RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 38 - Testo della
Trasmissione di venerdì 7 febbraio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Inaugurato
ieri sera il 53.mo Festival del cinema di Berlino.
CHIESA E
SOCIETA’:
Domenica
mattina verrà inaugurata la nuova scuola per i bambini di Larino, in Molise.
In Congo il
maltempo ha causato decine di morti e migliaia di feriti.
Nuovo
vaccino contro la meningite è disponibile in Africa grazie alla fondazione
Gates.
E’
morta Matilda, la prima pecora clonata in Australia. Perplessità fra gli
scienziati.
Con l’Iraq, “la
diplomazia internazionale ha fallito”: così, oggi in Italia, il segretario alla
Difesa americano Rumsfeld.
Programmato per stasera
in Costa D’avorio l’atteso discorso del presidente Gbagbo.
Colombia: Uribe proroga
lo stato d’emergenza per fronteggiare la violenza.
7 febbraio 2003
VESCOVI A SERVIZIO DEL POPOLO DI DIO.
PIU’
PASTORALE E MENO BUROCRAZIA:
COSI’
IL PAPA AL NUOVO GRUPPO DI VESCOVI BRASILIANI,
RICEVUTI
AL TERMINE DELLA VISITA AD LIMINA
- Servizio
di Alessandro De Carolis -
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Vescovi legati da una “fraterna” unità con la sede di
Pietro e tra loro. Invitati a porre un’attenzione particolare nell’uso dei vari
organismi della Chiesa locale, perché siano di sostegno e non di ostacolo
all’attività pastorale. Sono due degli inviti rivolti oggi da Giovanni Paolo II
ai presuli brasiliani, giunti al termine della loro visita “ad Limina” e
provenienti dall’immensa regione brasiliana del Centro Ovest e Nord II. Una
regione segnata, per via della grande estensione, da notevoli difficoltà
pastorali e missionarie.
Nel suo discorso, il Papa ha espresso piena consapevolezza
delle “circostanze spesso impreviste” che rendono arduo l’annuncio evangelico
in quelle aree. Nell’apprezzare l’impegno unitario messo in campo dalla
Conferenza episcopale del Brasile e dalle singole diocesi, in uno spirito di
“comunione e di corresponsabilità”, il Pontefice ha invitato il collegio
episcopale “a rimanere al fianco del popolo, comprendendone le situazioni e
assumendone le cause”. Quello della prossimità al popolo di Dio è stato un argomento
che Giovanni Paolo II ha analizzato con molta attenzione. Il Papa ha invitato i
vescovi a tenere in debito conto la responsabilità di vivere il più possibile
all’interno della diocesi affidata alle loro cure. Da evitare - ha osservato -
le fitte agende di impegni imposte “dall’eccesso di organismi e di riunioni” e
una certa “burocratizzazione degli organismi sussidiari e delle commissioni”:
proliferazione questa, ha affermato il Papa, che causa “conseguenze negative
tanto nella cura dei propri sacerdoti, quanto in altri ambiti pastorali, come
nel caso della penetrazione delle sette”.
Il Pontefice ha terminato il suo discorso sottolineando il
“diritto” di ciascuna persona “di ricevere in una forma unitaria e omogenea non
solo la verità rivelata, ma anche il pensiero comune dell’episcopato
nazionale”. Inoltre, ha stigmatizzato la tendenza al “legalismo” che riduce
l’applicazione del Diritto canonico ad “un insieme di leggi ecclesiastiche poco
teologiche e poco pastorali”. Anche la stessa azione pastorale, ha soggiunto
Giovanni Paolo II, non può essere declinata al ribasso, in quel certo
“pastoralismo, inteso nel senso di disconoscere o attenuare le altre dimensioni
essenziali del mistero cristiano tra quelle giuridiche”. Proseguite il vostro
cammino, ha concluso, “ricercando sempre una sintonia fraterna nell’ambito
della vostra Conferenza episcopale e con il Successore di Pietro”.
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DAL PAPA IN UDIENZA STAMANE IL MINISTRO DEGLI
ESTERI DELLA GERMANIA:
AL
CENTRO DEL COLLOQUIO, LA CRISI IRACHENA
E LA
FUTURA COSTITUZIONE EUROPEA
- A
cura di Roberta Gisotti -
“Un’occasione propizia per uno scambio di opinioni sui
problemi dell’ora presente e, in particolare, sulla nota crisi dell’Iraq e sul
tema del futuro trattato costituzionale europeo.” Così il direttore della Sala
Stampa, Joaquín Navarro Valls, ha
riassunto i contenuti dell’udienza concessa stamane dal Papa al ministro degli
Esteri della Germania, Joschka Fischer, che si è incontrato anche con il
cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, e l’arcivescovo Jean-Louis
Tauran, segretario per i Rapporti con gli Stati.
“Circa la situazione in Medio
Oriente - ha aggiunto il portavoce vaticano - è stata ribadita all’illustre
ospite la posizione della Santa Sede, espressa in numerosi documenti ed
interventi, in favore della pace e di soluzioni rispettose del diritto
internazionale. Si è anche sottolineata la responsabilità di tutte le Parti per
evitare il sorgere di un tragico conflitto.”
“Circa, poi, il futuro trattato
costituzionale europeo, - ha spiegato ancora Navarro Valls - la Santa Sede ha
rilevato come i valori e gli elementi già inseriti nel progetto - diffuso ieri
e relativo ai primi tre titoli del trattato - siano fondamentali per la vita
dell’Unione.” Ma “a questo proposito -
ha sottolineato il direttore della Sala stampa vaticana - si è espressa
sorpresa perché è stato trascurato lo statuto giuridico delle Chiese e delle
comunità religiose. Infine, si è formulato l’auspicio che l’attuale progetto
venga perfezionato e le lacune colmate.”
