RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 43 - Testo della Trasmissione mercoledì 12 febbraio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’aiuto di Dio ai suoi fedeli al centro della parola del Papa nell’udienza generale di oggi

 

 I malati  in prima linea per intercedere nella causa della pace nel mondo: così Giovanni Paolo II ieri pomeriggio rivolto ai fedeli convenuti nella Basilica vaticana per celebrare la Giornata mondiale del malato

 

 “Pace nella giustizia”: il cuore della missione del cardinale Roger Etchegaray inviato speciale del Papa in Iraq, stamane a colloquio con il vice premier Tarek Aziz. Ai nostri microfoni il vescovo Shlemon Warduni ed Alberto Negri

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La Comunità Incontro festeggia domani 40 anni di vita: ai nostri microfoni il fondatore don Pierino Gelmini

 

Iniziata ieri la corsa per gli Oscar: ce ne parla Andrea Piersanti.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Gli Istituti italiani di cultura celebrano il XXV anniversario del Pontificato di Giovanni Paolo II con una serie di manifestazioni volte a promuovere la cultura e la lingua italiana

 

Ricorre oggi il primo anniversario del Trattato internazionale sui bambini soldato

 

Appello di pace dalle Filippine. L’arcivescovo Oscar Cruz invita gli Stati Uniti e l’Iraq al dialogo

 

Sudan vicino ad una svolta di pace secondo l’avvocato Abel Alier, autore della pace di Addis Abeba nel 1972

 

In Uganda è in fase di sperimentazione un vaccino contro l’Aids

 

24 ORE NEL MONDO :

Ancora nessun accordo della Nato sul rafforzamento militare per la Turchia, in caso di attacco iracheno: nuova proposta del segretario generale, Robertson

 

 Medio Oriente: coprifuoco e blindati israeliani a Betlemme

 

 Processo di pace in Ulster: oggi l’incontro a Belfast tra Blair e Ahern.

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 febbraio 2003

 

 

L’AIUTO DI DIO AI SUOI FEDELI

AL CENTRO DELLA PAROLA DEL PAPA STAMANE ALL’UDIENZA GENERALE

 

- A cura di Giovanni Peduto -

 

 

Il Papa ha incentrato l’odierna catechesi all’Udienza generale sul Salmo 117, canto di gioia e di vittoria, che rivela essere stato usato liturgicamente all’interno del Tempio di Gerusalemme. Nella sua trama infatti sembra snodarsi una processione che inizia fra le tende dei giusti, cioè nelle case dei fedeli. Questi esaltano la protezione della mano divina, capace di tutelare chi è retto e fiducioso anche quando irrompono avversari crudeli.

 

In questo Salmo c’è la consapevolezza di non essere mai soli - ha detto il Santo Padre - in balia della bufera scatenata dai malvagi: l’ultima parola è sempre quella di Dio che, se permette la prova del suo fedele, non lo consegna però alla morte…

 

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Applicando il Salmo a se stesso Cristo apre la via all’interpretazione cristiana di questo inno di fiducia e di gratitudine al Signore per il suo hesed cioè per la sua fedeltà amorosa che echeggia in tutto il salmo...

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Il Pontefice ha sintetizzato il commento al Salmo in francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese e polacco con un saluto anche ai pellegrini sloveni e slovacchi. Parlando ai suoi connazionali ha fatto riferimento alla celebrazione di ieri della Giornata mondiale dei malati, osservando che questa ricorrenza crea una particolare occasione per ricordare che la sofferenza umana sempre porta con sé la sfida d’amore. Colui che la sopporta nell’amore di Dio e degli uomini, la trasforma in un grande dono e diventa intercessore in tante questioni difficili. Per questo domenica scorsa - ha sottolineato Giovanni Paolo II - “ho chiesto ai malati di pregare ardentemente per la pace nel mondo”.

 

Il Papa non ha mancato di salutare i giovani, gli ammalati, gli sposi novelli presenti all’udienza con queste parole:

 

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La Beata Vergine Maria di Lourdes, di cui ieri abbiamo celebrato la memoria liturgica, aiuti voi, cari giovani, a comprendere sempre più il valore del sacrificio nella vostra formazione umana e cristiana; sostenga voi, cari ammalati, ad affrontare il dolore e la malattia con serenità e fortezza; guidi voi, cari sposi novelli, a costruire la vostra famiglia sulle solide basi della preghiera e della docile fedeltà alla volontà di Dio. A tutti la mia benedizione.

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Col canto del Padre nostro e la Benedizione apostolica si è conclusa l’udienza allietata questa mattina dai canti di vari cori che vi hanno partecipato.

 

 

VOI, CARI FRATELLI E SORELLE MALATI, SIETE IN PRIMA LINEA PER INTERCEDERE

NELLA CAUSA DELLA PACE NEL MONDO. COSI’ IERI POMERIGGIO GIOVANNI PAOLO II

SALUTANDO I FEDELI CONVENUTI PER LA MESSA IN OCCASIONE

DELLA 11.MA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

 

 “Possa la vostra vita, segnata dalla prova, infondere a tutti quella speranza e quella serenità che solo si sperimentano nell’incontro con Cristo”. Con queste parole, ieri pomeriggio, Giovanni Paolo II ha salutato dalla finestra del suo studio, senza scendere in Basilica come previsto, i numerosi fedeli convenuti per la Messa in occasione della 11.ma Giornata mondiale del malato, nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes. La Celebrazione eucaristica è stata presieduta nella Basilica Vaticana dal cardinale Vicario, Camillo Ruini, che ha, inoltre, letto il messaggio del Santo Padre. Il servizio è di Barbara Castelli.

