RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 52 - Testo della
Trasmissione venerdì 21 febbraio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
La nuova attenzione
della Francia per l’Africa: con noi, il prof. Angelo Turco.
CHIESA E
SOCIETA’:
Il nunzio apostolico in Russia Antonio Mennini in visita al Patriarca Alessio II di Mosca.
E’ quasi completo, a Milano,
il progetto dei Fatebenefratelli per la psicorganicità.
Colloqui a Roma di Tony Blair con Ciampi e Berlusconi
sulla crisi irachena.
L’Aiea a Teheran per sospetti sull’uso del
nucleare.
A Parigi seconda giornata del vertice
franco-africano.
L’Anp rivolge un appello per la fine dell’Intifada
.
21 febbraio 2003
IL
VANGELO TESTIMONIATO ATTRAVERSO INTERNET:
UN MODO NUOVO PER ESSERE MISSIONARI, IN MODO
PARTICOLARE CON I GIOVANI.
COSI’ IL PAPA AI DIRETTORI DIOCESANI DELLE
PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE,
RICEVUTI IN UDIENZA
- Servizio di Alessandro De Carolis
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Internet può essere uno
straordinario strumento di evangelizzazione, un modo al passo con i tempi per
accrescere “in molte persone una più profonda fede in Cristo”. Lo ha affermato
questa mattina Giovanni Paolo II, che ha accolto in udienza i direttori
diocesani delle Pontificie opere missionarie statunitensi. Ai 150 presenti -
tra sacerdoti, religiosi, suore e laici impegnati nell’animazione missionaria
negli Usa, riuniti a Roma in convegno - il Papa ha detto di considerare con
grande piacere l’inaugurazione del nuovo sito web curato dall’organismo
missionario. Lo sviluppo conosciuto da internet negli ultimi anni, ha
riconosciuto Giovanni Paolo II, fornisce “un’opportunità senza precedenti” per
estendere l’insegnamento missionario della Chiesa in un ambito divenuto oggi la
“prima fonte di informazione e di comunicazione per molti dei nostri
contemporanei, specialmente per i giovani”:
“IT IS MY HOPE THAT THE ...
Spero che il sito delle Pontificie opere missionarie
risvegli nei cattolici degli Stati Uniti un più profondo apprezzamento del
mandato missionario della Chiesa universale e una più grande consapevolezza
della ricca varietà di popoli e culture nei quali il Vangelo di Gesù Cristo
continua oggigiorno a mettere radice”.
Il Papa ha auspicato anche che la
presenza del sito possa stimolare un incremento delle vocazioni missionarie per
un più forte impegno sia nella missione ad gentes, sia nella “nuova
evangelizzazione dei Paesi tradizionalmente cristiani”. Il lavoro delle vostre
Opere, ha concluso il Papa, possa essere un’autentica testimonianza di zelo
missionario presso i cattolici statunitensi e “produca abbondanti frutti per la
diffusione del regno di Dio nelle nuove frontiere che ora stanno aprendosi di
fronte a noi”.
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PRESENTATO OGGI IN SALA STAMPA DAL CARDINALE
CRESCENZIO SEPE
IL
MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2003
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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Si celebrerà il 19 ottobre,terza domenica del mese, in
coincidenza con il 25.mo anniversario di Pontificato di Giovanni Paolo II, con
la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta e con la chiusura dell’anno del
Rosario. In tale prospettiva il Pontefice ha voluto indicare la preghiera del
Rosario come tema di riflessione per la prossima Giornata missionaria mondiale.
Il Messaggio, finora pubblicato per la solennità di Pentecoste, da quest’anno viene reso noto –
ha detto il cardinale prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei
popoli, Crescenzio Sepe – con la data della festa del Battesimo del Signore.
L’anticipazione ha lo scopo di consentire alle diocesi e alle famiglie
religiose e istituti missionari di disporre fin dal mese di gennaio del
Messaggio del Papa in modo da poterlo studiare e calarlo nella propria
realtà...
“Non si può permettere, pena il tradimento del Vangelo di
Gesù Cristo, che la dimensione missionaria sia percepita come una sorta di
cenerentola dell’esperienza di fede, o della pratica pastorale dei vescovi e
dei sacerdoti. La missione è, infatti, parte nodale dell’itinerario di ogni
comunità cristiana: la Chiesa è missionaria per sua natura, poiché il mandato
di Cristo non è qualcosa di contingente e di esteriore, ma raggiunge il cuore
stesso della Chiesa. Ne deriva che tutta la Chiesa e ciascuna Chiesa è inviata alle genti”.
