RISCHI INSITI NEL SINCRETISMO RELIGIOSO,

TEMI FORTI DEL DISCORSO DEL PAPA AI VESCOVI BRASILIANI

DELLO STATO DI SAN PAOLO,

RICEVUTI STAMANI AL TERMINE DELLA VISITA AD LIMINA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Il sincretismo è “dannoso quando compromette la verità del rito cristiano e l’espressione della fede a detrimento di un’autentica evangelizzazione”. E’ la riflessione offerta da Giovanni Paolo II ai vescovi brasiliani dello Stato di San Paolo, ricevuti al termine della visita ad Limina. Il Papa si è soffermato sulla diffusione delle sette nel Paese latinoamericano e sul rapporto tra Chiesa e cultura afro-brasiliana. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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E’ “urgente sostenere la fede dei cristiani, dando loro la possibilità di una continua formazione religiosa”. Così, Giovanni Paolo II ha esortato i presuli brasiliani a contrastare la diffusione delle sette nel Paese sudamericano. Un fenomeno, ha rilevato, che rappresenta una “sfida a rinnovare lo stile di accoglienza nelle comunità ecclesiali e uno sprone ad una nuova e coraggiosa evangelizzazione”, capace di offrire “forme adeguate di catechesi”. La formazione, dunque, quale strumento per consolidare nei fedeli “l’esercizio della vita cristiana”, accrescendo “lo spirito di autentica fraternità”.

 

Il Pontefice ha poi rivolto l’attenzione all’Eucaristia, “centro della pastorale per irradiare la sua forza sovrannaturale in tutti gli ambienti cristiani”. Nell’evan-gelizzazione, nella catechesi e nelle molteplici azioni caritative. Ma anche nell’impegno per il rinnovamento sociale e nel rispetto della vita e dei diritti di ogni persona. Di qui, l’importanza - nella celebrazione dell’Eucaristia - delle preghiere, dei riti e di tutto il simbolismo della liturgia. Per tale ragione, ha avvertito, la manipolazione di questi elementi “incide negativamente sulla pedagogia della fede”. D’altro canto, una “retta e attiva partecipazione liturgica, nel rispetto delle norme approvate dalla Chiesa”, contribuisce a rafforzare la fede dei cristiani. Il Papa non ha così mancato di esortare i vescovi a “conservare la genuina celebrazione della liturgia”. Ed ha espresso l’auspicio che venga dato “nuovo impulso ai valori dell’Eucaristia tanto nella Santa Messa quanto nelle differenti manifestazioni eucaristiche” dove è possibile trovare una maggiore intimità con il Signore, perché il “Regno di Dio è in mezzo a noi”. La celebrazione eucaristica, ha aggiunto, “non può e non deve trasformarsi in un’occasione per rivendicazioni di impronta politica”.

 

Anche il tema della “religiosità popolare” è stato al centro dell’attenzione nel discorso di Giovanni Paolo II. In quanto “sacramento dell’unità”, ha detto, le celebrazioni della Chiesa devono seguire le regole stabilite dall’autorità competente. Ha perciò messo in guarda da “un’errata applicazione dei valori della creatività e della spontaneità nelle celebrazioni” che non devono “alterare i riti, i testi e soprattutto il significato del mistero che si celebra nella liturgia”. Al tempo stesso, ha rilevato, come la realtà del Brasile sia caratterizzata dalla presenza di vari gruppi culturali. Una realtà, questa, che richiede un atteggiamento sensibile e prudente. In tale contesto, Giovanni Paolo II ha indicato la particolare attenzione che va rivolta alla cultura afro-brasiliana. Certo, ha constatato il Pontefice, “l’interazione tra il cristianesimo e i costumi e le tradizioni” afro-americane sono una peculiarità propria del Paese. Preoccupante, invece, l’eccesso di taluni elementi della cultura brasiliana nelle cerimonie liturgiche. Ecco allora la necessità, evidenziata dal Papa, di mantenere un’adeguata e prudente vigilanza di alcuni riti. La Chiesa, ha proseguito, guarda con interesse alle diverse religioni ma considera “nocivo il relativismo di una pratica comune”, così come “la commistione tra esse”, giacché pone in pericolo l’identità della fede cattolica. Un pensiero particolare è stato infine rivolto alle popolazioni indigene del Brasile. Il Santo Padre si è rallegrato per la pastorale diocesana di alcune chiese particolari che contribuiscono alla difesa dell’identità e dei valori della comunità indigena.

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ALTRE UDIENZE

 

Oltre al gruppo di vescovi brasiliani in visita “ad Limina”, il Papa ha ricevuto stamani in udienza il presule ungherese mons. Péter Erdo, arcivescovo di Eszttergom-Budapest.

 

Nella giornata di ieri, il Pontefice ha ricevuto l’arcivescovo di Genova, Tarcisio Bertone, e il nunzio apostolico in Portogallo, arcivescovo Alfio Rapisarda.

 

 

DOMANI NELL’AULA NUOVA DEL SINODO IN VATICANO LA SOLENNE COMMEMORAZIONE DEI 20 ANNI

 DALLA PROMULGAZIONE DEL NUOVO CODICE DI DIRITTO CANONICO,

AVVENUTA IL 25 GENNAIO 1983

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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La Giornata accademica avrà come titolo: “Vent’anni di esperienza canonica: 1983-2003” e sarà presieduta dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. In fine mattinata, è prevista l’udienza con il Santo Padre. L’incontro, che proseguirà nel pomeriggio, ha come finalità di fare il punto sullo sviluppo della scienza canonica e della legislazione ecclesiastica nell’ultimo ventennio e, nello stesso tempo, sottolineare il valore insostituibile della legislazione canonica - garante della giustizia intra-ecclesiale - nella vita e nel governo pastorale del Popolo di Dio.

