RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 32 - Testo della
Trasmissione di sabato 1 febbraio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Quando la letteratura sposa la
solidarietà: ai nostri microfoni Dominique Lapierre.
CHIESA E
SOCIETA’:
Si è svolta ieri a Dallas la
Conferenza per la nuova evangelizzazione dell’America.
Emergenza fame in Africa: continua
la campagna “Cibo per l’Etiopia”.
Cresce la tensione tra Stati Uniti e Iraq:
“Metteremo fine a questa storia entro alcune settimane” ha detto Bush, mentre
Saddam ha assicurato “Se attaccati uccideremo un milione di soldati americani”.
Proseguono gli scontri in Costa d’Avorio tra i
ribelli e i sostenitori del presidente Gbagbo.
Salito a 34 morti e diversi feriti il bilancio
dell’incidente ferroviario nello Zimbabwe.
1 febbraio 2003
TESTIMONI
DOCILI DELLA VERITA’ DI GESU’, GIOIOSI MISSIONARI TRA I COETANEI.
L’AUSPICIO
DEL PAPA AI GIOVANI DELLA DIOCESI DI TRANI-BARLETTA-BISCEGLIE
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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“Giovani missionari dei giovani”, testimoni “miti e
convinti della carità”. E poi generosi, capaci di amore, icone viventi della
gioia. Non ha risparmiato aggettivi ed esortazioni questa mattina Giovanni
Paolo II nel ricevere il numerosissimo gruppo - 9 mila persone, soprattutto
ragazzi e ragazze - proveniente dall’arcidiocesi pugliese di
Trani-Barletta-Bisceglie. In pellegrinaggio a San Pietro nell’ambito di una
iniziativa missionaria della Chiesa locale che li vedrà in prima linea, i
giovani hanno salutato con grande entusiasmo il Papa, riportando nell’Aula
Paolo VI toni e atmosfere della straordinaria Giornata mondiale della gioventù
di Tor Vergata.
(musica)
Il Pontefice ha subito ricambiato l’affetto del suo
giovane uditorio, ricordando l’ormai celebre slogan di quell’appuntamento
giubilare: siate “sentinelle del mattino in quest’alba del nuovo millennio”. In
che modo? Curando anzitutto la propria crescita spirituale, ovvero essendo “ben
formati nella fede e nella preghiera”:
“Cari giovani, su questo requisito occorre
soffermarsi con attenzione. La riuscita della missione dipenderà dalla qualità
dei missionari: più voi sarete strumenti docili nelle mani di Dio, e più la
vostra testimonianza risulterà efficace. Preparatevi con impegno, per essere
"lievito", "sale" e "luce" in mezzo ai vostri
coetanei e negli ambienti nei quali vivete”.
Siate santi come lo fu Maria che, giovane anch’essa come
voi - ha proseguito il Papa - disse il suo “sì” all’Angelo e compì sempre e con
fedeltà la volontà di Dio su di lei. In questo modo, anche lo stile della
missione che coinvolgerà la diocesi pugliese risulterà bello e gioioso.
“Siate testimoni convinti e miti della verità, che
persuade da sé coloro che ad essa si aprono. Il vostro ‘biglietto da visita’
sia l'amore reciproco: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli
- disse Gesù -, se avrete amore gli uni per gli altri. E l'amore vi colmerà di
una gioia intima ed intensa; la gioia unita alla pace del cuore, che solo Gesù
sa dare ai suoi amici”.
“E trasmettete ai vostri coetanei la gioia di seguirlo –
ha concluso Giovanni Paolo II – chi incontra Gesù sperimenta un modo diverso di
essere felice, una gioia diversa di vivere, basati non sull’avere o
sull’apparire, ma sull’essere”.
(musica)
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ALTRE
UDIENZE
Nel corso della mattinata,
Giovanni Paolo II ha ricevuto altri quattro presuli brasiliani in visita ‘ad
Limina Apostolorum’.
RINUNCE
E NOMINE
Il Santo Padre ha accettato
stamane la rinuncia al governo pastorale del Vicariato apostolico di Zamora, in
Ecuador, presentata da mons. Serafin Cartagena Ocaña, per raggiunti limiti di
età.
Allo stesso incarico il Papa ha
nominato Fausto Gabriel Trávez Trávez, Superiore del Convento di Ambato,
assegnandogli la sede titolare vescovile di Sullectum.
Giovanni Paolo II ha inoltre
nominato quest’oggi vescovo di Isiro-Niangara nella Repubblica Democratica del
Congo, il reverendo Julien Andavo Mbia, rettore del Filosofato interdiocesano
di Kisangani.
DOMANI
GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA,
QUESTO
POMERIGGIO IL PAPA PRESIEDERA’ IN SAN PIETRO
LA
MESSA PER I RELIGIOSI E LE RELIGIOSE PRESENTI A ROMA
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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La Giornata annuale dedicata alla vita consacrata,
istituita dal Santo Padre nel 1997 per il 2 febbraio, festa della Presentazione
del Signore, ha una triplice finalità: lodare più solennemente il Signore e
ringraziarlo per il grande dono della vita consacrata, promuovere la conoscenza
e la stima per la vita consacrata da parte dell’intero popolo di Dio, celebrare
congiuntamente e solennemente le meraviglie che il Signore ha operato nelle
persone consacrate. Con noi il segretario della Congregazione per gli Istituti
di vita consacrata, l’arcivescovo Silvano Nesti. Eccellenza, si parla di dono
della vita consacrata: vuole illustrarcene il significato?
