RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 117 - Testo della
Trasmissione di domenica 27 aprile 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Nella festa della Divina Misericordia la Chiesa proclama sei nuovi beati. Solenne Messa in Piazza San Pietro presieduta dal Papa, che al Regina Coeli auspica che la famiglia umana trovi la vera pace nella gioia del perdono. Con noi don. Joseph Barth
Il pensiero di Giovanni Paolo II proiettato verso la Spagna, dove si recherà sabato e domenica prossima. Intervista con il vescovo José Maria Sanchez
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Oggi le
Chiese ortodosse celebrano la Pasqua: ce ne parla il metropolita Gennaadios
Zervòs
Le
conseguenze della guerra in Iraq per l’economia americana. Ai nostri microfoni
Daniela Archibugi.
Argentina e
Paraguay alle urne: un’analisi di Marcello Lachi
Le
conclusioni a Rimini del Convegno nazionale del Rinnovamento nello Spirito
CHIESA E SOCIETA’:
Sarà
presentata ufficialmente mercoledì prossimo, la road map, il piano di pace per
il Medio Oriente
Rimane critica la situazione sanitaria in Cina a causa dell’epidemia di polmonite atipica
Elezioni,oggi, nello Yemen per il rinnovo del Parlamento
27 aprile 2003
OGGI,
SECONDA DOMENICA DI PASQUA, FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA LA CHIESA HA
ELEVATO AGLI ONORI DEGLI ALTARI SEI NUOVI BEATI. SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA
IN PIAZZA SAN PIETRO PRESIEDUTA DA GIOVANNI PAOLO II, CHE AL REGINA CAELI HA AFFIDATO A MARIA L’INTERA FAMIGLIA UMANA,
PERCHE’ TROVI LA VERA PACE CON IL CUORE
RICONCILIATO NELLA GIOIA DEL PERDONO
-
Servizio di Roberta Gisotti -
*********
La Divina
Misericordia, protagonista quest’oggi, laddove “nel Mistero pasquale si rivela
appieno il consolante disegno salvifico dell’amore misericordioso di Dio, del
quale sono testimoni privilegiati i Santi e i Beati del Paradiso”.
“Per una provvidenziale
coincidenza, ho la gioia di elevare agli onori degli altari sei nuovi Beati
proprio in questa Domenica in cui celebriamo la "Divina misericordia".
Così il Papa nell’omelia della
Messa, davanti alla folla numerosa accorsa in Piazza San Pietro, da molte parti
del mondo, per assistere al solenne rito di beatificazione di due sacerdoti e
quattro suore, tutti italiani, “terra feconda di Santi”, come ha sottolineato
Giovanni Paolo II:
“Quando i cristiani diventano
"vangeli viventi", si trasformano in "segni" eloquenti della
misericordia del Signore e la loro testimonianza raggiunge più facilmente il cuore
delle persone. Quali docili strumenti nelle mani della Provvidenza divina, incidono
profondamente nella storia”.
E così è stato
per questi sei nuovi Beati. Il più noto don Giacomo Alberione, fondatore della
Famiglia Paolina, apostolo dei nuovi media nel XX secolo, infaticabile
promotore della buona stampa e poi della radio, della televisione, dei dischi e
di ogni altro mezzo di comunicazione offerto dal progresso tecnico e scientifico
per evangelizzare e raggiungere le persone dove vivono e si raccolgono,
spentosi all’età di 87 anni nel 1971.
Egli “intuì – ha osservato il Santo Padre - la necessità di far
conoscere Gesù Cristo, Via Verità e Vita, ‘agli uomini del nostro tempo con i
mezzi del nostro tempo’”, come lui stesso amava dire.
Risaliamo invece nei secoli passati con Marco d'Aviano, frate cappuccino
del ‘600, infaticabile predicatore percorse le strade d’Europa, ascoltato da
grandi folle nelle chiese, nelle piazze, ma anche nelle Corti dei regnanti,
quale annunciatore di pace, di penitenza, di perdono, di conversione, mediatore
di interventi prodigiosi. “Profeta disarmato della misericordia divina”, difese
la libertà e l'unità dell'Europa cristiana, per questo - ha detto Giovanni Paolo II – “al continente europeo,
che si apre in questi anni a nuove prospettive di cooperazione” questo beato
“ricorda che la sua unità sarà più salda se basata sulle comuni radici cristiane”.
Musica
“L’amore di Dio e quello del
prossimo” i tratti distintivi - messi in luce dal Papa - della personalità di
Madre Maria Cristina Brando, fondatrice della Congregazione delle Suore vittime
espiatrici di Gesù sacramentato. Una vita trascorsa tra il 1956 ed il 1906,
nell’amore per Dio espiandone le offese che riceve, e amandolo e nell’amore per
gli uomini, ‘travasato’ nelle opere educative.
“Consumò la
vita con letizia per i giovani e i poveri”: questo il ritratto offerto dal Papa
di madre Eugenia Ravasco, fondatrice della Congregazione delle Figlie dei Sacri
Cuori di Gesù e Maria. Visse nell’Italia risorgimentale e si spense all’età di
45 anni nel 1900. Con lungimiranza seppe cogliere le urgenze missionarie, con
speciale sollecitudine per i ‘lontani’ dalla Chiesa, in un periodo storico
segnato da forti contrasti ideologici e politici.
