RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 115 - Testo della
Trasmissione di venerdì 25 aprile 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Domenica prossima all’onore degli altari Maria
Domenica Mantovani.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Più
di 12 milioni di etiopi sopravvivono grazie agli aiuti umanitari.
24 ORE NEL MONDO:
Supera quota 2600 il numero totale dei casi di Sars in Cina.
Una bomba esplode nel Kashmir indiano: otto i morti accertati.
Per Seul la minaccia nucleare di Pyongyang mina la pace nell’intera Asia.
In Italia si festeggiano i 58 anni dalla liberazione nazi-fascista.
La Cia verificherà l’effettivo impegno antiterroristico del nuovo governo palestinese e i reali segnali di buona volontà da parte di Israele nel processo di pace mediorientale
LA CHIESA ALBANESE OGGI IN FESTA
PER IL
DECIMO ANNIVERSARIO DELLA VISITA DEL PAPA NEL PAESE BALCANICO
-
Intervista con il cardinale Ivan Dias -
Dieci
anni fa, Giovanni Paolo II metteva piede in Albania, nella prima visita
apostolica in un Paese dei Balcani. Il suo arrivo segnò, non solo
simbolicamente, la rinascita di uno Stato che si lasciava alla spalle decenni
di feroce dittatura comunista e una scia di martiri, per riscoprire il sapore
di una identità democratica e di una nuova libertà di credo. Quel 25 aprile
1993 è ricordato ancora oggi con immutato affetto e pari riconoscenza dalla
popolazione albanese: in particolare, dai cattolici che videro risorgere la
gerarchia della loro Chiesa, grazie all’ordinazione dei primi quattro vescovi.
Per festeggiare l’anniversario, questa mattina è stata celebrata una Messa
solenne nella cattedrale di Scutari, alla presenza del cardinale Ivan Dias,
inviato speciale di Giovanni Paolo II già nunzio apostolico in Albania ai tempi
della visita papale. Ascoltiamo il porporato al microfono di don Davide
Djudjaj, responsabile del Programma albanese.
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R. - Ritorno
con sentimenti di grande gioia, perché in Albania sono avvenuti grandi
cambiamenti, in meglio. Il progresso della Chiesa - al quale il Santo Padre ha
dato l’avvio, rinnovando la gerarchia 10 anni fa - ha dato veramente un grande
impulso alla comunità cristiana tutta intera. Anche le opere stanno andando
molto bene. Oltre alla nomina dei vescovi delle sette diocesi o amministrazioni
apostoliche del Paese, c’è da sottolineare il fatto che il governo ha chiesto
di esaminare la possibilità - oltre alla Facoltà superiore di medicina che
stiamo realizzando - di avere anche altre Facoltà. Addirittura, intende
realizzare una Università cattolica intitolata a Madre Teresa. Credo che questo
esprima molto di coloro che stanno governando il Paese, adesso.
D. - Durante la
visita dell’93, il Papa, rivolto a tutto il popolo albanese riunito in piazza
Skanderbeg, la piazza centrale di Tirana, disse: “Popolo di Albania, avanza con
coraggio sul sentiero della libertà e della solidarietà”. Questa strada che
Giovanni Paolo II indicava era profetica...
R. - Direi di
sì. Il Papa parlava delle difficoltà che la popolazione avrebbe incontrato. E
sappiamo come il popolo albanese, dopo la visita del Papa, abbia dovuto
affrontare dapprima una grande crisi interna, e quindi quella dei Paesi vicini,
con tanti profughi arrivati dal Kosovo. Ma è riuscito a superarla, tanto che
oggi la Chiesa e il popolo albanese si sentono molto rafforzati. Credo che ciò
gioverà nel proseguire la costruzione della società lungo le vie indicate dal
Santo Padre.
D. - Parliamo
per un istante di Madre Teresa. Quest’anno si attende in ottobre la sua
beatificazione. Qual è l’importanza della sua figura per il popolo albanese?
R. - Madre Teresa è stata sempre una grande figura, degna non soltanto
del popolo albanese dal quale ha tratto le sue origini, ma anche del popolo
indiano, in mezzo al quale ha svolto il suo ministero. Ed ora, il popolo albanese
è veramente onorato di vedere la Madre elevata all’onore degli altari.
D. - Qual è il
messaggio che il Papa, tramite lei, porge oggi, dopo dieci anni, al popolo
dell’Albania?
R. - Il Santo Padre - nella lettera che mi ha scritto
incaricandomi di recarmi in Albania come suo inviato speciale – vuole
incoraggiare il popolo, perché continui sulla via di ritorno a Dio già
intrapresa. Auspica che gli albanesi continuino a crescere sempre nell’amore
reciproco, coltivando - dice ancora - sentimenti di perdono, e fidando nella
libertà che oggi possono praticare.
