RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 42 - Testo della Trasmissione martedì 11 febbraio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’uomo e il mondo di oggi hanno più che mai bisogno di essere pervasi dallo spirito di San Francesco: così il Papa ad un gruppo di Frati Minori polacchi e ucraini, denominati “Bernardini”.

 

Alla presenza del Santo Padre, oggi pomeriggio nella Basilica Vaticana, la Messa per gli ammalati celebrata dal cardinale Camillo Ruini, nella memoria liturgica della Vergine di Lourdes: con noi, la presidente diocesana dell’Unitalsi, Maria Carla Traina.

 

L’11 febbraio, anniversario dei Patti Lateranensi, in una nota de L’Osservatore Romano: il Concordato tra Italia e Santa Sede, “un modello per l’Europa”.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Recitare il Rosario per implorare il grande dono della pace. L’invito del Papa rilanciato dal cardinale vicario Camillo Ruini alla diocesi di Roma. La preghiera mariana vista da un bambino, il piccolo Juan Diego Turatti.

 

Preghiere per la pace nel Pellegrinaggio dei musulmani alla Mecca, segnato dalla crisi irachena: intervista con padre Justo Lacunza.

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’esodo dei cristiani dalla Terra Santa: per arginare il fenomeno, avviato dai francescani un progetto abitativo per le famiglie cristiane che restano.

 

Grande partecipazione ieri a Bogotà, in Colombia, per la marcia di protesta contro l’attentato terroristico nel quale venerdì scorso sono morte 32 persone e 163 sono rimaste ferite.

 

La Commissione dell’episcopato argentino ha espresso con un messaggio la sua vicinanza ai vescovi del Venezuela, paese che sta attraversando una crisi istituzionale ed economica.

 

Oggi 11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes. Le suore, ‘Figlie della Santissima Vergine Immacolata di Lourdes’, festeggiano i 25 anni dell’Istituto.

 

Lutto nella cultura catalana e spagnola per la morte dell’insigne storico gesuita padre Miquel Batllori, uomo buono e semplice, amato da tutti. Le sue opere in venti volumi.

 

24 ORE NEL MONDO :

Oggi nuova riunione della Nato per risolvere la divisione sulla crisi irachena, mentre c’è attesa per la missione di pace a Baghdad del cardinale Etchegaray.

 

Discorso del presidente dell’Iran, Khatami, nel 24° anniversario della rivoluzione islamica.

 

Incarico ufficiale a Seydou Diarra per formare il nuovo governo di riconciliazione nazionale della Costa d’Avorio.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 febbraio 2003

 

 

TESTIMONI DELLO SPIRITO FRANCESCANO DI PACE E DI AMORE

DEL QUALE IL MONDO DI OGGI HA BISOGNO.

COSI’ IL PAPA AI FRANCESCANI “BERNARDINI” RICEVUTI OGGI IN UDIENZA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Il mondo di oggi ha bisogno di essere pervaso “dallo spirito di San Francesco”. Uno spirito che invita famiglie, società e nazioni all’amore e alla pace. Con questa constatazione, e insieme un auspicio, Giovanni Paolo II ha accolto questa mattina un gruppo di Francescani, molti dei quali suoi connazionali, appartenenti all’Ordine dei Frati Minori detti anche “bernardini”. Un appellativo, quest’ultimo, usato in Polonia, Lituania e Ungheria, e ispirato al primo convento dell’Ordine fondato a Cracovia nel 1453 da San Giovanni da Capistrano, discepolo di San Bernardino di Siena, al quale il convento è dedicato. 

 

Davanti agli ottanta religiosi, giunti a Roma dalla Polonia e dall’Ucraina per festeggiare i 550 anni della loro presenza in Polonia, il Papa ha ricordato gli anni della sua giovinezza e quindi del suo ministero episcopale, durante i quali la comunità di Cracovia rimase per lui un costante punto di riferimento. Già nel 1976, mentre si festeggiava il Giubileo del Santo di Assisi, l’allora vescovo Karol Wojtyla aveva introdotto un convegno francescano con queste parole: “Dobbiamo pregare tanto per ottenere un Francesco dei nostri tempi. Forse non uno, forse tanti. Viviamo in un’epoca, in cui il Concilio Vaticano ci ha rivelato per lungo e per largo la dimensione del popolo di Dio”. Parole non tramontate, a distanza di quasi trent’anni:

 

“DZISIEJSZY CZ_OWIEK POTRZEBUJE FRANCISZKOWEJ WIARY …

L’uomo di oggi ha bisogno della fede, della speranza e della carità di Francesco; ha bisogno della gioia che scaturisce dalla povertà di spirito, cioè da una libertà interiore; vuole imparare nuovamente l’amore di tutto ciò che Dio ha creato;  ha bisogno infine che nelle famiglie, nelle società, tra le nazioni regnino la pace e il bene. Di questo ha bisogno la Polonia, l’Ucraina e il mondo intero”.

 

Chiedete a Dio, li ha esortati il Pontefice, di “rendervi sempre più pienamente testimoni dello spirito di Francesco”. Per questo il Papa ha invocato l’intercessione di Maria, dato che siamo nell’anno del Rosario. Ricordando anche i 10 anni della Custodia francescana di San Michele Arcangelo in Ucraina, Giovanni Paolo II ha concluso ringraziando ancora una volta i religiosi per l’accoglienza riservatagli lo scorso anno, durante il suo viaggio apostolico in patria.