Per altri particolari sulla visita
del ministro degli Esteri della Germania, il servizio di Roberta Gisotti:
Joschka Fischer, il capo della diplomazia tedesca - in
Italia da ieri, dove si è incontrato a Roma con diverse autorità - quest’oggi a
colloquio con il Papa, che lo ha ricevuto con il seguito. Udienza che giunge in
un momento cruciale per le sorti della pace nel mondo, con posizioni divergenti
- anche in Europa - sulle ragioni di una possibile guerra all’Iraq.
S’intensifica quindi l’agenda diplomatica dei leader politici. Rientrato da New
York, dove mercoledì ha presieduto il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il
ministro degli Esteri tedesco dopo l’intervento in quella sede del segretario
di Stato americano, Colin Powell, ha ribadito - prima di lasciare il Palazzo di
Vetro - la posizione del suo Paese, capofila insieme alla Francia del fronte
del ‘no’ all’intervento armato contro Baghdad: bisogna insistere - secondo
Berlino - per una soluzione alternativa, rafforzare gli strumenti di controllo
in Iraq e trovare gli strumenti necessari per estendere il mandato degli
ispettori delle Nazioni Unite.
Concluso l’incontro con il Papa e dopo il colloquio con il
cardinale Sodano e l’arcivescovo Tauran, il ministro tedesco Fischer ha
dichiarato alla stampa che la posizione della Germania è comune a quella della
Santa Sede e che il suo Paese farà tutto quanto è possibile perché venga
applicata la Risoluzione 1441 dell’Onu senza ricorso ad una guerra. “Questo
significa - ha aggiunto - che a Baghdad devono capire di dover dare la massima
collaborazione alle ispezioni dell’Onu e che devono rinunciare alle armi di
distruzione di massa.”
Dunque la visita di Fischer a Giovanni Paolo II aggiunge
di certo elementi di valutazione utili alla diplomazia vaticana impegnata
alacremente per mantenere la pace, alla vigilia di una settimana intensa che precede
il secondo rapporto degli ispettori dell’Onu incaricati di verificare il disarmo
iracheno, rapporto che sarà presentato alle Nazioni Unite venerdì prossimo 14
febbraio. Da ricordare che proprio in quella data lo stesso ministro degli
Esteri iracheno, Tarek Aziz, ha chiesto ed ottenuto di essere ricevuto dal
Santo Padre.
Riecheggiano in questi giorni di forti tensioni nella
comunità internazionale le parole di Giovanni Paolo II rivolte all’inizio di
quest’anno al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede: “La guerra
non è mai una fatalità; essa è sempre una sconfitta dell’umanità”.
UN
VERTICE DELLA CURIA ALLA PRESENZA DEL PAPA
Alla presenza del Santo Padre, ieri pomeriggio si è svolta
una riunione di tutti i Capi dei Dicasteri della Curia Romana.
CON LA VICINANZA E LA BENEDIZIONE DEL PAPA,
I
FUNERALI DI PADRE WERENFRIED VAN STRAATEN, CELEBRATI STAMANI
DAL
CARDINALE CASTRILLON HOYOS NELLA CATTEDRALE DI LIMBURG, IN GERMANIA.
IL
GRATO RICORDO IN EUROPA ORIENTALE E IN ALTRI CONTINENTI,
PER
QUESTO “INSIGNE APOSTOLO DELLA CARITA’”
- A
cura di Paolo Salvo -
Con la
“spirituale” vicinanza di Giovanni Paolo II, si sono svolti questa mattina
nella cattedrale di Limburg, in Germania, i funerale di padre Werenfried Van
Straaten, il celebre “padre lardo”, fondatore dell’associazione “Aiuto alla
Chiesa che soffre”, morto venerdì scorso all’età di 90 anni. Un “insigne
apostolo della carità”, lo definisce il Papa, in un telegramma di cordoglio, a
firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, esprimendo la sua “viva
partecipazione al grave lutto che ha colpito codesta benemerita associazione da
lui fondata”.
Nel messaggio, indirizzato all’attuale presidente
dell’associazione, Hans Peter Rothlin, il Santo Padre “assicura la sua
preghiera di suffragio per il compianto religioso e ne ricorda con grato animo
l’esemplare zelo apostolico, secondo l’insegnamento e l’eredità di San
Norberto, la profonda preparazione umana e spirituale, il competente contributo
alla comunione tra i cristiani”. “A comune conforto di quanti hanno beneficiato
delle sue elette doti di mente e di cuore - conclude il messaggio - il Santo
Padre invia la sua confortatrice Benedizione Apostolica”.
A presiedere stamani i funerali di padre Van Straaten, il
cardinale Darìo Castrillòn Hoyos, prefetto della Congregazione per il Clero.
Domani, una Santa Messa di requiem si
terrà nella chiesa di San Pietro a Lovanio, in Belgio. Il rito sarà presieduto
dal padre Hermenegildus Noyens, abate generale dell’Ordine dei Premostratensi,
cui il religioso scomparso apparteneva.
La scomparsa di padre Werenfried Van Straaten, che dedicò
l’esistenza a soccorrere la Chiesa oppressa dai regimi comunisti e ad alleviare
la miseria nel terzo mondo, ha destato vivo cordoglio, con sentimenti di
profonda gratitudine, come riferiscono fonti di stampa, in tutti gli episcopati
dell’Europa Orientale e tra i vescovi di America Latina, Asia e Africa.
