RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 48 - Testo della
Trasmissione lunedì 17 febbraio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Sempre più navigatori
internet, nei siti cattolici: ai nostri microfoni, Francesco Diani.
“Ecoturismo, pace tra uomo e
creato”, tema di un convegno pastorale a Milano.
CHIESA E
SOCIETA’:
“E’ possibile costruire
una posizione comune dell’Unione europea”: lo ha detto il responsabile della
politica Estera Ue, Solana, riguardo all’odierno vertice dei Quindici sulla
crisi irachena.
Dopo l’Italia, anche
l’Olanda concede il passaggio sul proprio territorio di mezzi militari
statunitensi.
E’ Tassos Papadopoulos
il nuovo presidente greco di Cipro.
17 febbraio 2003
RICEVUTE IN UDIENZA DAL PAPA LE FIGLIE DI
MARIA SANTISSIMA DELL’ORTO,
CONVENUTE
A ROMA PER IL XVII CAPITOLO GENERALE DEL LORO ISTITUTO
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
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Giovanni Paolo II ha ricevuto questa mattina nella
Sala Clementina 40 suore “capitolari” dell’Istituto delle Figlie di Maria
Santissima dell’Orto, fondato nel 1829 da Sant’Antonio Maria Gianelli. Le
religiose della Congregazione, conosciute ancora oggi con il nome di suore
Gianelline e presenti prevalentemente in America Latina, sono convenute a Roma
per partecipare al XVII Capitolo Generale sul tema “Consacrate e inviate al
servizio del Regno”.
Il Papa ha indirizzato alle suore capitolari,
guidate dalla madre generale Maria Antonietta Cappelli, un discorso di incoraggiamento
invitando le religiose a proseguire il loro impegno nelle opere pastorali e
nelle attività formative. Il Santo Padre ha ricordato l’orientamento al
servizio della persona e gli insegnamenti del fondatore dell’Istituto,
San’Antonio Maria Gianelli, canonizzato da Pio XII nel 1951. “Tutta la sua
azione - ha ricordato Giovanni Paolo II - era animata dall’ardente anelito di
appartenere a Cristo. Bramava servire il Signore nel povero, nel malato e nella
persona senza istruzione”.
Le
suore, che il Pontefice ha esortato ad unire la povertà con lo spirito di
sacrificio per essere “instancabili testimoni di speranza”, hanno partecipato
all’incontro - come riferisce la madre generale - con profonda commozione. “La
povertà - ha osservato il Papa - assunta volentieri e con gioia, è una
condizione che facilita e rende più feconda la vostra testimonianza”.
Alla
base di tutte le loro attività, Giovanni Paolo II ha riproposto quell’amore
sempre raccomandato dal fondatore come “principio pedagogico fondamentale”. “La
grande confidenza in Dio” - ha concluso il Papa - “vi permetterà di non
lasciarvi turbare dagli apparenti insuccessi, ma anzi, vi renderà capaci di
sostenere le persone angosciate e disorientate”.
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ALTRE
UDIENZE: RICEVUTI DAL PAPA I VESCOVI DELL’ALGERIA IN VISITA “AD LIMINA”
Il Papa
ha ricevuto in udienza stamani l’arcivescovo Augustine Kasujja, nunzio apostolico
in Algeria e Tunisia.
Sempre questa mattina, il Santo Padre ha ricevuto
l’arcivescovo di Algeri, mons. Henri Teissier, ed i vescovi delle altre tre
diocesi dell’Algeria, Laghouat, Constantine e Oran, in visita “ad Limina”.
L’arcivescovo Teissier è anche il presidente della Conferenza episcopale
regionale dell’Africa del Nord.
CONCLUSA A BAGHDAD LA MISSIONE DELL’INVIATO
DEL PAPA, IL CARDINALE ROGER ETCHEGARAY.
IN UNA
DICHIARAZIONE, IL PORPORATO SI DICE CONVINTO CHE LA PACE SIA POSSIBILE,
CON
L’IMPEGNO DI TUTTA LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE
- A
cura di Alessandro De Carolis -
“La
pace è ancora possibile in Iraq e per l’Iraq”, a patto che la “breve tregua”
concessa sia ora utilizzata per far rinascere la “fiducia reciproca” nella comunità
internazionale. La frase, aperta alla speranza che la grave crisi internazionale
tra lo Stato mediorientale e una parte del mondo occidentale possa ricomporsi,
è del cardinale Roger Etchegaray. E’ contenuta in una dichiarazione che il
porporato, inviato da Giovanni Paolo II in Iraq, ha rilasciato al momento della
sua partenza da Baghdad, avvenuta ieri notte. Il rientro a Roma del cardinale -
previsto per questa sera - segue l’intensissimo fine settimana appena trascorso
quando - prima con l’incontro tra il Papa e il vicepremier iracheno Tareq Aziz,
e quindi con il successivo colloquio tra Saddam Hussein e l’inviato del Pontefice
- la causa della pace ha acquisito un nuovo spessore.