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ALLA PRESENZA DEL SANTO PADRE, QUESTO POMERIGGIO, NELLA BASILICA VATICANA,

LA MESSA PER GLI AMMALATI NELLA MEMORIA LITURGICA

DELLA BEATA VERGINE MARIA DI LOURDES

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Oggi è l’11.ma Giornata Mondiale del malato che si celebra in coincidenza con la data della prima apparizione della Madonna a Santa Bernadette, alla grotta di Massabielle e, come ha ricordato il Papa all’Angelus di domenica scorsa, da Lourdes Maria non cessa di effondere sul mondo della sofferenza, il consolante messaggio della fiducia e della speranza. Le celebrazioni principali della Giornata si svolgono quest’anno nel maestoso santuario nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington, capitale degli Stati Uniti d’America, ma anche a Roma, nella Basilica di San Pietro, si riuniscono fra poco centinaia di malati con migliaia di pellegrini, insieme a Giovanni Paolo II, per la Santa Messa che verrà celebrata dal cardinale vicario Camillo Ruini. Sarà soprattutto l’Unitalsi, assieme all’Opera Romana Pellegrinaggi, ad occuparsi del trasporto degli ammalati in Basilica. Unitalsi sta per Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e ai Santuari Internazionali. Con noi la presidente diocesana di Roma, la dott.ssa Maria Carla Traina:

 

D. – Vuole offrirci un cenno storico dell’Unitalsi e della sua configurazione oggi?

 

R. – L’Unitalsi è nata nel 1903 ad opera di un malato ateo, che era sulla carrozzina, il quale volle andare a Lourdes con l’idea di fare un gesto eclatante, cioè uccidersi davanti alla grotta, in segno di sfregio contro i preti e contro la Madonna. Fece il suo pellegrinaggio, ma alla fine del pellegrinaggio prese la pistola, che si era portato con sé, la mise nella mano del vescovo che dirigeva quel pellegrinaggio, dicendo: “La Signora ha vinto”. Tornando a Roma, volle fondare l’Unitalsi, quale associazione di trasporto a Lourdes di malati come lui, perché diceva: “Lourdes ha fatto bene a me, farà bene a tante persone come me”. L’Unitalsi oggi è un’associazione che attraverso l’opera dei volontari si propone di realizzare soprattutto una crescita umana e cristiana dei propri aderenti e promuovere un’azione di evangelizzazione e di apostolato verso e con gli ammalati disabili.

 

D. – Quanti volontari conta oggi l’Unitalsi?

 

R. – L’Unitalsi conta sul piano nazionale più di 300 mila soci, perché da Roma e dal Lazio, si è diffusa in tutte le regioni d’Italia.

 

D. – Come opera l’Unitalsi ai giorni nostri?

 

R. – L’Unitalsi nel tempo si è resa conto di essere un’associazione che opera soprattutto all’interno della diocesi. Quindi, facendo una lettura del territorio e delle esigenze delle varie diocesi, l’Unitalsi non solo si occupa dei disabili, per quanto riguarda i pellegrinaggi nei principali santuari - noi normalmente andiamo a Lourdes dal Lazio più di quattro volte l’anno, in più ci sono i pellegrinaggi delle altre regioni, a Fatima, a Banneé, a Loreto in Italia, ed ora abbiamo iniziato anche i pellegrinaggi a San Giovanni Rotondo come Unitalsi - ma oltre a questo ci occupiamo dei disabili durante l’arco dell’anno, per cui, nelle varie prefetture di Roma, nelle varie parrocchie, i volontari si prendono carico, sia dell’assistenza domiciliare, quindi facilitare a tutti i disabili e ai malati nelle varie zone, nei vari territori della città, tutto quello che concerne l’assistenza a domicilio, sia soprattutto dell’organizzazione anche di giornate, di momenti di fraternità tra volontari e disabili, perché tutti insieme, vogliamo vivere nel quotidiano, questa nostra esperienza di fede e di solidarietà e di comunione tra tutti noi.

 

D. – Come vi siete organizzati per la celebrazione di questo pomeriggio?

 

R. – In Piazza San Pietro parcheggeremo le macchine e i pulmini, ed entreremo in San Pietro dall’entrata di Santa Marta come tutti gli anni, in attesa del Santo Padre che arriverà alle 18. La celebrazione della Messa con il cardinale Ruini inizierà alle 16.30.

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La nostra emittente curerà la radiocronaca della cerimonia in San Pietro a partire dalle 16.25 con il commento in italiano per la zona di Roma, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105.0 MHz. Al termine della Liturgia eucaristica, vi sarà la suggestiva fiaccolata al canto dell’Ave Maria di Lourdes, che rievoca l’atmosfera vissuta ogni sera, durante la stagione dei pellegrinaggi al santuario mariano dei Pirenei.

 

 

RICEVUTI DAL PAPA DUE VESCOVI AFRICANI IN VISITA “AD LIMINA”.

 PROVVISTE DI CHIESE IN MESSICO, STATI UNITI, FILIPPINE E AUSTRALIA

 

Il Papa ha ricevuto stamani due presuli africani, l’arcivescovo di Malabo, in Guinea Equatoriale, mons. Ildefonso Obama Obono, e il vescovo di Banjul, in Gambia, mons. Michael J. Cleary, entrambi in visita “ad Limina”.

 

Il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Durango, in Messico, il presule mons. Héctor Gonzàlez Martìnez, finora arcivescovo di Antequera, nello Stato di Oaxaca.

