RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 118 - Testo della
Trasmissione di lunedì 28 aprile 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Riunita in Vaticano la Pontificia Commissione Biblica, che compie cento anni di studio e di servizio per la giusta interpretazione della Sacra Scrittura.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità,
stazionari i casi di Sars in Asia.
Il prossimo 18 maggio ballottaggio in Argentina
per le presidenziali. Si contendono i voti due peronisti: Carlo Menem e
Nestor Kirchner.
Vittoria del partito Colorado alle elezioni di
ieri in Paraguay.
Al via oggi a Baghdad la riunione politica sul
dopo Saddam.
Ritrovato in Costa d’Avorio il corpo del leader
del Movimento popolare ivoriano del Grand Ovest.
I SEI BEATI ELEVATI AGLI IERI
ONORI DEGLI ALTARI
RICORDATI
DAL PAPA NELLA CONSUETA UDIENZA DI RINGRAZIAMENTO
AI
PELLEGRINI DELLE BEATIFICAZIONI
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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Contemplazione
di Cristo e azione al servizio degli altri, nel tempo e con i mezzi a
disposizione nella propria epoca, e sotto l’ispirazione di un particolare carisma.
Con rapide pennellate, Giovanni Paolo II ha ricordato ancora una volta questa
mattina, in Aula Paolo VI, le figure dei sei Beati elevati ieri agli altari. Di
ciascuno, il Papa ha sottolineato un connotato spirituale durante la
tradizionale udienza del lunedì riservata ai pellegrini giunti a Roma per
l’evento. Due uomini e quattro donne attenti ai “segni dei tempi”, a partire da
Giacomo Alberione che, all’inizio del secolo scorso, intuì le potenzialità
evangelizzatrici delle nuove tecnologie:
“Don Alberione non soltanto aprì all'evangelizzazione i
moderni ‘pulpiti’ della comunicazione sociale, ma concepì la sua opera come
un'azione organica all'interno della Chiesa e al suo servizio. Da questa
intuizione sgorgarono in tutto ben dieci Istituti, che continuano con lo stesso
spirito l'opera da lui iniziata. Don Alberione dal Cielo aiuti la sua Famiglia
ad essere, come egli voleva, ‘San Paolo vivo oggi’”.
Anche le altre quattro fondatrici di Istituti religiosi,
tutte vissute tra la metà dell’Ottocento e i primi del Novecento, hanno
mostrato un amore senza riserve per la Chiesa e la società del loro tempo. Come
Maria Cristina Brando e il suo “quotidiano servizio ai fratelli bisognosi”,
svolto in intima unione spirituale con Gesù immolato nell’Eucaristia. O Madre
Eugenia Ravasco, educatrice e testimone di una profonda “pedagogia dell’amore”,
che rispetta l’alunno e fa dell’insegnamento “una missione evangelica”. O
ancora, Madre Domenica Maria Mantovani, pronta a rispondere alla voce di Dio
“che chiama ogni battezzato a tendere alla santità”. O Giulia Salzano, che, ha
ricordato il Pontefice, anticipò i temi del Vaticano II con la sua azione educativa
rivolta “a tutte le categorie di persone, senza distinzione di età, ceto
sociale, professione”.
In campo sociale, si distinse anche l’opera di Marco
d’Aviano, i cui interventi, ha affermato il Papa, “costituiscono un incoraggiamento
anche per i cristiani di oggi a difendere e promuovere i valori evangelici”. Un
modello che ha suggerito al cuore di Giovanni Paolo II questo auspicio:
“Il beato Marco d'Aviano protegga l'Europa, perché possa
costruire la sua unità non trascurando le comuni radici cristiane”.
“Questi nuovi Beati - ha concluso il Papa - aiutino tutti
voi a "prendere il largo", fidandovi, come essi hanno fatto, delle
parole di Cristo. E la Vergine Maria, che ognuno dei sei Beati ha teneramente
venerato, vi aiuti a portare a compimento l'opera in voi iniziata dallo Spirito
Santo”.
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NON SOTTOSTIMARE GLI EFFETTI
PERDURANTI DEL TOTALITARISMO
E I
PERICOLI INSITI NEL CONSUMISMO: COSI’, GIOVANNI PAOLO II
NEL
DISCORSO ALL’AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA CECA,
PAVEL
JAJNER, RICEVUTO IN VATICANO PER LE LETTERE CREDENZIALI
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Il vero
sviluppo “non può essere ottenuto solo con i mezzi economici”: è la riflessione
offerta da Giovanni Paolo II all’ambasciatore della Repubblica Ceca presso la
Santa Sede, Pavel Jajner, ricevuto stamani in udienza per la presentazione
delle lettere credenziali. Il Papa si è rallegrato per i progressi compiuti verso
la ratifica di un Accordo sulle relazioni tra Santa Sede e Repubblica Ceca. Si
è, inoltre, soffermato sulle motivazioni dell’attività diplomatica vaticana,
compendiate nell’obiettivo di “promuovere la dignità dell’uomo” e “rafforzare
la pace tra i popoli”. Condizioni essenziali - ha rilevato - per un “reale
sviluppo degli individui e delle nazioni”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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La
storia ci insegna che “il percorso dall’oppressione alla libertà” è arduo,
“spesso segnato dalle lusinghe di false forme di libertà e vuote promesse di speranza”.
E’ un richiamo forte quello del Pontefice, che ha avvertito come non debbano
essere sottostimati gli “effetti perduranti” del totalitarismo, anche ora che
il popolo ceco può godere della libertà politica. Il Papa ha, così, messo in
guardia dall’“idolatria del mercato”, che tende a “ridurre le persone a cose,
subordinando l’essere all’avere”. Di qui, la necessità che siano protetti i
membri più deboli della società, che non beneficiano dello sviluppo economico.
