RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 58 - Testo della
Trasmissione giovedì 27 febbraio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Concistoro ordinario pubblico il 7 marzo, per
il voto su alcune cause di canonizzazione.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
Vescovi
d’Europa e Africa riuniti a Lisbona nel segno della solidarietà tra i due
continenti.
Washington si prepara al conflitto, mentre cerca
nove voti per l’approvazione della nuova risoluzione presentata al Palazzo di
Vetro.
E’ frattura tra i laburisti di Blair dopo
l’appoggio della Camera bassa del Parlamento di Westminster alla
linea dura sul regime di Baghdad.
Via al governo di coalizione in Medio Oriente.
Prime reazioni internazionali dopo la riapertura
dell’impianto nucleare di Yongbyon in Corea del Nord.
Fidel Castro a Cuba: Cuba vuole ispirarsi alla
Cina in fatto di riforme economiche.
27 febbraio 2003
L’INSTANCABILE IMPEGNO DI GIOVANNI PAOLO II
PER LA PACE:
RICEVUTI
STAMANI IN VATICANO IL PREMIER SPAGNOLO, AZNAR,
E IL
VICEPRESIDENTE DEL PARLAMENTO IRANIANO, KHATAMI
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Prosegue
senza sosta l’attività del Papa per sventare una nuova guerra nel Golfo
Persico. Stamani, Giovanni Paolo II ha ricevuto in Vaticano - in successive
udienze - il premier spagnolo José María Aznar e il vicepresidente del
parlamento iraniano Seyyed Mohammad Reza Khatami, con le rispettive personalità
del seguito. In una dichiarazione, il direttore della Sala Stampa vaticana,
Joaquín Navarro-Valls, ha sottolineato che nel “cordiale colloquio” di mezz’ora
con il premier spagnolo, “si è convenuto sulla gravità della situazione
creatasi in Iraq e sulla necessità di una soluzione”. Il Papa, ha proseguito,
spera che tutte le parti coinvolte, “senza eccezioni”, adottino “decisioni
giuste” ed intraprendano “iniziative pacifiche efficaci e conformi a giustizia,
ispirate al diritto internazionale ed ai principi etici”. Esponendo la linea
d’azione seguita finora dalla Spagna di fronte alla crisi irachena, Aznar ha
espresso “la necessità di un’azione comune da parte dell’Organizzazione delle
Nazioni Unite”. Su tale punto, ha proseguito il portavoce vaticano, “si è
notata una convergenza di opinioni con la Santa Sede”. Nel colloquio, sono
stati infine esaminati alcuni aspetti della realtà europea, con particolare
riferimento al Trattato costituzionale dell’Unione.
In fine
mattinata, il Papa ha poi ricevuto il vicepresidente del parlamento iraniano
Khatami. L’incontro, ha affermato Navarro-Valls, ha permesso uno “scambio di
opinioni sulla necessità di salvaguardare la pace nell’area mediorientale”. Su
tale gravoso argomento, il vicepresidente del parlamento è stato latore di un
messaggio del presidente iraniano Mohamad Khatami per il Pontefice. Si è quindi
avuto un “proficuo dialogo” sulle condizioni di vita e le attività delle comunità
cattoliche del Paese.
I due
ospiti - al termine dei rispettivi colloqui con il Santo Padre - sono stati
ricevuti dal cardinale Segretario di Stato, Angelo Sodano, e dal segretario per
i rapporti con gli Stati, mons. Jean-Louis Tauran.
Un’azione
intensa, quella del Pontefice, all’insegna della pace nella giustizia. Prima
delle udienze di stamani - nelle ultime tre settimane - Giovanni Paolo II ha
incontrato il ministro degli Esteri tedesco, Joschka Fischer, il vicepremier iracheno,
Tarek Aziz, il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, e il premier britannico
Tony Blair. Lo sforzo diplomatico vaticano ha, inoltre, conosciuto un momento
straordinario con la missione dell’inviato speciale del Papa in Iraq, il cardinale
Roger Etchegaray, che in un colloquio con Saddam Hussein ha consegnato al
leader iracheno una lettera del Santo Padre. D’altro canto, l’iniziativa della
Santa Sede prosegue anche oggi pomeriggio - alle ore 18 - con l’incontro tra
una delegazione del corpo diplomatico e l’arcivescovo Jean-Louis Tauran,
segretario per i rapporti con gli Stati. Non solo diplomazia, però. Crescono,
infatti, di giorno in giorno le adesioni alla Giornata di preghiera e digiuno
per la pace, proclamata dal Papa per il prossimo 5 marzo, Mercoledì delle
Ceneri. La risposta positiva agli appelli di Giovanni Paolo II ha ormai assunto
una dimensione ecumenica, come sottolinea il cardinale Roberto Tucci, al
microfono di Rosario Tronnolone:
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R. – Direi un fenomeno ecumenico, cioè il fatto che la
voce del Papa viene accolta favorevolmente a livello di tutta la Chiesa
cattolica: basti guardare le dichiarazioni delle varie conferenze episcopali
cattoliche; ma la voce del Papa viene accolta, gradita anche dalle autorità del
mondo non cattolico. C’è qualche allusione nello scambio di messaggi tra il
Papa e l’arcivescovo primate della Chiesa ortodossa greca. Ci sono forti
adesioni da parte anglicana: la dichiarazione congiunta del primate insieme con
il cardinale O’Connor, presidente della Conferenza episcopale inglese. C’è
anche una dichiarazione del dottor Raiser del Consiglio mondiale delle Chiese;
c’è stata una dichiarazione del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane
degli Stati Uniti. C’è veramente un consenso ecumenico che fa piacere. E’
chiaro che è solo un aspetto dell’ecumenismo, ma anche questo è molto
importante. Comunque, adesso la cosa più importante che possiamo fare è
pregare, mercoledì prossimo. Unirci a questa iniziativa del Santo Padre del
digiuno insieme con la preghiera del Rosario, perché i responsabili della
politica internazionale prima di prendere le loro decisioni tengano veramente conto
anche di questa voce ecumenica che il Papa, in un certo senso, ha contribuito
forse più di tutti a sollevare.
