RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 52 - Testo della Trasmissione venerdì 21 febbraio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Internet, nuova frontiera della evangelizzazione. Il saluto di Giovanni Paolo II ai direttori diocesani delle Pontificie Opere Missionarie degli Stati Uniti, che inaugurano un nuovo sito web.

 

Maria “modello insuperabile” per i credenti, “dinanzi al dolore innocente” e alle “ingiustizie perpetrate con arrogante insolenza”. Il Rosario, “strumento privilegiato per costruire la pace nel cuore degli uomini, nella famiglie e tra i popoli”. Così il Papa, nel Messaggio per la prossima Giornata Missionaria Mondiale, presentato in Sala Stampa vaticana.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’impegno della Croce Rossa Internazionale per la prevenzione e il ritrovamento delle persone disperse nei conflitti armati: intervista con Antonella Notari.

 

La nuova attenzione della Francia per l’Africa: con noi, il prof. Angelo Turco.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Conferenza episcopale spagnola esorta i fedeli a partecipare al quinto viaggio apostolico di Giovanni Paolo II, che si terrà in Spagna in primavera.

 

Appello congiunto del cardinale Cormac Murphy O’Connor e del primate anglicano Rowan Williams per la pace e la giustizia in Iraq e Medio Oriente.

 

Il nunzio apostolico in Russia Antonio Mennini in visita al Patriarca Alessio II di Mosca.

 

E’ morto ieri a Roma padre Tarcisio Beltrame, il religioso legato al Movimento scout cattolico italiano, figlio di Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, beatificati da Giovanni Paolo II due anni fa.

 

E’ quasi completo, a Milano, il progetto dei Fatebenefratelli per la psicorganicità.

 

24 ORE NEL MONDO :

Colloqui a Roma di Tony Blair con Ciampi e Berlusconi sulla crisi irachena.

 

L’Aiea a Teheran per sospetti sull’uso del nucleare.

 

A Parigi seconda giornata del vertice franco-africano.

 

L’Anp rivolge un appello per la fine dell’Intifada .

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 febbraio 2003

 

 

IL VANGELO TESTIMONIATO ATTRAVERSO INTERNET:

UN MODO NUOVO PER ESSERE MISSIONARI, IN MODO PARTICOLARE CON I GIOVANI.

COSI’ IL PAPA AI DIRETTORI DIOCESANI DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE,

RICEVUTI IN UDIENZA

 

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Internet può essere uno straordinario strumento di evangelizzazione, un modo al passo con i tempi per accrescere “in molte persone una più profonda fede in Cristo”. Lo ha affermato questa mattina Giovanni Paolo II, che ha accolto in udienza i direttori diocesani delle Pontificie opere missionarie statunitensi. Ai 150 presenti - tra sacerdoti, religiosi, suore e laici impegnati nell’animazione missionaria negli Usa, riuniti a Roma in convegno - il Papa ha detto di considerare con grande piacere l’inaugurazione del nuovo sito web curato dall’organismo missionario. Lo sviluppo conosciuto da internet negli ultimi anni, ha riconosciuto Giovanni Paolo II, fornisce “un’opportunità senza precedenti” per estendere l’insegnamento missionario della Chiesa in un ambito divenuto oggi la “prima fonte di informazione e di comunicazione per molti dei nostri contemporanei, specialmente per i giovani”:

 

“IT IS MY HOPE THAT THE ...

Spero che il sito delle Pontificie opere missionarie risvegli nei cattolici degli Stati Uniti un più profondo apprezzamento del mandato missionario della Chiesa universale e una più grande consapevolezza della ricca varietà di popoli e culture nei quali il Vangelo di Gesù Cristo continua oggigiorno a mettere radice”.

 

Il Papa ha auspicato anche che la presenza del sito possa stimolare un incremento delle vocazioni missionarie per un più forte impegno sia nella missione ad gentes, sia nella “nuova evangelizzazione dei Paesi tradizionalmente cristiani”. Il lavoro delle vostre Opere, ha concluso il Papa, possa essere un’autentica testimonianza di zelo missionario presso i cattolici statunitensi e “produca abbondanti frutti per la diffusione del regno di Dio nelle nuove frontiere che ora stanno aprendosi di fronte a noi”.

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PRESENTATO OGGI IN SALA STAMPA DAL CARDINALE CRESCENZIO SEPE

IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2003

 

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Si celebrerà il 19 ottobre,terza domenica del mese, in coincidenza con il 25.mo anniversario di Pontificato di Giovanni Paolo II, con la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta e con la chiusura dell’anno del Rosario. In tale prospettiva il Pontefice ha voluto indicare la preghiera del Rosario come tema di riflessione per la prossima Giornata missionaria mondiale.