Musica
“Sempre attenta
alle necessità del ‘povero popolo’ - come ha notato Giovanni Paolo II - anche
madre Maria Domenica Mantovani, una vita nascosta, operosa, devota a cavallo
tra ‘800 e ‘900, cofondatrice - insieme al Beato Giuseppe Nascimbeni - delle Piccole
Suore della Sacra Famiglia. “Bell’esempio di santità per ogni credente! – ha
esclamato il Papa – seppe farsi ‘tutta
per tutti’, ispirandosi alla Santa Famiglia di Nazareth.
Musica
Infine madre Giulia Salzano, fondatrice della
Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore, “che ci incoraggia - ha
esortato il Santo Padre - a perseverare nella fede e a non perdere mai la
fiducia in Dio, che tutto opera”. Donna profeta della nuova evangelizzazione,
specialmente per convertire le persone ‘indifferenti’: era solita ripetere ‘io
faro sempre il catechismo, finché avrò un fil di vita’ e così fece fino alla
morte sopraggiunta nel 1929, quando aveva a 63 anni.
"Eterna è la misericordia di
Dio!", che risplende in ciascuno dei nuovi Beati. Attraverso di loro Iddio
ha realizzato grandi meraviglie”!
Con
queste parole Giovanni Paolo II ha suggellato la suggestiva cerimonia di
beatificazione incorniciata dalla sempre splendida Piazza San Pietro, ma prima
della recita del Regina Caeli, il Papa ha invocato ancora la Divina
Misericordia, “perché la Chiesa – ha detto – raccolta oggi spiritualmente in
preghiera nel Cenacolo, presenta al suo Signore le gioie e le speranze, i
dolori e le angosce del mondo intero”, che solo nella Misericordia di Dio “può
trovare la pace”. Una “vera pace che scaturisca da un cuore riconciliato, che
abbia sperimentato la gioia del perdono e sia perciò pronto a perdonare”.
Tra
i saluti rivolti ai numerosi cardinali, vescovi, sacerdoti, suore e alle migliaia
di pellegrini, il Santo Padre in particolare ha elogiato quanti animano il Centro
di spiritualità della Divina Misericordia, attivo ormai da dieci anni qui a
Roma nella chiesa di Santo Spirito in Sassia.
Al microfono di Barbara Castelli abbiamo il rettore, mons. Joseph Barth,
per approfondire il significato della odierna Festa della Divina Misericordia,
che si celebra appunto la seconda domenica di Pasqua, e che è stata istituita -
lo rammentiamo - da Giovanni Paolo II, il 30 aprile del 2000, in occasione
della canonizzazione di suor Faustina Kowalska, apostola della Misericordia di
Cristo:
La festa della
Divina Misericordia è un grande messaggio per la Chiesa e per il mondo intero.
Per la Chiesa già Giovanni Paolo II nell’enciclica “Dives in Misericordia”
ricorda che è principale dovere della Chiesa proclamare il messaggio della
Divina Misericordia e introdurlo nella sua vita. Per il mondo scosso da
violenze ed odio la misericordia è una risposta e un rifugio. Proprio in questi
tempi, quando vediamo estendersi in ogni angolo della terra la profonda sofferenza
del cuore umano, sembra che si innalzi da ogni continente il grido alla Divina
Misericordia. Questo ce lo ha ricordato ancora Giovanni Paolo II quando ha
consacrato la nuova Basilica della Divina Misericordia l’anno scorso, il 17
agosto, a Cracovia, dove il Papa ha sottolineato il bisogno, proprio oggi,
dell’uomo di cercare rifugio, forza e sostegno nella Divina Misericordia.
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QUALE
SPAGNA SI APPRESTA AD INCONTRARE IL PAPA?
CON NOI IL VESCOVO DI SIGÜENZA – GUADALAJARA,
JOSÉ MARÍA SÁNCHEZ
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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Mentre la Chiesa oggi annovera sei
nuovi Beati, già lo sguardo si sposta a Madrid, dove fra otto giorni, domenica
prossima 4 maggio, il Santo Padre proclamerà cinque nuovi Santi tutti spagnoli:
Pedro Poveda Castroverde, Giuseppe Maria Rubio y Peralta, Genoveffa Torres
Morales, Angela Della Croce e Maria Maravillas di Gesù. Di questo breve viaggio
del Pontefice, sabato e domenica, ci parla il vescovo di Sigüenza –
Guadalajara, mons. José María Sánchez :
R. - PARA NOSOTROS ES UN ...
Siamo
davvero molto onorati e grati al Santo Padre che, nonostante i limiti imposti
dall’età e dai problemi di salute, viene a visitarci per la quinta volta dimostrando
un particolare affetto per il nostro Paese e per la Chiesa spagnola. Scopo
principale di questo viaggio è la canonizzazione di cinque spagnoli, ma non
mancherà di incontrare i giovani durante una veglia di preghiera la notte tra
il 3 e il 4 maggio. Il popolo lo attende con grande affetto ed in tutta la
Chiesa è in atto una intensa preparazione spirituale affinché anche coloro che
non incontreranno personalmente il Santo Padre possano vivere l’esperienza
della presenza del Vicario di Cristo che viene a trovarci come testimone della
fede e che con il suo esempio ed il suo impegno spinge noi tutti, ma in particolare
i giovani, ad essere a nostra volta testimoni della fede.