Gli
obiettivi indicati nel Messaggio del Papa sono tre: una Chiesa più contemplativa,
una Chiesa più santa, una Chiesa più missionaria. Sempre
accompagnata dalla Vergine Santissima, Stella della nuova evangelizzazione,
aurora luminosa e guida sicura del nostro cammino.
Quanto alla contemplazione, la recita quotidiana del
Rosario apre e rende praticabili agli araldi del Vangelo le vie della missione.
Infatti, il Rosario altro non è che un pellegrinaggio – scrive il Papa – sulle
strade della salvezza, fatto con Maria Santissima per contemplare, con i suoi
occhi di credente, il vero Volto di Cristo. Circa la santità, Maria è un
autentico modello di fede. Vivendo accanto a Lei, in contemplazione dei misteri
della salvezza, la Chiesa diventa santa. E, per la missionarietà, Maria
infine rende la Chiesa più missionaria. E’ Lei, che, alle nozze di Cana, dice
ai servi di fare quello che Gesù dirà loro. Maria incoraggia e accompagna non
solo i singoli missionari ma tutta la comunità cristiana ad andare e a
raccontare il Vangelo.
Il cardinale Sepe ha offerto alcuni dati numerici che
aiutano ad intuire l’orientamento della diffusione del Vangelo nel mondo. Al 31
dicembre scorso le circoscrizioni ecclesiastiche dipendenti dalla Congregazione
per l’evangelizzazione dei popoli erano 1.075, quasi il 39 per cento di tutte
le diocesi della Chiesa cattolica nel mondo. Di esse 478 sono in Africa, 85 in
America, 453 in Asia, 14 in Europa e 56 in Oceania. Al servizio della Missio
ad Gentes lavorano all’incirca 85 mila sacerdoti, dei quali 52 mila
diocesani e 33 mila religiosi. La loro attività missionaria è sostenuta da 28
mila religiosi non sacerdoti, da 450 mila suore e 1.650.000 catechisti.
La Congregazione retta dal cardinale Sepe si occupa nei
propri territori della formazione spirituale e accademica di 280 seminari
maggiori e dl 110 seminari minori, per un totale di 65 mila seminaristi
maggiori e di 85 mila seminaristi minori. Ogni anno si contano 1.900
ordinazioni. A ciò vanno aggiunte le attività educative che contano 42 mila
scuole; le attività sanitarie con 1.600 ospedali, 6.000 dispensari e 780
lebbrosari; e 12.mila iniziative di tipo caritativo e sociale.
A Roma, poi, dipendono dal Dicastero per
l’evangelizzazione la Pontificia Università Urbaniana con 1.300 alunni e 110
docenti; il Pontificio Collegio San Pietro e il Pontificio Collegio
Internazionale San Paolo con 340 alunni; il Pontificio Collegio Urbano per i
seminaristi con 140 allievi; il Foyer Paolo VI per la formazione delle
religiose; il Collegio Mater Ecclesiae di Castel Gandolfo per la formazione dei
catechisti; e il Centro internazionale di animazione missionaria per la Missio
ad Gentes.
Dato
importante e significativo – risaltato dal cardinale Sepe – è il numero dei
missionari che hanno testimoniato con la vita la fedeltà a Cristo e alla
Chiesa: negli ultimi 10 anni sono stati oltre un migliaio solo i casi
accertati...
“Come potete constatare, esistono davanti a noi cantieri
in fermento; strategie e programmi missionari. Le sfide al Vangelo sono tante e
sempre nuove. La messe è ancora molta e richiede operai zelanti e generosi,
pronti a partire. Proprio perché c’è tanto lavoro, i missionari sono invitati a
congiungere le mani, fissare lo sguardo su Maria e pregare con il Rosario. Sta
qui il segreto della missione”.
Con il cardinale Sepe hanno presentato il Messaggio del
Papa il segretario e il segretario aggiunto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei popoli, rispettivamente gli arcivescovi Robert Sarah e
Patabendige Don Albert Malcom Ranjith, e il sottosegretario padre Massimo
Cenci. I giornalisti hanno rivolto svariate domande su talune situazioni
locali.
Quanto all’Africa è stato rilevato che l’annuncio del
Vangelo oggi vi incontra gravi situazioni di indigenza e sacche di vera e
propria miseria. Inoltre deve confrontarsi con difficoltà socio-politiche non
meno complesse. Infatti le guerre fratricide e le violenze gratuite spezzano le
famiglie e decimano le popolazioni, distruggendo come un uragano le ricchezze
culturali e materiali dei popoli. In Africa oggi la popolazione cristiana è di
circa 110 milioni, pari al 15 per cento della popolazione.
Anche se con diverse sfumature e specificità, l’Oceania
condivide con l’Africa le stesse difficoltà socio-politiche e la medesima
povertà. Tuttavia, l’Oceania registra numerosi progressi nel suo impegno di
annuncio missionario. Dei 26 milioni di abitanti ben 7 sono cattolici, ossia il
26 per cento del totale.
