RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 38 - Testo della Trasmissione di venerdì 7 febbraio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Le priorità pastorali del ministero episcopale, richiamate dal Santo Padre nel discorso conclusivo al nuovo gruppo di vescovi del Brasile in visita “ad Limina”.

 

In udienza dal Papa il ministro degli Esteri tedesco, Joschka Fischer, reduce dalla riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

 

Con la spirituale vicinanza e la benedizione di Giovanni Paolo II, i funerali di padre Werenfried Van Straaten celebrati stamani dal cardinale Darìo Castrillòn Hoyos, nella cattedrale di Limburg, in Germania.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

I primi articoli del progetto di Costituzione europea presentati ieri pomeriggio a Bruxelles: con noi, don Aldo Giordano e il prof. Pietro Scoppola.

 

La complessa nebulosa del New Age, sfida insidiosa per i cristiani: intervista con la prof.ssa Cecilia Gatto Trocchi.

 

Inaugurato ieri sera il 53.mo Festival del cinema di Berlino.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Domenica mattina verrà inaugurata la nuova scuola per i bambini di Larino, in Molise.

 

Emergenza siccità in Etiopia per 11 milioni di persone: appello della Fao alla comunità internazionale.

 

Per avvicinare la Chiesa alla gente, istituita dai vescovi indiani una speciale commissione sulle comunicazioni sociali.

 

In Congo il maltempo ha causato decine di morti e migliaia di feriti.

 

Nuovo vaccino contro la meningite è disponibile in Africa grazie alla fondazione Gates.

 

E’ morta Matilda, la prima pecora clonata in Australia. Perplessità fra gli scienziati.

 

24 ORE NEL MONDO:

Con l’Iraq, “la diplomazia internazionale ha fallito”: così, oggi in Italia, il segretario alla Difesa americano Rumsfeld.

 

Programmato per stasera in Costa D’avorio l’atteso discorso del presidente Gbagbo.

 

Colombia: Uribe proroga lo stato d’emergenza per fronteggiare la violenza.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 febbraio 2003

 

 

VESCOVI A SERVIZIO DEL POPOLO DI DIO.

PIU’ PASTORALE E MENO BUROCRAZIA:

COSI’ IL PAPA AL NUOVO GRUPPO DI VESCOVI BRASILIANI,

RICEVUTI AL TERMINE DELLA VISITA AD LIMINA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Vescovi legati da una “fraterna” unità con la sede di Pietro e tra loro. Invitati a porre un’attenzione particolare nell’uso dei vari organismi della Chiesa locale, perché siano di sostegno e non di ostacolo all’attività pastorale. Sono due degli inviti rivolti oggi da Giovanni Paolo II ai presuli brasiliani, giunti al termine della loro visita “ad Limina” e provenienti dall’immensa regione brasiliana del Centro Ovest e Nord II. Una regione segnata, per via della grande estensione, da notevoli difficoltà pastorali e missionarie.

 

Nel suo discorso, il Papa ha espresso piena consapevolezza delle “circostanze spesso impreviste” che rendono arduo l’annuncio evangelico in quelle aree. Nell’apprezzare l’impegno unitario messo in campo dalla Conferenza episcopale del Brasile e dalle singole diocesi, in uno spirito di “comunione e di corresponsabilità”, il Pontefice ha invitato il collegio episcopale “a rimanere al fianco del popolo, comprendendone le situazioni e assumendone le cause”. Quello della prossimità al popolo di Dio è stato un argomento che Giovanni Paolo II ha analizzato con molta attenzione. Il Papa ha invitato i vescovi a tenere in debito conto la responsabilità di vivere il più possibile all’interno della diocesi affidata alle loro cure. Da evitare - ha osservato - le fitte agende di impegni imposte “dall’eccesso di organismi e di riunioni” e una certa “burocratizzazione degli organismi sussidiari e delle commissioni”: proliferazione questa, ha affermato il Papa, che causa “conseguenze negative tanto nella cura dei propri sacerdoti, quanto in altri ambiti pastorali, come nel caso della penetrazione delle sette”.

 

Il Pontefice ha terminato il suo discorso sottolineando il “diritto” di ciascuna persona “di ricevere in una forma unitaria e omogenea non solo la verità rivelata, ma anche il pensiero comune dell’episcopato nazionale”. Inoltre, ha stigmatizzato la tendenza al “legalismo” che riduce l’applicazione del Diritto canonico ad “un insieme di leggi ecclesiastiche poco teologiche e poco pastorali”. Anche la stessa azione pastorale, ha soggiunto Giovanni Paolo II, non può essere declinata al ribasso, in quel certo “pastoralismo, inteso nel senso di disconoscere o attenuare le altre dimensioni essenziali del mistero cristiano tra quelle giuridiche”. Proseguite il vostro cammino, ha concluso, “ricercando sempre una sintonia fraterna nell’ambito della vostra Conferenza episcopale e con il Successore di Pietro”.

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DAL PAPA IN UDIENZA STAMANE IL MINISTRO DEGLI ESTERI DELLA GERMANIA:

AL CENTRO DEL COLLOQUIO, LA CRISI IRACHENA

E LA FUTURA COSTITUZIONE EUROPEA

- A cura di Roberta Gisotti -

 

“Un’occasione propizia per uno scambio di opinioni sui problemi dell’ora presente e, in particolare, sulla nota crisi dell’Iraq e sul tema del futuro trattato costituzionale europeo.” Così il direttore della Sala Stampa, Joaquín Navarro Valls,  ha riassunto i contenuti dell’udienza concessa stamane dal Papa al ministro degli Esteri della Germania, Joschka Fischer, che si è incontrato anche con il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, e l’arcivescovo Jean-Louis Tauran, segretario per i Rapporti con gli Stati.