“Ho appena vissuto in Iraq - afferma nella sua
dichiarazione il cardinale Etchegaray - giornate di un'intensità straordinaria,
in comunione con colui che mi ha inviato, il Papa Giovanni Paolo II. Raramente
ho tanto sentito che non ero solo portatore del suo messaggio di pace, ma che
lui stesso era presente”. Del suo principale interlocutore, Saddam Hussein,
incontrato per un’ora e mezzo due giorni fa, il porporato francese sottolinea
il “lungo e profondo ascolto” prestato ad “una parola viva che viene da Dio e
che ogni credente, discendente di Abramo, accoglie come il fermento più sicuro
della pace”. Lasciando “questa terra “ingiustamente ferita da altri”, il
cardinale parla di “una piccola schiarita” apertasi “fra le grandi nubi che si
sono addensate in questi tempi”.
Ma che “nessuno abbassi le braccia”, esorta subito dopo:
“La nuova e breve tregua che e' stata data, deve essere utilizzata da tutti a
tempo pieno e in uno spirito di fiducia reciproca per rispondere alle richieste
della comunità internazionale. Il più piccolo passo di questi prossimi giorni -
afferma ancora - ha il valore di un grande salto verso la pace. Sì - conclude
di slancio l’inviato del Papa - la pace e' ancora possibile in Iraq e per
l'Iraq. Riparto per Roma gridandolo più forte che mai”.
In
Iraq, intanto, anche la popolazione sembra condividere l’ottimismo del
cardinale Etchegaray. Il rischio della
guerra è sempre presente, ma le speranze che alla fine sarà la pace a
prevalere si sono rafforzate. Lo conferma l’arcivescovo di Baghdad dei Latini,
Jean Benjamin Sleiman, raggiunto telefonicamente questa mattina nella capitale
irachena da Alessandro De Carolis:
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R. - L’impressione che ho avuto, e direi anche la gioia
che abbiamo vissuto, è stata dovuta, in una certa maniera, al fatto di
avvertire qui la presenza stessa del Santo Padre. Il cardinale Etchegaray è
stato davvero capace, in questo senso, di rendere presente il Papa che lo ha
inviato. Ma c’è anche un altro motivo molto importante per noi. In Iraq, si
parla pochissimo di tutto quello che fa il Santo Padre per la pace in questo
Paese. I media non dedicano grande spazio a questo argomento. Ma la presenza
del cardinale ha reso un grande servizio alle Chiese e a tutto il Paese: ha
mostrato alla popolazione - soprattutto a quella che vedeva per la prima volta
un cardinale - l’esistenza di Messe per la pace, di celebrazioni per la pace
fatte dai cattolici. Dunque, anche a questo livello, la visita del porporato ha
reso un servizio che ci rende gioiosi e anche fiduciosi.
D. - Che clima si respira tra gli
iracheni, soprattutto dopo l’enorme mobilitazione mondiale a favore della pace,
dei giorni scorsi?
R. - C’è sollievo e non si può non vederlo. Anche se
l’angoscia rimane perché, in fondo, molti hanno paura che tutto questo lavoro
diplomatico non riesca ad arrestare la macchina di guerra, che è già in
cammino. Ma c’è stato sicuramente sollievo, perché l’angoscia che lo ha
preceduto era molto forte.
D. - Tra i cattolici si è
rafforzata la speranza della pace, eccellenza, o resta la paura di una guerra
che può scoppiare da un momento all’altro?
R. - Il timore c’è ma, malgrado
tutto, si respira un’aria di fiducia più grande che nei giorni passati. E noi,
come Chiesa locale, vogliamo ringraziare il Signore, il Pontefice e il
cardinale Etchegaray, che si è reso disponibile a questa volontà pastorale di
pace di Giovanni Paolo II.
D. - Cosa hanno detto al cardinale
Etchegaray gli abitanti di Mosul, che è un po’ il cuore della cristianità irachena?
R. – Hanno espresso, prima di
tutto, questo desiderio profondo di pace, e poi anche un desiderio che non
sempre sanno esprimere: quello di ritrovare la propria dignità. I lunghissimi
anni di guerre interne, esterne, l’embargo hanno stremato questa popolazione. E
penso che ciò abbia segnato soprattutto
il senso della loro identità e della loro dignità. Penso che lo abbiano quasi voluto
gridare al cardinale, anche perché loro vedono in lui, come nel Santo Padre,
colui che li conosce per come sono e che non li giudica. Il grido di pace del
cardinale è veramente l’eco del desiderio di pace della gente. La visita del
Santo Padre, attraverso il suo inviato, ha reso a questa gente un servizio,
perché se egli è venuto a visitarli, vuol dire che vuole il loro bene e li
rispetta, e cerca di costruire il loro avvenire.
D. - C’è un appello che vorrebbe
lanciare, eccellenza?
R. - L’appello
che lancerei è quello che il Papa ha lanciato: “La guerra è una disfatta per
l’umanità e non è mai una soluzione”. Noi non facciamo gli ingenui: sappiamo
che ci sono problemi, anche enormi, ma non è la guerra che può risolverli. Ho
un desiderio: vorrei che si sostituisse l’espressione “guerra preventiva” con
quella di “diplomazia preventiva”. Vorrei che si parlasse di più di “diplomazia
preventiva” piuttosto che di “guerra preventiva”.
