RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 120 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 30 aprile 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
La prossima santa Maria Maravillas Pidal, che sulle orme di santa Teresa di Gesù fondò carmeli in tutta la Spagna.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La Caritas in Iraq
intensifica le iniziative di aiuto alla popolazione colpita dalla guerra.
In Medio Oriente ha prestato giuramento oggi il
governo di Abu Mazen, ma il terrorismo continua a colpire i territori.
Nuovi episodi di violenza in Iraq, dove stamani è
arrivato il segretario alla Difesa americano Rumsfeld.
11 anni di reclusione per Cesare Previti nel
processo Imi-Sir e Lodo Mondadori.
LA GIUSTIZIA E LA MISERICORDIA,
LE
“DUE DIMENSIONI DEL MISTERO DELLA CARITA'”,
CHE
DEVONO ISPIRARE LA RETTITUDINE DELL’UOMO POLITICO
CHIAMATO
A SERVIRE IL BENE PUBBLICO E A RIGETTARE OGNI INIQUITA’.
COSI’
IL PAPA AI PELLEGRINI DELL’UDIENZA GERNERALE IN PIAZZA S. PIETRO,
ALLA
VIGILIA DEL MESE MARIANO E DELLA SOLENNITA’ DI SAN GIUSEPPE
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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Viene
dalle pagine di un salmo antico di secoli “il ritratto dell’uomo politico ideale”.
Colui che fa della rettitudine e dell’integrità uno stile di vita, e della
lotta contro ogni forma di ingiustizia un obiettivo, “perché non tollera
compromessi col male”. I versetti del Salmo 100 - al centro dell’udienza
generale di oggi in Piazza San Pietro – hanno ispirato a Giovanni Paolo II una
catechesi orientata a mettere in risalto le virtù morali di chi si trovi a
svolgere un incarico al servizio del bene comune, “il cui modello di vita - ha
subito osservato il Papa - dovrebbe essere l’agire divino nel governo del
mondo”.
L’andamento del Salmo, ha spiegato il Pontefice alle circa
20 mila persone presenti nella piazza, “segue due grandi linee morali”: si
sofferma dapprima sulla dimensione interiore di questo ideale servitore della
collettività, per poi passare alla descrizione di quali siano le sue doti più tipicamente
pubbliche e sociali. Nel primo caso, viene esaltata la “via dell’innocenza”,
ovvero - ha affermato il Pontefice - “la perfetta rettitudine di coscienza”:
“Da un lato, si parla in modo positivo delle grandi virtù morali che
rendono luminosa la ‘casa’, cioè la famiglia del giusto: la saggezza che aiuta
a ben comprendere e giudicare; l’innocenza che è purezza di cuore e di vita; e,
infine, l’integrità della coscienza che non tollera compromessi col male”.
Dall’altro lato, ha proseguito
Giovanni Paolo II, l’impegno personale si completa con “la lotta contro ogni
forma di malvagità e di ingiustizia”, contro “ogni perversione dell’ordine
morale”. Un impegno che da intimo diventa pubblico, quando il politico retto e
giusto si batte per eliminare dal suo operato “la calunnia e la delazione
segreta”, “l’arroganza e la superbia”, e si rifiuta di dialogare con chi - ha
ricordato il Papa citando il salmo - “procede sempre con l’inganno e la
menzogna”. Il salmo poi conclude con un versetto “particolarmente energico” che
- ha notato Giovanni Paolo II - “potrebbe “creare imbarazzo al cristiano”: “Sterminerò
ogni mattino tutti gli empi del paese, per estirpare dalla città del Signore
quanti operano il male”. E’ chiaro, soggiunge, che questa frase “esprime in
modo iperbolico” l’implacabile impegno di Dio “contro la criminalità, un
impegno doveroso, condiviso da tutti coloro che hanno responsabilità nella
gestione della cosa pubblica”. Evidentemente,
ha esclamato il Pontefice, questo compito di giustiziere non spetta ad
ogni cittadino:
“Perciò se i singoli
fedeli vogliono applicare a se stessi la frase del Salmo, lo debbono fare in
senso analogico, decidendo cioè di estirpare ogni mattina dal proprio cuore e
dalla propria condotta la mala pianta della corruzione e della violenza, della
perversione e della malvagità, nonché ogni forma di egoismo e d’ingiustizia”.
(musica)
Al termine dei saluti nelle
varie lingue, Giovanni Paolo II ha ricordato ai pellegrini l’importanza della giornata
di domani: primo giorno del mese di maggio consacrato alla Madonna e giorno
della festa di San Giuseppe lavoratore. A lui, il Papa ha affidato il mondo del
lavoro. “Egli, che ha conosciuto la fatica del lavoro quotidiano - ha concluso
- sia di esempio e di sostegno a quanti con la loro attività provvedono alle
necessità della famiglia e dell’intera comunità umana”.
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PROVVISTE
DI CHIESE IN ROMANIA, STATI UNITI, BRASILE E MESSICO
Il Papa
ha nominato vescovo della diocesi di Satu Mare, in Romania, il sacerdote Jeno
Schönberger, del clero locale, attualmente parroco a Sighetu Marmatiei. Il
nuovo presule romeno, che ha 43 anni, è stato tra l’altro direttore spirituale
e docente di Liturgia nel Seminario maggiore di Alba Iulia. E’ anche ispettore
per le scuole cattoliche e coordinatore della preparazione al bicentenario
della nascita della diocesi, che sarà celebrato nel2004.