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NOMINE
E RINUNCE
Il Santo Padre ha nominato oggi:
- ausiliare dell’arcidiocesi di Santiago de Chile in Cile
mons. Cristián Contreras Villarroel, vicario generale della medesima arcidiocesi
e parroco, assegnandogli la sede titolare vescovile di Illiberi;
- vescovo di Sonsón-Rionegro in Colombia il reverendo
Ricardo Antonio Tobón Restrepo, del clero della diocesi di Santa Rosa de Osos,
finora segretario locale della nunziatura apostolica;
- ausiliare della diocesi di Orange in California negli
Stati Uniti mons. Dominic Dinh Mai Luong, del clero dell’arcidiocesi di New
Orleans, parroco della “Mary Queen of Vietnam Parish” a New Orleans,
assegnandogli la sede titolare vescovile di Cebarades.
Il Papa ha inoltre accettato stamane la rinuncia al
governo pastorale del vicariato apostolico di Tierradentro in Colombia,
presentata da mons. Jorge García Isaza, vescovo titolare di Budua, per
raggiunti limiti di età.
DOMENICA PROSSIMA ALL’ONORE DEGLI ALTARI
MARIA
DOMENICA MANTOVANI, UNA BONTA’ LUMINOSA A SERVIZIO DELLA PARROCCHIA
- Servizio di Giovanni Peduto -
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Maria Domenica Mantovani
nacque nel 1862 a Castelletto sul Garda, nel veronese. Crebbe in seno ad una
famiglia di costumi semplici, laboriosa e ricca di fede. Aveva 15 anni quando
il Beato don Giuseppe Nascimbeni giunse a Castelletto come maestro, cooperatore
e poi parroco. Maria Domenica ebbe in lui una guida spirituale, forte ed
illuminata e ne divenne la prima collaboratrice nelle molteplici attività
parrocchiali.
Lo sguardo alla Madonna fu il
respiro della sua anima; l’intimità con Gesù Cristo e la contemplazione della
Sacra Famiglia la forza della sua vita. Quando il Nascimbeni fondò nel 1892 la
Congregazione delle Piccole Suore della Sacra Famiglia, Domenica Mantovani fu
la cofondatrice, fedele interprete ed esecutrice dei suoi pensieri e desideri.
Donna prudente e saggia, più che la scienza umana, ebbe la sapienza dei Santi,
attinta ad una fede viva e operosa, alimentata da continua preghiera. Visse la
sua missione di “Madre” in dedizione assoluta e in profondissima umiltà.
Prima di morire ebbe la
consolazione di vedere l’approvazione definitiva dell’Istituto e l’opera
continuata da oltre 1000 suore, sparse per le 150 case filiali in Italia e
all’estero, dedite alle più svariate attività apostoliche e caritative. Entrò
nella pienezza della vita il 2 febbraio 1934.
Tra le caratteristiche della
vita santamente vissuta da Maria Domenica Mantovani spicca la bontà. Una bontà innata,
ma che faceva trasparire in estrema semplicità la luce interiore di grazia che
unificò tutti gli aspetti dell’esistenza cristiana prima della piccola
Meneghina (diminutivo familiare di Domenica) e poi della giovane donna
consacrata e abbastanza presto cofondatrice di un Istituto religioso che conta
attualmente 958 professe e 15 novizie; le comunità in Italia sono 110 e
all’estero 35.
Le Suore di Maria Domenica
Mantovani esprimono nell’ambito delle comunità parrocchiali il loro carisma
ispirato alla Santa Famiglia di Nazaret in una vita di preghiera e di lavoro
nella pastorale, con accentuata attenzione alla realtà familiare, oggi in cima
alla premura della Chiesa, oltre che bisognosa di ogni tipo di solidarietà
nella società civile: nella pastorale della carità verso persone disagiate;
nella pastorale sanitaria; e nella pastorale educativa e scolastica.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La
prima pagina si apre, in riferimento all'Iraq, con la notizia che l'ex
vice premier Tareq Aziz si è consegnato alle forze alleate.
Intanto le Nazioni Unite hanno
prorogato fino al 3 giugno il programma "petrolio in cambio di cibo".
Sempre in prima, in Uganda
saccheggiata la canonica della Cattedrale di Gulu.
Nelle vaticane, una pagina in
occasione del decimo anniversario della visita del Papa in Albania.
Un pagina dedicata all'Anno del
Rosario in Ucraina.
Nelle pagine estere, la Corea
del Nord afferma di possedere ordigni atomici.
Medio Oriente: nuovo raid
israeliano a Jenin.
Cuba: dibattito
all'Organizzazione degli Stati americani (Osa) sulla violazione dei diritti
umani.
Nella pagina culturale, un
contributo di Angelo Mundula dal titolo "Un 'perché?' fondamentale":
la primavera e il mistero della vita che nasce.
Nelle pagine italiane, la
ricorrenza del 25 aprile. Il presidente Ciampi esorta ad onorare la memoria
senza fare polemiche.
Stato di attenzione in
riferimento al virus Sars.