D - Proprio per quanto riguarda i giovani, quali sono le
loro esigenze oggi?
R. – NOSOTROS A VECES ...
A volte ci è difficile capire come
mai giovani cresciuti in famiglie cristiane e che hanno ricevuto una formazione
religiosa nella scuola ed in parrocchia non frequentino la messa domenicale e
si allontanino dalla pratica religiosa. Mancano vocazioni al sacerdozio e alla
vita consacrata. Noi li invitiamo a tornare alle radici della loro fede e a recuperare
l’esperienza religiosa vissuta nell’infanzia perché essi sono le sentinelle del
mattino, come li chiama il Papa, sono i testimoni del futuro, sono i membri di
una Chiesa giovane e rinnovata. Probabilmente ci sono alcune cose nella Chiesa
che essi non approvano, che ritengono superate, ma proprio per questo li
invitiamo ad essere fattori di rinnovamento attraverso l’azione dello Spirito
ed a scoprire nei testimoni della fede del nostro tempo, come il Papa, come
tanti cristiani esemplari e come i prossimi santi, un modello da seguire e da imitare in opposizione alle tante altre
voci che li invitano ad una vita più facile e disimpegnata.
D. – Eccellenza, rispetto alla prima visita del Papa nel suo Paese, 21
anni fa, quale Spagna oggi incontrerà il Papa, quale evoluzione,soprattutto per
quanto riguarda la fede e i costumi, ha avuto il popolo spagnolo questi venti e
più anni?
R. – EL AÑO 1982
CUANDO NOS VISITO LA PRIMERA VEZ ...
Nel 1982, quando Giovanni Paolo II visitò la Spagna per la
prima volta, il Paese era in ebollizione. Uscito qualche anno prima dal
regime di Franco stava vivendo la primavera della democrazia. Nello stesso
tempo la Chiesa, che portava i segni del Concilio Vaticano II, conosceva un
momento di grande vitalità ma anche i primi segnali di un incipiente
secolarismo. Oggi ci troviamo di fronte ad una specie di raffreddamento del
fervore di quegli anni; la democrazia si è consolidata e la tensione spirituale
è diminuita. La secolarizzazione è cresciuta e si è rafforzata in modo tale che
la Spagna oggi è molto simile ai Paesi europei di cultura meno profondamente
cristiana e più secolarizzata. La pratica religiosa è molto diminuita e
soprattutto negli ultimi due-tre anni si è manifestata una certa disaffezione
nei confronti della Chiesa, causata da alcuni spiacevoli eventi che sono stati
amplificati dai mezzi di comunicazione, per cui molti oggi ritengono che la
Chiesa non sia più un fattore di speranza e di rinnovamento, ma qualcosa che
deve essere relegata alla sfera privata o che appartiene al passato. Ma accanto
a questa Spagna il Papa incontrerà anche una Chiesa dove sono presenti fermenti di rinnovamento e di rinascita
spirituale, una Chiesa che attende di ascoltare una parola di incoraggiamento
per il futuro. Incontrerà delle minoranze più vive, più impegnate ma troverà
anche un contesto molto più secolarizzato.
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CELEBRA
100 ANNI DI VITA LA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, ORGANISMO ISTITUITO DA
LEONE XIII. IN OCCASIONE DELLA SESSIONE PLENARIA, CHE INIZIA DOMANI,
SI
SVOLGERÀ UNA GIORNATA CELEBRATIVA, NELLA QUALE SARANNO RIPERCORSI
Inizia domani nella Casa di Santa Marta nella Città del
Vaticano la sessione plenaria della Pontificia commissione biblica, che
quest’anno celebra il 100.mo anniversario della sua fondazione. I lavori,
diretti dal presidente della Commissione, il cardinale Joseph Ratzinger,
affronteranno il tema del rapporto tra Bibbia e morale. A conclusione della
plenaria, il prossimo 2 maggio, per ricordare l’anniversario, è stata
organizzata una giornata celebrativa nella quale gli appartenenti alla
Commissione presenteranno alcune relazioni riguardanti la storia, gli sviluppi,
i documenti ed il lavoro svolto dall’organismo nei suoi cento anni di vita. La
Pontificia Commissione biblica fu istituita da Leone XIII con il compito di promuovere
il progresso degli studi biblici e curarne l’immunità da errori. Paolo VI nel
1971 la ristrutturò e collegò alla Congregazione per la dottrina della fede, il
cui prefetto è anche presidente della Commissione stessa.