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Nel
corso della mattinata, il Papa ha ricevuto l’arcivescovo di Bucarest, mons. Ioan
Robu, e altri due vescovi della Romania, in visita “ad Limina”.
NEI PROSSIMI MESI, LA CHIESA SI ARRICCHIRA’
DI 12 NUOVI SANTI
PER IL
QUALI SI TERRA’ IL PROSSIMO 7 MARZO IN VATICANO
IL
CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO SOTTO LA PRESIDENZA DI GIOVANNI PAOLO II
- A
cura di Giovanni Peduto -
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La Chiesa è in possesso di un grandioso patrimonio del
vissuto cristiano dei suoi migliori figli. Si tratta del patrimonio di
spiritualità, di santità, di testimonianza, che si colloca nell’arco dei due
millenni. Possiamo indicare alcune categorie delle persone che hanno costituito
punti di riferimento nella storia della Chiesa: martiri, Padri della Chiesa,
eremiti, monaci, vergini, dottori, contemplativi, grandi evangelizzatori,
missionari, sovrani cristiani, teologi, mendicanti, fondatori, sacerdoti,
religiosi, padri e madri di famiglia, coppie di sposi, eroi di carità, fino ai
professionisti, letterati ed artisti, e alle persone impegnate nella vita pubblica,
sociale e politica nel senso moderno. Grazie a tali eminenti cristiani, è stata
accumulata un’immensa esperienza di spiritualità e di santità.
Questa
esperienza si accrescerà ancora con le future canonizzazioni che saranno
annunciate nel Concistoro che si terrà il 7 marzo alle ore 11 nella Sala
Clementina del Palazzo Apostolico vaticano. Si tratterà di 12 nuovi santi:
cinque spagnoli, quattro italiani, due polacchi e un olandese, vissuti tra il
XIX ed il XX secolo, tranne Virginia Centurione Bracelli, figlia del Doge di
Genova, fondatrice delle Suore di Nostra Signora del Rifugio al Monte Calvario,
vissuta dal 1587 al 1651.
Gli altri italiani sono il vescovo Daniele Comboni
(1831-1881), fondatore dei missionari e
delle Madri della Nigrizia, grande apostolo dell’Africa; Giuseppe Freinademetz (1852-1909), del Sud Tirolo,
missionario verbita; e Maria De Mattias (1805-1866), fondatrice della
Congregazione delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo.
Nel prossimo Concistoro, la Spagna vanterà ben cinque
futuri santi: il sacerdote e martire Pedro Poveda Castroverde (1874-1936), fondatore
dell’Istituzione Teresiana; José María Rubio y Peralta (1864-1929), della
Compagnia di Gesù; Genoveva Torres Morales (1870-1956), fondatrice della
Congregazione delle Suore del Sacro Cuore di Gesù e dei Santi Angeli (dette Angeliche);
Angela della Croce (1846-1932), fondatrice delle Sorelle della Compagnia della
Croce, la famosa Angela di Siviglia; María Maravillas de Jesús (1891-1974), la
più vicina ai nostri tempi, dell’Ordine del Carmelitani Scalzi.
Vanterà due nuovi santi anche la Polonia, con Józef
Sebastian Pelczar (1842-1924), vescovo e fondatore della Congregazione delle
Ancelle del Sacro Cuore di Gesù; e Urszula Ledóchowska (1865-1939), fondatrice
delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante. Infine, abbiamo
l’Olanda con un altro grande missionario: Arnold Janssen (1837-1909), fondatore
della Società del Verbo Divino e di altri due istituti femminili.
Avremo modo di soffermarci su questi nuovi fulgidi modelli
di santità. Oggi facciamo un accenno a Daniele Comboni che, pregando sulla
tomba di San Pietro a Roma, nel 1864, ebbe l’ispirazione di “salvare l’Africa
con l’Africa”. Assieme ad alcuni compagni, iniziò la formazione di giovani –
ragazzi e ragazze – incontrati durante viaggi estenuanti verso il cuore del
continente nero. Molti dei suoi figli gli cadono accanto, vinti dalle febbre
tropicali. Ma lui resiste, sicuro che la sua opera non morirà. Lottò
strenuamente contro il traffico degli schiavi, spingendo i bianchi a credere
nei neri e i neri ad avere fiducia in se stessi, quali protagonisti artefici
del proprio avvenire.
Al Papa e ai vescovi riuniti nel Concilio Vaticano I,
Comboni lancia un appello per un intervento mondiale a favore dell’Africa.
Nominato vescovo, torna in Sudan dove aveva lasciato il suo cuore e diventa padre
e fratello degli africani, fa causa comune con loro e per loro si consuma,
fedele al suo motto: “O nigrizia, o morte”. Oggi la sua opera fiorisce
multiforme e vasta in Africa, Europa, America Latina e Asia coinvolgendo,
nell’annuncio del Vangelo, uomini e donne di diverse razze, nazioni e culture.