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Per gli esperti di questioni internazionali, la missione
del cardinale Etchegaray è già oggetto di attente valutazioni. Al microfono di
Giada Aquilino, ecco il parere di Alberto Negri, inviato a Baghdad del Sole 24
ore:
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R. - La missione ha avuto un
grande rilievo, perché il giorno seguente all’incontro tra Saddam Hussein e
l’inviato del Papa, l’Iraq Daily, che è il giornale principale di
Baghdad, pubblicava a tutta pagina la foto dell’incontro tra i due, con un
lungo articolo in cui si spiegava che era stata una missione di successo e che,
in qualche modo, si era aperta una nuova prospettiva diplomatica per questo
Paese. Direi che l’azione della diplomazia vaticana ha contribuito in maniera
molto determinante - oltre al rapporto di Blix di venerdì, che è stato
chiaramente favorevole all’Iraq o se vogliamo più sfavorevole alle prove
americane portate da Powell - a riportare un certo clima di fiducia in una
situazione che ormai sembrava correre verso un attacco inarrestabile.
D. - Proprio il cardinale Etchegaray ha appena
ripetuto che la pace è ancora possibile in Iraq e per l’Iraq. Che segnali ci
sono a Baghdad da parte delle autorità?
R. - I segnali
più concreti vengono dall’azione degli ispettori dell’Onu, che proseguono nelle
loro ispezioni, nel loro lavoro.
D. - Ci sono reazioni ufficiali
dalle autorità irachene?
R. - La reazione più ufficiale è stata quella del
presidente Saddam Hussein, che ha mandato in onda sulla rete nazionale una
lunga parte dell’incontro con il cardinale Etchegaray - ovviamente i preliminari
dell’incontro e del congedo dell’incontro - compresa la cerimonia di consegna
di medaglie e del messaggio del Papa.
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IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA
GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2003:
VENERDI’
MATTINA LA PRESENTAZIONE IN SALA STAMPA VATICANA
Venerdì
prossimo 21 febbraio, alle ore 11.30, avrà luogo nella Sala Stampa della Santa
Sede la presentazione del Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata
Missionaria Mondiale 2003, che si celebra domenica 19 ottobre. Con il cardinale
Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei
Popoli, interverranno alla Conferenza stampa il segretario del dicastero
missionario mons. Robert Sarah, il segretario aggiunto mons. Patapandige Don
Albert Malcolm Ranjith e il sottosegretario padre Massimo Cenci, del Pontificio
Istituto Missioni Estere.
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"Il
futuro Trattato costituzionale dell'Unione Europea riconosca le comuni radici
cristiane del Continente" è il titolo che apre la prima pagina:
all'Angelus, Giovanni Paolo II ha ricordato la preziosa eredità spirituale e
culturale dei santi Cirillo e Metodio, ed ha auspicato che gli europei, fedeli
al loro passato, svolgano appieno il loro ruolo per la giustizia e per la pace
nel mondo.
La dichiarazione rilasciata dal
cardinale Roger Etchegaray alla partenza da Bagdad: "La pace è ancora
possibile in Iraq"; nel frattempo, l'Unione Europea cerca una
posizione comune riguardo alla crisi irachena.
Sempre in prima, si sottolinea
la "tragedia quotidiana" che si consuma in Medio Oriente: morti
undici palestinesi.
"Un dolce e consolante
appuntamento" è il titolo del pensiero di Mario Spinelli dedicato all'Anno
del Rosario.
Nelle vaticane, nel discorso
alle Figlie di Maria Santissima dell'Orto, il Papa ha
formulato l'esortazione a proseguire nella testimonianza di vita
consacrata e ad operare generosamente nelle varie attività pastorali, scolastiche
ed assistenziali.
Una pagina dedicata alle
iniziative per la pace.
Una pagina con le Lettere di
Vescovi italiani.
Nelle pagine estere, Corea del
Nord: ancora minacce nucleari da parte di Pyongyang.
Africa: carestia, fame e
malattie, "piaghe sempre sanguinanti" del Continente.
Terrorismo: un altro
farneticante messaggio attribuito ad Osama Bin Laden.
Nella pagina culturale, un
contributo di Agnese Pellegrini dal titolo "La riscoperta di un autore
senza luogo e senza tempo": in italiano il trattato "Sullo
stile" di Demetrio.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione politica, con riferimento alla grande manifestazione, di
sabato, contro la guerra. Riguardo alla mancata diretta Tv pubblica
dell'avvenimento, il giornale sottolinea, tra l'altro, quanto segue: "...
Eppure ciò avrebbe senz'altro contribuito al dibattito democratico. Inoltre, un
pomeriggio di gente che dice di no alla guerra sarebbe stato preferibile ai
tanti pomeriggi trasudanti scompostezze e volgarità di ballerine e vallette".
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NEI
SITI CATTOLICI
-
Intervista con Francesco Diani -
Italiani popolo di cattonavigatori, cioè di visitatori di
siti cattolici, che nel Belpaese sono ben settemila. In particolare è grazie
all’esortazione di Giovanni Paolo II, che nel messaggio per la “Giornata delle
Comunicazioni Sociali” esortava all’evangelizzazione on line, se si è registrato un incremento della presenza
ecclesiastica nel Web. Incremento che si attesta intorno al 35 per cento per i
portali delle Università e dei centri culturali e sul 14 per cento per le
Diocesi e gli Uffici Pastorali. Il servizio di Dorotea Gambardella.