 

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“In quest'anno turbato da non poche preoccupazioni per le sorti dell'umanità, ho voluto che la preghiera del Rosario avesse come specifiche intenzioni la causa della pace e della famiglia. Voi, cari Fratelli e Sorelle malati, siete ‘in prima linea’ a intercedere per queste due grandi finalità”.

 

In un tempo gravido di tensioni, Giovanni Paolo II ha invitato, ancora una volta, tutti a pregare per la pace nel mondo. Affacciandosi alla finestra del suo studio con un cero in mano, il Santo Padre si è unito ieri sera alla suggestiva fiaccolata compiuta dai fedeli alla fine della Messa in occasione della 11.ma Giornata Mondiale del Malato e ha salutato affettuosamente tutti i presenti. L’abbraccio del Papa aveva precedentemente trovato espressione nelle parole del messaggio letto, alla fine della Celebrazione eucaristica, dal cardinale Vicario Camillo Ruini. Nella Giornata mondiale del malato, le cui manifestazioni principali quest’anno hanno avuto luogo nel Santuario nazionale di Washington dedicato all’Immacolata, il Papa ha indicato il Rosario come risposta cristiana al problema della sofferenza. “Nei misteri dolorosi si contempla Cristo che prende su di sé tutte le ‘malattie’ dell'uomo e del genere umano - ha ricordato Giovanni Paolo II nel messaggio - quale Agnello di Dio, si fa carico non solo dei mali, ma del male radicale del peccato. La sua lotta non è superficiale, bensì radicale; la sua cura non è palliativa, ma risolutiva”.

 

“Osservando la venerata immagine della Vergine di Lourdes, lo sguardo si posa sulla corona che pende dalle sue mani giunte. La Vergine orante sembra voler rinnovare l'invito fatto alla piccola Bernadette, a recitare con fiducia il santo Rosario. Con quanta gioia noi accogliamo quest'esortazione nella Giornata del Malato, che costituisce una tappa significativa dell'Anno del Rosario! Lourdes, Roma, Washington formano quest'oggi un provvidenziale ‘crocevia’ di una corale invocazione al Dio della vita, perché infonda fiducia, conforto e speranza ai sofferenti del mondo intero”.

 

Auspicando che la Terra Santa ritrovi quanto prima un clima di pace, il Pontefice ha, infine, invitato tutti ad “imparare Cristo”, conformandosi a Lui, poiché “chi porta la croce con Gesù offre una testimonianza eloquente anche per quanti si sentono incapaci di credere e di sperare”.

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LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE E LA POPOLAZIONE IRACHENA GUARDANO

 CON SPERANZA ALLA MISSIONE DELL’INVIATO SPECIALE DEL PAPA IN IRAQ,

IL CARDINALE ROGER ETCHEGARAY, CHE STAMANI HA INCONTRATO

IL VICEPREMIER IRACHENO TAREQ AZIZ

 

- Con noi, mons. Shlemon Warduni e Alberto Negri -

 

“Pace nella giustizia”: è all’insegna di questo principio che ha preso il via stamani la missione del cardinale Roger Etchegaray, inviato speciale del Papa in Iraq. Il porporato ha avuto un colloquio con il vice presidente iracheno Taha Yassine Ramadan e il vice premier Tareq Aziz e presto, anche se la data non è stata ancora definita, incontrerà il leader iracheno Saddam Hussein. Al termine dell’incontro, l’inviato pontificio ha espresso soddisfazione per il colloquio, svoltosi - ha detto - in un “clima di fiducia reciproca”. Quindi, ha ribadito la necessità di un confronto su “punti di vista che alla fine convergano verso la pace nella giustizia”. Obiettivo, questo, espresso con forza dall’ottantenne porporato fin dall’arrivo, ieri sera a Baghdad, come spiega Alessandro Gisotti:

 

 

“Sono giorni cruciali per la pace”. Queste le prime parole che il cardinale Etchegaray ha pronunciato al suo arrivo all’aeroporto della capitale irachena. Giorni, ore cruciali in cui la Santa Sede intensifica i propri sforzi per evitare che, ancora una volta, il Golfo Persico sia teatro di un conflitto. Questa missione, ha affermato l’inviato pontificio, testimonia fino a quale punto il Papa “cerca di spingere il limite delle possibilità di una pace divenuta così precaria in Iraq”. Il cardinale Etchegaray ha così evidenziato come il Pontefice incoraggi le autorità irachene ad “intensificare la loro collaborazione con le Nazioni Unite, sulla base della giustizia e del diritto internazionale”.

