RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 15 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 15 gennaio
2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
Per i
vescovi anglicani d’Inghilterra, inopportuno e prematuro un intervento militare
in Iraq.
15.ma Assemblea plenaria annuale della Conferenza dei
vescovi dell’India di rito latino.
Il nuovo governo del Kenya
procede verso l’abolizione della pena di morte.
Intervista del vescovo Mazur, titolare della
diocesi di Irkutsk, al Sir Europa.
Nuove accuse
americane all’Iraq. Bush dice di essere stanco degli inganni di Saddam, ma
resta possibile una soluzione diplomatica.
All’insegna del
dialogo la crisi nordcoreana. Aiuti di Washington a Pyongyang in cambio della
sospensione del recente programma nucleare.
Mentre nei
Territori prosegue la violenza, a Londra si discute della nuova costituzione
palestinese.
Il parlamento di
Praga vota oggi per il nuovo presidente.
Al via il
vertice di pace per la Costa d’Avorio. Tregua tra governo di Abidjan e ribelli.
15 gennaio 2003
“LA PREGHIERA SIA
DIALOGO COSTANTE CON DIO IN OGNI MOMENTO DELLA GIORNATA:
PRECEDA
L’ALBA E ACCOMPAGNI L’UOMO NEL CORSO DI TUTTA LA SUA ESISTENZA”:
COSI’ IL
PAPA NEL CORSO DELL’ODIERNA CATECHESI SUL SALMO 118 IN AULA PAOLO VI
-
Servizio di Paolo Ondarza -
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“Sia che mangiamo, sia che beviamo, annunciamo Cristo, preghiamo Cristo, pensiamo a Cristo, parliamo
di Cristo! Cristo sia sempre nel nostro cuore, sempre sulla nostra bocca!”. Con
queste parole del sermone di Sant’Ambrogio sul Salmo 118, Giovanni Paolo II ha
commentato i versetti al centro dell’odierna catechesi, pronunciata in Aula
Paolo VI alla presenza di circa 3 mila fedeli. Il componimento, la più vasta
preghiera del Salterio, è composto di ventidue strofe, che corrispondono alla
successione delle ventidue lettere dell’alfabeto ebraico.
“Ti invoco con tutto il cuore
Signore, rispondimi”, “l’orante presenta a Dio la sua intensa vita di fede e di
preghiera”. “L’invocazione
al Signore – ha spiegato il Papa – non conosce riposo perché è una risposta
continua alla proposta permanente della Parola di Dio”. Il Salmista
dapprima invoca, chiama, grida aiuto, implora
l’ascolto della sua supplica; in un secondo momento passa ad esaltare la Parola
del Signore che propone “i decreti, gli insegnamenti, la parola, le promesse,
il giudizio, la legge, i precetti, le testimonianze di Dio”. Aspetti che – ha
indicato il Pontefice – costituiscono una costellazione, quasi “una stella
polare della fede e della fiducia” dell’orante. “La preghiera” è dunque
“dialogo, che si apre già quando è notte e l’alba non è ancora spuntata”, per
continuare anche quando “l’orizzonte è fosco e tormentato”.
“Chi scongiura il Signore, faccia come se non
conoscesse l’esistenza di qualche tempo particolare da dedicare alle suppliche
del Signore, bensì resti sempre in quell’atteggiamento di supplica”.
“Certezza inconcussa” del Salmista, ha continuato il Santo
Padre, “è la vicinanza di Dio, con la sua Parola e la sua grazia. Egli non
abbandona il giusto nelle mani dei peccatori”: “A tradimento mi assediano i
miei persecutori. Ma tu Signore sei vicino”.
Ed è sempre Sant’Ambrogio a guidare il credente nella
comprensione del testo: il grande Padre della Chiesa invita ogni uomo a correre
“incontro al sole che sorge”, tutti i giorni, “perché sia Cristo la prima luce
a brillare nel segreto del suo cuore”. “E dopo – si legge nell’inno ‘al canto
del gallo’, l’Aeterne rerum conditor,
scritto dal Santo Vescovo di Milano e citato stamani da Giovanni Paolo
II – niente ti impedirà di dire: ‘I
miei occhi prevengono le veglie della notte per meditare sulle tue promesse’, e
con la coscienza a posto ti recherai ai tuoi affari”.
“Raccogliamo anche noi l’appello di sant’Ambrogio e
ogni mattina apriamo lo sguardo sulla vita quotidiana, sulle sue gioie e sui
suoi incubi, invocando Dio perché ci stia vicino e ci guidi con la sua parola,
che infonde serenità e grazia”.
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In
India, il Papa ha istituito l’eparchia di Idukki dei Siro Malabaresi, con
territorio distaccato dall’eparchia di Kothamangalam dei Siro Malabaresi, rendendola
suffraganea della Chiesa metropolitana di Ernakilam Angamaly dei Siro Malabaresi.
Come primo vescovo di Idukki, il Pontefice ha nominato il sacerdote 60enne
Mathew Anikuzhikattil, attuale rettore del Seminario minore dell’eparchia di
Kothamangalam.