 

“Circa la situazione in Medio Oriente - ha aggiunto il portavoce vaticano - è stata ribadita all’illustre ospite la posizione della Santa Sede, espressa in numerosi documenti ed interventi, in favore della pace e di soluzioni rispettose del diritto internazionale. Si è anche sottolineata la responsabilità di tutte le Parti per evitare il sorgere di un tragico conflitto.”

 

“Circa, poi, il futuro trattato costituzionale europeo, - ha spiegato ancora Navarro Valls - la Santa Sede ha rilevato come i valori e gli elementi già inseriti nel progetto - diffuso ieri e relativo ai primi tre titoli del trattato - siano fondamentali per la vita dell’Unione.”  Ma “a questo proposito - ha sottolineato il direttore della Sala stampa vaticana - si è espressa sorpresa perché è stato trascurato lo statuto giuridico delle Chiese e delle comunità religiose. Infine, si è formulato l’auspicio che l’attuale progetto venga perfezionato e le lacune colmate.”

 

Per altri particolari sulla visita del ministro degli Esteri della Germania, il servizio di Roberta Gisotti:

 

Joschka Fischer, il capo della diplomazia tedesca - in Italia da ieri, dove si è incontrato a Roma con diverse autorità - quest’oggi a colloquio con il Papa, che lo ha ricevuto con il seguito. Udienza che giunge in un momento cruciale per le sorti della pace nel mondo, con posizioni divergenti - anche in Europa - sulle ragioni di una possibile guerra all’Iraq. S’intensifica quindi l’agenda diplomatica dei leader politici. Rientrato da New York, dove mercoledì ha presieduto il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il ministro degli Esteri tedesco dopo l’intervento in quella sede del segretario di Stato americano, Colin Powell, ha ribadito - prima di lasciare il Palazzo di Vetro - la posizione del suo Paese, capofila insieme alla Francia del fronte del ‘no’ all’intervento armato contro Baghdad: bisogna insistere - secondo Berlino - per una soluzione alternativa, rafforzare gli strumenti di controllo in Iraq e trovare gli strumenti necessari per estendere il mandato degli ispettori delle Nazioni Unite.

 

Concluso l’incontro con il Papa e dopo il colloquio con il cardinale Sodano e l’arcivescovo Tauran, il ministro tedesco Fischer ha dichiarato alla stampa che la posizione della Germania è comune a quella della Santa Sede e che il suo Paese farà tutto quanto è possibile perché venga applicata la Risoluzione 1441 dell’Onu senza ricorso ad una guerra. “Questo significa - ha aggiunto - che a Baghdad devono capire di dover dare la massima collaborazione alle ispezioni dell’Onu e che devono rinunciare alle armi di distruzione di massa.”

 

Dunque la visita di Fischer a Giovanni Paolo II aggiunge di certo elementi di valutazione utili alla diplomazia vaticana impegnata alacremente per mantenere la pace, alla vigilia di una settimana intensa che precede il secondo rapporto degli ispettori dell’Onu incaricati di verificare il disarmo iracheno, rapporto che sarà presentato alle Nazioni Unite venerdì prossimo 14 febbraio. Da ricordare che proprio in quella data lo stesso ministro degli Esteri iracheno, Tarek Aziz, ha chiesto ed ottenuto di essere ricevuto dal Santo Padre.

 

Riecheggiano in questi giorni di forti tensioni nella comunità internazionale le parole di Giovanni Paolo II rivolte all’inizio di quest’anno al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede: “La guerra non è mai una fatalità; essa è sempre una sconfitta dell’umanità”.

 

 

UN VERTICE DELLA CURIA ALLA PRESENZA DEL PAPA

 

Alla presenza del Santo Padre, ieri pomeriggio si è svolta una riunione di tutti i Capi dei Dicasteri della Curia Romana.

 

 

CON LA VICINANZA E LA BENEDIZIONE DEL PAPA,

I FUNERALI DI PADRE WERENFRIED VAN STRAATEN, CELEBRATI STAMANI

DAL CARDINALE CASTRILLON HOYOS NELLA CATTEDRALE DI LIMBURG, IN GERMANIA.

IL GRATO RICORDO IN EUROPA ORIENTALE E IN ALTRI CONTINENTI,

PER QUESTO “INSIGNE APOSTOLO DELLA CARITA’”

- A cura di Paolo Salvo -

 

Con la “spirituale” vicinanza di Giovanni Paolo II, si sono svolti questa mattina nella cattedrale di Limburg, in Germania, i funerale di padre Werenfried Van Straaten, il celebre “padre lardo”, fondatore dell’associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”, morto venerdì scorso all’età di 90 anni. Un “insigne apostolo della carità”, lo definisce il Papa, in un telegramma di cordoglio, a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, esprimendo la sua “viva partecipazione al grave lutto che ha colpito codesta benemerita associazione da lui fondata”.

 

Nel messaggio, indirizzato all’attuale presidente dell’associazione, Hans Peter Rothlin, il Santo Padre “assicura la sua preghiera di suffragio per il compianto religioso e ne ricorda con grato animo l’esemplare zelo apostolico, secondo l’insegnamento e l’eredità di San Norberto, la profonda preparazione umana e spirituale, il competente contributo alla comunione tra i cristiani”. “A comune conforto di quanti hanno beneficiato delle sue elette doti di mente e di cuore - conclude il messaggio - il Santo Padre invia la sua confortatrice Benedizione Apostolica”.