 

D’altro canto, ha aggiunto, Giovanni Paolo II esorta “tutti i responsabili politici” del mondo a “ricorrere senza sosta ad ogni mezzo in favore della pace”. La guerra, ha detto ancora, non è l’ultima, ma la “peggiore delle soluzioni”, a cui non ci si deve rassegnare. Non ha poi tralasciato di rivolgere l’attenzione alle sofferenze del popolo iracheno, già provato da oltre dodici anni di embargo. Quindi, ha rammentato che l’Iraq è la patria del patriarca Abramo. Una figura ha detto - riecheggiando le parole di San Paolo - che richiama tutti i credenti a “sperare al di là di ogni speranza” e ad “unirsi attivamente alla volontà di Dio, il cui nome più bello è quello della Pace”.

 

La missione del cardinale Etchegaray, per la terza volta in Iraq, viene seguita con vivo interesse dall’opinione pubblica internazionale che auspica una pacifica risoluzione della crisi del Golfo. L’arrivo del porporato ha inoltre destato una forte emozione nei cristiani iracheni, come sottolinea il vescovo ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, al microfono di Fabio Colagrande:

 

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R. - Per tutti i cristiani dell’Iraq è una grande grazia e una grande speranza, perché - come sappiamo tutti - il Papa vuole bene all’Iraq, non tralascia alcuna occasione per parlare dell’Iraq e della pace, perché - come ha detto qualche giorno fa - la guerra non porta a niente mentre la pace è il fondamento del bene dell’umanità.

 

D. – Come sta vivendo la popolazione irachena questo periodo della crisi internazionale?

 

R. – Certamente, il popolo iracheno sta vivendo una situazione molto difficile. Cerchiamo, noi, di vivere, di fare quanto nelle nostre possibilità e preghiamo il Signore affinché mandi la pace e non venga la guerra. Cosa possiamo fare? Ci abbandoniamo nelle mani del Signore e di tutti quelli che agiscono con la buona volontà.

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Una missione dunque dal profondo significato per la comunità cristiana in Iraq. Aspetto, questo, su cui si sofferma l’inviato speciale del Sole 24 Ore, Alberto Negri raggiunto telefonicamente a Baghdad da Roberto Piermarini:

 

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I cristiani qui hanno avuto un ruolo particolare, favoriti dal regime, con una forte presenza a tutti i livelli politici e sociali, però da molti anni in calo, perché l’embargo e le sanzioni hanno fatto fuggire molta gente, non solo cristiani, ma anche iracheni, anche se i cristiani sicuramente hanno avuto una fortissima emorragia. E’ una guerra che in qualche modo creerebbe un alto sentimento di ostilità, un sentimento di ostilità verso di loro, identificati non come degli iracheni, ma come degli occidentali, potrebbe costituire la fine di una presenza secolare, millenaria in questa regione.

 

D. – Come è stato accolto quest’ultimo messaggio di Bin Laden in Iraq, che in fondo fa più il gioco degli Stati Uniti, possiamo dire, che dell’Iraq?

 

R. – Si, non c’è dubbio. Sembra che questa volta, Osama Bin Laden, sia arrivato a dare una mano a Powell, che cercava le prove contro Baghdad. Una coincidenza, direi quasi assurda, quasi incredibile. Troppe coincidenze forse da molto tempo in qua, in queste vicende mediorientali. Ma al di là di questa considerazione, purtroppo, devo dire, che le reazioni non ci sono ancora state, perché questo è un Paese che vive pur sempre in un isolamento anche mediatico. Le antenne satellitari sono proibite, è difficile avere delle comunicazioni e quindi, questa vicenda, trasmessa e diffusa dal Al Jazeera, qui non è ancora arrivata. Oggi sicuramente avremo delle reazioni che posso anticipare in qualche modo quali saranno, ovviamente di un rifiuto lento. Ideologicamente il partito Baath, che ha costituito la base di questo regime, è sempre stato contro i fondamentalismi.

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NOMINE E RINUNCE

 

Il Santo Padre ha nominato stamane Sotto-Segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, mons. Josef Clemens, finora aiutante di studio nella Congregazione per la dottrina della fede.

 

Giovanni Paolo II ha inoltre accettato oggi la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mysore, in India, presentata da mons. Joseph Roy, per raggiunti limiti di età ed ha nominato alla stessa carica il rev. Thomas Vazhapilly, Rettore del “St. Peter’s Pontifical Seminary” di Bangalore.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

"Lourdes, Roma, Washington: 'crocevia' di un corale Rosario per la pace nel mondo" è il titolo che apre la prima pagina, in riferimento alla celebrazione, presieduta da Giovanni Paolo II, della Giornata Mondiale del Malato.

All'interno, l'omelia dell'arcivescovo Lozano Barragàn nella Santa Messa celebrata a Washington, nella Basilica del Santuario Nazionale dell'Immacolata Concezione, in occasione di tale evento. Sempre all'interno, l'articolo dell'inviato Gianfranco Grieco.

Riguardo all'Iraq, si sottolinea che la missione del cardinale Etchegaray è in pieno svolgimento.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Una pagina dedicata alle iniziative per la pace organizzate nelle Diocesi italiane.

Celebrazioni, in varie parti del mondo, in occasione dell'Anno del Rosario. 

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: altri sanguinosi episodi di violenza.

Corea del Nord: "in tempi brevi" una delegazione dell'Unione Europa a Pyongyang per mediare sulla questione nucleare.

 

Nella pagina culturale, un approfondito contributo di Biagio Buonomo dal titolo "Un'opera d'impostazione didattica, frutto di una solidissima linea interpretativa": dal Rinascimento all'età contemporanea, il secondo volume di "Arte cristiana nel tempo" di Juan Plazaola.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano, la situazione politica, con particolare riferimento agli orientamenti sulla crisi irachena.