Sempre in India, il Santo Padre ha pure istituito
l’eparchia di Muvattupuzka dei Siro Malankaresi, con territorio distaccato
dall’eparchia di Tiruvalla dei Siro Malankaresi, rendendola suffraganea della
Chiesa metropolitana di Trivandrum dei Siro Malankaresi.
In Brasile, il Papa ha nominato vescovo coadiutore di Carolina il francescano cappuccino padre
José Soares Filho, di 46 anni, finora economo generale del suo Ordine a Roma.
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La prima pagina presenta la
riflessione di Andrea Riccardi sul discorso di Giovanni Paolo II al Corpo
Diplomatico. Il titolo alla riflessione è “Da un Maestro di fede una grande
lezione ai politici”. L'udienza generale.
Sempre in prima, si evidenzia
che “mentre la minaccia della guerra incombe sul mondo, le sofferenze dei Paesi
prigionieri della fame richiamano tutti al dovere della solidarietà”:
nell'Africa australe 15 milioni di persone sono colpite dalla carestia e dalla
malnutrizione.
“Da settantasei anni
recito la corona del Rosario almeno tre volte al giorno” è il titolo del
pensiero di suor M. Carmela Biolchini dedicato all'Anno del Rosario.
Nelle pagine vaticane, la
Lettera del Papa al cardinale Lopez Trujillo per la nomina a Legato Pontificio
alle celebrazioni del IV Incontro Mondiale delle Famiglie (Manila, 23-26
gennaio prossimi).
Un contributo di mons.
Eleuterio Fortino sull'evento storico ed ecclesiale del Concilio di Albania del
1703: la ricorrenza sarà ricordata con un Symposium.
Un articolo sulla comunità
parrocchiale dei santi Eustachio e Antonio Abate in Montoro Superiore, in
arcidiocesi di Salerno, che si appresta a vivere la festa patronale di
Sant’Antonio Abate del 17 gennaio “con una forte impronta spirituale dell'Anno
del Rosario”.
Nelle pagine estere, Medio
Oriente: tre civili palestinesi uccisi durante incursioni israeliane.
Riguardo all'Iraq, allarmante
annuncio di Bush: “Sta scadendo il tempo concesso per il disarmo”.
Riprende il dialogo tra Seoul e
Pyongyang.
Un articolo di Gabriele Nicolò
sul coraggioso impegno dei religiosi nella Repubblica Centroafricana.
Nella pagina culturale, un
articolo di Paolo Miccoli dal titolo: "Quando la democrazia si trasforma
in un ‘vuoto contenitore’”: un volume di Sabino Acquaviva.
Nella pagina della cronaca di
Roma, il dramma del sommozzatore dei vigili del fuoco.
Nelle pagine italiane, in primo
piano, i temi dell'economia e della giustizia.
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IL DISCORSO DEL PONTEFICE AL CORPO
DIPLOMATICO:
LE
IMPRESSIONI DELL’AMBASCIATORE D’ITALIA
PRESSO LA SANTA SEDE, RANIERO AVOGADRO
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Servizio di Giovanni Peduto -
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Un
discorso di ampio respiro che abbraccia il mondo, denso di preoccupazioni per
le sorti dell’umanità, e con pressanti inviti alle nazioni a operare per la
vita, la pace e la giustizia, quello che il Santo Padre ha rivolto al Corpo
Diplomatico accreditato presso la Santa Sede lunedì scorso. Meritava
indubbiamente tornarci sopra e rileggerlo, questa volta assieme
all’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, sua eccellenza Raniero
Avogadro, che si è detto lieto e disponibile ad offrirci anzitutto una sua
impressione di massima ...
R. – Devo dire
innanzitutto che è stato un discorso forte, molto incisivo, asciutto, che ha
toccato dei temi non solo di grandissima rilevanza e attualità internazionale,
ma temi sui quali il Santo Padre ha sempre insistito, in realtà, nel corso
degli anni e anche recentemente e anche nel discorso del 1° gennaio, nella
Giornata Mondiale della Pace. Ma li ha presentati con una urgenza e una
incisività del tutto particolare, che è stata molto apprezzata da tutti i
colleghi ambasciatori, e io naturalmente ho avuto la stessa impressione.
D. – Perno del
discorso del Pontefice sono i famosi tre sì: alla vita, al rispetto del diritto
e al dovere della solidarietà. Ad essi seguono i tre no: alla morte,
all’egoismo, alla guerra. Eccellenza, il suo pensiero ...
