RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 43 - Testo della
Trasmissione mercoledì 12 febbraio 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
L’aiuto di Dio ai suoi fedeli al centro della parola
del Papa nell’udienza generale di oggi
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Iniziata ieri la corsa per gli Oscar: ce
ne parla Andrea Piersanti.
CHIESA E SOCIETA’:
Ricorre oggi il primo anniversario del Trattato internazionale sui bambini soldato
Appello di pace dalle
Filippine. L’arcivescovo Oscar Cruz invita gli Stati Uniti e l’Iraq al dialogo
In
Uganda è in fase di sperimentazione un vaccino contro l’Aids
Ancora nessun accordo
della Nato sul rafforzamento militare per la Turchia, in caso di attacco
iracheno: nuova proposta del segretario generale, Robertson
Medio Oriente: coprifuoco e blindati
israeliani a Betlemme
Processo di pace in Ulster: oggi l’incontro a
Belfast tra Blair e Ahern.
12
febbraio 2003
AL
CENTRO DELLA PAROLA DEL PAPA STAMANE ALL’UDIENZA GENERALE
- A
cura di Giovanni Peduto -
Il Papa ha incentrato l’odierna catechesi all’Udienza
generale sul Salmo 117, canto di gioia e di vittoria, che rivela essere stato
usato liturgicamente all’interno del Tempio di Gerusalemme. Nella sua trama
infatti sembra snodarsi una processione che inizia fra le tende dei giusti,
cioè nelle case dei fedeli. Questi esaltano la protezione della mano divina,
capace di tutelare chi è retto e fiducioso anche quando irrompono avversari
crudeli.
In questo Salmo c’è la consapevolezza di non essere mai
soli - ha detto il Santo Padre - in balia della bufera scatenata dai malvagi:
l’ultima parola è sempre quella di Dio che, se permette la prova del suo
fedele, non lo consegna però alla morte…
*********
Applicando il Salmo a se stesso
Cristo apre la via all’interpretazione cristiana di questo inno di fiducia e di
gratitudine al Signore per il suo hesed cioè per la sua fedeltà amorosa che
echeggia in tutto il salmo...
*********
Il Pontefice ha sintetizzato il commento al Salmo in
francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese e polacco con un saluto anche
ai pellegrini sloveni e slovacchi. Parlando ai suoi connazionali ha fatto riferimento
alla celebrazione di ieri della Giornata mondiale dei malati, osservando che
questa ricorrenza crea una particolare occasione per ricordare che la
sofferenza umana sempre porta con sé la sfida d’amore. Colui che la sopporta
nell’amore di Dio e degli uomini, la trasforma in un grande dono e diventa
intercessore in tante questioni difficili. Per questo domenica scorsa - ha
sottolineato Giovanni Paolo II - “ho chiesto ai malati di pregare ardentemente
per la pace nel mondo”.
Il Papa non ha mancato di salutare i giovani, gli
ammalati, gli sposi novelli presenti all’udienza con queste parole:
*********
La Beata Vergine Maria di Lourdes, di cui ieri abbiamo celebrato la
memoria liturgica, aiuti voi, cari giovani, a comprendere sempre più il valore
del sacrificio nella vostra formazione umana e cristiana; sostenga voi, cari
ammalati, ad affrontare il dolore e la malattia con serenità e fortezza; guidi
voi, cari sposi novelli, a costruire la vostra famiglia sulle solide basi della
preghiera e della docile fedeltà alla volontà di Dio. A tutti la mia benedizione.
**********
Col canto del Padre nostro e la Benedizione apostolica si
è conclusa l’udienza allietata questa mattina dai canti di vari cori che vi
hanno partecipato.
VOI, CARI FRATELLI E SORELLE MALATI, SIETE IN
PRIMA LINEA PER INTERCEDERE
NELLA
CAUSA DELLA PACE NEL MONDO. COSI’ IERI POMERIGGIO GIOVANNI PAOLO II
SALUTANDO
I FEDELI CONVENUTI PER LA MESSA IN OCCASIONE
DELLA
11.MA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
“Possa la vostra vita, segnata dalla prova, infondere a tutti
quella speranza e quella serenità che solo si sperimentano nell’incontro con
Cristo”. Con queste parole, ieri pomeriggio, Giovanni Paolo II ha salutato
dalla finestra del suo studio, senza scendere in Basilica come previsto, i
numerosi fedeli convenuti per la Messa in occasione della 11.ma Giornata
mondiale del malato, nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria di
Lourdes. La Celebrazione eucaristica è stata presieduta nella Basilica Vaticana
dal cardinale Vicario, Camillo Ruini, che ha, inoltre, letto il messaggio del
Santo Padre. Il servizio è di Barbara Castelli.
**********
“In quest'anno turbato da non
poche preoccupazioni per le sorti dell'umanità, ho voluto che la preghiera del
Rosario avesse come specifiche intenzioni la causa della pace e della famiglia.
Voi, cari Fratelli e Sorelle malati, siete ‘in prima linea’ a intercedere per
queste due grandi finalità”.