I temi della giustizia e della sanità.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

12 febbraio 2003

 

 

LA “COMUNITÀ INCONTRO” DI DON GELMINI FESTEGGIA DOMANI

IL QUARANTESIMO ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE.

 

- Ai nostri microfoni don Piero Gelmini -

 

40 anni al servizio degli emarginati mediante una realtà di accoglienza, di recupero e di reinserimento sociale diffusa a livello internazionale e aggregata all’Onu come organizzazione non governativa: è la “Comunità Incontro”, fondata da Don Piero Gelmini il 13 febbraio 1963, di cui quest’anno si celebra il 40.mo anniversario. Tra gli eventi in programma che si svolgeranno tra oggi e domani: oltre a una Messa celebrativa dell’anniversario, la proiezione di un documentario sulla Comunità alla presenza di numerose autorità politiche e il concerto de “I Nomadi”. Il servizio è di Dorotea Gambardella.

 

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162 case di accoglienza in tutt’Italia, 74 centri nel mondo, 1 di prossima apertura ad Almaty, in Kazakhstan, che sarà dedicato a Giovanni Paolo II. Ne ha fatta di strada la “Comunità Incontro” da quel lontano 1963, quando don Pierino, come lo chiamano i suoi ragazzi, in Piazza Navona, a Roma, incontra Alfredo, un giovane mendicante che gli chiede aiuto. Da quest’episodio prendono le mosse le fasi successive della “Comunità Incontro”: don Gelmini comincia a ospitare i primi ragazzi incontrati sulla strada, fino a edificare, il 27 settembre 1979, ad Amelia, in provincia di Terni, il “Centro Mulino Silla”. E’ la prima realtà che, gestita direttamente dai residenti, darà l’impronta a tutti i centri successivi. Ma se lo sarebbe mai aspettato don Pierino tutto questo?

 

R. - Io credevo di accogliere in casa, forse per un giorno o due, un ragazzo che era in mezzo alla strada, ma non pensavo che avesse un seguito, e allora mi viene in mente una frase di mia madre: “Gli uomini si agitano e Dio li conduce”. Ecco, ci troviamo qui, senza che io lo sapessi, senza che io lo volessi. Sono stato condotto da Lui per mano.

 

D. - Nella sua Comunità si adotta come metodo la ‘cristoterapia’, me ne parla?

 

R. - Lo psichiatra usa la psichiatria, lo psicologo la psicologia, ed io voglio usare la cristoterapia. Cristo che salva le anime, ma Cristo può salvare anche i corpi. Lui è venuto per questo. Siamo noi che molte volte non abbiamo sufficiente fede e coraggio di chiedere a Lui di intervenire, perché confidiamo di più sulla tecnica, che questo mondo ci propone, piuttosto che sulla grazia che Lui ci offre. Quindi, la cristoterapia dà un senso alla vita, e se la gente credesse di più in Lui, avremmo meno persone nelle anticamere degli psichiatri, degli stregoni, delle maghe, etc..

 

“Sono tanti i ragazzi che vincono” dice don Pierino, “ma purtroppo sono altrettanti quelli che non ce la fanno”. Loredana, 32 anni, è tra coloro che sono usciti dal tunnel della droga, in cui era stata spinta, 11 anni fa, dal fidanzato eroinomane. Specializzatasi in psicologia dell’età evolutiva, Loredana oggi è un’inse-gnante ed è felicemente sposata, collabora inoltre come volontaria per alcune associazioni che si occupano di accoglienza e di orientamento per i tossicodipendenti. Ma che cosa ha significato per lei la Comunità Incontro?

 

R. - Per me ha significato ricominciare. E’ stata una buona scuola di vita. Mi ha insegnato che cosa vuol dire fare dei sacrifici, ottenere delle grandi soddisfazioni e che cosa vuol dire anche reggere le tensioni della vita”.

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AL VIA A LOS ANGELES, PER CONCLUDERSI ALLA FINE DI MARZO,

LA LUNGA CORSA PER LA CONQUISTA

DELL’AMBITA STATUETTA DEGLI OSCAR

 

- Ai nostri microfoni Andrea Piersanti -

 

Anche se per poco tempo, ieri, l’attenzione dei media verso gli Stati Uniti si è focalizzata sul cinema, piuttosto che sulla crisi che vede contrapposti Washington e Baghdad. L’occasione è stata l’annuncio delle candidature agli Oscar 2003. Ultimamente il cinema made in Usa sta guardando sempre più spesso agli anni  ’50  producendo film che si rifanno a quel periodo e le 13 nomination del musical “Chicago” ne sono una conferma. Altro grande protagonista di questa edizione degli Oscar è il film di Scorsese “Gangs of New York” che ha ricevuto ben 10 candidature, 2 delle quali sono andate a due italiani, Dante Ferretti, per la miglior scenografia e a Francesca Lo Schiavo, come migliore arredamento-art direction. L’Italia del cinema, tuttavia, si sente delusa per l’esclusione dalla corsa alla ‘statuetta’ di miglior film: il “Pinocchio” di Roberto Benigni non è stato preso nemmeno in considerazione come conferma, al microfono di Adriana Masotti, Andrea Piersanti Presidente dell’Ente dello Spettacolo e dell’Istituto Luce. 