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Nella prima pagina, un articolo
di Marco Impagliazzo dal titolo: “La Chiesa, segno e strumento di pace”: con
Giovanni Paolo II verso il Mercoledì delle Ceneri, giornata di preghiera e di
digiuno per la pace.
All'interno, una pagina
dedicata alle iniziative promosse nelle diocesi italiane
in preparazione all'evento.
Riguardo alla crisi irachena,
il consueto dettagliato ragguaglio: “La lungimiranza di decisioni giuste contro
l’ostinata volontà di guerra”; vi è un’incalzante mobilitazione della
diplomazia internazionale per scongiurare il rischio di un conflitto.
“Il Rosario di mia madre
all'origine della mia vocazione sacerdotale” è il titolo del pensiero di Italo
Sammarro dedicato all'Anno del Rosario.
Nelle vaticane, una pagina a
cura di Vincenzo Manzione dedicata al vescovo Aldo Forzoni, “Pastore per
Cristo, che ha saputo sprigionare la gioia di servire anche nella sofferenza”.
Un articolo dal titolo:
“Attingere alle fonti del Rosario per un rinnovato annuncio evangelico”: a
Pompei un convegno della Conferenza episcopale campana.
Nelle pagine estere, Unione
Europea: si dibattono gli emendamenti presentati alla bozza della futura
Costituzione; importante sessione dei lavori della Convenzione.
Medio Oriente: l'inviato russo
nella regione per rilanciare il negoziato di pace.
Cina e Russia favorevoli al
dialogo tra Corea del Nord ed Usa per risolvere la questione nucleare.
Nella pagina culturale, un
articolo dal titolo: “Bassani nel ricordo di Manlio Cancogni”.
Nella cronaca di Roma, un
servizio sui funerali di Alberto Sordi
Nelle pagine italiane, in primo
piano la grottesca vicenda della Rai.
I temi del fisco e delle
pensioni.
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OGGI POMERIGGIO LA SOLENNE
INTRONIZZAZIONE
DEL
NUOVO ARCIVESCOVO DI CANTERBURY, ROWAN WILLIAMS:
CON
NOI IL PRIMATE ANGLICANO
- A
cura di Carla Cotignoli e Philippa Hitchen -
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Da oggi, avrà inizio ufficiale
il ministero del nuovo arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, Primate della
Chiesa d’Inghilterra e presidente della
Comunione anglicana mondiale. Succede all’arcivescovo George Carey. La
cerimonia di intronizzazione inizierà nel primo pomeriggio di oggi, alle ore 15
locali, nella cattedrale di Canterbury. Saranno presenti numerosi primati delle
38 Province o Chiese regionali autonome in cui è suddivisa la Comunione
anglicana, diffusa in 160 Paesi, soprattutto in America del Nord, Australia e Africa.
E’ prevista la partecipazione delle più alte autorità civili e religiose in
rappresentanza delle diverse Chiese e religioni.
L’arcivescovo Rowan Williams è
il primo Primate della Chiesa d’Inghilterra nativo del Galles, regione che ha
una ricca tradizione di apertura alla fraternità e al senso comunitario. Ha
soli 53 anni. E’ un affermato teologo, poeta, per anni co-presidente della
Commissione per il dialogo teologico tra la Comunione Anglicana e la Chiesa
ortodossa. Ha voluto ritirarsi nella comunità ecumenica di Bose in Italia per
prepararsi spiritualmente alla nuova importante missione. Entro il prossimo
anno vorrà incontrare Papa Giovanni Paolo II. Ha firmato, insieme
all’arcivescovo cattolico di Westminster, cardinale Murphy O’Connor, una dichiarazione
fortemente critica sull’intervento armato in Iraq. Il Sinodo anglicano, con una
mozione, ha chiesto ai fedeli lo stesso
gesto simbolico del digiuno e della preghiera per la pace per il prossimo 5
marzo, come proposto dal Papa.
Ma ascoltiamo ora lo stesso
arcivescovo Rowan Williams al microfono di Philippa Hitchen:
D. – Lei pensa che sia ancora possibile evitare il
conflitto in Iraq?
R. – IT IS
STILL POSSIBLE …
E’ ancora possibile evitare la guerra. Mi auguro che altri
capi religiosi esercitino tutta la loro influenza per giungere a questa
decisione, che credo ancora aperta.
D. – Potrà esercitare una certa influenza sul primo
ministro Tony Blair?
R. - THERE
ARE CHANNELS ...
Ci sono
alcuni canali di comunicazione che userò come meglio potrò.
D. –
Come spera di rispondere alle sfide del secolarismo e del disinteresse per la
religione tradizionale?
R. – I’M NOT SURE THERE’S A TOTAL LACK …
Non
sono sicuro che ci sia una totale mancanza di interesse nei confronti della
pratica religiosa tradizionale. L’ho potuto constatare in diverse circostanze.
Per esempio sono già stato invitato a intervenire al “Tate”, un importante
centro culturale, sul ruolo della religione nell’Arte. Penso che ci sia
apertura, in genere da parte del mondo
intellettuale. Certo dobbiamo lavorare sodo per trovare forme e stili di vita
che facciamo da ponte tra la tradizione e l’uomo di oggi. Non dobbiamo certo
presumere che ci sia una comprensione immediata. Dobbiamo però avere la
consapevolezza che presentiamo la visione dell’uomo che ci ha dato Gesù Cristo,
capace di venire incontro alle esigenze e ansietà di oggi. E’ quanto il Papa ha
fatto sin dall’inizio del suo pontificato. I suoi scritti sono stati per me
motivo di ispirazione. Occorre infatti
ricordare alla gente che la Chiesa non è un insieme di affermazioni
astratte su Dio, ma dà una visione dell’essere umano che può e deve provocare un cambiamento
radicale.