 

Sarà fatta quindi una valutazione sull’attività legislativa e scientifica svoltasi durante il presente ventennio per meglio comprendere l’esperienza della prassi giuridica della Chiesa in questo lasso di tempo. Seguirà una valutazione sull’incidenza della legge ecclesiastica negli ambiti di capitale importanza della vita della Chiesa, con l’obiettivo di considerare la valenza pastorale del nuovo Codice.

 

Saranno relatori i decani delle sette facoltà di diritto canonico di Roma, e sono stati invitati a partecipare i cardinali, i superiori ed officiali dei dicasteri della Santa Sede, i docenti e gli studenti delle facoltà e cattedre di diritto canonico delle università ecclesiastiche e civili di Roma, nonché altri cultori ed operatori del diritto della Chiesa.

 

E’ ora con noi l’arcivescovo Julián Herranz, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, per alcune domande:

 

D. - Eccellenza, Giovanni Paolo II insiste sulla valenza attuale degli insegnamenti del Vaticano II di fronte alle sfide del Terzo Millennio. In quale rapporto si trovano il Codice di diritto canonico e il Concilio?

 

R. - In un rapporto di assoluta complementarietà. Giovanni XXIII, nell’annunciare il Concilio il 25 gennaio 1959, disse che la riforma della legislazione ecclesiastica del Codice sarebbe stata il coronamento del Concilio. Per cui è evidente che, essendo il Codice l’applicazione disciplinare del Concilio, tutta la validità che hanno i documenti conciliari ce l’ha anche il Codice di fronte anche all’evangelizzazione nel terzo millennio.

 

D. - Nel suo magistero, il Papa fa riferimento alla normativa canonica. Ricorda una sua particolare espressione che riassume il significato e il valore del diritto nella vita della Chiesa?

 

R. - Sì. Ha fatto due considerazioni, spesso nel Magistero, che penso si possano riassumere così: il diritto nella Chiesa è di origine divina, perché Gesù ha fondato la Chiesa non soltanto come una comunità spirituale di fede, speranza e carità ma anche come una società giuridicamente strutturata, organicamente strutturata in forma gerarchica. Ogni società ha bisogno di leggi e anche l’ordinamento canonico è l’ordinamento di giustizia all’interno del popolo di Dio. E la seconda considerazione che il Papa spesso ricorda è che il diritto non è soltanto un mezzo per l’esercizio dell’autorità, è anche un mezzo per esplicitare e rendere operativi diritti e doveri di tutti i fedeli nella Chiesa. Questo è molto importante, perché il nuovo Codice ha positivizzato - in base anche alla dottrina del Vaticano II - una serie di diritti e doveri. Per esempio: c’è il diritto fondamentale dei fedeli a ricevere dalla gerarchia ecclesiastica, dall’autorità della Chiesa, beni spirituali della Chiesa, per esempio i sacramenti, in primo luogo i sacramenti. Un fedele ha diritto, quando vuole confessarsi, riconciliarsi con Dio e con la Chiesa, di trovare un confessore. L’autorità ecclesiastica ha il dovere di dare le norme necessarie perché questi confessori ci siano in tutte le parrocchie, in tutti i luoghi aperti al culto pubblico.

 

D. - Quali soluzioni ha suggerito la giustizia ecclesiale per la delicata vicenda dei sacerdoti americani accusati di pedofilia?

 

R. - Semplicemente, si è limitata a ricordare che nel diritto universale della Chiesa vi sono già i mezzi per la soluzione giusta. Questa soluzione giusta significa che devono essere tutelati i diritti di tutti, i diritti - ovviamente in primo luogo - delle vittime; in secondo luogo, i diritti dei pastori delle comunità che sono state toccate da questi delitti orrendi, ma anche i diritti di coloro che vengono accusati come colpevoli. Cosa succede? Succede che bisogna fare - e questo lo fa molto bene il diritto canonico - qualcosa che è fondamentale in ogni ordinamento giuridico che appartenga alla civiltà del diritto. Tre cose: prima, che sia accertata la veridicità dei fatti, perché le accuse possono essere anche non vere; accertare la colpevolezza delle persone e assicurare il diritto di difesa, tramite un processo giusto. Queste cose si trovano già nel diritto processuale della Chiesa e si trova anche la sanzione contro questo orrendo tipo di delitto che è la sanzione più grave che possa capitare ad un chierico, ed è la dimissione dallo stato clericale. Questa non è una norma che la Santa Sede o la Chiesa hanno provveduto a fare adesso; questa si trova già nel Codice promulgato nel 1983, e che adesso commemoriamo, ma si trovava anche in tutta la legislazione precedente della Chiesa. Per secoli la Chiesa non è stata per niente tollerante con queste cose. Ma vorrei aggiungere una cosa, ed è che questi delitti, dei quali si parla tanto nei media, riguardano una percentuale minima - minima! - dei sacerdoti. Lei si riferiva agli Stati Uniti: non arriva all’1 per cento. E invece, per mesi sono stati infangati, sia l’immagine della Chiesa che l’immagine del sacerdozio cattolico, forse perché a qualcuno potrebbe far comodo far perdere credibilità morale al magistero della Chiesa cattolica.

 

D. - Il recente documento della Congregazione per la dottrina della fede circa la partecipazione dei laici alla vita politica, inquadra un problema nuovo, non regolato dal Codice ...