 

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Le nomination degli Oscar quest’anno sono un po’ una sorpresa e un po’ no. Sicuramente fanno venire il batticuore agli italiani: c’è delusione forte, fortissima per l’esclusione del ‘Pinocchio’ di Benigni. Benigni è un attore, un regista, un autore che gli italiani hanno imparato ad amare poco a poco. C’è stata un picco di amore e di affetto da parte degli italiani nei confronti di Benigni con il film ‘La vita è bella’ che infatti prese anche l’Oscar. Questo suo ‘Pinocchio’ però non è stato molto amato dai critici italiani e non è stato amato per niente in America.

 

Gli italiani hanno un secondo motivo di batticuore, perché c’è di nuovo una ‘nomination’ per il nostro Ferretti - la settima - lo scenografo delle stupende scenografie del film di Martin Scorsese Gangs of New York, un film realizzato integralmente in Italia negli studios di Cinecittà. E questo è per noi un motivo di orgoglio, è un modo anche per dire al mondo intero che è ancora possibile in Italia produrre capolavori di prima grandezza, di grandezza assoluta come quello di Martin Scorsese.

 

Poi, c’è un dato invece per gli addetti ai lavori, per i critici: la grande sorpresa per le tantissime nomination attribuite ad un musical come Chicago. Il musical è un genere cinematografico che è stato dato per morto in modo prematuro molti anni fa e ha avuto una escalation rapidissima: è diventato, negli anni Cinquanta, un genere molto amato dal pubblico, poi rapidamente si è deteriorato, sono state tentate delle formule innovative per dargli nuovo smalto, nuova freschezza, ma in realtà il pubblico lo abbandonò tanti anni fa. Adesso, improvvisamente, il musical è tornato di moda: è una notizia strana per gli addetti ai lavori, perché pensavano che questo genere cinematografico non andasse più. Ecco, la fortuna di Chicago potrebbe ribaltare questo luogo comune e potrebbe riportare in auge il musical.

 

Poi ci sono molte attese per attori e attrici importanti e molto amati dal pubblico di tutto il mondo, come Nicole Kidman che si trova ancora una volta a correre per l’Oscar, vediamo se quest’anno ci riuscirà, e poi, per la dodicesima volta, un grandissimo del cinema di tutti i tempi come Paul Newman.

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CHIESA E SOCIETA’

12 febbraio 2003

 

 

GLI ISTITUTI ITALIANI DI CULTURA CELEBRANO QUEST’ANNO

CON UNA SERIE DI MANIFESTAZIONI

IL XXV ANNIVERSARIO DEL PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II

 

ROMA. = Nel venticinquesimo anniversario delle elezioni di Giovanni Paolo II, si terranno una serie di manifestazioni culturali per promuovere la lingua e la cultura italiana. L’iniziativa, promossa dagli Istituti italiani di cultura, è stata presentata oggi dal sottosegretario agli esteri, On. Mario Baccini. “Nella maggior parte delle occasioni – ha spiegato il sottosegretario agli esteri - la parola del Papa è in lingua italiana e la Chiesa cattolica è l’unica istituzione internazionale che parla italiano”. Come sede delle manifestazioni sono state individuate cinque città fortemente simboliche quali Cracovia, New York, Buenos Aires, Strasburgo, Roma e sono state programmate a partire dal mese di maggio fino ad ottobre altrettante tavole rotonde a cui parteciperanno rappresentanti della Chiesa, delle istituzioni e dei media. Agli incontri interverranno, tra gli altri, l’on. Pier Ferdinando Casini, ministro degli Affari Esteri, il sen. Giuliano Amato, vicepresidente della Convenzione europea, il sen. Lamberto Dini, rappresentante dell’Italia alla Convenzione europea ed i cardinali Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e Pio Loghi. “Celebrando i 25 anni del pontificato di Giovanni Paolo II – ha aggiunto l’on. Mario Baccini – si possono ripercorrere 25 anni di storia della lingua italiana”. Il celebre saluto del Papa alla folla “se sbaglio mi corriggerete”, è diventato sin dalle prime battute il principale testimonial italiano della lingua italiana nel mondo. “Da un quarto di secolo – ha concluso il sottosegretario agli Esteri - Giovanni Paolo II costituisce un prezioso valore aggiunto per la visibilità internazionale dell’Italia e la Sua voce offre una cassa di risonanza di altissima qualità all’italiano”. (A.L.)

 

 

“I BAMBINI NON DEVONO COMBATTERE LE GUERRE DEGLI ADULTI”.