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Internet, un modo per essere Chiesa nel terzo millennio e
per diffondere meglio la parola di Dio. Lo diceva Giovanni Paolo II il 24
gennaio del 2002, nell’annunciare il messaggio per la “Giornata delle
Comunicazioni Sociali”, e oggi, dopo oltre un anno in cui si è parlato e
riflettuto molto di Chiesa in rete, possiamo verificare come l’esortazione
pontificia non sia caduta nel vuoto. Sono infatti 1586 i siti cattolici sorti
da allora ad oggi e, di questi, più di 500 soltanto negli ultimi tre mesi. Un trend di crescita del 22,8 per cento che
dimostra come la presenza della Chiesa stia diventando sempre più capillare.
Ma questi dati vanno letti con cautela per non generare
malintesi e rischiare facili illusioni. Aprire un sito, infatti, è molto
semplice; ma per comunicare che cosa? E chi ne fruisce? Interrogativi complessi
che abbiamo posto a Francesco Diani, della Redazione www.Siticattolici.it.
R. – I
visitatori sono tutti del mondo ecclesiale, operatori pastorali, sacerdoti e
quanti cercano all’interno della lista i Siticattolici, i siti per servizi di
cui devono fruire. I contenuti sono proprio dipendenti da questo. I siti che
sono più visitati sono poi i siti che offrono sussidi, incontri di preghiera,
materiale pastorale, indicazioni omeletiche, immagini, canti.
D. – Qual è il messaggio che questi siti trasmettono?
R. – Nel ’95 - ’96, faceva i suoi albori in Italia, una
chiesa che stava un pò alla finestra a guardare, però già allora, la stessa
Santa Sede decise di mettere la benedizione Urbi et Orbi, che veniva mandata
tramite internet in tutte le lingue. Non c’è nulla di nuovo in internet che non
ci sia anche nel reale. Là dove c’è una comunità viva, che ha una propria
attività, che è dinamica, cioè dove si vede che la comunità rappresenta ciò che
testimonia, allora anche in internet questo viene reso evidente. Là dove invece
c’è solo un’immagine da voler trasmettere, quasi un sito vetrina, purtroppo,
anche in questo caso internet ce lo rende molto evidente.
D. – Ma secondo lei, questa sorta di evangelizzazione via
internet, sortisce qualche effetto?
R. – Proprio recentemente tre
delle persone che contribuivano al sito dei giovani comboniani, hanno poi
deciso di approfondire dal punto di vista vocazionale, due sono entrati nel
postulato maschile dei comboniani, uno invece nel cammino come religiosa
comboniana.
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“ECOTURISMO: PACE TRA UOMO E CREATO”.
TEMA
DI UN CONVEGNO ORGANIZZATO DALLA CEI A MILANO,
IN
COLLABORAZIONE CON LA DIOCESI AMBROSIANA
E COL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE
DEI MIGRANTI
-
Servizio di Fabio Brenna -
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L’ecoturismo
è la chiave dello sviluppo sostenibile. E’ la tesi espressa da mons. Jordi
Gayà, segretario del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti.
mons. Gayà, illustrando il messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale
del turismo, ha evidenziato con precisi riferimenti biblici, l’esigenza di un
incontro tra le culture che sia rispettoso del creato. Di più, Giovanni Paolo
II chiede al movimento turistico che ha come meta i paesi poveri o in via di
sviluppo di farsi promotore di crescita per quei popoli che devono però essere
preservati nella loro diversità.
Di fronte a flussi turistici che si muovono dentro uno
squilibrio di natura ed umanità, la Chiesa si preoccupa di stimolare i
responsabili del turismo, ha aggiunto mons. Gayà, per incrementare la
conoscenza delle questioni suscitate dal rapporto Tursimo-Creato-Ambiente e
cultura.
Mons. Carlo Mazza, responsabile della pastorale del tempo
libero per la Cei, ha suggerito alcune forme di ecoturismo ambientale,
etnografico, culturale, religioso e ha sottolineato come siano in crescita le
forme di ecoturismo dell’anima, espressione del bisogno di vero e di pace che
l’uomo d’oggi sente in maniera crescente.
A testimonianza della concretezza dell’ecoturismo sono state presentate
le esperienze del Fai - Fondo per l’ambiente italiano - che punta ad
incrementare un turismo responsabile ed informato nel settore artistico e
culturale. Un'altra testimonianza di ecoturismo è rappresentato
dall’agriturismo, forma che sa coniugare un rapporto sereno fra ospite,
operatore ed ambiente.
Nel corso del convegno è stata presentata anche l’attività
dell’Osservatorio internazionale del turismo religioso, modalità di viaggio che
da sempre incarna i valori dell’ecoturismo.
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LE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA, RICHIAMATE DA
GIOVANNI PAOLO II
ALL’ANGELUS DI IERI, ANIMANO IL DIBATTITO
POLITICO SULLA
NUOVA CARTA COSTITUZIONALE DELL’UNIONE
EUROPEA
-
Intervista con il professor Alberto Quadrio Curzio -
Nel
futuro Trattato Costituzionale dell’Unione europea, non manchi il riferimento
alle “comuni radici cristiane”. Così, ieri all’Angelus domenicale, Giovanni
Paolo II è tornato a richiamare i leader politici - impegnati nella costruzione
della nuova Europa - a non dimenticare l’essenza delle fondamenta del Vecchio
Continente. Uniti sui valori e “memori del proprio passato”, ha detto il
Pontefice, i popoli europei potranno svolgere appieno il loro ruolo di
“promozione della giustizia e della pace nel mondo intero”. Le parole del Papa
giungono a pochi giorni dalla presentazione della prima bozza della
Costituzione europea, avvenuta lo scorso 6 febbraio. Un testo nel quale non
compare alcun riferimento alle radici cristiane del Continente. Dal canto suo,
il Partito popolare europeo presenta oggi una serie di emendamenti alla bozza
di trattato costituzionale, affinché venga inserito un riferimento specifico
alla libertà religiosa e allo stato giuridico delle Chiese, come per altro già
previsto dall’allegato numero 11 del trattato di Amsterdam. Sul richiamo del
Papa che sta animando il confronto politico sulle radici e il futuro
dell’Europa, ascoltiamo la riflessione del prof. Alberto Quadrio Curzio,
preside della facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica di Milano,
intervistato da Alessandro Gisotti.