Non solo, giacché la trasformazione della società in una vera “civiltà
dell’amore” deve fondarsi sul “riconoscimento della natura spirituale della
persona e un rinnovata considerazione del carattere morale dello sviluppo
socio-economico”. Un progetto, ha aggiunto, che “richiede una leadership” tanto
politica quanto religiosa.
Giovanni
Paolo II ha poi rivolto l’attenzione alle sfide che la Repubblica Ceca sta
affrontando, come altre nazioni in Europa. Da più parti, ha rilevato, si
riflette in questo periodo sul ruolo del Cristianesimo quale fondamento della società
europea. Questa grande eredità, ha evidenziato, “ci avverte che la speranza di
continuare a costruire un mondo più giusto”, include anche la consapevolezza
che “gli sforzi umani, slegati dalla loro giusta correlazione con l’assistenza
divina non avranno un valore duraturo”. In tale contesto, ha proseguito, desta
preoccupazione il fatto che “l’eclisse del senso di Dio si è ripercossa in
un’eclisse del senso dell’uomo”. Se le tragiche calamità “della guerra e delle
dittature continuano a sfigurare violentemente” il disegno divino per l’umanità
- ha rimarcato - il “crescente materialismo” e “la marginalizzazione della fede
indeboliscono la vera natura della vita, dono di Dio”. Ha così levato
un’esortazione: mentre le nazioni del Vecchio Continente “muovono verso una
nuova configurazione”, il “desiderio di rispondere alle sfide di un mondo che
cambia” deve essere informato dalla “perenne proclamazione” da parte della
Chiesa della verità che “rende gli uomini liberi e permette alle istituzioni
politiche e civili di compiere un autentico progresso”.
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IN
UDIENZA DAL PAPA IL PRELATO DI LORETO E LA PRESIDENZA
DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE DEGLI STATI UNITI. NOMINE DI CURIA
Nel
corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in udienza l’arcivescovo Angelo
Comastri, prelato di Loreto, delegato pontificio per il Santuario Lauretano,
con le persone al seguito.
In fine mattinata, Giovanni Paolo II ha inoltre ricevuto
il presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti d’America, mons.
Wilton Daniel Gregory, vescovo di Belleville, con il vicepresidente mons.
William Stephen Skylstad, vescovo di Spokane, il segretario generale, mons.
William P. Fay, e suor Lourdes Sheehan, segretario generale associato.
Il Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Consiglio
della Cultura due cardinali, l’indonesiano Julius Riyadi Darmaatmadja,
arcivescovo di Jakarta, e il messicano Juan Sandoval Iñiguez, arcivescovo di
Guadalajara.
PADRE DEI
POVERI E FORMATORE DI LAICI MA SOPRATTUTTO UOMO DI DIO
E’
STATO JOSE’ MARIA RUBIO SACERDOTE GESUITA,
CHE IL
PAPA PROCLAMA SANTO DOMENICA PROSSIMA A MADRID.
CON
NOI IL POSTULATORE DELLA CAUSA PADRE PAOLO MOLINARI
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Servizio di Giovanni Peduto -
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José Maria Rubio y Peralta, nato nel 1864 a Dalías, nella
provincia spagnola di Almeria, conobbe presto la sua vocazione sacerdotale. A
23 anni veniva ordinato a Madrid, ma poi provò una forte inclinazione a farsi
religioso nella Compagnia Gesù, sogno che poté realizzare solo una ventina di
anni dopo. Nel 1908 emise i voti religiosi e svolse il ministero nella
residenza dei Padri gesuiti a Madrid, dove rimase fino alla morte avvenuta ad
Aranjuez il 2 maggio 1929.
Sacerdote esemplare, di profonda vita spirituale,
incentrata soprattutto in un grande amore per l’Eucaristia e per il Sacro
Cuore, il Rubio si distinse talmente nei suoi ministeri pastorali che
l’arcivescovo di Madrid lo chiamò l’apostolo di quella città. Primo fra tutti i
ministeri era quello del sacramento della Riconciliazione; ad esso si associava
la predicazione e l’annuncio del messaggio evangelico. Fin dalle prime ore del
mattino, lunghe file di fedeli assediavano il suo confessionale; era
ricercatissimo per gli esercizi spirituali e come guida per le comunità
religiose.
Potremmo continuare a lungo, ma con noi è il postulatore
della Causa di canonizzazione, padre Paolo Molinari: del nuovo santo cosa
amerebbe risaltare particolarmente?
R. – Vorrei soprattutto mettere in luce due aspetti
distintivi di quest’uomo di Dio. Il primo è la sua opzione per i poveri. Questi
termini – opzione preferenziale per i poveri – non erano termini usati
ai suoi tempi; negli anni venti, quando egli era a Madrid, di fatto egli viveva
per i poveri, vicinissimo ai poveri e aiutava tantissimi cristiani, laici
uomini e donne, a vivere il loro cristianesimo fondendo l’amore di Dio con
l’amore del prossimo, quindi l’amore dei più bisognosi. E con questo, tocco il
secondo punto caratteristico e cioè quello della formazione dei laici che padre
Rubio ha fatto in un modo eminente, grazie a quell’attrattiva che egli esercitava
sulla gente non per delle doti particolari, ma per quello che emanava dalla sua
vita, dal suo essere, e cioè un uomo che nell’adorazione del Santissimo
Sacramento, nella contemplazione del Cuore di Cristo, aveva fatto suoi i
sentimenti del Signore: quindi, veramente, come dice San Paolo, si era
conformato a Cristo. La gente sentiva la presenza di Dio in lui e per questo
andavano ad ascoltarlo. La gente andava a lui, attratta proprio da questa sua
unione con Cristo, da questa sua santità. Si abbandonavano – per così dire – a
quell’azione formatrice che egli sapeva dare. Padre Rubio, anche quando allora
non se ne parlava ancora, riconobbe la missione che i laici hanno nella Chiesa
e quindi seppe formare uomini e donne a condividere nel senso più pieno la missione
che la Chiesa svolge, specialmente verso i più bisognosi.