R. – Ancora una
volta devo dire che sono temi tutt’altro che nuovi nella dottrina e nel
pensiero del Papa in tutti questi anni, nel corso del Pontificato. Ma c’è una
crescita di urgenza, una sottolineatura dell’importanza fondamentale per la
comunità internazionale di concentrarsi veramente su questi temi, di averli
presenti, a tutti i livelli, e in primo luogo i responsabili dei governi, di
coloro che hanno la gestione della politica internazionale. Quindi, soprattutto
il rispetto della vita in tutte le sue manifestazioni, in tutti i suoi
risvolti. E quindi la guerra, in primo luogo, è contro la vita; il rispetto del
diritto: anche qui, il diritto interno ma soprattutto internazionale, il ruolo
delle Nazioni Unite ... Non si può trascurare, sia pure per motivazioni molto
serie, il ruolo della comunità internazionale attraverso le sue istituzioni che
sono state create e consolidate nel corso di decenni. E quindi, il rispetto
delle procedure e dei fori internazionali. E infine, la solidarietà: la
solidarietà nella visione del Papa – e non solo del Papa – è un obiettivo
fondamentale della convivenza internazionale per superare le difficoltà, le
differenze enormi nel livello di vita, nelle condizioni sociali di tanti
popoli.
D. – Tutti
paventano questa nuova guerra all’Iraq: si può evitare e qual è la posizione
dell’Italia al riguardo?
R. – La
posizione dell’Italia è sempre stata di grande prudenza su questo.
Naturalmente, nessuno sottovaluta i rischi, i pericoli, le minacce che possono
derivare alla pace e alla convivenza da regimi o manifestazioni che poi possono
anche tradursi in un aumento del terrorismo, in un sostegno del terrorismo
internazionale, all’utilizzo di arsenali di distruzione di massa. E quindi,
nessuno sottovaluta questi aspetti e questi problemi. Naturalmente, però, il
ricorso alla guerra, alle armi, dev’essere sempre considerato con estrema
ponderazione, dopo avere esperito tutti i mezzi possibili di soluzione dei
problemi esistenti. In questo senso, la linea dell’Italia è molto vicina, direi
che coincide con la linea della Santa Sede e con l’appello del Santo Padre. Il
rispetto anche delle procedure: le Nazioni Unite hanno un ruolo che nessuno può
disconoscere e quindi lì si deve focalizzare ogni tentativo, ogni sforzo
diplomatico e politico per cercare di trovare soluzioni che evitino la guerra.
D. – Il ruolo della Santa Sede oggi, nel consesso
internazionale ...
R. –
La Santa Sede ha indubbiamente accresciuto notevolmente nel corso degli anni,
dei decenni e, in particolare, sotto questo pontificato, il suo ruolo
internazionale, sia nei fori internazionali, sia nei rapporti bilaterali, sia
in particolare per la sua immagine e la sua funzione di altissimo riferimento
morale ed etico anche per chi non sia cattolico, anche per i popoli che non
hanno la religione, che non fanno parte del mondo cattolico; ma indubbiamente
per tutti la figura del Papa, in primo luogo, e quindi il ruolo della Santa
Sede sono cresciuti. L’attenzione che si rivolge alla Santa Sede in questo
senso è certamente oggi maggiore, significativamente maggiore che nel passato.
Quindi la Santa Sede svolge e può svolgere e continua a svolgere un utilissimo
ed importante ruolo in questo senso.
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GIOVANNI XXIII, PAPA INNOVATORE, UOMO DI
PREGHIERA E FINE DIPLOMATICO
- Con noi, il rabbino Abramo Piattelli, il
prof. Andrea Riccardi e il senatore Giulio Andreotti -
“La rivoluzione di Giovanni XXIII”. E’ il titolo che ha
accompagnato l’interessante convegno dedicato a Papa Roncalli e svoltosi ieri
presso la sala Marconi della Radio Vaticana. All’incontro, promosso dalla rivista
mensile di storia contemporanea “Millenovecento”, hanno partecipato, tra gli
altri, il cardinale Achille Silvestrini e il senatore Giulio Andreotti. Il
servizio è di Barbara Castelli.
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Un tranquillo innovatore, un
uomo di preghiera e al tempo stesso un attento diplomatico. In questi termini
ieri è stata descritta la figura di Papa Roncalli, nel corso del convegno “La
rivoluzione di Giovanni XXIII”. L’incontro, promosso dal mensile
‘Millenovecento’, che ha dedicato un dossier a Papa Roncalli, si è svolto
presso la Radio Vaticana.
Il 28 ottobre 1958 il cardinale
Angelo Giuseppe Roncalli è chiamato 77.enne alla successione di Pio XII. Grazie
alla sua esperienza internazionale, maturata negli anni delle missioni
diplomatiche in Oriente e in Occidente, Papa Roncalli perseguiva il metodo del
“cercare quello che unisce per mettere, invece, da parte quello che divide”.
Nel corso del suo Pontificato disegnò con attenzione l’immagine del Papa come
vescovo, non rinunciando a guardare al mondo intero. Con straordinaria ampiezza
di vedute aprì il cammino a relazioni significative anche con i rappresentanti
di altre religioni. Al nostro microfono, il rabbino Abramo Piattelli:
“Per quanto riguarda i rapporti tra Comunità ebraica e
Chiesa cattolica, Giovanni XXIII è stato l’uomo della Provvidenza al quadrato!
Giovanni XIII è stato un personaggio di profondo rilievo nei rapporti tra
comunità ebraica e comunità cristiana”.