 

R. - No. Il Codice lo ha regolato con lo stile sobrio che è proprio della legislazione giuridica, ma vorrei leggerle un canone nel quale tutto è contenuto. E’ il canone 227: “E’ diritto dei fedeli laici che venga loro riconosciuta nella realtà della Città Terrena quella libertà che compete ad ogni cittadino. Usufruendo tuttavia di tale libertà, facciano in modo che le loro azioni siano animate dallo spirito evangelico e prestino attenzione alla dottrina proposta dal magistero della Chiesa”.

 

D. - La partecipazione dei laici nella vita della Chiesa è stato uno dei punti cruciali della discussione e delle decisioni del Vaticano II: il Codice ha risposto adeguatamente alle attese conciliari?

 

R. - Certamente, in forma molto varia. Non abbiamo tempo ma dall’enunciato fondamentale che si trova nella Lumen gentium, il fondamento è che c’è nella Chiesa una uguaglianza fondamentale quanto alla dignità e all’azione, vuol dire che i fedeli tutti hanno il diritto e il dovere di partecipare attivamente alla vita e alla missione della Chiesa. Quando si parla - e si è parlato ultimamente tanto della chiamata universale alla santità e all’apostolato - questo non è altro che esplicitare in termini dottrinali quello che è una realtà, anche canonica. Lei troverà molti canoni che parlano dei diritti-doveri fondamentali di tutti i fedeli, di tutti i battezzati, e poi anche dei diritti e doveri specifici a seconda della condizione canonica, secondo il sacramento che si è ricevuto, sia quello dell’Ordine sia quello del Matrimonio ... Da questi sacramenti scaturiscono doveri e diritti specifici. E tra questi ce ne sono tanti su come i fedeli possono partecipare nella missione della Chiesa, sia nelle strutture dell’organizzazione ecclesiastica, sia fuori nelle strutture dell’ordine temporale, perché la secolarità è una componente essenziale della missione apostolica e anche della spiritualità del laico.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

“L'Eucaristia celebrata secondo la dottrina della Chiesa edifica la fede”: è il titolo che apre la prima pagina, in riferimento al discorso di Giovanni Paolo II a vescovi del Brasile. All'interno, viene dato rilievo ad uno dei passi salienti del discorso, in cui il Papa sottolinea che la celebrazione eucaristica non può e non deve trasformarsi in occasione per rivendicazioni di carattere politico, come spesso viene suggerito tramite pubblicazioni nazionali edite per la Messa domenicale.

Sempre in prima, “Quella corona che unisce l'Oriente e l'Occidente” è il titolo del pensiero di Andrea Riccardi dedicato all'Anno del Rosario.

 

Nelle vaticane, il testo della Dichiarazione congiunta della Congregazione per l'educazione cattolica e della Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo.

Due pagine dedicate al primo anniversario dell'Incontro di Preghiera di Assisi.

Una pagina sulla Settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani.

 

Nelle pagine estere, per la rubrica dell'Atlante geopolitico, un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo "Venezuela: la soluzione della crisi nelle mani della diplomazia internazionale".

Iraq: secondo Francia e Germania, le azioni unilaterali sono “contrarie alla morale internazionale”.

Riguardo al Medio Oriente, si sottolinea che “tensioni e contrasti frustrano lo sforzo di ricercare vie per la pace”.  

 

Nella pagina culturale, un contributo di Marco Testi dal titolo “Le lezioni critiche di Tommaso Landolfi”: riedita la raccolta di recensioni “Gogol a Roma”. 

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica, con particolare riguardo alle questioni dell'amnistia, dell'indulto e dell'indultino.

Il tema del terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 gennaio 2003

 

 

LA CHIESA ‘UNA’ E ‘UNICA’, COSÌ COME È STATA FONDATA DAL SIGNORE:

 L’IMPEGNO DEL PAPA PER RICOMPORRE LA PIENA COMUNIONE

 

Il dovere di ogni cristiano d’impegnarsi “con cuore puro e sincero” per ricomporre la piena comunione con i fratelli delle altre confessioni. Il richiamo fermo e sereno ieri del Papa nel suo discorso all’udienza generale in questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Rosario Tronnolone ha raccolto in proposito un commento del cardinale Roberto Tucci.

 

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A me è parso importante soprattutto che il Papa abbia ribadito in questo discorso un punto che ha fatto discutere anche le altre confessioni. C’è stata una reazione dei luterani, una degli anglicani, e recentemente un’altra reazione dei luterani non di Germania, ma di Svezia, sul punto del primato: come vedere il primato in una prospettiva di sviluppo futuro, che possa rendere più facile, in qualche modo, l’accordo delle Chiese intorno al ministero di Pietro. E la frase del discorso del Papa di ieri è questa: “Mi è parso utile proporre una riflessione comune sul ministero del vescovo di Roma, costituito perpetuo e visibile, principio e fondamento dell’unità, al fine di trovare una forma di esercizio del primato, che pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova”.

 

Questo mi sembra molto importante. Poi sul piano ecumenico sottolineerei un altro passo avanti, proprio per quanto riguarda i problemi scottanti della possibile guerra in Iraq, cioè il fatto che le autorità delle grandi Chiese sorte da riforme in modo diretto o indiretto – anglicanesimo e luteranesimo – e, in Europa, i rappresentanti di queste Chiese non in piena comunione con Roma hanno preso posizione molto nettamente contro la guerra.