D. – Padre Molinari, a voi Gesuiti, alla Compagnia di
Gesù, cosa dice quest’uomo, quale messaggio vi ha lasciato?
R. – Un richiamo forte affinché la nostra attività sia
sempre più il frutto di una intima condivisione dello spirito di Cristo, e
quindi una vita non solo interiore, ma soprattutto una contemplazione del modo
in cui Gesù ha trattato con la gente ... Questo deve diventare veramente
l’ossigeno della nostra vita, della nostra attività.
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RIUNITA IN VATICANO LA PLENARIA
DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA.
TEMA
CENTRALE, IL RAPPORTO TRA BIBBIA E MORALE. DA CENTO ANNI,
UN
PREZIOSO SERVIZIO PER LA GIUSTA INTERPRETAZIONE DALLA SACRA SCRITTURA
- A
cura di Paolo Salvo -
La
Pontificia Commissione Biblica, che celebra i cento anni di vita, è riunita in
Vaticano, presso la Casa di Santa Marta, da oggi al 2 maggio, per la sessione
plenaria annuale, sotto la presidenza del cardinale Joseph Ratzinger, prefetto
della Congregazione per la Dottrina della Fede. Al centro dei lavori, diretti
dal segretario generale, il gesuita padre Klemens Stock, il tema del rapporto
tra Bibbia e morale.
A
conclusione della Plenaria, per ricordare degnamente il centesimo anno di
fondazione, si terrà una Giornata celebrativa con relazioni e testimonianze sulle
origini e gli sviluppi della Pontificia Commissione Biblica, il 2 maggio alle
ore 16.30, nell’auditorium dell’istituto Patristico Augustinianum.
Fu
Leone XIII che istituì questo organismo nel 1902, con il nome di Pontificia
Commissione per gli Studi Biblici. La Commissione aveva il compito di sciogliere
innanzitutto ogni dubbio che poteva esserle sottoposto sulla giusta interpretazione
della Sacra Scrittura e di promuovere in secondo luogo il progresso degli studi
biblici. San Pio X nel 1904 ampliò le facoltà della Commissione, permettendo
che essa potesse conferire gradi accademici (licenza e laurea) in materia
biblica. A tal fine, istituì a Roma il Pontificio Istituto Biblico, quale centro di studi superiori concernenti ai
Libri Sacri. In seguito, perché a nessuno sfuggisse l’importanza di tali studi,
Pio XI nel 1924 equiparò i gradi accademici conferiti dalla Commissione a
quelli conferiti dagli Atenei Pontifici. Pio XII, inoltre, nel 1942 concesse la
facoltà di conferire anche il titolo inferiore di baccellierato dopo il primo
esame.
Completamente
ristrutturata da Paolo VI nel 1971, l’attuale Pontificia Commissione Biblica è
coordinata e collegata, pur conservando la sua fisionomia, con la Congregazione
per la Dottrina della Fede, presso cui ha anche la sua sede. Si compone di un
presidente, che è lo stesso cardinale prefetto del dicastero dottrinale, di un
segretario che è anche consultore della medesima Congregazione, di un
segretario tecnico, e di almeno e non oltre venti membri scelti tra i più insigni
cultori di scienze bibliche. Possono essere chiamati a collaborare con le sottocommissioni
di lavoro anche noti biblisti non cattolici, i quali però non acquistano per
questo la qualità di membri della Commissione. E’ da notare infine che le risposte
dottrinali date dalla Pontificia Commissione Biblica rivestono grande importanza
ed hanno lo stesso valore di quelle date dalle Congregazioni romane.
LA
PRIMA PASQUA DEGLI ORTODOSSI BULGARI A ROMA
NELLA
CHIESA DEI SANTI VINCENZO E ANASTASIO,
AFFIDATA
LORO DAL PAPA UN ANNO FA
-
Intervista con il cardinale Walter Kasper -
“Voi ortodossi
e noi cattolici non abbiamo la stessa data di Pasqua ma abbiamo la stessa fede
pasquale”. Così come coltiviamo la “speranza che l’amore sia più forte
dell’odio, la vita più forte della morte e che la giustizia sia più forte della
violenza”. Sono alcune della parole di saluto rivolte sabato scorso dal cardinale
Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, alla
comunità romana dei bulgari ortodossi, riunita per la celebrazione della Pasqua
nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio. Una celebrazione di sapore
storico, giacché la chiesa venne affidata da Giovanni Paolo II alla comunità bulgara
di Roma lo scorso anno, in coincidenza con il suo viaggio apostolico a Sofia.
Alla liturgia pasquale di due giorni fa - presieduta dall’archimandrita Thion,
vicario della Diaspora ortodossa per l’Europa occidentale - erano presenti
oltre agli ambasciatori della Bulgaria presso la Santa Sede e presso l’Italia,
anche quelli di Serbia-Montenegro e quello di Macedonia, sempre presso la Santa
Sede: una presenza significativa nel segno del dialogo tra le Chiese ortodosse
di quei Paesi.
La cerimonia di sabato scorso, inoltre, prelude ad un
altro importante avvenimento, che cadrà il prossimo 24 maggio, Festa dei Santi
Cirillo e Metodio: la visita in Italia di due delegazioni bulgare: una guidata
dal premier, re Simeone, l’altra dai massimi vertici del Santo Sinodo bulgaro.
Dimitri Gantchev, del nostro Programma bulgaro, ha chiesto al cardinale Kasper
quali siano i rapporti tra la Chiesa di Roma e quella ortodossa di Bulgaria:
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R. – L’inizio è stato molto difficile perché la Chiesa
ortodossa è stata chiusa per lungo tempo durante il periodo comunista, una
Chiesa chiusa in se stessa. Ma la visita del Santo Padre ha fatto molto. Il
Santo Padre ha avuto il carisma di dare inizio a nuovi progressi e nuovi passi.