Significativo appare, in particolare, il messaggio del metropolita Kirill,
presidente della Sezione per i rapporti ecclesiastici con l’estero del
Patriarcato di Mosca. “Anche per la Chiesa russa ortodossa - afferma - è una
grande perdita, perché egli era un amico vero. Padre Werenfried - aggiunge il
metropolita Kirill - è stato tra i primi ad offrire il suo aiuto alla nostra
Chiesa, dissanguata da molti anni di crudele repressione. Possa il Signore accogliere
la sua anima nel regno dei beati”.
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La prima pagina si apre
denunciando, con forza, quanto segue: “Trascurato lo statuto giuridico delle
Chiese e delle comunità religiose”, in riferimento alla bozza della futura
Costituzione dell'Ue presentata a Bruxelles dalla Convenzione.
Riguardo all'Iraq, gli Usa sono
sempre più decisi ad intervenire; nel frattempo Blix rileva uno “sforzo” di
Bagdad verso una maggiore collaborazione con gli ispettori.
Sempre
in prima, “Il Rosario per la pace” è il titolo del pensiero di mons. Giampaolo
Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, dedicato
all'Anno del Rosario.
Nelle vaticane, nel discorso ai
vescovi brasiliani in visita “ad limina”, il Papa ha sottolineato che l'unione
con i fratelli nell'episcopato vincola il vescovo e lo rende strumento per il
bene della diocesi che gli è affidata.
Nel cammino della Chiesa in
Asia, un articolo di Juan Pedro De Gandt sull'insediamento del nuovo vicario
apostolico di Aleppo dei Latini, in Siria.
Una pagina dedicata alle
Lettere pastorali di vescovi italiani.
Nelle pagine estere, Corea del
Nord: da Seul nessun segnale di mobilitazione militare.
Russia-Pakistan: avviata una
nuova stagione nelle relazioni bilaterali.
Nella pagina culturale, un
articolo di Angelo Mundula dal titolo: “Un manifesto della scrittura
letteraria”: in margine ad un saggio di Raymond Carver.
Una monografica, a cura di
Mario Spinelli, sul tema: “Un colloquio ad Assisi con don Aldo Brunacci:
tra il 1943 ed il '45 salvò dalla deportazione centinaia di ebrei”.
Nelle pagine italiane, in primo
piano l'intervento del presidente del Consiglio alla Camera, riguardo alla
posizione del Paese nell'ambito della crisi irachena. Il tema del fisco.
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PRESENTATA LA BOZZA DI COSTITUZIONE
EUROPEA:
SPAZIO A DIGNITA’ UMANA, PACE E SOLIDARIETA’,
PER ORA SENZA RADICI CRISTIANE
- Con
noi, don Aldo Giordano e il prof. Pietro Scoppola -
Il
presidente della Convenzione europea, Valéry Giscard d’Estaing, ha presentato
ieri pomeriggio a Bruxelles i primi 16 articoli del progetto di Costituzione
europea. Tali articoli dovrebbero rappresentare i primi due capitoli ma
potranno essere modificati dagli
emendamenti che dovranno essere presentati dai membri della convenzione
entro la settimana prossima. Il servizio è di Fausta Speranza:
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Fra i temi affrontati trovano spazio i valori, la
definizione e gli obiettivi
dell'Unione. Vengono poi delineati la futura personalità giuridica, la cittadinanza
europea e le competenze dell'Ue. Per il momento, non emerge un esplicito
riferimento alle radici cristiane del Vecchio Continente.
Da
parte sua, il vicepresidente della Convenzione europea, Giuliano Amato, ha
affermato che un simile riferimento potrà essere inserito in altre parti della
futura bozza di Costituzione europea. Ma qual è la posizione e quali le
proposte del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa? Lo abbiamo chiesto
a don Aldo Giordano, segretario generale dello stesso Consiglio:
R. – Ci
sono due sentimenti. Uno è quello di soddisfazione per ciò che è stato scritto
dentro il Trattato, per esempio per il posto che ha il tema della dignità umana
o il posto che ha la pace, eccetera. Piuttosto, la delusione o l’attesa è per
ciò che non è ancora scritto: il riferimento alla religione o il tema della
libertà religiosa potevano già avere un posto. Come Chiese in Europa abbiamo
fatto una proposta di tipo legislativo: uno, si chiede che l’Unione Europea
riconosca e rispetti il diritto delle Chiese e delle comunità religiose di
organizzarsi secondo il diritto nazionale, secondo i propri statuti e
convenzioni; e che l’Unione Europea sia aperta ad un dialogo che noi chiamiamo
‘strutturato’ con le Chiese e con le istituzioni religiose. Un terzo elemento è
che l’Unione Europea rispetti e non pregiudichi lo Statuto di cui beneficiano
le Chiese e le comunità religiose nei singoli Stati nazionali, e questo in
realtà era già stato recepito dal Trattato di Amsterdam con la cosiddetta
Dichiarazione no. 11. Un altro aspetto, invece, che potrebbe avere uno spazio
in un preambolo o nelle conclusioni, sarebbe che i valori, questi valori che
noi condividiamo - dignità umana, sussidiarietà, solidarietà - trovino
un’apertura sul loro fondamento ultimo, che per noi è il trascendente, è il
cristianesimo. Questo riferimento o l’apertura ad un riferimento al
cristianesimo per noi sarebbe molto importante come chiave di lettura di questi
valori per potere andare in profondità di questi valori e poter dare loro un
contributo profondo, e non rimanere una retorica di valori.
