RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 56 - Testo della Trasmissione martedì 25 febbraio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La preghiera, il rosario, il digiuno. Le iniziative spirituali del Papa per la pace, a sostegno dell’impegno diplomatico contro la guerra: con noi, padre Pasquale Borgomeo e padre Stefano De Fiores.

 

Per celebrare i 25 anni di Pontificato di Giovanni Paolo II, una serie di francobolli il 20 marzo e due monetazioni in euro il 10 aprile, dell’Ufficio Filatelico e Numismatico del Vaticano.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Giovedì prossimo nella cattedrale di Canterbury, l’insediamento dell’arcivescovo Rowan Williams. Per prepararsi all’evento, il nuovo primate anglicano si è ritirato in preghiera presso la Comunità ecumenica di Bose: intervista con il priore Enzo Bianchi.

 

Cordoglio nel mondo dello spettacolo e nel pubblico per la morte di Alberto Sordi, un protagonista del Novecento che rappresentò l’italiano medio.

 

CHIESA E SOCIETA’:

No alla guerra, strada senza uscita: così la voce della Chiesa da Gerusalemme, Sarajevo e Baghdad attraverso i loro pastori in un appello congiunto.

 

Nella Repubblica Democratica del Congo si aggrava l’emergenza Ebola: l’ultimo bilancio è di 93 morti.

 

I vescovi dell’Africa del nord per la prima volta in visita a Gubbio.

 

Appello di organismi umanitari in Argentina per i bambini abbandonati e in situazioni difficili a causa della grave crisi economica.

 

In Liberia la ripresa delle ostilità tra i ribelli e le truppe governative rischia di compromettere i colloqui di pace appena avviati.

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuova risoluzione di Stati Uniti, Spagna e Gran Bretagna, per preparare il terreno ad un attacco in Iraq.

 

Si chiude il vertice dei Paesi non allineati. Baghdad invita i partecipanti a controllare di persona la collaborazione con gli ispettori.

 

Critiche di Arafat al nuovo governo israeliano: “Vi siedono gli assassini di Rabin”.

 

Missile nordcoreano nel mar del Giappone: provocazione di Pyongyang, mentre a Seul si insediava il nuovo presidente.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 febbraio 2003

 

 

MAI CEDERE ALLA LOGICA DELLA GUERRA: 

LE PAROLE DEL PAPA PRONUNCIATE ALL’ANGELUS DOMENICA SCORSA

CONTINUANO A FAR RIFLETTERE LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE.

E INTANTO FERVONO I PREPARATIVI PER LA GIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNO

PER LA PACE IL PROSSIMO 5 MARZO.

CON NOI PADRE PASQUALE BORGOMEO E PADRE STEFANO DE FIORES

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

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Preghiera e digiuno contro la guerra. Continua a riecheggiare il vigoroso invito rivolto all’umanità intera domenica scorsa da Giovanni Paolo II in piazza San Pietro: nell’orazione e nell’astinenza, proposti dal Santo Padre per il prossimo 5 marzo, mercoledì delle Ceneri, le religioni possono trovare un punto di unione nel riconoscere la pace come dono che viene dall’alto. Riascoltiamo quelle parole che domenica hanno ricordato il messaggio già gridato il 24 gennaio 2002 da Assisi, terra di Francesco, uomo di pace, in occasione della Giornata di preghiera con i rappresentanti delle religioni:

 

“Mai potremo essere felici gli uni contro gli altri, mai il futuro dell’umanità, mai, mai potrà essere assicurato dal terrorismo e dalla logica della guerra”.

 

L’invito alla preghiera e al digiuno proposto dal Papa è stato in questi giorni in primo piano nei dibattiti politici e sulle pagine dei principali quotidiani nel mondo. Il reiterato “mai” di Giovanni Paolo II ha originato così un profondo ed importante momento di riflessione per tutta la comunità internazionale. Dalle parole del Santo Padre è partito stamani, nel suo consueto editoriale settimanale, anche padre Pasquale Borgomeo, direttore generale della Radio Vaticana, intervistato da Fabio Colagrande.

 

R. – Proprio all’inizio di una settimana se non decisiva, certo cruciale, per le sorti della pace, la voce del Papa si è levata accorata ma ferma, per ribadire che mai il futuro dell’umanità potrà essere assicurato dal terrorismo o dalla logica della guerra. Il Papa guarda lontano, vede gli effetti disastrosi di una guerra imminente ed esorta quindi ad implorare da Dio la conversione dei cuori, ma anche la lungimiranza nelle decisioni. Preghiera e digiuno: una pratica di ascesi e di purificazione che disarma le passioni e che può unire in una corale propiziazione di pace fratelli e sorelle di altre religioni, al di sopra della febbrile attività diplomatica della Santa Sede, degli incontri del Papa stesso.

 

D. – Ieri al Consiglio di sicurezza Stati Uniti e Gran Bretagna, con l’appoggio della Spagna, hanno presentato una seconda risoluzione secondo la quale l’Iraq avrebbe perso l’ultima occasione per disarmare. Secondo lei quale possibilità resta a Saddam Hussein?