Ma quali sono i tratti esenziali che concorrono a definire
Giovanni XXIII un Papa innovatore? Ci risponde il professore Andrea Riccardi,
ordinario di storia contemporanea presso l’Università di Roma Tre e autore
dell’articolo pubblicato su ‘Millenovecento’.
“Questo è prima di tutto un uomo che ci crede, ed è
contento di crederci; ed è un uomo che ogni giorno si pone degli interrogativi
sulla sua vita, sulla sua coerenza, sulla sua fedeltà. E’ un uomo di preghiera.
Poi, non è un utopista, ha il senso della realtà. Allora c’è questo senso del
limite: il Papa non può far tutto. Ricevendo i membri del Sinodo romano, ad
esempio, dice: ‘Ma che cosa posso fare io per voi? Il mio programma è stato
sempre: far fare, lasciar fare, dar da fare’. D’altra parte, c’è un aspetto che
io vorrei sottolineare di Papa Giovanni, ed è quello di un grande diplomatico,
che si serve di quelle armi semplici ma efficaci di cui si può servire un
diplomatico della Chiesa. Innanzitutto, l’amicizia, questa rete di amicizie
incredibile: con i turchi, con gli israeliani ... E poi, il credere nei
rapporti umani, il fidarsi, questa ingenuità sapiente ...”.
Nel corso dell’incontro c’è
stato spazio anche per i ricordi legati alla figura del ‘Papa Buono’. Il
senatore Giulio Andreotti ha rievocato un episodio della sensibilità umana e
pastorale di Giovanni XXIII:
“Il ricordo forse più bello che io ho del Papa io l’ho
durante le Olimpiadi, quando il Papa ricevette le delegazioni. Il delegato
americano aveva con sé una figlia handicappata, in carrozzella. E il Papa, con
una dolcezza assoluta, disse: ‘Vorrei essere Cristo e dirti: Alzati e
cammina!’”.
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LA CARITAS ITALIANA IN QUESTI GIORNI DI GELO E’
FORTEMENTE IMPEGNATA
NELLE
ATTIVITA’ DI ASCOLTO, ORIENTAMENTO E ASSITENZA ALLE PERSONE
SENZA
FISSA DIMORA. IN DIFESA DELLA PACE LE CARITAS DIOCESANE,
L’AZIONE
CATTOLICA E PAX CHRISTI HANNO PROPOSTO IL 24 GENNAIO
COME
GIORNATA DI PREGHIERA E DI DIGIUNO
- Intervista con mons. Vittorio
Nozza -
La morsa di gelo che ha colpito l’Italia in questi giorni
mette a rischio la sopravvivenza delle persone senza fissa dimora. In Italia,
secondo le stime dell’Osservatorio di Milano, muoiono ogni anno circa cinquanta
senzatetto a causa del freddo e dei malori legati alle loro precarie condizioni
di vita. La Caritas italiana, l'organismo costituito nel 1971 dalla Conferenza
Episcopale Italiana, è fortemente impegnata nell’offrire alle persone che hanno
legato il loro vissuto alla strada, un contesto più adeguato alle temperature
di questi giorni. Per affrontare l’emergenza freddo, la Caritas e le altre
realtà caritative, svolgono attività di ascolto e di orientamento al buon
utilizzo dei servizi che il territorio offre. Oltre che nelle opere di
assistenza, la Caritas è molto attiva
anche nelle iniziative tese a promuovere la pace. Con questo intento le Caritas
diocesane, l’Azione Cattolica e Pax Christi hanno proposto alle loro comunità
il 24 gennaio come giornata di digiuno e di preghiera. Su questa iniziativa
ascoltiamo mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, al microfono
di Amedeo Lomonaco.
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R. – Si tratta di una iniziativa di preghiera e di digiuno
che vuol riprendere il messaggio legato alla giornata del 24 gennaio 2002,
vissuta dal Papa e dai rappresentanti delle religioni ad Assisi. L’obiettivo
dell’iniziativa è quello di riprendere quel messaggio per farlo essere dentro
una rinnovata tensione alla pace, in un contesto fortemente aggravato dai venti
di guerra che spirano in Iraq.
D. – Quali sono le altre iniziative promosse dalla
Caritas?
R. – Le iniziative della Caritas italiana consistono, in
questo periodo, in un incremento di quei servizi territoriali in grado di
fornire un’assistenza adeguata alle persone senza fissa dimora colpite
dall’emergenza freddo. E’ stata
attivata da parte delle Caritas diocesane tutta una serie di servizi che
tendono ad avvicinare le persone in difficoltà, per garantire loro quelle che
sono le risposte fondamentali ai bisogni primari: il cibo, i vestiti, la
possibilità di vivere in un contesto più adeguato alle temperature di questi
giorni.
D. – Cosa può fare concretamente il cittadino per aiutare
i senza tetto?