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RICCA DI EVENTI LA SECONDA GIORNATA DEL IV INCONTRO MONDIALE

DELLE FAMIGLIE A MANILA, APERTASI CON L’INTERVENTO

DELL’ARCIVESCOVO DI CRACOVIA, IL CARDINALE MACHARSKI

 

- Servizio di Gianfranco Grieco -

 

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La forza morale della famiglia è la fonte della forza della Nazione, ma anche le sue debolezze, il suo crollo diventano l’inizio del crollo della Nazione. E’ questo uno dei passi più significativi che il cardinale Macharski, arcivescovo di Cracovia, ha rivolto ai 5 mila partecipanti al quarto incontro mondiale delle famiglie, aprendo la seconda giornata del Congresso teologico-pastorale. Solo nel matrimonio l’unione tra l’uomo e la donna acquista significato, valore e dimensione: non possono essere considerati tali altre unioni che non sono basate sulla comunione personale tra l’uomo e la donna e che sono caratterizzate dal fatto che essi ignorano, rimandano o perfino rifiutano l’impegno coniugale. E’ dunque compito dello Stato – ha affermato ancora il cardinale Macharski – di non cedere nella formulazione di leggi contrarie alla legge naturale e alla legge rivelata, di non cadere nella tentazione di una modernità solo apparente, di non favorire il permissivismo su questioni così importanti come il matrimonio e la famiglia.

 

Oltre al Congresso teologico pastorale si celebra in concomitanza, sempre qui a Manila, anche il Congresso per i figli. Sono 1.133 i partecipanti, così suddivisi per fasce d’età: 32 dai 15 mesi ai sei anni; 372 dai 7 anni ai 12; 729 dai 13 ai 18 anni. A questa Chiesa domestica composta da bambini, ragazzi e giovani ha fatto visita solo qualche ora fa il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia e Legato pontificio. Momenti di festa, momenti di gioia, momenti di dialogo; domande e risposte; preghiera per la pace in Terra Santa e in Medio Oriente. A tutti, il cardinale ha impartito, a nome del Santo Padre, la sua paterna benedizione.

 

Tanti i temi trattati in questa seconda giornata: famiglia e parrocchia, problema demografico in Asia e problema demografico nel mondo, famiglia e povertà del Terzo Mondo all’alba del terzo millennio, movimenti ed evangelizzazione delle famiglie, fenomeno dei migranti e dei rifugiati. Ai partecipanti hanno anche portato la loro diretta testimonianza Kiko Argüello, iniziatore del movimento dei Neocatecumenali, Salvatore Martinez, responsabile in Italia del Rinnovamento nello Spirito, Danila e Annamaria Zanzucchi del Movimento del Focolare. Tante esperienze di famiglie legate ai movimenti, che anche in Asia nel nome di Gesù continuano a compiere prodigi.

 

Da Manila, per la Radio Vaticana, Gianfranco Grieco.

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TEOLOGIA, MATEMATICA E FISICA:

 DA “NEMICHE” CULTURALI A “POLI DI DIALOGO” INTERDISCIPLINARE.

DA OGGI, ALLA LATERANENSE, IL QUARTO CONVEGNO DEL SEFIR SU SCIENZA E FEDE

 

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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La sfida di incrociare le strade del sapere prodotto dalle scienze fisico-matematiche con quello derivante dalla teologia: a raccoglierla, quattro anni fa, è stato un pool di studiosi italiani e non che hanno dato vita all’area internazionale di ricerca denominata Sefir (Scienza e fede nell’interpretazione del reale). Da allora, una serie di convegni e di seminari di studio - realizzati in collaborazione con l’Università Lateranense e con la Cei e il suo “Progetto culturale” - hanno cercato di allargare e rinsaldare l’orizzonte del dialogo interdisciplinare. Le leggi dell’universo e la metafisica, i principi della filosofia aristotelica e quelli della fisica contemporanea: cogliere ed intrecciare insieme i fili di materie un tempo giudicate inconciliabili tra loro ha visto decine di docenti universitari riunirsi puntualmente ogni anno per aggiungere un tassello a questo lavoro di alto profilo intellettuale. Come nel caso del quarto convegno iniziato questa mattina alla Lateranense, dedicato ai saperi scientifici e alle loro implicazioni più profonde rispetto alla filosofia e alla teologia. Ne abbiamo parlato con don Piero Coda, teologo e direttore del Sefir:

 

R. - Il Convegno si sviluppa attorno al rapporto che le diverse scienze hanno con la realtà, intesa nella sua dimensione ultima di profondità. Ci riferiamo a quanto Giovanni Paolo II ha esposto nella Fides et Ratio, quando sottolinea la necessità di rivendicare la capacità che l’uomo possiede di conoscere la dimensione trascendente e metafisica della verità. Dunque, in questo contesto, ci chiediamo come si collocano gli apporti, le prospettive delle diverse scienze con la teologia contemporanea.

 

D. - Informatica teorica, meccanica quantistica, biosfera da una parte. Filosofia e teologia, dall’altra: sembra difficile cogliere dei nessi, delle relazioni tra materie che agiscono in campi così diversi e distanti...

 

R. - I saperi scientifici - così come, per altri versi - la filosofia e la teologia, hanno come loro oggetto ultimo di riferimento la realtà. Poiché l’oggetto alla fine è unico, è la realtà, e il fine è quello di far crescere la conoscenza dell’uomo, è certamente possibile trovare dei punti d’incontro e di dialogo. E questa è la sfida che ci poniamo e siamo certi per la bella adesione che c’è stata da numerosi e qualificati scienziati che il cammino sarà fruttuoso.

 

D. - In che modo, don Piero Coda, il vostro lavoro porta un contributo al Magistero ufficiale della Chiesa?

 

R. – Noi siamo convinti che i risultati di questi dialoghi possono offrire utili elementi affinché il Magistero possa, con competenza anche scientifica, pronunciarsi sulle nuove frontiere del rapporto tra scienza e fede. Pensiamo all’ingegneria genetica, alla biotecnologia, eccetera.

