RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 34 - Testo della Trasmissione di lunedì 3 febbraio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Proseguite con coraggio il cammino di ricostruzione dopo gli anni bui del totalitarismo. Così Giovanni Paolo II, nell’udienza ai membri del Sinodo della Chiesa cattolica ucraina.

 

Lettera del Papa a mons. Lozano Barragan,  per la XI Giornata mondiale del malato.

 

Riflessione cristiana sul New Age, dal titolo “Gesù Cristo portatore dell’acqua viva”, presentato nella Sala Stampa vaticana: intervista con l’arcivescovo Michael Fitzgerald.

 

Da oggi in Vaticano la visita di una delegazione del Patriarcato ortodosso di Serbia, per favorire il dialogo con la Santa Sede.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La tragedia dell’equipaggio della navicella spaziale Columbia: con noi, l’astronauta italiano Franco Malerba.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Vescovi africani riuniti da oggi a Bamako, nel Mali, si interrogano su come promuovere la santità e costruire un continente unito a pacificato.

 

Un nuovo Rapporto dell’Onu su “popolazione, ambiente e sviluppo”. Nel 2030 la terra avrà 8 miliardi di abitanti, tre persone su cinque abiteranno nelle città.

 

Emergenza immigrati al confine tra India e Bangladesh. Un centinaio di persone bloccate tra i due Paesi che si rifiutano di aprire le frontiere.

 

I comboniani chiedono la sensibilizzazione della comunità internazionale per la Repubblica Centrafricana.

 

24 ORE NEL MONDO:

Israele: il presidente Katzav avvia le consultazioni; praticamente certo l’incarico a Sharon per formare un nuovo governo.

 

Antiterrorismo: gli alpini in Afghanistan saranno impiegati in combattimento.

 

Al via ad Addis Abeba, il primo vertice straordinario dell’Unione africana.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 febbraio 2003

 

 

PROSEGUIRE CON CORAGGIO IL CAMMINO DELLA RICOSTRUZIONE DOPO GLI ANNI BUI DEL TOTALITARISMO:

COSI’, GIOVANNI PAOLO II AI MEMBRI DEL SINODO PERMANENTE

 DELLA CHIESA CATTOLICA UCRAINA, RICEVUTI STAMANI IN UDIENZA

 

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

**********

L’Ucraina, “terra di confine”, porta scritta “nella sua storia e nel sangue di tanti suoi figli la chiamata ad operare con ogni impegno a servizio della causa dell'unità di tutti i cristiani”. E’ la profonda riflessione offerta da Giovanni Paolo II ai membri del Sinodo permanente della Chiesa cattolica ucraina, ricevuti stamani in Vaticano. Il Papa è riandato con la memoria agli anni bui del totalitarismo comunista. La Chiesa greco-cattolica ucraina, ha detto, rinata dopo i “tragici eventi del secolo scorso” deve proseguire “il suo cammino di ricostruzione nella consapevolezza della sua eredità spirituale”. Ha quindi messo l’accento sulla “feconda testimonianza dei martiri” ucraini. Una testimonianza, ha rilevato, che non va disgiunta dalla “necessità di mantenere a tutti i livelli un atteggiamento di dialogo, collaborazione e comunione”.

 

Proprio alla sfida dell’ecumenismo, il Papa ha voluto dedicare la parte centrale del suo discorso. Il Pontefice ha ricordato i recenti incontri con i vescovi di rito latino che hanno permesso – “alla luce dell’obbligo della carità e dell’unità” – di considerare le “questioni pastorali che interessano ambedue le comunità”. Anch’essi, ha detto, “sono applicazione pratica di quella comunione effettiva ed affettiva che deve guidare i Pastori del gregge di Cristo”. D’altro canto, ha spiegato, tale comunione è tanto più necessaria di fronte alle nuove esigenze della nostra epoca. Dai “bisogni spirituali” della popolazione ai “dilemmi dell’emigrazione”, dai “disagi dei meno fortunati” all’esigenza di un rinnovato dialogo ecumenico; ancora ad una maggiore integrazione della ex repubblica sovietica nella casa comune europea.

 

L’Ucraina, ha constato il Santo Padre, è “la culla del cristianesimo nell’Europa orientale”. Un “laboratorio ecclesiale – lo ha definito – nel quale “coesistono la tradizione cristiana orientale e quella latina”. Ambedue, ha affermato, “contribuiscono ad abbellire il volto dell’unica Chiesa di Cristo”. Il Pontefice non ha, infine, mancato di ricordare la gioia straordinaria che ha caratterizzato l’accoglienza dei fedeli durante la sua visita in Ucraina, nel giugno del 2001. 

**********

 

 

LETTERA DEL PAPA ALL’ARCIVESCOVO LOZANO BARRAGAN,

 PER LA XI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

 

Giovanni Paolo II esprime il suo grande affetto a la sua vicinanza ai malati di tutto il mondo, appellandosi all’amore per i sofferenti di tutti gli uomini di buona volontà: lo fa in una lettera indirizzata al presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, mons. Javier Lozano Barragan, con la nomina del presule a suo inviato speciale per la celebrazione della XI Giornata Mondiale del Malato. L’evento avrà luogo a Washington il prossimo 11 febbraio, sul tema “La via alla solidarietà: prospettive della pastorale della salute in America”. Nel documento, redatto in latino, il Pontefice indica per i malati, le confortanti parole di Cristo riportate dall’evangelista Matteo: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, ed io vi ristorerò”.