Dopo la visita del Papa io sono tornato in Bulgaria. Ho visitato monasteri,
parrocchie e abbiamo fatto amicizia. Per me l’amicizia e la fiducia sono alla
base del dialogo teologico. Siamo diventati amici e alla fine di maggio
verranno a Roma. Per me è molto importante la visita all’Università di Sofia,
dove mi hanno fatto dottore honoris causa. E’ molto importante anche il
rapporto con gli studenti perché saranno i futuri preti. Con loro ho avuto un
bel dibattito sul primato del Papa e altre cose.
D. – Il suo augurio agli ortodossi in Bulgaria?
R. – Sono in una situazione molto difficile, ma la Pasqua
dà sempre la speranza che si possano superare tutte le difficoltà e che si
diventi sempre più amici, fratelli, sorelle e che si possa cooperare insieme
per l’Europa e per la pace.
D. – A proposito dell’Europa unita da un animo cristiano,
quale contributo potrebbe dare la Chiesa ortodossa bulgara?
R. – Il Santo Padre dice sempre che la Chiesa, ma anche
l’Europa deve respirare con due polmoni. I bulgari hanno da dare molto, perché
hanno una ricchezza spirituale, soprattutto S. Cirillo e S. Metodio che vengono
dalla Bulgaria e che rappresentano tutti i popoli slavi. Dobbiamo collaborare
perché noi occidentali, che siamo secolarizzati, abbiamo bisogno di questa
spiritualità, ma anche loro hanno bisogno del nostro aiuto.
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Con eloquente evidenza la prima
pagina si apre con il titolo “Vangeli viventi” hanno inciso profondamente nella
storia: nella Domenica della Divina Misericordia dell’Anno del Rosario,
Giovanni Paolo II proclama sei nuovi beati, figli della “cara Italia, terra
feconda di santi”.
Nelle vaticane, la celebrazione
del solenne rito di beatificazione.
Al “Regina Caeli”, al termine
della Messa, il Papa ha sottolineato che solo nella misericordia di Dio il
mondo può trovare la pace.
Nel discorso al nuovo
ambasciatore della Repubblica Ceca, il Santo Padre ha evidenziato che il
progetto di amore di Dio per l’umanità continua ad essere sfigurato dalle
tragiche calamità della guerra e della dittatura.
Nelle pagine estere, Iraq: le
scorte alimentari, rileva l’Onu, rischiano di esaurirsi alla fine del
programma “petrolio in cambio di cibo”; le fazioni politiche locali sono
riunite a Baghdad per discutere del dopoguerra.
Spagna: manifestazione a Madrid
per il rispetto dei diritti umani a Cuba.
Polmonite atipica: le misure di
prevenzione sempre più drastiche non arrestano ancora l'epidemia in Cina.
Nella pagina culturale, un
contributo di Paolo Miccoli dal titolo: “La sofferenza innocente interpella
l'Agnello immolato”: l’umana ragione di fronte al problema del male.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione riguardo al virus Sars: nominato il
commissario per l'emergenza; controlli rafforzati all'aeroporto di Fiumicino.
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28 aprile 2003
TRENT’ANNI FA MORIVA JACQUES MARITAIN,
ESPONENTE DEL PENSIERO
CATTOLICO
E FAUTORE DI UN NUOVO
UMANESIMO CRISTIANO
- Intervista con il prof.
Vittorio Possenti -
Il 28 aprile 1973 moriva, all’età di 91 anni, il
filosofo francese Jacques Maritain. Considerato uno degli esponenti maggiori e
più discussi della storia del pensiero e della cultura cattolica del ‘900,
Maritain, secondo qualcuno, non dovrebbe essere nemmeno definito un filosofo,
non perché non ne sia all’altezza, ma per quel primato della fede che segnò la
sua vita. Insieme alla moglie Raissa, infatti, intraprese un cammino di
conversione al cristianesimo, costituendo un esempio concreto di quei “focolari
dispersi di irradiamento spirituale” della luce del Vangelo, che Maritain teorizzò
come una delle opzioni possibili rispetto al ruolo del laicato nel mondo, in
un’epoca che andava a sostituire la cristianità. Ma chi era Jacques Maritain?
Dorotea Gambardella lo ha chiesto al professor Vittorio Possenti, docente di
Filosofia Politica dell’Università di Venezia.
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R. – Maritain una volta, durante
una malattia, si chiese: “Chi sono io?” e rispose: “Io sono forse un filosofo o
uno scrittore, ma soprattutto sono un cercatore dell’assoluto”, e credo che
questo sia il modo migliore con cui definire la figura di Maritain. In Maritain
è importante anche la testimonianza di vita, una vita che è stata grande anche
sul piano umano e sul piano della spiritualità. Non dimentichiamo la lezione maritainiana
sulla contemplazione sulla vita mistica, ciò che la moglie Raissa diceva ‘la
contemplazione lungo le strade’ come elemento fondamentale di una spiritualità
cristiana nell’epoca moderna e post-moderna.
D. – In particolare, Jacques
Maritain lanciò l’idea di una nuova cristianità contrapposta alla cristianità
tradizionale ...
R. – Più che contrapposta, lui pensava che nei tempi
moderni e post-moderni fosse necessario trovare la strada per un umanesimo
integrale, un umanesimo teocentrico fondato sull’umanesimo dell’incarnazione
del Verbo. Cosa significa tutto questo e quindi anche il termine ‘nuova
cristianità’? Che occorre puntare sulla fecondità storica e anche civile del
discorso evangelico e quindi puntare verso un tipo di vita sociale penetrata
dal discorso cristiano, in maniera che i principi e anche i valori delle
istituzioni civili rispecchino questa forma cristiana che viene dal Vangelo.
D. – Quindi una cristianità più aderente alla realtà
e soprattutto un incontro tra cristianesimo e democrazia ...