 

Negli Stati Uniti d’America, il Pontefice ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di New Orleans il sacerdote 62enne Roger Paul Morin, del clero locale, finora vicario generale e parroco, elevandolo alla dignità vescovile.

 

Nelle Filippine, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Digos, presentata dal vescovo mons. Generoso C. Camiña, in conformità alla norma canonica relativa a “infermità o altra grave causa”. Gli subentra  mons. Guillermo V. Afable, finora vescovo coadiutore della stessa diocesi.

 

In Australia, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Brisbane, presentata dal vescovo mons. John Joseph Gerry, per raggiunti limiti di età.

 

 

“L’OSSERVATORE ROMANO” SULL’ANNIVERSARIO DEI PATTI LATERANENSI:

 IL CONCORDATO TRA ITALIA E SANTA SEDE, “UN MUTUO RICONOSCIMENTO, UN MODELLO PER L’EUROPA”

- A cura di Paolo Salvo -

 

“L’assetto ormai consolidato” tra Italia e Santa Sede, con il Concordato rivisto nel 1984, in sintonia con la lezione del Concilio e con la maturazione democratica del Paese, “potrebbe addirittura farsi modello in Europa, per dare regola chiara ai rapporti tra due realtà fondanti la nostra convivenza”. E’ quanto scrive “L’Osservatore Romano” in un corsivo di prima pagina, dedicato all’odierna data dell’11 febbraio, anniversario dei Patti Lateranensi, evento che nel 1929 segnò “la fine del contrasto tra Stato e Chiesa che da un certo momento del Risorgimento aveva separato le sorti di religione e patria”.

 

Rilevando che “così la Chiesa ha pieno titolo per svolgere la sua missione religiosa ed, allo stesso tempo, lavorare per la pace ed il progresso dei popoli”, il giornale vaticano allunga lo sguardo sull’orizzonte europeo: “Stato e Chiesa, - si legge nella nota - lungi dal porsi come due rette che non s’incontrano mai, come pretendeva una vecchia metafora, collaborano fruttuosamente per l’uomo e la sua elevazione spirituale e materiale. Nell’equilibrio tra le due appartenenze - sottolinea il corsivo - sta il segreto della libertà e del progresso del continente: quello che era il singolare approdo concordatario potrebbe ragionevolmente diventare un esplicito riferimento per l’Europa che nasce”.

 

La nota de “L’Osservatore Romano”, non firmata, così prosegue: “La vita religiosa, anziché essere relegata nel privato, merita di essere liberata per farsi risorsa, anzi anima di un’esemplare convivenza europea. E’ l’apporto che l’Italia può dare alla futura Convenzione dell’Unione Europea, ove l’esistenza delle Chiese e delle confessioni religiose dovrà pur essere riconosciuta, con il conseguente impegno a mantenere un dialogo strutturato fra le Parti, per il progresso materiale e spirituale del nostro Continente”. Tutto, come nel “modello” italiano testimoniato anche dalla recente visita di Giovanni Paolo II al Parlamento riunito, “su un terreno di amicizia e di collaborazione”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

"Tutti insieme per il bene supremo della pace" è il titolo che, a tutta pagina, apre il giornale. Il cardinale Roger Etchegaray, inviato speciale del Santo Padre a Baghdad: la missione del porporato - si sottolinea - è dimostrare la sollecitudine del Papa in favore della pace e aiutare le autorità irachene a riflettere sulla necessità di intraprendere una fattiva cooperazione basata sulla giustizia e sul diritto internazionale.

Dedicato all'Anno del Rosario, un contributo di Francois-Marie Lethel, membro della Pontificia Accademia Teologica. Sempre in prima, la drammatica notizia che in Eritrea diecimila bambini sono minacciati dalla fame. 

 

Nelle vaticane, nell'udienza ad un gruppo di religiosi venuti dalla Polonia e dall'Ucraina, Giovanni Paolo II ha messo in rilievo che l'uomo e il mondo di oggi attendono di essere pervasi dallo spirito di San Francesco: nelle famiglie e tra le Nazioni - ha esortato il Papa - regnino la pace e il bene.

Una pagina per la memoria liturgica del cardinale Alojzije Stepinac, beato e martire: la Santa Messa celebrata dal cardinale Crescenzio Sepe.

Una pagina, con relativi contributi, in occasione della presentazione del Documento "Gesù Cristo portatore dell'acqua viva. Una riflessione cristiana sul 'New Age' ".

La Dichiarazione finale dell'incontro organizzato, a Roma, dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

 

Nelle pagine estere, Iraq: dichiarazione comune di Russia, Germania e Francia per scongiurare l'eventualità di un conflitto.

Medio Oriente: Territori chiusi, Israele teme attentati.

Terrorismo: cresce il pericolo di attacchi contro obiettivi statunitensi.

Costa d'Avorio: affidato al nuovo premier l'incarico di formare un governo di riconciliazione nazionale.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Gino Concetti in ricordo di Jole Galofaro.

Nell' "Osservatore Libri", un contributo di Angelo Marchesi dal titolo "Una ricerca rigorosa densa di rinvii storici e filosofici": un saggio di Mario Toso su "Per una laicità aperta".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l'intervento del presidente della Repubblica Ciampi riguardo alla crisi irachena.