Negli Stati Uniti, il Santo Padre ha nominato vescovo di
Fall River il prelato 64enne mons. George William Coleman, attuale
amministratore diocesano in seguito al trasferimento del vescovo mons. Sean
Patrick O’Malley alla guida della diocesi di Palm Beach.
In Brasile, il Pontefice ha accettato la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Estancia, presentata dal vescovo mons.
Hildebrando Mendes Costa, per limiti di età. Come nuovo vescovo di Estância,
Giovanni Paolo II ha nominato il sacerdote 44enne Marco Eugênio Galrão Leite de
Almeida, del clero dell’arcidiocesi di Aracaju, finora impegnato nel ministero
di parroco.
In Messico, il Papa ha infine nominato ausiliare della
diocesi di San Cristòbal de Las Casas il sacerdote Enrique Dìaz Dìaz, di 50
anni, attuale vicario episcopale dell’arcidiocesi di Morelia, elevandolo alla
dignità vescovile.
LA SPAGNA IN ATTESA DELL’ARRIVO DEL SANTO
PADRE IL 3 E 4 MAGGIO A MADRID,
PER
L’INCONTRO CON I GIOVANI E PER LA PROCLAMAZIONE DI CINQUE NUOVI SANTI:
CON
NOI MONS. RENATO BOCCARDO E L’AMBASCIATORE CARLOS ABELLA
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Servizio di Giancarlo La Vella -
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Il
99.mo viaggio apostolico internazionale porterà il Papa, il 3 e 4 maggio
prossimi, in Spagna. E’ la quinta volta che Giovanni Paolo II si reca nel Paese
iberico. Il Santo Padre torna a Madrid per una visita fortemente voluta
dall’episcopato locale, durante la quale il Pontefice incontrerà prima i
giovani, nella veglia di preghiera dal tema “Sarete miei testimoni” ispirata,
nell’Anno del Rosario, alle meditazioni sulla preghiera mariana. Secondo
momento liturgico di questo viaggio, la celebrazione eucaristica nella Plaza de
Colon per l’iscrizione nell’albo dei Santi di cinque Beati spagnoli vissuti tra
il XIX ed il XX secolo: Pedro Poveda Castroverde, sacerdote, martire, fondatore
dell’Istituzione Teresiana; José Maria Rubio y Peralta, gesuita; Genoveva
Torres Morales, vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore del Sacro
Cuore di Gesù; Angela del la Cruz, vergine, fondatrice delle Sorelle della
Compagnia della Croce; Maravillas de Jesus, vergine, carmelitana scalza. E sul
ritorno del Papa in Spagna ascoltiamo quanto ha detto ai nostri microfoni mons.
Renato Boccardo, organizzatore dei viaggi pontifici:
R. – Il Papa ha accettato volentieri di ritornare in
questo Paese così ricco di tradizione cristiana e di fedeltà alla Chiesa, e
così fecondo di Santi e di cristiani.
D. – C’è anche da segnalare, mons. Boccardo, l’incontro
con i giovani, oltre alle cinque canonizzazioni …
R. – Sono i giovani della Spagna convocati a Madrid per
questo momento di festa, di riflessione, di preghiera con il Successore di
Pietro. L’incontro si svolgerà nella luce del Rosario, questa preghiera
tradizionale, che però può essere nuova e moderna, nel farsi aiutare da Maria
per guardare al volto di Gesù, in questo anno del Rosario, che il Papa ha
affidato ai giovani. Alle giovani generazioni, dunque, il Papa affiderà ancora
una volta questa preghiera meditativa per sottolineare la dimensione interiore
della vita e per invitarli ad imparare da Maria ad essere discepoli del
Signore. Comunque, le due indicazioni
di fondo che il Papa stesso ha rilevato nella sua lettera sul Rosario sono la
preghiera per la pace e la preghiera per la famiglia, che sono di particolare
attualità.
La
Spagna che si appresta ad incontrare il Papa è un Paese fortemente mutato nel
tessuto economico e sociale rispetto all’ultima visita di Giovanni Paolo II
avvenuta nel 1993. Ce ne parla l’ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede,
Carlos Abella:
R. – Io penso che molti sono testimoni, e non solo gli
spagnoli, ma molti europei e molte personalità, che in questi ultimi 13-14 anni
la Spagna è cambiata moltissimo. Soprattutto negli ultimi 7-8 anni ha avuto una
trasformazione economico-sociale, uno sviluppo progressivo. E questo si vede
nella partecipazione del Paese non solo nell’Europa, ma anche in America
Latina, nel mondo e nella sfera internazionale. Penso che questo sia un dato
della modernità, dello sviluppo e dell’impulso della Spagna in questo momento.
Questa è stata una sorpresa per tanti Paesi del mondo, perchè erano abituati al
cliché del secolo scorso, ad una Spagna tradizionale, una Spagna stanca, ed
hanno visto che in quest’ultimo decennio la Spagna ha fatto un salto enorme.
D. – Nel messaggio per la visita del Papa i vescovi
spagnoli parlano di rischio di secolarizzazione, parlano di un processo quasi
di scristianizzazione per la Spagna attuale. Secondo lei esiste veramente
questo fenomeno? Ed è preoccupante per questo Paese dalle tradizioni cattoliche
così forti?