 

 

ALTRE UDIENZE

        

Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto sei vescovi della Conferenza Episcopale del Brasile, in visita “ad Limina”.

 

 

PRESENTATA QUESTA MATTINA NELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

UNA RIFLESSIONE CRISTIANA SUL NEW AGE DAL TITOLO:

“GESU’ CRISTO PORTATORE DELL’ACQUA VIVA”,

A CURA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA E DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO

 

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

**********

“Il fenomeno del New Age, assieme a tanti altri nuovi movimenti religiosi – lo afferma il cardinale Paul Poupard – è una delle sfide più urgenti per la fede cristiana. Si tratta di una sfida religiosa e allo stesso tempo di una sfida culturale: il New Age propone teorie e dottrine su Dio, sull’uomo e sul mondo, incompatibili con la fede cristiana. Inoltre, il New Age è insieme il sintomo di una cultura in profonda crisi e una risposta sbagliata a questa situazione di crisi culturale: alle sue inquietudini e domande, alle sue aspirazioni e speranze ...

 

Per poter rispondere, da parte della Chiesa, alle sfide poste da questo fenomeno - soggiunge il cardinal Poupard – occorrono chiarezza e discernimento riguardo alla dottrina cristiana e, allo stesso tempo, accoglienza delle persone in ricerca di senso. Ma occorre ugualmente una pastorale rivolta alla cultura specifica delle società moderne e postmoderne, da cui nasce il fenomeno New Age: esso, infatti, esprime e rispecchia tratti decisivi di questa cultura, pretende di dare risposte valide alla crisi culturale e si offre come via di salvezza, inaugu-rando una ‘Nuova Era’ nel segno dell’Acquario, era di pace, di riconciliazione e di armonia cosmica”.

 

Il documento, illustrato congiuntamente dal cardinale presidente del Pontificio Consiglio della cultura, Paul Poupard, e dal presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald, è uno studio, un rapporto provvisorio; è il frutto della riflessione comune del gruppo di studio sui nuovi movimenti religiosi, composto da membri dello staff di diversi dicasteri della Santa Sede: i due Pontifici Consigli appena nominati, nonché la Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli e il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Con noi, mons. Michael Fitzgerald:

 

D. – Anzitutto, eccellenza, da quale esigenza è scaturito questo documento?

 

R. – Da un’esigenza pastorale. La corrente del New Age è abbastanza diffusa in vari ambiti e questo documento vuole essere un sussidio per i pastori, in primo luogo per coloro che accompagnano le persone come guide spirituali o impegnati nella pastorale, al fine di compiere un’opera di discernimento. Ci sono aspetti positivi, ma nel contesto il New Age non è conforme con la vera fede cristiana. In questo senso si cercano di offrire, in questa breve pubblicazione, le chiavi per comprendere questo fenomeno un po’ nebuloso del New Age e quindi illustrare la differenza tra il New Age, appunto, e la nostra fede cristiana.

 

D. – Il documento reca il titolo: “Gesù Cristo, portatore dell’acqua viva”. Un accenno, eccellenza, al contenuto?

 

R. – E’ noto che il New Age sta per l’era dell’Acquario: questo è un concetto astrologico secondo cui l’era dei Pesci, che era l’era di Cristo, si è evoluta e si è passati ora all’era dell’Acquario, dove tutto è più scorrevole, non ci sono i rigori del cristianesimo e tutto è basato sull’armonia, la persona calata nel Creato, nel Cosmo ... La nostra pubblicazione, fin dal suo titolo, ricorda che è Gesù Cristo il portatore dell’acqua viva. C’è tutto un capitolo che tratta dell’incontro tra Gesù e la Samaritana, il capitolo V, in cui si fa una riflessione, una meditazione su questo episodio del Vangelo in cui la donna si presenta con la sua grande sete di sapere di più, e Cristo le dice: “Se tu conoscessi il dono di Dio, tu che cerchi l’acqua: Io sono l’acqua, io sono l’acqua viva”. Questo per ribadire che il cristiano, il vero cristiano trova la pienezza della sua vita spirituale in Cristo, senza dovere andare a cercarla altrove ...

 

D. – Eccellenza, come mai si diffonde oggi il New Age? Quali carenze si riscontrano anche tra i cattolici?

 

R. – Il New Age è un fenomeno del post-moderno, una sorta di sfiducia nelle strutture ... E’ un po’ una nebulosa, una situazione in cui si può scegliere, ciascuno, gli aspetti che gli si confanno ... C’è la tendenza a costruirsi ognuno una sorta di propria religione, e questo è un pericolo dei nostri giorni. Mi sembra – ed è stato rilevato in questo opuscolo – che pur essendoci una forte insistenza sull’aspetto dell’armonia con tutti, esiste pur sempre un aspetto individualistico nel New Age, la ricerca dello sviluppo delle proprie potenzialità: sono ‘io’ che faccio questo, sono ‘io’ che costruisco ... Mentre nel cristianesimo, l’atteggiamento è di ricevere qualcosa da Dio, di ricevere tramite Cristo la grazia del Signore e questa grazia che riceviamo ci spinge verso il prossimo, ci spinge a servire il prossimo. Questa tendenza un po’ individualistica, un po’ egoista, è certamente da combattere.