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27 aprile 2003
“CRISTO E’ RISORTO. CRISTO
VERAMENTE E’ RISORTO”. CON QUESTO ANNUNCIO
DI RISURREZIONE SI CELEBRA OGGI NEL MONDO LA
PASQUA ORTODOSSA
-
Intervista con il metropolita greco-ortodosso per l’Italia Gennadios Zervòs -
Oggi le Chiese ortodosse, che seguono il
Calendario giuliano, celebrano la Risurrezione di Gesù. Il tempo di Pasqua continua fino all’Ascensione,
che si ricorda il 40.mo giorno quando Cristo è asceso al cielo ed ha ordinato
ai suoi discepoli di non allontanarsi da Gerusalemme fin quando il Consolatore,
cioè lo Spirito Santo, non fosse sceso su di loro il giorno di Pentecoste. Ieri, durante la solenne funzione officiata nella
Chiesa del Santo Sepolcro, il patriarca di Gerusalemme, Ireneo I, ha fatto
accendere una fiamma che verrà poi distribuita ai fedeli di tutto il mondo. La
fiamma del “Sacro Fuoco” è stata portata oggi in Russia da una delegazione
guidata dal metropolita ortodosso Pitrim e dal sindaco di Mosca, Iuri Luzhkov.
La delegazione, che comprende anche un rappresentante del presidente Vladimir
Putin e personalità della cultura fra cui il regista Nikita Mikhalkov, scorterà
la fiamma fino alla cattedrale di Cristo Salvatore dove sarà poi consegnata
nelle mani del Patriarca di tutte le Russie, Alessio II. Sulle peculiarità della
Pasqua ortodossa Barbara Castelli ha ascoltato Sua Eminenza Gennadios Zervòs,
metropolita greco-ortodosso per l’Italia.
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R. - Sono tre,
molto importanti. La prima è la caratteristica della spiritualità, per esempio,
il simbolo della rinascita, l’uovo rosso, che mostra ai fedeli ortodossi la
rinascita dell’uomo, la sua risurrezione, la Risurrezione di Cristo che mostra
la grande umiltà, la pace e la speranza. La seconda cosa è il grande e gioioso
inno Christos Anèsti ‘Cristo è risorto’ a cui segue l’esclamazione del
fedele che risponde “veramente Cristo è risorto”. La terza è la preghiera di
San Giovanni Crisostomo che dà il perdono a tutti i fedeli ortodossi per poter
prendere la Comunione, la Santa Eucaristia, perché Cristo è simbolo di umiltà,
simbolo della pace, simbolo di speranza.
D. - Come vivono
gli ortodossi la Pasqua, in questo particolare momento storico?
R. - Credo come
tutti i cristiani. Credo che tutti dobbiamo pregare, perché l’unica cosa che si
può fare è pregare, affinché Dio ascolti le nostre suppliche. La Pasqua ci dà
questo grande messaggio: essere pieni di speranza, di pace e di fratellanza.
D. - Come procede
il cammino del dialogo tra cattolici e ortodossi?
R. - Qui in Italia,
per il dialogo teologico tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa esistono
specifiche Commissioni. Qui, invece, abbiamo la nostra arcidiocesi ortodossa
del patriarcato ecumenico dove abbiamo costruito un ponte di pace, di amicizia,
di comprensione e di rispetto reciproco tra i nostri fratelli cattolici e gli
altri cristiani. Lavoriamo insieme senza difficoltà, senza ostacoli.
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LE
CONSEGUENZE DELLA GUERRA IN IRAQ PER L’ECONOMIA AMERICANA
-
Intervista con Daniele Archibugi -
Sono andate deluse le speranze di chi credeva che
il genero di Saddam Hussein, Jamal Mustafa, arresosi la settimana scorsa a
Baghdad, potesse fornire qualche indizio utile alla cattura del rais iracheno.
Le uniche informazioni che Mustafa ha fornito riguardano i primi giorni della
campagna militare. “Fino ad allora – ha affermato Mustafa - tutta la famiglia
del dittatore viveva all'interno del palazzo presidenziale. Dall’Iraq
continuano intanto ad arrivare nuovi indizi sulla possibile presenza di armi
chimiche. I militari americani hanno infatti trovato dei fusti contenenti
prodotti “sospetti”.Intanto, ieri sera, nell’annuale gala dell’Associazione dei
corrispondenti della Casa Bianca, il presidente Gorge Bush ha commemorato con
un solenne tributo i 13 giornalisti morti nel Golfo Persico. “Ad un dittatore
che ha sfidato il mondo - ha detto riferendosi agli eventi che hanno
recentemente dominato la scena mondiale - abbiamo visto rispondergli una
coalizione di Paesi liberi”.
Dopo la
caduta del regime di Saddam Hussein, si progetta ora la ricostruzione del
Paese. Una squadra di esperti dell'Amministrazione provvisoria americana in
Iraq ha incontrato oggi ex funzionari di Baghdad sotto il regime di Saddam Hussein per discutere su come ristabilire il sistema
idrico, quello fognario, e tutta una
serie di servizi indispensabili alla città. La ricostruzione dell’Iraq potrebbe
influire positivamente sulla ripresa economica dei Paesi del Golfo. Non sono
invece altrettanto positive le previsioni sull’economia americana fornite dalla
Federal Reserve, la Banca degli Stati Uniti. Sugli aspetti economici legati al
conflitto nel Golfo, Giancarlo La Vella ha interpellato l’economista Daniele
Archibugi del Consiglio Nazionale delle Ricerche e della London School of Economics.