Il tema del pubblico impiego.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 febbraio 2003

 

 

PRENDIAMO IN MANO LA CORONA DEL ROSARIO PER IMPLORARE

IL GRANDE DONO DELLA PACE L’INVITO DEL PAPA RILANCIATO

DAL CARDINALE CAMILLO RUINI ALLA DIOCESI DI ROMA

LA TESTIMONIANZA DI UN BAMBINO DI 6 ANNI – JUAN DIEGO

LA PREGHIERA PER LA PACE E IL FERMO NO ALLA GUERRA IN IRAQ

CONDIVISO DALLE CONFERENZE EPISCOPALI DEL MONDO

 

- Servizio di Carla Cotignoli -

 

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In quest’ora di preoccupazione internazionale, il Papa domenica scorsa, all’Angelus, ha nuovamente invitato tutti a “prendere in mano la corona per invocare l’intercessione della Vergine Maria”. Ed aveva aggiunto che “non si può recitare il Rosario senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di servizio alla pace”.

 

In una lettera alla diocesi di Roma, il cardinale vicario Camillo Ruini chiede che in tutte le Sante Messe, da domenica 16 febbraio si inseriscano preghiere esplicite “per gli organismi internazionali, le autorità sui popoli, perché il Signore illumini i loro sforzi per evitare i lutti e le miserie che ogni guerra comporta e per trovare una soluzione equa e pacifica ai conflitti che affliggono l’umanità”.

 

Rivolto poi a tutte le parrocchie di Roma, le comunità religiose, i fedeli e le loro famiglie, il cardinale Ruini ripropone “di offrire per la pace la recita comunitaria o personale del Rosario”.

 

(musica)

 

Si può verificare che siano proprio i più piccoli a mostrare maggiore prontezza nell’accogliere l’invito a riprendere in mano la corona del rosario.  Come ci testimonia Juan Diego Turatti, di soli 6 anni. E’ stata la maestra nella sua scuola elementare di Rocca di Papa a riproporre ai bambini l’invito del Papa:

 

R. – Un giorno ci ha parlato del Rosario, un altro giorno ci ha dato un biglietto che dovevamo leggere alle nostre madri.

 

D. – Ma è difficile in una famiglia dire il Rosario tutti insieme …

 

 

R. – No, è facilissimo. Basta che guardi attentamente i tempi: la mattina non si può perché tutti vanno a scuola o al lavoro. Il pomeriggio devi mangiare o riposarti. La sera lo puoi dire in compagnia perché ci stanno tutti.

 

D. – Chi è che prende l’iniziativa, chi è che dice “diciamo il Rosario adesso”, papà e mamma?

 

R. – No, sono io.

 

D. – E che cosa è per te dire il Rosario, chi è Maria per te?

 

R. – E’ la mamma di tutti i bambini. E ci aiuta sempre in caso di bisogno. E poi mi piaceva molto lo sguardo!

 

D. – E dove lo vedi lo sguardo di Maria?

 

R. – A scuola, ieri, avevo preso un quadro della Madonna ed una corona, e mi piaceva quello sguardo. Ho preso il quadro della Madonna con in braccio Gesù per dire il Rosario.

 

D. – Che cosa ti dice quello sguardo?

 

R. – Mi ricorda molti pensieri, quelli più cari. Mi ricorda molte cose: mi ricorda la pace…

 

D. – Questo sguardo di Maria, pregare Maria, ti aiuta ad amare di più come ha fatto Gesù, ad essere un po’ come era Gesù?

 

R. – Sì. Un giorno a scuola ho fatto un gesto d’amore grandissimo, perché un mio amico aveva poca merenda e mi chiedeva sempre un pezzettino della mia ed io gliela davo sempre.

 

(musica)

 

L’invito alla preghiera continua ad essere rilanciato dalle conferenze episcopali di tutto il mondo. Non solo. Si moltiplicano le dichiarazioni inequivocabili contro la guerra in Iraq: dall’Australia, Filippine, al Sudafrica, dagli  Stati Uniti, alla Spagna, Germania, Inghilterra. L’ultima è dei vescovi francesi. Il regime iracheno - affermano - non rappresenta una “minaccia urgente e immediata” tale da costituire un “caso evidente di legittima difesa”. Richiamando la tradizione di riflessione morale cattolica e le recenti dichiarazioni dei vescovi tedeschi, i vescovi francesi riaffermano che “il diritto di legittima difesa presuppone un attacco reale o imminente e non la semplice possibilità di un attacco”. “Ammettere la legittimità delle ‘guerre preventive’ contro tutti i regimi che opprimono i loro popoli sarebbe gettare il mondo nel fuoco e nel sangue”. Pregare e sperare, “contro la tentazione di rassegnarsi” è il richiamo dei vescovi francesi, “insieme a tutte le Chiese cristiane che nel mondo intero - scrivono - si esprimono in questi giorni con una profonda unità di pensiero con il Papa che moltiplica le iniziative per evitare la guerra”. 

