RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 118 - Testo della Trasmissione di lunedì 28 aprile 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I nuovi beati aiutino tutti a prendere il largo e portare a compimento con l’aiuto di Maria l’opera iniziata dallo Spirito Santo. Così il Papa nell’udienza ai pellegrini convenuti a Roma per le beatificazioni.

 

Monito di Giovanni Paolo II sugli effetti perduranti dei regimi totalitari e sui pericoli del consumismo, nel discorso al nuovo ambasciatore della Repubblica Ceca, Pavel Jajner, ricevuto per le credenziali.

 

Padre dei poveri e formatore di laici, ma soprattutto uomo di Dio, il gesuita spagnolo José Maria Rubio, che il Pontefice proclamerà santo domenica a Madrid: con noi, il postulatore padre Paolo Molinari.

 

La prima Pasqua degli ortodossi bulgari residenti a Roma nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasia, affidata loro dal Papa un anno fa: ai nostri microfoni, il cardinale Walter Kasper.

 

Riunita in Vaticano la Pontificia Commissione Biblica, che compie cento anni di studio e di servizio per la giusta interpretazione della Sacra Scrittura.
 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Trent’anni fa la morte del filosofo francese Jacques Maritain, indimenticato esponente del pensiero cattolico: un ricordo con il prof. Vittorio Possenti.

 

In prima mondiale stasera al Teatro delle Muse di Ancona il “Canto della Pace”, con la voce di Placido Domingo e le musiche di Marco Tutino: con noi il celebre tenore.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Da oggi fino al primo maggio si terrà a Buenos Aires un incontro sul tema “Globalizzare la vita nella sua pienezza”.

 

Si è conclusa oggi la prima seduta dei colloqui di pace tra il governo del Nepal ed i ribelli maoisti.

 

Si è aperto oggi a Bali, in Indonesia, un Convegno sul delicato tema del traffico di persone, a cui partecipano i rappresentanti di 40 Paesi dell’area asiatica e del Pacifico.

 

Salvo in Iraq secondo la Fao almeno un terzo del raccolto di grano. Nel Nord molti contadini durante la guerra non hanno abbandonato i campi.

 

Aperto oggi a Castel Gandolfo il Congresso Mariano Internazionale sul tema “Contemplare Cristo  con gli occhi di Maria”, promosso dal Movimento dei Focolari.

 

Da oggi fino al primo maggio si terrà a Verona un Convegno dedicato alla comunicazione del Vangelo agli stranieri in Italia.

 

24 ORE NEL MONDO:

Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, stazionari i casi di Sars in Asia.

 

Il prossimo 18 maggio ballottaggio in Argentina per le presidenziali. Si contendono i voti due peronisti: Carlo Menem e Nestor  Kirchner.

 

Vittoria del partito Colorado alle elezioni di ieri in Paraguay.

 

Al via oggi a Baghdad la riunione politica sul dopo Saddam.

 

Ritrovato in Costa d’Avorio il corpo del leader del Movimento popolare ivoriano del Grand Ovest.

                                        

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 aprile 2003

 

 

I SEI BEATI ELEVATI AGLI IERI ONORI DEGLI ALTARI

RICORDATI DAL PAPA NELLA CONSUETA UDIENZA DI RINGRAZIAMENTO

AI PELLEGRINI DELLE BEATIFICAZIONI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Contemplazione di Cristo e azione al servizio degli altri, nel tempo e con i mezzi a disposizione nella propria epoca, e sotto l’ispirazione di un particolare carisma. Con rapide pennellate, Giovanni Paolo II ha ricordato ancora una volta questa mattina, in Aula Paolo VI, le figure dei sei Beati elevati ieri agli altari. Di ciascuno, il Papa ha sottolineato un connotato spirituale durante la tradizionale udienza del lunedì riservata ai pellegrini giunti a Roma per l’evento. Due uomini e quattro donne attenti ai “segni dei tempi”, a partire da Giacomo Alberione che, all’inizio del secolo scorso, intuì le potenzialità evangelizzatrici delle nuove tecnologie:

 

“Don Alberione non soltanto aprì all'evangelizzazione i moderni ‘pulpiti’ della comunicazione sociale, ma concepì la sua opera come un'azione organica all'interno della Chiesa e al suo servizio. Da questa intuizione sgorgarono in tutto ben dieci Istituti, che continuano con lo stesso spirito l'opera da lui iniziata. Don Alberione dal Cielo aiuti la sua Famiglia ad essere, come egli voleva, ‘San Paolo vivo oggi”.

 

Anche le altre quattro fondatrici di Istituti religiosi, tutte vissute tra la metà dell’Ottocento e i primi del Novecento, hanno mostrato un amore senza riserve per la Chiesa e la società del loro tempo. Come Maria Cristina Brando e il suo “quotidiano servizio ai fratelli bisognosi”, svolto in intima unione spirituale con Gesù immolato nell’Eucaristia. O Madre Eugenia Ravasco, educatrice e testimone di una profonda “pedagogia dell’amore”, che rispetta l’alunno e fa dell’insegnamento “una missione evangelica”. O ancora, Madre Domenica Maria Mantovani, pronta a rispondere alla voce di Dio “che chiama ogni battezzato a tendere alla santità”. O Giulia Salzano, che, ha ricordato il Pontefice, anticipò i temi del Vaticano II con la sua azione educativa rivolta “a tutte le categorie di persone, senza distinzione di età, ceto sociale, professione”.

 

In campo sociale, si distinse anche l’opera di Marco d’Aviano, i cui interventi, ha affermato il Papa, “costituiscono un incoraggiamento anche per i cristiani di oggi a difendere e promuovere i valori evangelici”. Un modello che ha suggerito al cuore di Giovanni Paolo II questo auspicio:

 

“Il beato Marco d'Aviano protegga l'Europa, perché possa costruire la sua unità non trascurando le comuni radici cristiane”.