R. – Il fenomeno esiste. Non esiste soltanto in Spagna, ma
in tutta Europa e nel mondo. E’ vero che una nuova società, progressiva
socialmente ed economicamente, a volte lascia il residuo tradizionale, ma io
penso che si ritornerà ai valori che gli spagnoli hanno avuto sempre.
D. – Cinque nuovi esempi di fede per gli spagnoli, ma
anche per i fedeli di tutto il mondo: sono questi cinque nuovi Santi …
R. – Penso che abbiamo sempre bisogno di loro. In un mondo
così egoista, in cui tutti pensiamo prima a noi stessi, la solidarietà si fa
quando c’è una grande promozione sociale per farla, altrimenti non si fa.
Vedere che ci sono delle personalità che hanno dato la loro vita per la fede o
per una causa a favore degli altri o per lo sviluppo sociale dei più poveri, è
sempre un grande esempio che deve essere molto apprezzato.
SULLE ORME DI SANTA TERESA DI GESU’ FONDO’
CARMELI IN TUTTA LA SPAGNA,
MARIA
MARAVILLAS PIDAL CHE IL PAPA PROCLAMA SANTA
DOMENICA
PROSSIMA A MADRID
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Servizio di Giovanni Peduto -
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Si chiamava Maria Maravillas Pidal y Chico de Guzmán: era
nata nel 1891. Il padre, all’epoca ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede,
fu ministro dell’Economia nazionale ed ebbe altri prestigiosi incarichi, per
cui l’educazione di Maravillas fu molto accurata. Le grandi qualità naturali di
cui era dotata, tra le quali risaltavano un’intelligenza chiara e profonda ed
una volontà sempre orientata al bene, furono perfezionate dalla grazia alla
quale rispose fedelmente.
Leggendo i testi di Santa Teresa di Gesù e di San Giovanni
della Croce, Maria Maravillas si convinse che il Carmelo fosse per eccellenza
l’Ordine di Maria e si orientò verso questa vita, spinta dal suo amore per
Cristo e desiderosa di imitarlo: da ciò la sua ansia di soffrire, riparare e
dedicarsi totalmente a Lui per la salvezza delle anime. Nel 1919 entrò nel
Monastero delle Carmelitane Scalze di El Escorial di Madrid. Conosciamo le sue
lunghe veglie davanti al tabernacolo nei primi anni di vita religiosa. In
quelle ore decise la fondazione di un Carmelo nel Cerro de Los Angeles
(Madrid).
In poco tempo questa nuova fondazione si arricchì di
vocazioni e Madre Maravillas vide in ciò un invito del Signore a moltiplicare las
casas de la Virgen, come amava chiamare i Carmeli. Le sue fondazioni furono
tutte quante solamente perchè Dio lo desiderava, per accontentarLo – ella diceva
– e dargli anime nelle quali il Signore potesse trovare le sue delizie. Vennero
gli anni della persecuzione religiosa in Spagna (1931-1939). Madre Maravillas,
soffrendo profondamente per le offese a Dio, trascorreva le notti in lunghe ore
di veglia. Nel 1936 scoppiò la guerra civile, le Carmelitane del Cerro furono
espulse dal loro convento e condotte a Madrid.
La storia della comunità in questi mesi suscita un vero
stupore: il modo di vivere fino all’eroismo, l’osservanza del Carmelo; la
confessione convinta della fede davanti ai nemici; la condizione precaria delle
Carmelitane. Furono 14 mesi di sacrifici e privazioni indicibili, di
perquisizioni e di minacce. Ma non poterono ottenere il martirio, come tutte
ardentemente desideravano.
Il 4 marzo 1939 la nostra Santa con un gruppo di monache
tornò a recuperare il Convento del Cerro completamente distrutto. Con enorme
fatica restaurò la vita comune nel giugno dello stesso anno e, a partire da
allora, in pochi anni le sue fondazioni di monasteri, chiamati palomares,
si moltiplicarono. In quest’opera straordinaria Madre Maravillas brillò in modo
particolare per le virtù della carità, prudenza, confidenza illimitata nella
Divina Provvidenza, sacrificio e abnegazione.
Dal 28 giugno 1926 per ben 48 anni le sue monache la
elessero priora nelle diverse fondazioni: il suo tratto principale fu la
fedeltà all’ideale teresiano, punto di riferimento di tutta la sua vita. Il suo
incarico di priora fu impregnato di fermezza, prudenza, bontà e dolcezza. Amò
le sue figlie con amore di madre e queste, a loro volta, l’amarono
profondamente; per questo veniva obbedita senza che avesse comandato, tale era
il suo equilibrio, la sua serenità, la sua carità e la sua delicatezza verso
tutte. Morì l’11 dicembre 1974 a 83 anni nel Carmelo di La Aldehuela,
circondata dalle sue figlie, dopo aver ripetuto più volte: che felicità
morire Carmelitana.
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La prima pagina si apre con il
titolo "All'inizio del mese di maggio Giovanni Paolo II affida il mondo
del lavoro alla Madonna e a san Giuseppe": in Piazza San Pietro, il
festoso ed orante incontro del Papa con i pellegrini del mondo.
Sempre in prima, l'attentato
suicida palestinese a Tel Aviv, che ha provocato la morte di tre civili
israeliani; nel frattempo, votata la fiducia al nuovo governo palestinese.
Nelle vaticane, la catechesi e
la cronaca dell'udienza generale.