 

R. – Saddam Hussein da parte sua ha voluto vedere nelle manifestazioni mondiali in favore della pace, e nelle obiezioni che vengono mosse al decisionismo statunitense, un sostegno alla sua posizione. Ebbene, deve sapere che si sbaglia. Siamo ormai ad una svolta decisiva nel rapporto tra il dittatore iracheno e gli ispettori dell’Onu. Questi ultimi hanno intimato a Saddam di distruggere un certo quantitativo di missili giudicati fuori legge e di iniziare a farlo entro una data precisa: il 1° marzo. Non ci sono più spazi per tergiversazioni e sotterfugi. Se vuole evitare una guerra che sarebbe non solo la sua fine, ma anche una tragedia per il popolo iracheno, il rais deve distruggere quelle armi e rendersi conto che cercare scappatoie significa ora ingaggiare un duello con le Nazioni Unite. La Santa Sede è stata molto chiara e coerente nei confronti dei dirigenti iracheni, esortando fermamente il governo iracheno ad applicare scrupolosamente le decisioni delle Nazioni Unite, garanti della legalità internazionale.

 

D. – Se ci fossero prove certe dell’avvenuto disarmo da parte del governo iracheno farebbero astenere Stati Uniti e Gran Bretagna dal ricorso alle armi?

 

R. – Stando alle più recenti dichiarazioni dell’amministrazione Bush, un effettivo, completo disarmo di Saddam Hussein dovrebbe evitare un attacco militare all’Iraq. Ma vi sono ambienti per i quali una guerra all’Iraq apre le porte di un Eldorado: sono le società petrolifere statunitensi e coloro che su di esse investono. Tutti sanno che negli ultimi 10 anni gli Stati Uniti sono stati tagliati fuori dal petrolio iracheno, mentre società russe, cinesi, francesi e anche italiane – Eni – hanno continuato ad ottenere contratti di produzione. Da parte sua Achmad Schalabi, oppositore di Saddam e capo del gruppo dissidente del Congresso nazionale iracheno, denuncia sin d’ora i contratti petroliferi esistenti e avvia trattative con compagnie americane per futuri contratti. Rattrista la constatazione che, a fronte di un universale ripudio della guerra, esistano persone che su di essa addirittura scommettono.

 

La Quaresima del 2003 partirà dunque sullo sfondo di questo scenario internazionale e nel contempo dall’impegno concreto delle religioni in favore della pace: impegno attivo e soprattutto contemplativo, di intercessione e preghiera. Anche domenica scorsa Giovanni Paolo II ha rivolto l’invito a recitare il Rosario, nell’anno dedicato a questa pratica mariana, implorando la Regina della Pace, in favore di una causa da cui dipende il bene di tutti. Sul significato della preghiera e del digiuno, ascoltiamo il mariologo padre Stefano De Fiores:

 

R. – Digiuno e preghiera mettono nelle condizioni di percepire solo i bisogni essenziali, non illusori, quelli più veri,  come quello della pace, che Dio ha messo nel cuore degli uomini. E’ opportuno sensibilizzarsi all’invito del Papa sulla pace, perché attraverso la nostra preghiera, la nostra collaborazione, il Signore spiani il sentiero della pace dinanzi agli uomini che troppo spesso non riescono a cessare violenze e vendette. Nella preghiera del Rosario e attraverso il digiuno noi chiediamo a Dio che l’uomo possa deporre per sempre ogni arma.

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Si apprende intanto che giovedì mattina alle 11 il Santo Padre riceverà il  primo ministro spagnolo José Maria Aznar. Alle 12 dello stesso giorno sarà la volta del vicepresidente del parlamento iraniano Seyyed Mahomad Reza Katami. Sempre giovedì nel pomeriggio una delegazione del corpo diplomatico si recherà invece dall’arcivescovo mons. Jean-Louis Tauran, segretario per i rapporti con gli Stati.

 

 

UDIENZE DI OGGI

 

Il Papa ha ricevuto in udienza stamani mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca e presidente della Conferenza Episcopale Russa.

 

Il Santo Padre ha inoltre ricevuto questa mattina il vescovo mons. Slawoj Leszek Glòdz, ordinario militare per la Polonia.

 

 

PER IL 25.MO ANNIVERSARIO DEL PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II

L’UFFICIO NUMISMATICO E FILATELICO DEL VATICANO EMETTERÀ IL 20 MARZO

UNA SERIE DI FRANCOBOLLI, ED IL 10 APRILE DUE MONETAZIONI IN EURO

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Per celebrare i 25 anni del pontificato di Giovanni Paolo II, l’Ufficio numismatico e filatelico del Vaticano il prossimo 20 marzo emetterà 25 francobolli di carta ed uno d’argento. La serie di francobolli di carta è un omaggio all’instancabile attività del Papa che ha contraddistinto il suo mandato con la grande capacità di comunicazione. Tutte le foto utilizzate per la serie di francobolli sono a colori tranne quella che riproduce l’attentato del 13 maggio 1981. Le istantanee rievocano i 25 anni di pontificato attraverso gesti simbolici ed immagini immediatamente percepibili. Verrà inoltre realizzata una busta ufficiale celebrativa dell’evento che raffigurerà il Papa in occasione della sua elezione. Per il 25.mo anniversario del pontificato di Giovanni Paolo II il prossimo 10 aprile saranno emesse anche due monetazioni in euro. La prima serie, del valore di 15 euro, avrà una tiratura di 65 mila esemplari, mentre la seconda, di 78 euro, avrà una tiratura di 13 mila pezzi.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Nella prima pagina, la riflessione di Giorgio Rumi dal titolo “Non c'è rassegnazione in Lui”: con Giovanni Paolo II verso il Mercoledì delle Ceneri, giornata di preghiera e di digiuno per la pace.