 

D. - Scienza e fede raccontano la storia di un rapporto antico ma anche un po’ tormentato. Come è cambiato secondo lei rispetto al passato il loro modo di approcciarsi e come lo vede nel futuro?

 

R. - In questo momento storico, viviamo una situazione ambivalente. Da una parte, ci sono delle condizioni favorevoli perché, sia per gli scienziati che per i filosofi ed i teologi, è evidente la possibilità e anzi la necessità di relazioni costruttive. Dall’altra parte, sembra che l’inclinazione fondamentale sia nella direzione di una mentalità ancora molto inficiata di scientismo, di tecnocrazia. Quindi, siamo in un momento di passaggio e lavorare seriamente è assolutamente necessario per prospettare il futuro. Senza l’apporto di teologia, filosofia e scienza, il futuro dell’umanità è certamente molto oscuro. Abbiamo visto anche in questi giorni sfide drammatiche, come quella della supposta clonazione: sono tematiche assolutamente urgenti e provocatorie.

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DA OGGI SINO AL 28 GENNAIO SI DISCUTE SUI TEMI DELLA MONDIALIZZAZIONE

 NEI FORUM PARALLELI DI DAVOS E PORTO ALEGRE

- Intervista con Alberto Quadrio Curzio -

 

Confronto a distanza tra i grandi del mondo e i movimenti “no global” sui temi dell’economia, dello sfruttamento ambientale, del rapporto tra Paesi ricchi e in via di sviluppo e altro. Se ne discuterà da oggi sino al 28 gennaio nei due forum paralleli di Davos, in Svizzera, e Porto Alegre, in Brasile. Quanto influirà sui due dibattiti il rischio della guerra in Iraq? Giancarlo La Vella lo ha chiesto all’economista Alberto Quadrio Curzio.

 

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R. – Credo che in entrambi i casi il condizionamento sarà molto forte. Lo si vede già dall’andamento dell’economia internazionale e in tutto il dibattito geopolitico al quale stiamo assistendo. Certo, io spero che si possano anche affrontare tutti i vari temi in agenda; come quelli relativi al divario tra nord e sud del mondo - relativi alla sostenibilità ambientale dello sviluppo stesso, alla cooperazione tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo, relativi agli effetti positivi e negativi della globalizzazione.

 

D. – Da più parti è stata espressa la speranza che, per la prima volta, ci sia un dialogo tra i due simposi …

 

R. – Io penso che questo dialogo sia possibile - certamente non generalizzato -perché i due approcci sono piuttosto differenti, anche dal punto di vista del metodo. Davos ha un approccio rivolto alla soluzione dei problemi, nel medio e nel breve periodo, e, naturalmente, dà una certa prevalenza all’aspetto economico. Il forum di Porto Alegre, invece, ha un approccio più di dibattito, di scambio di idee, di mobilitazione della consapevolezza sociale. Tuttavia i due aspetti possono trovare dei punti di contatto su alcune tematiche specifiche, per esempio quella ambientale. Ciò che conta - come Giovanni Paolo II e tutta la dottrina sociale della Chiesa insegnano - è avere un forte orientamento etico-ideale e poi fare delle scelte giorno per giorno, ma non certo rinunciando agli ideali. Un’altra tematica che dovrà essere in agenda a Davos riguarda quanto il mondo oggi possa essere - e debba essere a mio avviso - multipolare in un contesto di istituzioni. In tal senso segnalerei quanto ha detto recentemente Romano Prodi: “Una forte Europa è un fatto cruciale della democrazia internazionale per tutta la polarità del nostro pianeta”.

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CHIESA E SOCIETA’

23 gennaio 2003

 

 

LA GRANDE FIGURA DI PAOLO VI, CANTORE APPASSIONATO DELLA CHIESA E ILLUMINATO FAUTORE DEL DIALOGO ECUMENICO,

 RIEVOCATA DA MONS. TARCISIO BERTONE AL CONVEGNO IN CORSO A ROMA,

PER I 25 ANNI DALLA MORTE DI PAPA MONTINI E IL VII CENTENARIO DELL’UNIVERSITA’ LA SAPIENZA

 

- A cura di Paolo Salvo -

 

ROMA. = “Un cantore appassionato della Chiesa”, che “intuì l’importanza del dialogo per i cristiani”. Così l’arcivescovo eletto di Genova, mons. Tarcisio Bertone, ha sintetizzato la grande e indimenticabile figura di Paolo VI, al Convegno su “Giovanni Battista Montini: fede, cultura, università”, in corso a Roma dal 21 al 25 gennaio nel Palazzo della Sapienza. Il Convegno si tiene nel 25.mo anniversario della morte di Paolo VI, avvenuta a Castelgandolfo il 6 agosto 1978, e del settimo centenario di fondazione dell’Università di Roma, che proprio nel Palazzo della Sapienza ha la sua sede storica, luogo ove Giovanni Battista Montini si occupò della cura pastorale  dei giovani universitari cattolici. Per celebrare entrambi gli anniversari, l’iniziativa culturale è promossa dall’Università La Sapienza di Roma, dalla Pontificia Università Salesiana e dal Centro Culturale Universitario Paolo VI di Sant’Ivo alla Sapienza. Il Convegno, organizzato in collaborazione con l’Ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato di Roma e con l’Istituto Storico dell’Azione Cattolica Italiana e del Movimento Cattolico Paolo VI, riunisce accreditati studiosi  di storia contemporanea, sia civile che ecclesiastica, personalità del mondo accademico ed ecclesiale, giovani ricercatori e cultori di discipline umanistiche. Nella sua relazione, mons. Bertone ha rievocato in particolare la prima enciclica di Paolo VI, “Ecclesiam suam”, che, “manoscritta per lunghi mesi da lui stesso, indica lo stile che la Chiesa deve infondere nella sua attività quotidiana e costituisce tuttora un insegnamento per tutta la comunità cristiana”. “Dipende da ognuno di noi - ha poi osservato il presule - che la Chiesa sappia sempre rinnovarsi, essere viva e parlare al mondo”. Tre le vie indicate da Papa Montini e riproposte da mons. Bertone: “Spirituale, morale e apostolica”. Per la via “apostolica” in particolare - ha tenuto a sottolineare il neo arcivescovo di Genova - “Paolo VI ha intuito l’importanza del dialogo, che da allora è diventato parte della missione; dialogo che non sostituisce l’annuncio, ma ad esso si accompagna”. Il Convegno si concluderà sabato pomeriggio con le testimonianze su Paolo VI del giornalista Nuccio Fava e del senatore Giulio Andreotti, e con la concelebrazione eucaristica nella chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, presieduta dall’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, e accompagnata dal Coro Interuniversitario di Roma.