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PREGHIERE PER LA PACE NEL PELLEGRINAGGIO DEI MUSULMANI ALLA MECCA,

 SEGNATO DALLA CRISI IRACHENA

 

- Con noi, padre Justo Lacunza -

 

La crisi irachena si ripercuote anche alla Mecca, affollata in questi giorni da due milioni di pellegrini islamici. Ieri è stato il giorno della salita sul monte Arafat, dove Maometto tenne l’ultimo sermone. Numerose le preghiere per la pace, ma non sono mancati gli accenti antiamericani: lo stesso Gran muftì ha denunciato quella che definisce una guerra “economica e religiosa”. E delle ripercussioni di un attacco militare statunitense sul fronte musulmano, Andrea Sarubbi ha parlato con padre Justo Lacunza, preside del Pontificio istituto di studi arabi e di islamistica:

 

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R. – È una situazione esplosiva, davvero molto pericolosa, quella che stiamo vivendo, perché portare avanti la guerra contro l’Iraq significa sconvolgere assolutamente tutti gli equilibri precari del Medio Oriente. Penso che un attacco militare verrebbe interpretato da milioni di musulmani come una guerra contro qualcuno che è musulmano, contro una parte del mondo arabo islamico, e non necessariamente contro qualcuno che possiede delle bombe di distruzione di massa. E questa crisi acquista alla Mecca una dimensione ancor più internazionale, perché questo pellegrinaggio raduna migliaia di persone provenienti da ogni parte del mondo.

 

D. – Rispetto al pellegrinaggio alla Mecca dell’anno scorso - che poi era il primo dopo l’11 settembre - quest’anno che cosa è cambiato?

 

R. – Sono cambiate due cose. Innanzitutto, la guerra è diventata ormai la sindrome del secolo: una specie di paura, di terrore, un brutto sogno che viviamo in continuazione. E questo non c’era ancora dopo l’11 settembre. In secondo luogo, sembra che ci sia un fallimento completo nel modo di gestire tutta la questione, particolarmente il terrorismo. Non sappiamo esattamente dove guardare e questa situazione di incertezza, di paura, crea un disagio nei musulmani, così come del resto in tutti noi.

 

D. – Ogni anno, il pellegrinaggio alla Mecca offre l’occasione all’Arabia Saudita di ribadire il proprio ruolo di leadership spirituale verso gli altri Paesi arabi. È un ruolo che però contrasta molto con ciò che l’Arabia fa per gli Stati Uniti, sia economicamente che militarmente …

 

R. – Dobbiamo ricordare che l’Arabia Saudita è un grande produttore di greggio, e dunque, per far funzionare l’industria a livello mondiale, bisogna puntare su questo grande Paese. Ma è altrettanto vero che l’Arabia Saudita ha avuto un ruolo culturale, storico ed anche islamico per i musulmani a livello mondiale. In questo frangente, il suo coinvolgimento con l’America viene criticato da molti musulmani, che non capiscono come mai gran parte delle forze statunitensi - quelle che combatterono nella guerra del Golfo, ma anche quelle che si preparano adesso per un attacco massiccio all’Iraq - abbiano potuto beneficiare di una posizione strategica sul territorio dell’Arabia Saudita, che l’Islam considera un territorio sacro.

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CHIESA E SOCIETA’

11 febbraio 2003

 

 

CONTINUA L’ESODO DEI CRISTIANI DALLA TERRA SANTA:

 PER CONTRASTARE IL FENOMENO I FRANCESCANI HANNO AVVIATO UN PROGETTO

 DI SOSTEGNO ABITATIVO PER LE FAMIGLIE CRISTIANE CHE RESTANO

 

BETLEMME. = I francescani della Custodia di Terra Santa vedono con preoccupazione l’esodo di migliaia di cristiani dalla terra di Gesù. Per contrastare il fenomeno i francescani hanno avviato da alcuni anni dei progetti per la costruzione di case ed alloggi per i cristiani che vivono in Terra Santa. Così ad Acco, l’antica città dei crociati, i francescani hanno fatto edificare 16 appartamenti per altrettante famiglie cristiane. A Beit Hanin, quartiere di Gerusalemme nord, sono stati costruiti 42 appartamenti, mentre a Betania, 20 famiglie cristiane abitano da una quindicina d’anni in altrettanti appartamenti. A Betfage, nelle immediate vicinanze del santuario che ricorda l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, si sta costruendo un intero quartiere, che sarà dedicato a “San Francesco”. Si tratta di 72 appartamenti, che si prevede costeranno 10 milioni di dollari. Altri 3 milioni di dollari saranno necessari per un nuovo progetto edilizio, il quartiere “Bambino Gesù”. Su due terreni adiacenti di proprietà della Custodia saranno costruiti tre blocchi di case per un totale di 36 appartamenti, dove potranno vivere 180 cristiani palestinesi. Il progetto prevede anche un cortile per far giocare i bambini, un’autorimessa sotterranea ed un centro sociale. Il 6 gennaio, il Padre Custode Giovanni Battistelli, accompagnato dai consoli di Spagna, di Francia, d’Italia e del Belgio, ha collocato la prima pietra. (L.Z.)

 

 

“LA COLOMBIA NON PUO’ METTERSI IN GINOCCHIO DAVANTI ALLA VIOLENZA”.