 

Il documento oggi presentato in Sala Stampa, con un ampio e interessante dibattito, richiama quindi l’attenzione sulla necessità di conoscere e di comprendere il New Age quale corrente culturale, così come sulla necessità per i cattolici di una conoscenza dell’autentica dottrina e spiritualità cattolica per valutare in maniera corretta i temi di questa corrente. I primi due capitoli presentano il New Age come una tendenza culturale dai molteplici aspetti e offrono un’analisi dei fondamenti del suo pensiero. Dal terzo capitolo in poi, vengono offerte indicazioni per una ricerca su questo movimento in paragone con il messaggio cristiano. Vi sono anche alcuni suggerimenti di natura pastorale. Chi desidera approfondire lo studio del New Age troverà riferimenti utili nell’appendice.

**********

 

Molti, oltre 60, i giornalisti delle testate scritte e radiotelevisive presenti questa mattina in Sala Stampa, assieme a parecchi ospiti. L’interesse dei giornalisti si è anzitutto appuntato su una più esatta definizione della fisionomia del New Age, una sua valutazione quantitativa e la sua dimensione geografica. Nasce inizialmente in Inghilterra e si diffonde dapprima in Europa e quindi nel mondo. E’ un fenomeno fluttuante che pure contiene cose buone. E’ stato infatti chiesto se si può essere cattolici e fare yoga, per esempio, o amare la natura alla maniera del New Age o ascoltare musica relax del New Age. Occorre fare discernimento. L’ecologia è una cosa buona, per esempio, ma non bisogna deificare la natura. Altra precisazione si è avuta sulla natura stessa del documento, che non è un testo ufficiale, ma uno studio non definitivo del fenomeno - è stato ribadito – aperto ad ulteriori sviluppi. Come il New Age è in evoluzione, così non può esservi per ora una parola dottrinale definitiva sul fenomeno. Il documento mette tuttavia in guardia dai pericoli connessi all’ideologia o meglio alle ideologie che sottostanno alle varie forme del New Age, in rapporto alla fede cristiana.

 

 

INIZIA OGGI LA VISITA IN VATICANO

DELLA DELEGAZIONE DEL PATRIARCATO ORTODOSSO DI SERBIA

NELL’INTENTO DI FAVORIRE I CONTATTI DIRETTI

ED ELIMINARE INCOMPRENSIONI E MALINTESI

 

- Servizio di Carla Cotignoli -

 

Si stanno intensificando i rapporti tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse dell’Europa orientale. Inizia oggi la visita di una delegazione del Patriarcato ortodosso di Serbia, capeggiata dal Metropolita Amfilohije. “Si situa  nell’insieme dei dialoghi bilaterali che la Santa Sede ha avviato con ciascuna Chiesa ortodossa”, come informa un comunicato del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani che ricorda una visita analoga nel marzo scorso della delegazione inviata a Roma dal Patriarcato ortodosso di Grecia. Il servizio è di Carla Cotignoli:

 

**********

La visita della delegazione del Patriarcato ortodosso di Serbia in Vaticano fa seguito al viaggio compiuto nel maggio scorso dal cardinale Walter Kasper a Belgrado, dove aveva incontrato il Patriarca serbo Pavle e si era svolto un intenso programma “a carattere ecumenico, spirituale a contatto con il Patriarcato ortodosso serbo”. “Nelle conversazioni – informa ancora il comunicato – era stata sottolineata l’importanza fondamentale di contatti diretti e reciproci, i soli in grado di approfondire la conoscenza degli uni e degli altri e di eliminare incomprensioni, malintesi e false interpretazioni”.

 

E il denso programma dei giorni prossimi  favorirà la conoscenza diretta della Santa Sede. La delegazione, giovedì prossimo, sarà ricevuta in udienza privata dal Papa. A partire da oggi sino a sabato prossimo, numerosi gli appuntamenti con vari dicasteri, come le Congregazioni per la Dottrina della Fede e l’Educazione Cattolica, i Consigli per la famiglia, giustizia e pace e dialogo inter-religioso, Accademia per la Vita e Università pontificie. Particolarmente approfondite le conversazioni con il Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani.

 

Non mancheranno i momenti  di preghiera comune. La visita verrà inaugurata proprio con una preghiera nella Basilica di San Pietro. Seguirà la visita alle altre Basiliche patriarcali, all’Abbazia delle Tre Fontane, alla Basilica di Santa Maria in Trastevere, dove saranno celebrati i Vespri animati dalla Comunità di Sant’Egidio.

 

“La visita della delegazione del Patriarcato ortodosso serbo ha l’intento di dare più solide e regolari basi alle relazioni bilaterali tra la Santa Sede e il Patriarcato di Serbia”. E’ una ulteriore risposta concreta alla comune responsabilità nel raggiungimento della piena unità dei cristiani.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

"Gli Stati si diano leggi fondate su solide basi etiche a tutela della vita umana" è il titolo che apre la prima pagina: all'Angelus, Giovanni Paolo II si è unito alla Chiesa in Italia per celebrare la "Giornata per la Vita" ed ha lanciato un pressante appello a considerare la persona umana soggetto di inviolabili diritti, di fronte ai quali la libertà deve sapersi fermare.