R. – Il dono, sappiamo tutti, è una cosa gratuita. Il
Signore dimostra una particolare benevolenza verso coloro che chiama ad una
vita di più intensa partecipazione alla grazia, alla vita divina, alla sequela
di Cristo. Dono, quindi, che ci viene dato dall’alto, come sottolinea il Santo
Padre in vari documenti. Ricordiamo che il Vangelo di Marco sottolinea che
quando Gesù invitò alla sequela il giovane lo guardò e lo amò. Ecco il senso
del dono. L’amore di Dio che coinvolge la persona, accoglie questo amore e,
accogliendolo, ricambia il dono con tutta la sua vita. Ecco il senso di un dono
perfetto.
D. – Nel contesto attuale, all’alba del terzo millennio
cristiano, qual è il significato della vita religiosa? Quale messaggio i
consacrati danno all’uomo di oggi?
R. – I consacrati danno un significato molto esistenziale,
fanno vedere che esiste un modo diverso di vivere il quotidiano: una vita di
comunione, una vita di partecipazione, una vita di perdono, una vita di
accoglienza reciproca, una vita di serenità e una vita di autentica pace.
Questa è la testimonianza delle comunità religiose che debbono attuare per
essere persone credibili, e debbono vivere per corrispondere al grande dono
dell’amore di Dio. Proprio in questa società bisognosa di queste testimonianze,
una società che è sconvolta dall’odio, sentiamo tutti i giorni parlare dalla stampa,
dai giornali, della violenza, dell’odio, della contrapposizione, dell’egoismo,
dell’arricchimento, il voler tenere tutto per sé, il non guardare gli altri. La
vita consacrata è una testimonianza di un modo diverso di vivere e di
rapportarsi con gli altri. Perciò la vita consacrata ha valore di stimolo, di
testimonianza evangelica autentica, di fermento di luce per tutti i fedeli, e
per tutti gli uomini.
D. – Tuttavia, eccellenza, non sono poche oggi le sfide
alla vita consacrata, le difficoltà, dimostrate anche dal calo di vocazioni
alla vita consacrata …
R. – Le sfide sono certamente tante. Del resto per tutti i
secoli è stata sempre una sfida la vita consacrata, il lasciare tutto per
seguire Cristo. Notiamo anche nella agiografia dei santi quante difficoltà
hanno dovuto superare. C’è la sfida della famiglia che tante volte non accetta
una vocazione, e pensa che il figlio o la figliola abbiano una maggiore
promozione nelle carriere civili. Ed ecco le opposizioni. E’ la prima sfida che
ogni giovane deve affrontare per essere fedele alla propria vocazione. Ci sono
le sfide del secolarismo, di una certa libertà o libertinaggio, che creano
certamente difficoltà, in un mondo con una mentalità molto “terra terra”, che
ha dimenticato le dimensioni dello spirito, per cui l’uomo non è cresciuto in
modo armonico. E poi, per quanto riguarda il calo delle vocazioni, bisogna dire
che la prima causa è la mancanza di giovani. La bassa natalità nel mondo
occidentale è spaventosa e dimostra egoismo, ripiegamento su di sé, dimostra la
non apertura alla vita, e Dio è vita. Chi si chiude alla vita umana, si chiude
anche alla vita di Dio, alla vita di grazia. Sono tutte queste le cause che
hanno portato alla diminuzione delle vocazioni. Tuttavia ci sono Istituti
nuovi, che sorgono con un forte impegno di spiritualità, di adesione al
Vangelo, di adesione al Papa, al magistero della Chiesa, che attirano molti
giovani. E’ una cosa che ci stupisce. Gli Istituti che sono sorti negli ultimi
tempi attirano molti giovani per le prerogative di austerità, di adesione
coerente a Cristo, di adesione completa e totale al magistero della Chiesa e,
soprattutto, al magistero del Papa.
D. – Possiamo dire, eccellenza, che oggi si richiede un
maggior eroismo a chi abbraccia la vita consacrata, dato il contesto che
abbiamo appena delineato?
R. – Certamente, per i giovani attuali c’è bisogno di
maggiore forza, di maggiore grazia – la grazia è sempre abbondante – e di
maggiore decisione per abbracciare la vita consacrata. Siamo in situazioni più
difficili che nel passato. Nel passato certamente c’erano vari fattori che
favorivano le vocazioni, innanzitutto il contesto cristiano, che era il tessuto
di tutta la società. Nelle famiglie, per esempio, ci insegnavano - quando
incontravamo un sacerdote per la strada - di salutarlo con “Sia lodato Gesù
Cristo”. Ecco il senso di una comunità cristiana. Attualmente chi saluta più un
sacerdote, o chi si azzarda a dire “Sia lodato Gesù Cristo”, se siamo in una
stazione o per la strada? Una volta queste cose erano semplici. Quando
suonavano le campane il Sabato Santo, tutti, anche la gente comune, che si
trovava per la strada e sentiva le campane della Risurrezione, andava alle
fontanelle e si segnava per partecipare al mistero pasquale che si incentra nel
battesimo. Attualmente chi fa più queste cose. Quindi, è un mondo
secolarizzato, totalmente diverso. Per i giovani si richiede maggiore eroismo,
anche per le facilità che hanno nella vita. Hanno tutto. In passato, chi aveva
denaro in tasca fin da giovane? Attualmente tutti i nostri ragazzi hanno
denaro. Vivere il voto di povertà nei nostri tempi, abituati a spendere denaro
senza controllo, è un aspetto che richiede molto eroismo. Perciò, i giovani
certamente sono ammirevoli oggi, perché vivono con convinzione la loro
consacrazione e accolgono con amore il dono del Signore, che è appunto la vita
consacrata.