 

Il Messaggio, finora pubblicato  per la solennità di Pentecoste, da quest’anno viene reso noto – ha detto il cardinale prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, Crescenzio Sepe – con la data della festa del Battesimo del Signore. L’anticipazione ha lo scopo di consentire alle diocesi e alle famiglie religiose e istituti missionari di disporre fin dal mese di gennaio del Messaggio del Papa in modo da poterlo studiare e calarlo nella propria realtà...

 

“Non si può permettere, pena il tradimento del Vangelo di Gesù Cristo, che la dimensione missionaria sia percepita come una sorta di cenerentola dell’esperienza di fede, o della pratica pastorale dei vescovi e dei sacerdoti. La missione è, infatti, parte nodale dell’itinerario di ogni comunità cristiana: la Chiesa è missionaria per sua natura, poiché il mandato di Cristo non è qualcosa di contingente e di esteriore, ma raggiunge il cuore stesso della Chiesa. Ne deriva che tutta la Chiesa e ciascuna Chiesa è  inviata alle genti”.

 

Gli obiettivi indicati nel Messaggio del Papa sono tre: una Chiesa più contemplativa, una Chiesa più santa, una Chiesa più missionaria. Sempre accompagnata dalla Vergine Santissima, Stella della nuova evangelizzazione, aurora luminosa e guida sicura del nostro cammino.

 

Quanto alla contemplazione, la recita quotidiana del Rosario apre e rende praticabili agli araldi del Vangelo le vie della missione. Infatti, il Rosario altro non è che un pellegrinaggio – scrive il Papa – sulle strade della salvezza, fatto con Maria Santissima per contemplare, con i suoi occhi di credente, il vero Volto di Cristo. Circa la santità, Maria è un autentico modello di fede. Vivendo accanto a Lei, in contemplazione dei misteri della salvezza, la Chiesa diventa santa. E, per la missionarietà, Maria infine rende la Chiesa più missionaria. E’ Lei, che, alle nozze di Cana, dice ai servi di fare quello che Gesù dirà loro. Maria incoraggia e accompagna non solo i singoli missionari ma tutta la comunità cristiana ad andare e a raccontare il Vangelo.

 

Il cardinale Sepe ha offerto alcuni dati numerici che aiutano ad intuire l’orientamento della diffusione del Vangelo nel mondo. Al 31 dicembre scorso le circoscrizioni ecclesiastiche dipendenti dalla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli erano 1.075, quasi il 39 per cento di tutte le diocesi della Chiesa cattolica nel mondo. Di esse 478 sono in Africa, 85 in America, 453 in Asia, 14 in Europa e 56 in Oceania. Al servizio della Missio ad Gentes lavorano all’incirca 85 mila sacerdoti, dei quali 52 mila diocesani e 33 mila religiosi. La loro attività missionaria è sostenuta da 28 mila religiosi non sacerdoti, da 450 mila suore e 1.650.000 catechisti.

 

La Congregazione retta dal cardinale Sepe si occupa nei propri territori della formazione spirituale e accademica di 280 seminari maggiori e dl 110 seminari minori, per un totale di 65 mila seminaristi maggiori e di 85 mila seminaristi minori. Ogni anno si contano 1.900 ordinazioni. A ciò vanno aggiunte le attività educative che contano 42 mila scuole; le attività sanitarie con 1.600 ospedali, 6.000 dispensari e 780 lebbrosari; e 12.mila iniziative di tipo caritativo e sociale.

 

A Roma, poi, dipendono dal Dicastero per l’evangelizzazione la Pontificia Università Urbaniana con 1.300 alunni e 110 docenti; il Pontificio Collegio San Pietro e il Pontificio Collegio Internazionale San Paolo con 340 alunni; il Pontificio Collegio Urbano per i seminaristi con 140 allievi; il Foyer Paolo VI per la formazione delle religiose; il Collegio Mater Ecclesiae di Castel Gandolfo per la formazione dei catechisti; e il Centro internazionale di animazione missionaria per la Missio ad Gentes.

 

Dato importante e significativo – risaltato dal cardinale Sepe – è il numero dei missionari che hanno testimoniato con la vita la fedeltà a Cristo e alla Chiesa: negli ultimi 10 anni sono stati oltre un migliaio solo i casi accertati... 

 

“Come potete constatare, esistono davanti a noi cantieri in fermento; strategie e programmi missionari. Le sfide al Vangelo sono tante e sempre nuove. La messe è ancora molta e richiede operai zelanti e generosi, pronti a partire. Proprio perché c’è tanto lavoro, i missionari sono invitati a congiungere le mani, fissare lo sguardo su Maria e pregare con il Rosario. Sta qui il segreto della missione”.