 

A presiedere stamani i funerali di padre Van Straaten, il cardinale Darìo Castrillòn Hoyos, prefetto della Congregazione per il Clero. Domani, una Santa Messa di requiem si terrà nella chiesa di San Pietro a Lovanio, in Belgio. Il rito sarà presieduto dal padre Hermenegildus Noyens, abate generale dell’Ordine dei Premostratensi, cui il religioso scomparso apparteneva.

 

La scomparsa di padre Werenfried Van Straaten, che dedicò l’esistenza a soccorrere la Chiesa oppressa dai regimi comunisti e ad alleviare la miseria nel terzo mondo, ha destato vivo cordoglio, con sentimenti di profonda gratitudine, come riferiscono fonti di stampa, in tutti gli episcopati dell’Europa Orientale e tra i vescovi di America Latina, Asia e Africa. Significativo appare, in particolare, il messaggio del metropolita Kirill, presidente della Sezione per i rapporti ecclesiastici con l’estero del Patriarcato di Mosca. “Anche per la Chiesa russa ortodossa - afferma - è una grande perdita, perché egli era un amico vero. Padre Werenfried - aggiunge il metropolita Kirill - è stato tra i primi ad offrire il suo aiuto alla nostra Chiesa, dissanguata da molti anni di crudele repressione. Possa il Signore accogliere la sua anima nel regno dei beati”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

La prima pagina si apre denunciando, con forza, quanto segue: “Trascurato lo statuto giuridico delle Chiese e delle comunità religiose”, in riferimento alla bozza della futura Costituzione dell'Ue presentata a Bruxelles dalla Convenzione.

Riguardo all'Iraq, gli Usa sono sempre più decisi ad intervenire; nel frattempo Blix rileva uno “sforzo” di Bagdad verso una maggiore collaborazione con gli ispettori.

Sempre in prima, “Il Rosario per la pace” è il titolo del pensiero di mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, dedicato all'Anno del Rosario.

 

Nelle vaticane, nel discorso ai vescovi brasiliani in visita “ad limina”, il Papa ha sottolineato che l'unione con i fratelli nell'episcopato vincola il vescovo e lo rende strumento per il bene della diocesi che gli è affidata.

Nel cammino della Chiesa in Asia, un articolo di Juan Pedro De Gandt sull'insediamento del nuovo vicario apostolico di Aleppo dei Latini, in Siria.

Una pagina dedicata alle Lettere pastorali di vescovi italiani.

 

Nelle pagine estere, Corea del Nord: da Seul nessun segnale di mobilitazione militare.

Russia-Pakistan: avviata una nuova stagione nelle relazioni bilaterali.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Angelo Mundula dal titolo: “Un manifesto della scrittura letteraria”: in margine ad un saggio di Raymond Carver.

Una monografica, a cura di Mario Spinelli, sul tema: “Un colloquio ad Assisi con don Aldo Brunacci: tra il 1943 ed il '45 salvò dalla deportazione centinaia di ebrei”. 

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l'intervento del presidente del Consiglio alla Camera, riguardo alla posizione del Paese nell'ambito della crisi irachena. Il tema del fisco.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 febbraio 2003

 

 

PRESENTATA LA BOZZA DI COSTITUZIONE EUROPEA:

 SPAZIO A DIGNITA’ UMANA, PACE E SOLIDARIETA’, PER ORA SENZA RADICI CRISTIANE

- Con noi, don Aldo Giordano e il prof. Pietro Scoppola -

 

Il presidente della Convenzione europea, Valéry Giscard d’Estaing, ha presentato ieri pomeriggio a Bruxelles i primi 16 articoli del progetto di Costituzione europea. Tali articoli dovrebbero rappresentare i primi due capitoli ma potranno essere modificati dagli  emendamenti che dovranno essere presentati dai membri della convenzione entro la settimana prossima. Il servizio è di Fausta Speranza:

 

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Fra i temi affrontati trovano spazio i valori, la definizione e  gli obiettivi dell'Unione. Vengono poi delineati la futura personalità giuridica, la cittadinanza europea e le competenze dell'Ue. Per il momento, non emerge un esplicito riferimento alle radici cristiane del Vecchio Continente.

 

Da parte sua, il vicepresidente della Convenzione europea, Giuliano Amato, ha affermato che un simile riferimento potrà essere inserito in altre parti della futura bozza di Costituzione europea. Ma qual è la posizione e quali le proposte del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa? Lo abbiamo chiesto a don Aldo Giordano, segretario generale dello stesso Consiglio:

 

R. – Ci sono due sentimenti. Uno è quello di soddisfazione per ciò che è stato scritto dentro il Trattato, per esempio per il posto che ha il tema della dignità umana o il posto che ha la pace, eccetera. Piuttosto, la delusione o l’attesa è per ciò che non è ancora scritto: il riferimento alla religione o il tema della libertà religiosa potevano già avere un posto. Come Chiese in Europa abbiamo fatto una proposta di tipo legislativo: uno, si chiede che l’Unione Europea riconosca e rispetti il diritto delle Chiese e delle comunità religiose di organizzarsi secondo il diritto nazionale, secondo i propri statuti e convenzioni; e che l’Unione Europea sia aperta ad un dialogo che noi chiamiamo ‘strutturato’ con le Chiese e con le istituzioni religiose. Un terzo elemento è che l’Unione Europea rispetti e non pregiudichi lo Statuto di cui beneficiano le Chiese e le comunità religiose nei singoli Stati nazionali, e questo in realtà era già stato recepito dal Trattato di Amsterdam con la cosiddetta Dichiarazione no. 11. Un altro aspetto, invece, che potrebbe avere uno spazio in un preambolo o nelle conclusioni, sarebbe che i valori, questi valori che noi condividiamo - dignità umana, sussidiarietà, solidarietà - trovino un’apertura sul loro fondamento ultimo, che per noi è il trascendente, è il cristianesimo. Questo riferimento o l’apertura ad un riferimento al cristianesimo per noi sarebbe molto importante come chiave di lettura di questi valori per potere andare in profondità di questi valori e poter dare loro un contributo profondo, e non rimanere una retorica di valori.