COSÌ LA COALIZIONE “STOP ALL’USO DEI BAMBINI SOLDATO” RICORDA,

IN OCCASIONE DEL PRIMO ANNIVERSARIO DEL TRATTATO ONU

CONTRO L’IMPIEGO DEI MINORENNI NEI CONFLITTI ARMATI

ROMA. = In occasione del primo anniversario dell’entrata in vigore del Trattato internazionale che vieta l’utilizzo dei bambini soldato, la Coalizione “Stop all’uso dei bambini soldato!” ammonisce che il problema dell’impiego dei bambini nei conflitti armati, lungi dall’essere risolto, è ancora molto diffuso. “I minori continuano ad essere impegnati nei conflitti e in ogni nuova guerra i bambini rischiano di essere coinvolti nelle ostilità”, ha dichiarato Casey Kelso, coordinatore della Coalizione “Stop all’uso dei bambini soldato!”. La Coalizione esorta la comunità internazionale a non trascurare il problema dei bambini soldato confidando che gli Stati rispettino il divieto ora sancito dal diritto internazionale. Sebbene 111 Paesi abbiano siglato il Trattato sui bambini soldato, riconoscendo che reclutare con la forza i bambini in un conflitto è sbagliato, solo 46 Paesi si sono attualmente impegnati legalmente per ratificare il Protocollo opzionale. “Il primo anniversario del Protocollo opzionale non deve essere una celebrazione, ma un’occasione per appellarsi agli altri Paesi affinché si uniscano alla comunità internazionale nel condannare questa pratica spaventosa”, ha aggiunto Davide Cavazza, coordinatore della Coalizione Italiana “Stop all’uso dei bambini soldato!”. In Myanmar (Birmania) circa 70.000 bambini sono impiegati negli eserciti regolari e molti di questi sono costretti con la forza mediante rapimento o sotto minaccia di carcerazione dall’età di 11 anni. In Colombia la Coalizione stima che vi siano 14.000 bambini soldato – ragazzi e ragazze anche di 10 anni – reclutati nei gruppi armati paramilitari e nelle milizie. In Nepal alcune fonti indicano che il 30 per cento dei combattenti del Partito comunista del Nepal sia rappresentato da bambini e il numero aumenta di mese in mese. In Iraq, sin dal 1991, almeno 23.000 minori, di età compresa tra i 12 e i 17 anni, sono stati oggetto di programmi di addestramento militare da parte dell’esercito, con il nome di “Gioventù di Saddam”. “E’ essenziale - ha concluso Casey Kelso - che il Consiglio di Sicurezza si impegni ad assumere la responsabilità di adottare misure appropriate contro coloro che utilizzano o reclutano bambini soldato”. (A.L.)

 

 

APPELLO NELLE FILIPPINE CONTRO LA GUERRA TRA USA ED IRAQ:

L’ARCIVESCOVO DI LINGAYEN-DAGUPAN, MONS. OSCAR CRUZ,

INVITA LE PARTI AL DIALOGO

 

DAGUPAN CITY. = Continuano gli appelli dei vescovi cattolici in favore della pace. Dalle Filippine, l’arcivescovo di Lingayen-Dagupan, mons. Oscar Cruz, invita Stati Uniti e Iraq al dialogo. La guerra – dice il presule – è davvero vinta solo quando non la si inizia nemmeno. Ammettendo che il terrorismo è negativo e i terroristi devono essere puniti, mons. Cruz sottolinea che uccidere dei civili è una cosa ancora peggiore e non può essere giustificata, come non può essere giustificato un conflitto armato da un punto di vista morale. Le armi di distruzione di massa – conclude il vescovo – nelle mani di qualsiasi leader nazionale costituiscono un male morale. (M.A)

 

 

“IL SUDAN, ANCORA COLPITO DALLA GUERRA E DALLA SISTEMATICA VIOLAZIONE

DEI DIRITTI UMANI, E’ VICINO AD UNA SVOLTA DI PACE”. LO AFFERMA

L’AVVOCATO ABEL ALIER, MEDIATORE DELLA PACE DI ADDIS ABEBA NEL 1972

 

KHARTOUM.=  La svolta di pace in Sudan potrebbe diventare realtà nei prossimi mesi. Ma il Paese, oggi, è ancora colpito dalla guerra e dalla sistematica violazione dei diritti umani. A Machakos, in Kenya, proseguono le trattative tra i delegati del governo di Khartoum e i rappresentati dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan (Spla), per iniziare a costruire il futuro del Paese. “La questione più grave, dal punto di vista dei diritti umani, è quello degli sfollati dalle zone di guerra, ancora deprivati di tutti i diritti fondamentali”, ha affermato l’avvocato Abel Alier, mediatore della pace di Addis Abeba nel 1972, quando era vice presidente del Sudan. L’accordo di pace, secondo Alier, si farà perché conviene a tutti e forse, dopo vent’anni di guerra, finalmente le armi taceranno. “Per questo bisogna guardare avanti – ha detto l’anziano avvocato - evitando di ripetere gli errori del ‘72 in modo da avviare un processo di riconciliazione che ci permetta di ricreare la fiducia per vivere in pace”. Sulla necessità e l’urgenza di porre fine al conflitto esploso nel 1983 concorda anche Ali Mohamed Osman Yassin, ministro della giustizia sudanese. “La pace è cruciale e non può esserci vittoria militare che giustifichi la guerra”, ha osservato nel suo incontro con la Campagna italiana per la pace e i diritti umani nei giorni scorsi in Sudan a Khartoum. “Ogni famiglia – ha aggiunto il massimo esponente della magistratura sudanese - ha perso qualcuno, i fondi sono finiti, tutto i guadagni finiscono nella guerra destabilizzando i settori di base come l’educazione, la sanità, i servizi sociali e lo sviluppo”. Così nel Paese i diritti umani continuano a essere violati. Per migliorare la situazione ci vuole la pace e un vero processo democratico. “Dai negoziati di Machakos - ha chiarito Ahmed Ibrahim el-Tahir, presidente del parlamento - verrà fuori un Paese unito ed un’unica costituzione, che prevederà risposte adeguate alle esigenze locali”. “La Chiesa cattolica – ha detto l’arcivescovo di Khartoum Gabriel Zubeir Wako -  è disponibile al dialogo col governo non solo per promuovere il rimpatrio degli sfollati nelle proprie terre e nella ricostruzione del Sud del Paese, ma soprattutto per avviare un processo di riconciliazione necessario per impiantare la pace su basi solide”. (A.L.)