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25 aprile 2003
LIBERTA’ RELIGIOSA, LOTTA AL RAZZISMO E ALLA
POVERTA’: QUESTI I TEMI CENTRALI
DEGLI
INTERVENTI DELLA SANTA SEDE ALLA COMMISSIONE ONU PER I DIRITTI UMANI,
CHE
CONCLUDE OGGI I SUOI LAVORI A GINEVRA
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
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La crisi irachena non distolga “l’attenzione da ciò che
accade in altre parti del mondo” come in Congo, dove “centinaia di persone sono
state massacrate nelle ultime settimane”. E’ il forte richiamo pronunciato,
ieri, dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, alla Commissione
Onu per i diritti umani di Ginevra, organismo che conclude oggi la sua 59.ma
sessione. Proprio in queste ultime ore, la Commissione ha approvato - per il
settimo anno consecutivo - la risoluzione sulla moratoria delle esecuzioni
capitali e l’abolizione della pena di morte.
Sui passaggi fondamentali dei lavori della Commissione e i
risvolti della guerra in Iraq sul sistema delle Nazioni Unite abbiamo ascoltato
l’arcivescovo Diarmuid Martin, osservatore permanente della Santa Sede presso
l’ufficio Onu di Ginevra. Un’intervista in due parti, che si sofferma oggi
sulle grandi sfide che l’epoca attuale presenta nella quotidiana battaglia per
la promozione dei diritti umani:
R. – La Santa Sede è intervenuta su quattro temi alla Commissione:
libertà religiosa, razzismo, povertà, emigrazioni. Per la libertà religiosa,
naturalmente la Santa Sede ha un interesse particolare. Il mio intervento è
stato incentrato sul dialogo interreligioso per sottolineare che anche le
religioni, i capi religiosi possono contribuire a promuovere un clima di mutuo
rispetto, di dialogo e tolleranza non permettendo a piccoli gruppi di creare
tensioni tra le differenti religioni. Per quanto riguarda il razzismo, ho
voluto dedicare la mia riflessione alla dignità di ogni persona, poiché siamo
stati tutti creati ad immagine di Dio e c’è una uguaglianza fondamentale in
tutti gli uomini. Il problema della povertà nell’era della globalizzazione
rappresenta per me una delle grandi sfide che non siamo riusciti ad affrontare
in maniera adeguata. Collegato a questo problema è il fenomeno delle
migrazioni. La storia dell’umanità è segnata dal movimento, dall’incontro tra i
popoli. Il problema attuale è rappresentato dal fatto che, in un momento in cui
c’è molta più comunicazione, si frappongono nuove barriere ai flussi migratori
delle popolazioni.
In questa sessione, sono stato molto contento nel vedere
l’aumento del numero delle organizzazioni cattoliche che partecipano. Questo indica
che all’interno della Chiesa esiste un rinnovato interesse per lavorare ed offrire
il proprio contributo a questa Commissione molto importante per il futuro dei
diritti umani.
D.– Quali sono le situazioni e i Paesi che maggiormente
hanno destato l’interesse e l’attenzione della Commissione per i diritti umani
dell’Onu?
R. – I problemi messi in evidenza nei rapporti speciali
toccano molte parti del mondo. Ci sono alcune risoluzioni che sono orientate
verso Paesi specifici dove si può notare un deterioramento della situazione dei
diritti umani o dove sorgono nuove preoccupazioni, mentre in altri si riconosce
che sono stati fatti progressi. Lo scopo principale è quello di aiutare i Paesi
a migliorare la loro situazione. Mi ha colpito l’anno scorso un ambasciatore
che mi diceva: ‘non sarei qui oggi a rappresentare il mio Paese se la
Commissione non avesse in passato denunciato il mio Paese’. La denuncia e le
pressioni provenienti dall’esterno hanno favorito il processo di
democratizzazione. Ogni anno rimango colpito dal vedere come alcuni Stati
ricorrano a mezzi straordinari per evitare di essere denunciati dalla
Commissione. Tutto ciò significa che, in fondo, il lavoro della Commissione
conta.
D.- Proprio nel contesto della Commissione, è tornata in
primo piano la delicata situazione di Cuba. Qual è la sua opinione su questa
fase della storia cubana?
R. – La risoluzione su Cuba chiede al governo cubano di
lasciar entrare nel Paese un rappresentante speciale del segretario
generale dell’Onu per esaminare la
situazione dei diritti umani. Per me vale quanto ha detto il segretario generale
e cioè che ogni Stato deve provvedere ad un sistema di protezione dei diritti
umani, che ogni Stato deve essere disposto ad accogliere osservatori internazionali.
Le due cose vanno insieme. La vera protezione dei diritti umani verrà
attraverso l’applicazione in tutti gli Stati del mondo di leggi intelligenti.
C’è bisogno, però, di questo esame internazionale, di verifica di alcuni standard.
E’ una sfida che qualsiasi nazione deve affrontare.