D. – E’ per lei prioritaria l’unità dei cristiani?
R. – CHRISTIAN UNITY IS AN ENORMOUS PRIORITY …
L’unità dei cristiani ha un’enorme priorità perché il
fallimento nel dare una testimonianza comune di Gesù Cristo indebolisce la
testimonianza stessa. Per questo ho intenzione di proseguire nella ricerca di
quanto costituisce una reale e profonda base comune, cioè la teologia del
battesimo e la teologia della comunione in senso più ampio e costruire su
queste basi. Per molti di noi è molto importante la testimonianza di
Giovanni Paolo II per la sua
straordinaria penetrazione di questi principi teologici fondamentali.
D. – Molti cattolici e anglicani
vivono una specie di frustrazione per la mancanza di progressi significativi in
campo ecumenico …
R. – I
THINK A GREAT DEAL …
Penso
che molto si possa fare in modo particolare nella condivisione della preghiera
e del servizio. Secondo me, una via speciale di collaborazione tra cattolici e
anglicani è proprio la vita spirituale. La vita monastica ad esempio è una
delle sorgenti per il progresso ecumenico del futuro. Quanto è vissuto in quel
contesto: l’ambiente in cui è condivisa la preghiera, lo studio della Bibbia,
la contemplazione e come questa vita si riversa su tutta la Chiesa, può essere
un grande apporto all’ecumenismo.
D. - E proprio riguardo alla
contemplazione, quali i suoi contatti con la comunità benedettina?
R. - I MADE CONTACT WITH …
Già da studente ho avuto contatti con la comunità
benedettina. Ho fatto esercizi spirituali in due monasteri benedettini. Ho
apprezzato grandemente il loro particolare modo di pregare, la centralità dei
salmi, la dimensione contemplativa vissuta nella vita ordinaria, come il lavoro svolto con calma ed
attenzione, il senso del reciproco rispetto. Tutto ciò ha influenzato il mio
modo di concepire la vita cristiana. Molti di coloro che mi sono scelti come
consiglieri, sono appartenenti
all’Ordine benedettino ed io stesso sono stato visitatore ecumenico in uno dei
nostri monasteri benedettini.
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L’ADDIO DI ROMA AD ALBERTO SORDI: LE ESEQUIE
DELL’ATTORE PRESIEDUTE
DAL CARDINALE RUINI NELLA BASILICA DI SAN
GIOVANNI
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“Molti
hanno collegato questo grandissimo rapporto che Alberto Sordi ha saputo
costruire con il fatto che egli ha interpretato, nel bene e nel male, l’animo e
il carattere dei romani e degli italiani”.
(musica)
Così il cardinale Camillo Ruini,
all’inizio della sua omelia, in una Basilica di San Giovanni gremita di persone
commosse, alla presenza anche di numerose autorità religiose e civili, tra cui
citiamo il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e il presidente
della Camera, Pier Ferdinando Casini. Il cardinale Ruini ha sottolineato quanto
la vita di Alberto Sordi abbia aderito ai dettami del Vangelo: “Ogni volta che
farete qualcosa al più piccolo di voi, l’avrete fatto a me”.
“Alberto Sordi aveva preso molto
sul serio queste parole di Gesù e lo ha dimostrato con i fatti, dando vita a
grandi iniziative benefiche, per gli anziani come per i giovani, nel realizzare
le quali si è più che mai attenuto a quello stile di riservatezza che lo ha
sempre caratterizzato e che, quando si tratta di fare del bene, corrisponde ad
un’altra parola di Gesù: “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”.
“Eppure, fare del bene agli
altri” - ha continuato il cardinale Ruini - “non basta, perché con la morte
sembra finire tutto”. Ci viene ancora incontro la parola di Cristo, dunque, che
a quanti si sono comportati bene promette la vita eterna. Una vita in cui
Alberto Sordi da cattolico credeva profondamente, come dimostra l’aneddoto
citato dal cardinale:
“Alberto Sordi ha preso sul
serio anche la promessa della vita eterna. Interrogato su quello che stava
provando pochi giorni dopo la morte dell’amico Marcello Mastroianni, disse con
semplicità: ‘E poi, da cattolico, credo nell’immortalità dell’anima’”.
Una semplicità della fede che,
come hanno testimoniato quanti gli sono stati vicini fino all’ultimo ha
consentito all’attore un trapasso sereno. E ancora una semplicità della fede,
dietro alla quale ha detto Ruini c’è un interrogativo: in questo fragile corpo
non c’è qualcosa di più forte delle leggi della materia?
“Ha risposto in maniera
umanamente imprevedibile Colui che è all’origine della nostra esistenza e di
tutto l’universo. Perciò, dalla lettera che l’apostolo Paolo scrisse ai
cristiani di Roma, meno di 30 anni dopo la morte di Cristo, abbiamo ascoltato
le parole: Io sono infatti persuaso che né morte né vita potrà mai separarci
dall’amore di Dio, in Cristo Gesù nostro Signore”.