L’Asia è il continente dove vivono quasi i due terzi della
popolazione mondiale. E la comunità cristiana è veramente minuscola non
arrivando al tre per cento in tutto. La Chiesa è maggioritaria solo nelle
Filippine e in Timor orientale. Altrove la maggioranza religiosa è costituita o
dai musulmani o dai buddisti o dagli induisti.
Le circoscrizioni ecclesiastiche, che dipendono dalla
Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, in America rappresentano in
molte nazioni le zone più difficili sia da un punto di vista geografico
(vastità del territorio e mancanza di vie di comunicazione), che sociale
(povertà, narcotraffico, guerriglia) e pastorale (scarsità di personale e di
mezzi).
“In nessuna
epoca – afferma il Papa nel suo Messaggio – la Chiesa ha avuto tante
possibilità di annunciare Gesù come oggi, grazie allo sviluppo dei mezzi della
comunicazione. Proprio per questo la Chiesa è oggi chiamata a far trasparire il
Volto del suo Sposo, con una più rilucente santità. In questo sforzo non facile
sa di essere sostenuta da Maria. Da Lei impara ad essere vergine
totalmente dedicata al suo Sposo, Gesù Cristo, e madre di molti figli
che genera alla vita immortale”.
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ALTRE
UDIENZE: RICEVUTI DAL PAPA QUATTRO PRESULI DEL NORD AFRICA,
IN VISITA “AD LIMINA”
Nel
corso della mattinata, il Papa ha ricevuto quattro presuli di Paesi
nordafricani, in visita “ad Limina”. Sono gli arcivescovi di Tanger e di Rabat,
in Marocco, mons. José Antonio Peteito Freire e mons. Vincent Landel; il
vescovo di Tunisi, mons. Fouad Tawl; e il prefetto apostolico del Sahara
Occidentale, padre Acacio Valbuena Rodriguez, degli Oblati di Maria Immacolata.
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La
prima pagina si apre con l'annuncio del Messaggio di Giovanni Paolo
II per la Giornata mondiale missionaria, sul tema "Maria e la
Missione della Chiesa nell'Anno del Rosario".
All'interno, la conferenza
stampa di presentazione del Messaggio, con l'intervento del cardinale
Crescenzio Sepe.
Riguardo all'Iraq,
"no" alla guerra dai 114 Paesi non allineati; iniziative degli Usa
per rimuovere l'opposizione di Russia, Cina e Francia ad una nuova risoluzione
dell'Onu.
Nelle vaticane, nel discorso ai
partecipanti all'incontro dei direttori diocesani delle Pontificie Opere
Missionarie degli Stati Uniti d'America, il Papa ha auspicato che si risvegli nei
cattolici statunitensi un più profondo apprezzamento del mandato missionario
universale della Chiesa.
Una pagina dedicata alla figura
del cardinale John Henry Newman - "Testimone della speranza all'inizio del
nuovo Millennio"-, con i contributi di mons. Philip Boyce, vescovo di
Raphoe, e di Hermann Geissler.
Una pagina per l'ingresso in
diocesi del nuovo vescovo di Fabriano-Matelica.
Nelle pagine estere, Medio
Oriente: quattro palestinesi uccisi dall'esercito.
Nello Zimbabwe, una grave crisi
alimentare minaccia gran parte della popolazione.
Riguardo alla lotta al
terrorismo, sgominata in Florida una cellula della Jihad islamica.
Corea del Sud: negligenze ed
errori tra le cause della tragedia di Taegu.
Nella pagina culturale, un
contributo di Armando Rigobello dal titolo "Le radici della morale e le
istanze del vissuto": un tema culturale della ricerca etica.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione politica con riferimento all'evolversi della crisi
irachena.
I temi della devoluzione e
della Rai.
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PERSONE
SCOMPARSE NEI CONFLITTI ARMATI
- Intervista con Antonella Notari
-
Supporto
psicologico e legale alle famiglie, prevenzione delle scomparse,
identificazione dei resti: sono solo alcuni dei punti individuati dal Comitato
internazionale della Croce Rossa nel documento che verrà presentato oggi
pomeriggio, al termine della Conferenza in corso a Ginevra su “I dispersi a
causa dei conflitti armati e della violenza interna”. 350 esperti militari,
scientifici e legali, provenienti da ogni parte del mondo, si sono riuniti per
porre l’attenzione sulle decine di migliaia di famiglie che hanno perso ogni
traccia dei propri cari. Ma più in particolare quali sono gli obiettivi che ci
si prefigge mediante questo convegno? Dorotea Gambardella lo ha chiesto ad
Antonella Notari, delegato a Ginevra del Comitato internazionale della Croce
Rossa.