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R. – Io credo che
senz’altro ci siano stati dei forti interessi a fare questa guerra. Bush,
avendo vinto le elezioni, ha sostenuto gli interessi di una coalizione delle
imprese che hanno le loro roccaforti nelle imprese petrolifere e anche nelle
imprese che lavorano per il Pentagono. Queste imprese si sono rafforzate,
mentre le cosiddette imprese della New Economy – nell’informazione, nei servizi
ed altre cose del genere – hanno perduto tanto.
D. – Saddam Hussein
è il nemico dichiarato di questa guerra; ma Bush ha voluto colpire anche
qualcun altro?
R. – Secondo me,
dal punto di vista economico, questa è stata una guerra contro l’Europa. Io
sono rimasto molto colpito da questi ritrovamenti di dollari – tra l’altro mi
chiedo dove andranno a finire, questi dollari: spero nelle tasche del popolo
iracheno. Questo oggi lo vediamo in Iraq; però, se andassimo a vedere quello
che c’è nelle casseforti di altri Paesi, troveremmo anche lì delle forti
quantità di banconote, pezzi di carta: dollari. Sono la riserva di valore che
in una situazione di incertezza i Paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo,
tengono per ogni evenienza. Il dollaro ha avuto questo monopolio dalla fine
della seconda guerra mondiale. Questo monopolio ha cominciato a scricchiolare
nel momento in cui è stato introdotto l’euro. Pensiamo quale è stato il
beneficio, per gli Stati Uniti, di poter comprare materie prime, beni, servizi
e dando in cambio soltanto dei pezzi di carta, dei dollari. E ora, probabilmente,
il Saddam Hussein di turno – ma non soltanto un dittatore! – se ha bisogno di
mantenere una liquidità, probabilmente terrà metà di questa liquidità in
dollari e l’altra metà in euro. Questo, cosa vuol dire? Che con l’euro, gli
Stati Uniti hanno perso quel monopolio monetario che hanno tenuto per più di
mezzo secolo. E secondo me, gli Stati Uniti cercano adesso di mantenere il
monopolio lì dove ce l’hanno, ossia nel fatto che hanno ancora l’Esercito più
potente del mondo. Non è un caso che l’unico alleato europeo in questa guerra
sia stata la Gran Bretagna, Paese che non è ancora entrato nell’euro.
D. – Questa guerra
in Iraq ha comunque provocato una conversione della produzione americana verso
l’apparato bellico ...
R. – Sì, quello –
devo dire – è un vecchio sistema che produce sempre un’economia da un certo
punto di vista ‘drogata’, al di fuori dei beni di consumo. Purtroppo, questo
non va a beneficio neppure degli americani, perché gli americani avrebbero
bisogno di scuole, ospedali, servizi sociali, di occuparsi di una percentuale
elevata di poveri all’interno del Paese più ricco del mondo ... tutte queste
cose, purtroppo, non vengono fatte e invece vediamo che si investe sempre in
armamenti. E questo mi sembra preoccupante.
D. – C’è il rischio
che l’economia americana non riesca a risollevarsi?
R. – Non sono così
catastrofista. L’economia americana ha avuto dei colpi notevoli, anche a
seguito dell’11 settembre: questo Paese che si sentiva inattaccabile,
invulnerabile ha purtroppo scoperto invece di essere anch’esso attaccabile e
quindi questo ha avuto anche delle ripercussioni economiche forti. La gente
viaggia meno, i ristoranti sono meno pieni ... Però, io non credo che arrivi
una crisi importante. Io credo che sia più probabile che ci sia una
ridistribuzione del potere economico e credo che il contributo serio che possa
dare l’Europa è quello di essere una potenza equilibratrice, anche dal punto di
vista economico, nei confronti degli Stati Uniti.
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ATTESA IN AMERICA LATINA PER LE ELEZIONI
PRESIDENZIALI IN ARGENTINA E PARAGUAY, DOVE SI VOTA ANCHE PER IL RINNOVO DEL
PARLAMENTO
- Intervista con Marcello Lachi -
Si aprono oggi, nel Continente Latino Americano,
le elezioni presidenziali per scegliere i nuovi capi di Stato di Argentina e
Paraguay, dove si rinnova anche il Parlamento. In Argentina si voterà per
eleggere l’uomo che prenderà il posto di Eduardo Duhalde, l’attuale presidente
nominato dal parlamento dopo il crack economico che costrinse alle dimissioni
il radicale Fernando de la Rua. Tutto lascia presumere che sarà una delle sfide
più combattute nella storia del Paese. I tre favoriti sono l’ex presidente Carlos
Menem, il governatore di Santa Cruz, Nestor Kirchner, e l’ex ministro delle
finanze, Ricardo Lopez Murphy. Nel vicino Paraguay, Paese governato da 56 anni
dal partito Colorato, i sondaggi confermano che il candidato maggiormente accreditato
alla più alta carica dello Stato è l’attuale ministro dell’istruzione pubblica,
l’avvocato Nicanor Duarte. L’elezione cade in un momento critico della storia
del Paraguay, in preda ad una disastrosa crisi economica e ad una dilagante corruzione.
Francesca Sabatinelli ha raggiunto ad Assunciòn Marcello Lachi, analista
politico del Gabinete des estudios de
opinion.
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R. - La crisi è grave ma non
tragica, non siamo ancora al livello dell’Argentina del presidente de la Rua.