Una Dichiarazione dei
patriarchi e dei vescovi dell'Iraq.
Una pagina dedicata all'Anno
del Rosario nelle diocesi italiane.
Un articolo di Gaetano Vallini
dal titolo "Un'Azione Cattolica che sappia proporre una vita cristiana
semplice, essenziale, forte": il punto sul rinnovamento associativo in un
libro-intervista alla presidente nazionale Paola Bignardi.
Nelle pagine estere, Iraq: il
Pam annuncia che nel Nord sono stati raggiunti livelli di sicurezza alimentari
per i civili; il segretario generale delle Nazioni Unite auspica un "ruolo
effettivo" per l'Onu nel processo politico in corso.
Penisola Coreana: riguardo al
nucleare, Pyongyang e Seoul s'impegnano a trovare una soluzione pacifica.
Nella pagina culturale,
l'intervista di Franco Lanza a Bruno Bottai. Il titolo è "Un diplomatico
al servizio della cultura italiana nel mondo".
Nelle pagine italiane, in primo
piano le sentenze di primo grado al processo, a Milano, Imi-Sir e Lodo
Mondadori; le reazioni politiche.
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30
aprile 2003
DAI TUTSI AGLI HUTU, IL
BURUNDI CAMBIA PRESIDENTE:
UN PASSO IMPORTANTE NEL CAMMINO VERSO LA PACE
- Con noi, padre Claudio Marano -
È un giorno importante per il Burundi, funestato da una
guerra civile che ha provocato 300 mila morti. A Bujumbura è infatti avvenuto
questa mattina il passaggio di consegna tra le due etnie: l’hutu
Dominique Ndayizeye è succeduto al tutsi Pierre Buyoya, divenendo così
il nuovo presidente della Repubblica. Un avvicendamento previsto dagli accordi
di pace firmati nel 2000 ad Arusha, in Tanzania, in base ai quali il nuovo capo
dello Stato resterà in carica per un anno e mezzo. Sull’importanza di questo
evento, Andrea Sarubbi ha intervistato padre Claudio Marano, missionario
saveriano da anni in Burundi:
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R. – È la seconda volta che in Burundi c’è un passaggio di
questo livello. La prima è stata al momento della democrazia, nel 1993. È un
passo che, assieme al cessate-il-fuoco – che continua con l’intervento nel
Paese di alcuni militari provenienti da Sudafrica, Etiopia e Mozambico – fa
compiere al Paese un passo significativo verso la pace. Occorre però ricordare
che il Burundi esce da dieci anni di guerra, in cui sono stati numerosi gli
accordi firmati, ma pochi quelli messi davvero in pratica.
D. – Dalla gente come viene vista questa strana alternanza
a livello politico?
R. – L’alternanza viene giudicata da tutti un passo
positivo. I tutsi hanno eletto un vicepresidente, quindi per i prossimi
18 mesi avremo un presidente hutu con un vice tutsi. Da parte sua,
Pierre Buyoya, il capo di Stato uscente, ha annunciato di volersi presentare
alle elezioni democratiche in programma alla fine di questo mandato, tra un
anno e mezzo. Quindi, davanti a noi abbiamo una prospettiva abbastanza rosea.
Resta comunque il fatto che i combattimenti nel Paese continuano, e non mancano
le vittime: il grosso problema è proprio quello dell’attuazione del
cessate-il-fuoco.
D. – Che cosa rimane nel Paese di questa guerra che ha
causato 300 mila morti?
R. – Della guerra in Burundi rimane tutto. Rimane il
blocco completo a livello economico, rimane la grossa tensione tra le due etnie
– o tra quello che resta di loro a livello di estremismo – rimane un Paese
completamente senza bussola, senza capi capaci di fargli affrontare il quotidiano.
Il Burundi è un Paese un po’ strano, in cui – nonostante la guerra tutto
continua a funzionare. Però nei cuori delle persone rimangono ancora grandi
rivendicazioni.
D. – In base alla sua esperienza di missionario, crede che
sia veramente possibile parlare di riconciliazione tra hutu e tutsi?
R. – Senz’altro. Noi abbiamo avviato un progetto in cui da
dieci anni i giovani hutu e tutsi continuano a vivere insieme.
Lavoriamo in sei quartieri della città dove hutu e tutsi
convivono, partecipando alle stesse associazioni ed alle stesse attività. Per
noi missionari, che viviamo in mezzo alla gente, è davvero una cosa insulsa
continuare a discutere su hutu e tutsi. Bisognerebbe invece
discutere sulla giustizia, sull’impunità, sui diritti dell’uomo.
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MARIA PORTA DEL PARADISO,
COLEI CHE SI INTRODUCE ALL’INCONTRO CON IL FIGLIO.
COSI’
IL CARDINALE ANGELO SODANO AL CONVEGNO MARIANO
PROMOSSO DAI
FOCOLARI A CASTELGANDOLFO.
QUESTA
MATTINA GLI INTERVENTI SULLA FIGURA DI MARIA
DI
APPARTENENTI A VARIE CHIESE
- Servizio di Carla Cotignoli -
“Maria porta del Paradiso”. Una “visione del cielo che
getta un fascio potente sulla nostra esistenza”. Sono parole del cardinale
segretario di Stato Angelo Sodano all’omelia della Messa celebrata oggi a
mezzogiorno al Centro Mariapoli di Castelgandolfo, dove sta per concludersi il
Congresso Mariano Internazionale, promosso dal Movimento dei Focolari Focolari,
in questo Anno del Rosario indetto dal Papa. Questa mattina gli interventi
sulla figura di Maria di appartenenti a varie Chiese. Il servizio di Carla Cotignoli.