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R. - Rinforzare la legislazione nazionale e
internazionale, per prevenire il fatto che le persone scompaiano in tempo di
guerra e per dire che le famiglie hanno il diritto di sapere che cosa sia
successo ai loro familiari. Sembra una cosa molto ovvia, però non lo è, perché
ci siamo resi conto che non c’è abbastanza riconoscenza del dolore che
conoscono le famiglie delle persone scomparse in tempo di guerra.
D. – Che cosa significa concretamente tutto ciò?
R. – Significa che a tutti i familiari deve essere
riconosciuto il diritto di tenersi in contatto sempre, in ogni circostanza,
anche quando c’è la guerra, anche quando sono detenuti, anche quando sono
sfollati o rifugiati in un altro paese. Vuol dire anche che le persone che
muoiono in tempo di guerra, sia sul campo di battaglia, sia in altre
circostanze, devono essere trattate con rispetto e dignità. Che si deve far di
tutto per cercare di identificare le persone morte in guerra, per informare le
loro famiglie e restituire i corpi ai loro familiari.
D. – Ma quante sono le persone scomparse?
R. – Sono milioni. Possiamo essere sicuri di questo,
perché se guardiamo i conflitti del XX secolo, sappiamo che anche per la prima
guerra mondiale, per la seconda guerra mondiale, rimangono delle persone che le
famiglie continuano a cercare. Dunque, se prendiamo tutti i conflitti armati
del XX secolo, ci rendiamo conto che sono un numero senza fine.
D. – Quali sono le categorie di persone maggiormente a
rischio di scomparire?
R. – Sono soprattutto a rischio, i bambini. Abbiamo visto
in tanti conflitti che quando le popolazioni scappano, i bambini si perdono e
rimane molto difficile, poi, ritrovare i loro familiari. Un altro gruppo di
persone che sono a rischio sono i combattenti, che spesso partono senza la
minima forma di identificazione. Anche le persone sfollate, i rifugiati.
D. – Ma al momento, in che modo si sta cercando di
arginare questo fenomeno?
R. – Facendo portare ai combattenti delle forme di
identificazione e permettendo anche la corrispondenza tramite, per esempio, i
messaggi Croce Rossa, a tutte le persone sfollate o rifugiate.
D. – Ritornando alle famiglie degli scomparsi, com’è, da
un punto di vista legale, per loro la situazione?
R. – A livello legale la loro situazione non è chiara in
molti casi. Non possono beneficiare dell’eredità, le donne spesso non hanno i
figli a carico, non si possono risposare, se mai dovessero averne
l’opportunità... Bisognerebbe introdurre delle legislazioni nazionali, che
prevedano che se una persona scompare in tempo di guerra, i familiari abbiano
certi diritti.
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LA NUOVA ATTENZIONE DELLA FRANCIA PER L’AFRICA
-
Intervista con il prof. Angelo Turco -
La politica estera di Parigi nei confronti dell’Africa sta
cambiando: a parte il contingente francese in Costa d’Avorio, che conta 3000
militari, oggi all’Eliseo si parla più di aiuti economici che di aiuti militari
alle ex colonie. Quali fattori hanno inciso in questa scelta? Giada Aquilino lo
ha chiesto al prof. Angelo Turco, africanista e docente di Geografia politica
all’Università dell’Aquila:
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R. – Questa è
la nuova dottrina Chirac per l’Africa. Noi sappiamo che durante tutto il
periodo della coabitazione tra socialisti al governo e presidenza della
Repubblica di destra, si era creata una sorta di impasse nei confronti
dell’Africa da parte di Parigi che come sappiamo ha sempre avuto un occhio di
riguardo, una politica piuttosto attiva nei confronti del continente. Adesso Chirac ha marcato un
nuovo spirito di attenzione nei confronti dell’Africa che, seppure escluda un
impegno di tipo politico-militare, come del resto proprio i fatti in Costa
d’Avorio stanno a testimoniare, tuttavia pone molto l’accento sul partenariato
economico perché l’Africa stessa si muove su una base di articolazioni delle
proprie richieste di tipo economico. Non dimentichiamo che l’Africa ha prodotto
il Nepad, quindi il nuovo partenariato per lo sviluppo africano, questo
programma pensato dagli africani per gli africani, ha bisogno di essere
finanziato e naturalmente la Francia
sta dando segnali di risposta in questa direzione.
D. – Oggi la
diplomazia francese è impegnata con la crisi irachena. Forse questo interesse
catalizza maggiormente la politica estera dell’Eliseo?