 

“Questi nuovi Beati - ha concluso il Papa - aiutino tutti voi a "prendere il largo", fidandovi, come essi hanno fatto, delle parole di Cristo. E la Vergine Maria, che ognuno dei sei Beati ha teneramente venerato, vi aiuti a portare a compimento l'opera in voi iniziata dallo Spirito Santo”.

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NON SOTTOSTIMARE GLI EFFETTI PERDURANTI DEL TOTALITARISMO

E I PERICOLI INSITI NEL CONSUMISMO: COSI’, GIOVANNI PAOLO II

NEL DISCORSO ALL’AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA CECA,

PAVEL JAJNER, RICEVUTO IN VATICANO PER LE LETTERE CREDENZIALI

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Il vero sviluppo “non può essere ottenuto solo con i mezzi economici”: è la riflessione offerta da Giovanni Paolo II all’ambasciatore della Repubblica Ceca presso la Santa Sede, Pavel Jajner, ricevuto stamani in udienza per la presentazione delle lettere credenziali. Il Papa si è rallegrato per i progressi compiuti verso la ratifica di un Accordo sulle relazioni tra Santa Sede e Repubblica Ceca. Si è, inoltre, soffermato sulle motivazioni dell’attività diplomatica vaticana, compendiate nell’obiettivo di “promuovere la dignità dell’uomo” e “rafforzare la pace tra i popoli”. Condizioni essenziali - ha rilevato - per un “reale sviluppo degli individui e delle nazioni”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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La storia ci insegna che “il percorso dall’oppressione alla libertà” è arduo, “spesso segnato dalle lusinghe di false forme di libertà e vuote promesse di speranza”. E’ un richiamo forte quello del Pontefice, che ha avvertito come non debbano essere sottostimati gli “effetti perduranti” del totalitarismo, anche ora che il popolo ceco può godere della libertà politica. Il Papa ha, così, messo in guardia dall’“idolatria del mercato”, che tende a “ridurre le persone a cose, subordinando l’essere all’avere”. Di qui, la necessità che siano protetti i membri più deboli della società, che non beneficiano dello sviluppo economico. Non solo, giacché la trasformazione della società in una vera “civiltà dell’amore” deve fondarsi sul “riconoscimento della natura spirituale della persona e un rinnovata considerazione del carattere morale dello sviluppo socio-economico”. Un progetto, ha aggiunto, che “richiede una leadership” tanto politica quanto religiosa.

 

Giovanni Paolo II ha poi rivolto l’attenzione alle sfide che la Repubblica Ceca sta affrontando, come altre nazioni in Europa. Da più parti, ha rilevato, si riflette in questo periodo sul ruolo del Cristianesimo quale fondamento della società europea. Questa grande eredità, ha evidenziato, “ci avverte che la speranza di continuare a costruire un mondo più giusto”, include anche la consapevolezza che “gli sforzi umani, slegati dalla loro giusta correlazione con l’assistenza divina non avranno un valore duraturo”. In tale contesto, ha proseguito, desta preoccupazione il fatto che “l’eclisse del senso di Dio si è ripercossa in un’eclisse del senso dell’uomo”. Se le tragiche calamità “della guerra e delle dittature continuano a sfigurare violentemente” il disegno divino per l’umanità - ha rimarcato - il “crescente materialismo” e “la marginalizzazione della fede indeboliscono la vera natura della vita, dono di Dio”. Ha così levato un’esortazione: mentre le nazioni del Vecchio Continente “muovono verso una nuova configurazione”, il “desiderio di rispondere alle sfide di un mondo che cambia” deve essere informato dalla “perenne proclamazione” da parte della Chiesa della verità che “rende gli uomini liberi e permette alle istituzioni politiche e civili di compiere un autentico progresso”.

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IN UDIENZA DAL PAPA IL PRELATO DI LORETO E LA PRESIDENZA

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEGLI STATI UNITI. NOMINE DI CURIA

 

Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in udienza l’arcivescovo Angelo Comastri, prelato di Loreto, delegato pontificio per il Santuario Lauretano, con le persone al seguito.

 

In fine mattinata, Giovanni Paolo II ha inoltre ricevuto il presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti d’America, mons. Wilton Daniel Gregory, vescovo di Belleville, con il vicepresidente mons. William Stephen Skylstad, vescovo di Spokane, il segretario generale, mons. William P. Fay, e suor Lourdes Sheehan, segretario generale associato.

 

Il Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Consiglio della Cultura due cardinali, l’indonesiano Julius Riyadi Darmaatmadja, arcivescovo di Jakarta, e il messicano Juan Sandoval Iñiguez, arcivescovo di Guadalajara.

 

 

PADRE DEI POVERI E FORMATORE DI LAICI MA SOPRATTUTTO UOMO DI DIO

E’ STATO JOSE’ MARIA RUBIO SACERDOTE GESUITA,

CHE IL PAPA PROCLAMA SANTO DOMENICA PROSSIMA A MADRID.

CON NOI IL POSTULATORE DELLA CAUSA PADRE PAOLO MOLINARI

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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José Maria Rubio y Peralta, nato nel 1864 a Dalías, nella provincia spagnola di Almeria, conobbe presto la sua vocazione sacerdotale. A 23 anni veniva ordinato a Madrid, ma poi provò una forte inclinazione a farsi religioso nella Compagnia Gesù, sogno che poté realizzare solo una ventina di anni dopo. Nel 1908 emise i voti religiosi e svolse il ministero nella residenza dei Padri gesuiti a Madrid, dove rimase fino alla morte avvenuta ad Aranjuez il 2 maggio 1929.

 

Sacerdote esemplare, di profonda vita spirituale, incentrata soprattutto in un grande amore per l’Eucaristia e per il Sacro Cuore, il Rubio si distinse talmente nei suoi ministeri pastorali che l’arcivescovo di Madrid lo chiamò l’apostolo di quella città. Primo fra tutti i ministeri era quello del sacramento della Riconciliazione; ad esso si associava la predicazione e l’annuncio del messaggio evangelico. Fin dalle prime ore del mattino, lunghe file di fedeli assediavano il suo confessionale; era ricercatissimo per gli esercizi spirituali e come guida per le comunità religiose.