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Commentando la pagina evangelica delle ”dieci vergini che
si preparano ad andare incontro allo sposo” della liturgia odierna, il
cardinale Angelo Sodano ha ricordato che “è vero che il paragone della porta si
addice in primo luogo a Cristo, attraverso il quale accediamo al Padre. Ma
l’immagine nel corso dei secoli è stata poi applicata anche a Maria che ci
introduce all’incontro con suo Figlio Gesù”. “Ovviamente – ha sottolineato – la
visione del cielo non deve distoglierci dai nostri impegni quotidiani”. Ed ha
ricordato la parabola dei talenti. Sarà “nel compimento della volontà di Dio
nei doveri quotidiani” che il cristiano è così “pronto in ogni momento ad
andare incontro al Signore”.
Nella mattinata – è questa una delle novità del Congresso che vede riunite da tre giorni
oltre 1500 persone da 70 Paesi – avevano parlato della figura di Maria appartenenti
alla Chiese evangelica tedesca, riformata Svizzera, anglicana, romeno ortodossa
e copta ortodossa. E’ il teologo riformato Stefan Tobler che parla della
sorpresa suscitata dalla lettura della lettera del Papa sul rosario: “”Se i
cattolici pregano il rosario in questa forma tutta cristocentrica, come la propone
la lettera di Giovanni Paolo II e se noi evangelici siamo pronti a mettere in discussione
certi pregiudizi secolari, - aveva detto -
chissà se non siamo più vicini gli uni agli altri di quello che pensiamo?”.
E’ con un’esperienza personale profonda che il ministro
anglicano Callan Slipper parla di Maria: “Vivendo il Vangelo trovo in me a poco
a poco una trasformazione, divento più aperto agli altri, ascolto di più la
voce interiore, cerco di fare la volontà di Dio. Tutto ciò crea la condizione
per cui trovo in me un’altra presenza, cioè Dio”. “Allora scopro di essere più
simile a lei”. “C’è una specie di cerchio - dice – Gesù mi dà la vita del
Vangelo e questo mi fa scoprire Maria. Maria poi mi fa vivere più intensamente
la vita del Vangelo e questo mi porta a Gesù”.
Oggi pomeriggio altro elemento di novità: sarà una
studiosa iraniana musulmana a parlare di Maria. Nel Corano il suo nome si trova
ben 34 volte. E con la voce di un’artista ebrea sarà cantato un inno al Padre
nella lingua della madre, l’aramaico. Si concluderà così con l’apertura al
dialogo con le altre religioni questo intenso evento mariano che ha diffuso il
suo messaggio nel mondo via satellite e via internet.
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30 aprile 2003
LA CARITAS INTERNAZIONALE CONTINUA IN IRAQ LA SUA AZIONE
DI AIUTO
PER LA
POPOLAZIONE COLPITA DALLA GUERRA. MOLTE PERSONE RITORNANO
ALLE
LORO CASE DAI CENTRI DI ASSISTENZA E RICEVONO CURE SANITARIE PRIMARIE E CIBO.
APERTI
ANCHE DEI CORSI SCOLASTICI PER I RAGAZZI
BAGHDAD.
= Dopo la fine del conflitto in Iraq, la Caritas internazionale provvede a
riorganizzare le sue attività umanitarie. Durante lo scorso fine settimana i responsabili
della missione nel Paese asiatico hanno incontrato i vescovi ed i direttori dei
centri di aiuto locali. Gli iracheni che hanno abbandonato il Paese cominciano
a ritornare alle loro abitazioni e i centri della Caritas, non solo in Iraq,
sono affollati di persone in cerca di assistenza. A Damasco è continua la richiesta
di aiuto economico per poter intraprendere il viaggio di ritorno. In Iraq
invece è particolarmente difficile la condizione delle famiglie: la gente è
stanca e depressa, il denaro è quasi finito, molti padri di famiglia non
possono più pagare l’affitto, non trovano lavoro e hanno problemi di salute.
Urge un intervento destinato alla fornitura di cure sanitarie primarie: gli
ospedali del Paese non possono garantire i servizi adeguati. Squadre sanitarie
mobili inoltre già vanno nei villaggi dove vivono gli sfollati per garantire le
cure necessarie. In questo periodo continuerà la distribuzione di cibo,
kerosene ed altri beni di prima necessità alle famiglie. Per rimediare alla
chiusura delle scuole la Caritas ha aperto dei corsi scolastici: nei centri di
aiuto di Qamishli ed Hassake 52 ragazzi hanno potuto ritornare a studiare. A
Baghdad è atteso per domani un grosso convoglio di cibo e soprattutto medicine
proveniente da Damasco. Le riunioni della scorsa settimana hanno inoltre
tracciato un bilancio dell’azione dell’organismo durante la guerra. La Caritas
ha operato attraverso 13 centri di assistenza in comprensibili condizioni di rischio.
Soccorso dei feriti, offerta di riparo e rifugio per i civili, cure sanitarie e
distribuzioni di vestiario e cibo sono stati gli interventi più importanti.