In un tempo gravido di tensioni,
Giovanni Paolo II ha invitato, ancora una volta, tutti a pregare per la pace
nel mondo. Affacciandosi alla finestra del suo studio con un cero in mano, il
Santo Padre si è unito ieri sera alla suggestiva fiaccolata compiuta dai fedeli
alla fine della Messa in occasione della 11.ma Giornata Mondiale del Malato e
ha salutato affettuosamente tutti i presenti. L’abbraccio del Papa aveva
precedentemente trovato espressione nelle parole del messaggio letto, alla fine
della Celebrazione eucaristica, dal cardinale Vicario Camillo Ruini. Nella
Giornata mondiale del malato, le cui manifestazioni principali quest’anno hanno
avuto luogo nel Santuario nazionale di Washington dedicato all’Immacolata, il
Papa ha indicato il Rosario come risposta cristiana al problema della
sofferenza. “Nei misteri dolorosi si contempla Cristo che prende su di sé tutte
le ‘malattie’ dell'uomo e del genere umano - ha ricordato Giovanni Paolo II nel
messaggio - quale Agnello di Dio, si fa carico non solo dei mali, ma del male
radicale del peccato. La sua lotta non è superficiale, bensì radicale; la sua
cura non è palliativa, ma risolutiva”.
“Osservando la venerata immagine
della Vergine di Lourdes, lo sguardo si posa sulla corona che pende dalle sue
mani giunte. La Vergine orante sembra voler rinnovare l'invito fatto alla
piccola Bernadette, a recitare con fiducia il santo Rosario. Con quanta gioia
noi accogliamo quest'esortazione nella Giornata del Malato, che costituisce una
tappa significativa dell'Anno del Rosario! Lourdes, Roma, Washington formano
quest'oggi un provvidenziale ‘crocevia’ di una corale invocazione al Dio della
vita, perché infonda fiducia, conforto e speranza ai sofferenti del mondo
intero”.
Auspicando che la Terra Santa
ritrovi quanto prima un clima di pace, il Pontefice ha, infine, invitato tutti
ad “imparare Cristo”, conformandosi a Lui, poiché “chi porta la croce con Gesù
offre una testimonianza eloquente anche per quanti si sentono incapaci di
credere e di sperare”.
**********
LA
COMUNITA’ INTERNAZIONALE E LA POPOLAZIONE IRACHENA GUARDANO
CON SPERANZA ALLA MISSIONE DELL’INVIATO SPECIALE
DEL PAPA IN IRAQ,
IL
CARDINALE ROGER ETCHEGARAY, CHE STAMANI HA INCONTRATO
IL
VICEPREMIER IRACHENO TAREQ AZIZ
- Con
noi, mons. Shlemon Warduni e Alberto Negri -
“Pace
nella giustizia”: è all’insegna di questo principio che ha preso il via stamani
la missione del cardinale Roger Etchegaray, inviato speciale del Papa in Iraq.
Il porporato ha avuto un colloquio con il vice presidente iracheno Taha Yassine
Ramadan e il vice premier Tareq Aziz e presto, anche se la data non è stata ancora
definita, incontrerà il leader iracheno Saddam Hussein. Al termine
dell’incontro, l’inviato pontificio ha espresso soddisfazione per il colloquio,
svoltosi - ha detto - in un “clima di fiducia reciproca”. Quindi, ha ribadito
la necessità di un confronto su “punti di vista che alla fine convergano verso
la pace nella giustizia”. Obiettivo, questo, espresso con forza dall’ottantenne
porporato fin dall’arrivo, ieri sera a Baghdad, come spiega Alessandro Gisotti:
“Sono
giorni cruciali per la pace”. Queste le prime parole che il cardinale
Etchegaray ha pronunciato al suo arrivo all’aeroporto della capitale irachena.
Giorni, ore cruciali in cui la Santa Sede intensifica i propri sforzi per
evitare che, ancora una volta, il Golfo Persico sia teatro di un conflitto.
Questa missione, ha affermato l’inviato pontificio, testimonia fino a quale
punto il Papa “cerca di spingere il limite delle possibilità di una pace
divenuta così precaria in Iraq”. Il cardinale Etchegaray ha così evidenziato
come il Pontefice incoraggi le autorità irachene ad “intensificare la loro
collaborazione con le Nazioni Unite, sulla base della giustizia e del diritto
internazionale”.
D’altro
canto, ha aggiunto, Giovanni Paolo II esorta “tutti i responsabili politici”
del mondo a “ricorrere senza sosta ad ogni mezzo in favore della pace”. La
guerra, ha detto ancora, non è l’ultima, ma la “peggiore delle soluzioni”, a
cui non ci si deve rassegnare. Non ha poi tralasciato di rivolgere l’attenzione
alle sofferenze del popolo iracheno, già provato da oltre dodici anni di
embargo. Quindi, ha rammentato che l’Iraq è la patria del patriarca Abramo. Una
figura ha detto - riecheggiando le parole di San Paolo - che richiama tutti i
credenti a “sperare al di là di ogni speranza” e ad “unirsi attivamente alla
volontà di Dio, il cui nome più bello è quello della Pace”.
La
missione del cardinale Etchegaray, per la terza volta in Iraq, viene seguita
con vivo interesse dall’opinione pubblica internazionale che auspica una pacifica
risoluzione della crisi del Golfo. L’arrivo del porporato ha inoltre destato
una forte emozione nei cristiani iracheni, come sottolinea il vescovo ausiliare
di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, al microfono di Fabio Colagrande:
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R. - Per tutti i cristiani dell’Iraq è una grande grazia e
una grande speranza, perché - come sappiamo tutti - il Papa vuole bene
all’Iraq, non tralascia alcuna occasione per parlare dell’Iraq e della pace,
perché - come ha detto qualche giorno fa - la guerra non porta a niente mentre
la pace è il fondamento del bene dell’umanità.