 

D. - Allo storico Pietro Scoppola chiediamo che cosa l’Europa non possa  mancare di mettere nero su bianco, considerando non solo la sua storia ma anche la realtà internazionale di oggi ...

 

R. – Le sue radici spirituali e culturali, la grande tradizione che si riassume nella Bibbia. Viceversa, sarei perplesso di fronte a questa richiesta di un esplicito riferimento del nome di Dio nella Costituzione: mi fa pensare piuttosto al dio dei filosofi e dei sapienti, quasi una concezione teistica, piuttosto che al Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, per dirla con Pascal, il Dio della tradizione biblica.

 

D. – Ecco, professor Scoppola, però in molti sostengono che basterebbe esplicitare questi valori piuttosto che dare un riferimento per forza alle radici cristiane: che ne pensa, di questo?

 

R. – Io penso che il riferimento ai valori fondamenti dell’Europa debba essere comprensivo delle radici cristiane ma in maniera non esclusiva, in maniera che si riconosca lo spazio che storicamente ha avuto tutto il filone della cultura illuministica, della cultura laica. Intendiamoci: le radici, poi, della cultura illuministica e della cultura laica sono anch’esse in qualche modo collegate in un rapporto dialettico molto complesso alle radici cristiane. Comunque, una formula comprensiva di questa complessità mi sembrerebbe la più appropriata: questa più ampia tradizione, che è la tradizione ebraico-cristiana rappresentata dalla Bibbia, la Bibbia come libro di riferimento dell’identità europea. Lo diceva il cardinale Martini qualche mese fa, ha fatto una splendida riflessione su questo tema: “La Bibbia come elemento di identità dell’Europa”. Credo che questo sia il richiamo più vero e storicamente più corretto, e questo significa anche guardare al futuro perché significa porre le premesse di una politica dell’Europa legata ai valori che quella tradizione esprime, che sono - pensiamo in questo momento al dramma di questi giorni - sono i valori della convivenza, i valori del rispetto dell’altro, della dignità della persona umana, sono i valori della pace ... E mi pare che questo richiamo avrebbe un grande significato anche per il futuro.

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UN APPROFONDIMENTO DELLA COMPLESSA NEBULOSA DEL NEW AGE ALLA LUCE

DEL DOCUMENTO VATICANO PUBBLICATO LUNEDI’ SCORSO:

CON NOI LA PROF.SSA  CECILIA GATTO TROCCHI

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Chi si avvicina alle diverse espressioni culturali, religiose, terapeutiche, artistiche, che usano il simbolo ‘Nuova era’, ‘New Age’ o ‘Era dell’Acquario’, con l’intento di cogliere ciò che le unisce, può provare un senso di smarrimento come chi entrasse in un labirinto. Non esiste una struttura unificata, né un centro unico ispiratore di ciò che tuttavia presenta un’aria di famiglia e ha della comuni espressioni pubbliche di promozione collegate da un complesso ‘network’ di dimensioni planetarie. Per saperne di più abbiamo raggiunto la prof.ssa Cecilia Gatto Trocchi, antropologa culturale all’Università di Chieti:

 

D. – Cerchiamo di quantificare il New Age: qual è anzitutto la sua matrice? Da dove e verso dove si diffonde? Come è strutturato? Quali collegamenti intercorrono tra le varie correnti? Possiamo avanzare delle cifre riguardo gli aderenti? Dispone di strumenti radio-televisivi, testate giornalistiche e case editrici?

 

R. – Il New Age ha due origini, una recente, che è quella della contestazione americana del tardo ’68, il movimento che diventò desiderante e non più politico, con la mania verso l’Oriente e con il desiderio di trasformare completamente la propria vita. Quando il movimento di contestazione diventò intimista, soggettivista, iniziò il New Age. La remota matrice delle idee New Age è da ricercarsi in Alice Bailley, una pensatrice teosofica. Quindi c’è Alice Bailley, poi la teosofia e di seguito la massoneria dei riti. La massoneria dei riti è la nonna del New Age, mentre la madre è la teosofia attraverso Alice Bailley, perché le teorie sono assolutamente le stesse. Nasce in America e si diffonde dall’America in Europa anche se parla di religioni orientali. Queste religioni passano tutte dagli Stati Uniti, ove si modernizzano, si sgretolano, diventano cipria e poi ritornano verso occidente o addirittura verso oriente dove ci sono nuove forme religiose New Age. I collegamenti sono dotati di una sorta di stato d’animo generale. Il New Age si propone di far raggiungere agli adepti, a pagamento - questo è importantissimo, perché tutto si fa a pagamento - raggiungere a pagamento il benessere psicofisico. Quindi è una religione del benessere, dello star bene. Non aver più la sciatica, non aver più l’insonnia: e per far questo bisogna usare vari attrezzi spirituali, i quali possono andare dalla meditazione Zen fino addirittura a clisteri purificatori, perché anima e corpo devono essere collegati. Le cifre sono assolutamente variabili. Ho chiamato i newagers ‘nomadi spirituali’, perché nomadizzano da un centro all’altro, da una scuola all’altra, dal buddismo al satanismo come se niente fosse, perché il New Age si vanta di non essere coerente. Guai ad essere coerenti, perché la coerenza viene scambiata con il dogmatismo. Quindi, è una religione estremamente fluida, morbida, volta a far stare bene le persone con tutti i mezzi possibili. Quello che possiamo notare, è che in Italia ci sono circa un milione di simpatizzanti, persone che vanno tranquillamente in chiesa, quando sposa il fratello, o la cuginetta, e poi praticano forme di evocazione dello spirito guida pensando di vedere sorgere un indiano morto che farà loro da angelo custode. C’è di tutto. Veramente di tutto. Ha molte case editrici, esplicite come la Mediterranea, la New Age, l’Aquarium, ecc. Quanto alla radio-televisione e alle testate giornalistiche, si infiltra in mezzo a giornalisti, operatori culturali, che per odio esplicito al cristianesimo - perché l’odio al cristianesimo è esplicito - preferiscono essere newagers. Perché il cristianesimo è odiato? Perché è la religione dell’impegno etico, e guai ad avere impegno etico. Bisogna cercare il benessere, danzare tra i fiori sotto l’arcobaleno.