LO HA DETTO L’ARCIVECOVO DI BOGOTA’, IL CARDINALE RUBIANO,

DURANTE LA MARCIA DI PROTESTA CONTRO L’ATTENTATO CHE VENERDI’ SCORSO

HA UCCISO 32 PERSONE IN UN LOCALE DELLA CAPITALE COLOMBIANA

 

BOGOTA’. = Grande partecipazione ieri a Bogotà, in Colombia, per la marcia di protesta contro l’attentato terroristico nel quale venerdì scorso sono morte 32 persone e altre 163 rimaste ferite. Il corteo partito dal Parco del “Rinacimiento”, ha sostato nel parco Simon Bolivar, dove l’arcivescovo di Bogotà, il cardinale Pedro Rubiano Saénz, ha celebrato la santa messa. Il porporato, durante l’omelia, ha ricordato le parole di cordoglio del Papa per “l’ingiustificabile violenza” ed ha aggiunto: “Non possiamo, e questo deve rimanere chiaro, lasciarci mettere in una angolo e piegarci dalla violenza”. “Esigiamo - ha continuato il porporato - che i gruppi armati, quando parlano di pace, non mentano al Paese, non siano ostacolo permanente alla convivenza”. “Tutti i colombiani - ha esortato il cardinale Rubiano - con una sola voce, non smettano mai di farsi sentire in tutto il Paese: devono esigere la pace da chiunque ha ferito profondamente la Colombia”. Alla marcia oltre all’arcivescovo, erano presenti anche il vicepresidente colombiano Francisco Santos e il sindaco di Bogotà Antanas Monkus. I partecipanti, tutti vestiti di bianco, con bandiere della Colombia e cartelli contro la violenza, hanno concluso la marcia davanti al locale “El Nogal, nel quale è avvenuto l’attentato, dove hanno deposto una grande bandiera nazionale colma di fiori. (M.A.)

 

 

L’EPISCOPATO ARGENTINO ESPRIME LA PROPRIA VICINANZA AI VESCOVI DEL VENEZUELA, PAESE CHE ATTRAVERSA UNA CRISI ISTITUZIONALE ED ECONOMICA

 

BUENOS AIRES. = La Commissione esecutiva dell’episcopato argentino, presieduta da monsignor Eduardo Vicente Mirás, arcivescovo di Rosario, ha espresso in un recente messaggio indirizzato ai vescovi venezuelani, la sua “adesione fraterna” per la dura crisi del loro Paese. Secondo quanto ha riferito il segretario generale della commissione, monsignor Guillermo Rodriguez Melgarejo, vescovo ausiliare di Buenos Aires, i vescovi argentini hanno manifestato la loro preoccupazione per la situazione istituzionale del Venezuela e hanno annunciato che pubblicheranno il messaggio che l’episcopato venezuelano ha mandato al tavolo di intesa e negoziazione del loro paese. I vescovi argentini hanno inviato una nota al presidente della Conferenza episcopale venezuelana monsignor Enrique Balatazar Porras Cardozo, arcivescovo di Merida, nella quale affermano di aver letto il messaggio diretto al tavolo di negoziazione e accordi, che faranno conoscere anche al popolo argentino, e di condividere l’opinione che sia necessario giungere ad una patria che sia una casa comune nella quale tutti siano accolti e rispettati. “Nell’esprimere la preoccupazione della Chiesa, pellegrina in Argentina, per i problemi che attraversa la nostra sorella nazione venezuelana - concludono i vescovi argentini - ci è gradito farvi giungere il nostro fraterno saluto in Cristo, il Signore”.(M.A.)

 

 

OGGI 11 FEBBRAIO, MEMORIA LITURGICA DELLA BEATA VERGINE MARIA DI LOURDES,

 FESTEGGIANO I 25 ANNI DELL’ISTITUTO LE SUORE FIGLIE

DELLA SANTISSIMA VERGINE IMMACOLATA DI LOURDES, FONDATE DAL SACERDOTE

NAPOLETANO DON FRANCESCO GATTOLA

- A cura di Giovanni Peduto -

 

LOURDES. = In questo giorno in cui la Chiesa ricorda la prima apparizione della Madonna alla Grotta di Massabielle, le Suore Figlie della Santissima Vergine Immacolata di Lourdes, fondate dal sacerdote napoletano don Francesco Gàttola, festeggiano i 25 anni del loro Istituto. La causa di beatificazione del fondatore è giunta proprio in questi giorni presso la Congregazione per le Cause dei Santi, dopo aver terminato l’iter diocesano. Le Suore oggi sono alcune centinaia in una ventina di case, di cui l’ultima proprio oggi viene ufficialmente inaugurata a Lourdes. Le altre case sono, oltre che in Italia, in Brasile, Messico e Costa Rica, perché la congregazione ha fatto proprio lo spirito missionario, sposando il carisma della missione “ad gentes”. A Lourdes, dove oggi è festa grande, le Suore di don Gàttola, chiamate comunemente Immacolatine, prestano servizio nei santuari con l’animazione liturgica e l’accoglienza dei pellegrini.

 

 

LUTTO NEL MONDO DELLA CULTURA IN CATALOGNA E IN TUTTA LA SPAGNA

PER LA MORTE DELLO STORICO GESUITA PADRE MIQUEL BATLLORI:

UOMO BUONO E AMATO DA TUTTI, AVEVA 93 ANNI. LE SUE OPERE IN VENTI VOLUMI

- A cura di padre Ignazio Arregui -

 