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Per quanto riguarda gli Istituti di diritto pontificio i
religiosi di vita attiva nel mondo sono oggi poco meno di 200 mila, dei quali
124 mila sono sacerdoti; le religiose di vita attiva sono quasi 600 mila; i
monaci sono circa 12 mila e le monache 56 mila. A questi vanno aggiunte le
molte migliaia di religiosi e religiose degli Istituti di diritto diocesano,
che non sono facilmente quantificabili.
La Messa con il Santo Padre nella Basilica Vaticana avrà
inizio alle 17.30. Celebrerà l’Eucaristia il cardinale prefetto della
Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita
apostolica, Eduardo Martínez Somalo. La nostra emittente curerà, a partire
dalle 17.20, la radiocronaca del sacro rito, che comprenderà anche la
benedizione delle candele a ricordo di Cristo, Luce del mondo, con il commento
in italiano sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di
105.0 MHz.
TRA LE
ANTICHE CHIESE ORIENTALI E LA CHIESA CATTOLICA:
ISTITUITA
LA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE E
DEFINITE LE MODALITA’ DI QUESTA NUOVA FASE DI DIALOGO
- Servizio di Carla Cotignoli -
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“Incrementare
le relazioni per una più profonda comprensione
tra la Chiesa cattolica e le Antiche Chiese orientali”: l’obiettivo del dialogo ufficiale avviato
dal Comitato preparatorio, che si è incontrato nei giorni scorsi, dal 27 al 29
gennaio, presso il Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. Ne dà
notizia un comunicato congiunto che annuncia anche la data del primo incontro
della Commissione Internazionale di dialogo: fine gennaio 2004. “Il Comitato
preparatorio ha stabilito ufficialmente il piano di lavoro, i nominativi dei
membri, procedure, metodologie e scadenze”, che ritmeranno i lavori della
Commissione congiunta. La preghiera comune ha accompagnato i tre giorni di
lavoro, svolti “in un clima molto cordiale”, come rileva il comunicato.
Ricordiamo che le Antiche Chiese Orientali impegnate in questo dialogo sono: la
Copta ortodossa, la Siro-ortodossa, l’Armena apostolica, l’Etiopica ortodossa,
la Siro Malankarese dell’India, l’Eritrea ortodossa.
Il
cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei
cristiani, nell’indirizzo di saluto ai partecipanti, aveva avuto parole di
gratitudine verso i rappresentanti di queste Chiese, per aver accolto l’invito a prender parte all’incontro che –
aveva detto – “può costituire un nuovo e promettente passo nel cammino verso la
piena comunione”. Non aveva mancato di far riferimento a quanto aveva preparato
questa tappa: “Questo incontro – aveva ricordato – non è il primo. Già molto è
stato raggiunto negli anni scorsi e ancora molto resta da fare negli anni
futuri”.
Nel
corso dei lavori, i membri del Comitato preparatoria avevano ricordato le tappe
che hanno preparato la fase attuale: le consultazioni informali iniziate sin
dal settembre 1971, le dichiarazioni ufficiali firmate dalla Chiesa cattolica
con ciascuna delle Antiche Chiese Orientali. “Costituiscono – si legge nel comunicato
– una valida base per l’inizio del dialogo ufficiale”. Il Papa stesso – ricorda il documento –
ricevendo il 28 gennaio i membri del Comitato preparatorio “aveva esteso il suo
fraterno saluto ai capi delle Antiche Chiese Orientali ed aveva espresso
l’auspicio che “l’impegno nel dar vita alla Commissione congiunta del dialogo
teologico sia un passo avanti verso la piena comunione nella verità e nella carità”.
Ricordiamo
che la divisione tra le Antiche Chiese Orientali e le Chiese di Roma e
Bisanzio, risale a oltre 1500 anni or sono, in seguito alla formulazione
cristologica del Concilio di Calcedonia del 451.
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"Giovani, andate!": in prima pagina
spicca l'esortazione formulata da Giovanni Paolo II, che ha dato il via alla
"Missione dei giovani per i giovani" della comunità diocesana di
Trani-Barletta-Bisceglie.
Riguardo all'Iraq, ultimatum d Bush: Bagdad ha poco
tempo per avviare il disarmo.
Sempre in prima, in rilievo, la
notizia dal titolo “Eritrea: il vescovo di Asmara supplica un po’ di cibo per
tanti affamati”.
“Dal Monte Carmelo di Haifa
ogni giorno un Rosario in latino, ebraico, arabo” è il titolo del
pensiero delle carmelitane di questo Monastero per l'Anno del Rosario.
Nelle vaticane, la Lettera del
Santo Padre all'arcivescovo Lozano Barragan per la nomina ad Inviato Speciale
alla celebrazione della Giornata Mondiale del Malato.
Due pagine in occasione
dell'imminente ingresso del nuovo arcivescovo di Genova.
Una monografica per la
solennità della Presentazione di Gesù al Tempio.
Una monografica, a cura di
Giampaolo Mattei, per ricordare la figura del compianto religioso noto come
“Padre Lardo”.
Nelle pagine estere, Corea del
Nord: s'inasprisce il contrasto tra Washington e Pyongyang.