La preghiera del Papa per le vittime dell'esplosione della navicella spaziale "Columbia" (La tragedia consumatasi nello spazio è approfondita sia nelle pagine estere, sia in quella culturale)

L'appello del Santo Padre per la riconciliazione in Costa d'Avorio.

L'augurio di pace formulato dal Papa per quanti hanno celebrato il capodanno lunare: tra questi, cinesi, vietnamiti, coreani.

 

Nelle pagine vaticane, omelia del Papa e cronaca della Concelebrazione Eucaristica in occasione della Festa della Presentazione del Signore.

Nel discorso ai membri del Sinodo permanente della Chiesa greco-cattolica ucraina, il Papa ha sottolineato che l'Ucraina porta scritta nella sua storia e nel sangue dei martiri la chiamata ad operare a servizio della causa dell'unità dei cristiani.

Due contributi, per l'Anno del Rosario, delle Clarisse del Protomonastero di Santa Chiara, in Assisi e a Roma, dal titolo "Quella Corona che è via privilegiata di contemplazione nella vita consacrata".

Un articolo di Robert Spaemann sulla nota della Congregazione per la Dottrina della Fede sui cattolici nella vita politica.

 

Nelle pagine estere, Iraq: l'Unione Europea tenta una mediazione per scongiurare il rischio di un conflitto.

Costa D'Avorio: Parigi chiede il rispetto dell'accordo di pace". 

 

Nella pagina culturale, un contributo di Umberto Santarelli dal titolo "Un Codice da contestualizzare": vent'anni di esperienza canonica.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano i temi della giustizia e del lavoro.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

3 febbraio 2003

 

 

IL GRANDE DOLORE PER LE VITE PERDUTE

NELLA TRAGEDIA DELLO SHUTTLE COLUMBIA

 

- Intervista con Franco Malerba -

 

Si comincia a fare progressi nelle indagini per capire perché i sette dell'equipaggio del Columbia sono morti. E’ quanto ha riferito Ron Dittemore, responsabile del programma delle navette. Parlando in conferenza stampa da Houston ha affermato che, due minuti prima di perdere i contatti con la navetta spaziale, il centro di controllo della missione si era reso conto che lo shuttle aveva problemi d'assetto, ma che non c’è stato allarme, né a bordo né a terra, perché “tutto sembrava nei limiti delle possibilità di correzione”. Intanto la Nasa fa sapere che sono stati ritrovati  resti di alcuni dei sette astronauti. Si rinnova, in un certo senso, il dolore per la perdita delle loro vite, un dolore che l’astro-nauta italiano  Franco Malerba esprime nell’intervista di Fausta Speranza:

 

**********

R. - Giornate terribili, con la voglia di sapere nomi a me familiari. E’ una cosa molto dolorosa. Non nascondo che ci sono anche le preoccupazioni nel capire come e perché questa navetta non è tornata a terra come doveva e cosa si ha da fare per rimettere il programma spaziale in piedi.

 

D. - Quindi, in qualche modo, questa disgrazia rimanda a qualche responsabilità più generale di questi ultimi anni, forse?

 

R. - Il programma spaziale è fatto di tanti programmi che non hanno una diretta dipendenza con questo incidente. Ahimè, gli ultimi tempi sono stati particolarmente negativi, c’è stato anche un Arianna che non ha funzionato correttamente, un satellite perduto … Non stiamo vivendo un momento particolarmente felice. Qualcuno potrebbe anche osservare che negli ultimi tempi sono stati investiti meno denari, ma non credo che questo sia il caso del programma Shuttle. Conosco il direttore del programma Ron Dittemore, che era il mio flight director all’epoca della mia missione nello spazio. Uomo assolutamente prudente, pignolo. Credo, veramente, scopriremo che qualcosa di anomalo è successo durante la missione che, in qualche modo, attraverso una catena viziosa di avvenimenti, ha prodotto l’incidente.

 

D. - Franco Malerba, quali frutti l’umanità ha già raccolto da questi anni di impegno nello spazio?

 

R. - Sul livello della conoscenza, perché abbiamo imparato a conoscere l’ambiente che ci circonda, ci siamo tolti i paraocchi uscendo dall’atmosfera. Abbiamo imparato nuove tecnologie, abbiamo migliorato le telecomunicazioni, con competenze diffuse nei più diversi settori industriali e commerciali, dagli studi sui materiali e sulle tecnologie spaziali. Quindi, c’è un grande ritorno da questo investimento di frontiera.

 

D. - Secondo lei avrebbe senso tentare di vedere dallo spazio tutte le questioni aperte, che in questo momento ci fanno parlare di guerra sul nostro pianeta?