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R. - Il Papa nel riproporre questo tema di grandissima
rilevanza, si riferisce sempre con grandissimo garbo alle comuni radici
cristiane dell’Europa. Radici che hanno impregnato la storia e le istituzioni
senza delle forme impositive, ma attraverso una graduale conquista di
consapevolezza della rilevanza di queste radici da parte dei cristiani, ma
anche da parte dei non cristiani.
D. – Ecco, in sede europea - a Bruxelles come a Strasburgo
- la classe politica e intellettuale sta mostrando la dovuta attenzione per
questo nodo cruciale della nuova carta fondamentale dell’Europa..
R. – Per taluni aspetti credo di sì. Certamente in
evidenza da parte di talune personalità. Vorrei citare un evento recente:
l’insediamento da parte del presidente della Commissione europea Prodi, di tre
Commissioni di riflessione su 3 temi. Uno è quello dei valori dell’Europa, una
seconda commissione insediata da Prodi è quella attinente ai sistemi sociali
europei ed una terza ai rapporti tra Mediterraneo ed Europa. Sono tre grandi
temi, tra cui quello sui valori cristiani, Commissione nella quale sono anch’io
è certamente la più importante.
D. – Giovanni Paolo II ha ribadito che il riferimento alle
radici cristiane dell’Europa, non attenta alla laicità delle istituzioni
politiche. Quali allora le paure di chi non vuole il riconoscimento di un
patrimonio, quello cristiano, comune a tutto il vecchio Continente?
R. – E’ difficile capire quale sia l’elemento ostativo,
per impedire un tale riferimento, perché Giovanni Paolo II è sempre stato molto
chiaro nell’evidenziare come la laicità delle strutture politiche non viene e
non deve, non può essere toccata da un riferimento ai valori comuni dell’Europa
e alle radici cristiane dell’Europa. Poi, vorrei rilevare che anche diversi
economisti, molti anni fa, indicavano come la tradizione cristiana europea era
un elemento caratterizzante dell’Europa stessa.
D. – Il Papa ha sottolineato come il radicamento cristiano
dell’Europa, aiuti a preservarla dal duplice rischio del laicismo ideologico e
dell’integralismo settario. Quale la sua riflessione a riguardo?
R. – I due rischi sono certamente grandissimi, perché
l’uno e l’altro portano a delle forme di opposizione al sentire di un bene
comune europeo. Il bene comune europeo si basa, a sua volta, sulla condivisione
di una serie di valori dei quali due a me paiono particolarmente importanti,
anche per i loro riflessi operativi, che sono rispettivamente la solidarietà e
la sussidiarietà. Questi due valori sono anche espressione del pensiero sociale
cattolico, il quale a sua volta si rifà alle comuni radici cristiane, ma sono
anche valori tipici di altre culture. Due valori di incontro. Valori che,
invece, laddove si estremizzi - nel laicismo ideologico o nell’integralismo
settario - non possono certamente essere né apprezzati, né condivisi.
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17 febbraio 2003
SI E’ SVOLTA A GULU, NEL NORD
DELL’UGANDA LA CELEBRAZIONE NAZIONALE DI RINGRAZIAMENTO
PER LA
BEATIFICAZIONE DEI MARTIRI DI PAIMOL, DAUDI OKELO E JILDO IRWA,
AVVENUTA IL 20 OTTOBRE SCORSO IN VATICANO
GULU.
= L’Uganda ha ringraziato per la beatificazione dei martiri di Paimol, Daudi Okelo
e Jildo Irwa, attraverso una celebrazione avvenuta ieri a Gulu, nel nord del
Paese. La manifestazione, in precedenza prevista a Paimol per domenica 15 dicembre,
era stata poi rinviata per ragioni di sicurezza. La zona, infatti, è infestata
dalla guerriglia. Alla solenne eucaristia domenicale - durata oltre tre ore nel
piazzale antistante la cattedrale di Gulu - hanno concelebrato 16 vescovi.
Massiccia la presenza popolare: 2 mila fedeli, molti dei quali giunti a piedi
da zone rurali nelle quali sono frequenti le imboscate da parte dei ribelli
dell’Esercito di resistenza del Signore. Nel corso della sua omelia,
l’arcivescovo di Gulu, monsignor John Baptist Odama, ha invitato i ribelli a
deporre le armi, lanciando un ennesimo accorato appello alla pace, in favore
della stremata popolazione d’etnia acholi. Purtroppo, nonostante si trattasse
di una celebrazione a carattere nazionale, nessuna autorità governativa è
giunta da Kampala per partecipare al rito religioso. “La presenza dei vescovi
ugandesi, guidati dal cardinale Emmanuel Wamala, arcivescovo di Kampala, è
stata accolta con gioia dall’intera arcidiocesi di Gulu”, ha commentato padre
Rodriguez Soto alla Misna, sottolineando che “la Santa Messa è stata un’occasione
per condividere di fronte al Signore il dramma di una guerra dimenticata dai
mezzi d’informazione internazionali”. “Basti pensare - ha proseguito il
religioso - che ogni notte sono almeno 6 mila i bambini che pernottano, molti
dei quali all’addiaccio, nel centro urbano di Gulu e all’ospedale missionario
di Lachor per paura dei ribelli”. (S.S.)