D. -
Allo storico Pietro Scoppola chiediamo che cosa l’Europa non possa mancare di mettere nero su bianco,
considerando non solo la sua storia ma anche la realtà internazionale di oggi
...
R. – Le sue
radici spirituali e culturali, la grande tradizione che si riassume nella
Bibbia. Viceversa, sarei perplesso di fronte a questa richiesta di un esplicito
riferimento del nome di Dio nella Costituzione: mi fa pensare piuttosto al dio
dei filosofi e dei sapienti, quasi una concezione teistica, piuttosto che al
Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, per dirla con Pascal, il Dio della
tradizione biblica.
D. – Ecco,
professor Scoppola, però in molti sostengono che basterebbe esplicitare questi
valori piuttosto che dare un riferimento per forza alle radici cristiane: che
ne pensa, di questo?
R. – Io penso
che il riferimento ai valori fondamenti dell’Europa debba essere comprensivo
delle radici cristiane ma in maniera non esclusiva, in maniera che si riconosca
lo spazio che storicamente ha avuto tutto il filone della cultura
illuministica, della cultura laica. Intendiamoci: le radici, poi, della cultura
illuministica e della cultura laica sono anch’esse in qualche modo collegate in
un rapporto dialettico molto complesso alle radici cristiane. Comunque, una
formula comprensiva di questa complessità mi sembrerebbe la più appropriata:
questa più ampia tradizione, che è la tradizione ebraico-cristiana
rappresentata dalla Bibbia, la Bibbia come libro di riferimento dell’identità
europea. Lo diceva il cardinale Martini qualche mese fa, ha fatto una splendida
riflessione su questo tema: “La Bibbia come elemento di identità dell’Europa”.
Credo che questo sia il richiamo più vero e storicamente più corretto, e questo
significa anche guardare al futuro perché significa porre le premesse di una
politica dell’Europa legata ai valori che quella tradizione esprime, che sono -
pensiamo in questo momento al dramma di questi giorni - sono i valori della
convivenza, i valori del rispetto dell’altro, della dignità della persona
umana, sono i valori della pace ... E mi pare che questo richiamo avrebbe un
grande significato anche per il futuro.
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UN APPROFONDIMENTO DELLA COMPLESSA NEBULOSA DEL
NEW AGE ALLA LUCE
DEL DOCUMENTO
VATICANO PUBBLICATO LUNEDI’ SCORSO:
CON
NOI LA PROF.SSA CECILIA GATTO TROCCHI
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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Chi si avvicina alle diverse espressioni culturali,
religiose, terapeutiche, artistiche, che usano il simbolo ‘Nuova era’, ‘New
Age’ o ‘Era dell’Acquario’, con l’intento di cogliere ciò che le unisce, può
provare un senso di smarrimento come chi entrasse in un labirinto. Non esiste
una struttura unificata, né un centro unico ispiratore di ciò che tuttavia
presenta un’aria di famiglia e ha della comuni espressioni pubbliche di
promozione collegate da un complesso ‘network’ di dimensioni planetarie. Per
saperne di più abbiamo raggiunto la prof.ssa Cecilia Gatto Trocchi, antropologa
culturale all’Università di Chieti:
D. – Cerchiamo di quantificare il New Age: qual è
anzitutto la sua matrice? Da dove e verso dove si diffonde? Come è strutturato?
Quali collegamenti intercorrono tra le varie correnti? Possiamo avanzare delle
cifre riguardo gli aderenti? Dispone di strumenti radio-televisivi, testate
giornalistiche e case editrici?
R. – Il New Age ha due origini, una recente, che è quella
della contestazione americana del tardo ’68, il movimento che diventò desiderante
e non più politico, con la mania verso l’Oriente e con il desiderio di
trasformare completamente la propria vita. Quando il movimento di contestazione
diventò intimista, soggettivista, iniziò il New Age. La remota matrice delle
idee New Age è da ricercarsi in Alice Bailley, una pensatrice teosofica. Quindi
c’è Alice Bailley, poi la teosofia e di seguito la massoneria dei riti. La
massoneria dei riti è la nonna del New Age, mentre la madre è la teosofia
attraverso Alice Bailley, perché le teorie sono assolutamente le stesse. Nasce
in America e si diffonde dall’America in Europa anche se parla di religioni
orientali. Queste religioni passano tutte dagli Stati Uniti, ove si
modernizzano, si sgretolano, diventano cipria e poi ritornano verso occidente o
addirittura verso oriente dove ci sono nuove forme religiose New Age. I collegamenti
sono dotati di una sorta di stato d’animo generale. Il New Age si propone di
far raggiungere agli adepti, a pagamento - questo è importantissimo, perché
tutto si fa a pagamento - raggiungere a pagamento il benessere psicofisico.
Quindi è una religione del benessere, dello star bene. Non aver più la
sciatica, non aver più l’insonnia: e per far questo bisogna usare vari attrezzi
spirituali, i quali possono andare dalla meditazione Zen fino addirittura a
clisteri purificatori, perché anima e corpo devono essere collegati. Le cifre
sono assolutamente variabili. Ho chiamato i newagers ‘nomadi
spirituali’, perché nomadizzano da un centro all’altro, da una scuola
all’altra, dal buddismo al satanismo come se niente fosse, perché il New Age si
vanta di non essere coerente. Guai ad essere coerenti, perché la coerenza viene
scambiata con il dogmatismo. Quindi, è una religione estremamente fluida,
morbida, volta a far stare bene le persone con tutti i mezzi possibili. Quello
che possiamo notare, è che in Italia ci sono circa un milione di simpatizzanti,
persone che vanno tranquillamente in chiesa, quando sposa il fratello, o la
cuginetta, e poi praticano forme di evocazione dello spirito guida pensando di
vedere sorgere un indiano morto che farà loro da angelo custode. C’è di tutto.