(M.A)
ESPONENTI CATTOLICI E MUSULMANI
IRLANDESI CONCORDI NEL RIFIUTARE LA GUERRA COME SOLUZIONE DEI CONFLITTI.
DURANTE
UN INCONTRO A DUBLINO HANNO INVITATO LE COMUNITÀ RELIGIOSE IRLANDESI A PREGARE
IN FAVORE DELLA PACE
DUBLINO.
= In questo tempo nel quale in molte parti del mondo le religioni sono
strumentalizzate per dividere le nazioni, un nuovo appello in favore della pace
proviene dai leader cristiani ed islamici. Nei giorni scorsi si è svolto a
Dublino un incontro fra l’arcivescovo della città, il cardinale Desmond
Connell, ed alcuni rappresentanti della comunità islamica, tra i quali il
segretario della sezione irlandese del Consiglio europeo per la fatwa e la
ricerca, lo sceicco Hussein Halawa, ed il direttore del Centro culturale
islamico di Dublino, Nooh Al Kaddo. Concorde è stato il dolore espresso per i
morti e le distruzioni causate dalla guerra in Iraq e comune è stato l’invito
alle due comunità religiose a pregare affinché “Dio nella sua misericordia conceda
a tutti i popoli di crescere e vivere in pace”. I leader religiosi hanno
affermato l’urgenza di risolvere i conflitti pacificamente secondo le indicazioni
delle Nazioni Unite. A questo riguardo è stato annunciato che a breve sempre a
Dublino, sarà organizzato un altro incontro a cui saranno invitati anche agli
altri leader religiosi presenti in Irlanda. (M.A.)
PER DARE DIGNITÀ E PROTEZIONE AI
BAMBINI È NECESSARIO UN CONTESTO
CHE LI
ACCETTA E LI AMA SIN DAL LORO CONCEPIMENTO.
L’INVITO
E’ DELL’ARCIVESCOVO DI CITTA DEL MESSICO IN OCCASIONE
DELLA
GIORNATA NAZIONALE DEL BAMBINO
CITTÀ
DEL MESSICO. = In occasione della “Giornata del bambino”, svoltasi domenica
scorsa in Messico, il cardinale arcivescovo di Città del Messico, Norberto
Rivera Carrera, ha dichiarato che le istituzioni preposte alla cura dei bambini
non sono sufficienti se non si cambia la mentalità del mondo attuale che non
privilegia l’infanzia. Il porporato ha lamentato la perdita da parte dell’uomo
della dimensione religiosa e umana nell’avvicinarsi al mondo degli studi e
della scienza. “Bisogna cambiare la mentalità contraria alla vita che si sta
diffondendo – ha dichiarato - e bisogna proclamare con amore e coraggio che
ogni bambino dal suo concepimento è una persona nuova, singola, unica ed
irripetibile e che, non solamente i genitori, ma anche l’intera società deve
non solo rispettarlo ma anche amarlo e proteggerlo”. Il cardinale Rivera ha
ricordato in particolare i bambini, che vivono per strada, che soffrono a causa
della povertà, della disgregazione delle loro famiglie, e perché non accettati
e amati. (M.A.)
NELL’ATTESA DELLA VENTILATA VISITA ESTIVA DI
GIOVANNI PAOLO II,
I
CATTOLICI DELLA MONGOLIA DIFFONDONO IL MESSAGGIO DI CRISTO NEL PAESE.
40
PERSONE HANNO RICEVUTO IL BATTESIMO DURANTE LA VEGLIA PAQUALE
ULAANBAATAR. = Seppur piccola, la giovane Chiesa cattolica
della Mongolia dimostra in questi mesi grande vitalità, anche in prospettiva
della visita del Santo Padre prevista ad agosto. E’ stata una grande gioia per
tutta la comunità il battesimo di 40 persone avvenuto durante l’ultima veglia
pasquale. In Mongolia i cattolici sono ora 177. I bambini erano tre, mentre 37
erano i giovani tra i 15 e 30 anni. Questi ultimi precedentemente avevano
seguito un corso biennale di catechesi. Il programma di preparazione al
battesimo è stato chiamato “Scuola della carità” e prevedeva non solo la
formazione biblica, liturgica e dogmatica, ma anche il lavoro sociale a
servizio della Chiesa locale. Alla veglia hanno partecipato anche molti non
cattolici che desiderano avvicinarsi alla fede. Nel mese di marzo, invece, si
era svolto il primo ritiro spirituale per adulti nella storia della Mongolia. I
partecipanti erano 58, tra i quali solo 8 erano battezzati. Si trattava di
parenti ed amici di cattolici, e di uomini e donne che hanno ricevuto aiuti
materiali dalla Chiesa, molto impegnata in Mongolia nell’assistenza sociale.
Durante l’Eucaristia che ha aperto il ritiro, il prefetto apostolico di
Ulaanbaatar, mons. Wencesalo Padilla, ha spiegato con semplicità e chiarezza
tutti gesti e i riti della celebrazione, per meglio far comprendere
all’assemblea l’importanza della liturgia. Dall’incontro è emersa la difficoltà
dei fedeli di confessare apertamente la propria fede cattolica in un paese dove
la maggioranza della popolazione è atea o buddista. Spesso i cristiani si
sentono emarginati in famiglia e in generale nella società sono visti con
diffidenza. Recentemente però proprio ad Ulaanbaatar è stata inaugurata la
parrocchia del “Buon pastore”, che si aggiunge alle altra due parrocchie
presenti nel Paese asiatico. Tutte e tre si trovano nella capitale. (M.A)
DALLA REPUBBLICA CECA AL VIETNAM DEL
NORD, UNA LETTERA PER CHIEDERE
LA
SCARCERAZIONE DI UN SACERDOTE CATTOLICO E DI DUE ESPONENTI
BUDDISTI
LOCALI. AD INVIARLA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIUSTIZIA
E PACE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA REPUBBLICA CECA,
MONS.