R. – Certamente l’attenzione della Francia per l’Africa si trova
rafforzata da questo impegno francese sulla scena internazionale per la
questione irachena. Non dimentichiamo che
ben 3 Paesi sui 10 che ruotano nel consiglio di Sicurezza dell’Onu
attualmente sono africani: l’Angola, la Guinea e il Camerun. Quindi la Francia
ha tutto l’interesse a mostrarsi attiva e sollecita nei confronti di questi
Paesi per tentare di mantenere il loro orientamento per una linea che sia più
vicina a quella della Francia che non a quella degli Stati Uniti.
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21 febbraio 2003
“LA VISITA DEL PAPA RAFFORZI LA NOSTRA
VOCAZIONE
DI
ESSERE TESTIMONI DEL SIGNORE”: COSÌ LA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA
ESORTA
I FEDELI A PARTECIPARE AL QUINTO VIAGGIO APOSTOLICO
DI
GIOVANNI PAOLO II IN SPAGNA, PREVISTO IN PRIMAVERA.
MADRID.
= Il documento preparatorio per la prossima visita apostolica di Giovanni Paolo
II in Spagna - prevista in primavera - e una nota pastorale sulla crisi
irachena sono stati gli argomenti principali affrontati, martedì e mercoledì
scorsi, dalla Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola.
“Sarete miei testimoni” è il titolo del messaggio che i vescovi indirizzano ai
fedeli in vista del viaggio del Papa, il quinto in terra iberica. I presuli
esortano la comunità, ed in particolare i giovani, a partecipare agli incontri
con il Papa, e si augurano che la visita rafforzi la fede del popolo spagnolo e
contribuisca a dare nuovo slancio all’evangelizzazione. “La visita del Santo
Padre - si legge nel messaggio - accrescerà senza dubbio la nostra vocazione e
il nostro dinamismo apostolico”. I vescovi ricordano che il Papa beatificherà
cinque religiosi e religiose spagnoli. “Desideriamo che la visita rafforzi la
nostra vocazione di essere testimoni del Signore - scrivono - compito che è
stato realizzato meravigliosamente dai santi”. Nella nota pastorale “La pace,
dono di Dio e imperativo morale”, i presuli auspicano una soluzione pacifica
della crisi irachena. “Bisogna spendere tutti i mezzi pacifici per evitare la
guerra - dichiarano - e rispettare la legalità internazionale in linea con le
risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu”. “La situazione di pericolo in
cui si trovano oggi la pace e il bene comune dell’umanità è grave - aggiungono
- come risulta dalla drammatica situazione in Medio Oriente e Terra Santa, dai
conflitti in Africa e America Latina, e dalla terribile minaccia del
terrorismo”. (M.A.)
“DIO ISPIRI SOLUZIONI DI PACE E
GIUSTIZIA”:
COSI’
LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA TRA IL CARDINALE CORMAC MURPHY O’CONNOR
ED IL
PRIMATE ANGLICANO ROWAN WILLIAMS,
CONTRO
L’INTERVENTO MILITARE IN IRAQ
- A
cura di Paolo Ondarza -
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LONDRA.
= “La guerra è sempre una prospettiva profondamente preoccupante. Siamo
consapevoli della enorme responsabilità ricoperta da coloro ai quali spetta
l’ultima decisione riguardo alla questione irachena”. E’ quanto si legge nella
dichiarazione congiunta tra i due leader delle maggiori comunità cristiane in
Inghilterra, il cardinale Cormac Murphy O’Connor ed il primate anglicano Rowan
Williams, contro l’intervento militare in Iraq. Nel documento si contesta la
legittimità morale di una guerra che potrebbe avere “imprevedibili conseguenze
umanitarie e politiche”. La dichiarazione riporta poi l’invito agli ispettori
affinché continuino il loro lavoro e si appella al governo iracheno perché
dimostri in modo inequivocabile la sua conformità agli ordini dell’Onu.
“Riconosciamo che l’alternativa morale all’azione militare - scrivono
l’arcivescovo cattolico e il primate anglicano - non può essere compiacenza,
passività o indifferenza. E’ vitale che tutte le parti in causa in questa crisi
si impegnino, attraverso le Nazioni Unite, in un processo che potrebbe e
dovrebbe rendere il trauma e la tragedia della guerra non necessari”. “Il
periodo quaresimale che ci apprestiamo a vivere invita tutte le confessioni cristiane
ad un onesto esame di coscienza attraverso il quale riconoscere i propri
peccati e riconciliarsi a Dio. Dobbiamo sperare e pregare che con la guida di
Dio si possa trovare una strada che porti la pace nella giustizia in Iraq e in
Medio Oriente”.