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POSSIBILE
PRELUDIO ALLA SCOPERTA DEI SEGRETI DELL’EX REGIME IRACHENO
- A
cura di Paolo Ondarza e Giada Aquilino -
Dopo Tarek Aziz anche l’ex capo dello spionaggio
iracheno Faruk Hijazi è stato catturato ieri da forze americane vicino al
confine con la Siria. Un altro arresto “eccellente” permette alle autorità
americane di depennare il nome di un altro dirigente dell’ex regime dalla lunga
lista di ricercati. Ma la notizia che ha destato più scalpore e che continua a
suscitare reazioni è certamente quella della cattura, da parte americana,
dell’ex vicepremier di Saddam Hussein, Tarek Aziz. Non è ancora ben chiaro se
l’uomo si sia consegnato liberamente agli Usa e se il suo arresto preluda a
quello dello stesso raìs. Paolo Mastrolilli:
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Le circostanze precise della cattura di Aziz sono ancora
incerte, ma pare che sia stato lui stesso a consegnarsi, dopo aver mandato un
intermediario a cercare di negoziare il proprio trattamento. Nei giorni scorsi,
erano girate voci secondo cui il vicepremier di religione cristiana, per anni
il rappresentante internazionale del regime, era scappato in Siria. Ma la resa
sarebbe avvenuta a Baghdad e ora gli americani sperano di ottenere da lui
informazioni sulla sorte di Saddam e sulle armi di distruzione di massa. Il
presidente Bush ha commentato con soddisfazione l’arresto, che ha un alto
valore simbolico, anche per dimostrare alla popolazione irachena che il regime
è davvero finito. Nello stesso tempo il capo della Casa Bianca ha detto che in base
alle informazioni di intelligence ricevute finora ci sono alte
probabilità che Saddam sia morto o gravemente ferito. Bush ha dichiarato poi
che le forze americane resteranno nel Paese per tutto il tempo necessario,
mentre il capo dell’amministrazione provvisoria, l’ex generale Garner, ha
promesso che il processo per la formazione del nuovo governo comincerà la
settimana prossima.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Tareq Aziz, dunque, potrebbe
fornire “importanti informazioni” sul regime di Saddam Hussein. A ribadirlo, da
Londra, è stato oggi il ministro degli Esteri britannico Jack Straw, il quale
ha pure ricordato come il vicepremier iracheno fosse “una delle facce più
conosciute dell'Iraq di Saddam, grazie al suo inglese ed al fatto che appariva
credibile”. Ma quale significato assume allora la notizia di Tareq Aiziz nelle
mani delle forze statunitensi in Iraq? Risponde Guido Olimpio, esperto di
terrorismo del “Corriere della sera”, intervistato da Giada Aquilino:
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R. - Fino ad ora, è la cattura del personaggio più in
vista dalla fine della guerra. Non sappiamo quanto Aziz conoscesse i segreti
del regime, ma sicuramente era l’uomo-immagine, colui che rappresentava Saddam
all’estero. Quindi il suo arresto è un duro colpo al potere dell’ex leader
iracheno.
D. - Potrebbero essere vere le voci riguardanti le
trattative segrete che avrebbero preceduto la sua consegna?
R. - Sì. Già da un paio di giorni, circolavano delle voci
su una trattativa di Aziz con gli americani. Alcuni addirittura hanno detto che
stesse negoziando non solo per la propria sorte, ma anche per quella di Saddam
Hussein. Dagli ultimi avvenimenti, si comprende come molti esponenti del regime
non siano fuggiti - così come è stato detto e raccontato - ma siano rimasti
nascosti a Baghdad, in attesa del loro destino. Sapevano che gli americani
stavano arrivando: è strano dunque che non si siano messi al sicuro in qualche
modo.
D. - Con Aziz nelle mani degli americani, si stringe
dunque il cerchio attorno a Saddam?
R. – E’ possibile, se Saddam è ancora in vita. Magari Aziz
potrebbe sapere qualcosa. Certo è che, man mano che gli americani arrestavano i
personaggi del regime, si è intensificata la frequenza con cui sono stati
catturati altri dirigenti iracheni. Potrebbe voler dire che alcuni di essi
hanno parlato e hanno raccontato dettagli fondamentali, oppure che hanno ceduto
alla resa perché hanno capito che non c’erano più speranze.