R. – Certamente il discorso del rapporto tra
cristianesimo e democrazia è importante in Maritain, però il tema della nuova
cristianità post-moderna non può ridursi esclusivamente al tema della nuova
democrazia, ma è un po’ la ricerca della matrice teologica della società
civile, e la ricerca di una vita storica della società politica e civile
ispirata dai valori fondamentali del Vangelo e anche del diritto naturale.
D. – Jacques Maritain è considerato quindi uno degli
esponenti maggiori, però anche più discussi, della storia del pensiero e della
cultura cattolica del ’900, secondo lei
perché più discussi?
R. – Secondo me ci sono stati dei momenti, per
quanto riguarda la questione dell’action française, oppure la guerra di
Spagna, in cui alcuni settori della cultura cattolica internazionale hanno
discusso la posizione di Maritain, ma che poi, mi pare, sia risultata vincente
con il Concilio Vaticano II, tant’è vero che Paolo VI consegnò il Messaggio del
Concilio agli intellettuali, proprio a Jacques Maritain.
D. – Che cosa resta di vivo, di attuale del pensiero
di Jacques Maritain?
R. – Maritain
ha scritto un’opera che si distende su tutti gli elementi della filosofia. In
ciascuno di questi settori rimane molto di attuale e in particolar modo vorrei
sottolineare la grande dottrina della conoscenza di tipo realistico che in
Maritain segna una svolta rispetto al soggettivismo della filosofia moderna. Il
realismo della filosofia di Maritain e della tradizione di Tommaso d’Aquino è
una grande apertura anche per la filosofia futura.
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LA PREGHIERA PER LA
PACE PRONUNCIATA DA GIOVANNI PAOLO II AD ASSISI
SI FA
LIRICA, AFFIDATA ALLA VOCE STRAORDINARIA DI PLACIDO DOMINGO.
QUESTA
SERA IN PRIMA MONDIALE AL TEATRO DELLE MUSE DI ANCONA
IL
“CANTO DI PACE” RISUONERA’ SULLE MUSICHE DI MARCO TUTINO
- Con noi, il celebre tenore spagnolo Placido
Domingo -
Davanti a Paolo VI in Vaticano cantò la Missa Solemnis di Beethoven. Ora
la voce straordinaria di Placido Domingo torna a levarsi in preghiera sulle
parole pronunciate da Giovanni Paolo II ad Assisi il 24 gennaio 2002, in
occasione della Giornata Mondiale per la Pace. Questa sera al Teatro delle Muse
di Ancona il celebre tenore spagnolo intonerà in prima assoluta il “Canto di
Pace” su musiche per coro e orchestra di Marco Tutino. Scritta all’indomani
dell’attentato alle Torri Gemelle di New York e dei primi sviluppi bellici in
Afghanistan, l’invocazione del Pontefice alla “misericordia, riconciliazione e
pace” risuona ancor più drammatica, sullo sfondo della guerra in Iraq, spiega
Domingo al microfono di A.V.:
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(musica:
“Kyrie” di Marco Tutino)
R. – E’ una coincidenza non felice il fatto che
capiti in tempi di guerra. Tutti vogliamo la pace, la rispettiamo. Ma bisogna
dire che nel momento in cui avviene una guerra bisogna anche pensare alle
vittime e bisogna rispettarle da una parte e dall’altra.
D. – Maestro Domingo, cosa prova
nel cantare la preghiera di Karol Woytila?
R. – Penso che questo Papa, il
quale è stato uno dei personaggi più importanti nella storia del Papato e della
religione, sia un essere umano di infinita bontà, un Papa che ha capito molti
problemi, e soprattutto fino a dove può arrivare la Chiesa oggi. Siamo nel XXI
secolo, vediamo cosa capiterà dopo. Senz’altro ci sono molte cose che devono
essere cambiate, forse, e ripensate. Però io penso che lui sia una delle
personalità più forti che abbia mai avuto la possibilità di conoscere e di
cantare. Quindi, cantare un suo testo mi dà tanta gioia ed emozione.
D. – Ha già avuto occasione di
incontrare il Santo Padre o di dedicargli un suo concerto?
R. – Ho avuto la possibilità di
cantare per lui sia a New York che in Messico. Quindi, adesso sarebbe la terza
volta. Poi sono andato a vederlo con la mia famiglia in Vaticano e l’ho visto
di nuovo in occasione della Tosca.
D. – Quali parole conserva con
più emozione di quegli incontri?
R. – La benedizione, che è la
cosa più importante.
(musica:
“Agnus Dei” di Marco Tutino)
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28 aprile 2003
HA
AVUTO INIZIO STAMANI A CASTELGANDOLFO IL CONVEGNO MARIANO
INTERNAZIONALE: "CONTEMPLARE CRISTO CON GLI
OCCHI DI MARIA".
UN CONTRIBUTO DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI ALLA
VALORIZZAZIONE,
VOLUTA QUEST'ANNO DAL PAPA, DEL ROSARIO, QUALE
PREGHIERA DI PACE
- A cura di Adriana Masotti -
CASTELGANDOLFO. = “Vorrei
consegnare idealmente ai focolarini la preghiera del santo rosario che ho
voluto riproporre a tutta la Chiesa. Sono certo che la vostra devozione alla
Vergine vi aiuterà a dare il necessario rilievo all'iniziativa di un anno
dedicato al Rosario”. Così aveva scritto Giovanni Paolo II in un messaggio
indirizzato alla fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich,
il 16 ottobre scorso, data della firma alla sua Lettera apostolica sul rosario.