 

R. - In effetti, questo è un pensiero profondo che gli astronauti credo abbiano tutti in fondo al cuore, o nel profondo dei loro occhi. La vista del pianeta da lassù è un palcoscenico straordinario per pensare ad un destino comune del pianeta. Mi viene in mente quando identifichiamo questo santuario del governo del pianeta nelle Nazioni Unione, e quindi in un ambiente che, in qualche modo, rappresenta tutto il pianeta. Forse la stazione spaziale internazionale, questo oggetto che vola lassù, e che guarda in momenti diversi a tutti i punti del pianeta Terra, potrebbe essere davvero il simbolo di un luogo privilegiato, dove ricercare la pace e la comunicazione fra tutti i popoli.

**********    

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

3 febbraio 2003

 

 

LA CHIESA AFRICANA SI INTERROGA SU COME PROMUOVERE LA SANTITA’

E COSTRUIRE UN CONTINENTE UNITO E PACIFICATO:

DA OGGI AL 10 FEBBRAIO RIUNITI A BAMAKO, NEL MALI,

CIRCA 60 VESCOVI DELL’AFRICA FRANCOFONA DELL’OVEST,

INSIEME A DELEGATI DELLE ALTRE CONFERENZE EPISCOPALI AFRICANE

 

- A cura di padre Joseph Ballong -

 

**********

BAMAKO (Mali). = “Pianifichiamo la santità, qui, adesso, in Africa”: è il tema di riflessione e di scambi che affronteranno durante una settimana da oggi al 10 febbraio a Bamako, nel Mali, una sessantina di vescovi di undici Paesi membri della Conferenza episcopale regionale dell’Africa dell’Ovest francofona, la Cerao. Prenderanno ugualmente parte a queste assise delegati rappresentanti delle Conferenze episcopali regionali dell’Africa del Nord, dell’Africa dell’Ovest anglofona, dell’Africa centrale, del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam) e il segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Il tema scelto per questo incontro - “Pianificare o programmare la santità” - fa parte di un piano triennale lanciato nell’anno 2000 in occasione della 14.ma Assemblea plenaria di Conakry, in Guinea. Si tratta di riflettere sulle vie ed i mezzi da mettere in piedi per affrontare le grandi sfide dell’Africa, per condurre il continente verso la santità, per promuovere la santità degli africani. Per i vescovi della Cerao, come ha spiegato questa mattina in una conferenza stampa mons. Jean-Gabriel Diarra, vescovo di San e presidente della Conferenza episcopale del Mali, “la santità non è uno stato puro, ma uno sforzo sostenuto di appartenenza dell’uomo a Dio che è amore”. Si tratta di costruire un’Africa unita, pacificata e desiderosa di uno sviluppo armonioso. La Chiesa in Africa, attraverso le sue diverse strutture, deve organizzarsi e pianificare le sue attività per avvicinare l’uomo a Dio; santificare l’uomo e la donna a cui sono destinate le sue diverse attività. Dunque, i vescovi e gli esperti di questa 15.ma plenaria si interrogheranno sulle strutture attuali delle loro associazioni regionali e continentali per meglio adattarle agli obiettivi definiti per lavorare in modo più collegiale, più metodico e più efficace.

**********

 

 

“POPOLAZIONE, AMBIENTE E SVILUPPO”: NUOVO RAPPORTO DELL’ONU PONE 

IN EVIDENZA LA NECESSITA’ DI RALLENTARE ED ACCOMPAGNARE LA CRESCITA

 DEGLI ABITANTI DEL PIANETA, CON STRATEGIE DI SVILUPPO RISPETTOSE

DEGLI AMBIENTI NATURALI. NEL 2030 LA TERRA SARA’ POPOLATA 

DA 8 MILIARDI DI PERSONE: 3 SU 5 ABITERANNO NELLE CITTA’

 

GINEVRA. = Il ventesimo è stato un secolo senza precedenti per la crescita della popolazione, ma anche per lo sviluppo economico mondiale e la modifica dell'ambiente. Dal 1990 al 2000 gli abitanti della Terra sono passati da 1,6 a 6,1 miliardi e circa l' 85% dell' aumento si è verificato in Asia, Africa e America Latina. Sebbene il ritmo di crescita della popolazione stia rallentando, le proiezioni dell'Onu sull'andamento demografico indicano che nel 2030 verranno toccati gli 8 miliardi di persone. Dal 2000 al 2030 si prevede una crescita  del 2% nelle regioni più sviluppate, mentre sarà del 45% in quelle meno sviluppate. Questi i numeri contenuti nel rapporto ''Popolazione, ambiente e sviluppo'' realizzato dal Dipartimento degli affari economici e sociali dell'Onu. Nel 1900 circa l' 86% della popolazione mondiale viveva nelle campagne, mentre solo il 14% nelle città. Nel 2000 la popolazione rurale è scesa al 53%, mentre gli abitanti delle città sono il 47% del totale. Nel 2030, oltre i tre quinti della popolazione mondiale vivranno in città. Praticamente tutto l'aumento della popolazione che ci si attende tra il 2000 ed il 2030 sarà concentrato nelle aree urbane. La crescita rapida e non equilibrata della popolazione e lo sviluppo economico sono accompagnati dal degrado dell'ambiente fisico terrestre: la perdita dello strato fertile del suolo nel ventesimo secolo è stata paragonabile a quella dei 1.000 anni precedenti; l' uso dell'energia nel secolo scorso è stato pari a 10 volte quello dei 1.000 anni precedenti; la produzione alimentare mondiale è aumentata ad un tasso superiore a quello della popolazione, ma la crescente scarsità ed il degrado delle risorse agricole e ambientali gettano seri dubbi su quanto a lungo la produzione alimentare potrà superare l'incremento demografico; in tutto il mondo sono poi a rischio molti ecosistemi fragili e biologicamente unici, così come le specie animali e vegetali che essi contengono; le aree forestali stanno diminuendo, specie nelle zone tropicali; l'inquinamento industriale e gli scarichi dannosi delle produzioni agricole minacciano la qualità di aria ed acqua. Globalmente, l'irrigazione usa più del 70% dell'acqua dolce prelevata da laghi, fiumi e fonti sotterranee. Infine, il rapporto evidenzia il degrado ambientale provocato dall' urbanizzazione. I grandi centri sono particolarmente vulnerabili agli effetti negativi delle emissioni dei veicoli. (R.G.)  