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LA MALARIA UCCIDE OGNI GIORNO 3000
BAMBINI AFRICANI E MINACCIA
IL 20
PER CENTO DELLA POPOLAZIONE MONDIALE. MEDICI SENZA FRONTIERE
CHIEDE FINANZIAMENTI ADEGUATI PER SCONFIGGERE
LA MALATTIA
- Intervista con Michela Sonego
-
Ogni trenta secondi un bambino africano muore di malaria,
una malattia che in questo continente resta la prima causa di decesso per i
minori sotto i cinque anni. Il 90 per cento dei casi è registrato proprio in
Africa, dove muoiono di questa malattia fino ai due milioni di persone ogni
anno, un flagello per questo continente. Oggi è l’“Africa Malaria Day”, una
Giornata promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità per sensibilizzare
l’opinione pubblica. Su questo problema “Medici senza frontiere” si rivolge in
modo particolare ai Paesi donatori chiamati ad impegnarsi nel finanziamento di
trattamenti efficaci anche se più costosi. Ma perché, dopo molto tempo dalla
sua comparsa, non si riesce a debellare questa malattia? Benedetta Capelli lo
ha chiesto a Michela Sonego, responsabile medico dell’Associazione:
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R. – Ci sono stati dei momenti in cui si è pensato che la
si sarebbe dominata, per esempio quando è stato utilizzato il Ddt ... Però, poi
si è visto che non era sufficiente. Soprattutto, il grosso problema è stato che
i farmaci che venivano man mano scoperti sviluppavano – nel giro di un certo
tempo – delle resistenze, come per esempio la clorochina, che agli inizi degli
anni Sessanta funzionava molto bene, in realtà adesso è praticamente
inutilizzabile perché il parassita è diventato resistente. Ci sono altri
farmaci, come per esempio i derivati dell’artemisina, una pianta cinese, che
sono in realtà molto efficaci, soprattutto se usati in combinazione con altri
farmaci; ma dato il costo elevato, in molti Paesi dell’Africa non possono
essere usati perché i governi di questi Paesi non possono affrontare il costo.
D. – Cosa si potrebbe fare per controllare questa
malattia?
R. – Controllarla ed impedire questo numero esagerato di
morti che sono in effetti evitabili: si può. L’importante sarebbe che i Paesi
donatori prima di tutto finanzino questo supplemento di prezzo dovuto al
maggior costo di questi farmaci efficaci e che venga stimolata la produzione
che non è semplicissima perché la pianta, dalla quale derivano, ci mette 18
mesi a crescere. Ci sono Paesi disposti a farla crescere: certo, bisogna
impegnarsi poi a comprare il prodotto. E qui il ruolo dei Paesi donatori, tra
cui l’Italia, è molto importante. Non è assolutamente accettabile utilizzare
dei farmaci che funzionano meno solamente perché hanno un costo più basso: avranno
anche un costo più basso però alla fine, il costo reale – che è quello delle
vite umane perdute – è molto, molto più alto!
D. – Un anno fa, la riduzione dei dazi sulle zanzariere
impregnate di pesticidi era un provvedimento preso da alcuni Paesi africani: ha
sortito qualche effetto?
R. – E’ un meccanismo di prevenzione ‘utile’, però da solo
non è sufficiente. Tant’è vero che noi non abbiamo visto una diminuzione della
mortalità per la malaria. Quindi, utilizzare le zanzariere impregnate va
benissimo, ma non ci si può limitare a questo. Se ci si limita a questo, avremo
i risultati che abbiamo avuto in questi ultimi anni, cioè una mortalità per la
malaria che continua ad essere costante se non, addirittura, in certi Paesi ad
aumentare. E’ inaccettabile, questa situazione: avere la terapia che funziona e
non utilizzarla per motivi di prezzo, è una cosa davvero scandalosa!
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25 aprile 2003
SI E’ APERTO IERI A RIMINI, CON
UN MESSAGGIO AUTOGRAFO DEL PAPA,
IL
26.MO CONVEGNO NAZIONALE DEL RINNOVAMENTO DELLO SPIRITO
- A
cura di Luciano Castro –
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RIMINI. = Si è aperta ieri con la grande gioia di un
messaggio autografo di Giovanni Paolo II la 26.ma Convocazione nazionale del
Rinnovamento: “Vi esorto a rispondere con totale disponibilità all’azione dello
Spirito – ha scritto il Papa – perché possiate offrire alla Chiesa il
contributo della vostra testimonianza”. “Il Papa conta anche sul vostro impegno
– prosegue il messaggio – per la nuova evangelizzazione e per il rinnovamento
spirituale dell’odierna società, in modo particolare delle famiglie e dei
giovani”. Il messaggio pontificio è stato letto, ai 25 mila carismatici riuniti
a Rimini, dal nunzio apostolico in Italia, mons. Paolo Romeo. “Il Papa conta su
di voi - ha detto il nunzio – e vi è grato per il lavoro che state facendo”.
“Vogliamo essere per la Chiesa italiana e per il nostro Paese – ha sottolineato
a sua volta il coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito Salvatore
Martinez - una grande comunità nazionale di uomini e donne che desiderano
diffondere la cultura della
Pentecoste”. La giornata di oggi è interamente dedicata alla preghiera, al
sacramento della Riconciliazione e all’intercessione per i sofferenti. Il tema
dell’evangelizzazione, contenuto nel messaggio del Papa, tornerà anche oggi per
la presenza del prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli,
il cardinale Crescenzio Sepe, che presiederà la concelebrazione di questa sera.
Domani, la mattinata sarà dedicata soprattutto ai giovani e alle famiglie,
mentre nel pomeriggio è prevista una grande preghiera ecumenica per la pace.