Il Convegno di Castelgandolfo è una delle risposte a quell'invito del Papa. I
1400 partecipanti da tutto il mondo, tra cui oltre 20 cardinali e vescovi,
rifletteranno per tre giorni sul significato della preghiera mariana e della
devozione alla Madre di Cristo attraverso l'apporto di teologi, rappresentanti
di movimenti e comunità ecclesiali, ma anche di appartenenti a diverse Chiese
cristiane, all'Ebraismo e all'Islam. Ma la novità e il valore specifico di
questa iniziativa è basata sul contributo offerto dalle testimonianze di
giovani, famiglie, sacerdoti che, guardando a ciò che il Vangelo dice di Maria,
hanno rivissuto le caratteristiche della Madre: la fiducia in Dio e la
prontezza a compiere la sua volontà. Scoprendo in questo modo di poter essere,
secondo le parole di Giovanni Paolo II, più efficaci "costruttori di pace
e di un mondo più vicino al disegno di Dio".
“GLOBALIZZARE
LA VITA NELLA SUA PIENEZZA”. QUESTO IL TEMA DELL’INCONTRO,
PROMOSSO DAL PROGRAMMA ‘FEDE, ECONOMIA E SOCIETA’
DEL CONSIGLIO
DELLE CHIESE
DELL’AMERICA LATINA, IN CORSO DA OGGI A BUENOS AIRES
BUENOS AIRES. = A partire da oggi e fino al prossimo
primo maggio si terrà a Buenos Aires un incontro sul tema “Globalizzare la vita
nella sua pienezza”. Il convegno è organizzato dal programma "Fede,
economia e società" del Consiglio delle Chiese dell’America Latina (Clai),
sotto l'egida del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc). All'incontro
partecipano circa quaranta responsabili ecclesiali dei Paesi latinoamericani e
caraibici, con l'obiettivo di fornire informazioni sulla realtà socio-economica
dell'area. Saranno inoltre proposti modelli di globalizzazione diversi dal
progetto neoliberale. Analizzando il fenomeno della mondializzazione,
presentandone opportunità e minacce, l’appuntamento argentino intende rimarcare
soprattutto la necessità di una globalizzazione solidale per realizzare, nel
pianeta, un’equa distribuzione delle risorse. Sarà infine presa in esame una nuova
concezione del ruolo delle Chiese nel campo della giustizia economica in vista
di un atteso incontro, nel secondo semestre di quest'anno, con esponenti del
Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. (A.L.)
SI È CONCLUSA POSITIVAMENTE LA PRIMA
SEDUTA DEI COLLOQUI DI PACE
TRA I
RIBELLI MAOISTI ED IL GOVERNO DEL NEPAL. UN PRIMO PASSO VERSO LA PACE,
DOPO LA
TREGUA DI GENNAIO AI CONFLITTI ARMATI
KATHMANDU. = Si è
conclusa oggi positivamente la prima seduta dei colloqui di pace tra il
governo del Nepal ed i ribelli maoisti,
che da sette anni lottano per rovesciare la monarchia costituzionale. I membri
delle due delegazioni si sono scambiati strette di mano davanti alla stampa
prima di riunirsi a porte chiuse in un hotel della capitale Kathmandu. Si
tratta del primo passo concreto verso la definizione di un processo di pace
dopo il cessate-il-fuoco annunciato dai guerriglieri alla fine dello scorso
gennaio. I due capi-delegazione, il vice primo ministro Mandal e il numero due
dell’organizzazione ribelle, Bhattarai, hanno descritto come ‘cordiale’ il
clima dei colloqui, benché restino le differenze di vedute tra le parti. I
ribelli chiedono il rilascio dei loro compagni dalle prigioni nepalesi, la nomina
di un governo ad interim e la convocazione di un’assemblea costituente. Non è
chiaro se i maoisti abbiano rinunciato definitivamente al progetto di instaurare
nel Paese una repubblica comunista a partito unico o se, come hanno recentemente
dato ad intendere, sono disposti a mantenere l’attuale monarchia costituzionale
ma con uno sbilanciamento dei poteri nettamente favorevole al Parlamento. Ma
l’attuale governo, guidato dal re conservatore Gyanendra, considera la
monarchia costituzionale un fattore non negoziabile. (S.C.)
SUL
DELICATO TEMA DEL TRAFFICO DI PERSONE SI E’ APERTO OGGI A BALI,
IN INDONESIA, UN CONVEGNO A CUI PARTECIPANO I
RAPPRESENTANTI
DI 40 PAESI DELL’AREA ASIATICA E DEL PACIFICO
BALI. = I rappresentanti
di 40 nazioni hanno preso parte stamani a Bali, in Indonesia, alla prima
giornata di una conferenza tra i Paesi dell’area asiatica e del Pacifico
sull’inquietante tema del traffico di persone. Il meeting, che durerà fino a
mercoledì prossimo, è stato convocato congiuntamente dall’Australia e
dall’Indonesia ed è il secondo di questo genere dopo quello tenutosi nel mese
di febbraio del 2002. Nelle intenzioni degli organizzatori, la conferenza
servirà a decidere come rafforzare i controlli alle frontiere e come rendere
più efficaci le normative nazionali contro il traffico di migranti e profughi.
Il ministro degli esteri australiano, Alexander Dower, ha dichiarato che la
conferenza permetterà ai governi di discutere sul diffondersi del terrorismo
nel Sud-Est asiatico (Gam). L’Indonesia, che negli ultimi anni è divenuta uno
dei punti d’appoggio della ‘mafia delle migrazioni’ a causa dei suoi labili
confini composti da 14 mila isole, non ha alcuna legislazione contro il
traffico di esseri umani. Il Paese sta vivendo una situazione di tensione anche
per le sue recenti vicende interne. Ieri, una bomba è stata fatta esplodere
all’aeroporto di Giakarta ferendo 11 persone allo scalo dei voli nazionali.
L’attentato per ora non è stato rivendicato e la polizia è indecisa se
concentrare i sospetti sui sostenitori del leader religioso islamico Abu Bakar
Ba’asyir, oppure sui ribelli separatisti del Movimento per Aceh libera. (A.L.)