 

Con il cardinale Sepe hanno presentato il Messaggio del Papa il segretario e il segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, rispettivamente gli arcivescovi Robert Sarah e Patabendige Don Albert Malcom Ranjith, e il sottosegretario padre Massimo Cenci. I giornalisti hanno rivolto svariate domande su talune situazioni locali.

 

Quanto all’Africa è stato rilevato che l’annuncio del Vangelo oggi vi incontra gravi situazioni di indigenza e sacche di vera e propria miseria. Inoltre deve confrontarsi con difficoltà socio-politiche non meno complesse. Infatti le guerre fratricide e le violenze gratuite spezzano le famiglie e decimano le popolazioni, distruggendo come un uragano le ricchezze culturali e materiali dei popoli. In Africa oggi la popolazione cristiana è di circa 110 milioni, pari al 15 per cento della popolazione.

 

Anche se con diverse sfumature e specificità, l’Oceania condivide con l’Africa le stesse difficoltà socio-politiche e la medesima povertà. Tuttavia, l’Oceania registra numerosi progressi nel suo impegno di annuncio missionario. Dei 26 milioni di abitanti ben 7 sono cattolici, ossia il 26 per cento del totale. 

 

L’Asia è il continente dove vivono quasi i due terzi della popolazione mondiale. E la comunità cristiana è veramente minuscola non arrivando al tre per cento in tutto. La Chiesa è maggioritaria solo nelle Filippine e in Timor orientale. Altrove la maggioranza religiosa è costituita o dai musulmani o dai buddisti o dagli induisti.

 

Le circoscrizioni ecclesiastiche, che dipendono dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, in America rappresentano in molte nazioni le zone più difficili sia da un punto di vista geografico (vastità del territorio e mancanza di vie di comunicazione), che sociale (povertà, narcotraffico, guerriglia) e pastorale (scarsità di personale e di mezzi).

 

“In nessuna epoca – afferma il Papa nel suo Messaggio – la Chiesa ha avuto tante possibilità di annunciare Gesù come oggi, grazie allo sviluppo dei mezzi della comunicazione. Proprio per questo la Chiesa è oggi chiamata a far trasparire il Volto del suo Sposo, con una più rilucente santità. In questo sforzo non facile sa di essere sostenuta da Maria. Da Lei impara ad essere vergine totalmente dedicata al suo Sposo, Gesù Cristo, e madre di molti figli che genera alla vita immortale”.

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ALTRE UDIENZE: RICEVUTI DAL PAPA QUATTRO PRESULI DEL NORD AFRICA,

 IN VISITA “AD LIMINA”

 

Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto quattro presuli di Paesi nordafricani, in visita “ad Limina”. Sono gli arcivescovi di Tanger e di Rabat, in Marocco, mons. José Antonio Peteito Freire e mons. Vincent Landel; il vescovo di Tunisi, mons. Fouad Tawl; e il prefetto apostolico del Sahara Occidentale, padre Acacio Valbuena Rodriguez, degli Oblati di Maria Immacolata.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

La prima pagina si apre con l'annuncio del Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale missionaria, sul tema "Maria e la Missione della Chiesa nell'Anno del Rosario".  

All'interno, la conferenza stampa di presentazione del Messaggio, con l'intervento del cardinale Crescenzio Sepe.

Riguardo all'Iraq, "no" alla guerra dai 114 Paesi non allineati; iniziative degli Usa per rimuovere l'opposizione di Russia, Cina e Francia ad una nuova risoluzione dell'Onu.

 

Nelle vaticane, nel discorso ai partecipanti all'incontro dei direttori diocesani delle Pontificie Opere Missionarie degli Stati Uniti d'America, il Papa ha auspicato che si risvegli nei cattolici statunitensi un più profondo apprezzamento del mandato missionario universale della Chiesa.

Una pagina dedicata alla figura del cardinale John Henry Newman - "Testimone della speranza all'inizio del nuovo Millennio"-, con i contributi di mons. Philip Boyce, vescovo di Raphoe, e di Hermann Geissler.

Una pagina per l'ingresso in diocesi del nuovo vescovo di Fabriano-Matelica.

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: quattro palestinesi uccisi dall'esercito.

Nello Zimbabwe, una grave crisi alimentare minaccia gran parte della popolazione.

Riguardo alla lotta al terrorismo, sgominata in Florida una cellula della Jihad islamica.

Corea del Sud: negligenze ed errori tra le cause della tragedia di Taegu.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Armando Rigobello dal titolo "Le radici della morale e le istanze del vissuto": un tema culturale della ricerca etica.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica con riferimento all'evolversi della crisi irachena.