CONFERMATA, DA PARTE DELLA CORTE
SUPREMA, LA SENTENZA DI CONDANNA
A 30
ANNI DI RECLUSIONE PER I QUATTRO AUTORI DELL’OMICIDIO DI MONS. JUAN GERARDI CORSERO,
AVVENUTO NELLA NOTTE TRA IL 26 ED IL 27
APRILE DEL 1998
CITTA’ DEL GUATEMALA. = I quattro autori dell’efferata
uccisione di mons. Juan Gerardi Corsero dovranno scontare 30 anni di
reclusione. La condanna è stata confermata dai giudici della Corte Suprema. Soddisfazione
è stata espressa dal successore di mons. Gerardi all’Ufficio diocesano per i
diritti umani, Nery Rodenas, che ha dichiarato: “La via legale è stata
ristabilita. Annullando la decisione del primo grado, il Tribunale d’appello
aveva commesso una vera e propria violazione di legge”. I condannati sono l’ex
colonnello Disrael Lima, suo figlio - il capitano Byron Lima - e il sergente
Obdulio Villanueva, trovato morto a seguito di una rivolta cartaria. L’altra
condanna, 20 anni di reclusione, è stata
inflitta al sacerdote Mario Orantes, segretario del presule ucciso. Mons.
Gerardi, ausiliare dell’arcidiocesi di Guatemala e presidente dell’Ufficio per
i diritti umani, venne assassinato nel quartiere di San Sebastiano mentre stava
rientrando nel proprio appartamento, nella notte tra il 26 e il 27 di aprile
del 1998. Due giorni prima in cattedrale era stato divulgato un documento della
commissione Remhi, per il recupero della memoria storica. Il documento, che
raccoglieva 6500 testimonianze indicava l’esercito del Guatemala come il
principale violatore dei diritti umani nei 36 anni della guerra civile,
chiusasi nel 1996. I testimoni attribuivano all’esercito la responsabilità dei
massacri e dei genocidi. (S.S.)
UN MERCANTILE CON 8 PERSONE A BORDO
E’ AFFONDATO NEL TRATTO DI MARE TRA LA SICILIA E MALTA.
ALLA
BASE DELL’INCIDENTE PROBABILMENTE IL CARICO DI LEGNO TRASPORTATO
DALL’IMBARCAZIONE,
SPOSTATOSI
IMPROVVISAMENTE A CAUSA DELLE CATTIVE CONDIZIONI DEL MARE.
NELLA
ZONA PROSEGUONO LE RICERCHE
SIRACUSA.
= Nuova tragedia del mare. Il mercantile ''Tor 1'' battente bandiera di Tonga è
affondato all' alba di oggi nel tratto di mare tra la Sicilia e Malta. 8 i
membri dell' equipaggio dispersi. Ieri sera dalla nave era partito l'Sos,
perché sul punto di affondare a causa del mare forza 8. La richiesta di aiuto
raccolta dal centro radio di Palermo, è stata immediatamente girata alla
centrale operativa delle Capitanerie di Porto che sta coordinando le operazioni
di soccorso insieme alla Capitaneria di Porto di Catania. Il comandante del
mercantile ha detto in un primo momento di trovarsi a 80 miglia a sud-est di
capo Passero; un successivo rilevamento ha indicato invece che la nave si
trovava a 180 miglia dalle coste siciliane, una zona che ricade sotto il
controllo di Malta. Le ricerche dei dispersi sono attualmente coordinate dalla
capitaneria di porto de La Valletta, con il supporto della direzione centrale
delle capitanerie di Porto di Roma. Nella zona dove sarebbe affondato il ''Tor
1'' vi sono al momento 5 navi, che erano state richiamate dall’Sos, una
corvetta della marina militare statunitense ed un aereo della guardia costiera
italiana, un Atr 42 partito dalla base di Pescara. Tutto fa temere il peggio,
visto anche il ritrovamento di una scialuppa di salvataggio vuota. Il mercantile,
lungo 75 metri, di proprietà di un armatore turco, è stato costruito nel 1972 e
trasportava centinaia di tonnellate di tronchi d'albero. Tra le cause dell'
affondamento potrebbe esserci stato lo spostamento del carico all' interno
della nave per il mare agitato. (S.S.)
IL DIALOGO E’ L’UNICA VIA
PERCORRIBILE PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE.
COSI’
IERI IL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI, ARCIVESCOVO EMERITO DI MILANO
NEL
CORSO DELLA CONCELEBRAZIONE IN RICORDO
DEL CARDINALE AGOSTINO CASAROLI
PIACENZA.