 

D. – Come si rapporta il New Age all’esoterismo, all’occultismo, e via dicendo?

 

R. – C’è un fatto interessante. Nel 1966 Kenneth Anger fece un film sul diavolo, su Lucifero, ‘Lucifer rising’ e disse: “Oggi ho tenuto a battesimo il New Age”. L’arcobaleno, che è il simbolo del New Age, porta dalla terra alla terra, quindi è una rivalutazione delle forze occulte profonde, sessuali, fondamentalmente, legate alla figura di Lucifero, che già era stato sdoganato dalla massoneria dei riti e soprattutto dalla teosofia. Madame Blavatsky, la fondatrice della teosofia, dice così: “Il nostro scopo non è di ripristinare il buddismo o l’induismo, ma di cancellare il cristianesimo dalla faccia della terra”. Anneé Besard è ancora più esplicita: “Si deve combattere Roma e i suoi preti. Si deve ovunque lottare contro il cristianesimo e scacciare Dio dai Cieli”. Allora, la Chiesa si difende da questi assalti che gli stessi adepti del New Age non conoscono, perché stanno lì a danzare sotto la luna, vestiti da lupi e non sanno che cosa stanno facendo.

 

D. – Si immagina facilmente perché il New Age costituisce una insidiosa sfida per il cristianesimo …

 

R. – Certamente, perché la sfida non è frontale. Per esempio, il marxismo si vedeva e si guardava in faccia: essendo ateo, materialista, l’attacco era frontale. Qui l’attacco è insidioso e sotterraneo.

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CON LA PROIEZIONE DEL FILM, FUORI CONCORSO, “CHICAGO”,

INAUGURATO IERI SERA IL 53.MO FESTIVAL DEL CINEMA DI BERLINO

- Servizio di Enzo Natta -

 

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Si è aperta nel nome della tolleranza la 53.ma edizione del Festival di Berlino. Il direttore, Dieter Kosslick, ha inaugurato la sessione con l’augurio che il cinema si faccia cassa di risonanza della pace. In questo senso si è indirizzata la selezione delle 22 opere che concorrono alla rassegna berlinese: una scelta che sembra rinnovare quell’invito ad un cinema di impegno civile che in tante altre occasioni ha testimoniato la volontà di schierarsi a difesa dei diritti umani e della pacifica convivenza fra i popoli. Molti i film americani, rispettando una tendenza che fin dalla nascita ha sempre connotato il Festival di Berlino, e fra questi “Chicago” di Rob Marshall, con Richard Gere, ispirato al mitico musical di Bob Fosse e “Solaris” di Steven Soderbergh, con George Clooney, che ripropone la fantascienza intimista dell’omonimo film diretto da Andrei Tarkovsky nel 1971.

 

Da parte italiana da segnalare la presenza di “Io non ho paura” di Gabriele Salvatores, tratto dal romanzo di Niccolò Ammaniti, e tutto incentrato sulla scoperta dei lati più dolorosi della vita da parte di un paio di bambini. Un tema analogo, un viaggio nel Mezzogiorno d’Italia, nei suoi problemi e nelle sue contraddizioni, è anche al centro di “Pater Familias” di Francesco Patierno: altro film italiano che sarà presentato nella sezione Panorama. Ancora un film italiano, nelle sezioni collaterali, è “Lettera dalla Palestina” diretto da un collettivo di autori: una presa diretta della voglia di pace che in Israele accomuna molti ebrei e palestinesi, per mantenersi in sintonia con il tema dominante di quest’anno.

 

Per la Radio Vaticana, Enzo Natta.

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CHIESA E SOCIETA’

7 febbraio 2003

 

 

UNA NUOVA SCUOLA PER I BAMBINI DI LARINO, CENTRO MOLISANO

TRA I PIU’ COLPITI DAL RECENTE TERREMOTO.