BARCELLONA. = Nel Monastero di San Cugat del Valles, della Catalogna (Spagna) si sono tenuti stamattina, con grande solennità, i funerali per il grande storico padre Miquel Batllori, della Compagnia di Gesù, deceduto l’altro ieri, 9 febbraio all’età di 93 anni. Padre Batllori, era stato insignito di alcuni fra i più importanti riconoscimenti culturali e scientifici come il Premio Principe di Asturias nel 1995, aveva ricevuto il dottorato “Honoris causa” a nome di un grande numero di università ed era in possesso di importanti onorificenze e titoli di istituzioni accademiche spagnole e della Catalogna. Era membro, di diverse istituzioni accademiche fra le quali la Reale Accademia della Storia. Nato a Barcellona (Spagna) nel 1909, all’età di 19 anni entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù a Gandia (Valencia) l’anno 1928, dopo aver conseguito la laurea in Filosofia-Lettere e Giurisprudenza. Concluso il periodo di formazione nella Compagnia di Gesù con gli studi di umanità classiche, filosofia e teologia, nel 1942 ottenne il dottorato in Storia con “premio straordinario” nell’Università di Madrid. Nel 1947 si trasferì a Roma dove svolse una parte importante delle sue attività nell’Istituto Storico della Compagnia di Gesù e come professore all’Università Gregoriana. La sua produzione comprende più di 1.000 titoli e circa 60 libri. In questi giorni è stata completata la pubblicazione delle sue opere complete in 20 volumi. Gli ambiti principali della sua attività come storico sono stati in particolare: il Medioevo nella Catalogna, i Borgia, il barocco in Spagna, la personalità di Baltasar Gracian, il periodo della illustrazione e la estinzione della Compagnia di Gesù, e la storia contemporanea dei secoli XIX e XX. Innumerevoli i commenti, da parte di personalità del mondo politico, culturale ed ecclesiastico in Catalogna in occasione della morte di padre Batllori. Alcune espressioni: “Patriarca della cultura catalana e spagnola”, “la sua opera comprende la cultura catalana dal secolo XIII fino ai nostri giorni”, “un uomo saggio, un grande umanista”. In particolare il presidente della Catalogna, Jordi Pujol ha detto: “Ha saputo conciliare l’interesse per le nostre cose con una visione universale, nel tempo e nello spazio”. E l’arcivescovo di Barcellona, cardinale Ricardo Maria Carles ha dichiarato: “Era un uomo buono quanto semplice, che si è fatto voler bene da parte di tutti”.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

11 febbraio 2003

 

 

- A cura di Giancarlo La Vella-

 

 

La crisi irachena continua ad essere al centro del dibattito internazionale, creando confronti al limite della spaccatura. Undici dei 15 Paesi membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu si sono dichiarati favorevoli ad un prolungamento delle ispezioni in Iraq. Lo hanno affermato questa mattina fonti vicine al governo tedesco, sottolineando come la divisione nell’ambito dell’Europa e della Nato si stia ormai estendendo anche all’interno del Palazzo di Vetro. Oggi pomeriggio, una riunione d’emergenza a Bruxelles tenterà di ricomporre quella all’interno dell’Alleanza Atlantica, anche se per ora le posizioni di Francia, Germania e Belgio, da una parte, e Stati Uniti e Gran Bretagna, dall’altra, restano molto distanti. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Ieri Francia, Germania e Belgio hanno bloccato la pianificazione dell’Alleanza Atlantica per difendere la Turchia in caso di conflitto, sostenendo che non è appropriato prendere queste iniziative mentre la diplomazia è ancora a lavoro. Il presidente americano Bush ha definito miope questa decisione, dicendo che ferisce la compattezza dell’Alleanza. Quindi ha detto di essere deluso dal presidente francese Chirac, che ieri ha ricevuto il collega russo Putin, e insieme a lui e alla Germania ha firmato una dichiarazione comune per evitare la guerra. Il capo della Casa Bianca è tornato a ripetere che Saddam Hussein costituisce una minaccia per gli Stati Uniti e i loro alleati e sta nascondendo le sue truppe tra i civili, usandoli come scudi umani per far ricadere su Washington la colpa delle eventuali vittime. Bush ha detto che gli Usa non accettano la minaccia e sono pronti a disarmarlo. Baghdad, intanto, ha dato via libera agli aerei spia U2, cercando di influenzare in maniera positiva la situazione e di rafforzare il fronte dei Paesi contrari alla guerra. Ma la Casa Bianca ha liquidato queste concessioni come una tattica per guadagnare tempo.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Anche l’Iran ribadisce il proprio “no” alla guerra contro l’Iraq, suo ex nemico. Lo ha detto questa mattina il presidente Mohammad Khatami, parlando nel 24.mo anniversario della rivoluzione islamica. Ad Alberto Zanconato, corrispondente a Teheran dell’agenzia Ansa, abbiamo chiesto di che cosa abbia timore il governo iraniano in caso di un eventuale attacco a Baghdad:

 

 

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L’Iran ha paura che possano scatenarsi una serie di tensioni nella regione, anche nell’eventualità di una possibile disintegrazione territoriale dell’Iraq, che potrebbero ridare vita a rivendicazioni di alcune etnie, come, ad esempio, i curdi che sono presenti anche in Iran. Ma credo che dal discorso di Khatami sia emerso soprattutto il timore che gli americani, dopo l’Iraq possano anche prendere di mira proprio l’Iran, magari non con un attacco diretto, ma con un’interferenza nella politica interna iraniana, approfittando dei forti attuali contrasti tra i riformisti e i conservatori nella scena politica iraniana. Proprio per questo Khatami ha preso le misure da Washington, affermando che è vero che il popolo iraniano vuole dei cambiamenti, è vero che ci sono attriti fra le varie fazioni del regime, ma tutti sono uniti nel voler difendere la integrità territoriale del Paese.

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“Una missione all’estremo limite della speranza, ma niente è impossibile quando ci si affida a Dio”: con queste parole il cardinale Roger Etchegaray ha spiegato il proprio viaggio a Baghdad. L’inviato del Papa, atterrato ieri ad Amman, in Giordania, raggiungerà la capitale irachena nelle prossime ore. Venerdì è atteso in Vaticano il vicepremier di Baghdad, Tareq Aziz, che sabato sarà ad Assisi per pregare per la pace.