I temi della devoluzione e della Rai.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 febbraio 2003

 

 

CONVEGNO CROCE ROSSA

PERSONE SCOMPARSE NEI CONFLITTI ARMATI

 

- Intervista con Antonella Notari -

 

Supporto psicologico e legale alle famiglie, prevenzione delle scomparse, identificazione dei resti: sono solo alcuni dei punti individuati dal Comitato internazionale della Croce Rossa nel documento che verrà presentato oggi pomeriggio, al termine della Conferenza in corso a Ginevra su “I dispersi a causa dei conflitti armati e della violenza interna”. 350 esperti militari, scientifici e legali, provenienti da ogni parte del mondo, si sono riuniti per porre l’attenzione sulle decine di migliaia di famiglie che hanno perso ogni traccia dei propri cari. Ma più in particolare quali sono gli obiettivi che ci si prefigge mediante questo convegno? Dorotea Gambardella lo ha chiesto ad Antonella Notari, delegato a Ginevra del Comitato internazionale della Croce Rossa.

 

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R. - Rinforzare la legislazione nazionale e internazionale, per prevenire il fatto che le persone scompaiano in tempo di guerra e per dire che le famiglie hanno il diritto di sapere che cosa sia successo ai loro familiari. Sembra una cosa molto ovvia, però non lo è, perché ci siamo resi conto che non c’è abbastanza riconoscenza del dolore che conoscono le famiglie delle persone scomparse in tempo di guerra.

 

D. – Che cosa significa concretamente tutto ciò?

 

R. – Significa che a tutti i familiari deve essere riconosciuto il diritto di tenersi in contatto sempre, in ogni circostanza, anche quando c’è la guerra, anche quando sono detenuti, anche quando sono sfollati o rifugiati in un altro paese. Vuol dire anche che le persone che muoiono in tempo di guerra, sia sul campo di battaglia, sia in altre circostanze, devono essere trattate con rispetto e dignità. Che si deve far di tutto per cercare di identificare le persone morte in guerra, per informare le loro famiglie e restituire i corpi ai loro familiari.

 

D. – Ma quante sono le persone scomparse?

 

R. – Sono milioni. Possiamo essere sicuri di questo, perché se guardiamo i conflitti del XX secolo, sappiamo che anche per la prima guerra mondiale, per la seconda guerra mondiale, rimangono delle persone che le famiglie continuano a cercare. Dunque, se prendiamo tutti i conflitti armati del XX secolo, ci rendiamo conto che sono un numero senza fine.

 

D. – Quali sono le categorie di persone maggiormente a rischio di scomparire?

 

R. – Sono soprattutto a rischio, i bambini. Abbiamo visto in tanti conflitti che quando le popolazioni scappano, i bambini si perdono e rimane molto difficile, poi, ritrovare i loro familiari. Un altro gruppo di persone che sono a rischio sono i combattenti, che spesso partono senza la minima forma di identificazione. Anche le persone sfollate, i rifugiati.

 

D. – Ma al momento, in che modo si sta cercando di arginare questo fenomeno?

 

R. – Facendo portare ai combattenti delle forme di identificazione e permettendo anche la corrispondenza tramite, per esempio, i messaggi Croce Rossa, a tutte le persone sfollate o rifugiate.

 

D. – Ritornando alle famiglie degli scomparsi, com’è, da un punto di vista legale, per loro la situazione?

 

R. – A livello legale la loro situazione non è chiara in molti casi. Non possono beneficiare dell’eredità, le donne spesso non hanno i figli a carico, non si possono risposare, se mai dovessero averne l’opportunità... Bisognerebbe introdurre delle legislazioni nazionali, che prevedano che se una persona scompare in tempo di guerra, i familiari abbiano certi diritti.

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LA NUOVA ATTENZIONE DELLA FRANCIA PER L’AFRICA

- Intervista con il prof. Angelo Turco -

 

La politica estera di Parigi nei confronti dell’Africa sta cambiando: a parte il contingente francese in Costa d’Avorio, che conta 3000 militari, oggi all’Eliseo si parla più di aiuti economici che di aiuti militari alle ex colonie. Quali fattori hanno inciso in questa scelta? Giada Aquilino lo ha chiesto al prof. Angelo Turco, africanista e docente di Geografia politica all’Università dell’Aquila:

 

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R. – Questa è la nuova dottrina Chirac per l’Africa. Noi sappiamo che durante tutto il periodo della coabitazione tra socialisti al governo e presidenza della Repubblica di destra, si era creata una sorta di impasse nei confronti dell’Africa da parte di Parigi che come sappiamo ha sempre avuto un occhio di riguardo, una politica piuttosto attiva nei confronti del  continente. Adesso Chirac ha marcato un nuovo spirito di attenzione nei confronti dell’Africa che, seppure escluda un impegno di tipo politico-militare, come del resto proprio i fatti in Costa d’Avorio stanno a testimoniare, tuttavia pone molto l’accento sul partenariato economico perché l’Africa stessa si muove su una base di articolazioni delle proprie richieste di tipo economico. Non dimentichiamo che l’Africa ha prodotto il Nepad, quindi il nuovo partenariato per lo sviluppo africano, questo programma pensato dagli africani per gli africani, ha bisogno di essere finanziato e naturalmente  la Francia sta dando segnali di risposta in questa direzione.