Il problema vero è che lo Stato non riesce a far pagare le tasse ai cittadini,
c’è un’evasione fiscale del 60 per cento. Lo Stato non ha i soldi neanche per
pagare gli stipendi. Il prossimo presidente avrà la possibilità di riprendere
il controllo della macchina amministrativa, ma se entro il maggio-giugno del
2004 non sarà riuscito a rimettere ordine nell’Amministrazione pubblica allora
si rischierà di avere “un’Argentina 2”.
D. - Nonostante
questa forte crisi economica, il tema però non ha mai dominato la campagna
elettorale dei candidati, perché?
R. - Tutti ne
parlano, però non è quello che realmente va ad incidere sul risultato finale
dell’elezione. Esistono due partiti principali: il Colorado ed il Liberal, che
si sono sempre divisi il potere in questi 120 anni, che governano anche quando
c’è un dittatore. Sono “Partiti-comunità”, la gente appoggia il Partito per
cuore, per tradizione, indipendentemente dal programma politico. Quello che di
nuovo accade in queste elezioni è che il Partido Colorado, storicamente
maggioritario, ha avuto una scissione. Inoltre, è nata una terza forza, circa
un anno fa, che si chiama Patria Querida, gestita da Pedro Fadul.
D. - Sembra
scontato il risultato, che vedrà probabilmente vincitore Nicanor Duarte Frutos,
candidato del partito Colorado, eppure però queste elezioni presentano delle
novità, quali?
R. - Per la prima
volta, probabilmente, al Senato ci saranno sei o sette forze, alla Camera dei
Deputati dovrebbero esserne rappresentate almeno 5. Oltre ai due Partiti
storici, c’è il Patria Querida; l’Unace (Unión Nacional Ciudadanos Éticos)
dell’ex generale golpista Lino Oviedo; il Partido Solidario, un Partito
socialdemocratico che si presenta per la prima volta; il Pen (Partido Encuentro
Nacional) che ultimamente ha perso molto consenso, e persino l’estrema sinistra,
con il Patria Libre, ha la possibilità di entrare con un senatore. Alla Camera
dei Deputati più o meno gli stessi Partiti, forse non entreranno il Pen e
Patria Libre. Ma ciò che è interessante è che nessun Partito avrà la maggioranza
assoluta. Dunque, se Nicanor Duarte Frutos vorrà governare, avrà bisogno di
costruirsi una maggioranza in Parlamento e dovrà fare accordi, e sarebbe la
prima volta in un Paese dove si cerca sempre di distruggere il rivale politico
e mai si tenta di arrivare ad un compromesso.
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CON LA
VASTA ECO SUSCITATA DAL MESSAGGIO AUTOGRAFO DI GIOVANNI PAOLO II SI È CONCLUSA
OGGI A RIMINI LA 26.MA CONVOCAZIONE NAZIONALE
DEL
RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO
Una
grande preghiera per invocare la pace si è innalzata ieri a Rimini in occasione
della 26.ma Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito. La preghiera ecumenica è stata presieduta dal
prefetto della Congregazione per le Chiese orientali,il cardinale Ignace Daoud.
“Abbiamo motivi di speranza e di fiducia per questo mondo moderno”, ha detto il
porporato, aggiungendo che “questo sarà il millennio dello Spirito Santo e di
Maria”. Sulla giornata conclusiva, ascoltiamo il servizio di Luciano Castro:
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Il
messaggio autografo di Giovanni Paolo
II al Rinnovamento nello Spirito è tornato ad echeggiare, oggi ,a Rimini, nella
giornata conclusiva della 26.ma Convocazione nazionale del Movimento. Ne ha
ripercorso i temi fondamentali il coordinatore nazionale del Rinnovamento,
Salvatore Martinez. “Il Papa ci ha invitati a porci alla scuola di Maria – ha
detto Martinez nell’intervento conclusivo – a credere nella potenza della
guarigione, che il Signore dispensa attraverso il sacramento della
Riconciliazione e a proseguire nel nostro impegno per l’ecumenismo spirituale”.
Martinez ha poi invitato a far crescere la comunione e la condivisione per un
rinnovato impegno nell’evangelizzazione con la forza dello Spirito.
La
Convocazione del Rinnovamento si è conclusa con la concelebrazione eucaristica
presieduta dal cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per
la cultura. “Con Cristo risorto – ha detto nell’omelia il porporato – siate
sempre testimoni di gioia e di pace per questo mondo così lacerato. Tutti siamo
chiamati a formare la famiglia di Dio e a vivere la cultura della Pentecoste”.
Un invito che il 25 mila carismatici, che hanno partecipato da giovedì scorso a
questa Convocazione, ora riporteranno nei quasi 1.800 gruppi e comunità sparsi
in tutta l’Italia. Per i primi di dicembre, sempre qui a Rimini, è intanto già
fissata la 27.ma Conferenza animatori per tutti i responsabili del
Rinnovamento.
Da
Rimini, per la Radio Vaticana, Luciano Castro.