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IL PATRIARCA ALESSIO II ED IL
NUOVO NUNZIO APOSTOLICO IN RUSSIA,
ANTONIO MENNINI, SI SONO
INCONTRATI IERI A MOSCA
PER DISCUTERE DELLE RELAZIONI TRA LE DUE CHIESE
- A cura di Giuseppe D’Amato -
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MOSCA.
= L'incontro è durato circa un'ora e si è tenuto in una residenza del Patriarca
in pieno centro a Mosca. Il Patriarca di tutte le Russie Alessio II ed il nunzio
Antonio Mennini hanno discusso delle relazioni tra le due Chiese e della necessità
di migliorare i rapporti. "Vorrei portarle i saluti del Santo Padre ed
esprimerle i miei rispetti", ha esordito il nunzio che aveva sollecitato
l'incontro. Alessio II si è augurato che l'impegno dell'arcivescovo Mennini, da
poco tempo insediatosi alla Nunziatura a Mosca, aiuti a migliorare i rapporti.
Monsignor Mennini ha consegnato ad Alessio II due lettere: la prima del Santo
Padre con la risposta agli auguri di Natale inviati al Pontefice dal Patriarca;
la seconda del Segretario di Stato cardinale Angelo Sodano, con la sua
presentazione. "Abbiamo tante speranze - rivelano fonti della Nunziatura a
Mosca -. Non si sa ancora bene in che direzione, ma abbiamo concordato con il
Patriarcato di ricominciare a dialogare, soprattutto delle cose che ci uniscono".
L'incontro di Mosca avviene in un clima mutato rispetto alle recenti tensioni
dovute alle espulsioni di alcuni religiosi cattolici, tra i quali il vescovo di
Irkutsk. L'ambasciatore russo presso la Santa Sede Vitalij Litvin ha dichiarato
che una visita del Papa in Russia non è solo possibile, ma necessaria. Il
ministro degli Esteri, Igor Ivanov, ha già annunciato che qualcosa di
importante accadrà nel 2003. "Il governo russo - ha detto Ivanov -
mantiene relazioni normali e costruttive con il Vaticano".
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E’ MORTO IERI A ROMA PADRE TARCISIO, IL
RELIGIOSO LEGATO AL MOVIMENTO SCOUT
CATTOLICO ITALIANO,
FIGLIO
DI LUIGI E MARIA BELTRAME QUATTROCCHI,
BEATIFICATI DA GIOVANNI PAOLO II DUE ANNI FA
ROMA. = E’ morto ieri a Roma, all’età di 96 anni, don
Tarcisio Filippo Beltrame Quattrocchi, figura di religioso e di educatore
legato al Movimento scout cattolico
italiano, dov’era conosciuto con il nome familiare di don Tar. Vi entrò,
infatti, all’età di 10 anni come “lupetto”. Filippo Tarcisio era nato a Roma il
15 ottobre del 1906, primogenito dei 4 figli di Luigi e di Maria Beltrame
Quattrocchi, i coniugi beatificati da Giovanni Paolo II il 21 ottobre del 2001.
Ordinato prete nel 1930, dopo lo scioglimento del movimento scout in Italia ad
opera del regime fascista, don Tarcisio operò all’interno dell’Azione Cattolica
fino al 1941, quando durante la guerra fu inviato come cappellano militare
nella Marina italiana. Finita la guerra, il sacerdote riorganizzò da Parma il
movimento scout in Italia. Successivamente tornò a Roma per dedicarsi
all’insegnamento nei licei e all’opera educativa in diversi gruppi scout. Don Tarcisio lascia in eredità
agli scout cattolici italiani il canto “Al
cader della giornata”, da lui scritto durante la guerra. I funerali si svolgeranno
domani mattina alle 10 nella chiesa di S. Maria in Campitelli (o in Portico) a
Roma. (A.L.)