L’EDIFICIO, REALIZZATO DALLA CARITAS

CON UNA RACCOLTA FONDI IN COLLABORAZIONE CON LA RAI,

VERRA’ INAUGURATO DOMENICA MATTINA

 

CAMPOBASSO. = È tanta la gente che ha voluto dimostrare in questi mesi la vicinanza alla popolazione colpita dal terremoto in Molise. La raccolta fondi, lanciata da Caritas Italiana in collaborazione con la Rai, ha superato i 4 milioni e 900 mila euro. Fondamentale è stato l’apporto di Cartasì che ha messo a disposizione un numero verde per le donazioni. Grazie a questi fondi, è stata realizzata una scuola a Larino, in provincia di Campobasso, che ospiterà 220 bambini della scuola “Novelli”, resa inagibile dal sisma. L’edificio sarà inaugurato domenica 9 febbraio. La nuova struttura, un prefabbricato di 720 metri quadrati, è composta da nove aule per le elementari e due per la scuola dell’infanzia e sorge accanto alla scuola “E. Rosano”, dove si svolgerà l’inaugurazione. “Oltre l’emergenza… per il ritorno al quotidiano” lo slogan della giornata, che sarà aperta da mons. Tommaso Valentinetti, vescovo di Termoli-Larino e mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana. Oltre agli amministratori locali sono stati anche invitati il Presidente della Rai, Antonio Baldassarre, il Direttore Generale, Agostino Saccà e il responsabile del Segretariato Sociale, Carlo Romeo. Alle 11.30 nella cattedrale di Larino, mons. Paolo Romeo, nunzio apostolico in Italia e San Marino, presiederà una celebrazione eucaristica. Sarà un’occasione  per riflettere intorno alla solidarietà durante l’emergenza e dopo, e per fare il punto sull’impegno per la  ricostruzione. Un impegno nello stile Caritas, avendo sempre chiaro il valore più significativo dell'intervento avviato: essere segno di presenza e d’amore accanto a chi soffre. (A.G.)

 

 

EMERGENZA SICCITA’ IN ETIOPIA PER 11 MILIONI DI PERSONE:

 A LANCIARE L’ALLARME E’ LA FAO,

CHE IN UN APPELLO ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE,

CHIEDE LO STANZIAMENTO DI 3,2 MILIONI DI DOLLARI

PER UN PIANO DI ASSISTENZA AGRICOLA

 

ROMA. = L’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ha lanciato ieri un appello per la raccolta di 3 milioni e 200 mila dollari che permetteranno di finanziare un piano di aiuti agricoli in Etiopia, dove la siccità sta provocando gravi danni. Secondo la Fao, sarebbero più di 11 milioni gli etiopici minacciati dalla mancanza d’acqua. La scarsità delle piogge, infatti, ha causato nel 2002 una riduzione del 25 per cento dei raccolti di mais e sorgo, che rappresentano il 40 per cento della produzione agricola totale dell’Etiopia. Ingenti anche i danni al bestiame. La situazione è stata aggravata dalla mancanza di impianti di irrigazione: su 11 milioni di ettari di terre coltivabili, solo 200 mila ne sono dotati. Il piano di aiuti studiato dalla Fao mira ad intervenire in questi settori attraverso una serie di progetti che comprenderanno la fornitura di bestiame, la distribuzione di sementi e foraggio e l’istituzione di corsi di formazione per la gestione delle risorse idriche del Paese. (M.A.)

 

 

ISTITUITA DALLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL’INDIA UNA COMMISSIONE

PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI. L’ORGANISMO ATTIVERA’ ALL’INTERNO

DEI CENTRI DI FORMAZIONE CATTOLICA CORSI DI STUDIO

DEDICATI ALLE DINAMICHE DELLA COMUNICAZIONE DI MASSA

 

NUOVA DELHI. = La Conferenza episcopale dell’India ha istituito una commissione per promuovere l’educazione all’uso critico dei mezzi di comunicazione sociale nei seminari e nei centri di formazione cattolici. “Numerosi vescovi - ha spiegato il segretario della Commissione, padre Henry D’Souza - si sono accorti che se le diocesi ignorano il settore delle comunicazioni sociali, è più facile che molti fedeli si allontanino dalla Chiesa e anche da Dio stesso”. La commissione perciò si occuperà di istituire una serie di corsi per preparare i seminaristi ad un approccio maggiormente critico nei confronti dei mezzi di comunicazione sociale. “Siamo coscienti - ha aggiunto padre D’Souza - della grande influenza che i mass media hanno nella vita della gente: per questo la pastorale dei media deve diventare parte integrante della missione della Chiesa. Le comunicazioni sociali - ha concluso - non sono più un’opzione per l’evangelizzazione, ma una necessità urgente per la Chiesa indiana per farsi più vicina e facilmente comprensibile alla gente”. (M.A)

 

 

DECINE DI MORTI E MIGLIAIA DI FERITI IN CONGO A CAUSA DEL MALTEMPO.

UNA TEMPESTA DI PIOGGIA HA SPAZZATO VIA INTERI VILLAGGI

NELLA REGIONE OCCIDENTALE DEL PAESE AFRICANO

 

KINSHASA. = Una tempesta di pioggia e di fortissimi venti ha investito, nei giorni scorsi, la regione occidentale del Congo spazzando via interi villaggi e lasciando una scia di morte e distruzione: 164, purtroppo, le persone che finora risultano morte, quasi 2.000 i feriti, e migliaia le case danneggiate, scoperchiate o addirittura demolite. La tempesta - ha detto il ministro della sanità congolese, Mashako Manba, si è scatenata domenica scorsa e ha raso al suolo sette villaggi nella provincia di Bandundu. La zona è particolarmente impervia tanto che per raggiungerla è necessario un breve volo fino allo scalo di Yumbi e di qui risalire il fiume Congo per due ore. Secondo l’Ufficio dell’Onu per il coordinamento della azioni umanitarie (Ocha) ci sarebbero almeno più di 1.700 feriti, 217 dei quali hanno bisogno di cure urgenti. Il ministero della sanità e i gruppi locali e internazionali di soccorso hanno già inviato nell'area dottori e aiuti. (A.G.)