 

 

LA CONFERENZA DELLE ORGANIZZAZIONI CATTOLICHE INTERNAZIONALI (CICO),

COSTITUITA DA 40 ASSOCIAZIONI LAICHE PRESENTI IN PIU’ DI 150 PAESI,

 HA ESPRESSO CON UN COMUNICATO LA PROPRIA CONDANNA

AD UNA EVENTUALE GUERRA IN IRAQ

 

PARIGI. = La Conferenza delle organizzazioni cattoliche internazionali (Cico), costituita da 40 associazioni laiche presenti in oltre 150 Paesi, ha espresso con un comunicato la propria condanna ad un eventuale intervento militare in Iraq. Nell’assemblea ordinaria tenutasi a Parigi dal 16 al 19 gennaio, i dibattiti della Conferenza sono stati centrati sulle disastrose conseguenze che il conflitto provocherebbe in Medio Oriente. La contrarietà della Cico all’ipotesi della guerra deriva dagli insegnamenti cristiani e dall’analisi di questo delicato momento segnato dall’incremento delle tensioni tra il cosiddetto mondo occidentale e quello dell’e-stremismo islamico. “Un conflitto in Iraq - si legge infatti nel comunicato - avrebbe conseguenze drammatiche per la popolazione civile irachena ed aggraverebbe la difficile situazione dell’area mediorientale generando una grave instabilità mondiale”. Il testo della Cico si conclude ricordando le parole dette da Giovanni Paolo II in occasione della Giornata mondiale della pace: “La guerra - ha affer-mato il Papa in quella circostanza - è sempre una sconfitta per l’umanità”. (A.L.)

 

 

UNA NUOVA CAPPELLA DEDICATA A PADRE PIO E’ STATA INAUGURATA NELLA

PARROCCHIA DI SAN PIO X A ROMA DAL CARDINALE SERGIO SEBASTIANI,

 PRESIDENTE DELLA PREFETTURA DEGLI AFFARI ECONOMICI DELLA SANTA SEDE

 

- A cura di Francesco Maria Valiante -

 

ROMA. = Una nuova cappella dedicata a Padre Pio nel cuore di Roma. L'ha inaugurata nella parrocchia di San Pio X alla Balduina il cardinale Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede. La solenne concelebrazione eucaristica si è svolta nella serata di mercoledì 22 gennaio, giorno in cui ricorre il centenario della vestizione religiosa del frate del Gargano, canonizzato da Giovanni Paolo II lo scorso 16 giugno. Ai tantissimi fedeli e devoti che hanno gremito la chiesa parrocchiale, il cardinale Sebastiani ha riproposto “la grande lezione di santità” lasciata dal cappuccino stimmatizzato agli uomini del nostro tempo. Una “lezione” che non va soltanto “compresa”, ma soprattutto “imitata” attraverso la conversione del cuore e l'offerta quotidiana delle difficoltà e delle sofferenze. Ogni cristiano - ha esortato il porporato - è chiamato ad accogliere e a realizzare nella propria vita il messaggio dell'umile frate che, ad imitazione di Cristo, volle farsi “vittima” per i peccatori e per la salvezza del mondo. La nuova cappella benedetta dal cardinale Sebastiani nel corso della celebrazione è impreziosita da un dipinto dell'artista Ulisse Sartini che ritrae Padre Pio assorto in preghiera e in contemplazione dinanzi al Crocifisso.

 

 

E’ STATO INAUGURATO IERI A BUTEMBO, NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA

DEL CONGO, IL CENTRO NUTRIZIONALE “GIORGIO CERRUTO”

REALIZZATO CON LA COLLABORAZIONE DELLA DIOCESI DI NOTO

 

- A cura di Beatrice Luccardi -

 

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BUTEMBO (R.D.C). = E’ stato inaugurato mercoledì a Butembo, nord Kivu, a est della Repubblica democratica del Congo, il centro nutrizionale “Giorgio Cerruto”, realizzato nell’ambito del gemellaggio tra le diocesi di Noto e di Butembo Beni. Diverse autorità religiose e politiche hanno preso parte alla cerimonia, presieduta dal locale vescovo, mons. Melchisedek Sikuli. Tra queste vi erano il governatore di Beni Luvero, il sindaco di Butembo, il rettore dell’Università di Graben, don Apollinaire Malu Malu e la delegazione della diocesi di Noto, guidata da don Salvatore Giordanella e don Salvatore Cerruto. Il centro Giorgio Cerruto di Butembo, che può disporre di un terreno di 280 ettari, costituisce un progetto pilota nell’ambito della lotta alla malnutrizione, offre infatti assistenza ai bambini che presentano gravi carenze alimentari, e al contempo fornisce una articolata opera di formazione e prevenzione. Le famiglie dei bambini assistiti vengono ospitate per un periodo di almeno sei mesi e dotate di un piccolo appezzamento detto “orto familiare”, dove attuano le tecniche di coltivazione e di allevamento indicate supervisionate dagli esperti dell’Università Cattolica di Graben e della Facoltà di agraria di Catania, gemellata a quella di Butembo.