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27 aprile 2003
SARÀ PRESENTATA UFFICIALMENTE MERCOLEDÌ PROSSIMO
LA ROAD MAP, IL PIANO DI PACE PER IL
MEDIO ORIENTE. PREVISTA A RAMALLAH, NEI TERRITORI PALESTINESI,
LA VISITA
DEL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO COLIN POWELL
-
Servizio di Amedeo Lomonaco -
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TEL AVIV. = La “road map”, il piano di pace per il Medio
Oriente messo a punto da Stati Uniti, Russia, Unione Europea e l’Organizzazione
delle Nazioni Unite verrà presentata ufficialmente mercoledì prossimo. A
dichiararlo è stato il ministro palestinese per la pianificazione, Nabil
Shaath, che ha annunciato anche l’imminente arrivo a Ramallah del segretario di
Stato americano Colin Powell. “Per il bene del processo di pace è necessario
che durante la sua prossima visita in Medio Oriente, il segretario di Stato
americano si incontri anche con il presidente Yesser Arafat, e non solo con il
premier Abu Mazen”. Lo ha affermato oggi un dirigente locale di al-Fatah,
Hussein a-Sheikh, che ha anticipato una delle prossime richieste di Abu Mazen:
la restituzione della piena libertà di spostamento ad Arafat. Intanto stamani,
il segretario generale di al-Fatah, Marwan Barghuti, è stato espulso dall’aula
del tribunale distrettuale di Tel Aviv, dove viene processato per aver
ispirato, secondo la pubblica accusa, una lunga serie di cruenti attacchi
contro unità israeliane. L’espulsione del leader palestinese è stata decisa dai
giudici dopo che questi era tornato a denunciare “i crimini commessi nei Territori
dalle forze militari israeliane”. Barghuti, che viene tenuto in totale isolamento
in un carcere a Nord di Tel Aviv, ha affermato a più riprese di considerare
illegale il processo intentato nei suoi confronti.
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INTERROTTI
DURANTE LA GUERRA DEL GOLFO, RIPRENDONO OGGI A PYONGYANG I COLLOQUI TRA LE DUE
COREE. AL CENTRO DELLE DISCUSSIONI IL PROGRAMMA NUCLEARE DELLA COREA DEL NORD
PYONGYANG. = Sono ripresi oggi a Pyongyang i
colloqui tra le due Coree per cercare di risolvere la questione del programma
nucleare della Corea del Nord. Due
giorni fa Pyongyang ha ammesso di possedere la bomba atomica, creando notevole
preoccupazione al governo di Seul. Il ministro dell’unificazione della Corea
del Sud, Jeong Sea Hyun, al suo arrivo nella capitale nord coreana ha espresso
i timori del popolo sud coreano e ha lamentato il possesso delle armi atomiche
da parte di Pyongyang, che rappresentano -
ha detto il politico - una minaccia alla pace e alla relazione tra i due
Paesi. I colloqui dureranno tre giorni e, secondo fonti ufficiali, verteranno
sui motivi per i quali la Corea del Nord si è opposta alla partecipazione della
Corea del Sud al recente vertice di Pechino con Usa e Cina e sugli aiuti alimentari
che Seul ha deciso di inviare a Pyongyang. Un piano che ora è a rischio: se la
Corea del Nord proseguirà il suo programma nucleare, Seul ha fatto sapere che
non sarà disposta a concedere aiuto. Voci di distensione comunque giungono oggi
dal giornale del partito comunista nord coreano, “Rodong Simun”. Secondo
quanto scritto in un commento sul vertice di Pechino, la Corea del nord
potrebbe rinunciare al suo programma nucleare se gli Stati Uniti offriranno un
patto di non-aggressione. (M.A.)
RIMANE
CRITICA LA SITUAZIONE SANITARIA IN CINA A CAUSA DELL’EPIDEMIA DI POLMONITE
ATIPICA. OGGI PURTROPPO CI SONO STATI 22 DECESSI. LE VITTIME DEL VIRUS SONO IN
TUTTO IL MONDO 314, 264 NELLA SOLA CINA
PECHINO.
= Aumenta purtroppo il numero delle persone decedute a causa delle polmonite
atipica. Questa mattina sono morte dodici persone nell’ex colonia inglese di
Hong Kong, nove nel resto della Cina e una a Taiwan. Sono finora 314 i decessi
registrati in tutto il mondo per il virus; 133 di questi solo ad Hong Kong. Il
ministero della Sanità cinese ha diffuso oggi una serie di dati che illustrano
la situazione all’interno del Paese. Sono 2.914 i malati in tutta la Cina, 1114
nella sola Pechino. Le persone morte sono 131, mentre sono 1.299 le persone
guarite dopo aver contratto il virus. La facilità di diffusione dell’epidemia
sta creando difficoltà in ogni ambito della vita sociale cinese, come per
esempio nell’istruzione e il tempo libero. L’Università del popolo di Pechino,
la terza della capitale per importanza, secondo quanto riferiscono fonti
studentesche, ha deciso la temporanea sospensione delle lezioni per evitare i
rischi di contagio. Il comune di Pechino ha invece stabilito la chiusura dei
locali pubblici: internet café, bar, karaoke, teatri e cinema. In un comunicato
si spiega che questi locali non danno garanzie di necessaria ventilazione e
pertanto saranno chiusi a tempo indeterminato. (M.A.)