R. – Quello che penso sia importante, innanzitutto, da
parte di tutti coloro che incrociano le persone senza fissa dimora, è il “buon
occhio”, lo sguardo ricco di tanta attenzione, capace di far sentire non un
giudizio, ma una vicinanza. Il cittadino inoltre, conoscendo alcuni particolari
servizi che il territorio offre, può in prima persona invogliare, orientare o
addirittura accompagnare queste persone al buon utilizzo dei servizi di
assistenza. Ma ciò che mi sembra estremamente importante è che ognuno di noi
sappia mettere a disposizione la propria relazione, la propria capacità di
considerare l’altro, per farlo sentire, per quanto possibile, al centro delle
nostre attenzioni.
D. – Come concilia la Caritas la dimensione dispersiva e
frenetica delle città italiane con l’attività pastorale e le opere di
solidarietà?
R. – I dati delle ricerche che si fanno sulla povertà ci
dicono purtroppo che i poveri nel nostro Paese sono in aumento. Si parla di
sette milioni di persone che in Italia vivono in una condizione di povertà
relativa. Ma c’è anche tutto un mondo, quello legato all’abbandono, alla
solitudine, che di per sé non necessita di risposte ai bisogni primari, ma che
ha il problema della relazione, della presa in considerazione. Un numero sempre
più grande di giovani e giovanissimi vive in una povertà di senso e di
significato. L’azione che solitamente la Caritas compie è quella di esserci nel
mondo dei poveri, ma per animare la comunità.
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15 gennaio 2003
“UNA GUERRA CONTRO L’IRAQ
E’ MORALMENTE INGIUSTIFICATA;
DOBBIAMO RICERCARE UNA SOLUZIONE PACIFICA”.
CON QUESTE PAROLE OGGI I VESCOVI ANGLICANI D’INGHILTERRA
HANNO ESPRESSO LA PROPRIA
CONTRARIETA’
AD UN’AZIONE MILITARE NEL GOLFO
LONDRA. = “Non crediamo che le prove presentate finora
dimostrino un chiaro legame fra Iraq e Al Qaeda o che l'Iraq costituisca
un'immediata minaccia alla sicurezza internazionale”. Questo il monito espresso
stamani dai vescovi anglicani d'Inghilterra contro l'ipotesi di un'azione
militare nel Golfo. “In mancanza di nuove convincenti prove - si legge in una
nota - noi affermiamo che un'azione militare non sarebbe moralmente
giustificata”. Secondo i vescovi sferrare un’azione militare contro Baghdad,
mentre c'è ancora la possibilità di trovare una soluzione pacifica sarebbe
“inopportuno e prematuro”. Nella nota si sottolinea, infine, la necessità che
sia consentito agli ispettori delle Nazioni Unite di portare a termine il loro
lavoro. (B.C.)
“CONDIVIDERE LA BUONA NOVELLA”: E’ IL TEMA INTORNO AL
QUALE SI SNODERA’
LA
15.MA ASSEMBLEA PLENARIA ANNUALE DELLA CONFERENZA DEI VESCOVI DELL’INDIA DI
RITO LATINO.
DIVERSI I TEMI AL CENTRO DELL’INCONTRO, CHE
SI CONCLUDERA’ IL 20 GENNAIO
TIRUCHIRAPPALLI. = E’ iniziata oggi a Tiruchirappalli,
nella provincia indiana di Tamil Nadu, la 15ª Assemblea plenaria annuale della
Conferenza dei vescovi cattolici dell’India di rito latino, sul tema "Condividere
la Buona Novella". L'assemblea, che si svolgerà fino al 20 gennaio
presso il Seminario di St. Paul's, rifletterà sul significato della
proclamazione del Vangelo nel contesto del pluralismo etnico e religioso,
esaminando, inoltre, i fattori all'origine della crescente opposizione alle
opere caritative e sociali promosse dalla Chiesa cattolica nel Paese. Obiettivo
centrale dei lavori è quello di rafforzare l'impegno pastorale volto a rendere
la vita quotidiana della Chiesa e i suoi diversi servizi una proclamazione autentica e una
testimonianza efficace della Buona Novella. Altri punti nell'agenda dei vescovi
riguardano l'inculturazione, la formazione sacerdotale e religiosa,
l'apostolato dei media. (B.C.)
IL NUOVO GOVERNO DEL KENYA PROCEDE VERSO L’ABOLIZIONE
DELLA PENA DI MORTE.
AD ANNUNCIARLO OGGI IL MINISTRO DELLA
GIUSTIZIA MURUNGI
NAIROBI. = “Il diritto fondamentale alla vita va
rispettato e nessun potere umano può avere
l'autorità di decidere la morte di un’altra persona”. Con queste parole
oggi il ministro della Giustizia del
Kenya, Kiraitu Murungi, ha annunciato l’intenzione del nuovo governo di abolire
la pena di morte, inflitta con grande frequenza nel Paese mediante
impiccagione. Il ministro - le cui dichiarazioni sono riportate dal quotidiano
Nation - ha dichiarato che tale iniziativa possa essere prevista dalla nuova costituzione
del Paese, che dovrebbe essere varata entro fine giugno. Il ministro Murungi
non nasconde che una gran parte della popolazione keniana creda alla pena di
morte come deterrente contro il dilagare della criminalità, ma ribadisce:
“Escludo che si tratti di un deterrente utile, senza considerare poi il
problema morale”. (B.C.)