In Zimbabwe, una sciagura
ferroviaria ha causato non meno di 34 morti.
Nella pagina culturale, in
evidenza, per la rubrica “Oggi”, una riflessione di Gaetano Vallini dal titolo
“Quando si perde persino la compassione”: gli anziani trovati in un deposito di
mangimi a Nusco.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema della giustizia. La situazione della Fiat. L'emergenza-maltempo.
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TIMORI IN AFGHANISTAN DI
FRONTE AL PERSISTERE DI UNA SITUAZIONE
DI CONFUSA INCERTEZZA POLITICA E DI GRANDE
INSICUREZZA SOCIALE
- Intervista con Fabrizio Falconi -
L’Afghanistan rischia di
precipitare nel caos. Tre razzi sono stati lanciati ieri sera contro una delle
principali basi dell'Isaf (il contingente internazionale di pace) alla
periferia di Kabul, per fortuna senza causare vittime. Ben più grave, invece,
l’attentato di ieri mattina a Kandahar, dove l’esplosione di una mina ha provocato
la morte di 18 persone e il ferimento di altre 5. Ma che cosa sta avvenendo nel
Paese? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fabrizio Falconi, esperto di
questioni afghane:
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R. – Sta avvenendo quello che più o meno ci si aspettava,
in una escalation di attentati e di guerriglia sempre più incontrollata che,
naturalmente, ha come obiettivo il fragile regime di Karzai che si è insidiato
alla fine della guerra. Nella zona, in particolare, dove è avvenuto
l’attentato, a circa 20km da Kandahar, roccaforte dei Talebani, sta ormai
imperversando da parecchio tempo una banda di ribelli capeggiata da Gulbudin
Ek-Matiar, che è praticamente uno dei più fedeli alleati di Bin Laden e di Al
Qaeda, per cui c’è da attendersi anche nei prossimi giorni e nei prossimi mesi,
un aumento dell’attività terroristica.
D. – E’ pensabile che si voglia aprire un altro fronte
rispetto a quello iracheno?
R. – Ma, si. L’amministrazione Bush ha in questo momento
un interesse fortissimo ad aprire un fronte iracheno, però l’emergenza maggiore
della zona resta quella afghana, ma soltanto perché in questa zona è ancora
attiva Al Qaeda, non dimentichiamoci che Bin Laden e il mullah Omar - che Bush
aveva posto come obiettivi prioritari - sono ovviamente ancora liberi e attivi
e molto probabilmente operano nella zona cosidetta ‘terra di nessuno’, che è in
territorio pakistano ma proprio a ridosso del confine afghano. Fino a che non
verrà risolto questo problema principale, temo, che anche la guerra in Iraq
servirà a ben poco.
D. – Per risolvere questa situazione, non serve un governo
di unità nazionale?
R. – Si, serve sicuramente questo, però, non
dimentichiamoci che è una situazione di estrema fragilità. Anche un eventuale
governo di unità nazionale è un governo che agisce sempre con una grandissima
povertà di mezzi e di strutture sul territorio per cui è molto, molto fragile.
Qualsiasi governo si insedi in Afghanistan, ha bisogno del costante appoggio
occidentale, di forte contrasto nei confronti di quelle frange che combattono qualsiasi
tentativo di insediamento. Non dimentichiamoci che Ek-Matiar - che
probabilmente è dietro a questo ultimo attentato - ha promesso di cacciare dall’Afghanistan sia gli americani, sia
tutti gli altri occidentali inquadrati nella coalizione anti-terrorismo.
D. – Dietro tutto questo c’è solo l’intolleranza verso le
forze straniere presenti sul territorio o anche la gestione del mercato
dell’oppio...
R. – Ci sono sicuramente tutti e due. Per Bin Laden resta
assolutamente nevralgico l’Afghanistan sia da un punto di vista teorico,
religioso e sia da un punto di vista strategico ed economico perché
dall’Afghanistan passano tutti i traffici illegali attraverso i quali Al Qaeda
si finanzia.
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QUANDO
LA LETTERATURA SPOSA LA SOLIDARIETA’
-
Intervista con l’autore francese -
È uno
scrittore famoso in tutto il mondo, ma soprattutto un uomo folgorato
dall’incontro con Madre Teresa, molti anni fà, nei bassifondi di Calcutta. Dominique
Lapierre, autore del celebre “La città della gioia” e di “Mille soli”, conclude
oggi il suo tour italiano per promuovere l’ultimo libro: “Un dollaro
mille chilometri”. Si tratta di un diario di viaggio che l’autore, 17enne,
scrisse nel ’49 dopo essersi recato, da solo, alla scoperta degli Stati Uniti.
Per ogni copia del libro venduta, la casa editrice Il Saggiatore verserà un
euro a favore dell’ospedale per l’infanzia fondato in India.
L’ospedale
è solo una delle molte opere di solidarietà che Lapierre finanzia da 20 anni.
Novemila bambini ammalati di lebbra e quattro milioni di tubercolotici hanno
già trovato la strada della guarigione. E alla lista di questa grande attività
umanitaria vanno aggiunti circa 500 pozzi di acqua potabile, case per bambini
portatori di handicap, scuole, centri di riabilitazione, progetti di
microcrediti a favore delle donne. Intervistato da Alessandro De Carolis,
Lapierre parla dell’ultimo libro e della decisiva influenza esercitata sulla
sua persona e la sua produzione letteraria da Madre Teresa di Calcutta:
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R. - E’ il primo libro che ho scritto nella mia vita,
quando partii per l’America, per “conquistare” l’America, con solamente 30
dollari. Fu un’esperienza che funzionò per me da detonatore. Quell’avventura di
un viaggio solitario, per le strade dell’America, fu una rivelazione della mia
vocazione. Dopo quel viaggio, seppi che volevo continuare a scoprire il mondo.