 

 

EMERGENZA IMMIGRATI AL CONFINE TRA INDIA E BANGLADESH. UN CENTINAIO

DI PERSONE E’ BLOCCATO NELLA “TERRA DI NESSUNO” TRA I DUE PAESI ASIATICI,

CHE SI RIFIUTANO DI APRIRE LE FRONTIERE

 

NEW DELHI. = Immigrati clandestini, secondo il governo di New Delhi. Cittadini indiani di lingua bengalese, secondo quello di Dhaka. Un centinaio di persone sono senza riparo né cibo nella ‘terra di nessuno’ che divide India e Bangladesh e, almeno per ora, non sembra aprirsi nessuna delle due frontiere. Durante le passate due settimane centinaia di persone sono state fermate dalla polizia indiana lungo il confine con il Bangladesh. Almeno 300 sono state trattenute in centri di permanenza e altre sono state respinte oltre la frontiera. Lo scorso mese, l’India aveva annunciato una campagna per ostacolare l’immigrazione clandestina dal Bangladesh considerata un rischio per la sua sicurezza interna. Proprio l’emergenza immigrazione ha raffreddato i rapporti tra i due Paesi asiatici. Secondo le autorità di New Delhi, nel Paese sarebbero presenti illegalmente venti milioni di bengalesi. La polizia di frontiera indiana, dal canto suo, ha più volte accusato l’esercito del Bangladesh di aiutare i clandestini ad attraversare i 4000 chilometri di linea di confine che separano le due nazioni. Affermazioni sempre smentite dal governo di Dhaka secondo cui, in realtà, gli espulsi non sarebbero suoi cittadini, ma piuttosto in maggioranza indiani di lingua bengalese e religione musulmana. (A.G.)

 

 

I COMBONIANI CHIEDONO LA SENSIBILIZZAZIONE  DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE  PER LA REPUBBLICA CENTRAFRICANA,

SCONVOLTA DALL’ENNESIMO RAID CONTRO LE MISSIONI CATTOLICHE.

 “LA CAPITALE BANGUI - INFORMANO I RELIGIOSI - RISCHIA DI RIMANERE ISOLATA

E NON AVERE PIU’ IL NECESSARIO PER VIVERE”

 

DEKOA. = “Le Condizioni della popolazione in Centrafrica stanno diventando sempre più tragiche; per questo motivo sollecitiamo un intervento delle Nazioni Unite”, così si è espresso oggi attraverso l’agenzia missionaria Misna, padre Venanzio Milani, vicario generale dei comboniani, dando notizia dell’ennesimo raid contro le missioni cattoliche avvenuto nella Repubblica Centrafricana. L’ultimo assalto, che i missionari hanno potuto comunicare solo oggi alla casa generalizia di Roma, è avvenuto dieci giorni fa ed è stato diretto contro le strutture dei comboniani a Dekoa, cittadina situata 260 chilometri a nord dalla capitale Bangui. I miliziani hanno fatto irruzione nelle comunità dei comboniani e delle suore della stessa congregazione attive nell’assistenza ai malati dell’ospedale. Trafugati una vettura ed altri oggetti. Le condizioni dei religiosi sono buone, ma le suore hanno lasciato temporaneamente la missione riparando in alcuni villaggi ubicati nella foresta nel timore di nuovi attacchi. Quella di Dekoa è solo l’ultima di una lunga serie di incursioni che hanno sconvolto quasi tutte le missioni del Centrafrica, colpito dalla pesante crisi seguita al colpo di stato dello scorso 25 ottobre. Gli attacchi che stanno mettendo in ginocchio il paese, vengono ricondotti alla mente dell’ex generale golpista Bozizè. Padre Milani ha comunicato che, insieme ad altri istituti e congregazioni, si sta cercando di sensibilizzare ad un intervento la comunità internazionale: “Invitiamo anche i mass-media - ha detto il religioso - ad accendere i riflettori su ciò che accade nel nostro paese, dove tra l’altro, la capitale Bangui rischia di rimanere isolata e di non avere più il necessario per vivere” (P.O.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

3 febbraio 2003

 