VÀCLAV MALY
PRAGA. = Una lettera per chiedere il
rilascio di due noti esponenti buddisti vietnamiti, Thich Huyen Quang e Thich
Quang Do è stata inviata dal presidente del Consiglio giustizia e pace della
Conferenza episcopale della Repubblica Ceca, mons. Vàclav Maly, al presidente
della Repubblica socialista vietnamita, Tran Duc Luong. Lo riferisce oggi
l’agenzia della Conferenza episcopale
italiana, Sir (Servizio informazione religiosa). “Questi leader coraggiosi - si
legge nella lettera - che hanno speso la loro vita negli ultimi 25 anni per
difendere i diritti umani e la libertà religiosa sono stati imprigionati,
isolati, rilasciati e poi di nuovo arrestati”. Il testo riferisce inoltre delle
cattive condizioni di salute in cui verserebbero i due buddisti. Nella lettera
mons. Maly richiede anche la liberazione del sacerdote cattolico, padre Nguyen
Van Ly, condannato nel 2001 a 15 anni di prigione per aver criticato lo stato
della libertà religiosa in Vietnam. (M.A.)
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30 aprile 2003
- A
cura di Barbara Castelli e Stefano Cavallo -
In primo piano il Medio Oriente. L’Autorità nazionale
palestinese ha ufficialmente un suo governo, che ha prestato giuramento stamani
a Ramallah, in Cisgiordania, di fronte al presidente Yasser Arafat. Ieri, il
Consiglio legislativo ha votato la fiducia all’esecutivo guidato da Mahmoud
Abbas, noto come Abu Mazen, destinato ad affiancare Arafat nella leadership
palestinese. “Rigettiamo il terrorismo”, aveva detto il nuovo premier nel suo
discorso di insediamento, promettendo anche il ritorno dei profughi in patria e
la formazione di un nuovo Stato, con capitale Gerusalemme. Ma proprio il
terrorismo nella notte è tornato a colpire; mentre oggi un uomo e una donna
palestinesi hanno perso la vita a Rafah, sotto il fuoco dei soldati israeliani.
Per la cronaca, il servizio di Graziano Motta.
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Erano trascorse poche ore appena
dal discorso programmatico di Abu Mazen, dinanzi al Consiglio legislativo
palestinese - aveva indicato fra gli obiettivi prioritari del suo governo la
lotta al terrorismo, il ripristino della legalità, il disarmo dei gruppi
combattenti - che sul lungomare di Tel Aviv veniva sparso altro sangue
innocente di israeliani, nel giorno in cui il mondo ebraico ha commemorato l’Olocausto
nei campi di sterminio nazista. Un attentatore suicida palestinese, proveniente
da Tulkarem, si è fatto saltare in aria dinanzi ad un bar affollato. Oltre alla
sua, ha provocato la morte di 3 israeliani e il ferimento di 55 altri.
Significativa la rivendicazione congiunta delle Brigate Al Aqsa, emanazione di
Al Fatah, il partito di Arafat e dello stesso Abu Mazen, e di Hamas, segno di
una convergenza nel rifiutare e nell’ostacolare il piano di pace americano, di
cui è imminente la pubblicazione e la ripresa del negoziato. E poi un altro
attentato è stato sventato nella notte, in Cisgiordania: uccisi due
palestinesi.
Per Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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Hamas e la Jihad Islamica, 2
dei principali movimenti integralisti palestinesi, hanno ribadito oggi che non
sono affatto intenzionati a deporre le armi, come chiesto dal nuovo primo
ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen. L’attentato della
scorsa notte a Tel Aviv, ha sottolineato un portavoce del movimento
integralista islamico Hamas, è un “messaggio” al nuovo governo dell’Anp; mentre
Sheikh Ahmed Yassin, fondatore del movimento, ha accusato gli Stati Uniti di
asservirsi alla volontà di Israele.
La situazione resta drammatica anche in Iraq, dove stamani
è arrivato il segretario alla difesa americano, Donald Rumsfeld, e dove le
ultime ore sono state segnate dal ripetersi di episodi di violenza. 3 morti e 8
feriti: è il bilancio dell’ultimo scontro avvenuto questa mattina Falluja,
vicino Baghdad, tra un gruppo di manifestanti e soldati americani. Appena ieri
nella stessa cittadina e in circostanze analoghe i militari statunitensi
avevano ucciso 13 civili. Paolo Mastrolilli.