D. – Come sta vivendo la popolazione irachena questo
periodo della crisi internazionale?
R. – Certamente, il popolo iracheno sta vivendo una
situazione molto difficile. Cerchiamo, noi, di vivere, di fare quanto nelle
nostre possibilità e preghiamo il Signore affinché mandi la pace e non venga la
guerra. Cosa possiamo fare? Ci abbandoniamo nelle mani del Signore e di tutti
quelli che agiscono con la buona volontà.
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Una missione dunque dal profondo significato per la
comunità cristiana in Iraq. Aspetto, questo, su cui si sofferma l’inviato
speciale del Sole 24 Ore, Alberto Negri raggiunto telefonicamente a Baghdad da
Roberto Piermarini:
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I cristiani qui hanno avuto un ruolo particolare, favoriti
dal regime, con una forte presenza a tutti i livelli politici e sociali, però
da molti anni in calo, perché l’embargo e le sanzioni hanno fatto fuggire molta
gente, non solo cristiani, ma anche iracheni, anche se i cristiani sicuramente
hanno avuto una fortissima emorragia. E’ una guerra che in qualche modo
creerebbe un alto sentimento di ostilità, un sentimento di ostilità verso di
loro, identificati non come degli iracheni, ma come degli occidentali, potrebbe
costituire la fine di una presenza secolare, millenaria in questa regione.
D. – Come è stato accolto quest’ultimo messaggio di Bin
Laden in Iraq, che in fondo fa più il gioco degli Stati Uniti, possiamo dire,
che dell’Iraq?
R. – Si, non c’è dubbio. Sembra che questa volta, Osama
Bin Laden, sia arrivato a dare una mano a Powell, che cercava le prove contro
Baghdad. Una coincidenza, direi quasi assurda, quasi incredibile. Troppe coincidenze
forse da molto tempo in qua, in queste vicende mediorientali. Ma al di là di
questa considerazione, purtroppo, devo dire, che le reazioni non ci sono ancora
state, perché questo è un Paese che vive pur sempre in un isolamento anche
mediatico. Le antenne satellitari sono proibite, è difficile avere delle comunicazioni
e quindi, questa vicenda, trasmessa e diffusa dal Al Jazeera, qui non è ancora
arrivata. Oggi sicuramente avremo delle reazioni che posso anticipare in
qualche modo quali saranno, ovviamente di un rifiuto lento. Ideologicamente il
partito Baath, che ha costituito la base di questo regime, è sempre stato
contro i fondamentalismi.
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NOMINE E RINUNCE
Il Santo Padre ha nominato
stamane Sotto-Segretario della Congregazione per gli Istituti di vita
consacrata e le Società di vita apostolica, mons. Josef Clemens, finora
aiutante di studio nella Congregazione per la dottrina della fede.
Giovanni Paolo II ha inoltre
accettato oggi la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mysore, in
India, presentata da mons. Joseph Roy, per raggiunti limiti di età ed ha
nominato alla stessa carica il rev. Thomas
Vazhapilly, Rettore del “St. Peter’s Pontifical Seminary” di Bangalore.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"Lourdes, Roma,
Washington: 'crocevia' di un corale Rosario per la pace nel mondo" è il
titolo che apre la prima pagina, in riferimento alla celebrazione, presieduta
da Giovanni Paolo II, della Giornata Mondiale del Malato.
All'interno, l'omelia
dell'arcivescovo Lozano Barragàn nella Santa Messa celebrata a Washington,
nella Basilica del Santuario Nazionale dell'Immacolata Concezione, in occasione
di tale evento. Sempre all'interno, l'articolo dell'inviato Gianfranco Grieco.
Riguardo all'Iraq, si
sottolinea che la missione del cardinale Etchegaray è in pieno svolgimento.
Nelle vaticane, la catechesi e
la cronaca dell'udienza generale.
Una pagina dedicata alle
iniziative per la pace organizzate nelle Diocesi italiane.
Celebrazioni, in varie parti
del mondo, in occasione dell'Anno del Rosario.
Nelle pagine estere, Medio
Oriente: altri sanguinosi episodi di violenza.
Corea del Nord: "in tempi
brevi" una delegazione dell'Unione Europa a Pyongyang per mediare sulla
questione nucleare.
Nella pagina culturale, un
approfondito contributo di Biagio Buonomo dal titolo "Un'opera
d'impostazione didattica, frutto di una solidissima linea interpretativa":
dal Rinascimento all'età contemporanea, il secondo volume di "Arte
cristiana nel tempo" di Juan Plazaola.
Nelle pagine italiane, in primo
piano, la situazione politica, con particolare riferimento agli orientamenti
sulla crisi irachena.
I temi della giustizia e della
sanità.
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LA “COMUNITÀ INCONTRO” DI DON GELMINI FESTEGGIA
DOMANI
IL QUARANTESIMO ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE.