(musica)
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27 febbraio 2003
I
VESCOVI DELLA COMUNITA’ EUROPEA E DELL’AFRICA RIUNITI OGGI E DOMANI
A LISBONA PER UN CONFRONTO SULLE RELAZIONI TRA I DUE
CONTINENTI.
PRESENTI CIRCA 60 PRESULI, CAPI DI STATO, MINISTRI E
RAPPRESENTANTI
DI VARI ORGANISMI CIVILI ED ECCLESIALI
LISBONA. = E’ iniziato oggi a Lisbona il Convegno
internazionale “Africa e Unione Europea - partner nella solidarietà: il
contributo della Chiesa”, organizzato dalla Commissione degli episcopati della
Comunità europea (Comece), in collaborazione con il Simposio delle Conferenze
episcopali di Africa e Madagascar (Secam). L’incontro, che si conclude domani,
costituisce il primo passo per una futura collaborazione tra i due episcopati
nella costruzione delle relazioni tra Europa e Africa. I temi in agenda vanno
dal debito estero al dialogo tra le differenti culture e religioni del
continente africano, dalle politiche sanitarie alla situazione di conflitto in
cui alcuni stati dell’Africa si trovano. Il Convegno però mira anche ad individuare
la forma nella quale la Chiesa cattolica e l’Unione Europea possono interagire
con la realtà africana. Perciò oltre ai vescovi dei due continenti (circa 60),
sono presenti capi di Stato, ministri, esperti di economia e politica e
rappresentanti di vari organismi civili ed ecclesiali. Il cardinale nigeriano
Francio Arinze, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina
dei sacramenti, in vista dell’evento, in un’intervista all’agenzia Sir, ha
parlato del rapporto tra Africa ed Europa: “C’è grande bisogno di comprensione
tra Europa e Africa - ha detto - e comprendere la difficoltà in cui si trova
l’altro è già un buon inizio. L’Europa - ha aggiunto - deve aiutare senza
controllare troppo: ogni Stato seppur piccolo ha la sua dignità”. (M.A.)
L’ALTO COMMISSARIO
DELL’ONU PER I RIFUGIATI, RUUD LUBBERS,
IN VIAGGIO DA MARTEDÌ
SCORSO ATTRAVERSO AFGHANISTAN, PAKISTAN ED IRAN.
SI È DETTO PREOCCUPATO CHE L‘INTERESSE DELL’OPINIONE
PUBBLICA MONDIALE NEI CONFRONTI DELL’IRAQ
POSSA DIMINUIRE L’ATTENZIONE CHE MERITA
L’AFGHANISTAN
GINEVRA. = L’Alto commissario
dell’Onu per i rifugiati, Ruud Lubbers, ha
iniziato martedì scorso una missione che per 10 giorni lo sta portando a
viaggiare attraverso Afghanistan, Pakistan ed Iran. Lubbers, prima di partire,
si è detto preoccupato che il crescente interesse dell’opinione pubblica
mondiale nei confronti dell’Iraq possa diminuire l’attenzione che merita
l’Afghanistan. Secondo i dati dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati,
più di due milioni di persone sono ritornate in Afghanistan da quando è caduto
il regime dei talebani. Quest’anno, inoltre, si prevede che ritornerà un altro
milione e mezzo, a cui si aggiungeranno i 300 mila sfollati interni che
potranno ritornare in quelle che erano le loro case prima della guerra. Lubbers
ha rivolto un appello alla comunità
internazionale affinché non dimentichi le enormi necessità dell’Afghanistan, la
cui stabilità è garanzia di sicurezza per l’intera regione. “Per contenere i
rischi del terrorismo - ha detto - dobbiamo favorire il ritorno sereno dei
profughi afgani in patria”. A Kabul, Lubbers ha in programma riunioni con alti
funzionari del governo afgano e dell’Onu. Successivamente volerà in Pakistan,
dove incontrerà il presidente Musharraf e visiterà i campi dei rifugiati
afgani. L’ultima tappa sarà l’Iran. A Teheran incontrerà il presidente Khatami
ed altri esponenti del governo. In seguito si trasferirà ad Ahwaz, nel sud
ovest del Paese, al confine con l’Iraq, per una serie di colloqui con i responsabili
della Mezza Luna Rossa locale impegnati nell’assistenza dei rifugiati iracheni
in Iran. (M.A.)
SEGRETARIO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA,
HA RIBADITO IERI DAVANTI ALLE COMMISSIONI ESTERI DI
CAMERA E SENATO
LA RICHIESTA DI INSERIRE NELLA COSTITUZIONE
DELL’UNIONE
UN RIFERIMENTO ALLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA
ROMA.
= "Il richiamo delle radici cristiane, deve essere inteso non come mero
omaggio formale ad un elemento della tradizione ma come riconoscimento di una
realtà presente". A ribadire la richiesta di inserire nella futura
Costituzione europea un riferimento esplicito alle ‘radici cristiane’, è stato ieri
il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Betori, in un’audizione alle
Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato italiano. "Il patrimonio
religioso - ha spiegato il presule - rimane fonte d’ispirazione per una larga
maggioranza della popolazione del nostro continente, che si riconosce nella
religione cristiana e nelle Chiese e comunità religiose che operano nella
società europea". In questa prospettiva, secondo mons. Betori, vanno
collocate le richieste formulate dalle confessioni cristiane, affinché nel
trattato costituzionale europeo si inseriscano tre disposizioni normative per il
riconoscimento dell’autonomia istituzionale, dell’identità specifica e dello
statuto peculiare di ogni Chiesa e comunità religiosa all’interno degli
ordinamenti e delle società dei Paesi europei. Per mons. Betori queste attese
esprimono la speranza di tutti cristiani europei. Tali proposte, secondo il
presule, non ricercano uno statuto giuridico privilegiato per le Chiese e per
le comunità religiose ma, piuttosto, desiderano assicurare l’effettivo e pieno
esercizio della libertà religiosa, anche nella sua dimensione istituzionale,
nel pieno rispetto della laicità delle istituzioni civili e comunitarie e delle
organizzazioni non confessionali. (M.A.)