 

Potremmo continuare a lungo, ma con noi è il postulatore della Causa di canonizzazione, padre Paolo Molinari: del nuovo santo cosa amerebbe risaltare particolarmente?

 

R. – Vorrei soprattutto mettere in luce due aspetti distintivi di quest’uomo di Dio. Il primo è la sua opzione per i poveri. Questi termini – opzione preferenziale per i poveri – non erano termini usati ai suoi tempi; negli anni venti, quando egli era a Madrid, di fatto egli viveva per i poveri, vicinissimo ai poveri e aiutava tantissimi cristiani, laici uomini e donne, a vivere il loro cristianesimo fondendo l’amore di Dio con l’amore del prossimo, quindi l’amore dei più bisognosi. E con questo, tocco il secondo punto caratteristico e cioè quello della formazione dei laici che padre Rubio ha fatto in un modo eminente, grazie a quell’attrattiva che egli esercitava sulla gente non per delle doti particolari, ma per quello che emanava dalla sua vita, dal suo essere, e cioè un uomo che nell’adorazione del Santissimo Sacramento, nella contemplazione del Cuore di Cristo, aveva fatto suoi i sentimenti del Signore: quindi, veramente, come dice San Paolo, si era conformato a Cristo. La gente sentiva la presenza di Dio in lui e per questo andavano ad ascoltarlo. La gente andava a lui, attratta proprio da questa sua unione con Cristo, da questa sua santità. Si abbandonavano – per così dire – a quell’azione formatrice che egli sapeva dare. Padre Rubio, anche quando allora non se ne parlava ancora, riconobbe la missione che i laici hanno nella Chiesa e quindi seppe formare uomini e donne a condividere nel senso più pieno la missione che la Chiesa svolge, specialmente verso i più bisognosi.

 

D. – Padre Molinari, a voi Gesuiti, alla Compagnia di Gesù, cosa dice quest’uomo, quale messaggio vi ha lasciato?

 

R. – Un richiamo forte affinché la nostra attività sia sempre più il frutto di una intima condivisione dello spirito di Cristo, e quindi una vita non solo interiore, ma soprattutto una contemplazione del modo in cui Gesù ha trattato con la gente ... Questo deve diventare veramente l’ossigeno della nostra vita, della nostra attività.

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RIUNITA IN VATICANO LA PLENARIA DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA.

TEMA CENTRALE, IL RAPPORTO TRA BIBBIA E MORALE. DA CENTO ANNI,

UN PREZIOSO SERVIZIO PER LA GIUSTA INTERPRETAZIONE DALLA SACRA SCRITTURA

- A cura di Paolo Salvo -

 

La Pontificia Commissione Biblica, che celebra i cento anni di vita, è riunita in Vaticano, presso la Casa di Santa Marta, da oggi al 2 maggio, per la sessione plenaria annuale, sotto la presidenza del cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Al centro dei lavori, diretti dal segretario generale, il gesuita padre Klemens Stock, il tema del rapporto tra Bibbia e morale.

 

A conclusione della Plenaria, per ricordare degnamente il centesimo anno di fondazione, si terrà una Giornata celebrativa con relazioni e testimonianze sulle origini e gli sviluppi della Pontificia Commissione Biblica, il 2 maggio alle ore 16.30, nell’auditorium dell’istituto Patristico Augustinianum.

 

Fu Leone XIII che istituì questo organismo nel 1902, con il nome di Pontificia Commissione per gli Studi Biblici. La Commissione aveva il compito di sciogliere innanzitutto ogni dubbio che poteva esserle sottoposto sulla giusta interpretazione della Sacra Scrittura e di promuovere in secondo luogo il progresso degli studi biblici. San Pio X nel 1904 ampliò le facoltà della Commissione, permettendo che essa potesse conferire gradi accademici (licenza e laurea) in materia biblica. A tal fine, istituì a Roma il Pontificio  Istituto Biblico, quale centro di studi superiori concernenti ai Libri Sacri. In seguito, perché a nessuno sfuggisse l’importanza di tali studi, Pio XI nel 1924 equiparò i gradi accademici conferiti dalla Commissione a quelli conferiti dagli Atenei Pontifici. Pio XII, inoltre, nel 1942 concesse la facoltà di conferire anche il titolo inferiore di baccellierato dopo il primo esame.

 

Completamente ristrutturata da Paolo VI nel 1971, l’attuale Pontificia Commissione Biblica è coordinata e collegata, pur conservando la sua fisionomia, con la Congregazione per la Dottrina della Fede, presso cui ha anche la sua sede. Si compone di un presidente, che è lo stesso cardinale prefetto del dicastero dottrinale, di un segretario che è anche consultore della medesima Congregazione, di un segretario tecnico, e di almeno e non oltre venti membri scelti tra i più insigni cultori di scienze bibliche. Possono essere chiamati a collaborare con le sottocommissioni di lavoro anche noti biblisti non cattolici, i quali però non acquistano per questo la qualità di membri della Commissione. E’ da notare infine che le risposte dottrinali date dalla Pontificia Commissione Biblica rivestono grande importanza ed hanno lo stesso valore di quelle date dalle Congregazioni romane.

 

 

LA PRIMA PASQUA DEGLI ORTODOSSI BULGARI A ROMA

NELLA CHIESA DEI SANTI VINCENZO E ANASTASIO,

AFFIDATA LORO DAL PAPA UN ANNO FA

- Intervista con il cardinale Walter Kasper -

 

“Voi ortodossi e noi cattolici non abbiamo la stessa data di Pasqua ma abbiamo la stessa fede pasquale”. Così come coltiviamo la “speranza che l’amore sia più forte dell’odio, la vita più forte della morte e che la giustizia sia più forte della violenza”. Sono alcune della parole di saluto rivolte sabato scorso dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, alla comunità romana dei bulgari ortodossi, riunita per la celebrazione della Pasqua nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio. Una celebrazione di sapore storico, giacché la chiesa venne affidata da Giovanni Paolo II alla comunità bulgara di Roma lo scorso anno, in coincidenza con il suo viaggio apostolico a Sofia. Alla liturgia pasquale di due giorni fa - presieduta dall’archimandrita Thion, vicario della Diaspora ortodossa per l’Europa occidentale - erano presenti oltre agli ambasciatori della Bulgaria presso la Santa Sede e presso l’Italia, anche quelli di Serbia-Montenegro e quello di Macedonia, sempre presso la Santa Sede: una presenza significativa nel segno del dialogo tra le Chiese ortodosse di quei Paesi.