- Ai
nostri microfoni don Piero Gelmini -
40 anni al servizio degli emarginati mediante una realtà
di accoglienza, di recupero e di reinserimento sociale diffusa a livello
internazionale e aggregata all’Onu come organizzazione non governativa: è la
“Comunità Incontro”, fondata da Don Piero Gelmini il 13 febbraio 1963, di cui
quest’anno si celebra il 40.mo anniversario. Tra gli eventi in programma che si
svolgeranno tra oggi e domani: oltre a una Messa celebrativa dell’anniversario,
la proiezione di un documentario sulla Comunità alla presenza di numerose
autorità politiche e il concerto de “I Nomadi”. Il servizio è di Dorotea
Gambardella.
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162
case di accoglienza in tutt’Italia, 74 centri nel mondo, 1 di prossima apertura
ad Almaty, in Kazakhstan, che sarà dedicato a Giovanni Paolo II. Ne ha fatta di
strada la “Comunità Incontro” da quel lontano 1963, quando don Pierino, come lo
chiamano i suoi ragazzi, in Piazza Navona, a Roma, incontra Alfredo, un giovane
mendicante che gli chiede aiuto. Da quest’episodio prendono le mosse le fasi
successive della “Comunità Incontro”: don Gelmini comincia a ospitare i primi
ragazzi incontrati sulla strada, fino a edificare, il 27 settembre 1979, ad
Amelia, in provincia di Terni, il “Centro Mulino Silla”. E’ la prima realtà
che, gestita direttamente dai residenti, darà l’impronta a tutti i centri
successivi. Ma se lo sarebbe mai aspettato don Pierino tutto questo?
R. - Io credevo di accogliere in casa, forse per un giorno
o due, un ragazzo che era in mezzo alla strada, ma non pensavo che avesse un
seguito, e allora mi viene in mente una frase di mia madre: “Gli uomini si
agitano e Dio li conduce”. Ecco, ci troviamo qui, senza che io lo sapessi,
senza che io lo volessi. Sono stato condotto da Lui per mano.
D. - Nella sua Comunità si adotta come metodo la
‘cristoterapia’, me ne parla?
R. - Lo psichiatra usa la psichiatria, lo psicologo la
psicologia, ed io voglio usare la cristoterapia. Cristo che salva le anime, ma
Cristo può salvare anche i corpi. Lui è venuto per questo. Siamo noi che molte
volte non abbiamo sufficiente fede e coraggio di chiedere a Lui di intervenire,
perché confidiamo di più sulla tecnica, che questo mondo ci propone, piuttosto
che sulla grazia che Lui ci offre. Quindi, la cristoterapia dà un senso alla
vita, e se la gente credesse di più in Lui, avremmo meno persone nelle
anticamere degli psichiatri, degli stregoni, delle maghe, etc..
“Sono
tanti i ragazzi che vincono” dice don Pierino, “ma purtroppo sono altrettanti
quelli che non ce la fanno”. Loredana, 32 anni, è tra coloro che sono usciti
dal tunnel della droga, in cui era stata spinta, 11 anni fa, dal fidanzato eroinomane.
Specializzatasi in psicologia dell’età evolutiva, Loredana oggi è
un’inse-gnante ed è felicemente sposata, collabora inoltre come volontaria per
alcune associazioni che si occupano di accoglienza e di orientamento per i
tossicodipendenti. Ma che cosa ha significato per lei la Comunità Incontro?
R. - Per me ha significato
ricominciare. E’ stata una buona scuola di vita. Mi ha insegnato che cosa vuol
dire fare dei sacrifici, ottenere delle grandi soddisfazioni e che cosa vuol
dire anche reggere le tensioni della vita”.
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AL VIA
A LOS ANGELES, PER CONCLUDERSI ALLA FINE DI MARZO,
LA
LUNGA CORSA PER LA CONQUISTA
DELL’AMBITA
STATUETTA DEGLI OSCAR
- Ai
nostri microfoni Andrea Piersanti -
Anche se per poco tempo, ieri, l’attenzione dei media
verso gli Stati Uniti si è focalizzata sul cinema, piuttosto che sulla crisi
che vede contrapposti Washington e Baghdad. L’occasione è stata l’annuncio
delle candidature agli Oscar 2003. Ultimamente il cinema made in Usa sta
guardando sempre più spesso agli anni
’50 producendo film che si
rifanno a quel periodo e le 13 nomination del musical “Chicago” ne sono
una conferma. Altro grande protagonista di questa edizione degli Oscar è il
film di Scorsese “Gangs of New York” che ha ricevuto ben 10 candidature,
2 delle quali sono andate a due italiani, Dante Ferretti, per la miglior
scenografia e a Francesca Lo Schiavo, come migliore arredamento-art direction.
L’Italia del cinema, tuttavia, si sente delusa per l’esclusione dalla corsa
alla ‘statuetta’ di miglior film: il “Pinocchio” di Roberto Benigni non è stato
preso nemmeno in considerazione come conferma, al microfono di Adriana Masotti,
Andrea Piersanti Presidente dell’Ente dello Spettacolo e dell’Istituto
Luce.
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Le nomination degli Oscar quest’anno sono un po’
una sorpresa e un po’ no. Sicuramente fanno venire il batticuore agli italiani:
c’è delusione forte, fortissima per l’esclusione del ‘Pinocchio’ di Benigni.