Veramente di tutto. Ha molte case editrici, esplicite come la Mediterranea, la
New Age, l’Aquarium, ecc. Quanto alla radio-televisione e alle testate
giornalistiche, si infiltra in mezzo a giornalisti, operatori culturali, che per
odio esplicito al cristianesimo - perché l’odio al cristianesimo è esplicito -
preferiscono essere newagers. Perché il cristianesimo è odiato? Perché è
la religione dell’impegno etico, e guai ad avere impegno etico. Bisogna cercare
il benessere, danzare tra i fiori sotto l’arcobaleno.
D. – Come si rapporta il New Age all’esoterismo,
all’occultismo, e via dicendo?
R. – C’è un fatto interessante. Nel 1966 Kenneth Anger
fece un film sul diavolo, su Lucifero, ‘Lucifer rising’ e disse: “Oggi ho
tenuto a battesimo il New Age”. L’arcobaleno, che è il simbolo del New Age,
porta dalla terra alla terra, quindi è una rivalutazione delle forze occulte
profonde, sessuali, fondamentalmente, legate alla figura di Lucifero, che già
era stato sdoganato dalla massoneria dei riti e soprattutto dalla teosofia.
Madame Blavatsky, la fondatrice della teosofia, dice così: “Il nostro scopo non
è di ripristinare il buddismo o l’induismo, ma di cancellare il cristianesimo
dalla faccia della terra”. Anneé Besard è ancora più esplicita: “Si deve
combattere Roma e i suoi preti. Si deve ovunque lottare contro il cristianesimo
e scacciare Dio dai Cieli”. Allora, la Chiesa si difende da questi assalti che
gli stessi adepti del New Age non conoscono, perché stanno lì a danzare sotto
la luna, vestiti da lupi e non sanno che cosa stanno facendo.
D. – Si immagina facilmente perché il New Age costituisce
una insidiosa sfida per il cristianesimo …
R. – Certamente, perché la sfida non è frontale. Per
esempio, il marxismo si vedeva e si guardava in faccia: essendo ateo,
materialista, l’attacco era frontale. Qui l’attacco è insidioso e sotterraneo.
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CON LA PROIEZIONE DEL FILM, FUORI
CONCORSO, “CHICAGO”,
INAUGURATO
IERI SERA IL 53.MO FESTIVAL DEL CINEMA DI BERLINO
-
Servizio di Enzo Natta -
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Si è aperta nel nome della tolleranza la 53.ma edizione
del Festival di Berlino. Il direttore, Dieter Kosslick, ha inaugurato
la sessione con l’augurio che il cinema si faccia cassa di risonanza della
pace. In questo senso si è indirizzata la selezione delle 22 opere che
concorrono alla rassegna berlinese: una scelta che sembra rinnovare
quell’invito ad un cinema di impegno civile che in tante altre occasioni ha
testimoniato la volontà di schierarsi a difesa dei diritti umani e della pacifica
convivenza fra i popoli. Molti i film americani, rispettando una tendenza che
fin dalla nascita ha sempre connotato il Festival di Berlino, e fra questi
“Chicago” di Rob Marshall, con Richard Gere, ispirato al mitico musical di Bob
Fosse e “Solaris” di Steven Soderbergh, con George Clooney, che ripropone la
fantascienza intimista dell’omonimo film diretto da Andrei Tarkovsky nel 1971.
Da
parte italiana da segnalare la presenza di “Io non ho paura” di Gabriele
Salvatores, tratto dal romanzo di Niccolò Ammaniti, e tutto incentrato sulla
scoperta dei lati più dolorosi della vita da parte di un paio di bambini. Un
tema analogo, un viaggio nel Mezzogiorno d’Italia, nei suoi problemi e nelle
sue contraddizioni, è anche al centro di “Pater Familias” di Francesco
Patierno: altro film italiano che sarà presentato nella sezione Panorama.
Ancora un film italiano, nelle sezioni collaterali, è “Lettera dalla Palestina”
diretto da un collettivo di autori: una presa diretta della voglia di pace che
in Israele accomuna molti ebrei e palestinesi, per mantenersi in sintonia con
il tema dominante di quest’anno.
Per la
Radio Vaticana, Enzo Natta.
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7 febbraio 2003
UNA NUOVA SCUOLA PER I BAMBINI DI LARINO,
CENTRO MOLISANO
TRA I
PIU’ COLPITI DAL RECENTE TERREMOTO.