PER ARRESTARE
L’EPIDEMIA DI EBOLA CHE HA COLPITO LA REPUBBLICA DEL CONGO
SERVE LA COLLABORAZIONE DI TUTTI GLI STATI
DELL’AFRICA CENTRALE.
QUESTO L’APPELLO DELLE AUTORITA’ DI BRAZZAVILLE CHE
MANIFESTANO
LA LORO PREOCCUPAZIONE PER UNA POSSIBILE ESTENSIONE
DELLA MALATTIA
NEGLI STATI CONFINANTI
BRAZZAVILLE. = Cresce tra le autorità della
Repubblica del Congo, la preoccupazione per l’epidemia di “ebola” che ha
colpito il Paese negli ultimi due mesi. Il ministro dell'ambiente e
dell'economia forestale, Henri Djombo, ha rivolto ieri un appello ai leader
degli stati dell’Africa centrale, affinché si giunga il più presto possibile ad
una collaborazione per arrestare il contagio. Per il politico di Brazzaville è
impossibile pensare che la febbre emorragica possa essere circoscritta in una
determinata zona: il pericolo di contagio è esteso a tutti gli Stati che confinano
col Congo. L’ebola (nome che deriva dal fiume della Repubblica Democratica del
Congo dove il virus fu isolato per la prima volta nel 1976) si contagia con
facilità e provoca una febbre emorragica che in soli tre giorni porta alla
morte. Incerta l’origine: secondo alcuni studi, potrebbe essere portata dai
primati che vivono nelle foreste. La zona colpita continua ad essere la
provincia nordorientale della Cuvette, vicino al confine con il Gabon, un’area
forestale molto estesa che travalica i confini nazionali. Il ministro teme
perciò che l’ebola possa facilmente dilagare anche nei paesi confinanti. La
zona è particolarmente impervia e le squadre di soccorso inviate nei giorni
scorsi dal Governo e dall’Organizzazione mondiale della sanità incontrano
numerose difficoltà. Secondo fonti governative il numero dei decessi sarebbe
già superiore a 90. La cifra dimostra tutta la virulenza di questa nuova
epidemia, che in meno di due settimane è riuscita a quadruplicare le sue vittime.
Nel suo appello il ministro si è rivolto anche alla comunità internazionale. La
prima organizzazione che ha raccolto l'appello del ministro dell'Ambiente di
Brazzaville è stata la Federazione internazionale della Croce Rossa e della
Mezza Luna Rossa, che ieri ha lanciato una campagna per raccogliere 130 mila
dollari destinati a combattere il dilagare dell'epidemia. (M.A.)
UNA
COLLEZIONE DI FRANCOBOLLI PER DIFFONDERE IL VANGELO.
L’IDEA E’ DI UN MISSIONARIO INDIANO DEGLI OBLATI DI
MARIA IMMACOLATA,
CHE A BANGALORE HA ORGANIZZATO UN MUSEO CON CIRCA 100 MILA PEZZI
DEDICATI AGLI EPISODI DELLA BIBBIA
BANGALORE. = Filigrana e dentellatura, diritto e
rovescio: possono francobolli e monete essere utili all’evangelizzazione? La
risposta può darla padre Thiagarajan, missionario indiano degli Oblati di Maria
Immacolata, appassionato ormai da 27 anni di filatelia e numismatica. Oltre 4
mila monete, circa 100 mila francobolli, pezzi da 130 Paesi per un valore che
sfiora il milione di dollari: questi i numeri della sua collezione che a
Bangalore, in India, sta attirando anche la curiosità di appartenenti a religioni
diverse da quella cattolica. La particolarità della grande raccolta di padre
Thiagarajan è il tema: attraverso i francobolli ricostruire un vero e proprio
viaggio nella Bibbia. Ogni pezzo è stato scelto perché rappresentava un momento
della storia della Salvezza. Così si parte dalla creazione, passando attraverso
l’Esodo, Davide e Golia ed i profeti, sino ad arrivare alla vita di Gesù,
dall’Annunciazione alla Risurrezione. Padre Thiagarajan è convinto delle
potenzialità della sua collezione: “Per me non ha prezzo - dice - e lo
considero un strumento di evangelizzazione”. Una sorta di moderna biblia
pauperorum, che parla attraverso le immagini. "E poi - spiega - ogni
hobby edifica la persona. Con la filatelia si conoscono popoli, culture,
nazioni e religioni perché ogni francobollo racconta la vita e la storia del
Paese in cui è stato stampato". Il missionario ha organizzato mostre e
visite guidate per studenti alla sua collezione: "I ragazzi - dice -
guardando i francobolli conoscono i valori cristiani e imparano che Dio può
parlare all'uomo in tanti modi diversi". (M.A.)
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27 febbraio 2003
- A cura di Paolo Ondarza -
In
primo piano la crisi irachena. Circa 100 mila Egiziani hanno manifestato
stamani al Cairo in sostegno dell’Iraq e contro la politica americana e
israeliana nella regione. Lo hanno comunicato fonti della polizia locale.