D. - Lei ha scoperto gli Stati Uniti. Come ha scoperto
l’India?
R. - L’India,
l’ho scoperta dopo aver scritto un libro intitolato “Stanotte la libertà”,
storia dell’indipendenza dell’India con il Mahatma Gandhi. Io ho vissuto una
vera storia d’amore con l’India. Sono partito con mia moglie per Calcutta,
volevo incontrare Madre Teresa e portare del denaro per aiutare a salvare i
bambini lebbrosi. Tutto quello segnò l’inizio di un’avventura umanitaria, che
continua ancora oggi, 22 anni dopo. Con mia moglie, sono stato dieci giorni fa
nel delta del Gange con i miei quattro battelli ospedale, che portano aiuto
medico agli abitanti di 54 isole che praticamente non esistevano nelle carte
geografiche. Si tratta di persone completamente dimenticate e io ho potuto
aiutare migliaia e migliaia di abitanti. E in questo momento, quando tutti
giornali del mondo mostrano fotografie di navi da guerra, io posso ritenermi
invece ammiraglio di una flotta di quattro navi di pace e di amore.
D. - Torniamo
per un attimo al suo incontro con Madre Teresa di Calcutta: quale fu la prima
impressione e che tipo di rapporto lei ebbe negli anni successivi con ‘l’Angelo
della carità’?
R. - Fu un
momento molto forte, per me, scoprire, attraverso lo spettacolo di quella
piccola donna, che tutti noi possiamo fare qualcosa per cambiare le ingiustizie
di questo mondo. Madre Teresa mi ha veramente insegnato che tutto conta, e
ripeteva molte volte: “Salvare un bambino è salvare il mondo”.
D. - Madre Teresa diventerà presto Santa. Se dovesse
rivolgersi a lei ad alta voce, cosa direbbe?
R. - Di
continuare a darmi buona salute, per poter continuare a portare aiuto ai più
diseredati della nostra Terra.
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1 febbraio 2003
“SONO
SERENO E QUESTA FIDUCIA VORREI COMUNICARLA A TUTTI COLORO
CHE
OPERANO IN LIGURIA”. HA ESORDITO COSÌ
MONS. TARCISO BERTONE,
NUOVO
ARCIVESCOVO DI GENOVA, NELL’INCONTRO CON LA STAMPA
AL
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA GUARDIA
- A
cura di Dino Frambati -
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GENOVA. = “Sono sereno e fiducioso. E questa fiducia
vorrei comunicarla a tutti quelli che operano a Genova e Liguria. Non dobbiamo
partire dal pessimismo altrimenti siamo perdenti. Ci vuole ottimismo”. Ha dato
coraggio mons. Tarcisio Bertone nel suo esordio a Genova, questa mattina,
incontrando la stampa al Santuario della Madonna della Guardia, dopo aver
guidato un pellegrinaggio di duemila persone in una giornata resa bellissima ma
sotto zero dalla tramontana. Ha suscitato poi simpatia, annunciando in maniera
colta e vivace, il programma coraggioso di rafforzamento della fede e di
valorizzazione dei giovani, definiti “talenti preziosi” per l’educazione alla
solidarietà. L’arcivescovo Bertone ha poi ricordato la crisi della “Marconi”,
tra i principali problemi che ha fatto presente, qualche giorno fa a Roma, al
presidente Ciampi. Circa gli immigrati, numerosi all’ombra della Lanterna, il
presule ha ricordato la vocazione internazionale della città, nativa di Colombo
e Repubblica marinara. Infine un accenno a Milingo, del cui caso si occupò risolvendolo:
forse sarà a Genova, ai primi di marzo, proprio in pellegrinaggio alla Guardia.
Stasera Bertone incontrerà i giovani a San Siro, prima cattedrale di Genova. Domani
ingresso ufficiale a San Lorenzo.
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SARA’ AVVIATO
LA PROSSIMA SETTIMANA IL PROGRAMMA “FAME ZERO”
DEL PRESIDENTE BRASILIANO INACIO
LULA DA SILVA. IL PROGETTO SARA’ GESTITO
DAL CONSIGLIO DI SICUREZZA
ALIMENTARE, DEL QUALE FARANNO PARTE ANCHE
RAPPRESENTANTI DELLA CHIESA
CATTOLICA E DELLE NAZIONI UNITE
GUARIBAS.
= Con uno stanziamento iniziale di 514 milioni di dollari, il presidente
brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha di fatto messo in moto l’annunciato programma
“Fame Zero”. Si tratta del principale piano di sviluppo sociale voluto dalla
nuova Amministrazione brasiliana per sradicare la povertà e la fame che colpiscono
il 30 per cento dei 175 milioni di abitanti del Paese. Nella prima fase del
programma beneficeranno degli aiuti gli abitanti del nordest, la regione dove
si concentra la metà degli indigenti brasiliani. A partire dalla prossima
settimana, saranno realizzate due iniziative pilota a Guaribas e Acauá, nello
Stato di Piauí. Qui un migliaio di famiglie riceverà una cifra pari a circa 14
dollari mensili per acquistare generi alimentari di prima necessità. Il
programma sarà gestito dal “Consiglio di sicurezza alimentare”, del quale
faranno parte, tra gli altri, esponenti del governo, della Chiesa cattolica e delle
Nazioni Unite. L’ambizioso progetto non ha mancato tuttavia di generare alcune
critiche, anche all’interno dello stesso schieramento del presidente, il Partito
dei lavoratori (Pt). Secondo Francisco Sales, della direzione del Pt nello
Stato di Piauí, si tratterebbe di un “programma assistenzialista”. (A.L.)