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“PUÒ SEMBRARTI STRANO MA LA PACE E’ A PORTATA DI MANO”. E’ QUESTO LO SLOGAN SCELTO DAI RAGAZZI DELL’AZIONE CATTOLICA

PER LA “CAROVANA DELLA PACE” CHE SI CONCLUDERÀ DOMENICA PROSSIMA ALL’ANGELUS DEL PAPA IN PIAZZA SAN PIETRO

 

ROMA. = I ragazzi dell'Azione Cattolica (Acr) di Roma parteciperanno domenica prossima alla “Carovana della pace” che si concluderà con l'Angelus del Papa in Piazza San Pietro. Lo slogan di quest'anno è "Può sembrarti strano, ma la pace è a portata di mano!". Le attività della giornata cominceranno alle ore 8.30 con un raduno in Piazza Navona. I partecipanti si trasferiranno con un festoso corteo per le vie del centro fino a Piazza San Pietro, dove verranno coinvolti con giochi, canti e spettacoli. Compiranno un simbolico gesto dello scambio della pace, attraverso il reciproco dono di mani, costruite nelle forme e nei materiali più fantasiosi, recanti un messaggio di amicizia e fraternità. Il cardinale vicario Camillo Ruini - accolto dalla presidenza diocesana di Ac e dai rappresentanti nazionali dell'Acr - rivolgerà un pensiero ai ragazzi, ai loro genitori e agli educatori. Alle ore 12.00 i presenti prenderanno parte alla preghiera dell'Angelus, al termine della quale il Santo Padre libererà due colombe, segno di pace. Durante la mattinata verranno raccolte le offerte dei gruppi parrocchiali per il progetto dell'associazione "Mani tese" a favore di bambini e ragazzi di alcune regioni dell'India, strappati dalle loro famiglie e utilizzati come manodopera nelle cave di calce.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

23 gennaio 2003

 

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

Si acuisce lo scontro fra Stati Uniti e Francia sulla crisi irachena. I toni si sono fatti più duri dopo la riunione franco tedesca di ieri in occasione dell’anniversario del trattato di riconciliazione tra Parigi e Berlino. Questione del contendere, l’intervento militare in Iraq. Mentre gli Stati Uniti continuano a preparare l’attacco, ieri Parigi ha espresso il proprio disaccordo su una nuova guerra del Golfo. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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Il ministro per l'ambiente francese, Bachelot, ha risposto aspramente alle parole con cui ieri il segretario alla Difesa americano, Rumsfeld, aveva definito la Francia ''vecchia Europa'', dopo l’opposizione francese all’opzione militare contro Saddam. Sulla stessa linea, il cancelliere tedesco, Schroeder, ha ribadito oggi il no della Germania a una guerra in Iraq. E il ministro degli Esteri Joschka Fischer ha rivelato che Berlino pensa di chiedere agli ispettori un secondo rapporto sul disarmo iracheno. Raffredda i toni il segretario generale della Nato, Robertson, il quale oggi ha negato che vi sia uno scontro in seno all'Alleanza atlantica sul sostegno agli Stati Uniti in un eventuale conflitto contro l'Iraq. Robertson si è detto fiducioso che le divergenze verranno ricomposte. Intanto la Cina si dice vicina alla posizione francese e spinge per una soluzione pacifica della crisi, mentre Mosca ritiene necessario che il lavoro degli ispettori per il disarmo in Iraq continui. E oggi a Istanbul c’è stata la riunione tra cinque Paesi confinanti dell'Iraq più l'Egitto per cercare di disinnescare la crisi irachena. Turchia, Arabia Saudita, Siria, Giordania, Iran e Egitto stanno lavorando a una dichiarazione comune che dovrebbe sottolineare la necessità di dare una possibilità all'azione diplomatica come alternativa a quella armata. E lunedì prossimo i ministri degli Esteri dei quattro Paesi dell’Unione europea, attualmente membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ovvero Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna, il presidente di turno dell'Unione Papandreu, il ministro degli Esteri italiano, Frattini, e l'Alto rappresentante europeo per la politica estera e di sicurezza Solana avranno a Bruxelles una riunione di coordinamento sull'Iraq.

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La violenza appare inarrestabile in Algeria, dove in questi primi 23 giorni del 2003 sono già state uccise almeno 170 persone. Gli ultimi scontri si sono verificati nei monti del Djurdjura, che si trovano in Cabilia, ad est di Algeri. Vi hanno perso la vita 8 attivisti islamici armati, mentre non si hanno più notizie di 6 militari dell’esercito, ufficialmente dispersi.

 

Una cessazione totale degli atti di violenza in Medio Oriente, da parte sia degli israeliani, sia dei palestinesi. E’ questo l’obiettivo del presidente egiziano Hosni Mubarak, che oggi a Il Cairo inaugura i colloqui tra i diversi gruppi palestinesi, dai più moderati ai più oltranzisti. Mubarak ha invocato pure la fine delle pratiche israeliane contro i palestinesi, esprimendo inoltre delusione perché il 'Quartetto' - formato da Usa, Russia, Onu e Ue - non è ancora riuscito a presentare il cosiddetto 'foglio di marcia' per il processo di pace.