 

La cerimonia di sabato scorso, inoltre, prelude ad un altro importante avvenimento, che cadrà il prossimo 24 maggio, Festa dei Santi Cirillo e Metodio: la visita in Italia di due delegazioni bulgare: una guidata dal premier, re Simeone, l’altra dai massimi vertici del Santo Sinodo bulgaro. Dimitri Gantchev, del nostro Programma bulgaro, ha chiesto al cardinale Kasper quali siano i rapporti tra la Chiesa di Roma e quella ortodossa di Bulgaria:

 

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R. – L’inizio è stato molto difficile perché la Chiesa ortodossa è stata chiusa per lungo tempo durante il periodo comunista, una Chiesa chiusa in se stessa. Ma la visita del Santo Padre ha fatto molto. Il Santo Padre ha avuto il carisma di dare inizio a nuovi progressi e nuovi passi. Dopo la visita del Papa io sono tornato in Bulgaria. Ho visitato monasteri, parrocchie e abbiamo fatto amicizia. Per me l’amicizia e la fiducia sono alla base del dialogo teologico. Siamo diventati amici e alla fine di maggio verranno a Roma. Per me è molto importante la visita all’Università di Sofia, dove mi hanno fatto dottore honoris causa. E’ molto importante anche il rapporto con gli studenti perché saranno i futuri preti. Con loro ho avuto un bel dibattito sul primato del Papa e altre cose.

 

D. – Il suo augurio agli ortodossi in Bulgaria?

 

R. – Sono in una situazione molto difficile, ma la Pasqua dà sempre la speranza che si possano superare tutte le difficoltà e che si diventi sempre più amici, fratelli, sorelle e che si possa cooperare insieme per l’Europa e per la pace.

 

D. – A proposito dell’Europa unita da un animo cristiano, quale contributo potrebbe dare la Chiesa ortodossa bulgara?

 

R. – Il Santo Padre dice sempre che la Chiesa, ma anche l’Europa deve respirare con due polmoni. I bulgari hanno da dare molto, perché hanno una ricchezza spirituale, soprattutto S. Cirillo e S. Metodio che vengono dalla Bulgaria e che rappresentano tutti i popoli slavi. Dobbiamo collaborare perché noi occidentali, che siamo secolarizzati, abbiamo bisogno di questa spiritualità, ma anche loro hanno bisogno del nostro aiuto.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Con eloquente evidenza la prima pagina si apre con il titolo “Vangeli viventi” hanno inciso profondamente nella storia: nella Domenica della Divina Misericordia dell’Anno del Rosario, Giovanni Paolo II proclama sei nuovi beati, figli della “cara Italia, terra feconda di santi”. 

 

Nelle vaticane, la celebrazione del solenne rito di beatificazione.

Al “Regina Caeli”, al termine della Messa, il Papa ha sottolineato che solo nella misericordia di Dio il mondo può trovare la pace.

Nel discorso al nuovo ambasciatore della Repubblica Ceca, il Santo Padre ha evidenziato che il progetto di amore di Dio per l’umanità continua ad essere sfigurato dalle tragiche calamità della guerra e della dittatura. 

 

Nelle pagine estere, Iraq: le scorte alimentari, rileva l’Onu, rischiano di esaurirsi alla fine del programma “petrolio in cambio di cibo”; le fazioni politiche locali sono riunite a Baghdad per discutere del dopoguerra.

Spagna: manifestazione a Madrid per il rispetto dei diritti umani a Cuba.

Polmonite atipica: le misure di prevenzione sempre più drastiche non arrestano ancora l'epidemia in Cina.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Paolo Miccoli dal titolo: “La sofferenza innocente interpella l'Agnello immolato”: l’umana ragione di fronte al problema del male.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione riguardo al virus Sars: nominato il commissario per l'emergenza; controlli rafforzati all'aeroporto di Fiumicino.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

28 aprile 2003

 

 

TRENT’ANNI FA MORIVA JACQUES MARITAIN,

ESPONENTE DEL PENSIERO CATTOLICO

E FAUTORE DI UN NUOVO UMANESIMO CRISTIANO

 

- Intervista con il prof. Vittorio Possenti -

 

Il 28 aprile 1973 moriva, all’età di 91 anni, il filosofo francese Jacques Maritain. Considerato uno degli esponenti maggiori e più discussi della storia del pensiero e della cultura cattolica del ‘900, Maritain, secondo qualcuno, non dovrebbe essere nemmeno definito un filosofo, non perché non ne sia all’altezza, ma per quel primato della fede che segnò la sua vita. Insieme alla moglie Raissa, infatti, intraprese un cammino di conversione al cristianesimo, costituendo un esempio concreto di quei “focolari dispersi di irradiamento spirituale” della luce del Vangelo, che Maritain teorizzò come una delle opzioni possibili rispetto al ruolo del laicato nel mondo, in un’epoca che andava a sostituire la cristianità. Ma chi era Jacques Maritain? Dorotea Gambardella lo ha chiesto al professor Vittorio Possenti, docente di Filosofia Politica dell’Università di Venezia.

 

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R. – Maritain una volta, durante una malattia, si chiese: “Chi sono io?” e rispose: “Io sono forse un filosofo o uno scrittore, ma soprattutto sono un cercatore dell’assoluto”, e credo che questo sia il modo migliore con cui definire la figura di Maritain. In Maritain è importante anche la testimonianza di vita, una vita che è stata grande anche sul piano umano e sul piano della spiritualità. Non dimentichiamo la lezione maritainiana sulla contemplazione sulla vita mistica, ciò che la moglie Raissa diceva ‘la contemplazione lungo le strade’ come elemento fondamentale di una spiritualità cristiana nell’epoca moderna e post-moderna.