SI E’
SVOLTA IERI A DALLAS LA CONFERENZA PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE DELL’AMERICA.
ALL’INCONTRO
E’ INTERVENUTO L’ARCIVESCOVO JOHN FOLEY,
PRESIDENTE
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DALLAS. = “Per me è un onore partecipare per la terza
volta alla Conferenza per la nuova evangelizzazione dell’America (Nea)”. Con
queste parole l’arcivescovo John Foley, Presidente del Pontificio consiglio per
le comunicazioni sociali, ha aperto ieri il proprio discorso alla Nea. Mons.
Foley, ha quindi ricordato un episodio
legato alla Giornata mondiale della gioventù celebrata a Manila nel 1995. “In
quella circostanza a causa del traffico - ha detto l’arcivescovo – Giovanni
Paolo II non era riuscito a raggiungere in tempo il luogo prescelto per la
Santa Messa”. “In attesa del Suo arrivo – ha continuato mons. Foley – ho
intrattenuto i migliaia di giovani presenti parlando del significato
dell’evangelizzazione per la storia della Chiesa”. “Oggi l’annuncio del Vangelo
– ha aggiunto il presule – rischia di essere minacciato dagli scandali che
hanno coinvolto i sacerdoti negli Stati Uniti. La validità del messaggio di
Gesù e dei sacramenti non possono essere ridotti solo ad una predica, ma devono
essere tradotti in un comportamento responsabile”. “I sacerdoti – ha affermato
mons. Foley – sono chiamati a testimoniare il Vangelo con la consapevolezza
della missione a cui sono chiamati”. “Ma non bisogna neanche compiere l’errore
– ha concluso il presule - di cadere
nella calunnia o nel pettegolezzo rischiando di oscurare la grandezza delle
opere compiute dalla Chiesa”. (A.L.)
UNA GUERRA PREVENTIVA E’ IMMORALE E COSTITUIREBBE
UN FATTORE DI CRISI
PER IL MONDO INTERO. “LO HA AFFERMATO OGGI ALLA STAMPA TEDESCA
IL CARDINALE KARL LEHMANN, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
BERLINO. = La Chiesa Cattolica in Germania ha ribadito la
propria condanna ad un eventuale intervento militare in Iraq. In una dichiarazione
alla stampa il card. Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale,
afferma che “una guerra preventiva sarebbe immorale e costituirebbe un fattore
di crisi per il mondo intero”. Secondo il cardinale “una guerra per il
rovesciamento di governi tirannici o per la prevenzione di possibili atti
terroristici non è moralmente giustificabile”. “Per la Chiesa – ha aggiunto
mons. Lehmann - la guerra può essere presa in considerazione solo in situazioni
estreme o per combattere i crimini contro l'umanità come il genocidio”. Prima
di lui, secondo quanto riferisce oggi la Stuttgarter
Zeitung, il presidente della Chiesa Evangelica in Germania (Ekd), Manfred
Kock, aveva criticato il presidente Usa George W. Bush definendolo un “fondamentalista
religioso”. “Bush sostiene di avere una missione religiosa da compiere ma una
tale motivazione solleva in me una grande paura”, ha detto il Presidente della
Chiesa evangelica. (A.L.)
EMERGENZA
FAME IN AFRICA: CONTINUA LA CAMPAGNA “CIBO PER L’ETIOPIA”
PROMOSSA
DALL’ONG “VOLONTARIATO ITALIANO PER LO SVILUPPO”,
ASSOCIAZIONE
DI RIFERIMENTO DELL’OPERA SALESIANA
ROMA. = Continua la campagna di solidarietà contro
l'emergenza fame in Etiopia organizzata dall’Ong Volontariato italiano per lo
sviluppo (Vis), l’associazione di riferimento dell’Opera Salesiana.
L'organizzazione, che ha raccolto finora 320 mila euro per la campagna
"Cibo per l'Etiopia", ha inviato recentemente nel Paese del corno
d'Africa 80 tonnellate di biscotti multivitaminici e 70 tonnellate di Famex,
una mistura nutriente composta da grano, soia e latte. Gli aiuti finora distribuiti
hanno contribuito a dare sostentamento ad oltre 14 mila persone, in prevalenza
donne e bambini, in vari villaggi del Paese. Si tratta di una prima immediata
risposta alla necessità della popolazione che si trova ad affrontare un'emergenza
alimentare che si preannuncia ancor più grave, per intensità e dimensioni, di
quella del 1984. Secondo le recenti stime delle organizzazioni internazionali,
sono almeno 11 milioni gli etiopi che rischiano di soffrire le conseguenze
della carestia nei prossimi mesi. Il denaro raccolto dal Vis non servirà solo a
tamponare l'emergenza, ma anche a finanziare progetti in grado di intervenire
sulle cause delle ripetute crisi alimentari. L'organizzazione italiana,
infatti, sta avviando la costruzione di una trentina di pozzi in altrettanti
villaggi, in modo da consentire alla popolazione locale di affrontare i
prossimi mesi di siccità, irrigando i campi ed abbeverando gli animali. (A.L.)