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Questo è solo l’ultimo di una
serie di incidenti, avvenuti da quando le operazioni militari principali sono
finite, a conferma delle difficoltà esistenti per garantire la stabilità del
Paese. Ieri, comunque, le forze di Washington hanno catturato altri due leader
del vecchio regime, e cioè l’ex governatore di Bassora, Walid Hamid Tawfiq
al-Tikriti, e l’ex ministro del petrolio, Amer Rashid Mohammed. Il suo arresto
è significativo anche perché è il marito di Rihab Taha, che era la responsabile
del programma per le armi biologiche. La donna, però, è ancora latitante e,
secondo alcune voci, si era rifugiata in Siria. Un giornale arabo di Londra poi
ha detto di aver ricevuto un messaggio di Saddam Hussein che incita gli
iracheni alla resistenza contro gli occupanti americani. Il Pentagono,
comunque, ha confermato che la caduta del Rais porterà ad una ristrutturazione
della presenza militare nella regione. La maggior parte delle truppe stazionate
in Arabia Saudita, che venivano usate da Osama Bin Laden come giustificazione dei
suoi attacchi, verranno ritirate e forse saranno aperte nuove basi in Iraq.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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I principali leader
dell’opposizione irachena si sono riuniti oggi a Baghdad per un esame dei
risultati del vertice convocato dall’amministratore civile americano Jay Garner
per discutere del dopo Saddam. Lo ha reso noto la Tv satellitare del Golfo, Al Jazira,
senza specificare i partecipanti all’incontro.
Domitien Ndayizeze, esponente
hutu, è salito oggi alla massima carica della Repubblica del Burundi,
sostituendo il tutsi Pierre Buyoya. In base agli accordi di Arusha, in
Tanzania, del 2000, alla guida del governo si alternano un hutu ed un tutsi. Il
neo-presidente Ndayizeze ricoprirà l’incarico di Capo di Stato per 18 mesi,
affiancato da Alphonse Marie Kadege, esponente politico scelto dai tutsi.
Il presidente del Kenya, Mwai
Kibaki, ha aperto ufficialmente stamani a Nairobi la Conferenza Nazionale
Costituzionale, convocata per stilare una nuova Costituzione. “Questo incontro
è il frutto di un lungo cammino compiuto del popolo keniano - ha dichiarato
Kibaki - un cammino teso alla riconquista della giustizia e dei diritti umani”.
L’epidemia della polmonite atipica continua ad espandersi,
anche fuori dai confini dell’Asia. Ieri a Pretoria, capitale sudafricana, è
morto il primo malato del continente nero; mentre ad Hong Kong sono morte altre
7 persone e a Taiwan 2. In Italia, dove si registrano finora 9 casi di
contagio, sono entrate in vigore all’aeroporto di Fiumicino le nuove misure
sanitarie predisposte dal Commissario Straordinario, Guido Bertolaso, per i
passeggeri provenienti dalle zone a rischio Sars. A Pechino gli ospedali sono
ormai al collasso.
Trasferiamoci in Italia. Dopo 3
anni di processo e 96 udienze complessive, nella tarda serata di ieri è giunta
la sentenza del Tribunale di Milano sulle vicende Imi-Sir e Lodo Mondatori. Il
parlamentare di Forza Italia Cesare Previti è stato condannato ad 11 anni di
reclusione ed interdetto perpetuamente dai pubblici uffici. Condannati anche
altri 6 imputati. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Imi Sir e Lodo Mondadori sono due
vicende giudiziarie, risalenti agli anni Ottanta, di presunta corruzione di
giudici da parte di avvocati, in un caso per aggiustare l’avvertenza tra l’Imi,
istituto immobiliare italiano, e la società Sir degli eredi del petroliere
Rovelli, che alla fine ne uscì vincente. L’altro caso riguarda la conquista
della casa editrice Mondadori, all’epoca contesa da due imprenditori, De
Benedetti e Berlusconi, con la vittoria di quest’ultimo. L’anno scorso i due
procedimenti sono stati unificati. Cesare Previti, avvocato, parlamentare di
Forza Italia, nel ’94 ministro della Difesa del primo governo Berlusconi, parla
di persecuzione giudiziaria; e il premier Berlusconi, imputato insieme a
Previti in un altro processo, quello Sme-Ariosto, punta il dito contro la
politicizzazione delle toghe. Sullo sfondo, ma non troppo, il braccio di ferro
tra maggioranza da una parte, opposizione politica e magistratura dall’altra,
sulla riforma della giustizia progettata dal centro-destra.
Per la Radio Vaticana, Giampiero
Guadagni.
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In
Qatar si è votato oggi per la Costituzione, approvata dall’elettorato con il 96
per cento dei sì. Lo Stato del Golfo avrà, quindi, un piccolo parlamento di 45
membri: 30 di questi saranno eletti a suffragio universale, mentre 15 verranno
nominati dall’emiro Hamad Al-Thani, che fin’ora ha esercitato il potere. La
carta costituzionale prevede, sul modello occidentale, la separazione fra i
poteri legislativo, giudiziario ed esecutivo, che resta, comunque, nelle mani
dell’emiro.
Trasferiamoci in Argentina, dove
si aggrava di ora in ora la situazione nella città di Santa Fe, invasa dalle
acque del Rio Salado, straripato dopo giorni di intense piogge. 4 i morti
finora, mentre gli evacuati sono ormai oltre 60 mila. Quasi tutta la città è
rimasta senza energia elettrica, mentre in periferia l’acqua ha ormai raggiunto
dai due ai tre metri di altezza.
La
Commissione del Consiglio d’Europa per i diritti umani ha richiesto oggi agli
Stati Uniti che lo stato dei detenuti di Guantanamo “sia esaminato caso per
caso da un tribunale competente”, e che “siano liberati immediatamente tutti i
non-combattenti” che non sono accusabili di atti criminali.
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