 

Rischia nuovamente di precipitare la situazione tra India e Pakistan. Islamabad ha infatti ordinato oggi a quattro diplomatici indiani di lasciare il Pakistan entro 48 ore. Il provvedimento giunge all'indomani dell'espulsione, da parte di New Delhi, di quattro diplomatici pachistani. L’India ha già etichettato come “rappresaglia” la decisione delle autorità pachistane.

 

Al via oggi a Davos il World Economic Forum, il “Vertice dei grandi della Terra” che, dopo la trasferta nella New York ferita dagli attentati alle Torri Gemelle, quest’anno torna nella località svizzera. “Un altro mondo è possibile” è invece lo slogan del terzo Forum sociale mondiale, che prende il via a Porto Alegre, in Brasile.

 

Cresce il bilancio delle vittime del terremoto di martedì sera negli Stati messicani di Colima, Jalisco e Michoacán, sulla costa pacifica: ufficialmente si parla di 23 morti, ma secondo la stampa locale sarebbero almeno 28. Oltre 500 i feriti. Per la cronaca delle ultime ore, abbiamo contattato a Colima Pepe Venegas, giornalista di Radio Levy:

 

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EL PRESIDENTE DE LA REPUBLICA …

Il presidente della Repubblica Vicente Fox, facendo una valutazione dei danni con parte del suo governo, ha detto che verranno destinati 20 milioni di pesos, circa 2 milioni di dollari, per fare fronte al danno. Si parla di almeno 800 case che sono state completamente distrutte. Ma sono almeno 10 mila le case danneggiate e tutte le persone che ci abitano non vogliono tornare a dormire lì. Ho fatto un giro per il centro della città e ho visto molta gente che continua a dormire per strada; altri sono negli alberghi; altri ancora negli ospedali a vegliare i propri cari. E la gente continua ad avere paura, perché si sono registrate almeno 50 repliche di scosse, di cui due molto forti: una in particolare, di 5,8 gradi sulla scala Richter, ha provocato letteralmente il panico nella popolazione. Inoltre il terremoto ha danneggiato moltissime scuole. Sono sospese le lezioni fino a lunedì prossimo e la protezione civile sta facendo delle valutazioni dei danni in tutte queste scuole.

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Passo significativo nel processo di pace in Colombia. Si è svolto infatti ieri, in una località segreta, il primo incontro formale fra il governo del presidente Uribe e i paramilitari di estrema destra. Nel Paese, tuttavia, la tensione resta alta: un commando congiunto delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia e dell’Esercito di liberazione nazionale ha sequestrato ieri due giornalisti del quotidiano statunitense ‘Los Angeles Times’.

 

Dopo la vittoria conseguita ieri alle elezioni politiche anticipate, il partito democristiano olandese del premier uscente Jan Peter Balkenende si prepara ora ad un lungo giro di consultazioni per la formazione del nuovo governo. Due le ipotesi aperte. La prima è quella della formazione di un nuovo governo di centrodestra, con la partecipazione dei democristiani, dei liberali e dei riformatori, o anche degli otto deputati populisti rimasti alla Lista Pim Fortuyn. La seconda è invece quella di una grande coalizione con il partito laburista, che ieri ha effettuato una spettacolare rimonta da 23 a 42 seggi in Parlamento. Sul futuro politico olandese, sentiamo Marc Leijendekker, del quotidiano Nrc Handesblad:

 

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Gli elettori hanno detto “sì” ai democristiani, però hanno anche detto “sì” ai socialdemocratici, che hanno recuperato dopo la grande perdita di sette mesi fa. E questo crea una situazione abbastanza complicata, perché il primo ministro democristiano, Balkenende, ha detto che preferirebbe continuare con i liberal conservatori, ma questi ultimi non hanno guadagnato quanto previsto. Tecnicamente quindi la maggioranza è possibile, ma c’è una forte pressione per cercare di formare una coalizione fra i due grandi vincitori di ieri. Sarebbe possibile continuare con la coalizione uscente: i democristiani, i liberal conservatori e la lista Fortuyn. Però il primo ministro ha detto che, dopo le numerose liti che si sono verificate nella lista Fortuyn, non sarebbe logico continuare con una coalizione. Balkenende ha detto pure che è possibile una preferenza degli elettori verso un governo di centro sinistra, ma rimangono delle incognite sul partito socialdemocratico, che è cambiato così tanto in pochi mesi, e sul suo programma finanziario. In quest’ottica la formazione del governo appare abbastanza complicata.

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Nuove minacce pesano sull’esito dei negoziati di pace per la Costa d’Avorio in corso a Parigi, ai quali prenderà parte anche il presidente ivoriano Laurent Gbagbo, partito oggi da Abidjan. Nel Paese africano, infatti, circa 500 ribelli stanno attaccando da ieri una guarnigione dell’esercito nell’ovest del Paese. Ce ne parla Giulio Albanese:

 

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Ieri pomeriggio un portavoce dell’esercito ivoriano ha fatto sapere che nell’ovest del Paese è in corso un massiccio attacco da parte dei ribelli del Movimento popolare ivoriano del grande ovest, attivo nella zona. E come se non bastasse è stata, addirittura, segnalata la presenza di mercenari provenienti dalla confinante Liberia. Il bilancio fornito dall’esercito governativo al momento parla di 25 miliziani e 4 soldati. Sempre ieri, il ministero degli Esteri di Parigi ha reso noto che due soldati francesi sono rimasti feriti in un altro attacco avvenuto martedì sera, nell’ovest sempre della Costa d’Avorio. Un gruppo di soldati francesi è stato preso di mira da elementi non identificati. Si tratterebbe di bande armate che agiscono nei villaggi allo scopo di saccheggiare e depredare.

        

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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