Riguardo alla crisi irachena, si rileva la profonda spaccatura all'Onu sull'uso della forza contro Baghdad.

“La corona di due nonni” è il titolo del pensiero di Cristina Guerrini dedicato all'Anno del Rosario.

 

Nelle vaticane, un contributo di Alberto Migone dal titolo “Sulla parrocchialità il futuro dell'Azione Cattolica”.

Una pagina sul tema: Una riflessione sulla Lettera apostolica di Giovanni Paolo II "Rosarium Virginis Mariae”, con il relativo, approfondito articolo di Tarcisio Stramare dal titolo “Il Rosario rinnovato: dalla dottrina alla pratica”. 

Una pagina dedicata a Don Italo Mancini, “sacerdote fedele alla Chiesa e ai suoi Pastori”.

 

Nelle pagine estere, Corea del Nord: lanciato sul Mare del Giappone un missile sperimentale Silkworm; Washington ribadisce che non ha nessun piano di attacco.

Repubblica Centroafricana: a causa dell'infuriare delle violenze, tre missionarie comboniane costrette a lasciare la loro comunità.

Medio Oriente: la direzione palestinese chiede la fine degli attentati.

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Luigi Maria Personé dal titolo “Le battute di Giovanni Papini”. 

Nell’“Osservatore libri”, un ampio contributo di Emanuela Ghini dal titolo “L’‘intemperanza fantastica’ si unisce a una lucida razionalità”: “Tolkien. Una creatività per il Vangelo”, un saggio a più voci.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione della Fiat. In rilievo l’emergenza legata alla crescente violenza negli stadi.

La morte di Alberto Sordi.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 febbraio 2003

 

 

GIOVEDI’ 27 FEBBRAIO NELLA CATTEDRALE DI CANTERBURY

VERRA’ INTRONIZZATO L’ARCIVESCOVO ROWAN WILLIAMS,

NUOVO PRIMATE DELLA CHIESA ANGLICANA:

LA SUA PERSONALITÀ E IL SUO IMPEGNO ECUMENICO, NELLA TESTIMONIANZA

 DI PADRE ENZO BIANCHI, PRIORE DELLA COMUNITÀ DI BOSE

 

Da giovedì prossimo, dopo la solenne cerimonia di intronizzazione, il dr. Rowan Williams inizierà il suo nuovo ministero, quale 104.mo arcivescovo di Canterbury, primate della Chiesa d’Inghilterra e presidente della Comunione Anglicana nel mondo. Tra le molte autorità presenti, in rappresentanza del Papa vi sarà il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. Per prepararsi a questa importante missione, l’arcivescovo Williams all’inizio di gennaio si era ritirato in preghiera presso la Comunità ecumenica di Bose. Della profonda amicizia e conoscenza personale nata in quei 12 giorni di ritiro, ci parla, al microfono di Carla Cotignoli, lo stesso padre Enzo Bianchi che smentisce anche le presunte prese di posizione dell’ar-civescovo Williams sull’omosessualità, diffuse dalla stampa internazionale.

 

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R. – E’ stata un’occasione di scambio, di amicizia e di conoscenza reciproca. Quello che ci ha veramente destato molto stupore in lui è innanzitutto la sua grande capacità teologica. E’ un uomo che ha studiato Scrittura e Patrologia a Cambridge, è un uomo che conosce 8 lingue, è stato a lungo membro e copresidente del dialogo tra gli anglicani e gli ortodossi; è un uomo che si abbevera soprattutto alle fonti della grande tradizione della Chiesa, la Bibbia certamente, ma anche i Padri della Chiesa sia d’Oriente che d’Occidente. E’ un uomo davvero che ha una forte capacità spirituale sia di vita ma anche di insegnamento. Le sue opere sono di spiritualità, aiutano il credente di oggi ad avere una fede cristologica e ad avere una vita ispirata al Vangelo. Sarà anche un grande testimone, io credo, dell’unità perché la sua ansia di comunione soprattutto con la Chiesa cattolica è molto forte. Egli spera – ce lo diceva francamente – di poter molto rafforzare il dialogo tra le Chiese, soprattutto con la Chiesa di Roma.

 

D. – C’è un’ombra che i media  hanno steso su questa grande personalità ed è la questione che riguarda le sue posizioni sull’omosessualità, in modo particolare l’omosessualità dei sacerdoti...