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

Un aumento di temperatura, forse un errore nell’angolazione del Columbia. Sono alcune delle ipotesi che si portano avanti riguardo alla tragedia dello Shuttle, esploso sabato in fase di rientro da una missione nello spazio, provocando la morte di 7 astronauti. Gli Stati Uniti, intanto, hanno avviato tre inchieste parallele, ad opera della Nasa, del Congresso e di una commissione indipendente, mentre la stessa Nasa avrebbe rimosso dai loro incarichi cinque dei nove esperti della Commissione sicurezza che avevano evidenziato nei giorni scorsi i rischi della missione Shuttle. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

**********

La Nasa ha sospeso tutti i voli. Ha nominato l’ex ammiraglio Harold Gehman per guidare la commissione d’inchiesta indipendente che dovrà appurare le cause del disastro. L’Agenzia spaziale americana ha pure promesso di rivelare tutte le informazioni disponibili. Ma intanto iniziano a montare anche le polemiche, perché nei mesi scorsi diversi esperti avevano avvisato la Casa Bianca sui rischi per la sicurezza degli Shuttle. L’ipotesi più accreditata al momento è che l’impatto tra dei detriti e l’ala sinistra, avvenuto in fase di decollo, abbia danneggiato alcune delle tegole necessarie a proteggere la navicella dal calore in fase di rientro. La conferma verrebbe anche dall’improvviso incremento della temperatura registrato dalla strumentazione. Gli investigatori stanno cercando di recuperare tutte le parti del Columbia, precipitate a terra, sopra un’area che va dal Texas alla Louisiana. Il Paese ora si interroga su come gestire la Stazione orbitante internazionale, che dipende dagli Shuttle per restare operativa. Ieri, comunque, la Russia ha lanciato un cargo senza equipaggio, per portare rifornimenti ai tre astronauti rimasti a bordo.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

**********

 

Lo Stato ebraico è in lutto per la morte di uno degli astronauti dello Shuttle, di nazionalità israeliana. Il premier Sharon ha detto che la partecipazione del Paese al programma spaziale continuerà. Intanto il presidente israeliano Moshe Katzav ha cominciato stamani le consultazioni con le delegazioni dei partiti prima di affidare l’incarico della formazione del nuovo governo. La prima delegazione ad essere ricevuta è stata quella del Likud, il partito di destra del premier Sharon che ha conquistato alle ultime elezioni la maggioranza relativa. Praticamente certo l’incarico a Sharon, il quale ha ricevuto stamani il leader laburista Mitzna nel tentativo di convincerlo ad aderire a un governo di unità nazionale.

 

Il 5 febbraio la Casa Bianca mostrerà le prove che Saddam Hussein nasconde armi di distruzione di massa. A ribadirlo è il segretario di Stato americano Colin Powell, in un commento pubblicato dal Wall Street Journal e a due giorni dalla sua audizione al Palazzo di Vetro. Intanto, per l’evoluzione della crisi irachena, questa settimana si attende l’esito degli incontri bilaterali, oggi a Mosca tra il presidente russo Putin e il premier italiano Berlusconi e domani in Francia tra il presidente Chirac e il premier britannico Blair. Nella fine settimana poi i capi ispettori dell’Onu, Blix ed El Baradei, torneranno a Baghdad.

 

In vista di un possibile prossimo attacco a Baghdad, intanto, la Turchia ha rinforzato la sua presenza militare al confine con l’Iraq. Da tempo gli Stati Uniti chiedono ad Ankara di poter usare il territorio turco come base di partenza per una eventuale invasione dell'Iraq settentrionale. E proprio questa settimana il governo turco sottoporrà al Parlamento la questione irachena. Lo ha dichiarato il premier Abdullah Gul, in una conferenza stampa. La Costituzione turca prevede che sia il Parlamento ad approvare l'ingresso di truppe straniere sul territorio nazionale o l'invio all'estero di propri contingenti militari.

 

Gli alpini italiani sono in Afghanistan per combattere e non semplicemente per una missione di peacekeeping. Lo ha chiarito il colonnello Roger King, portavoce del comando statunitense di Enduring Freedom nella base di Bagram, 50 chilometri a nord-est di Kabul. Gli alpini tra poche settimane saranno operativi nell'area di Khost, ai confini con il Pakistan, con compiti di antiterrorismo.

 

Ancora altissima la tensione in Costa d’Avorio. Violente proteste, che hanno provocato un morto tra i manifestanti, si sono svolte ieri ad Abidjan, dopo la scoperta del corpo senza vita di uno dei leader dell’opposizione. La Francia ha chiesto solennemente al presidente Gbagbo di applicare gli accordi di Parigi ed i ribelli hanno minacciato un ultimatum, se non si formerà in tempi brevi il governo di riconciliazione nazionale. Il servizio di Giulio Albanese:

 

**********

Gli scontri con la polizia sono avvenuti dopo che centinaia di persone avevano inscenato manifestazioni di protesta per l’uccisione di Camar H, attore e membro dell’ufficio politico del principale partito di opposizione dell’ex primo ministro Alassane Ouattara. Il corpo senza vita dell’artista è stato rinvenuto ieri. Freddato con almeno un colpo d’arma da fuoco, l’attore era stato prelevato sabato sera da uomini in uniforme. Intanto, un collaboratore personale del presidente ivoriano Laurent Gbagbo ha dichiarato che l’intesa sponsorizzata dalla Francia va rinegoziata. Secondo un collaboratore del presidente, il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin deve avere il coraggio di riconoscere il fallimento dell’accordo di Parigi e rilanciare così il processo negoziale, eliminando le clausole che hanno scioccato il popolo ivoriano. Nell’accordo di Parigi sono stati dati ai ribelli due ministeri chiave.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