L’EDIFICIO,
REALIZZATO DALLA CARITAS
CON
UNA RACCOLTA FONDI IN COLLABORAZIONE CON LA RAI,
VERRA’
INAUGURATO DOMENICA MATTINA
CAMPOBASSO. = È tanta la gente che ha voluto dimostrare in
questi mesi la vicinanza alla popolazione colpita dal terremoto in Molise. La
raccolta fondi, lanciata da Caritas Italiana in collaborazione con la Rai, ha
superato i 4 milioni e 900 mila euro. Fondamentale è stato l’apporto di Cartasì
che ha messo a disposizione un numero verde per le donazioni. Grazie a questi
fondi, è stata realizzata una scuola a Larino, in provincia di Campobasso, che
ospiterà 220 bambini della scuola “Novelli”, resa inagibile dal sisma. L’edificio
sarà inaugurato domenica 9 febbraio. La nuova struttura, un prefabbricato di
720 metri quadrati, è composta da nove aule per le elementari e due per la
scuola dell’infanzia e sorge accanto alla scuola “E. Rosano”, dove si svolgerà
l’inaugurazione. “Oltre l’emergenza… per il ritorno al quotidiano” lo slogan
della giornata, che sarà aperta da mons. Tommaso Valentinetti, vescovo di
Termoli-Larino e mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana. Oltre
agli amministratori locali sono stati anche invitati il Presidente della Rai,
Antonio Baldassarre, il Direttore Generale, Agostino Saccà e il responsabile
del Segretariato Sociale, Carlo Romeo. Alle 11.30 nella cattedrale di Larino,
mons. Paolo Romeo, nunzio apostolico in Italia e San Marino, presiederà una
celebrazione eucaristica. Sarà un’occasione
per riflettere intorno alla solidarietà durante l’emergenza e dopo, e
per fare il punto sull’impegno per la
ricostruzione. Un impegno nello stile Caritas, avendo sempre chiaro il
valore più significativo dell'intervento avviato: essere segno di presenza e
d’amore accanto a chi soffre. (A.G.)
EMERGENZA SICCITA’ IN ETIOPIA PER 11 MILIONI
DI PERSONE:
A LANCIARE L’ALLARME E’ LA FAO,
CHE IN
UN APPELLO ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE,
CHIEDE
LO STANZIAMENTO DI 3,2 MILIONI DI DOLLARI
PER UN
PIANO DI ASSISTENZA AGRICOLA
ROMA. =
L’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao)
ha lanciato ieri un appello per la raccolta di 3 milioni e 200 mila dollari che
permetteranno di finanziare un piano di aiuti agricoli in Etiopia, dove la
siccità sta provocando gravi danni. Secondo la Fao, sarebbero più di 11 milioni
gli etiopici minacciati dalla mancanza d’acqua. La scarsità delle piogge,
infatti, ha causato nel 2002 una riduzione del 25 per cento dei raccolti di
mais e sorgo, che rappresentano il 40 per cento della produzione agricola
totale dell’Etiopia. Ingenti anche i danni al bestiame. La situazione è stata
aggravata dalla mancanza di impianti di irrigazione: su 11 milioni di ettari di
terre coltivabili, solo 200 mila ne sono dotati. Il piano di aiuti studiato
dalla Fao mira ad intervenire in questi settori attraverso una serie di
progetti che comprenderanno la fornitura di bestiame, la distribuzione di
sementi e foraggio e l’istituzione di corsi di formazione per la gestione delle
risorse idriche del Paese. (M.A.)
ISTITUITA DALLA CONFERENZA EPISCOPALE
DELL’INDIA UNA COMMISSIONE
PER LE
COMUNICAZIONI SOCIALI. L’ORGANISMO ATTIVERA’ ALL’INTERNO
DEI
CENTRI DI FORMAZIONE CATTOLICA CORSI DI STUDIO
DEDICATI
ALLE DINAMICHE DELLA COMUNICAZIONE DI MASSA
NUOVA
DELHI. = La Conferenza episcopale dell’India ha istituito una commissione per
promuovere l’educazione all’uso critico dei mezzi di comunicazione sociale nei
seminari e nei centri di formazione cattolici. “Numerosi vescovi - ha spiegato
il segretario della Commissione, padre Henry D’Souza - si sono accorti che se
le diocesi ignorano il settore delle comunicazioni sociali, è più facile che
molti fedeli si allontanino dalla Chiesa e anche da Dio stesso”. La commissione
perciò si occuperà di istituire una serie di corsi per preparare i seminaristi
ad un approccio maggiormente critico nei confronti dei mezzi di comunicazione
sociale. “Siamo coscienti - ha aggiunto padre D’Souza - della grande influenza
che i mass media hanno nella vita della gente: per questo la pastorale dei
media deve diventare parte integrante della missione della Chiesa. Le
comunicazioni sociali - ha concluso - non sono più un’opzione per
l’evangelizzazione, ma una necessità urgente per la Chiesa indiana per farsi
più vicina e facilmente comprensibile alla gente”. (M.A)
DECINE DI MORTI E MIGLIAIA DI FERITI IN
CONGO A CAUSA DEL MALTEMPO.
UNA
TEMPESTA DI PIOGGIA HA SPAZZATO VIA INTERI VILLAGGI
NELLA
REGIONE OCCIDENTALE DEL PAESE AFRICANO
KINSHASA.
= Una tempesta di pioggia e di fortissimi venti ha investito, nei giorni
scorsi, la regione occidentale del Congo spazzando via interi villaggi e
lasciando una scia di morte e distruzione: 164, purtroppo, le persone che
finora risultano morte, quasi 2.000 i feriti, e migliaia le case danneggiate,
scoperchiate o addirittura demolite. La tempesta - ha detto il ministro della
sanità congolese, Mashako Manba, si è scatenata domenica scorsa e ha raso al
suolo sette villaggi nella provincia di Bandundu. La zona è particolarmente
impervia tanto che per raggiungerla è necessario un breve volo fino allo scalo
di Yumbi e di qui risalire il fiume Congo per due ore. Secondo l’Ufficio
dell’Onu per il coordinamento della azioni umanitarie (Ocha) ci sarebbero
almeno più di 1.700 feriti, 217 dei quali hanno bisogno di cure urgenti. Il
ministero della sanità e i gruppi locali e internazionali di soccorso hanno già
inviato nell'area dottori e aiuti. (A.G.)