Benigni è un attore, un regista, un autore che gli italiani hanno imparato ad
amare poco a poco. C’è stata un picco di amore e di affetto da parte degli
italiani nei confronti di Benigni con il film ‘La vita è bella’ che infatti
prese anche l’Oscar. Questo suo ‘Pinocchio’ però non è stato molto amato dai
critici italiani e non è stato amato per niente in America.
Gli italiani hanno un secondo motivo di batticuore, perché
c’è di nuovo una ‘nomination’ per il nostro Ferretti - la settima - lo
scenografo delle stupende scenografie del film di Martin Scorsese Gangs of
New York, un film realizzato integralmente in Italia negli studios
di Cinecittà. E questo è per noi un motivo di orgoglio, è un modo anche per
dire al mondo intero che è ancora possibile in Italia produrre capolavori di
prima grandezza, di grandezza assoluta come quello di Martin Scorsese.
Poi, c’è un dato invece per gli addetti ai lavori, per i
critici: la grande sorpresa per le tantissime nomination attribuite ad
un musical come Chicago. Il musical è un genere
cinematografico che è stato dato per morto in modo prematuro molti anni fa e ha
avuto una escalation rapidissima: è diventato, negli anni Cinquanta, un
genere molto amato dal pubblico, poi rapidamente si è deteriorato, sono state
tentate delle formule innovative per dargli nuovo smalto, nuova freschezza, ma
in realtà il pubblico lo abbandonò tanti anni fa. Adesso, improvvisamente, il musical
è tornato di moda: è una notizia strana per gli addetti ai lavori, perché
pensavano che questo genere cinematografico non andasse più. Ecco, la fortuna
di Chicago potrebbe ribaltare questo luogo comune e potrebbe riportare
in auge il musical.
Poi ci sono molte attese per attori e attrici importanti e
molto amati dal pubblico di tutto il mondo, come Nicole Kidman che si trova
ancora una volta a correre per l’Oscar, vediamo se quest’anno ci riuscirà, e
poi, per la dodicesima volta, un grandissimo del cinema di tutti i tempi come
Paul Newman.
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12
febbraio 2003
GLI ISTITUTI ITALIANI DI
CULTURA CELEBRANO QUEST’ANNO
CON
UNA SERIE DI MANIFESTAZIONI
IL XXV
ANNIVERSARIO DEL PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II
ROMA. =
Nel venticinquesimo anniversario delle elezioni di Giovanni Paolo II, si
terranno una serie di manifestazioni culturali per promuovere la lingua e la
cultura italiana. L’iniziativa, promossa dagli Istituti italiani di cultura, è
stata presentata oggi dal sottosegretario agli esteri, On. Mario Baccini.
“Nella maggior parte delle occasioni – ha spiegato il sottosegretario agli
esteri - la parola del Papa è in lingua italiana e la Chiesa cattolica è
l’unica istituzione internazionale che parla italiano”. Come sede delle
manifestazioni sono state individuate cinque città fortemente simboliche quali
Cracovia, New York, Buenos Aires, Strasburgo, Roma e sono state programmate a
partire dal mese di maggio fino ad ottobre altrettante tavole rotonde a cui
parteciperanno rappresentanti della Chiesa, delle istituzioni e dei media. Agli
incontri interverranno, tra gli altri, l’on. Pier Ferdinando Casini, ministro
degli Affari Esteri, il sen. Giuliano Amato, vicepresidente della Convenzione
europea, il sen. Lamberto Dini, rappresentante dell’Italia alla Convenzione
europea ed i cardinali Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, Crescenzio Sepe,
prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e Pio Loghi.
“Celebrando i 25 anni del pontificato di Giovanni Paolo II – ha aggiunto l’on.
Mario Baccini – si possono ripercorrere 25 anni di storia della lingua
italiana”. Il celebre saluto del Papa alla folla “se sbaglio mi corriggerete”,
è diventato sin dalle prime battute il principale testimonial italiano
della lingua italiana nel mondo. “Da un quarto di secolo – ha concluso il
sottosegretario agli Esteri - Giovanni Paolo II costituisce un prezioso valore
aggiunto per la visibilità internazionale dell’Italia e la Sua voce offre una
cassa di risonanza di altissima qualità all’italiano”. (A.L.)
“I BAMBINI NON DEVONO COMBATTERE LE GUERRE DEGLI
ADULTI”.