 

D. – Oggi la diplomazia francese è impegnata con la crisi irachena. Forse questo interesse catalizza maggiormente la politica estera dell’Eliseo?

 

R. – Certamente l’attenzione della Francia per l’Africa si trova rafforzata da questo impegno francese sulla scena internazionale per la questione irachena. Non dimentichiamo che  ben 3 Paesi sui 10 che ruotano nel consiglio di Sicurezza dell’Onu attualmente sono africani: l’Angola, la Guinea e il Camerun. Quindi la Francia ha tutto l’interesse a mostrarsi attiva e sollecita nei confronti di questi Paesi per tentare di mantenere il loro orientamento per una linea che sia più vicina a quella della Francia che non a quella degli Stati Uniti.

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CHIESA E SOCIETA’

21 febbraio 2003

 

 

“LA VISITA DEL PAPA RAFFORZI LA NOSTRA VOCAZIONE

DI ESSERE TESTIMONI DEL SIGNORE”: COSÌ LA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA

ESORTA I FEDELI A PARTECIPARE AL QUINTO VIAGGIO APOSTOLICO

DI GIOVANNI PAOLO II IN SPAGNA, PREVISTO IN PRIMAVERA.

 

MADRID. = Il documento preparatorio per la prossima visita apostolica di Giovanni Paolo II in Spagna - prevista in primavera - e una nota pastorale sulla crisi irachena sono stati gli argomenti principali affrontati, martedì e mercoledì scorsi, dalla Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola. “Sarete miei testimoni” è il titolo del messaggio che i vescovi indirizzano ai fedeli in vista del viaggio del Papa, il quinto in terra iberica. I presuli esortano la comunità, ed in particolare i giovani, a partecipare agli incontri con il Papa, e si augurano che la visita rafforzi la fede del popolo spagnolo e contribuisca a dare nuovo slancio all’evangelizzazione. “La visita del Santo Padre - si legge nel messaggio - accrescerà senza dubbio la nostra vocazione e il nostro dinamismo apostolico”. I vescovi ricordano che il Papa beatificherà cinque religiosi e religiose spagnoli. “Desideriamo che la visita rafforzi la nostra vocazione di essere testimoni del Signore - scrivono - compito che è stato realizzato meravigliosamente dai santi”. Nella nota pastorale “La pace, dono di Dio e imperativo morale”, i presuli auspicano una soluzione pacifica della crisi irachena. “Bisogna spendere tutti i mezzi pacifici per evitare la guerra - dichiarano - e rispettare la legalità internazionale in linea con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu”. “La situazione di pericolo in cui si trovano oggi la pace e il bene comune dell’umanità è grave - aggiungono - come risulta dalla drammatica situazione in Medio Oriente e Terra Santa, dai conflitti in Africa e America Latina, e dalla terribile minaccia del terrorismo”. (M.A.)

 

 

“DIO ISPIRI SOLUZIONI DI PACE E GIUSTIZIA”:

COSI’ LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA TRA IL CARDINALE CORMAC MURPHY O’CONNOR

ED IL PRIMATE ANGLICANO ROWAN WILLIAMS,

CONTRO L’INTERVENTO MILITARE IN IRAQ

- A cura di Paolo Ondarza -

 

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LONDRA. = “La guerra è sempre una prospettiva profondamente preoccupante. Siamo consapevoli della enorme responsabilità ricoperta da coloro ai quali spetta l’ultima decisione riguardo alla questione irachena”. E’ quanto si legge nella dichiarazione congiunta tra i due leader delle maggiori comunità cristiane in Inghilterra, il cardinale Cormac Murphy O’Connor ed il primate anglicano Rowan Williams, contro l’intervento militare in Iraq. Nel documento si contesta la legittimità morale di una guerra che potrebbe avere “imprevedibili conseguenze umanitarie e politiche”. La dichiarazione riporta poi l’invito agli ispettori affinché continuino il loro lavoro e si appella al governo iracheno perché dimostri in modo inequivocabile la sua conformità agli ordini dell’Onu. “Riconosciamo che l’alternativa morale all’azione militare - scrivono l’arcivescovo cattolico e il primate anglicano - non può essere compiacenza, passività o indifferenza. E’ vitale che tutte le parti in causa in questa crisi si impegnino, attraverso le Nazioni Unite, in un processo che potrebbe e dovrebbe rendere il trauma e la tragedia della guerra non necessari”. “Il periodo quaresimale che ci apprestiamo a vivere invita tutte le confessioni cristiane ad un onesto esame di coscienza attraverso il quale riconoscere i propri peccati e riconciliarsi a Dio. Dobbiamo sperare e pregare che con la guida di Dio si possa trovare una strada che porti la pace nella giustizia in Iraq e in Medio Oriente”.