IL NUOVO VESCOVO DI HONG KONG, MONS. JOSEPH ZEN
ZE-KIUN
E’
STATO ELETTO PERSONAGGIO DELL’ANNO DAI LETTORI
DEL
“THE DAILY APPLE”, IL PIU’ POPOLARE QUOTIDIANO LOCALE
HONG KONG. = Personaggio dell’Anno
2002. Una carica simbolica, ma anche una grande dimostrazione d’affetto,
soprattutto quando ad essere eletto è il nuovo vescovo di Hong Kong, mons.
Joseph Zen Ze-kiun e a sceglierlo sono i lettori del più popolare giornale locale
in lingua cinese, “The Apple Daily”. Il presule, succeduto al cardinale
John Baptist Wu Cheng-chung scomparso il 23 settembre, ha ricevuto il 50% dei
voti da più di 2.500 elettori, seguito a grande distanza da altre personalità
del mondo politico e dello spettacolo di Hong Kong. La stessa onorificenza è
stata attribuita al presule dal più importante giornale locale in lingua
inglese, il “South China Morning Post” ed da un popolare programma
dell’emittente anglofona “Radio 3”. Interpellati sui motivi della loro
scelta, molti partecipanti al sondaggio de “The Apple Daily” hanno
dichiarato di apprezzarlo soprattutto per il suo coraggio ed impegno per la
giustizia, ma anche per avere saputo promuovere il ruolo della Chiesa nella
società. Commentando il risultato, il quotidiano cinese di Hong Kong rileva che
molta gente vede in mons. Zen quello che non riesce a trovare negli attuali
leader politici locali, la cui popolarità è in netto calo in questi ultimi
tempi. Mons. Zen è, infatti, noto per
le sue aperte prese di posizione verso le autorità cinesi, in particolare su
questioni quali i diritti umani e la libertà religiosa e per il suo stile
schietto. A fare salire ulteriormente la popolarità mons. Zen negli ultimi
tempi sono state le sue aperte critiche al nuovo disegno di legge per la
sicurezza nazionale, allo studio del governo locale, con cui si vorrebbero
porre sotto stretto controllo tutte le attività ritenute in qualche modo
sovversive e in cui molta gente vede una minaccia alle libertà personali,
compresa quella religiosa. (L.Z/S.S.)
IL “SUMMIT DELLA GIOIA”: DAL 21 AL 24
GENNAIO IN INDIA
UN
CONGRESSO PER RIBADIRE IL RUOLO SOCIALE
DEGLI
EX ALUNNI DEI GESUITI
KOLKATA. = Approfondire il tema del ruolo nella società di
quanti in tutto il mondo hanno beneficato di una formazione scolastica presso i
gesuiti e l’impegno della Compagnia di Gesù nel rendere la società migliore in
nome dell’equità. Con queste finalità dal 21 al 24 gennaio prossimi si svolgerà
in Kolkata, in India, il quarto congresso mondiale di ex alunni dei gesuiti. Ad
aprire i lavori di questo incontro, chiamato “Summit della gioia”, ci sarà un
ospite d’eccezione: il presedente dell’India Abdul Kalam. Quest’ultimo
parteciperà ai lavori non solo in veste ufficiale, ma anche come ex alunno del
Collegio gesuita di Saint Joseph. Il congresso di Kolkata è aperto ai cittadini
di tutte le fedi, ed avrà tra i relatori l’ex generale Shankar
Roy Chowdhry e il parlamentare Rajya Sabha. Solo in India i padri gesuiti hanno
avviato oltre 120 scuole e più di 20 università. Tra gli studenti che hanno
ottenuto maggior visibilità nella società vanno ricordati l’ex presidente della
nazione, R. Venkataramn; l’ex governatore del Bengala occidentale, Jyoti Basu;
il capo delle forze di polizia, Julio Ribero; e due ex capitani della nazionale
indiana di cricket, Soli Sorabjee e Sunil Gavaskar. Il comitato nazionale degli
alunni dei gesuiti sottolinea che i componenti dei suoi numerosi circoli
disseminati nel Paese si adoperano ad aiutare le persone svantaggiate e sono impegnati
nell’edificazione di una società
migliore. (P.O.)
“SPERO CHE MOSCA PRENDA PRESTO DECISIONI
CONCRETE AFFINCHE’
I FEDELI CATTOLICI IN RUSSIA POSSANO RIAVERE I LORO PASTORI”.