COSÌ
LA COALIZIONE “STOP ALL’USO DEI BAMBINI SOLDATO” RICORDA,
IN
OCCASIONE DEL PRIMO ANNIVERSARIO DEL TRATTATO ONU
CONTRO
L’IMPIEGO DEI MINORENNI NEI CONFLITTI ARMATI
ROMA. = In occasione del primo anniversario dell’entrata
in vigore del Trattato internazionale che vieta l’utilizzo dei bambini soldato,
la Coalizione “Stop all’uso dei bambini soldato!” ammonisce che il problema
dell’impiego dei bambini nei conflitti armati, lungi dall’essere risolto, è
ancora molto diffuso. “I minori continuano ad essere impegnati nei conflitti e
in ogni nuova guerra i bambini rischiano di essere coinvolti nelle ostilità”,
ha dichiarato Casey Kelso, coordinatore della Coalizione “Stop all’uso dei
bambini soldato!”. La Coalizione esorta la comunità internazionale a non
trascurare il problema dei bambini soldato confidando che gli Stati rispettino
il divieto ora sancito dal diritto internazionale. Sebbene 111 Paesi abbiano
siglato il Trattato sui bambini soldato, riconoscendo che reclutare con la
forza i bambini in un conflitto è sbagliato, solo 46 Paesi si sono attualmente
impegnati legalmente per ratificare il Protocollo opzionale. “Il primo anniversario
del Protocollo opzionale non deve essere una celebrazione, ma un’occasione per
appellarsi agli altri Paesi affinché si uniscano alla comunità internazionale
nel condannare questa pratica spaventosa”, ha aggiunto Davide Cavazza, coordinatore
della Coalizione Italiana “Stop all’uso dei bambini soldato!”. In Myanmar
(Birmania) circa 70.000 bambini sono impiegati negli eserciti regolari e molti
di questi sono costretti con la forza mediante rapimento o sotto minaccia di
carcerazione dall’età di 11 anni. In Colombia la Coalizione stima che vi siano
14.000 bambini soldato – ragazzi e ragazze anche di 10 anni – reclutati nei
gruppi armati paramilitari e nelle milizie. In Nepal alcune fonti indicano che
il 30 per cento dei combattenti del Partito comunista del Nepal sia
rappresentato da bambini e il numero aumenta di mese in mese. In Iraq, sin dal
1991, almeno 23.000 minori, di età compresa tra i 12 e i 17 anni, sono stati
oggetto di programmi di addestramento militare da parte dell’esercito, con il
nome di “Gioventù di Saddam”. “E’ essenziale - ha concluso Casey Kelso - che il
Consiglio di Sicurezza si impegni ad assumere la responsabilità di adottare
misure appropriate contro coloro che utilizzano o reclutano bambini soldato”.
(A.L.)
APPELLO
NELLE FILIPPINE CONTRO LA GUERRA TRA USA ED IRAQ:
L’ARCIVESCOVO
DI LINGAYEN-DAGUPAN, MONS. OSCAR CRUZ,
INVITA
LE PARTI AL DIALOGO
DAGUPAN
CITY. = Continuano gli appelli dei vescovi cattolici in favore della pace.
Dalle Filippine, l’arcivescovo di Lingayen-Dagupan, mons. Oscar Cruz, invita
Stati Uniti e Iraq al dialogo. La guerra – dice il presule – è davvero vinta
solo quando non la si inizia nemmeno. Ammettendo che il terrorismo è negativo e
i terroristi devono essere puniti, mons. Cruz sottolinea che uccidere dei
civili è una cosa ancora peggiore e non può essere giustificata, come non può
essere giustificato un conflitto armato da un punto di vista morale. Le armi di
distruzione di massa – conclude il vescovo – nelle mani di qualsiasi leader
nazionale costituiscono un male morale. (M.A)
“IL
SUDAN, ANCORA COLPITO DALLA GUERRA E DALLA SISTEMATICA VIOLAZIONE
DEI DIRITTI
UMANI, E’ VICINO AD UNA SVOLTA DI PACE”. LO AFFERMA
L’AVVOCATO
ABEL ALIER, MEDIATORE DELLA PACE DI ADDIS ABEBA NEL 1972
KHARTOUM.= La
svolta di pace in Sudan potrebbe diventare realtà nei prossimi mesi. Ma il
Paese, oggi, è ancora colpito dalla guerra e dalla sistematica violazione dei
diritti umani. A Machakos, in Kenya, proseguono le trattative tra i delegati
del governo di Khartoum e i rappresentati dell’Esercito di liberazione popolare
del Sudan (Spla), per iniziare a costruire il futuro del Paese. “La questione
più grave, dal punto di vista dei diritti umani, è quello degli sfollati dalle
zone di guerra, ancora deprivati di tutti i diritti fondamentali”, ha affermato
l’avvocato Abel Alier, mediatore della pace di Addis Abeba nel 1972, quando era
vice presidente del Sudan. L’accordo di pace, secondo Alier, si farà perché
conviene a tutti e forse, dopo vent’anni di guerra, finalmente le armi
taceranno. “Per questo bisogna guardare avanti – ha detto l’anziano avvocato -
evitando di ripetere gli errori del ‘72 in modo da avviare un processo di
riconciliazione che ci permetta di ricreare la fiducia per vivere in pace”.
Sulla necessità e l’urgenza di porre fine al conflitto esploso nel 1983
concorda anche Ali Mohamed Osman Yassin, ministro della giustizia sudanese. “La
pace è cruciale e non può esserci vittoria militare che giustifichi la guerra”,
ha osservato nel suo incontro con la Campagna italiana per la pace e i diritti
umani nei giorni scorsi in Sudan a Khartoum. “Ogni famiglia – ha aggiunto il
massimo esponente della magistratura sudanese - ha perso qualcuno, i fondi sono
finiti, tutto i guadagni finiscono nella guerra destabilizzando i settori di
base come l’educazione, la sanità, i servizi sociali e lo sviluppo”. Così nel
Paese i diritti umani continuano a essere violati. Per migliorare la situazione
ci vuole la pace e un vero processo democratico. “Dai negoziati di Machakos -
ha chiarito Ahmed Ibrahim el-Tahir, presidente del parlamento - verrà fuori un
Paese unito ed un’unica costituzione, che prevederà risposte adeguate alle
esigenze locali”. “La Chiesa cattolica – ha detto l’arcivescovo di Khartoum
Gabriel Zubeir Wako - è disponibile al
dialogo col governo non solo per promuovere il rimpatrio degli sfollati nelle
proprie terre e nella ricostruzione del Sud del Paese, ma soprattutto per avviare
un processo di riconciliazione necessario per impiantare la pace su basi solide”.