 

R. – Di questo tema  abbiamo parlato appositamente proprio a partire dai media italiani che avevano dato un ritratto di lui come se fosse un liberal che su questo tema promettesse delle grandi aperture. In realtà non è vero. Sull’omosessualità egli ha espresso la convinzione che occorra assolutamente una profonda riflessione, che il tema debba essere affrontato pastoralmente senza ipocrisie e più volte ha detto che è stato accusato di aver ordinato un presbitero omosessuale, ma questo – ha detto – non è assolutamente vero e che non c’è stato da parte sua nessun atteggiamento che contrastasse con quello che è la tradizione morale della Chiesa. Oserei dire che su questo è la stessa posizione che si sente all’interno della Chiesa cattolica, né più né meno.

 

D. – Questo è molto importante chiarirlo ....

 

R. – Addirittura si pensi – e questo mi fa impressione – che in Italia, su una rivista cattolica, è apparso un articolo di un sacerdote, che per altro è un ecumenista, il quale dice che l’arcivescovo di Canterbury avrebbe sostenuto la liceità dell’adulterio e dei rapporti prematrimoniali. Quando gli abbiamo fatto vedere il testo egli è restato veramente non solo molto rattristato, ma – ha detto – come potrei con le parole del Vangelo non stigmatizzare l’adulterio che è tra le colpe più gravi secondo tutta la tradizione della Chiesa.

 

D. – Un qualcosa in più riguardo alla fisionomia spirituale del nuovo arcivescovo di Canterbury...

 

R. – La sua fisionomia spirituale, che ci ha molto colpito è la sua capacità di preghiera. Nei giorni in cui è stato tra noi, non solo partecipava alla liturgia, ma passava un lungo tempo in preghiera in chiesa, nella solitudine e i suoi libri sono pieni di spiritualità, sono veramente ciò di cui c’è più urgenza oggi, cioè il cristiano deve abbeverarsi ad una spiritualità delle fonti. Egli ci permette di fare questo cammino. Il libro che noi pubblichiamo, “Il giudizio di Cristo”, che parla del processo di Gesù, dice bene come il cristiano  deve stare nel mondo anche di fronte a tutti quelli che sono nemici del cristianesimo perché in qualche misura soggetti all’idolatria e alle dominanti di un mondo che non vuole più riconoscere né la presenza di Dio, né la passione della carità di Gesù Cristo.

 

D. – A proposito di questa passione egli ha preso anche posizioni nettamente in contrasto con i potenti, proprio del suo Paese?

 

R. – Certamente. Ha saputo anche prendere sulla guerra delle posizioni molto dure nei confronti tra l’altro dell’autorità politica che ha ratificato la sua nomina ad arcivescovo di Canterbury, allineandosi sulle posizioni di Giovanni Paolo II. Questo mi sembra che sia significativo di come lui voglia fare un ministero di primate della Comunione anglicana, ma che sia davvero un ministero sinfonico con quello delle altre Chiese, sempre con una volontà di convergenza verso l‘unità.

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IL CINEMA PIANGE LA MORTE DI ALBERTO SORDI L’ATTORE

 CHE HA RAPPRESENTATO DI PIU’ I VIZI E LE VIRTU’ DEGLI ITALIANI

 

Nella sua villa romana, è morto la notte scorsa, a 82 anni, l’attore Alberto Sordi. Una grave malattia lo aveva colpito negli ultimi sei mesi. In mezzo secolo di attività Sordi ha realizzato quasi duecento film interpretando il prototipo dell’italiano medio, con le sue debolezze, ma anche con il suo grande amore per la vita. Tra essi ricordiamo: “Lo sceicco bianco”, “I vitelloni”, “Un americano a Roma”, “La grande guerra”, “Un borghese piccolo, piccolo”. Sordi era nato il 15 giugno 1920 nel quartiere di Trastevere a Roma, città sempre amata e di cui gli piaceva cantare con la sua voce profonda il fascino e la bellezza. Prima di dedicarsi con passione al cinema, si era cimentato a teatro e alla radio. Tra le più grandi soddisfazioni ricevute dalla sua città, la nomina, in occasione dell’80. esimo compleanno, a sindaco per un giorno. Emozione autentica gli procurò  un’udienza privata con Giovanni Paolo II verso cui provava stima e affetto sinceri. I funerali si svolgeranno giovedì mattina alle 10 nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Il servizio di Adriana Masotti.

 

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(musica)

 

“Un grande dolore per la città e per tutto il paese”: così si è espresso il sindaco di Roma, Walter Veltroni, alla notizia della morte di Alberto Sordi. ''Ai romani e agli italiani - ha proseguito il sindaco - mancherà un artista che meglio di ogni altro ha saputo interpretare, con intelligenza, con amore e partecipazione la pienezza della vita e le contraddizioni della società”. Ma il rammarico per la sua morte investe il mondo degli artisti a livello internazionale. Non per niente fu scelto proprio lui a rappresentarli in occasione del Giubileo degli artisti nel 2000. Questa la sua testimonianza di fronte al Papa:

 

“Ricordo un concetto che lei espresse in una lettera indirizzata a tutti gli artisti del mondo: la raccomandazione di dover esserci sempre una grande cooperazione tra l’arte e la Chiesa. Questa è una cosa che è capitata a me, Santità. Proprio in chiesa, facendo il chierichetto, dall’altare venivo attratto dal pubblico dei fedeli e mi sembrava di stare su un palcoscenico. Fui ripreso anche dal parroco che mi diede un bello schiaffone e mi disse: ‘Non si fanno queste cose. Quando un giorno diventerai un attore, lo farai in teatro, non qui in chiesa’. Così è stato. Da quel momento non ho pensato ad altro che a diventare un attore. Ho realizzato il mio sogno, però i miei principi cristiani non li ho mai dimenticati”.