 

 

NUOVO VACCINO CONTRO LA MENINGITE DISPONIBILE IN AFRICA

GRAZIE ALLA FONDAZIONE GATES:

L’ANNUNCIO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’

 

GINEVRA. = L'Organizzazione Mondiale per Sanità (Oms) ha annunciato ieri la disponibilità di un nuovo vaccino contro la meningite in Africa. Nei mesi a venire saranno messe a disposizione - a prezzo ridotto - tre milioni di dosi di questo vaccino nei 21 Paesi africani più colpiti da questa malattia. Il vaccino, designato con la sigla ACW135, proteggerà sia contro le varietà di meningococco più diffuse nel continente, quelle di tipo A e C, sia contro la nuova varietà W135. Nella sola Burkina Faso, ex Alto Volta, la meningite ha colpito l'anno scorso 14453 persone, della quali ne sono morte 1743. Quest’anno la sola varietà W135 ha già colpito 1349 persone, 244 della quali sono morte. L'intervento d'urgenza per l'approntamento e la diffusione del vaccino, rileva l'Oms, è stato reso possibile dalla rapida mobilitazione dell'azienda farmaceutica GlaxoSmithKline e dai fondi messi a disposizione della fondazione Bill e Melinda Gates. Ogni dose di vaccino verrà venduta al prezzo di un dollaro e mezzo. Fino ad ora la singola dose di vaccino contro la meningite - reperibile sono nei paesi industrializzati - poteva arrivare facilmente a 50 dollari. Nel 2002 in tutta l'Africa sono stati segnalati 44280 casi di meningite, 5531 dei quali mortali. (A.G.)

 

 

PERPLESSITA’ NEL MONDO SCIENTIFICO PER LA MORTE IMPROVVISA DI MATILDA,

 LA PRIMA PECORA CLONATA IN AUSTRALIA

 

SYDNEY. = Perplessità fra gli scienziati per la misteriosa morte improvvisa di Matilda - la prima pecora clonata in Australia - all'età di tre anni e apparentemente in ottima salute. L'autopsia eseguita non è riuscita a individuare le cause della morte e la carcassa é stata subito cremata perché trovata già in stato di decomposizione, suscitando le critiche degli oppositori della clonazione poiché non vi saranno altre opportunità di stabilire cosa sia accaduto. E’ stato il direttore dell'Istituto di ricerca e sviluppo del Sud Australia, Rob Lewis, a dare la notizia precisando che la morte risale a sabato scorso ma che la carcassa è stata trovata solo il giorno dopo, all'aperto e in condizioni di caldo torrido. Lewis ha espresso sorpresa per la morte, poiché Matilda era in buona salute e aveva anche messo al mondo tre agnelli sani. Secondo lo scienziato, è improbabile che la morte prematura sia legata al fatto che era un animale clonato. (A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

7 febbraio 2003

 

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

Per ora nessuna risoluzione di guerra. Questa la posizione inamovibile della Russia, che con il ministro degli Esteri Ivanov si è detta contraria ad un pronunciamento del Consiglio di Sicurezza ''che apra la strada all'uso della forza contro l'Iraq''. Di segno opposto le dichiarazioni dell’amministrazione Bush. ''La diplomazia internazionale ha fallito'' nel suo intento di disarmare il regime di Saddam, ha detto oggi a Roma il segretario alla Difesa americano Donald Rumsfeld. Soltanto stanotte il presidente Bush in un discorso televisivo alla Nazione aveva invitato l’Onu a non tirarsi indietro ed a concedere l’uso della forza contro Saddam, perché con Baghdad “la partita è chiusa”:

 

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“WE WILL NOT WAIT. THE GAME IS OVER. ...”.

 

Il capo dello Casa Bianca ha accusato il leader iracheno di avere ordinato ai suoi militari, in caso di conflitto, di usare le armi chimiche che Baghdad continua a negare di avere. Bush ha quindi aggiunto di essere favorevole ad una seconda risoluzione dell’Onu, a patto che serva ad autorizzare l’intervento. Non la pensa così il presidente francese Chirac, secondo cui la posizione di Parigi non è cambiata dopo il discorso del segretario di Stato Powell al Consiglio di Sicurezza: per la Francia la guerra resta evitabile potenziando le ispezioni. In Iraq, ieri un primo scienziato ha accettato di essere interrogato in privato, mentre le autorità di Baghdad hanno cercato di confutare punto per punto le accuse di Washington, dicendo che le registrazioni telefoniche erano false come le dichiarazioni delle fonti segrete di intelligence e le foto satellitari non provano l’esistenza di armi vietate. Powell ieri è tornato a parlare al Congresso, dicendo che la crisi verrà sbloccata nel giro delle prossime settimane in una maniera o nell’altra. Le truppe americane nella regione hanno superato i 110 mila uomini e la Gran Bretagna ha mobilitato altre forze aeree verso il Golfo Persico.

 

Da New York per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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E stamani il capo degli ispettori Onu, Hans Blix, commentando il colloquio privato dello scienziato iracheno con gli specialisti del Palazzo di Vetro, ha notato che l'“Iraq sembra fare sforzi in direzione di una maggiore cooperazione”. Blix, assieme al collega Mohammad el Baradei, rientrerà domani a Baghdad.