 

D. – In particolare, Jacques Maritain lanciò l’idea di una nuova cristianità contrapposta alla cristianità tradizionale ...

 

R. – Più che contrapposta, lui pensava che nei tempi moderni e post-moderni fosse necessario trovare la strada per un umanesimo integrale, un umanesimo teocentrico fondato sull’umanesimo dell’incarnazione del Verbo. Cosa significa tutto questo e quindi anche il termine ‘nuova cristianità’? Che occorre puntare sulla fecondità storica e anche civile del discorso evangelico e quindi puntare verso un tipo di vita sociale penetrata dal discorso cristiano, in maniera che i principi e anche i valori delle istituzioni civili rispecchino questa forma cristiana che viene dal Vangelo.

 

D. – Quindi una cristianità più aderente alla realtà e soprattutto un incontro tra cristianesimo e democrazia ...

 

R. – Certamente il discorso del rapporto tra cristianesimo e democrazia è importante in Maritain, però il tema della nuova cristianità post-moderna non può ridursi esclusivamente al tema della nuova democrazia, ma è un po’ la ricerca della matrice teologica della società civile, e la ricerca di una vita storica della società politica e civile ispirata dai valori fondamentali del Vangelo e anche del diritto naturale.

 

D. – Jacques Maritain è considerato quindi uno degli esponenti maggiori, però anche più discussi, della storia del pensiero e della cultura cattolica del  ’900, secondo lei perché più discussi?

 

R. – Secondo me ci sono stati dei momenti, per quanto riguarda la questione dell’action française, oppure la guerra di Spagna, in cui alcuni settori della cultura cattolica internazionale hanno discusso la posizione di Maritain, ma che poi, mi pare, sia risultata vincente con il Concilio Vaticano II, tant’è vero che Paolo VI consegnò il Messaggio del Concilio agli intellettuali, proprio a Jacques Maritain.

 

D. – Che cosa resta di vivo, di attuale del pensiero di Jacques Maritain?

 

R. – Maritain ha scritto un’opera che si distende su tutti gli elementi della filosofia. In ciascuno di questi settori rimane molto di attuale e in particolar modo vorrei sottolineare la grande dottrina della conoscenza di tipo realistico che in Maritain segna una svolta rispetto al soggettivismo della filosofia moderna. Il realismo della filosofia di Maritain e della tradizione di Tommaso d’Aquino è una grande apertura anche per la filosofia futura.

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LA PREGHIERA PER LA PACE PRONUNCIATA DA GIOVANNI PAOLO II AD ASSISI

SI FA LIRICA, AFFIDATA ALLA VOCE STRAORDINARIA DI PLACIDO DOMINGO.

QUESTA SERA IN PRIMA MONDIALE AL TEATRO DELLE MUSE DI ANCONA

IL “CANTO DI PACE” RISUONERA’ SULLE MUSICHE DI MARCO TUTINO

 

- Con noi, il celebre tenore spagnolo Placido Domingo -

 

Davanti a Paolo VI in Vaticano cantò la Missa Solemnis di Beethoven. Ora la voce straordinaria di Placido Domingo torna a levarsi in preghiera sulle parole pronunciate da Giovanni Paolo II ad Assisi il 24 gennaio 2002, in occasione della Giornata Mondiale per la Pace. Questa sera al Teatro delle Muse di Ancona il celebre tenore spagnolo intonerà in prima assoluta il “Canto di Pace” su musiche per coro e orchestra di Marco Tutino. Scritta all’indomani dell’attentato alle Torri Gemelle di New York e dei primi sviluppi bellici in Afghanistan, l’invocazione del Pontefice alla “misericordia, riconciliazione e pace” risuona ancor più drammatica, sullo sfondo della guerra in Iraq, spiega Domingo al microfono di A.V.:

 

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(musica: “Kyrie” di Marco Tutino)

 

R. – E’ una coincidenza non felice il fatto che capiti in tempi di guerra. Tutti vogliamo la pace, la rispettiamo. Ma bisogna dire che nel momento in cui avviene una guerra bisogna anche pensare alle vittime e bisogna rispettarle da una parte e dall’altra.

 

D. – Maestro Domingo, cosa prova nel cantare la preghiera di Karol Woytila?

 

R. – Penso che questo Papa, il quale è stato uno dei personaggi più importanti nella storia del Papato e della religione, sia un essere umano di infinita bontà, un Papa che ha capito molti problemi, e soprattutto fino a dove può arrivare la Chiesa oggi. Siamo nel XXI secolo, vediamo cosa capiterà dopo. Senz’altro ci sono molte cose che devono essere cambiate, forse, e ripensate. Però io penso che lui sia una delle personalità più forti che abbia mai avuto la possibilità di conoscere e di cantare. Quindi, cantare un suo testo mi dà tanta gioia ed emozione.

 

D. – Ha già avuto occasione di incontrare il Santo Padre o di dedicargli un suo concerto?

 

R. – Ho avuto la possibilità di cantare per lui sia a New York che in Messico. Quindi, adesso sarebbe la terza volta. Poi sono andato a vederlo con la mia famiglia in Vaticano e l’ho visto di nuovo in occasione della Tosca.  

 

D. – Quali parole conserva con più emozione di quegli incontri?

 

R. – La benedizione, che è la cosa più importante.

 

(musica: “Agnus Dei” di Marco Tutino)

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CHIESA E SOCIETA’

28 aprile 2003

 

 

HA AVUTO INIZIO STAMANI A CASTELGANDOLFO IL CONVEGNO MARIANO

INTERNAZIONALE: "CONTEMPLARE CRISTO CON GLI OCCHI DI MARIA".