COSI’ IL VESCOVO MAZUR,
TITOLARE DELLA DIOCESI DI IRKUTSK
IN UN’INTERVISTA AL SIR EUROPA
IRKUTSK. = “Per il cammino di
riconciliazione dobbiamo rimanere sotto la croce, contemplando insieme Cristo
che ha sofferto e ci insegna e ci manda a predicare il suo amore. Sotto la
croce non c'è posto per i cattolici, gli ortodossi, i protestanti. Sotto la
croce siamo tutti uguali, siamo davvero fratelli”. Questo il monito espresso
dal vescovo Jerzy Mazur, ordinario della diocesi di Irkutsk, nella Siberia
orientale, da cui è stato espulso nei mesi scorsi, in un’intervista concessa all’agenzia
Sir Europa. “Fare ecumenismo oggi - ha insistito il presule - è riandare a
tutti quei credenti, ortodossi, cattolici, protestanti e di altre fedi che
hanno sofferto molto nel passato recente. Molti di loro hanno dato la
testimonianza del martirio. Questa è la base dalla quale partire, in Russia,
per celebrare ancora una volta la ‘Settimana di Preghiera per l'Unità dei
Cristiani’”. Commentando le parole di Giovanni Paolo II nel discorso al corpo
diplomatico, il vescovo Mazur ha, infine auspicato che “il Governo russo prenda
decisioni concrete perché finalmente i fedeli cattolici in Russia possano
tornare ad avere i loro pastori”. Su una popolazione di quasi 150 milioni di
persone, si calcola che i cattolici in Russia siano poco più dello 0,3%. (A.M.)
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- A cura
di Salvatore Sabatino -
Venti di guerra sulla crisi tra
Stati Uniti e Iraq. Ieri il capo della Casa Bianca ha detto di essere stanco di
quelli che considera gli inganni iracheni sul possesso di armi di distruzione
di massa. Sulla stessa linea la Gran Bretagna che, attraverso il ministro degli
esteri Straw, ha dichiarato che non occorre un nuovo benestare dell’Onu per
iniziare la guerra a Baghdad; posizione ribadita questa mattina anche dal
premier Blair, il quale ha riferito tuttavia di aspettarsi che l'Onu approverà
una seconda mozione se Saddam Hussein violerà la prima. Sempre oggi il
presidente egiziano Mubarak ha rivelato che i Paesi arabi e la Turchia tenteranno
di trovare una soluzione per evitare la guerra che possa soddisfare sia gli
Stati Uniti che l’Iraq. Da New York ci riferisce Paolo Mastrolilli:
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“Il tempo sta scadendo per
Saddam Hussein, e ora deve disarmare”. E’ il nuovo avvertimento lanciato dal
presidente americano Bush, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano quali
sono i suoi piani per l’Iraq. Il monito del capo della Casa Bianca è arrivato
proprio mentre altre sette navi da guerra si preparano a lasciare gli Stati
Uniti con sette mila marines a bordo per raggiungere il Golfo Persico, a
dimostrazione che i preparativi militari continuano a pieno ritmo. Ieri, anche
il governo britannico ha corretto la sua posizione, dicendo che l’Onu non ha
potere di veto sulla possibile guerra, e il ministro degli Esteri Straw ha
chiarito che non è necessaria una seconda risoluzione del Consiglio di
Sicurezza per attaccare. Una posizione diversa da quella dell’Unione Europea,
che invece ha minacciato di non contribuire al finanziamento della
ricostruzione in Iraq, se l’intervento non sarà autorizzato dal Palazzo di
Vetro. Ma anche dall’Onu, il segretario generale Kofi Annan, ha detto che la
guerra non è imminente ed ha aggiunto di essere ottimista riguardo alla
possibilità che la pressione posta su Baghdad favorisca una via d’uscita
pacifica.
Da New York, per la Radio Vaticana,
Paolo Mastrolilli.
**********
Più conciliante è invece l’atteggiamento degli Stati
Uniti nei confronti della Corea del Nord, che nei giorni scorsi, dopo aver
avviato un programma di riarmo atomico, è uscita dal trattato di non proliferazione
nucleare. Il presidente Bush ha detto che la questione può essere risolta
pacificamente e che Washington è pronta a considerare la ripresa degli aiuti a
Pyongyang in cambio della sospensione del programma nucleare. Ce ne parla
Maurizio Pascucci:
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I THINK THIS IS AN OPPORTUNITY ...
“La ritengo una possibilità per consolidare le
relazioni tra i Paesi della regione e del mondo, perché i nord coreani
capiscano che ci aspettiamo la questione sia risolta pacificamente e ci
aspettiamo il loro disarmo. Ci aspettiamo che non sviluppino armi nucleari”.
Il presidente americano, George W. Bush, pare in
questi giorni adottare una linea meno intransigente verso la Corea del Nord.
Solo la scorsa settimana Washington aveva annunciato la propria disponibilità a
colloqui diretti con Pyongyang, dopo aver ripetutamente respinto tale
eventualità. Ora si dice che si possa riprendere gli aiuti umanitari, sotto
forma di derrate alimentari, non appena il Congresso approverà il provvedimento
che ne autorizza la spesa. La scorsa settimana Pyongyang ha rinnegato gli impegni
presi con la firma del trattato di non proliferazione nucleare e, precedentemente,
aveva espulso gli ispettori dell’Agenzia per l’energia atomica delle Nazioni Unite.
Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.