QUASI
COMPLETATO IL PROGETTO DEI FATEBENEFRATELLI
PER LA PSICORGANICITA’ A MILANO: TRE STRUTTURE PER LA
CURA
E L’ASSISTENZA ALLE PERSONE AFFETTE DA MALATTIE PSICHICHE
- A cura di Fabio Brenna -
MILANO. = I Fatebenefratelli stanno per portare a
compimento il loro progetto per la psicorganicità, iniziato 12 anni or sono. Le
tre strutture, dedicate interamente alla cura e all’assistenza delle persone
con malattie psichiche, verranno completate con l’inaugurazione, tra breve, del
polo di Ciarnusco in provincia di Milano. “L’iniziativa si affianca agli altri
due complessi di Brescia e di San Colombano, che riflettono il quarto voto dei
Fatebenefratelli” ha detto fra’ Marco Fabello al convegno sulla psichiatria di
confine, organizzato nell’ambito della rassegna “Progetto città”, ospitata alla
Fiera di Milano. Si tratta quindi di “strutture che mettono la persona al
centro di un ambiente interamente a loro dedicato, in un percorso di cura e di
assistenza che è quello delineato dalla Legge 180”, ha precisato ancora fra’
Fabello. Nel corso del convegno è stato presentato il piano di intervento dei
Fatebenefratelli nel settore della psichiatria, una serie di servizi che ruotano
attorno all’istituto di Brescia, l’unico istituto di ricovero e cura a carattere
scientifico che in Italia affronta una patologia complessa ed emergente come
l’Alzheimer. Per i Fatebenefratelli la collaborazione con il pubblico sull’argomento
è fondamentale nell’ottica dei servizi inerenti alla persona. Sotto alcuni
profili la psichiatria potrebbe essere considerata un settore marginale ed improduttivo
per il sistema sanitario. Secondo fra’ Marco Fabello, anche in questa eventualità
il privato sociale sceglie di stare accanto alle persone che soffrono e di
metterle al centro della propria opera riabilitativa. Netta l’opposizione a qualsiasi
prospettiva di revisione della Legge 180 sulla psichiatria. “Le intuizioni di
Basaglia sono ancora oggi vincenti per intervenire nel settore” sostengono i
Fatebenefratelli.
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21 febbraio 2003
- A cura di Giancarlo La Vella -
Ancora la crisi irachena al centro dei contatti
internazionali di oggi. Il premier britannico, Tony Blair, è giunto stamani a
Roma dove ha incontrato il premier Berlusconi e il presidente della Repubblica
italiana Ciampi. Domani, l’udienza dal Papa. Dagli Stati Uniti, intanto, Bush
ha detto di essere ormai pronto ad usare la forza contro l’Iraq, con i Paesi
disponibili ad appoggiarlo. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
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Washington vuole presentare una nuova risoluzione la
settimana prossima che dovrebbe elencare le violazioni irachene e, quindi,
aprire la porta alla guerra. I diplomatici americani, però, non hanno ancora i
nove voti necessari per farla approvare dal Consiglio di Sicurezza e rischiano il
veto di Francia, Russia e Cina. Un banco di prova importante potrebbe essere
costituito dalla vicenda dei missili iracheni Al Samoud, che, secondo gli
ispettori dell’Onu, violano i limiti di gittata imposti dalle precedenti risoluzioni.
Il capo degli ispettori dell’Onu, Hans Blix, sembra deciso a chiedere la
distruzione di questi vettori.
Ieri, intanto, Saddam Hussein ha riunito ancora il suo
gabinetto e i capi militari per discutere i piani di difesa. Oltre ai problemi
diplomatici, però, Washington deve risolvere anche quelli militari sorti con la
Turchia. Ankara, infatti, chiede più aiuti finanziari per compensare le perdite
dovute alla possibile guerra e non ha ancora autorizzato lo sbarco delle truppe
americane che dovrebbero invadere l’Iraq dal nord. Il capo del Pentagono
Rumsfeld, comunque, ha dichiarato che le forze schierate finora sono già pronte
e sufficienti a lanciare l’attacco.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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E da più parti si continua a
levare la protesta contro la minaccia di un intervento militare in Iraq. I
Paesi non allineati, riuniti in vertice a Kuala Lumpur, hanno espresso la netta opposizione alla guerra, ma,
nello stesso tempo, anche un “no” alla richiesta irachena di non concedere agli
Stati Uniti i propri territori in caso di attacco. Questi i punti essenziali
del documento che dovrebbe essere approvato domani, nella riunione dei ministri
degli esteri tra i quali anche il capo della diplomazia irachena Naji Sabri.
In Iran è giunto, invece, stamattina Mohamed El Baradei,
il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Gli
Stati Uniti sospettano infatti che il governo di Teheran stia cercando di
produrre armi nucleari ed hanno più volte chiesto alla Russia di interrompere
la propria cooperazione con il regime degli ayatollah. El Baradei ispezionerà
alcuni siti nucleari, che l’Iran sostiene di aver destinato ad usi civili.
La
crisi irachena, ma anche la Costa d’Avorio, sono gli argomenti in primo piano
al 22° Vertice franco-africano che riunisce per due giorni a Parigi i rappresentanti
di 52 Paesi, attorno al presidente Jacques Chirac. I lavori sono iniziati ieri.