UN CONTRIBUTO DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI ALLA VALORIZZAZIONE,

VOLUTA QUEST'ANNO DAL PAPA, DEL ROSARIO, QUALE PREGHIERA DI PACE

- A cura di Adriana Masotti -

 

CASTELGANDOLFO. = “Vorrei consegnare idealmente ai focolarini la preghiera del santo rosario che ho voluto riproporre a tutta la Chiesa. Sono certo che la vostra devozione alla Vergine vi aiuterà a dare il necessario rilievo all'iniziativa di un anno dedicato al Rosario”. Così aveva scritto Giovanni Paolo II in un messaggio indirizzato alla fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, il 16 ottobre scorso, data della firma alla sua Lettera apostolica sul rosario. Il Convegno di Castelgandolfo è una delle risposte a quell'invito del Papa. I 1400 partecipanti da tutto il mondo, tra cui oltre 20 cardinali e vescovi, rifletteranno per tre giorni sul significato della preghiera mariana e della devozione alla Madre di Cristo attraverso l'apporto di teologi, rappresentanti di movimenti e comunità ecclesiali, ma anche di appartenenti a diverse Chiese cristiane, all'Ebraismo e all'Islam. Ma la novità e il valore specifico di questa iniziativa è basata sul contributo offerto dalle testimonianze di giovani, famiglie, sacerdoti che, guardando a ciò che il Vangelo dice di Maria, hanno rivissuto le caratteristiche della Madre: la fiducia in Dio e la prontezza a compiere la sua volontà. Scoprendo in questo modo di poter essere, secondo le parole di Giovanni Paolo II, più efficaci "costruttori di pace e di un mondo più vicino al disegno di Dio".

 

 

“GLOBALIZZARE LA VITA NELLA SUA PIENEZZA”. QUESTO IL TEMA DELL’INCONTRO,

PROMOSSO DAL PROGRAMMA ‘FEDE, ECONOMIA E SOCIETA’ DEL CONSIGLIO

 DELLE CHIESE DELL’AMERICA LATINA, IN CORSO DA OGGI A BUENOS AIRES

 

BUENOS AIRES. = A partire da oggi e fino al prossimo primo maggio si terrà a Buenos Aires un incontro sul tema “Globalizzare la vita nella sua pienezza”. Il convegno è organizzato dal programma "Fede, economia e società" del Consiglio delle Chiese dell’America Latina (Clai), sotto l'egida del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc). All'incontro partecipano circa quaranta responsabili ecclesiali dei Paesi latinoamericani e caraibici, con l'obiettivo di fornire informazioni sulla realtà socio-economica dell'area. Saranno inoltre proposti modelli di globalizzazione diversi dal progetto neoliberale. Analizzando il fenomeno della mondializzazione, presentandone opportunità e minacce, l’appuntamento argentino intende rimarcare soprattutto la necessità di una globalizzazione solidale per realizzare, nel pianeta, un’equa distribuzione delle risorse. Sarà infine presa in esame una nuova concezione del ruolo delle Chiese nel campo della giustizia economica in vista di un atteso incontro, nel secondo semestre di quest'anno, con esponenti del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. (A.L.)

 

 

SI È CONCLUSA POSITIVAMENTE LA PRIMA SEDUTA DEI COLLOQUI DI PACE

TRA I RIBELLI MAOISTI ED IL GOVERNO DEL NEPAL. UN PRIMO PASSO VERSO LA PACE,

DOPO LA TREGUA DI GENNAIO AI CONFLITTI ARMATI

 

KATHMANDU. = Si è conclusa oggi positivamente la prima seduta dei colloqui di pace tra il governo  del Nepal ed i ribelli maoisti, che da sette anni lottano per rovesciare la monarchia costituzionale. I membri delle due delegazioni si sono scambiati strette di mano davanti alla stampa prima di riunirsi a porte chiuse in un hotel della capitale Kathmandu. Si tratta del primo passo concreto verso la definizione di un processo di pace dopo il cessate-il-fuoco annunciato dai guerriglieri alla fine dello scorso gennaio. I due capi-delegazione, il vice primo ministro Mandal e il numero due dell’organizzazione ribelle, Bhattarai, hanno descritto come ‘cordiale’ il clima dei colloqui, benché restino le differenze di vedute tra le parti. I ribelli chiedono il rilascio dei loro compagni dalle prigioni nepalesi, la nomina di un governo ad interim e la convocazione di un’assemblea costituente. Non è chiaro se i maoisti abbiano rinunciato definitivamente al progetto di instaurare nel Paese una repubblica comunista a partito unico o se, come hanno recentemente dato ad intendere, sono disposti a mantenere l’attuale monarchia costituzionale ma con uno sbilanciamento dei poteri nettamente favorevole al Parlamento. Ma l’attuale governo, guidato dal re conservatore Gyanendra, considera la monarchia costituzionale un fattore non negoziabile. (S.C.)

 

 

SUL DELICATO TEMA DEL TRAFFICO DI PERSONE SI E’ APERTO OGGI A BALI,

IN INDONESIA, UN CONVEGNO A CUI PARTECIPANO I RAPPRESENTANTI

DI 40 PAESI DELL’AREA ASIATICA E DEL PACIFICO

 

BALI. = I rappresentanti di 40 nazioni hanno preso parte stamani a Bali, in Indonesia, alla prima giornata di una conferenza tra i Paesi dell’area asiatica e del Pacifico sull’inquietante tema del traffico di persone. Il meeting, che durerà fino a mercoledì prossimo, è stato convocato congiuntamente dall’Australia e dall’Indonesia ed è il secondo di questo genere dopo quello tenutosi nel mese di febbraio del 2002. Nelle intenzioni degli organizzatori, la conferenza servirà a decidere come rafforzare i controlli alle frontiere e come rendere più efficaci le normative nazionali contro il traffico di migranti e profughi. Il ministro degli esteri australiano, Alexander Dower, ha dichiarato che la conferenza permetterà ai governi di discutere sul diffondersi del terrorismo nel Sud-Est asiatico (Gam). L’Indonesia, che negli ultimi anni è divenuta uno dei punti d’appoggio della ‘mafia delle migrazioni’ a causa dei suoi labili confini composti da 14 mila isole, non ha alcuna legislazione contro il traffico di esseri umani. Il Paese sta vivendo una situazione di tensione anche per le sue recenti vicende interne. Ieri, una bomba è stata fatta esplodere all’aeroporto di Giakarta ferendo 11 persone allo scalo dei voli nazionali. L’attentato per ora non è stato rivendicato e la polizia è indecisa se concentrare i sospetti sui sostenitori del leader religioso islamico Abu Bakar Ba’asyir, oppure sui ribelli separatisti del Movimento per Aceh libera. (A.L.)