 

Sordi ricordava con soddisfazione anche un lungo colloquio privato avuto con Giovanni Paolo II: così ne aveva parlato ai nostri microfoni:

 

“Insieme abbiamo ricordato molte cose, anche della sua attività di attore, e di quando i miei film arrivavano in Polonia e lui era ancora una allievo attore, e non pensava certo di diventare Papa. A me ha molto emozionato questa lunga chiacchierata che abbiamo fatto insieme, perché ritengo – io ne ho visti almeno 4 di Papi – che sia il migliore di tutti”. 

 

(musica)

 

Ma chi era Alberto Sordi attore? Sentiamo Enzo Natta, critico cinematografico.  

 

“Alberto Sordi è stato qualcosa di più di un attore  e di un regista, è stato un modello antropologico del made in Italy, il simbolo stesso dell’Italia che si guardava nello specchio, denunciando i suoi vizzi e i suoi difetti, come se avesse voluto dire: ‘Italiani, ecco come siete. Guardatemi e giudicatevi’. Tutto questo ovviamente Alberto Sordi lo diceva ridendo e scherzando e imponendo a più di una generazione di comici la matrice di una satira fondata sulla raffigurazione del borghesuccio del nostro tempo e dell’uomo medio, ma anche attraversata da una grande pietas per questo tipo di uomo, puntualmente assolto. Caratterizzò il giovanotto romano fifone, importuno, strafottente e attaccabrighe, il vitellone proletario e piagnucoloso, bugiardo, noioso e pappagallo, il bullo trasteverino fanatico della più spicciola mitologia americana, fatta di bluejeans, di coca cola e di Harley Davidson”.

 

Da alcuni mesi Alberto Sordi era molto malato tanto che il 3 febbraio non era potuto intervenire al Campidoglio alla consegna di un premio istituito “per chi ha dato lustro all’immagine della capitale nel mondo”, ma gia da tempo aveva accettato con semplicità il passare del tempo sentendo profonda gratitudine per la vita ricevuta.

 

“La terza età è un problema: o prende alla testa o prende alle gambe. Quindi, ci sono problemi nella terza età. Questo è un messaggio che io ho voluto proporre proprio ai giovani che ritrovino quei sentimenti da tanto tempo scomparsi: il rispetto, l’altruismo, la solidarietà verso il vecchio. Perché il vecchio la sa lunga, eh!”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

25 febbraio 2003

 

 

NO ALLA GUERRA, STRADA SENZA USCITA: COSÌ LA VOCE DELLA CHIESA

DA GERUSALEMME, SARAJEVO E BAGHDAD ATTRAVERSO I LORO PASTORI IN UN APPELLO CONGIUNTO

 

BAGDHAD. = “Non imboccate la strada della guerra, perché è una strada senza uscita”. Con queste parole il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, l’arcivescovo di Sarajevo, il cardinale Vinko Puljic ed il patriarca di Babilonia dei Caldei a Baghdad, mons. Raphael Bidawid, hanno lanciato al mondo il loro appello per la pace. “La nostra è una voce debole - affermano i tre presuli nella nota congiunta - ma vogliamo essere testimoni della nostra gente che ha subìto e sta subendo la guerra”. Secondo le tre guide spirituali la questione irachena ha un'unica soluzione. “La pace - dichiarano - è la sola strada da percorrere, è la direzione obbligatoria. Non c’è guerra che non porti con sé altra violenza, distruzione e morte”. “Ci rivolgiamo a tutti - aggiungono - credenti e non credenti, ma in particolare a chi ha la responsabilità e il potere di decidere sul futuro, perché possa far prevalere il buon senso e il dialogo perché la guerra è un'avventura senza ritorno”. Rievocando le parole del Papa, i tre vescovi ribadiscono che “la guerra è sempre una sconfitta dell'umanità”. Ma se la guerra è causa di enormi sofferenze, enormi sono anche le ferite che restano ancora aperte quando termina un conflitto. “Se la guerra è distruzione e morte - si legge nella nota - non meno tragiche sono le conseguenze che una guerra porta inevitabilmente con sé: divisioni, odi e tanti profughi”. Le condizioni invivibili dei palestinesi ed i milioni di profughi della Bosnia sono ancora davanti agli occhi del mondo. “Non lasciateci soli - concludono i presuli - perché il mondo oggi ha bisogno di costruire la pace”. (A.L.)