 

Intanto, a favore delle ragioni degli Stati Uniti si è espresso Michel Novak, consigliere della casa Bianca, in questi giorni in visita in Italia. Il politologo ha detto che la guerra contro Saddam Hussein dura da 12 anni e che, quindi, non si può parlare di guerra preventiva in caso di attacco. Il rais agisce al di fuori del rispetto del diritto internazionale - ha detto ancora lo studioso - e c’è un'elevata probabilità che le armi proibite dell'Iraq finiscano nelle mani dei terroristi di Al Qaida. Coloro che minimizzano tale rischio - ha sottolineato Novak - permettendo a Saddam Hussein di rimanere al potere, hanno una terribile responsabilità.

 

Dalla notte scorsa i Territori palestinesi sono completamente ‘sigillati’. L’esercito ha chiuso per un periodo di tempo indefinito tutti i varchi di accesso a Israele, in seguito alle crescenti minacce di attentati. Intanto, le violenze continuano a provocare vittime: nella notte un palestinese armato è stato ucciso nella striscia di Gaza, mentre a Nablus i militari hanno colpito a morte un tanzim, miliziano di Al-Fatah, arrestando altri 6 attivisti.

 

Il nuovo premier della Costa d'Avorio, Seydou Diarra, ha ricevuto ufficialmente l'incarico di formare il governo di riconciliazione nazionale, in linea con quanto previsto dagli accordi di pace siglati il 24 gennaio a Marcoussis, vicino Parigi. E’ quanto deciso al vertice dei capi di Stato dell’Ecowas, la Comunità economica dell’Africa occidentale, svoltosi ieri a Yamoussoukro. Sentiamo Giulio Albanese:

 

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Il capo di Stato del Ghana, John Kufour, attuale presidente dell’Ecowas, era accompagnato da Seydou Diarra, designato premier del futuro governo di riconciliazione nazionale. Al meeting hanno anche preso parte, oltre al presidente ivoriano Laurent Gbagbo, anche il togolese Etienne Eyadema, e il sudafricano Thabo Mbeki. Ben poco è filtrato sul risultato della riunione, che, come precisato dal segretario esecutivo dell’Ecowas, aveva come obiettivo primario insediare Diarra e appoggiarlo nelle consultazioni in vista della formazione del nuovo esecutivo di riconciliazione nazionale. Di fatto Diarra ha ricevuto ufficialmente l’incarico di coinvolgere tutti i partiti ivoriani, compresi gli schieramenti ribelli. Tuttavia, gli uomini del movimento patriottico della Costa d’Avorio sono tornati ad accusare il governo ivoriano di aver rigettato gli accordi.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Un accordo per la riabilitazione dei bambini soldato dello Sri Lanka. Questo il risultato della quinta tornata di colloqui di pace, svoltasi a Berlino, tra il governo di Colombo e i ribelli delle Tigri Tamil. Ce ne parla Maria Grazia Coggiola:

 

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I ribelli si sono impegnati a non reclutare più minorenni nel loro esercito di liberazione e ad affidare all’Unicef il difficile compito di riabilitare i bambini soldato. Da quando un anno fa è stato firmato il cessate il fuoco, grazie alla mediazione norvegese, ci sarebbero stati ancora oltre 300 casi di arruolamento di minori. Nei due giorni di colloqui, che si sono conclusi ieri nell’ambasciata norvegese di Berlino, si è parlato soprattutto di diritti umani e di aiuti per la ricostruzione. Le due parti hanno affidato all’ex presidente di Amnesty International il compito di elaborare un programma per il rispetto dei diritti umani e la rieducazione dei guerriglieri. Si è anche deciso di affidare alla Banca Mondiale la gestione degli aiuti che la comunità internazionale ha promesso. Ma la questione più spinosa, cioè l’autonomia politica del nord dell’isola a maggioranza Tamil e la smilitarizzazione del movimento separatista, è ancora tutta da discutere.

 

Da New Delhi, per Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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La diplomazia europea è impegnata a risolvere la crisi nordcoreana. Oggi a Seul c’è stato l’incontro tra il presidente sudcoreano, Kim Dae Jung, ed il responsabile della politica estera europea, Javier Solana. Al centro della riunione, la questione del piano nucleare annunciato dalla Corea del nord che preoccupa la comunità internazionale e, in particolare, gli Stati Uniti. L’Unione Europea si è impegnata a facilitare un colloquio diretto tra Pyongyang e Washington, ma l’aggravarsi della crisi irachena ha costretto il ministro degli Esteri greco, Papandreu, a rinviare una missione diplomatica ad alto livello, inizialmente prevista in questi giorni.

 

L'esercito filippino ha lanciato oggi un'offensiva contro un migliaio di guerriglieri separatisti musulmani nell'isola meridionale di Mindanao. Lo ha riferito un portavoce militare. L'attacco ha provocato la fuga di circa 20 mila civili. Secondo un primo bilancio delle forze armate, sette guerriglieri sono stati uccisi e cinque soldati sono stati feriti. I combattimenti violano una tregua firmata nel 2001 fra il governo di Manila e i ribelli del Fronte Moro. Jesus Dureza, portavoce della presidente Gloria Arroyo, ha detto che una commissione mista governo-ribelli deve riunirsi domani per discutere come mettere fine agli scontri.

 

 

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