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IL PATRIARCA ALESSIO II ED IL NUOVO NUNZIO APOSTOLICO IN RUSSIA,

 ANTONIO MENNINI, SI SONO INCONTRATI IERI A MOSCA

PER DISCUTERE DELLE RELAZIONI TRA LE DUE CHIESE

- A cura di Giuseppe D’Amato -

 

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MOSCA. = L'incontro è durato circa un'ora e si è tenuto in una residenza del Patriarca in pieno centro a Mosca. Il Patriarca di tutte le Russie Alessio II ed il nunzio Antonio Mennini hanno discusso delle relazioni tra le due Chiese e della necessità di migliorare i rapporti. "Vorrei portarle i saluti del Santo Padre ed esprimerle i miei rispetti", ha esordito il nunzio che aveva sollecitato l'incontro. Alessio II si è augurato che l'impegno dell'arcivescovo Mennini, da poco tempo insediatosi alla Nunziatura a Mosca, aiuti a migliorare i rapporti. Monsignor Mennini ha consegnato ad Alessio II due lettere: la prima del Santo Padre con la risposta agli auguri di Natale inviati al Pontefice dal Patriarca; la seconda del Segretario di Stato cardinale Angelo Sodano, con la sua presentazione. "Abbiamo tante speranze - rivelano fonti della Nunziatura a Mosca -. Non si sa ancora bene in che direzione, ma abbiamo concordato con il Patriarcato di ricominciare a dialogare, soprattutto delle cose che ci uniscono". L'incontro di Mosca avviene in un clima mutato rispetto alle recenti tensioni dovute alle espulsioni di alcuni religiosi cattolici, tra i quali il vescovo di Irkutsk. L'ambasciatore russo presso la Santa Sede Vitalij Litvin ha dichiarato che una visita del Papa in Russia non è solo possibile, ma necessaria. Il ministro degli Esteri, Igor Ivanov, ha già annunciato che qualcosa di importante accadrà nel 2003. "Il governo russo - ha detto Ivanov - mantiene relazioni normali e costruttive con il Vaticano".

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E’ MORTO IERI A ROMA PADRE TARCISIO, IL RELIGIOSO LEGATO AL MOVIMENTO SCOUT CATTOLICO ITALIANO,

FIGLIO DI LUIGI E MARIA BELTRAME QUATTROCCHI,

 BEATIFICATI DA GIOVANNI PAOLO II DUE ANNI FA

 

ROMA. = E’ morto ieri a Roma, all’età di 96 anni, don Tarcisio Filippo Beltrame Quattrocchi, figura di religioso e di educatore legato al Movimento scout cattolico italiano, dov’era conosciuto con il nome familiare di don Tar. Vi entrò, infatti, all’età di 10 anni come “lupetto”. Filippo Tarcisio era nato a Roma il 15 ottobre del 1906, primogenito dei 4 figli di Luigi e di Maria Beltrame Quattrocchi, i coniugi beatificati da Giovanni Paolo II il 21 ottobre del 2001. Ordinato prete nel 1930, dopo lo scioglimento del movimento scout in Italia ad opera del regime fascista, don Tarcisio operò all’interno dell’Azione Cattolica fino al 1941, quando durante la guerra fu inviato come cappellano militare nella Marina italiana. Finita la guerra, il sacerdote riorganizzò da Parma il movimento scout in Italia. Successivamente tornò a Roma per dedicarsi all’insegnamento nei licei e all’opera educativa in diversi gruppi scout. Don Tarcisio lascia in eredità agli scout cattolici italiani il canto “Al cader della giornata”, da lui scritto durante la guerra. I funerali si svolgeranno domani mattina alle 10 nella chiesa di S. Maria in Campitelli (o in Portico) a Roma. (A.L.)