 

 

DIFFUSA OGGI LA VALUTAZIONE DELLA FAO SULLA SITUAZIONE DEI RACCOLTI IN IRAQ:

IN SALVO ALMENO UN TERZO DEL RACCOLTO. NEI GOVERNATORATI DEL NORD

DURANTE LA GUERRA I CONTADINI NON HANNO ABBANDONATO I CAMPI:

 DAI LORO RACCOLTI SI ATTENDE ALMENO IL 35 PER CENTO DEL TOTALE NAZIONALE

 

ROMA. = Almeno un terzo del raccolto estivo di grano dell’Iraq sarebbe uscito illeso dal conflitto, secondo le prime indagini rilevate dalla Fao in base a dati forniti dal proprio staff che opera nel Paese. In un comunicato di oggi la Organizzazione mondiale dell’agricoltura e dell’alimentazione ha comunque ricordato che resta da verificare la notizia del raccolto invernale che avrebbe fruttato grandi quantità di cereali, circa 1,2 milioni di tonnellate di farina e orzo. Nei tre governatorati del nord dell’Iraq molti contadini nel corso della guerra non si sono spostati dai loro campi, il che significa che potranno cominciare la raccolta entro poche settimane. Questi territori, secondo le previsioni, potranno produrre tra il 30 per cento ed il 35 per cento del raccolto complessivo annuale iracheno, previsto per circa 1,7 milioni di tonnellate di grano. Se il raccolto procede secondo quanto previsto, aiuterà ad alleviare carenze di cibo, producendo oltre 500 mila tonnellate di farina e di orzo, che viceversa dovrebbero essere importati. (S.C.)

 

 

UN CONVEGNO ECCLESIALE DEDICATO ALLA COMUNICAZIONE DEL VANGELO

AGLI STRANIERI IN ITALIA. INIZIATO OGGI,

DURERÀ FINO AL PRIMO MAGGIO

 

VERONA. = Si è aperto oggi a Verona il seminario di studio dal titolo “Comunicare il Vangelo agli stranieri in Italia”, che durerà fino al prossimo giovedì primo maggio; è un’iniziativa organizzata e promossa dal Centro unitario missionario, insieme alla fondazione Cei Migrantes. Si tratta di un convegno rivolto principalmente ai presbiteri e agli altri operatori pastorali in più diretto contatto o con maggiori legami etnici, culturali e linguistici con le comunità immigrate, che si propone di riflettere sulla migliore valorizzazione delle varie risorse pastorali in favore non solo dei cattolici italiani ma anche del numero crescente di immigrati cattolici, di altre confessioni cristiane e dei fedeli di altre religioni sparsi su tutto il territorio. (S.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

28 aprile 2003

 

 

- A cura di Paolo Ondarza -

 

Stazionaria la situazione della polmonite atipica a Hong Kong, Singapore, Toronto e in Vietnam. Lo ha dichiarato oggi David Heymann, responsabile dell'Organizzazione mondiale della Sanità. Tuttavia oggi in Cina sono stati segnalati altri otto morti e 203 nuovi contagi. E si teme per il decesso in Indonesia di un uomo d’affari di Taiwan, morto secondo indiscrezioni in seguito a sintomi analoghi al virus della sindrome acuta respiratoria severa. Potrebbe trattarsi della prima vittima in Indonesia, quarto paese più popoloso al mondo.

 

Nelle presidenziali più equilibrate degli ultimi 20 anni, l’Argentina ha scelto ieri i due candidati al ballottaggio del prossimo 18 maggio. Entrambi di estrazione peronista: sono l’ex presidente Carlos Menem, in testa con il 24 per cento dei voti, ed il governatore di Santa Cruz, Nestor Kirchner, che ha ottenuto il 21 per cento. Da Buenos Aires, Maurizio Salvi:

 

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Accanto ai buoni risultati ottenuti da personalità provenienti dal partito radicale ormai agonizzante, come Ricardo Lopez Murphy ed Elisa Carrió, il dato più rilevante della tornata elettorale è che l’imminente ballottaggio si trasformerà in una resa dei conti all’interno del partito giustizialista da tempo in grave crisi. Pur vittorioso ieri, Menem non è riuscito a mettere tra lui e il suo avversario – appoggiato dal presidente uscente Eduardo Duhalde – una quantità sufficientemente ampia di voti per farlo guardare con serenità al nuovo appuntamento con le urne. E così ora dovrà fare i conti con un avversario che intende attaccarlo frontal-mente. Secondo gli esperti, è proprio Kirchner che conta, con il potenziale di crescita maggiore, potendo tessere più facilmente alleanze di pro-gramma ed è per questo che il governatore di Santa Cruz ha proposto ad altri candidati – come la Carrió e Rodriguez Saá – un patto per sconfiggere le ambizioni di Menem di riconquistare la presidenza.

 

Da Buenos Aires, Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

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Meno combattuto il risultato delle elezioni di ieri in Paraguay, dove si votava per rinnovare il Parlamento ed eleggere il nuovo presidente. Vittoria prevista per l’ex ministro Nicanor Duarte, candidato del Partito Colorado, che con il 37 per cento dei consensi ha distanziato di 13 punti il liberale Julio César Franco e di 15 l’indipendente Pedro Fadul. Buon risultato anche dell’ex generale golpista Lino Oviedo, a conferma di una crescita complessiva dell’opposizione. Ma tra gli oppositori al governo è mancata l’unità, come ci conferma da Asunción Marcello Lachi, analista politico del Gabinete de estudios de opinión. L’intervista è di Andrea Sarubbi.