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QUESTA NOTTE SI SONO REGISTRATI
EPISODI DI VIOLENZA AI DANNI
DELLA
CATTEDRALE CATTOLICA DI GULU, NEL NORD DELL’UGANDA.
FORTUNATAMENTE
NON CI SONO STATE VITTIME
GULU. = Questa notte, nel nord dell’Uganda, i ribelli del
sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra) hanno saccheggiato la canonica
della cattedrale cattolica di Gulu. Lo hanno riferito fonti dell’agenzia
missionaria Misna. Due macchine ed un camion sono stati dati alle fiamme ed un
missionario comboniano, padre Gabriele Durigon originario di Istrana, della
diocesi di Treviso, è stato sequestrato e poi rilasciato dai ribelli. Il
saccheggio, nel quale è stata portata via la radio ricetrasmittente della
missione cattolica, è avvenuto senza che l’Esercito governativo, che presidia
la zona con un forte contingente, intervenisse in soccorso dei missionari,
fortunatamente rimasti incolumi. Le stesse fonti riferiscono che ieri è invece
stata saccheggiata un’altra missione cattolica dell’arcidiocesi di Gulu. La
guerriglia nel nord Uganda è esplosa alla fine degli anni ‘80 ed ha causato morte
e distruzione nei distretti di Gulu e Kitgum. Il vicario generale dei
missionari comboniani, padre Venanzio Milani, ha espresso "dolore e
sconcerto di fronte a questi ennesimi fatti di violenza", ed ha auspicato
“l'interessamento del governo ugandese, della diplomazia internazionale e
dell'ambasciata italiana a Kampala”. (A.L.)
“ABBIAMO PASSATO PIÙ TEMPO CON LE PERSONE
CHE NEI LUOGHI SANTI”.
CON
QUESTE PAROLE IL SEGRETARIO GENERALE DELLA CEI,
MONS.
GIUSEPPE BETORI,
HA
COMMENTATO LA FINE DEL PELLEGRINAGGIO
DELLA
DELEGAZIONE DEI VESCOVI ITALIANI IN TERRA SANTA
GERUSALEMME.
= Si concluderà oggi con la Santa Messa al Cenacolo il pellegrinaggio di
solidarietà dei vescovi italiani in Terra Santa guidati dal segretario generale
della Cei, mons. Giuseppe Betori. “Abbiamo passato più tempo con le persone che
nei Luoghi Santi – ha affermato il presule - ed abbiamo visto iniziative
sociali, culturali, religiose e ricreative che ci hanno illustrato la
situazione dei cristiani in Terra Santa”. La delegazione dei presuli italiani
ieri ha incontrato il patriarca greco ortodosso Ireneo I. “Vi ringrazio per non
aver dimenticato il patriarcato ortodosso – ha detto Ireneo I - nel vostro pellegrinaggio
di solidarietà nei Luoghi Santi”. Sul versante politico, “l’accordo tra Arafat
e il nuovo primo ministro Abu Mazen costituisce un primo passo del processo di
pace che nel 2005 dovrebbe portare alla costituzione dello Stato palestinese”.
Lo ha detto il Nunzio apostolico in Israele, mons. Pietro Sambi, incontrando ieri
i giornalisti al seguito della delegazione dei vescovi italiani. “La mappa
geopolitica di questa regione – ha concluso il nunzio apostolico - è stata
determinata dalla comunità internazionale che oggi ha una grande responsabilità
nel sostenere il processo di pace”. (A.L.)
IN COLOMBIA IL VESCOVO DI
MALAGA-SOATA, MONS. DARIO MONSALVE MEJIA,
HA
ESPRESSO LA PROPRIA SODDISFAZIONE PER L’AVVIO DI UNA NUOVA TRATTATIVA
TRA I
RIBELLI DELLE FARC ED IL GOVERNO DI BOGOTA’
BOGOTA’. = “Siamo moderatamente ottimisti”. Così si è
espresso il vescovo di Malaga-Soata, mons. Dario Monsalve Mejia, all’indomani
della notizia riguardante l’avvio di nuovi contatti tra le Forze armate
rivoluzionarie della Colombia (Farc) ed il governo di Bogotà. Recentemente il
presidente colombiano Uribe aveva manifestato la volontà di seguire la “linea
dura” con i guerriglieri, rifiutando la proposta avanzata dalle Farc di uno
scambio di prigionieri. Attualmente sono nelle mani dei rivoluzionari un numero
altissimo di ostaggi sequestrati. La notizia di una apertura da parte
dell’esecutivo ha alimentato nuove speranze nella comunità, anche se permangono
molti dubbi sulla riuscita dell’operazione. La speranza è che il dialogo, uno
strumento sempre idoneo per superare gli ostacoli, sia protagonista delle
prossime trattative tra le forze rivoluzionarie e l’esecutivo di Bogotà. “Per
porre fine al dramma dei migliaia di sequestrati – ha concluso il vescovo - è
necessario un immediato confronto”. (D.D. – A.L.)
PIU’ DI DODICI MILIONI DI ETIOPI
SOPRAVVIVONO GRAZIE AGLI AIUTI UMANITARI.