= Il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, ha
presieduto ieri la concelebrazione in ricordo del cardinal Agostino Casaroli,
il segretario di Stato della Santa Sede, scomparso cinque anni fa. Il
porporato, nel corso della celebrazione è intervenuto sulla delicata crisi
mediorientale, affermando che “non ci sarà pace nel mondo finché non ci sarà
pace a Gerusalemme”. L’unica via percorribile per la Terra Santa, ha poi
aggiunto, è quella del dialogo che conduce alla pace. Ricordando poi la figura
del cardinale Casaroli, il cardinale Martini ne ha esaltato la genuina
dedizione verso la Chiesa e l’intera umanità. Al termine della liturgia,
svoltasi nella parrocchia di San Giovanni Battista a Castel Sangiovanni, in
provincia di Piacenza, sono state raccolte offerte per i cristiani palestinesi.
(S.S.)
CARITAS EUROPA E LA CONFERENZA
DELLE CHIESE D’EUROPA HANNO ISTITUITO
UNA RETE INFORMATIVA PER COMBATTERE LA
PROSTITUZIONE.
UN
TURPE TRAFFICO CHE OGNI ANNO IN EUROPA RENDE SCHIAVE 500 MILA RAGAZZE
BRUXELLES.
= L’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) stima che ogni anno,
in Europa, circa 500 mila donne - la maggior parte provenienti dall’Europa
orientale - divengono vittime della prostituzione. Attirate dalla speranza di
una vita migliore, concludono il loro drammatico viaggio sui marciapiedi delle
città dell’Europa occidentale. Riconoscendo la gravità del fenomeno, Caritas
Europa e la Commissione migranti della Conferenza delle Chiesa d’Europa, con il
contributo finanziario dell’Ue, hanno istituito il Cat (Christian Action and
networking against trafficking in women), una rete per lo scambio di competenze
per intervenire contro questa forma di schiavitù. Oltre 40 organizzazioni di
differenti paesi europei (Francia, Grecia, Romania, Italia, Lituania, Russia,
Germania, Ucraina, Repubblica Ceca) hanno aderito a questo progetto. Per
coordinare questa fitta rete di relazioni è stato creato “Coatnet.org”,
(Catholic Organizations Against Trafficking in Women), un portale Internet
attraverso il quale avviene lo scambio delle informazioni. “Il lavoro che
svolgiamo - ha spiegato la responsabile del progetto, Martina Liebsch - è di
permettere lo scambio di esperienze tra le Chiese locali e le realtà da cui
provengono le ragazze. L’intento è di organizzare strategie d’intervento in
vari campi: reinserimento familiare, cooperazione con la polizia locale,
sensibilizzazione nelle scuole e nei centri di aggregazione giovanile”.
Coatnet.org ha stabilito delle diramazioni in Svizzera, Germania, Repubblica Ceca,
Lituania e Ucraina: una serie di collegamenti che interessa comunità cristiane
di confessione cattolica, evangelica ed ortodossa. Il valore ecumenico del
progetto è sottolineato dal segretario generale della Commissione migranti
della Conferenza delle Chiese d’Europa, Doris Peschhke: “Noi ci inseriamo in un
settore nel quale le Chiese e le agenzie locali hanno già fatto molto - ha
dichiarato - e come donne e uomini appartenenti alle varie Chiese d’Europa
abbiamo il dovere morale di combattere la piaga della prostituzione e dello
sfruttamento degli esseri umani. L’affermazione della dignità della persona -
ha concluso - non è estranea alla nostra esperienza di fede”. (M.A.)
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17 febbraio 2003
- A cura
di Giada Aquilino -
“E' possibile costruire una
posizione comune dell'Unione europea; un conflitto può essere evitato”. La
pensa così l'Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell'Ue,
Javier Solana, che oggi a Bruxelles partecipa al vertice dei capi di Stato e di
governo dei Quindici, chiamati a pronunciarsi sulla crisi irachena. Se l’Unione
europea sta ancora discutendo, la Nato - dopo settimane di trattative - ha
trovato ieri sera un accordo sugli aiuti da fornire alla Turchia in caso di
conflitto contro l’Iraq. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
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Il compromesso ha escluso la
Francia che continuava ad opporsi, approfittando del fatto che è parte della
struttura politica della Nato ma non del Comitato militare. Germania e Belgio
hanno rinunciato ad ostruire l’accordo, ma hanno ribadito che continueranno a
lavorare per una soluzione pacifica del confronto con l’Iraq a cominciare dal
vertice dell’Unione europea di oggi. Ora, però, l’attenzione torna sull’Onu,
dove Washington dovrebbe muovere i prossimi passi. Ieri la consigliera per la
Sicurezza nazionale, Condoleezza Rice, ha ribadito che il Palazzo di Vetro deve
fronteggiare Saddam Hussein, confermando anche la volontà degli Stati Uniti di
ottenere una seconda risoluzione. Washington sta lavorando insieme a Londra al
nuovo testo, che potrebbe essere presentato in settimana: il documento dovrebbe
riconoscere che l’Iraq sta disarmando e quindi fornire una scadenza entro cui
Baghdad dovrà dimostrare progressi concreti per evitare l’intervento militare.
Il linguaggio della possibile nuova risoluzione ha una importanza cruciale,
perché la Francia ha ribadito di essere contraria alla guerra e potrebbe usare
il veto per bloccare qualunque testo che dovesse autorizzarla. In questo caso
gli Stati Uniti potrebbero attaccare con i Paesi disposti a farlo.