“Intanto l’Opec, l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, ha fatto
sapere che “non utilizzerà il petrolio come un’arma” se dovesse scattare una
guerra in Iraq. Il servizio è di Paolo
Mastrolilli.
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“Un Iraq democratico rappresenterà l’esempio e il modello
per tutto il Medio Oriente”, lo ha detto ieri sera il presidente Bush nel
discorso con cui ha illustrato il futuro della regione dopo il possibile
conflitto. La sfida diplomatica però si intensifica anche se il portavoce della
Casa Bianca, commentando le iniziative di pace prese dalla Santa Sede, ha detto
che Bush farà le sue scelte in base alle necessità per proteggere gli americani.
Ieri intanto gli aerei che pattugliano le no fly zone sono tornati a colpire,
mentre la Turchia ha chiuso il suo confine con l’Iraq. Washington in sostanza
si prepara al conflitto, mentre cerca di ottenere i nove voti necessari al
passaggio della nuova risoluzione presentata al Palazzo di Vetro. Il Messico è
il primo Paese che ha indicato disponibilità ad allinearsi con gli Stati Uniti,
ma la Francia ha ribadito l’intenzione di bloccare il documento anche se gli
americani pensano che Russia e Cina non siano decisi ad usare il potere di
veto. Il capo degli ispettori, Hans Blix, ha dichiarato che Baghdad non sta
ancora fornendo la collaborazione richiesta e ha fatto pressioni affinché
l’Iraq cominci a distruggere i missili Al Samoud entro il 1° marzo.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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“Stiamo concentrando
tutti gli sforzi per una soluzione pacifica della crisi irachena, con l'obiettivo del disarmo di
Baghdad''. Lo ha ribadito il primo ministro italiano Silvio Berlusconi al
termine dell'incontro con il premier
spagnolo Aznar. ''L'Onu - ha detto Berlusconi - non può consentire a nessuno al mondo di essere
ridicolizzata''. E la crisi irachena ha provocato una vera e
propria bufera politica in Gran Bretagna. La Camera bassa del Parlamento di
Westminster ha ribadito ieri l’appoggio alla linea dura del governo sul regime
di Baghdad, ma il dibattito ha provocato una frattura senza precedenti fra i
laburisti del premier Blair. Il servizio di Giada Aquilino:
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La Camera dei Comuni - con 434 sì e 124 no - ha approvato
una mozione che riafferma il sostegno alla risoluzione 1441 ed invita Saddam ''a riconoscere che questa è
la sua occasione finale di ottemperare all'ordine di disarmo''. Ma quella di
ieri è una vittoria amara per Tony Blair: più di un quarto dei membri del suo
partito laburista ha votato contro la politica del governo sull’Iraq e, per
passare, la mozione ha avuto bisogno del sostegno dei conservatori. La
spaccatura del partito del premier rispecchia in fondo la forte ostilità che si
registra in Gran Bretagna per le possibili azioni militari in Iraq. Nella lunga
giornata politica, i deputati britannici erano stati chiamati a pronunciarsi
anche su un emendamento depositato dall’ex ministro laburista della Cultura,
Chris Smith, decisamente contrario ad un intervento. Ecco
Smith:
“ALL WE SERIOUSLY
…
Quello che tutti ci chiediamo è: Saddam Hussein si è
impegnato al 70 per cento, piuttosto che al 100 per cento nella cooperazione;
questo è un motivo per andare in guerra?”.
L'emendamento di Smith è stato poi respinto seppure
abbia raccolto 199 voti, un numero di consensi superiore alle aspettative. Al
ministro degli Esteri Straw non è toccato quindi che ribadire come nessuna
guerra sia stata ancora decisa, ma come sia urgente una decisione dell’Onu:
“WE ARE NOW CLOSE …
Ora siamo vicini al punto di
rottura. Saddam deve
disarmare immediatamente e volontariamente, altrimenti sarà responsabilità del
Consiglio di Sicurezza far sì che il leader iracheno sia disarmato con la
forza”.
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La Turchia ha richiamato oggi i suoi cittadini a lasciare
il vicino Iraq, nell’attesa che il parlamento di Ankara autorizzi il
dispiegamento delle truppe americane nel paese, in previsione di una guerra.
Imminente l’approvazione del decreto che prevede il passaggio di 62 mila
soldati americani sul territorio. I rappresentanti dell’opposizione irachena,
riuniti oggi nel Kurdistan iracheno, hanno avvisato la Turchia che si esporrà a
gravi conseguenze in caso di intervento all’Iraq, ma si sono detti anche pronti
a discutere di tali questioni con Ankara e Washington.
Via al
governo di coalizione in Medio Oriente:il premier israeliano Ariel Sharon ha
raggiunto l’accordo con i centristi del Partito Nazionale religioso. Ma secondo
Abu Rudeinah, portavoce dell'Autorità nazionale palestinese, intervistato da
“Radio Voce della Palestina” si tratterà di un “governo estremista che lavorerà
contro l'accordo di pace con i palestinesi”. Il servizio è di Graziano Motta.