 

 

NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO SI AGGRAVA L'EMERGENZA EBOLA: L’ULTIMO BILANCIO E’ DI 93 MORTI

 

BRAZZAVILLE. = Si fa sempre più drammatica l'emergenza Ebola che sta sconvolgendo il nord della Repubblica democratica del Congo. L'ultimo bilancio diffuso ieri dalle autorità sanitarie di Brazzaville parla di 93 morti. Una cifra che dimostra chiaramente tutta la virulenza di questa nuova epidemia di febbre emorragica che in meno di due settimane è riuscita a quadruplicare le sue vittime. L'area colpita continua ad essere la provincia nordorientale della Cuvette, vicino al confine con il Gabon dove, lo scorso anno un’analoga epidemia causò la morte di oltre 70 persone. Le autorità sanitarie congolesi ritengono che l'epidemia sia esplosa il 4 gennaio scorso e fanno sapere che ad essere stati letteralmente investiti dall'emergenza sanitaria sono i due piccoli villaggi di Kelle e Mbou, situati 800 chilometri a nord di Brazzaville. Sul posto sono al lavoro da quasi due settimane le squadre di esperti inviate dal governo di Brazzaville e dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Lo staff medico presente sul posto opera in condizioni estremamente difficili, a causa dell'isolamento delle zone interessate dall'epidemia Il governo di Brazzaville e i responsabili dell'Oms nei giorni scorsi hanno lanciato un appello alla comunità internazionale affinché vengano stanziati al più presto fondi straordinari per combattere il diffondersi di questa terribile malattia. In attesa degli aiuti, le autorità congolesi hanno allestito una speciale tendopoli in cui sono stati messi in quarantena le persone contagiate. Intanto la paura legata ad una nuova epidemia di Ebola ha portato il confinante Gabon ad innalzare il livello di sicurezza nella zona di frontiera. (A.L.)

 

 

PER LA PRIMA VOLTA VESCOVI DEL NORD AFRICA IN VISITA A GUBBIO.

NELLE CHIESE DELLA CITTÀ UMBRA SONO CUSTODITE LE RELIQUIE DI SANTI MARTIRI

CHE DONARONO LA VITA PER L’EVANGELIZZAZIONE DELL’AFRICA

DURANTE LA PERSECUZIONE DELL’IMPERATORE VALERIANO NEL 259

 

GUBBIO. = Un momento di ritorno alle radici della propria fede: con questa intenzione i vescovi dell’Africa del nord hanno visitato Gubbio la scorsa domenica. Nella cattedrale della città umbra sono infatti custodite le reliquie dei santi africani Mariano e Giacomo. Originari di Cartagine, furono martirizzati a Constantine, in Numidia, durante la persecuzione di Valeriano nel 259. Le loro reliquie furono trasferite dapprima in Sardegna e poi, a causa delle scorrerie dei pirati che minacciavano le coste sarde, a Gubbio, nella cattedrale che fu a loro dedicata. La delegazione, in Italia per la visita ad limina al Santo Padre, era composta da nove vescovi tra cui l'arcivescovo di Algeri Henri Teissier, il nunzio apostolico in Algeria e Tunisia mons. Augustine Kasujja e il vescovo di Orano Alphonse Georger. I presuli hanno avuto la possibilità di pregare anche nella chiesa di San Secondo, dove sono custodite le reliquie dei santi Secondino e Agapio, pure loro africani e martiri. Sotto l’altare del presbiterio è conservata l’urna con le reliquie, che, in occasione di lavori di ristrutturazione della chiesa, è stato possibile aprire. La visita è stata un evento molto importante per la Chiesa del Nord Africa. Si è trattato infatti della prima volta che dei vescovi africani si sono recati in pellegrinaggio a Gubbio per pregare sulle reliquie di questi santi, che sono morti secoli fa per la fede nella sponda meridionale del Mediterraneo. A conclusione della visita, mons. Pietro Bottaccioli, vescovo di Gubbio, ha ringraziato i presuli per la preziosa opera di pace che svolgono in Africa, attraverso la mediazione tra le diverse comunità religiose. (M.A.)

 

 

CRESCE IN ARGENTINA, PER LA GRAVE CRISI ECONOMICA,

IL NUMERO DI BAMBINI ABBANDONATI, CHE LAVORANO IN STRADA

PER AIUTARE LE LORO FAMIGLIE O FINISCONO PREDA DELLA CRIMINALITA’.

LE  ORGANIZZAZIONI UMANITARIE LAMENTANO CHE LO STATO REPRIME

IL LAVORO MINORILE SENZA OFFRIRE ALTERNATIVE ALLA MISERIA DIFFUSA

 

BUENOS AIRES. = La grave crisi economica argentina continua a colpire le persone più deboli della popolazione, in particolare i bambini e gli adolescenti. Tra gli effetti dell’indigenza che ha colpito il popolo argentino c’è il crescente numero di bambini abbandonati o che, per aiutare le proprie famiglie, vendono merce di vario genere per le strade. I dati sono preoccupanti. In Argentina più di 8 milioni di bambini vivono in condizione di povertà; nella provincia di Tucumàn, una delle più colpite dalla crisi, la denutrizione infantile è aumentata del 600%; nella provincia di Mendoza, il 48.8% delle famiglie sono povere, il 21.6% indigente. Inoltre con una situazione sociale fatta di disoccupazione, inflazione e mancanza di alimenti molti bambini entrano nel mondo della delinquenza e della droga, mentre lo Stato non ha i mezzi per assisterli. Ma proprio lo Stato è stato accusato da varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani di attuare una politica violenta e repressiva nei confronti di questi bambini senza offrire alternative di sopravvivenza nella legalità. La sociologa Silvia Guemureman, esperta di problematiche sociali minorili, ha accusato le autorità di far passare per politiche di protezione dei bambini, vere e proprie pratiche repressive. Andrea Pochak, direttrice del Cels (centro di studi legali e sociali), un’organizzazione civile per la difesa dei diritti umani parla di “criminalizzazione della povertà” da parte dello Stato. Pochi giorni fa anche il Movimento dei Nats (bambini e adolescenti che lavorano nei mercati, nelle campagne, nelle piazze e nei parchi dell’America latina), ha preso posizione su questa vicenda, sottolineando come spesso il lavoro dei bambini sia una lotta congiunta realizzata insieme alle loro famiglie per sopravvivere. Infatti in situazioni di estrema povertà e disparità sociale, il lavoro allontana i bambini da attività criminose e grazie alle entrate quotidiane permette ad alcuni di loro di frequentare la scuola. (M.A)