DIFFUSA OGGI LA
VALUTAZIONE DELLA FAO SULLA SITUAZIONE DEI RACCOLTI IN IRAQ:
IN SALVO ALMENO UN TERZO DEL RACCOLTO. NEI
GOVERNATORATI DEL NORD
DURANTE LA GUERRA I CONTADINI NON HANNO ABBANDONATO
I CAMPI:
DAI LORO
RACCOLTI SI ATTENDE ALMENO IL 35 PER CENTO DEL TOTALE NAZIONALE
ROMA. = Almeno un terzo del raccolto estivo di grano
dell’Iraq sarebbe uscito illeso dal conflitto, secondo le prime indagini
rilevate dalla Fao in base a dati forniti dal proprio staff che opera nel
Paese. In un comunicato di oggi la Organizzazione mondiale dell’agricoltura e
dell’alimentazione ha comunque ricordato che resta da verificare la notizia del
raccolto invernale che avrebbe fruttato grandi quantità di cereali, circa 1,2
milioni di tonnellate di farina e orzo. Nei tre governatorati del nord
dell’Iraq molti contadini nel corso della guerra non si sono spostati dai loro
campi, il che significa che potranno cominciare la raccolta entro poche
settimane. Questi territori, secondo le previsioni, potranno produrre tra il 30
per cento ed il 35 per cento del raccolto complessivo annuale iracheno,
previsto per circa 1,7 milioni di tonnellate di grano. Se il raccolto procede
secondo quanto previsto, aiuterà ad alleviare carenze di cibo, producendo oltre
500 mila tonnellate di farina e di orzo, che viceversa dovrebbero essere
importati. (S.C.)
UN
CONVEGNO ECCLESIALE DEDICATO ALLA COMUNICAZIONE DEL VANGELO
AGLI STRANIERI IN ITALIA. INIZIATO OGGI,
DURERÀ FINO AL PRIMO MAGGIO
VERONA. = Si è aperto oggi a Verona il seminario di
studio dal titolo “Comunicare il Vangelo agli stranieri in Italia”, che durerà
fino al prossimo giovedì primo maggio; è un’iniziativa organizzata e promossa
dal Centro unitario missionario, insieme alla fondazione Cei Migrantes. Si
tratta di un convegno rivolto principalmente ai presbiteri e agli altri
operatori pastorali in più diretto contatto o con maggiori legami etnici,
culturali e linguistici con le comunità immigrate, che si propone di riflettere
sulla migliore valorizzazione delle varie risorse pastorali in favore non solo
dei cattolici italiani ma anche del numero crescente di immigrati cattolici, di
altre confessioni cristiane e dei fedeli di altre religioni sparsi su tutto il
territorio. (S.C.)
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28 aprile 2003
- A
cura di Paolo Ondarza -
Stazionaria la situazione della polmonite
atipica a Hong Kong, Singapore, Toronto e in Vietnam. Lo ha dichiarato oggi
David Heymann, responsabile dell'Organizzazione mondiale della Sanità. Tuttavia
oggi in Cina sono stati segnalati altri otto morti e 203 nuovi contagi. E si
teme per il decesso in Indonesia di un uomo d’affari di Taiwan, morto secondo
indiscrezioni in seguito a sintomi analoghi al virus della sindrome acuta
respiratoria severa. Potrebbe trattarsi della prima vittima in Indonesia,
quarto paese più popoloso al mondo.
Nelle presidenziali più
equilibrate degli ultimi 20 anni, l’Argentina ha scelto ieri i due candidati al
ballottaggio del prossimo 18 maggio. Entrambi di estrazione peronista: sono l’ex presidente Carlos
Menem, in testa con il 24 per cento dei voti, ed il governatore di Santa Cruz,
Nestor Kirchner, che ha ottenuto il 21 per cento. Da Buenos Aires, Maurizio
Salvi:
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Accanto ai buoni risultati ottenuti da personalità
provenienti dal partito radicale ormai agonizzante, come Ricardo Lopez Murphy
ed Elisa Carrió, il dato più rilevante della tornata elettorale è che
l’imminente ballottaggio si trasformerà in una resa dei conti all’interno del
partito giustizialista da tempo in grave crisi. Pur vittorioso ieri, Menem non
è riuscito a mettere tra lui e il suo avversario – appoggiato dal presidente
uscente Eduardo Duhalde – una quantità sufficientemente ampia di voti per farlo
guardare con serenità al nuovo appuntamento con le urne. E così ora dovrà fare
i conti con un avversario che intende attaccarlo frontal-mente. Secondo gli
esperti, è proprio Kirchner che conta, con il potenziale di crescita maggiore,
potendo tessere più facilmente alleanze di pro-gramma ed è per questo che il
governatore di Santa Cruz ha proposto ad altri candidati – come la Carrió e Rodriguez
Saá – un patto per sconfiggere le ambizioni di Menem di riconquistare la
presidenza.
Da Buenos Aires, Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.
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Meno combattuto il risultato delle elezioni di ieri in
Paraguay, dove si votava per rinnovare il Parlamento ed eleggere il nuovo
presidente. Vittoria prevista per l’ex ministro Nicanor Duarte, candidato del
Partito Colorado, che con il 37 per cento dei consensi ha distanziato di 13
punti il liberale Julio César Franco e di 15 l’indipendente Pedro Fadul. Buon
risultato anche dell’ex generale golpista Lino Oviedo, a conferma di una
crescita complessiva dell’opposizione. Ma tra gli oppositori al governo è
mancata l’unità, come ci conferma da Asunción Marcello Lachi, analista politico
del Gabinete de estudios de opinión.
L’intervista è di Andrea Sarubbi.
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R. – Praticamente, trovare un accordo a livello di
opposizione è quasi impossibile. L’accordo non c’è stato perché non si credeva
nella possibilità di vincere insieme; invece, divisi, gli oppositori hanno
raggiunto un risultato molto interessane. E la vittoria di Nicanor Duarte, con
il 37 per cento delle preferenze, è il risultato peggiore mai ottenuto nella
storia degli ultimi 50 anni dal partito.