Da New York per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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La
Russia è d’accordo con la proposta francese di una nuova riunione del Consiglio
di Sicurezza sull'Iraq il prossimo 14 marzo. Lo ha annunciato il viceministro
agli Esteri, Iuri Fedotov.
Il
governo olandese, rispondendo positivamente ad una richiesta degli Stati Uniti,
ha autorizzato il transito nel proprio territorio di truppe e di materiale
militare americani in direzione del Golfo. I Paesi Bassi hanno infatti concesso
l’uso dell'aeroporto di Amsterdam Schiphol, del porto di Rotterdam e delle
linee ferroviarie. Nei giorni scorsi, anche il governo italiano aveva
autorizzato il passaggio sul proprio territorio di truppe e mezzi bellici
americani. Dall'Austria, invece, era giunta una risposta negativa, in assenza
di una nuova risoluzione Onu.
Resta
alto l’allarme terrorismo in Gran Bretagna. Il capo della polizia metropolitana
di Londra, John Stevens, ha confermato ieri che la rete di Al Qaida dispone di
una “presenza importante” in Inghilterra e che la minaccia di attentati resta
“forte”.
E’ ancora critica la situazione
in Medio Oriente. Due militanti palestinesi e un dirigente del braccio armato
di Hamas sono morti oggi nel corso di un'incursione compiuta da reparti
israeliani nel nord della Striscia di Gaza. Sul piano politico, una delegazione
palestinese di alto livello è partita per Londra per illustrare il progetto di
riforma della Autorità nazionale palestinese e per rendere note ai Paesi del
Quartetto (Ue, Usa, Onu e Russia) le necessità più urgenti dell’economia
palestinese. In Israele, intanto, il primo ministro incaricato Ariel Sharon,
del Likud, incontrerà in giornata il leader del partito laburista Amram Mitzna,
per tentare di dar vita ad un nuovo governo di unità nazionale.
Il primo
ministro greco Costas Simitis si è congratulato col vincitore delle elezioni a
Cipro, Tassos Papadopoulos. Leader del partito greco-cipriota, Papadopoulos ha
vinto ieri al primo turno le elezioni presidenziali, diventando così il quinto
capo di Stato dell’isola, divisa 29 anni fa, dopo un’invasione militare turca.
Papadopoulos ha sconfitto l’83.enne presidente uscente Clerides. Il servizio di
Cesare Rizzoli:
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La Repubblica di Cipro e quindi
anche il nuovo presidente hanno già accettato il piano dell’Onu che prevede
entro il 28 febbraio il ripristino di uno Stato unico e sovrano non più diviso,
la smilitarizzazione, il ritiro dei 40 mila soldati turchi di occupazione, un
governo comune di garanzia per i due futuri mini Stati, ognuno con grandi
autonomie. Ma la minoranza turco-cipriota rifiuta ancora la riunificazione
territoriale: teme infatti di essere fagocitata dalla maggioranza greca. Ma il
tempo gioca a favore del nuovo presidente Papadopulos. Anche la Turchia,
infatti, chiede ora la fine della divisione di Cipro e potrebbe sacrificare il
leader della sua minoranza, Rauf Denktash. Una Cipro riunificata, che diventerà
formalmente europea il 16 aprile prossimo, faciliterà il difficile ingresso
della Turchia verso la comunità dell’Europa.
Per Radio Vaticana, Cesare
Rizzoli.
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E' stato prolungato di altre due
settimane il coprifuoco notturno imposto da settembre in Costa d'Avorio per i
continui scontri tra ribelli e governativi del presidente Gbagbo. La decisione
di estendere il coprifuoco è stata presa dalle autorità di Yamoussoukro, in
concomitanza con la scadenza di un ultimatum dei ribelli, che chiedevano i
posti chiave del nuovo governo e la costituzione di un comitato per
l'attuazione degli accordi di pace firmati a Parigi.
Bolivia. Dopo i violenti
incidenti che la settimana scorsa hanno causato 30 morti ed oltre 100 feriti,
il presidente Gonzalo Sanchez de Lozada ha assicurato alla popolazione di aver
messo a punto un piano di austerità che prevede anche la riduzione delle spese
del governo. Sentiamo Maurizio Salvi:
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Il capo dello Stato si è rivolto
ai boliviani soltanto alcune ore prima dell’inizio di uno sciopero generale di
48 ore, decretato per oggi e domani dalla centrale sindacale Cob. Con l’azione
di forza che tenta di rilanciare il conflitto dei giorni scorsi, il sindacato
chiede le dimissioni non solo del capo dello Stato, ma anche del suo vice per
manifesta incapacità. Ad essi, indirettamente, Sanchez de Lozada ha risposto
proponendo una riduzione nel numero dei ministri, dei vice ministri e dei
direttori generali, con un taglio nelle spese per i telefoni cellulari e per le
auto di rappresentanza. Ed ha concluso annunciando che questa settimana
comincerà un dialogo con i differenti settori della popolazione, per
raggiungere un accordo su un bilancio dello Stato compatibile con le
possibilità del Paese.
Maurizio Salvi, per la Radio
Vaticana.
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Sono
42 le imprese chiuse in Spagna e in Colombia negli ultimi giorni. Le aziende,
legate alla rete dei capi del cartello di Cali, la potente mafia di
narco-trafficanti colombiani, erano utilizzate per riciclare il denaro della
droga. L’operazione è stata condotta dalla polizia colombiana con l’aiuto di
unità speciali americane.
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