 

 

IN LIBERIA LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ TRA I RIBELLI E LE TRUPPE GOVERNATIVE

RISCHIA DI COMPROMETTERE I COLLOQUI DI PACE APPENA AVVIATI

 

MONROVIA. = La ripresa della ostilità tra i ribelli del Lurd e le truppe governative potrebbe danneggiare seriamente i colloqui di pace appena avviati in Liberia. E’ questa la preoccupazione espressa da Saar Philip Joe, presidente del “movimento della società civile della Liberia”, il cartello che raggruppa 48 organizzazioni, tra cui l’associazione degli insegnanti, l’unione della stampa liberiana e la federazione dei sindacati. Nelle prossime settimane i due contendenti si incontreranno a Bamako, in Mali, per avviare un negoziato promosso dalla Comunità economica dell’Africa Occidentale (Ecowas o Cedeao). “Tutto quello che i liberiani desiderano – ha detto Joe – è la pace, soprattutto in questo momento cruciale in cui il Paese si prepara per le elezioni presidenziali e parlamentari del prossimo 14 ottobre”. A gennaio una delegazione dell’Ecowas aveva incontrato alcuni delegati del Lurd a Freetown, in Sierra Leone, convincendoli ad accettare l’avvio di un negoziato con il governo del presidente Charles Taylor per mettere fine agli scontri. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

25 febbraio 2003

 

 

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

Si avvicina la prospettiva drammatica di un attacco militare all’Iraq. Da un lato, il governo turco ha firmato il decreto che autorizza il passaggio di soldati americani e l’invio di propri militari nell’Iraq settentrionale. Dall’altro, Stati Uniti, Gran Bretagna e Spagna hanno presentato ieri al Palazzo di Vetro una nuova risoluzione che, se approvata, aprirebbe la via alla guerra. “È in gioco la credibilità dell’Onu”, ha ribadito questa mattina il ministro degli Esteri britannico, Straw. E lo stesso presidente americano, Bush, ha cercato ieri di giustificare la nuova bozza. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Il capo della Casa Bianca ha detto che Baghdad ha sprecato l’ultima occasione per disarmare, e che la nuova risoluzione prende atto di questo fatto. Il ministro degli Esteri britannico, Straw, ha aggiunto che il testo non pone ultimatum, ma dovrà essere votato nel giro di 2 o 3 settimane. Questa, in sostanza, è la finestra diplomatica ancora aperta per una soluzione pacifica prima del probabile intervento militare. A Parigi, Berlino e Mosca hanno ribadito di essere contrari alla nuova risoluzione che, secondo la portavoce di Chirac, è “inutile e non necessaria”. Quindi, hanno presentato al Consiglio una controproposta che – pur non essendo un’altra risoluzione – chiede comunque di proseguire e rafforzare le ispezioni. Anche la Cina è di questo parere, nonostante ieri abbia ricevuto la visita del segretario di Stato americano Powell, che ha cercato di convincere Pechino ad astenersi e non usare il veto. La battaglia diplomatica potrebbe essere influenzata dalla vicenda dei missili Al Samoud 2, che gli ispettori dell’Onu hanno ordinato di distruggere, perché violano i limiti massimi di gittata imposti dal Consiglio di Sicurezza a Baghdad.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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A Kuala Lumpur, in Malaysia, si chiude oggi il vertice dei Paesi non allineati. Tra gli interventi di questa mattina, quello del ministro degli Esteri iracheno, Sabri, che ha esortato tutti gli Stati arabi a negare il proprio aiuto all’America: non concedendo basi e spazi aerei, ma anche minacciando di riconsiderare i propri rapporti economici. Il vicepresidente iracheno, Ramadan, ha invece invitato a Baghdad delegati di Sudafrica, Malaysia e Cuba – attualmente alla guida dei Paesi non allineati – per verificare la collaborazione con gli ispettori. Ieri, invece, il premier malaysiano, Mahatir, ha più volte criticato la politica degli Stati Uniti e dei Paesi occidentali. Ce ne parla Maurizio Pascucci:

 

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THE POOR COUNTRIES HAVE BEEN …

“I Paesi poveri sono stati e sono oppressi e terrorizzati dai Paesi ricchi. Chiaramente hanno perso fiducia nella giustizia, il che li spinge a ricorrere a futili e distruttivi attacchi terroristici. Si tratta di un palese supporto dello Stato per il terrorismo, come già visto in Israele e altrove”.