 

 

QUASI COMPLETATO IL PROGETTO DEI FATEBENEFRATELLI

PER LA PSICORGANICITA’ A MILANO: TRE STRUTTURE PER LA CURA

E L’ASSISTENZA ALLE PERSONE AFFETTE DA MALATTIE PSICHICHE

- A cura di Fabio Brenna -

 

MILANO. = I Fatebenefratelli stanno per portare a compimento il loro progetto per la psicorganicità, iniziato 12 anni or sono. Le tre strutture, dedicate interamente alla cura e all’assistenza delle persone con malattie psichiche, verranno completate con l’inaugurazione, tra breve, del polo di Ciarnusco in provincia di Milano. “L’iniziativa si affianca agli altri due complessi di Brescia e di San Colombano, che riflettono il quarto voto dei Fatebenefratelli” ha detto fra’ Marco Fabello al convegno sulla psichiatria di confine, organizzato nell’ambito della rassegna “Progetto città”, ospitata alla Fiera di Milano. Si tratta quindi di “strutture che mettono la persona al centro di un ambiente interamente a loro dedicato, in un percorso di cura e di assistenza che è quello delineato dalla Legge 180”, ha precisato ancora fra’ Fabello. Nel corso del convegno è stato presentato il piano di intervento dei Fatebenefratelli nel settore della psichiatria, una serie di servizi che ruotano attorno all’istituto di Brescia, l’unico istituto di ricovero e cura a carattere scientifico che in Italia affronta una patologia complessa ed emergente come l’Alzheimer. Per i Fatebenefratelli la collaborazione con il pubblico sull’argomento è fondamentale nell’ottica dei servizi inerenti alla persona. Sotto alcuni profili la psichiatria potrebbe essere considerata un settore marginale ed improduttivo per il sistema sanitario. Secondo fra’ Marco Fabello, anche in questa eventualità il privato sociale sceglie di stare accanto alle persone che soffrono e di metterle al centro della propria opera riabilitativa. Netta l’opposizione a qualsiasi prospettiva di revisione della Legge 180 sulla psichiatria. “Le intuizioni di Basaglia sono ancora oggi vincenti per intervenire nel settore” sostengono i Fatebenefratelli.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 febbraio 2003

 

 

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

Ancora la crisi irachena al centro dei contatti internazionali di oggi. Il premier britannico, Tony Blair, è giunto stamani a Roma dove ha incontrato il premier Berlusconi e il presidente della Repubblica italiana Ciampi. Domani, l’udienza dal Papa. Dagli Stati Uniti, intanto, Bush ha detto di essere ormai pronto ad usare la forza contro l’Iraq, con i Paesi disponibili ad appoggiarlo. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Washington vuole presentare una nuova risoluzione la settimana prossima che dovrebbe elencare le violazioni irachene e, quindi, aprire la porta alla guerra. I diplomatici americani, però, non hanno ancora i nove voti necessari per farla approvare dal Consiglio di Sicurezza e rischiano il veto di Francia, Russia e Cina. Un banco di prova importante potrebbe essere costituito dalla vicenda dei missili iracheni Al Samoud, che, secondo gli ispettori dell’Onu, violano i limiti di gittata imposti dalle precedenti risoluzioni. Il capo degli ispettori dell’Onu, Hans Blix, sembra deciso a chiedere la distruzione di questi vettori.

 

Ieri, intanto, Saddam Hussein ha riunito ancora il suo gabinetto e i capi militari per discutere i piani di difesa. Oltre ai problemi diplomatici, però, Washington deve risolvere anche quelli militari sorti con la Turchia. Ankara, infatti, chiede più aiuti finanziari per compensare le perdite dovute alla possibile guerra e non ha ancora autorizzato lo sbarco delle truppe americane che dovrebbero invadere l’Iraq dal nord. Il capo del Pentagono Rumsfeld, comunque, ha dichiarato che le forze schierate finora sono già pronte e sufficienti a lanciare l’attacco.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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E da più parti si continua a levare la protesta contro la minaccia di un intervento militare in Iraq. I Paesi non allineati, riuniti in vertice a Kuala Lumpur, hanno espresso la netta opposizione alla guerra, ma, nello stesso tempo, anche un “no” alla richiesta irachena di non concedere agli Stati Uniti i propri territori in caso di attacco. Questi i punti essenziali del documento che dovrebbe essere approvato domani, nella riunione dei ministri degli esteri tra i quali anche il capo della diplomazia irachena Naji Sabri.

 

In Iran è giunto, invece, stamattina Mohamed El Baradei, il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Gli Stati Uniti sospettano infatti che il governo di Teheran stia cercando di produrre armi nucleari ed hanno più volte chiesto alla Russia di interrompere la propria cooperazione con il regime degli ayatollah. El Baradei ispezionerà alcuni siti nucleari, che l’Iran sostiene di aver destinato ad usi civili.