 

 

IN UGANDA E’ IN FASE DI SPERIMENTAZIONE UN VACCINO CONTRO L’AIDS.

 IL PROGETTO E’ NATO DALLA COLLABORAZIONE TRA IL GOVERNO UGANDESE

E ORGANIZZAZIONI NO PROFIT

 

KAMPALA. = È stata avviata in Uganda la sperimentazione di un vaccino contro l'Aids. Lo hanno reso noto ieri fonti ufficiali a Kampala, precisando che la verifica prevede due differenti fasi di attuazione. Nella prima il vaccino verrà utilizzato su 50 persone, tutte volontarie, non sieropositive e considerate a basso rischio di contagio. Nella seconda, invece, il numero dei volontari sottoposti alla sperimentazione verrà allargato, sempre nell'ambito della stessa categoria. La prima fase di indagine durerà due anni. Un lasso di tempo durante il quale si cercherà di stabilire se il vaccino è sicuro e soprattutto se è in grado di creare una barriera efficace all'Hiv. La sperimentazione è il frutto della collaborazione tra l'Ente di ricerca sull'Aids del governo ugandese e una organizzazione internazionale no profit: l'Iniziativa mondiale per il vaccino Aids. (M.A.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

12 febbraio 2003

 

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

Qualche progresso ma ancora nessun accordo in seno alla Nato sulla questione irachena, dopo la riunione odierna a Bruxelles dei vertici dell’Alleanza Atlantica. Se il segretario generale Robertson ha presentato una nuova proposta per superare lo stallo, di fatto rimane il veto di Francia, Germania e Belgio all’aumento delle difese militari in Turchia per far fronte ad un’eventuale rappresaglia di Baghdad. E in questa fase cruciale del dibattito internazionale, Osama Bin Laden è tornato ieri a minacciare Stati Uniti, Israele e alleati. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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Nella Nato è ancora in corso il tentativo di sanare la spaccatura creatasi ieri, dopo l’opposizione di Francia, Germania e Belgio alla richiesta di aiuti militari della Turchia per far fronte ad un’eventuale reazione irachena in caso di attacco americano a Baghdad. Dopo il nulla di fatto del vertice straordinario di ieri a Bruxelles, stamani una nuova riunione sembra avere migliori possibilità di giungere ad un’intesa sulla questione. Il segretario generale della Nato, George Robertson, ha presentato ai rappresentanti permanenti dell'Alleanza Atlantica una nuova bozza che mira a restringere il campo delle misure previste per la difesa del territorio turco. Il responsabile della Politica estera e della sicurezza comune europea, Javier Solana, si è detto fiducioso sulla possibilità che si ricomponga la frattura, anche perché Francia, Germania e Belgio non hanno presentato oggi alcuna obiezione al compromesso proposto da Robertson.

 

Intanto all’orizzonte della crisi irachena desta inquietudine il nuovo messaggio audio diffuso da Osama Bin Laden. La registrazione, trasmessa dalla televisione araba Al Jazeera, è stata giudicata autentica da molti esperti. Il capo di Al Qaeda è tornato ad incitare i musulmani a combattere il nemico comune, cioè Stati Uniti, Israele e loro alleati, per la difesa del popolo iracheno, annunciando nuovi attacchi suicidi. Immediato il commento di Colin Powell. Parlando al Congresso, il segretario di Stato ha detto che il messaggio conferma i sospetti sui collegamenti tra Osama Bin Laden e Saddam Hussein, sospetti confermati anche da Cia e Fbi. “Washington - ha detto il deputato iracheno Mohammad al-Adhami in un’intervista - sta cercando di usare il messaggio di Osama per trarne vantaggio. Comunque il messaggio - ha sottolineato - non prova alcun legame tra Al Qaeda e Iraq”.

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A due giorni dal nuovo, attesissimo, resoconto sullo stato del disarmo iracheno che i responsabili degli ispettori Onu, Hans Blix e Mohammed El Baradei, presenteranno al Consiglio di Sicurezza, gli esperti delle Nazioni Unite proseguono il loro lavoro in Iraq. Quattro i siti controllati oggi.

 

Gli avvocati del marocchino Mounir El Motassadek, prima persona al mondo ad essere giudicata nel quadro degli attentati dell’11 settembre 2001, hanno chiesto stamani ad Amburgo l’assoluzione per il loro assistito. L’uomo è accusato di responsabilità nella morte di oltre 3 mila persone e di appartenenza a un'associazione terroristica. Nei giorni scorsi l'accusa aveva chiesto invece la condanna a 15 anni di reclusione, la pena massima prevista in Germania.