 

Con queste parole il premier malaysiano, Mahatir, ha salutato ieri i capi di governo dei Paesi aderenti al Movimento dei non allineati. In sala, ad ascoltare Mahatir, c’erano ieri i delegati di Iran, Iraq e Corea del Nord, i Paesi che nella definizione del presidente americano Bush compongono l’asse del male. A loro, Mahatir ha proposto di lavorare affinché i non allineati definiscano una posizione comune rispetto alla guerra in Iraq. Ma il premier malaysiano ha inoltre criticato aspramente la politica internazionale di Washington.

 

WAR MUST HAVE ….

“La guerra deve essere resa illegale, a nessuna nazione singola dovrebbe essere permesso di diventare la polizia del mondo”.

 

Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.

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E proprio al vertice dei Paesi non allineati è giunto oggi un video-messaggio del leader palestinese Arafat, convinto che una guerra contro l’Iraq darebbe ad Israele la possibilità di approfittare della situazione. Dure anche le critiche al nuovo governo guidato da Sharon: “Vi siedono elementi radicali – ha detto il presidente dell’Anp – che nel ’95 hanno assassinato Rabin”. Sulla composizione dell’esecutivo israeliano, sentiamo Graziano Motta:

 

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Ha una maggioranza risicata, 61 seggi su 120, la coalizione di governo costituita da Sharon, che potremmo definire nazionalista e di centro, e composta dal Likud, partito di maggioranza relativa, dallo Shinui, partito laico liberale, e dal partito Nazionale religioso, di tradizione sionista. Non, dunque, un governo di unità nazionale, perché i laburisti hanno optato per l’opposizione. Sembra escludersi un ingresso del partito di estrema destra, Unione nazionale, perché Sharon ha ribadito il suo impegno di rispettare i principî enunciati dal presidente Bush per la nascita dello Stato palestinese, e questo partito è decisamente contrario a tale prospettiva. Anche il partito Nazionale religioso è ostile allo Stato palestinese, ma ritiene che non si tratti di un problema immediato. Al momento, cercherà di difendere dall’interno del governo gli interessi dei coloni, di cui è portavoce.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Nei Territori, intanto, proseguono le violenze. Un’esplosione avvenuta questa mattina a Gaza ha provocato il ferimento di tre persone. Tra loro, anche un aiutante dello sceicco Ahmed Yassin, leader di Hamas.

 

Oltre 265 morti, almeno 4 mila feriti, circa 50 mila senzatetto: è l’ultimo bilancio del terremoto che ieri ha devastato la remota regione del Xinjiang, nel nordovest della Cina. Secondo quanto ha riferito l’agenzia di stampa cinese Xinhua, alla scossa – di magnitudo 6,8 della scala Richter – hanno fatto seguito una serie di scosse di assestamento.

 

Torna a salire la tensione tra Stati Uniti e Corea del nord. Pyongyang ha accusato Washington di aver violato per tre giorni consecutivi il proprio spazio aereo ed ha risposto con un atto di intimidazione: un missile lanciato questa notte nel mar del Giappone, mentre dignitari di tutto il mondo erano a Seul per l’investitura del nuovo presidente sudcoreano, Roh Moo Hyun, che ha lanciato un appello a risolvere la questione nucleare in maniera pacifica. Sui motivi di questa intimidazione da parte nordcoreana, sentiamo Francesco Sisci, corrispondente della Stampa a Pechino:

 

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R. – Il presidente nordcoreano Kim Jong Il voleva assicurarsi il posto d’onore in questa cerimonia che vede raggruppati a Seul oltre 200 dignitari stranieri, ed in qualche modo lancia un sasso nello stagno della sicurezza dell’est asiatico. America, Giappone, Sud Corea e Cina erano tutti finora convinti che questa situazione in Nord Corea si dovesse risolvere con il dialogo e questo dialogo dovesse portare poi alla chiusura del reattore nucleare. In realtà, oggi questo nuovo lancio del missili cambia proprio i parametri di sicurezza: anche senza il reattore nucleare, infatti, la Corea del nord – che ha centinaia, forse migliaia di missili di lunga e media gittata – dimostra di poter minacciare la sicurezza della regione. In qualche modo, è una minaccia molto più grande e molto più immediata, rispetto all’Iraq.

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Cinque persone sono rimaste ferite in due esplosioni avvenute questa mattina a Caracas, capitale del Venezuela: una davanti alla sede dell’ambasciata spagnola, l’altra di fronte al consolato della Colombia. La rivendicazione è di un movimento finora sconosciuto, il Gruppo della rivoluzione bolivariana.

 

 “A Cipro è arrivato il momento delle decisioni. Che potranno slittare di qualche giorno, rispetto alla data limite del 28 febbraio, ma non tardare di molto”. Lo ha detto questa mattina ad Atene il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, che sta incontrando in queste ore il governo greco. Domani, Annan si recherà nell’isola, per ribadire alle due comunità locali – quella greca e quella turca – l’importanza di entrare insieme nell’Unione europea.

 

 

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