Ce ne parla, da Parigi, Francesca Pierantozzi:
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Dopo la politica internazionale, l’economia è stata al
centro della seconda e ultima giornata di lavori del 22.mo Vertice
franco-africano. Al Palazzo dei Congressi di Parigi, davanti ad una cinquantina
di capi di Stato, il presidente Jacques Chirac ha proposto una moratoria sugli
aiuti alle esportazioni agricole, destabilizzanti – ha sottolineato Chirac –
per le economie locali. Il capo dell’Eliseo ha detto di voler sostenere una
nuova strategia per lo sviluppo dell’agricoltura africana, riconoscendo che i
Paesi occidentali non sono stati sempre attenti negli ultimi anni ai bisogni
economici e commerciali del continente africano. Ieri il Vertice ha sostenuto
la posizione francese contro una soluzione militare alla crisi irachena, con
una dichiarazione comune in cui si sottolinea che esiste ancora un’alternativa
alla guerra, in particolare rafforzando le ispezioni dell’Onu. Nonostante le polemiche
internazionali, in serata Chirac ha anche incontrato a quattr’occhi il presidente
dello Zimbabwe, Robert Mugabe, al quale ha espresso le preoccupazioni della
Francia e dell’Europa per la situazione nel suo Paese.
Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana.
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Potrebbe
sbloccarsi presto la crisi israelo-palestinese. I dirigenti dell’Autorità
nazionale palestinese hanno oggi rivolto un appello per la sospensione di un
anno dell'Intifada armata. Lo ha detto il numero due dell’Anp, Abu Mazen, in
visita a Mosca. Ma perché è stato proprio Abu Mazen e non il presidente
palestinese Arafat a fare un annuncio così importante? Ci risponde l’inviato
speciale in Medio Oriente del Corriere della Sera, Antonio Ferrari:
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R. - Perché Abu Mazen è in rotta di collisione con i
personaggi più duri di Al Fatah, ed anche della stessa Olp vicino ad Arafat.
Egli è anche l’uomo che da almeno 6 o 7 mesi ha contatti con il governo di
Ariel Sharon, in particolare con lo stesso primo ministro. Abu Mazen ha già
detto più di una volta che la seconda Intifada è stata un gravissimo errore e i
palestinesi ne stanno pagando le conseguenze. Questa cosa, quindi, è stata
letta come una critica nei confronti del leader Arafat. Non solo, in questo
momento Arafat è in pratica isolato dalla stessa comunità internazionale e
quindi sta cercando il modo di uscire da questa impasse. E in questo momento,
tutto sommato, gli va anche bene il ruolo del suo maggior critico, cioè Abu
Mazen, che viene poi tra l’altro indicato come possibile primo ministro
dell’Autorità palestinese.
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Il nuovo presidente sudcoreano Roh Moo Hyun ha
annunciato oggi un piano di pace per risolvere la crisi in atto tra la Corea
del Nord e gli Stati Uniti. L’offerta prevede consultazioni permanenti
politiche e militari con Pyongyang, rafforzamento delle misure di cooperazione
tra le due Coree, firma di un trattato di pace che sostituisca l’armistizio in
vigore dal 1953.
In
Venezuela l’azione della magistratura contro i due principali leader del
Coordinamento democratico ha sferrato un duro colpo all’opposizione che si era
illusa di aver risolto la crisi dopo la firma con il governo di una
“dichiarazione comune contro la violenza”. Un giudice di Caracas ha fatto
arrestare il leader della Confindustria venezuelana, Carlos Fernandez, mentre
il capo della maggiore confederazione sindacale, Carlos Ortega, ha scelto la
strada della clandestinità. Si allontana così una soluzione democratica della
crisi. Ce ne parla Maurizio Salvi:
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Per l’intera giornata i movimenti di opposizione hanno
chiesto alla gente di dichiarare apertamente il proprio dissenso a quella che è
stata definita una persecuzione degli avversari del presidente Hugo Chavez.
Fino a tarda sera in molte località la popolazione ha manifestato e a Valencia
una persona è rimasta ferita.
Il capo dello Stato, dopo aver sospeso il previsto viaggio
al vertice dei non allineati in Malaysia, si è goduto a fondo la vittoria nei
confronti dei suoi avversari, arrivando a chiedere alle forze a lui vicine di
scendere in strada a difendere la rivoluzione.
Per oggi, infine, il Coordinamento democratico ha
convocato una nuova grande marcia a Caracas, mentre i suoi dirigenti pensano
persino ad un rilancio dello sciopero generale.
Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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Sono almeno 39 i morti nell'incendio di un night club di
West Warwich, nel Rhode Island, Stati Uniti. Lo annuncia un responsabile dei
vigili del fuoco locali. Il bilancio non è ancora definitivo, perché sono
ancora in corso le ricerche dei superstiti. I feriti ricoverati in ospedale
sono sin’ora circa 150. Indagini di polizia sono in corso per accertare se lo
spettacolo pirotecnico che si stava svolgendo nel locale fosse autorizzato e se
le norme di sicurezza siano state rispettate.
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