LA
DIOCESI DI ROMA CELEBRERÀ A PARTIRE DA DOMANI,
LA
DECIMA SETTIMANA DIOCESANA DELLA VITA
E LA
PRIMA SETTIMANA DEL DONO DI SÉ
ROMA.
= Si celebrerà domani la XXV Giornata per la vita, promossa dalla Conferenza
episcopale italiana e si aprirà nella diocesi di Roma la X Settimana della vita.
Alle ore 11, sarà celebrata la Santa Messa nella Basilica di Santa Maria in Traspontina
con la benedizione delle mamme in attesa di un figlio. Al termine della
liturgia i partecipanti raggiungeranno piazza San Pietro per unirsi con il
Santo Padre alla preghiera mariana dell’Angelus. Dal 2 fino all’11 febbraio si
terrà, inoltre, la prima “Settimana del dono di sé”, un’iniziativa volta a
sensibilizzare la cittadinanza sulla donazione del sangue, degli organi e del
midollo osseo. Il programma prevede momenti di informazione e diffusione di
materiali divulgativi nelle scuole, nelle parrocchie, negli ospedali e nelle
700 farmacie della città. Nel calendario di quest'ultima manifestazione ci sono
anche due eventi pubblici. Il 5 febbraio, dalle 10.30, è in programma una
tavola rotonda nella sala Assunta dell'ospedale Fatebenefratelli all'isola
Tiberina. Il 6 febbraio, alle 21, sarà celebrata una Santa Messa nella chiesa
di Sant'Agnese in Agone, nell'ambito dei "Giovedì" promossi dal
Servizio diocesano per la pastorale giovanile. La celebrazione eucaristica sarà
presieduta da mons. Armando Brambilla, vescovo incaricato per la pastorale
sanitaria. La settimana è promossa dal
Centro per la pastorale sanitaria della Diocesi di Roma, con la collaborazione
delle associazioni di volontariato per la donazione del sangue riunite in
coordinamento cittadino. (A.L.)
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1
febbraio 2003
- A cura di Barbara Castelli -
“Metteremo fine a questa storia entro alcune settimane,
non mesi”. Così ieri il presidente americano, George W. Bush, mantenendo
intatta la pressione sull’Iraq di Saddam Hussein. Dopo l’incontro a Washington
con il premier britannico, Tony Blair, il Capo della Casa Bianca si è detto,
inoltre, favorevole ad una seconda risoluzione delle Nazioni Unite, purché essa
serva ad ottenere l’immediato disarmo di Baghdad e non trascini a lungo la
crisi. Bocciando come “un nuovo inganno” l’ultimo invito di Saddam ai
responsabili degli ispettori dell’Onu, Bush ha, infine, ribadito
che il segretario di Stato, Colin Powell, presenterà le prove dei legami tra
l’Iraq e la rete del terrorismo internazionale Al Qaeda mercoledì prossimo al
Consiglio di Sicurezza. Alle dichiarazioni del presidente statunitense hanno
subito fatto eco quelle del leader iracheno, Saddam Hussein. “Il nemico non
sbarcherà alle porte di Baghdad - ha detto il Rais - perché sa che andrebbe
incontro alla morte. Se attaccati uccideremo un milione di soldati americani”.
Il vicepremier iracheno, Taha Yassin Ramadan, ha, inoltre, minacciato migliaia
di attentati suicidi in caso di invasione americana. Il servizio è di Paolo
Mastrolilli.
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Bush ha dichiarato che la questione deve essere risolta in
settimane e non mesi. Fonti di stampa hanno scritto che ha autorizzato anche
l’uso di bombe atomiche, se Baghdad impiegasse armi chimiche o biologiche.
Intanto, gli aerei che pattugliano le ‘no fly zone’ sono tornati a colpire nel
nord del Paese. Il capo della Casa Bianca ha ribadito che il momento decisivo
per il dibattito all’Onu è quello di mercoledì, quando il segretario di Stato,
Colin Powell, andrà a presentare le informazioni sul riarmo iracheno raccolte dall’Intelligence
americana. Il regime di Saddam, in una lettera al segretario generale delle
Nazioni Unite, Kofi Annan, ha avanzato il sospetto che la Cia impianti prove
false ed ha invitato i capi degli ispettori a tornare a Baghdad prima del
prossimo rapporto del 14 febbraio, che potrebbe aprire la porta all’intervento
armato. Hans Blix e il suo collega Mohamed El Baradei hanno risposto con una
lettera dicendo che compiranno la visita solo se nel frattempo l’Iraq cambierà
atteggiamento. Il diplomatico svedese ha, tut-tavia, messo in discussione le
conclusioni tratte a Washington sul suo rapporto del 27 gennaio, dichiarando
che non era una giustificazione per la guerra.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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L’Europa continua ad interrogarsi sull’appoggio ad un’eventuale azione
mili-tare in Iraq, mentre altri 3 Paesi, Slovenia, Slovacchia e Lettonia, hanno
sotto-scritto la lettera filoamericana firmata da 8 capi di governo. “Se ci
sarà la guerra, sarà colpa di Saddam” ha dichiarato oggi il premier italiano,
Silvio Berlusconi. Intanto, mentre la Turchia nutre dubbi sulla concessione
delle basi militari agli Stati Uniti, la Spagna vede crescere il no alla guerra
nell’opinione pubblica e la Germania - che da oggi presiede il Consiglio di
sicurezza dell’Onu - guida insieme con la Francia il fronte del ‘no’.