NUOVO VACCINO CONTRO LA MENINGITE
DISPONIBILE IN AFRICA
GRAZIE
ALLA FONDAZIONE GATES:
L’ANNUNCIO
DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’
GINEVRA. = L'Organizzazione Mondiale per Sanità
(Oms) ha annunciato ieri la disponibilità di un nuovo vaccino contro la
meningite in Africa. Nei mesi a venire saranno messe a disposizione - a prezzo
ridotto - tre milioni di dosi di questo vaccino nei 21 Paesi africani più
colpiti da questa malattia. Il vaccino, designato con la sigla ACW135,
proteggerà sia contro le varietà di meningococco più diffuse nel continente,
quelle di tipo A e C, sia contro la nuova varietà W135. Nella sola Burkina
Faso, ex Alto Volta, la meningite ha colpito l'anno scorso 14453 persone, della
quali ne sono morte 1743. Quest’anno la sola varietà W135 ha già colpito 1349
persone, 244 della quali sono morte. L'intervento d'urgenza per l'approntamento
e la diffusione del vaccino, rileva l'Oms, è stato reso possibile dalla rapida
mobilitazione dell'azienda farmaceutica GlaxoSmithKline e dai fondi messi a
disposizione della fondazione Bill e Melinda Gates. Ogni dose di vaccino verrà
venduta al prezzo di un dollaro e mezzo. Fino ad ora la singola dose di vaccino
contro la meningite - reperibile sono nei paesi industrializzati - poteva arrivare
facilmente a 50 dollari. Nel 2002 in tutta l'Africa sono stati segnalati 44280
casi di meningite, 5531 dei quali mortali. (A.G.)
PERPLESSITA’ NEL MONDO SCIENTIFICO
PER LA MORTE IMPROVVISA DI MATILDA,
LA PRIMA PECORA CLONATA IN AUSTRALIA
SYDNEY.
= Perplessità fra gli scienziati per la misteriosa morte improvvisa di Matilda
- la prima pecora clonata in Australia - all'età di tre anni e apparentemente
in ottima salute. L'autopsia eseguita non è riuscita a individuare le cause
della morte e la carcassa é stata subito cremata perché trovata già in stato di
decomposizione, suscitando le critiche degli oppositori della clonazione poiché
non vi saranno altre opportunità di stabilire cosa sia accaduto. E’ stato il
direttore dell'Istituto di ricerca e sviluppo del Sud Australia, Rob Lewis, a
dare la notizia precisando che la morte risale a sabato scorso ma che la
carcassa è stata trovata solo il giorno dopo, all'aperto e in condizioni di
caldo torrido. Lewis ha espresso sorpresa per la morte, poiché Matilda era in
buona salute e aveva anche messo al mondo tre agnelli sani. Secondo lo
scienziato, è improbabile che la morte prematura sia legata al fatto che era un
animale clonato. (A.G.)
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7 febbraio 2003
- A cura di Giada Aquilino -
Per ora nessuna risoluzione di guerra. Questa la
posizione inamovibile della Russia, che con il ministro degli Esteri Ivanov si
è detta contraria ad un pronunciamento del Consiglio di Sicurezza ''che apra la
strada all'uso della forza contro l'Iraq''. Di segno opposto le dichiarazioni
dell’amministrazione Bush. ''La diplomazia internazionale ha fallito'' nel suo
intento di disarmare il regime di Saddam, ha detto oggi a Roma il segretario
alla Difesa americano Donald Rumsfeld. Soltanto stanotte il presidente Bush in
un discorso televisivo alla Nazione aveva invitato l’Onu a non tirarsi indietro
ed a concedere l’uso della forza contro Saddam, perché con Baghdad “la partita
è chiusa”:
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“WE WILL
NOT WAIT. THE GAME IS OVER. ...”.
Il capo dello Casa Bianca ha accusato il leader iracheno
di avere ordinato ai suoi militari, in caso di conflitto, di usare le armi
chimiche che Baghdad continua a negare di avere. Bush ha quindi aggiunto di
essere favorevole ad una seconda risoluzione dell’Onu, a patto che serva ad
autorizzare l’intervento. Non la pensa così il presidente francese Chirac,
secondo cui la posizione di Parigi non è cambiata dopo il discorso del
segretario di Stato Powell al Consiglio di Sicurezza: per la Francia la guerra
resta evitabile potenziando le ispezioni. In Iraq, ieri un primo scienziato ha
accettato di essere interrogato in privato, mentre le autorità di Baghdad hanno
cercato di confutare punto per punto le accuse di Washington, dicendo che le registrazioni
telefoniche erano false come le dichiarazioni delle fonti segrete di intelligence
e le foto satellitari non provano l’esistenza di armi vietate. Powell ieri è
tornato a parlare al Congresso, dicendo che la crisi verrà sbloccata nel giro
delle prossime settimane in una maniera o nell’altra. Le truppe americane nella
regione hanno superato i 110 mila uomini e la Gran Bretagna ha mobilitato altre
forze aeree verso il Golfo Persico.
Da New York per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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E stamani il capo degli ispettori Onu, Hans Blix, commentando
il colloquio privato dello scienziato iracheno con gli specialisti del Palazzo
di Vetro, ha notato che l'“Iraq sembra fare sforzi in direzione di una maggiore
cooperazione”. Blix, assieme al collega Mohammad el Baradei, rientrerà domani a
Baghdad.