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Ieri pomeriggio, rispondendo agli auguri che Bush gli rivolgeva al
telefono per i suoi 75 anni, Sharon gli confermava l’impegno di assecondare il
suo piano di pace con i palestinesi, con l’avvio di negoziati appena superata
l’emergenza terrorismo. Gli anticipava che la settimana ventura si recherà a Il
Cairo per incontrarvi il presidente Mubarak, e gli diceva come Silvan Shalom,
l’esponente emergente del suo partito, al quale aveva appena consegnato il
ministero degli Esteri, avrebbe interpretato al meglio questa politica. E’
questa una delle ragioni per cui Sharon ha preferito che l’attuale ministro degli
Esteri, l’ex premier Netanyau, assumesse nel governo il portafoglio delle
Finanze, con responsabilità molto ampliate. Si sa per certo che manterranno i
rispettivi incarichi i ministri della Difesa, e della Pubblica Istruzione ma
non si conosce ancora se l’ex sindaco di Gerusalemme, in un primo momento
designato alle Finanze, sarà il responsabile dell’Industria. Il leader del
piccolo partito degli immigrati russi, confluito nel Likud, sarà ministro per i
problemi di Gerusalemme.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Secondo Russia e Cina colloqui diretti tra Usa e Corea del
Nord risolverebbero la crisi legata al programma nucleare di Pyongyang, in
primo piano dopo la riapertura dell’impianto nucleare di Yongbyon in Corea del
Nord. Nessun ulteriore commento da parte di Pechino che “prende atto” della
diffusione della notizia. Per il portavoce del ministero degli esteri cinese è
opportuno che tutte le parti in causa
esercitino la calma e la moderazione. Il servizio di Chiaretta Zucconi.
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La possibilità che davvero la centrale nucleare sia stata
riattivata è stato un nuovo colpo per Seoul, dove tuttavia, il primo ministro
Go ha dichiarato di non poter confermare la notizia. Yongbyon che era stata
congelata nel 1994, in seguito all’accordo siglato da Washington e Pyongyang,
sarebbe in grado secondo gli americani di produrre fino a 6 bombe al plutonio
nell’arco di pochi mesi. La centrale produrrebbe sei chili di plutonio l’anno.
E come se non bastasse ieri il regime di Pyongyang ha invitato i nordcoreani a
prepararsi alla guerra, affermando che il Paese potrebbe essere prossimo
obiettivo Usa dopo l’Iraq. Nel frattempo, in Giappone, la Kepco, l’azienda
elettrica che gestisce 17 reattori nucleari, invita oggi i propri utenti a
ridurre i consumi di elettricità poiché è stata costretta a bloccare a turno
tutti i suoi reattori a causa di perdite nelle tubazioni di distribuzione.
Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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Il
segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, è arrivato ieri a Cipro
per presentare una terza versione del suo piano per la riunificazione
dell’isola. Scadono infatti domani i termini per la firma dell’intesa delle
Nazioni Unite, anche se l’accordo potrebbe slittare di qualche giorno. E’ dal
1974, cioè quando fu invasa dalla truppe turche, che Cipro è divisa in due
parti: una maggioritaria greco cipriota e l’altra turca.
L’ambasciata
degli Stati Uniti a Caracas, resterà oggi, per tutta la giornata, chiusa per
motivi di sicurezza. La decisione è stata presa visto lo stato di allerta
scattato negli ultimi giorni in seguito all’esplosione di due ordigni al consolato
della Colombia e ad alla sede dell’ambasciata di Spagna nella capitale venezuelana.
La
corte criminale di Sohag, in Egitto, ha condannato stamani due egiziani alla
pena del carcere nell’ambito dei processi sui disordini di Kocheh, dove nel
2000 furono massacrati 21 uomini: 20 cristiani ed un musulmano. Si tratta di
Mayez Amine Abdel Réhim e Mohamed Faouzi Chabib, entrambi di religione musulmana,
condannati rispettivamente a 15 e tre anni di detenzione. Assolti gli altri 93
imputati.
Visita
ufficiale di quattro giorni a Pechino per il presidente cubano Fidel Castro.
Secondo quanto detto dal “lider maximo” al presidente cinese Jang Zemin, Cuba
vuole ispirarsi al modello offerto dalla Cina in fatto di riforme economiche.
In scaletta per le prossime ore l’incontro con la nuova leadership di Pechino.
Primo giorno del nuovo governo sudcoreano,
presentato dal neopremier Koh Kun. La scelta del capo di Stato ha incluso anche
personaggi “nuovi” alla politica, giovani e donne. Due i ministeri con i
compiti più delicati: quello dell’Unificazione avrà il compito di proseguire la
politica di riavvicinamento con la Corea del nord; quello degli Esteri sarà
invece incaricato di cercare una mediazione tra Stati Uniti e Corea del nord.
Le due poltrone saranno occupate rispettivamente da Chung Sae Hyun, già titolare
del ministero, e da Yoon Young Kwan, docente di Relazioni internazionali
all’Università di Seul.
Ad un
anno dalla strage di Godhra, in India
dove in un incendio doloso ad un treno con a bordo fondamentalisti indù
morirono 58 persone, i luoghi di culto islamici e indù dello Stato del Gujarat
sono blindati, nel timore possano ripetersi ulteriori episodi sanguinosi. Il
convoglio bruciato lo scorso 27 febbraio 2002 stava rientrando da una visita
nella città di Ayodhya, dove ha sede un noto sito conteso tra indù e musulmani.
I colloqui di pace tra governo nepalese e ribelli
maoisti si terranno nella seconda settimana di marzo. Lo ha comunicato ieri in
un’intervista il capo della delegazione governativa incaricata dei negoziati,
Narayan Singh Pun. Non è stato ancora comunicato con esattezza il giorno
dell’inizio degli incontri.
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