LO
RIFERISCE LA COMMISSIONE PER LA PREVENZIONE DEI DISASTRI
DEL
GOVERNO DI ADDIS ABEBA
ADDIS ABEBA. = Sono più di dodici milioni gli etiopi che, secondo la Commissione
per la prevenzione dei disastri del governo di Addis Abeba, sopravvivono solo
grazie agli aiuti umanitari. Il presidente della commissione, Simon Machale, ha
così lanciato un appello alla comunità internazionale perché venga in soccorso
del Paese africano. Il Paese necessita di almeno altre 250 mila tonnellate di
aiuti per arrivare alla fine dell'anno. Se entro questa data non si provvederà
a tamponare l'emergenza, secondo il governo di Addis Abeba, nel Paese
moltissime persone rischieranno di morire di fame. Per l'Etiopia si prospetta,
purtroppo, una crisi alimentare ben peggiore di quella che colpì il Paese nel
1984-85 e per cui si mobilitò il mondo intero. Soltanto lunedì scorso le
agenzie umanitarie internazionali che operano in Etiopia avevano accusato i
Paesi donatori di essersi dimenticati dei bambini colpiti dalla siccità. Il
capo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam), James Morris,
nei giorni scorsi aveva evidenziato il rischio che, con tutta l'attenzione
internazionale focalizzata sulla situazione umanitaria in Iraq, finissero nel
dimenticatoio i bisogni di 40 milioni di africani colpiti dalla carestia in
ogni angolo del Continente. Un segnale di questa tendenza si può ravvisare già
in Etiopia, dove il governo è stato costretto a decurtare le razioni di cibo
del 20 per cento per poter continuare a fornire aiuti, anche se minori, al maggior
numero di persone possibili. (A.L.)
FAR CONOSCERE AI RAGAZZI I
COMPATRONI D’EUROPA ATTRAVERSO I FUMETTI:
E’
UN’INIZIATIVA DEI PERIODICI SAN PAOLO DI ALBA
CON UN
FASCICOLO SETTIMANALE ALLEGATO A “IL GIORNALINO”
- A
cura di Giovanni Peduto -
ALBA. = “Il Giornalino”, settimanale per ragazzi edito da
Periodici San Paolo di Alba (Piemonte), a partire da questo mese di aprile ha
iniziato la pubblicazione a fumetti, adattandola ai piccoli lettori, della vita
dei sei compatroni d’Europa: San Benedetto da Norcia, i Santi Cirillo e
Metodio, Santa Brigida di Svezia, Santa Caterina da Siena e Santa Teresa
Elisabetta della Croce (Edith Stein). Settimanalmente, allegato ad ogni numero
de “Il Giornalino”, viene pubblicato un fascicolo con la biografia di ciascuno
dei compatroni, a puntate. Si è partiti con Brigida di Svezia, proclamata dal
Papa compatrona d’Europa, insieme a Caterina da Siena e ad Edith Stein, il 1°
ottobre 1999 nella cerimonia di apertura del Sinodo dei vescovi per
l’Europa.
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25 aprile 2003
- A
cura di Paolo Ondarza e Stefano Cavallo -
Ancora
in aumento il numero delle vittime della Sars: secondo il ministero della
sanità di Pechino il totale dei casi in Cina ha raggiunto ormai quota
2.601. Due ospedali della
capitale sono stati chiusi nelle ultime 24 ore per mettere in quarantena circa
4 mila pazienti contagiati dalla malattia. Intanto il Canada protesta contro
l’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha nuovamente sconsigliato viaggi a
Toronto. Si parla di seri danni causati dalla Sars anche alle economie
orientale e canadese. Sulla situazione asiatica ascoltiamo Chiaretta Zucconi.
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L’industria turistica è in crisi, le borse vanno a picco e
i consumi interni rallentano. Secondo previsioni della Banca Mondiale l’epidemia
di polmonite atipica potrebbe tagliare del 0,3 per cento la crescita economica
della regione nel 2003. E anche la salda economia cinese, l’unica in Asia ad
essere uscita indenne dalla devastante crisi economica del ’97, comincia ad
accusare i primi colpi soprattutto nell’industria del turismo e nella
distribuzione al dettaglio. Una situazione di emergenza che ha costretto Hong
Kong ad annunciare un pacchetto di misure a sostegno dell’economia di 1,5
miliardi di dollari. E a Taiwan è stato creato un fondo di un milione di
dollari per finanziare la ricerca sulla Sars, intitolato al medico italiano
Carlo Urbani, deceduto a causa del morbo. In Giappone, dove i casi di Sars sono
circa 50, ma nessuno dei quali ancora conclamato, le aziende temono soprattutto
per il rallentamento dei ritmi produttivi delle proprie unità situate nella
provincia più colpita dal morbo, il Guandong.
Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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Una bomba è esplosa all'esterno di un tribunale nel
Kashmir indiano uccidendo otto persone, tra cui quattro agenti, e ferendone
trentatre. La polizia locale, che ha diffuso la notizia, ha anche informato che
l'esplosione è avvenuta in un parco affollato, sito proprio alle spalle del
tribunale nella cittadina di Pattan, a 25 chilometri a nord di Srinagar, la
capitale estiva del Kashmir.
13 persone hanno perso la vita questa notte in Pakistan
quando un elicottero militare è caduto nella parte montuosa del settentrione.
Il velivolo era un elicottero di tipo M17 appartenente all’aviazione militare.
La
notizia del possesso di armi nucleari da parte di Pyongyang, diffusa ieri,
costituisce una “grave minaccia alla pace nell'Asia”. Lo ha dichiarato stamani il
ministro sud coreano degli Affari Esteri Yoon Young-Kwan. Più ottimista la
Russia che spera nella ricerca da parte di Corea del Nord e Stati Uniti di “una
soluzione negoziata”. Ma il segretario di Stato americano Colin Powell ha
lanciato un nuovo allarme. Sulle giornate di colloqui ci informa Maurizio
Pascucci.
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NUCLEAR WEAPONS ARE …
“Armi nucleari nella penisola coreana rappresentano una
minaccia per i Paesi vicini, per la regione, e riteniamo anche per noi”. Con
queste parole Colin Powell commenta la fine del breve e burrascoso negoziato di
Pechino. Precipita nuovamente quindi la crisi nord coreana, seppure osservatori
sud coreani e giapponesi abbiano nelle ultime ore espresso seri dubbi sulla
correttezza delle dichiarazioni nord coreane. Non è impossibile infatti che
Pyongyang stia bluffando, nella speranza di strappare concessioni agli
americani. Lo stesso portavoce della Casa Blu, la residenza presidenziale sud
coreana, Lee Jun, ha detto che Seul sta ancora cercando di verificare le dichiarazioni
dei vicini.
Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.
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58.mo anniversario della Liberazione nazi-fascista
oggi in Italia. Al Quirinale il presidente della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi ha consegnato alcune medaglie d'oro al merito civile e ha definito la
data odierna “giorno di libertà” e “di riflessione sui valori della
Costituzione repubblicana”.
Medio Oriente. Una “sezione speciale” della Cia avrà l’incarico di seguire la reale efficienza nella lotta al terrorismo del nuovo premier palestinese Mahmud Abbas: agenti statunitensi verificheranno inoltre che Israele compia gesti di buona volontà verso i palestinesi. E la comunità internazionale ripone la speranza sul nuovo premier come ci riferisce Graziano Motta.
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Il presidente Bush conferma, in un’intervista al network
televisivo Nbc, l’intenzione di invitare il nuovo primo ministro palestinese
Mahmud Abbas alla Casa Bianca, ma precisa: “Non è il caso che venga
accompagnato da Yasser Arafat. Ho esaminato - dice Bush – attentamente la
storia del comportamento di Arafat, e sono giunto alla conclusione che ha
ingannato il mio predecessore Clinton.
È un interlocutore incapace di portare la pace al suo popolo”. Spera,
quindi che la nomina di Mahmud Abbas consentirà di accelerare il processo di
pace, considerando che egli almeno due volte si è pronunciato contro il
terrorismo. Proprio ieri un nuovo attentato è avvenuto in Israele nella nuova
stazione ferroviaria di Kfar Saba, località prossima a Tel Aviv. Autore un
giovane militante del braccio armato di Al Fatah, cioè del partito di Arafat,
che si è dato la morte uccidendo pure una guardia giurata e ferendo altre 13
persone. Rivendicazione congiunta delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa e del
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che così hanno voluto
ribadire la determinazione di condurre la lotta all’armata contro Israele.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Nella Repubblica Democratica del Congo è iniziato
stamani il ritiro delle forze militari ugandesi ancora presenti nel Paese.
Circa 450 soldati sono infatti partiti da Bunia, città situata nella zona
orientale del Congo, in direzione di Kampala.
Winnie Mandela, ex moglie del già presidente sud africano
Nelson Mandela, è stata condannata oggi da un tribunale di Pretoria a cinque
anni di prigione, di cui uno sospeso con la condizionale. Ieri era stata già
riconosciuta colpevole di 34 capi di imputazione per frode e 25 per furto al
termine di un processo durato un anno che verteva su richieste fraudolente di prestiti per oltre 130.000 euro.
Ore di panico questa mattina in Germania per i 15
passeggeri dell’autobus sequestrato da un uomo di 25 anni, probabilmente di
nazionalità araba. Dopo essersi lanciato alla fuga sulla carreggiata
dell’autostrada verso Hannover, il mezzo pubblico è stato bloccato dalla
polizia ad Hildesheim e sono ancora in corso le trattative per il rilascio dei
passeggeri.
Il referendum sull’adesione della Repubblica Ceca all’Unione Europea avrà luogo il 13 e il 14 giugno. Lo ha deciso il presidente ceco Vaclav Klaus.
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