 

La crisi irachena, ma anche la Costa d’Avorio, sono gli argomenti in primo piano al 22° Vertice franco-africano che riunisce per due giorni a Parigi i rappresentanti di 52 Paesi, attorno al presidente Jacques Chirac. I lavori sono iniziati ieri. Ce ne parla, da Parigi, Francesca Pierantozzi:

 

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Dopo la politica internazionale, l’economia è stata al centro della seconda e ultima giornata di lavori del 22.mo Vertice franco-africano. Al Palazzo dei Congressi di Parigi, davanti ad una cinquantina di capi di Stato, il presidente Jacques Chirac ha proposto una moratoria sugli aiuti alle esportazioni agricole, destabilizzanti – ha sottolineato Chirac – per le economie locali. Il capo dell’Eliseo ha detto di voler sostenere una nuova strategia per lo sviluppo dell’agricoltura africana, riconoscendo che i Paesi occidentali non sono stati sempre attenti negli ultimi anni ai bisogni economici e commerciali del continente africano. Ieri il Vertice ha sostenuto la posizione francese contro una soluzione militare alla crisi irachena, con una dichiarazione comune in cui si sottolinea che esiste ancora un’alternativa alla guerra, in particolare rafforzando le ispezioni dell’Onu. Nonostante le polemiche internazionali, in serata Chirac ha anche incontrato a quattr’occhi il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, al quale ha espresso le preoccupazioni della Francia e dell’Europa per la situazione nel suo Paese.

 

Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana.

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Potrebbe sbloccarsi presto la crisi israelo-palestinese. I dirigenti dell’Autorità nazionale palestinese hanno oggi rivolto un appello per la sospensione di un anno dell'Intifada armata. Lo ha detto il numero due dell’Anp, Abu Mazen, in visita a Mosca. Ma perché è stato proprio Abu Mazen e non il presidente palestinese Arafat a fare un annuncio così importante? Ci risponde l’inviato speciale in Medio Oriente del Corriere della Sera, Antonio Ferrari:

 

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R. - Perché Abu Mazen è in rotta di collisione con i personaggi più duri di Al Fatah, ed anche della stessa Olp vicino ad Arafat. Egli è anche l’uomo che da almeno 6 o 7 mesi ha contatti con il governo di Ariel Sharon, in particolare con lo stesso primo ministro. Abu Mazen ha già detto più di una volta che la seconda Intifada è stata un gravissimo errore e i palestinesi ne stanno pagando le conseguenze. Questa cosa, quindi, è stata letta come una critica nei confronti del leader Arafat. Non solo, in questo momento Arafat è in pratica isolato dalla stessa comunità internazionale e quindi sta cercando il modo di uscire da questa impasse. E in questo momento, tutto sommato, gli va anche bene il ruolo del suo maggior critico, cioè Abu Mazen, che viene poi tra l’altro indicato come possibile primo ministro dell’Autorità palestinese.

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Il nuovo presidente sudcoreano Roh Moo Hyun ha annunciato oggi un piano di pace per risolvere la crisi in atto tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti. L’offerta prevede consultazioni permanenti politiche e militari con Pyongyang, rafforzamento delle misure di cooperazione tra le due Coree, firma di un trattato di pace che sostituisca l’armistizio in vigore dal 1953.

 

In Venezuela l’azione della magistratura contro i due principali leader del Coordinamento democratico ha sferrato un duro colpo all’opposizione che si era illusa di aver risolto la crisi dopo la firma con il governo di una “dichiarazione comune contro la violenza”. Un giudice di Caracas ha fatto arrestare il leader della Confindustria venezuelana, Carlos Fernandez, mentre il capo della maggiore confederazione sindacale, Carlos Ortega, ha scelto la strada della clandestinità. Si allontana così una soluzione democratica della crisi. Ce ne parla Maurizio Salvi:

 

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Per l’intera giornata i movimenti di opposizione hanno chiesto alla gente di dichiarare apertamente il proprio dissenso a quella che è stata definita una persecuzione degli avversari del presidente Hugo Chavez. Fino a tarda sera in molte località la popolazione ha manifestato e a Valencia una persona è rimasta ferita.

 

Il capo dello Stato, dopo aver sospeso il previsto viaggio al vertice dei non allineati in Malaysia, si è goduto a fondo la vittoria nei confronti dei suoi avversari, arrivando a chiedere alle forze a lui vicine di scendere in strada a difendere la rivoluzione.

 

Per oggi, infine, il Coordinamento democratico ha convocato una nuova grande marcia a Caracas, mentre i suoi dirigenti pensano persino ad un rilancio dello sciopero generale.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Sono almeno 39 i morti nell'incendio di un night club di West Warwich, nel Rhode Island, Stati Uniti. Lo annuncia un responsabile dei vigili del fuoco locali. Il bilancio non è ancora definitivo, perché sono ancora in corso le ricerche dei superstiti. I feriti ricoverati in ospedale sono sin’ora circa 150. Indagini di polizia sono in corso per accertare se lo spettacolo pirotecnico che si stava svolgendo nel locale fosse autorizzato e se le norme di sicurezza siano state rispettate.

 

 

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