 

Nuove violenze in Medio Oriente. Due palestinesi che tentavano di infiltrarsi nella colonia ebraica di Dugit, nella Striscia di Gaza, sono stati uccisi stanotte dai soldati israeliani. Ma critica torna ad essere anche la situazione a Betlemme, in Cisgiordania. Ce ne parla Graziano Motta:

 

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E’ accaduto ieri sera nel piazzale antistante la Basilica della Natività. Un ufficiale israeliano è stato ucciso da un guerrigliero palestinese ed immediatamente il coprifuoco è stato reimposto sulla città. Reparti di fanteria della sicurezza hanno intrapreso perquisizioni nelle case. Fonti palestinesi riferiscono di due carri armati sulla piazza della Mangiatoia, antistante la Basilica.

 

La giornata di ieri era stata segnata da una intensa attività militare israeliana nei Territori, finalizzata ad arresti di attivisti della rivolta, in particolare a Nablus, Jenin, Qalqilya, città ove c’è stata resistenza e in cui sono segnalate delle vittime. In particolare a Nablus, i soldati hanno ucciso un guerrigliero Tanzim, a Qalqilya un ragazzo di dieci anni. Feriti altri dieci palestinesi durante scontri con i militari che reagivano a lanci di bottiglie incendiarie. Alcuni arrestati a Ramallah, a Betunia ed in un villaggio della Samaria, erano membri di Hamas e della Jihad, che - secondo le autorità israeliane - si apprestavano a compiere attentati suicidi. Lo stato di allerta rimane in tutto il Paese.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Non è passato in Paraguay il sostegno alla messa in stato d’accusa per il capo di Stato Luis Gonzales Macchi. Al Senato, ieri, per la proposta di impeachment hanno votato solo 25 dei 45 senatori. Il 23 dicembre scorso il presidente era stato accusato di corruzione e cattivo espletamento delle proprie funzioni.

 

In Colombia, sono stati ritrovati i corpi senza vita del ministro per la Protezione sociale, Juan Luis Londono, e di altre 4 persone che giovedì scorso viaggiavano su un bimotore. I rottami dell’aereo sono stati ritrovati ieri sul monte San Giuliano, a 25 chilometri da Bogotà.

 

Arabia Saudita. Quattordici pellegrini sono morti intrappolati nella calca causata dalla presenza di migliaia di persone nella valle di Mina, presso la Mecca, durante l'ultima tappa del pellegrinaggio annuale sui luoghi santi all'Islam.

 

Almeno 13 morti, 3.000 persone in fuga e sei villaggi interamente distrutti. Questo il bilancio di violentissimi scontri interetnici avvenuti negli ultimi giorni nella parte nord occidentale dell'Uganda, al confine con la Repubblica Democratica del Congo. Fonti ufficiali a Kampala riferiscono che gli scontri sono avvenuti tra esponenti delle tribù Kebu e Alur.

 

Giungono in un rinnovato clima di tensione i colloqui in Ulster tra il primo ministro britannico, Tony Blair, e il suo omologo irlandese, Bertie Ahern, con l’obiettivo di ripristinare l’autonomia delle istituzioni in Irlanda del Nord. Sentiamo da Dublino Enzo Farinella:

 

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Nel Nord Irlanda imperversa ancora la violenza, con fazioni in lotta nel settore degli unionisti e dei lealisti, come quelli registrati nei giorni scorsi a Belfast, dove è stato ucciso uno dei loro leader per vendette interne, mentre dissidenti dei piccoli gruppi nazionalisti, come la Real Ira, fanno esplodere bombe a Enniskillen. In questo clima, i premier inglese e irlandese incontreranno questo pomeriggio i leader dei vari partiti del Nord per discutere la possibilità di ridare un governo di coalizione alle sei contee dell’Ulster sotto dominio inglese. Tony Blair e Bertie Ahern si aspettano che i nazionalisti dell’Ira e del partito Sinn Fein dicano che la guerra è ormai finita per sempre e che quindi procederanno senza indugio alla distruzione totale dei loro arsenali. Gli unionisti dovrebbero fornire garanzie sul proseguimento del dialogo con i nazionalisti nel governo di coalizione. Il governo inglese, da parte sua, dovrebbe assicurare lo smantellamento del proprio apparato militare nel Nord che è ancora tanto vistoso, con le sue torri di osservazione e le sue caserme.

 

Da Dublino, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.

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L’Unione europea è pronta a mediare la crisi tra Corea del Nord e Stati Uniti, innescata dal riarmo nucleare di Pyongyang. Una missione dei Quindici si recherà a breve nel Paese asiatico per discutere con le autorità nordcoreane, affinché revochino le decisioni sull’espulsione degli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Agenzia che si riunisce oggi a Vienna per decidere se informare o non il Consiglio di Sicurezza sulla crisi con Pyongyang.

 

Bombardieri americani e caccia F-16 della coalizione internazionale hanno bombardato, per il secondo giorno consecutivo, posizioni dei Taleban sui monti della provincia di Oruzgan, nell'Afghanistan centrale, non lontano dalla base aerea americana di Baghram. Nella stessa operazione, soldati delle forze speciali statunitensi hanno catturato una dozzina di combattenti nella valle di Baghram: gli uomini erano armati di kalashnikov e lanciarazzi e, secondo i militari, stavano preparando un attacco.

 

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