 

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R. – Praticamente, trovare un accordo a livello di opposizione è quasi impossibile. L’accordo non c’è stato perché non si credeva nella possibilità di vincere insieme; invece, divisi, gli oppositori hanno raggiunto un risultato molto interessane. E la vittoria di Nicanor Duarte, con il 37 per cento delle preferenze, è il risultato peggiore mai ottenuto nella storia degli ultimi 50 anni dal partito.

 

D. – Come si spiega il fatto che dopo 56 anni il Partito Colorado continui a mantenere il potere?

 

R. – E’ un senso di appartenenza, cioè chi è parte del partito lo sente come parte della propria famiglia. Il 70 per cento degli elettori sono affiliati ad un partito, il 50 per cento degli elettori del Paraguay sono affiliati al Partito Colorado, e quindi è questo che di fatto impedisce un cambio di regime rapido, perché è un’associazione diretta. Ora, il Partito Colorado sta soffrendo una crisi di voti: con il 50 per cento degli affiliati iscritti nel registro elettorale, ottenere solo il 37 per cento dei voti al presidente, e il 32 per cento al Senato, significa vivere una crisi importante di credibilità.

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E ieri si è votato anche in Yemen per le elezioni legislative. Gli aventi diritto al voto hanno affollato le urne per la terza consultazione elettorale dal 1990, anno in cui la nazione si è unificata. Nel Paese si trovano molti militanti islamici; tra questi diversi simpatizzanti della rete terroristica Al Qaida di Osama bin Laden.

 

Si vivono ore delicate in Iraq per il futuro di questo Paese sconvolto dalla guerra. Si è aperta stamani a Baghdad la riunione politica sul dopo Saddam Hussein convocata dagli Stati Uniti. Partecipano circa 250 personalità politiche dell'ex opposizione irachena. Dure le proteste degli sciiti scesi numerosi in piazza per rivendicare un ruolo di primo piano nella redazione della nuova Costituzione. Intanto, le forze statunitensi avrebbero trovato sostanze sospette nei pressi di Tikrit, città natale di Saddam Hussein. Ma ascoltiamo il servizio di Paolo Mastrolilli.

 

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Dentro una dozzina di bidoni c’erano tracce di agenti nervini e gas vescicanti, anche se per avere la conferma bisognerà aspettare altri esami. La caccia alle armi di distruzione di massa potrebbe essere anche accelerata dalla cattura, avvenuta ieri, del generale Hossam Amin, che era l’uomo di collegamento tra il regime e gli ispettori dell’Onu. Ahmed Chalabi, capo dell’ex movimento di opposizione Iraqi National Congress, ha detto di aspettarsi a breve anche l’arresto di Saddam e dei suoi figli che, secondo lui, si nascondono in luoghi separati dell’Iraq, mentre la televisione iraniana ha diffuso notizie non confermate sulla possibile cattura della moglie del raìs e delle sue figlie. Nel frattempo gli americani hanno arrestato Mohammed al Zubairi, che nei giorni scorsi si era auto-proclamato sindaco della capitale. Il capo dell’amministrazione provvisoria, l’ex generale Garner, ha rivolto un discorso televisivo alla popolazione dicendo che gli americani vogliono ricostruire il Paese e fermarsi il minor tempo possibile. Il capo del Pentagono, Rumsfeld, intanto ha iniziato un viaggio nella regione fermandosi ad Abou Dabi ed ha in programma di vistare anche l’Iraq e l’Afghanistan.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Inizia una settimana decisiva per il futuro del Medio Oriente. C’è attesa per l’arrivo del segretario di Stato americano, Colin Powell, che aspetta solo il voto di fiducia martedì del Parlamento di Ramallah al nuovo governo. Il primo ministro palestinese, Abu Mazen, inoltre, ha assicurato che obiettivo prioritario del suo governo sarà porre fine all’assedio della Mukata, il quartier generale di Yasser Arafat. Oggi intanto, al termine di un duro scontro a Nablus in Cisgiordania, due palestinesi ricercati da una unità israeliana si sono arresi e hanno lasciato l'edificio in cui si erano asserragliati.

 

La Corea del Nord sarebbe disposta a smantellare i progetti sul nucleare, a patto che gli Stati Uniti diano il via a concessioni politiche ed economiche. Questa, in sintesi, la proposta lanciata da Pyongyang la settimana scorsa a Pechino nel corso dei negoziati a tre tra Washington, Pyongyang e la Cina. A rivelarlo è oggi il quotidiano sudcoreano Joong Ang Ilbo, sulla base di fonti governative di Seul.

 

Ritrovato al confine con la Liberia il corpo del principale capo militare del Movimento Popolare Ivoriano del grande Ovest, uno dei due gruppi ribelli dell'ovest della Costa d'Avorio. Ne ha dato notizia oggi Guillaume Soro, segretario generale del movimento patriottico della Costa d'Avorio. Il ritrovamento avviene in un clima di forte tensione nella regione tra gruppi di mercenari e di ribelli. Per porre fine all’escalation di violenze degli ultimi giorni forze ivoriane, liberiane, francesi e della Comunità dei Paesi dell’Africa occidentale verranno dispiegate al più presto al confine tra Liberia e Costa d’Avorio. Ce ne parla Giulio Albanese.

 

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La decisione di far ricorso al contingente misto è stata adottata dal presidente ivoriano, Laurent Gbagbo, e dal suo omologo liberiano, Charles Taylor, che nel fine settimana si sono incontrati a Karà, nel Togo settentrionale, e dovrebbero rivedersi ad Abidjan martedì, per perfezionare l’accordo. Nelle stesse ore, sia dalle zone liberiane di Tapeta e Kanta, sia dall’area liberiana di Danamé, giungevano notizie di nuovi scontri. A Danamé, in particolare, secondo informazioni non confermate da fonti estranee ai fatti, tutto sarebbe incominciato per il controllo di una miniera d’oro e vi sarebbero state numerose vittime, inclusi alcuni civili.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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