 

Anche la Turchia si schiera accanto agli Stati Uniti per un eventuale attacco all’Iraq. Nonostante la contrarietà dell’opinione pubblica, il Parlamento ha votato ieri a favore di un’assistenza militare alle forze armate americane. Sul piano politico interno, intanto, il presidente del partito “Giustizia e sviluppo” Erdogan ha presentato la propria candidatura per le elezioni suppletive che si terranno a marzo nella cittadina orientale di Siirte. In seguito alle recenti modifiche legislative, Erdogan – che alle elezioni del 3 novembre non aveva potuto candidarsi, a causa di una precedente condanna – potrà aspirare alla carica di premier, nel caso in cui venga eletto deputato.

 

Gli Stati Uniti stanno fronteggiando in questi giorni anche un’altra delicata crisi internazionale, quella legata al riarmo nucleare della Corea del Nord. Sulla questione è intervenuta la Casa Bianca, affermando che Washington è pronta a far fronte “ad ogni circostanza”, mentre il Pentagono ha suggerito di riesaminare gli accordi internazionali di non proliferazione delle armi di distruzione di massa. Pyongyang ha risposto, minacciando una “guerra totale e nucleare” in caso di attacco americano.

 

Resta drammatica la situazione in Costa d’Avorio. Tanto che l’Onu ha ordinato ieri a tutto il personale “non essenziale” di lasciare il Paese. In attesa del discorso alla Nazione del presidente Gbagbo, previsto per stasera, ieri i tre gruppi ribelli si sono incontrati a Man, nell’estremo ovest, per cercare una posizione comune. Sentiamo Giulio Albanese:

 

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I delegati del Movimento patriottico della Costa d’Avorio, del Movimento popolare del grande ovest e del Movimento per la giustizia e la pace hanno discusso a porte chiuse sull’applicazione degli accordi firmati da tutti gli attori della crisi lo scorso 24 gennaio in Francia. Nel corso dell’incontro, il segretario generale del Movimento patriottico della Costa d’Avorio ha ribadito che i movimenti insorti sono pronti a lanciare un ultimatum al capo di Stato se questi rifiuterà di dar corso all’intesa di Parigi. E si è spinto anche oltre: “Se la comunità internazionale non riesce a far cedere Gbagbo, andremo fino alla vittoria finale: cioè ad Abidjan per prendere il potere”.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Una misteriosa epidemia di febbre ha ucciso negli ultimi tempi oltre 2.000 persone nella Repubblica Democratica del Congo, più di 100 delle quali nella sola capitale Kinshasa. A renderlo noto oggi le autorità sanitarie dell’ex Zaire. Questo tipo di influenza, non è purtroppo l'unica epidemia con cui il Continente africano si sta confrontando in questi giorni. E' di ieri la notizia di focolai di ebola nel nord est del Congo Brazzaville: almeno 16 morti in due piccoli villaggi.

 

Medio Oriente. La polizia israeliana la notte scorsa ha neutralizzato un ordigno che rappresentava un pericolo potenziale per centinaia di fedeli che frequentano la moschea di Taibeh, a nord-est di Tel Aviv. All’interno dell’edificio, infatti, è stato trovato un corpetto esplosivo nascosto da due militanti della Jihad islamica che si apprestavano a farlo esplodere oggi in una città israeliana. I due sono stati arrestati.

 

Assume proporzioni sempre più drammatiche l’ondata di violenza della guerriglia colombiana. Per far fronte alla situazione, che attualmente affligge soprattutto il nord est del Paese, il presidente Álvaro Uribe ha prorogato ulteriormente lo stato d’emergenza. Ce ne parla Maurizio Salvi:

 

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Il capo dello Stato dispone di altri 90 giorni per cercare di imporre alla guerriglia di sinistra e ai paramilitari di destra le sue regole del gioco. Si tratta di un’importante lotta contro il tempo, perché i miglioramenti in tema di sicurezza servono al governo per poter presentare alla popolazione un successo che possa far dimenticare - almeno per un po’ - i disagi sociali, la disoccupazione e l’aumento del costo della vita. Il compito non è dei più facili, perché se i paramilitari sembrano disposti ad una trattativa, le Farc - che rappresentano la guerriglia più forte dell’America Latina - hanno addirittura pigiato sull’acceleratore. E lo hanno fatto aumentando attentati ed attacchi armati. L’importanza dell’azione di Uribe è dovuta anche al fatto che egli rappresenta l’unico alleato di cui dispone Washington nella regione.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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E sempre in Colombia, sono riprese poco fa le ricerche del piccolo aereo sparito ieri dai radar, 20 minuti dopo il decollo dall'aeroporto di Girardot. A bordo del velivolo viaggiavano il ministro della Protezione sociale, Juan Luis Londoño, due consiglieri, una guardia del corpo ed il pilota. Al momento della scomparsa, nella zona le condizioni meteorologiche erano avverse.

 

Primo giorno oggi a Berlino del quinto round di colloqui di pace tra governo dello Sri Lanka e ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’. Al centro degli incontri, la situazione umanitaria nel nord e nell’est dello Sri Lanka, terreno di lotta della guerriglia iniziata nel 1983, ma anche problemi relativi alla sicurezza ed ai diritti umani.  

 

Il settore spaziale russo avrà bisogno di almeno 47 milioni di dollari di finanziamenti in più per far fronte alle spese necessarie a garantire l'attività della Stazione spaziale internazionale (Iss) nel solo 2003. Lo rende noto l'Ente spaziale russo, ricordando che la Russia dovrà realizzare nei prossimi mesi tutti i collegamenti con la Iss, dopo la sospensione del programma americano Shuttle seguito alla tragedia del Columbia.

 

 

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