**********

 

Costituire un Consiglio di pace e sicurezza all’interno dell’Unione africana. E’ l’auspicio con cui il presidente dello stesso organismo panafricano, il sudafricano Thabo Mbeki, ha aperto stamani ad Addis Abeba il primo vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dell’Unione africana, istituita ufficialmente nel luglio scorso sulle ceneri dell'Organizzazione dell'Unità africana. All'ordine del giorno della riunione, ci sono alcuni aggiustamenti alla Costituzione comunitaria, ma soprattutto i conflitti continentali in Costa d'Avorio, Congo, Repubblica Centrafricana, Sudan e Somalia. Sulla possibile guerra in Iraq, poi, Mbeki punta ad elaborare un documento in cui si chieda più tempo per gli ispettori dell'Onu.

 

Una persona è morta in una potente esplosione a Karachi, in Pakistan, in un parcheggio vicino all'edificio della compagnia petrolifera statale Pakistan State Oil. Secondo la polizia l'esplosione è stata causata da una bomba piazzata su una motocicletta parcheggiata all'esterno del palazzo. Dai primi accertamenti, si tratterebbe di un atto terroristico.

 

Sconfitta senza precedenti per il cancelliere tedesco Schröder, nelle elezioni regionali di ieri in Assia e Bassa Sassonia. Nel primo test dopo le legislative del 22 settembre, gli elettori hanno largamente premiato l’opposizione cristiano-democratica. Ed il capogruppo dei liberali al Bundestag, la Camera bassa, non ha escluso una mozione di sfiducia nei confronti del governo. Il servizio di Giovanni Maria Del Re:

 

**********

Particolarmente clamoroso il risultato in Bassa Sassonia. Proprio questa roccaforte rossa, governata dal ’90 al ’98 dallo stesso Schröder, passa dalla maggioranza assoluta social democratica a quasi l’opposto. La Cdu, infatti, ha circa il 48 per cento dei voti. E in Assia, fino al ’99 in mano social democratica, la Cdu del potente ministro presidente Roland Koch ottiene la maggioranza assoluta dei seggi, rafforzandolo nelle sue intenzioni ambiziose di possibile futuro sfidante di Schröder. Risultati senza precedenti, motivati anche dalla grande delusione degli elettori per le troppe promesse non mantenute da Schröder dopo la sua vittoria alle politiche del settembre scorso. Inoltre, il centro destra ha ora definitivamente consolidato la sua maggioranza in seno alla Camera delle regioni e sarà in grado di bloccare molte delle leggi approvate dalla maggioranza rosso-verde al Bundestag. La posizione del cancelliere Schröder si fa ora davvero molto difficile.

 

Da Berlino, Giovanni Maria Del Re, Radio Vaticana.

**********  

 

Il presidente della Repubblica Ceca Vaclav Havel ha lasciato ieri la guida dello Stato. Poiché un successore non è stato ancora nominato - il 14 ed il 25 gennaio scorsi nessun candidato ha raggiunto il quorum in Parlamento - la cerimonia di passaggio delle consegne ha avuto luogo ieri a Praga tra Havel ed i presidenti del Consiglio dei ministri e della Camera dei deputati che da domani si divideranno gran parte dei poteri presidenziali. Il drammaturgo di fama internazionale ed ex dissidente era diventato capo dello Stato per la prima volta nel 1989, poco dopo la ‘rivoluzione di velluto’ di Praga che defenestrò in maniera incruenta i comunisti al potere da 40 anni in Cecoslovacchia. Ma Vaclav Havel è stato davvero un drammaturgo prestato alla politica come hanno scritto alcuni politologi? Roberto Piermarini lo ha chiesto al collega Luigi Geninazzi corrispondente di “Avvenire”:

 

**********

R. - Havel è stato sempre un ‘anti-politico’. Già nel suo libro “Il potere dei senza potere”, quando era un dissidente e andava avanti e indietro dalle carceri comuniste, ha sempre professato la sua profonda convinzione che la verità e la dignità dell’uomo devono essere alla base di ogni azione. Però, ovviamente, da questo punto di vista possiamo definirlo un politico di tipo diverso il quale giustamente, sull’onda della rivoluzione di Velluto del 1989, è riuscito ad arrivare al posto più alto del potere, alla presidenza della Repubblica e a rimanerci per ben 13 anni.

 

D. - Quanto ha pesato nella sua presidenza la scissione dalla Slovacchia?

 

R. - Havel si era battuto in tutti i modi nel 1992 perché il Paese rimanesse unito. Invece Havel non è stato in grado di respingere gli attacchi concentrici sia di un ultra nazionalista slovacco come Meciar, sia di un ultra liberista ceco come Klaus. Gli può essere di consolazione che tutti e due sono praticamente spariti dalla scena politica.

**********

 

 

=======ooo=======