GLI
ULTIMI AVVENIMENTI BELLICI RICHIEDONO CHE SI RAFFORZI IL DIALOGO TRA CRISTIANI
E MUSULMANI IN FAVORE DELLA PACE. A RIBADIRLO IL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO
CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO, MONS. FITZGERALD ED IL PROFESSORE DI
STUDI RELIGIOSI DELL’UNIVERSITÀ DELLA VIRGINIA, L’IMAN SACHEDINA, IN UNA
CONFERENZA SVOLTASI A WASHINGTON
WASHINGTON.
= La ricerca della pace richiede un rinnovato impegno per far progredire il
dialogo tra cristiani e musulmani. Sono stati concordi nell’affermarlo il
presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso,
l’arcivescovo Michael Fitzgerald, ed il professore di studi religiosi
dell’Università della Virginia, l’iman Abdulaziz Sachedina, apprezzato studioso
a livello internazionale, intervenuti ad una conferenza tenutasi nella
parrocchia dell’Annuciazione di Washington giovedì scorso. Mons. Fitzgerald ha
detto che le paure e le tensioni causate dagli attacchi terroristici dell’11
settembre e dalla guerra in Iraq hanno portato cristiani e musulmani a cercare
maggiormente un’intesa rispetto al passato. Secondo il presule sono state
create nuove opportunità per un costruttivo dialogo tra i fedeli cristiani e
musulmani. Il professor Sachedina ha riconosciuto la crescita del dialogo tra studiosi
ed alti esponenti cristiani e musulmani, ma si è interrogato sulla ricezione di
quest’intesa a livelli più ampi. “Il dialogo – si è chiesto - è percepito dalle
persone? Questo è l’ambito in cui il dialogo deve avere effetto. Qui, il rispetto
deve guadare il suo spazio”. Grande è stata l’affluenza alla conferenza. Tra
l’uditorio erano presenti i cardinali arcivescovi di Washington e Baltimora,
Theodore McCarricck e William Keeler, membri del comitato per il dialogo interreligioso
dell’episcopato statunitense. (M.A.)
SI
SVOLGONO OGGI NELLO YEMEN, LE ELEZIONI PER IL RINNOVO
DEI
301 SEGGI DEL PARLAMENTO: TERZA CONSULTAZIONE
DALL’UNIFICAZIONE
DE LPAESE ARABO NEL 1990
SANA’A’.
= I cittadini dello Yemen hanno affollato oggi i seggi per la terza consultazione
elettorale dal 1990, anno in cui la nazione si è unificata. Nei discorsi
pre-elettorali i candidati hanno sottolineato ripetutamente il valore della
democrazia, ribadendo il diritto dell’elettorato ad esprimere il proprio voto
in libertà. I candidati che si presentano sono 1.707, i seggi da rinnovare 301.
Circa 8,9 milioni di persone (su una popolazione di 20 milioni) hanno diritto
al voto, 40 per cento delle quali sono donne. Le ultime elezioni risalgono al
1997. Lo Yemen, secondo i Servizi segreti di alcuni Paesi occidentali, sarebbe
una delle roccaforti principali del fondamentalismo islamico: nel Paese della
penisola arabica si troverebbero anche alcuni appartenenti alla rete terroristica
di Osama bin Laden, Al Qaida. Gli Stati Uniti vi mantengono una forza di sicurezza
dal 2000, dopo l’attentato al cacciatorpediniere USS Cole, in cui morirono 17
marinai. (M.A.)
C’È GRANDE ATTESA TRA LE CHIESE EUROPEE PER IL CONTRIBUTO DELL’ITALIA ALLA CREAZIONE DI UN’EUROPA UMANISTICA. QUESTO IL SENSO DELL’INTERVENTO
DEL CARDINALE VICARIO CAMILLO RUINI, AL CONVEGNO SUL TEMA “QUALE VITA RELIGIOSA NELLA NUOVA EUROPA”, OSPITATO DALL’UNIVERSITÀ URBANIANA
ROMA = Il vicario generale della diocesi di Roma, il cardinale Camillo Ruini, intervenuto ieri alla Pontificia Università urbaniana al convegno “Quale vita religiosa nella nuova Europa”, ha parlato del ruolo che l’Italia può ricoprire nel creare delle comuni basi culturali per l’Europa. “Credo - ha dichiarato - che l’Italia abbia la potenzialità per svolgere un grande ruolo affinché le radici cristiane portino un frutto capace di dare slancio ad una Europa autenticamente umanistica che guardi alla persona come fine e mai come mezzo”. Il porporato ha poi spiegato che anche in prospettiva ecumenica, di dialogo con le altre confessioni cristiane, l’Italia può dare un valido contributo. “Ho potuto constatare - ha precisato nel messaggio di apertura dell’incontro - che la missione dell’Italia corrisponde non solo alle parole del Papa, espresse nella lettera ai vescovi italiani del 6 gennaio 1994, ma alle attese delle Chiese degli altri Paesi”. Il cardinale Ruini si augura perciò che la Chiesa italiana sostenga il progetto ecumenico di Giovanni Paolo II e sia sollecita nel dialogo con le altre Chiesa europee, alcune delle quale – ha ricordato il cardinale – vivono situazioni di grande difficoltà. (M.A.)
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