(A.L.)
IN
UGANDA E’ IN FASE DI SPERIMENTAZIONE UN VACCINO CONTRO L’AIDS.
IL PROGETTO E’ NATO DALLA COLLABORAZIONE TRA
IL GOVERNO UGANDESE
E ORGANIZZAZIONI
NO PROFIT
KAMPALA.
= È stata avviata in Uganda la sperimentazione di un vaccino contro l'Aids. Lo
hanno reso noto ieri fonti ufficiali a Kampala, precisando che la verifica
prevede due differenti fasi di attuazione. Nella prima il vaccino verrà
utilizzato su 50 persone, tutte volontarie, non sieropositive e considerate a
basso rischio di contagio. Nella seconda, invece, il numero dei volontari
sottoposti alla sperimentazione verrà allargato, sempre nell'ambito della
stessa categoria. La prima fase di indagine durerà due anni. Un lasso di tempo
durante il quale si cercherà di stabilire se il vaccino è sicuro e soprattutto
se è in grado di creare una barriera efficace all'Hiv. La sperimentazione è il
frutto della collaborazione tra l'Ente di ricerca sull'Aids del governo
ugandese e una organizzazione internazionale no profit: l'Iniziativa mondiale
per il vaccino Aids. (M.A.)
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12 febbraio 2003
- A cura
di Giada Aquilino -
Qualche progresso ma
ancora nessun accordo in seno alla Nato sulla questione irachena, dopo la
riunione odierna a Bruxelles dei vertici dell’Alleanza Atlantica. Se il
segretario generale Robertson ha presentato una nuova proposta per superare lo
stallo, di fatto rimane il veto di Francia, Germania e Belgio all’aumento delle
difese militari in Turchia per far fronte ad un’eventuale rappresaglia di
Baghdad. E in questa fase cruciale del dibattito internazionale, Osama Bin
Laden è tornato ieri a minacciare Stati Uniti, Israele e alleati. Il servizio
di Giancarlo La Vella:
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Nella Nato è ancora in corso il
tentativo di sanare la spaccatura creatasi ieri, dopo l’opposizione di Francia,
Germania e Belgio alla richiesta di aiuti militari della Turchia per far fronte
ad un’eventuale reazione irachena in caso di attacco americano a Baghdad. Dopo
il nulla di fatto del vertice straordinario di ieri a Bruxelles, stamani una
nuova riunione sembra avere migliori possibilità di giungere ad un’intesa sulla
questione. Il segretario generale della Nato, George Robertson, ha presentato
ai rappresentanti permanenti dell'Alleanza Atlantica una nuova bozza che mira a
restringere il campo delle misure previste per la difesa del territorio turco.
Il responsabile della Politica estera e della sicurezza comune europea, Javier
Solana, si è detto fiducioso sulla possibilità che si ricomponga la frattura, anche
perché Francia, Germania e Belgio non hanno presentato oggi alcuna obiezione al
compromesso proposto da Robertson.
Intanto all’orizzonte della
crisi irachena desta inquietudine il nuovo messaggio audio diffuso da Osama Bin
Laden. La registrazione, trasmessa dalla televisione araba Al Jazeera, è stata
giudicata autentica da molti esperti. Il capo di Al Qaeda è tornato ad incitare
i musulmani a combattere il nemico comune, cioè Stati Uniti, Israele e loro
alleati, per la difesa del popolo iracheno, annunciando nuovi attacchi suicidi.
Immediato il commento di Colin Powell. Parlando al Congresso, il segretario di
Stato ha detto che il messaggio conferma i sospetti sui collegamenti tra Osama
Bin Laden e Saddam Hussein, sospetti confermati anche da Cia e Fbi. “Washington
- ha detto il deputato iracheno Mohammad al-Adhami in un’intervista - sta
cercando di usare il messaggio di Osama per trarne vantaggio. Comunque il
messaggio - ha sottolineato - non prova alcun legame tra Al Qaeda e Iraq”.
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A due giorni dal nuovo, attesissimo, resoconto sullo
stato del disarmo iracheno che i responsabili degli ispettori Onu, Hans Blix e
Mohammed El Baradei, presenteranno al Consiglio di Sicurezza, gli esperti delle
Nazioni Unite proseguono il loro lavoro in Iraq. Quattro i siti controllati
oggi.
Gli avvocati del marocchino Mounir El Motassadek,
prima persona al mondo ad essere giudicata nel quadro degli attentati dell’11
settembre 2001, hanno chiesto stamani ad Amburgo l’assoluzione per il loro
assistito. L’uomo è accusato di responsabilità nella morte di oltre 3 mila
persone e di appartenenza a un'associazione terroristica. Nei giorni scorsi
l'accusa aveva chiesto invece la condanna a 15 anni di reclusione, la pena
massima prevista in Germania.