D. – Come si spiega il fatto che dopo 56 anni il Partito
Colorado continui a mantenere il potere?
R. – E’ un senso di appartenenza, cioè chi è parte del
partito lo sente come parte della propria famiglia. Il 70 per cento degli
elettori sono affiliati ad un partito, il 50 per cento degli elettori del
Paraguay sono affiliati al Partito Colorado, e quindi è questo che di fatto
impedisce un cambio di regime rapido, perché è un’associazione diretta. Ora, il
Partito Colorado sta soffrendo una crisi di voti: con il 50 per cento degli
affiliati iscritti nel registro elettorale, ottenere solo il 37 per cento dei
voti al presidente, e il 32 per cento al Senato, significa vivere una crisi
importante di credibilità.
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E ieri si è votato anche in Yemen per le elezioni
legislative. Gli aventi diritto al voto hanno affollato le urne per la terza
consultazione elettorale dal 1990, anno in cui la nazione si è unificata. Nel
Paese si trovano molti militanti islamici; tra questi diversi simpatizzanti
della rete terroristica Al Qaida di Osama bin Laden.
Si vivono ore delicate in Iraq per il futuro di questo
Paese sconvolto dalla guerra. Si è aperta stamani a
Baghdad la riunione politica sul dopo Saddam Hussein convocata dagli Stati
Uniti. Partecipano circa 250 personalità politiche dell'ex opposizione irachena.
Dure le proteste degli sciiti scesi numerosi in piazza per rivendicare un ruolo di primo piano nella
redazione della nuova Costituzione. Intanto, le forze statunitensi avrebbero
trovato sostanze sospette nei pressi di Tikrit, città natale di Saddam Hussein.
Ma ascoltiamo il servizio di Paolo Mastrolilli.
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Dentro una dozzina di bidoni c’erano tracce di agenti
nervini e gas vescicanti, anche se per avere la conferma bisognerà aspettare
altri esami. La caccia alle armi di distruzione di massa potrebbe essere anche
accelerata dalla cattura, avvenuta ieri, del generale Hossam Amin, che era
l’uomo di collegamento tra il regime e gli ispettori dell’Onu. Ahmed Chalabi,
capo dell’ex movimento di opposizione Iraqi National Congress, ha detto
di aspettarsi a breve anche l’arresto di Saddam e dei suoi figli che, secondo
lui, si nascondono in luoghi separati dell’Iraq, mentre la televisione iraniana
ha diffuso notizie non confermate sulla possibile cattura della moglie del raìs e delle sue figlie. Nel frattempo
gli americani hanno arrestato Mohammed al Zubairi, che nei giorni scorsi si era
auto-proclamato sindaco della capitale. Il capo dell’amministrazione
provvisoria, l’ex generale Garner, ha rivolto un discorso televisivo alla
popolazione dicendo che gli americani vogliono ricostruire il Paese e fermarsi
il minor tempo possibile. Il capo del Pentagono, Rumsfeld, intanto ha iniziato
un viaggio nella regione fermandosi ad Abou Dabi ed ha in programma di vistare
anche l’Iraq e l’Afghanistan.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Inizia una settimana decisiva per il futuro del Medio
Oriente. C’è attesa per l’arrivo del segretario di Stato americano, Colin
Powell, che aspetta solo il voto di fiducia martedì del Parlamento di Ramallah
al nuovo governo. Il primo ministro palestinese, Abu Mazen, inoltre, ha
assicurato che obiettivo prioritario del suo governo sarà porre fine
all’assedio della Mukata, il quartier generale di Yasser Arafat. Oggi intanto,
al termine di un duro scontro a Nablus in Cisgiordania, due palestinesi
ricercati da una unità israeliana si sono arresi e hanno lasciato l'edificio in
cui si erano asserragliati.
La Corea del Nord sarebbe disposta a smantellare i
progetti sul nucleare, a patto che gli Stati Uniti diano il via a concessioni
politiche ed economiche. Questa, in sintesi, la proposta lanciata da Pyongyang
la settimana scorsa a Pechino nel corso dei negoziati a tre tra Washington,
Pyongyang e la Cina. A rivelarlo è oggi il quotidiano sudcoreano Joong Ang Ilbo, sulla base di fonti
governative di Seul.
Ritrovato al confine con la Liberia il corpo del
principale capo militare del Movimento Popolare Ivoriano del grande Ovest, uno
dei due gruppi ribelli dell'ovest della Costa d'Avorio. Ne ha dato notizia oggi
Guillaume Soro, segretario generale del movimento patriottico della Costa
d'Avorio. Il ritrovamento avviene in un clima di forte tensione nella regione
tra gruppi di mercenari e di ribelli. Per porre fine all’escalation di violenze degli ultimi giorni forze ivoriane,
liberiane, francesi e della Comunità dei Paesi dell’Africa occidentale verranno
dispiegate al più presto al confine tra Liberia e Costa d’Avorio. Ce ne parla
Giulio Albanese.
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La decisione di far ricorso al contingente misto è stata
adottata dal presidente ivoriano, Laurent Gbagbo, e dal suo omologo liberiano,
Charles Taylor, che nel fine settimana si sono incontrati a Karà, nel Togo
settentrionale, e dovrebbero rivedersi ad Abidjan martedì, per perfezionare
l’accordo. Nelle stesse ore, sia dalle zone liberiane di Tapeta e Kanta, sia
dall’area liberiana di Danamé, giungevano notizie di nuovi scontri. A Danamé,
in particolare, secondo informazioni non confermate da fonti estranee ai fatti,
tutto sarebbe incominciato per il controllo di una miniera d’oro e vi sarebbero
state numerose vittime, inclusi alcuni civili.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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