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Sulla delicata crisi nord coreana è intervenuta
anche la Russia, che ha invitato Pyongyang a riprendere la collaborazione con
l'Aiea, l’Agenzia internazionale per l'energia atomica. Il ministro degli
esteri di Mosca, Igor Ivanov, che proprio questa mattina ha incontrato il capo dell'Aiea
Mohamed al-Baradei, ha affermato che la Russia sostiene pienamente l'invito
lanciato dalla Agenzia internazionale per ripristinare i sistemi di
monitoraggio e consentire il ritorno degli ispettori.
Protagonista della giornata odierna in Medio Oriente
è purtroppo ancora una volta la violenza: questa mattina, infatti, soldati
israeliani hanno ucciso tre palestinesi nel nord della Cisgiordania. Chiuse,
inoltre, due università palestinesi a
Hebron. Intanto, mentre a Gerusalemme continua l’incontro internazionale dei
vescovi sulla situazione dei cristiani in Terra Santa, ieri a Londra si è
tenuta la Conferenza sulle riforme dell’Autorità Palestinese, convocata dal
premier britannico Tony Blair. All’appuntamento hanno partecipato esponenti del
cosiddetto “Quartetto” composto da Unione Europea, Stati Uniti, Nazioni Unite e
Russia. Presenti solo in collegamento video i rappresentanti palestinesi, a
causa della decisione israeliana di negare loro il permesso di viaggiare, dopo
l’attentato del 5 gennaio a Tel Aviv. Da Londra ci riferisce Simonetta Musso:
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Uno dei risultati concreti del Vertice di ieri è
stato l’impegno da parte dei palestinesi a redigere una nuova piattaforma
costituzionale per la fine di gennaio, basata sui principi della democrazia,
del pluralismo politico, di un sistema giudiziario indipendente, e all’insegna
della protezione delle libertà individuali. I vari partecipanti hanno
concordato sulla necessità di portare avanti le riforme, in modo da raggiungere
la costituzione di uno Stato palestinese. Sebbene Straw abbia giudicato
spiacevole e improduttiva la decisione del governo israeliano di vietare a
delegati palestinesi di viaggiare all’estero, ha sottolineato la determinazione
del governo di Sua Maestà di convocare un’altra Conferenza per il 10 febbraio,
così da permettere questa volta ai rappresentanti palestinesi, di essere
fisicamente presenti.
Da Londra, per la Radio Vaticana, Simonetta Musso.
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Un nuovo presidente per la
Repubblica Ceca. Prenderà, infatti, il via oggi la seduta congiunta delle due
Camere per l’elezione del successore del capo di Stato Vaclav Havel, il cui
mandato scade il 2 febbraio prossimo.
Il drammaturgo di fama internazionale ed ex dissidente comunista è diventato
presidente per la prima volta nel 1989, poco dopo la ‘Rivoluzione di velluto’
di Praga. Ancora incerto l’esito della
consultazione, in assenza di espliciti accordi tra i gruppi elettorali.
Dopo le manifestazioni di ieri, che hanno portato in
strada 50 mila turco-ciprioti contro il loro leader Denktash, questa mattina si
è aperta a Cipro una nuova tornata negoziale tra la parte greca e quella turca.
L'incontro, a cui partecipano i due massimi leader Glafcos Clerides e Rauf
Denktash, oltre che l'inviato speciale delle Nazioni Unite Alvaro De Soto, è finalizzato a fissare un calendario per i
prossimi colloqui. Sul tavolo delle trattative il piano del segretario generale
delle nazioni Unite Kofi Annan per la riunificazione dell'isola sulla base del ''modello svizzero''. Secondo l’Onu e
l’Ue il negoziato dovrebbe concludersi
entro il 28 febbraio: solo in tal caso l'intera Cipro entrerebbe
nell'Unione Europea nel 2004.
“Mi aspetto la fine della guerra”. Così il
presidente della Costa d’Avorio, Laurent Gbagbo, ha commentato la firma del
cessate-il-fuoco avvenuta in Togo, tra i due gruppi ribelli dell’ovest ed il
governo. Intanto, tutti i rappresentanti dei gruppi ribelli sono partiti alla
volta di Parigi, dove inizia oggi la Conferenza di pace promossa dalla Francia.
Un incontro per gettare solide
basi per la pace e per la sicurezza nazionale. Queste, in sintesi, le finalità
che sottendono il summit africano che prenderà il via oggi a Luanda. Secondo
quanto ha riferito il governo dell’Angola, all’incontro prenderanno parte il
presidente, José Eduardo dos Santos, il capo di Stato della Repubblica
Democratica del Congo, Joseph Cabila, e del Congo-Brazzaville, Denis Sassou
Nguessou.
Tutto è pronto per la cerimonia
ufficiale oggi a Quito dell'insediamento del nuovo presidente ecuadoriano,
Lucio Gutierrez. All’evento assisteranno numerosi capi di Stato
latinoamericani, fra cui il venezuelano Hugo Chavez, il brasiliano Lula da
Silva ed il cubano Fidel Castro. Ex colonnello golpista nel 2000, Gutierrez
dovrà far fronte a numerosi problemi legati alle catastrofiche condizioni
dell'economia, alla corruzione imperante e ai fremiti delle forze armate.
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