Nuove violenze in Medio Oriente. Due palestinesi che
tentavano di infiltrarsi nella colonia ebraica di Dugit, nella Striscia di
Gaza, sono stati uccisi stanotte dai soldati israeliani. Ma critica torna ad
essere anche la situazione a Betlemme, in Cisgiordania. Ce ne parla Graziano
Motta:
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E’ accaduto ieri sera nel
piazzale antistante la Basilica della Natività. Un ufficiale israeliano è stato
ucciso da un guerrigliero palestinese ed immediatamente il coprifuoco è stato
reimposto sulla città. Reparti di fanteria della sicurezza hanno intrapreso
perquisizioni nelle case. Fonti palestinesi riferiscono di due carri armati
sulla piazza della Mangiatoia, antistante la Basilica.
La giornata di ieri era stata
segnata da una intensa attività militare israeliana nei Territori, finalizzata
ad arresti di attivisti della rivolta, in particolare a Nablus, Jenin,
Qalqilya, città ove c’è stata resistenza e in cui sono segnalate delle vittime.
In particolare a Nablus, i soldati hanno ucciso un guerrigliero Tanzim, a
Qalqilya un ragazzo di dieci anni. Feriti altri dieci palestinesi durante
scontri con i militari che reagivano a lanci di bottiglie incendiarie. Alcuni
arrestati a Ramallah, a Betunia ed in un villaggio della Samaria, erano membri
di Hamas e della Jihad, che - secondo le autorità israeliane - si apprestavano
a compiere attentati suicidi. Lo stato di allerta rimane in tutto il Paese.
Per Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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Non è passato in Paraguay il
sostegno alla messa in stato d’accusa per il capo di Stato Luis Gonzales
Macchi. Al Senato, ieri, per la proposta di impeachment hanno votato solo 25
dei 45 senatori. Il 23 dicembre scorso il presidente era stato accusato di
corruzione e cattivo espletamento delle proprie funzioni.
In Colombia, sono stati
ritrovati i corpi senza vita del ministro per la Protezione sociale, Juan Luis
Londono, e di altre 4 persone che giovedì scorso viaggiavano su un bimotore. I
rottami dell’aereo sono stati ritrovati ieri sul monte San Giuliano, a 25
chilometri da Bogotà.
Arabia Saudita.
Quattordici pellegrini sono morti intrappolati nella calca causata dalla
presenza di migliaia di persone nella valle di Mina, presso la Mecca, durante
l'ultima tappa del pellegrinaggio annuale sui luoghi santi all'Islam.
Almeno
13 morti, 3.000 persone in fuga e sei villaggi interamente distrutti. Questo il
bilancio di violentissimi scontri interetnici avvenuti negli ultimi giorni
nella parte nord occidentale dell'Uganda, al confine con la Repubblica Democratica
del Congo. Fonti ufficiali a Kampala riferiscono che gli scontri sono avvenuti
tra esponenti delle tribù Kebu e Alur.
Giungono in un rinnovato clima
di tensione i colloqui in Ulster tra il primo ministro britannico, Tony Blair,
e il suo omologo irlandese, Bertie Ahern, con l’obiettivo di ripristinare
l’autonomia delle istituzioni in Irlanda del Nord. Sentiamo da Dublino Enzo Farinella:
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Nel Nord Irlanda imperversa
ancora la violenza, con fazioni in lotta nel settore degli unionisti e dei
lealisti, come quelli registrati nei giorni scorsi a Belfast, dove è stato
ucciso uno dei loro leader per vendette interne, mentre dissidenti dei piccoli
gruppi nazionalisti, come la Real Ira, fanno esplodere bombe a
Enniskillen. In questo clima, i premier inglese e irlandese incontreranno
questo pomeriggio i leader dei vari partiti del Nord per discutere la
possibilità di ridare un governo di coalizione alle sei contee dell’Ulster
sotto dominio inglese. Tony Blair e Bertie Ahern si aspettano che i
nazionalisti dell’Ira e del partito Sinn Fein dicano che la guerra è ormai finita
per sempre e che quindi procederanno senza indugio alla distruzione totale dei
loro arsenali. Gli unionisti dovrebbero fornire garanzie sul proseguimento del
dialogo con i nazionalisti nel governo di coalizione. Il governo inglese, da
parte sua, dovrebbe assicurare lo smantellamento del proprio apparato militare
nel Nord che è ancora tanto vistoso, con le sue torri di osservazione e le sue
caserme.
Da Dublino, per la Radio
Vaticana, Enzo Farinella.
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L’Unione europea è pronta a mediare la crisi tra
Corea del Nord e Stati Uniti, innescata dal riarmo nucleare di Pyongyang. Una
missione dei Quindici si recherà a breve nel Paese asiatico per discutere con
le autorità nordcoreane, affinché revochino le decisioni sull’espulsione degli
ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Agenzia che si
riunisce oggi a Vienna per decidere se informare o non il Consiglio di
Sicurezza sulla crisi con Pyongyang.
Bombardieri americani e caccia F-16 della coalizione
internazionale hanno bombardato, per il secondo giorno consecutivo, posizioni
dei Taleban sui monti della provincia di Oruzgan, nell'Afghanistan centrale,
non lontano dalla base aerea americana di Baghram. Nella stessa operazione,
soldati delle forze speciali statunitensi hanno catturato una dozzina di
combattenti nella valle di Baghram: gli uomini erano armati di kalashnikov e
lanciarazzi e, secondo i militari, stavano preparando un attacco.
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