Non si placano le tensioni tra Stati Uniti e Corea del Nord. La Casa
Bianca ha ammonito ieri Pyongyang
a non avviare il trattamento di combustibile
nuclea-re spento per utilizzarlo a fini militari, mentre la Corea de Nord ha annunciato di voler boicottare
la prossima riunione straordinaria dell'Agenzia per l'energia atomica. Il
comandante delle forze americane nel Pacifico ha, intanto, chiesto al Pentagono
più uomini, aerei e navi per evitare colpi di mano militari.
Manifestazioni più o meno violente si susseguono in Costa
d'Avorio tra sostenitori del governo e ribelli, dopo l’accordo di pace firmato
in Francia. Centinaia di migliaia di giovani favorevoli al presidente, Laurent
Gbagbo, stanno affluendo verso il centro di Abidjan, dando vita alla più grande
manifestazione dal tentato golpe del 19 settembre scorso. Ieri, l’occupazione
delle piste dell’aeroporto ha impedito l’arrivo di Seydou Diarra, designato a
guidare il governo di unità nazionale. Intanto, dopo i francesi, anche gli
italiani sono stati invitati dall’Ambasciata locale a lasciare il Paese. Il
servizio è di Giulio Albanese.
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I missionari hanno deciso di rimanere al loro posto,
mentre l’ipotesi che i ribelli possano ottenere due ministeri nel nuovo governo
di riconcilia-zione nazionale, Difesa ed Interni, continua a suscitare la
rabbia dei giovani facinorosi sostenitori del presidente, Laurent Gbabgo.
Questi ultimi hanno assaltato uffici e strutture francesi stamani ad Abijan e
da alcuni giorni danno la caccia ‘al bianco’. La Costa d’Avorio resta sospesa
in una situazione di estrema tensione ed inquietudine, che potrebbe degenerare
ulteriormente. Intanto, il presidente sudafricano, Thabo Mbeki, il più
autore-vole statista a livello continentale, ha dichiarato ieri chiaramente che
i leaders africani hanno fatto mancare il loro sostegno alla Costa d’Avorio,
proprio nel momento del bisogno. Parole dure che Mbeki ha di fatto indiriz-zato
all’Unione Africana, l’organismo nato la scorsa estate e che ha inciso poco o
niente nella lunga trattativa portata avanti dai Paesi dell’Africa occidentale
e dall’ex potenza coloniale, la Francia.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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E’ salito a 34 morti e un numero imprecisato di feriti il bilancio
dell’incidente ferroviario di oggi nello Zimbabwe. Un treno passeggeri, che
collegava la città di Bulawayo alla località turistica delle cascate Vittoria,
si è scontrato con un convoglio che
trasportava prodotti infiammabili. Ancora sconosciute le cause del disastro.
Le violenze in Medio Oriente hanno provocato una vittima
anche oggi. Un attivista palestinese è stato ucciso da spari israeliani vicino
al valico di Rafah, che collega la Striscia di Gaza e l'Egitto. Intanto, in
Israele proseguono i colloqui informali di Ariel Sharon in vista della
formazione del nuovo governo. Il premier non potrà fare a meno dell’appoggio
dello Shinui, partito laico di centro, che si oppone all’alleanza con gli
ultraortodossi. Il commento di padre David Jaeger, portavoce della Custodia di
Terra Santa:
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Credo che è un segnale molto positivo. I membri di questo
partito possono anche essere divisi tra di loro su tante questioni, ma sono
tutti d’accordo sul ripristinare il carattere laico originario anche di
Israele: lo Shinui lo vuole ripristinare e combattere contro le tendenze
teocratiche. In questo momento, infatti, la Chiesa in Israele sta soffrendo una
campagna, un assalto pesantissimo da parte del ministero degli Interni, che è
ancora controllato da un partito come lo Shas, che non vuole più dare i visti
d’ingresso e di soggiorno al personale ecclesiastico.
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Ci trasferiamo in Burundi. Sono numerose le testimonianze della
popolazio-ne di Bujumbura, che accusano i ribelli Hutu delle Forze Nazionali di
Liberazione di aver ucciso 12 civili nel giro di due settimane. A confermare la
notizia anche il governatore rurale della zona. Ricordiamo che nel Paese
africano i movimenti ribelli hutu e l’esercito regolare hanno dato vita dal
1993 ad una guerra civile che ha provocato oltre 300 mila morti.
Ancora
infiammata la situazione in Venezuela. Migliaia di manifestanti hanno sfilato
ieri per le strade di Caracas per chiedere una maggiore libertà d’informazione.
La protesta giunge dopo la decisione del governo di avviare procedimenti
amministrativi contro varie emittenti televisive. Queste ultime avrebbero
trasmesso messaggi del Coordinamento democratico, che si oppone al presidente,
Hugo Chávez.
Importante
missione di Amnesty International in Myanmar, l’ex Birmania. Due rappresentanti
dell’organizzazione, che da anni si batte per i diritti umani, hanno incontrato
ieri la dissidente Aung San Suu Kyi. La squadra di Amnesty si trova nel Paese
per una missione di studio di 10 giorni, nel corso della quale incontreranno anche
i rappresentanti del governo birmano.
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