Anche la Turchia si schiera accanto agli Stati Uniti per
un eventuale attacco all’Iraq. Nonostante la contrarietà dell’opinione
pubblica, il Parlamento ha votato ieri a favore di un’assistenza militare alle
forze armate americane. Sul piano politico interno, intanto, il presidente del
partito “Giustizia e sviluppo” Erdogan ha presentato la propria candidatura per
le elezioni suppletive che si terranno a marzo nella cittadina orientale di
Siirte. In seguito alle recenti modifiche legislative, Erdogan – che alle
elezioni del 3 novembre non aveva potuto candidarsi, a causa di una precedente
condanna – potrà aspirare alla carica di premier, nel caso in cui venga eletto
deputato.
Gli Stati Uniti stanno fronteggiando in questi giorni
anche un’altra delicata crisi internazionale, quella legata al riarmo nucleare
della Corea del Nord. Sulla questione è intervenuta la Casa Bianca, affermando
che Washington è pronta a far fronte “ad ogni circostanza”, mentre il Pentagono
ha suggerito di riesaminare gli accordi internazionali di non proliferazione delle
armi di distruzione di massa. Pyongyang ha risposto, minacciando una “guerra
totale e nucleare” in caso di attacco americano.
Resta drammatica la situazione in Costa d’Avorio.
Tanto che l’Onu ha ordinato ieri a tutto il personale “non essenziale” di
lasciare il Paese. In attesa del discorso alla Nazione del presidente Gbagbo,
previsto per stasera, ieri i tre gruppi ribelli si sono incontrati a Man,
nell’estremo ovest, per cercare una posizione comune. Sentiamo Giulio Albanese:
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I delegati del Movimento patriottico della Costa d’Avorio,
del Movimento popolare del grande ovest e del Movimento per la giustizia e la
pace hanno discusso a porte chiuse sull’applicazione degli accordi firmati da
tutti gli attori della crisi lo scorso 24 gennaio in Francia. Nel corso
dell’incontro, il segretario generale del Movimento patriottico della Costa
d’Avorio ha ribadito che i movimenti insorti sono pronti a lanciare un
ultimatum al capo di Stato se questi rifiuterà di dar corso all’intesa di
Parigi. E si è spinto anche oltre: “Se la comunità internazionale non riesce a
far cedere Gbagbo, andremo fino alla vittoria finale: cioè ad Abidjan per prendere
il potere”.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Una misteriosa epidemia di
febbre ha ucciso negli ultimi tempi oltre 2.000 persone nella Repubblica
Democratica del Congo, più di 100 delle quali nella sola capitale Kinshasa. A
renderlo noto oggi le autorità sanitarie dell’ex Zaire. Questo tipo di
influenza, non è purtroppo l'unica epidemia con cui il Continente africano si
sta confrontando in questi giorni. E' di ieri la notizia di focolai di ebola
nel nord est del Congo Brazzaville: almeno 16 morti in due piccoli villaggi.
Medio Oriente. La polizia israeliana la notte
scorsa ha neutralizzato un ordigno che rappresentava un pericolo potenziale per
centinaia di fedeli che frequentano la moschea di Taibeh, a nord-est di Tel
Aviv. All’interno dell’edificio, infatti, è stato trovato un corpetto esplosivo
nascosto da due militanti della Jihad islamica che si apprestavano a farlo
esplodere oggi in una città israeliana. I due sono stati arrestati.
Assume proporzioni sempre più drammatiche l’ondata
di violenza della guerriglia colombiana. Per far fronte alla situazione, che
attualmente affligge soprattutto il nord est del Paese, il presidente Álvaro
Uribe ha prorogato ulteriormente lo stato d’emergenza. Ce ne parla Maurizio
Salvi:
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Il capo dello Stato dispone di altri 90 giorni per cercare
di imporre alla guerriglia di sinistra e ai paramilitari di destra le sue
regole del gioco. Si tratta di un’importante lotta contro il tempo, perché i
miglioramenti in tema di sicurezza servono al governo per poter presentare alla
popolazione un successo che possa far dimenticare - almeno per un po’ - i
disagi sociali, la disoccupazione e l’aumento del costo della vita. Il compito
non è dei più facili, perché se i paramilitari sembrano disposti ad una trattativa,
le Farc - che rappresentano la guerriglia più forte dell’America Latina - hanno
addirittura pigiato sull’acceleratore. E lo hanno fatto aumentando attentati ed
attacchi armati. L’importanza dell’azione di Uribe è dovuta anche al fatto che
egli rappresenta l’unico alleato di cui dispone Washington nella regione.
Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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E sempre in Colombia, sono riprese poco fa le ricerche del
piccolo aereo sparito ieri dai radar, 20 minuti dopo il decollo dall'aeroporto
di Girardot. A bordo del velivolo viaggiavano il ministro della Protezione
sociale, Juan Luis Londoño, due consiglieri, una guardia del corpo ed il
pilota. Al momento della scomparsa, nella zona le condizioni meteorologiche
erano avverse.
Primo giorno oggi a Berlino del
quinto round di colloqui di pace tra governo dello Sri Lanka e ribelli delle
‘Tigri per la liberazione della patria tamil’. Al centro degli incontri, la
situazione umanitaria nel nord e nell’est dello Sri Lanka, terreno di lotta
della guerriglia iniziata nel 1983, ma anche problemi relativi alla sicurezza
ed ai diritti umani.
Il settore spaziale russo avrà bisogno di almeno 47
milioni di dollari di finanziamenti in più per far fronte alle spese necessarie
a garantire l'attività della Stazione spaziale internazionale (Iss) nel solo
2003. Lo rende noto l'Ente spaziale russo, ricordando che la Russia dovrà
realizzare nei prossimi mesi tutti i collegamenti con la Iss, dopo la
sospensione del programma americano Shuttle seguito alla tragedia del Columbia.
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